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Babilonia
PERSONAGGI:
NABUCODONOSOR
[significa
“O Nebo, proteggi l’erede!”].
Secondo
sovrano dell’impero neobabilonese; figlio di Nabopolassar e padre di
Awil-Marduk (Evil-Merodac), che gli succedette al trono. Nabucodonosor
regnò 43 anni (624-582 a.E.V.).
Cenni
storici su Nabucodonosor desunti da iscrizioni cuneiformi giunte fino a
noi affermano che nel 19° anno di regno Nabopolassar radunò il suo
esercito, e lo stesso fece suo figlio Nabucodonosor, allora principe
ereditario. I due eserciti erano indipendenti l’uno dall’altro e,
dopo che Nabopolassar, tempo un mese, ebbe fatto ritorno a Babilonia,
Nabucodonosor riportò alcune vittorie in una zona montuosa, tornando
poi a Babilonia con un ingente bottino. Nel 21° anno del regno di
Nabopolassar, Nabucodonosor marciò con l’esercito babilonese su
Carchemis, dove combatté vittoriosamente contro gli egiziani. Ciò ebbe
luogo nel quarto anno del regno di Ioiachim re di Giuda (625 a.E.V.).
Le
iscrizioni indicano inoltre che avendo avuto notizia della morte del
padre, Nabucodonosor tornò a Babilonia e, il 1° elul
(agosto-settembre), salì al trono. Durante questo suo anno di ascesa al
trono egli tornò in Hattu e, “nel mese di shebat [gennaio-febbraio
del 624 a.E.V.], portò a Babilonia il vasto bottino di Hattu”. Nel
624 a.E.V., primo anno ufficiale di regno, Nabucodonosor alla testa del
suo esercito penetrò nuovamente in Hattu; conquistò e saccheggiò la
città filistea di Ascalon. Durante il secondo, terzo e quarto anno di
regno intraprese altre campagne in Hattu, e a quanto pare nel quarto
anno rese suo vassallo Ioiachim re di Giuda.
Sempre nel quarto anno Nabucodonosor si spinse con il suo
esercito in Egitto e nel conflitto che seguì entrambe le parti subirono
pesanti perdite.
In
seguito alla ribellione di Ioiachim re di Giuda contro Nabucodonosor i
babilonesi cinsero d’assedio Gerusalemme. Sembra che Ioiachim sia
morto durante questo assedio; sul trono di Giuda salì suo figlio
Ioiachin. Ma solo tre mesi e dieci giorni dopo, il regno del nuovo re
ebbe fine con la resa di Ioiachin a Nabucodonosor (nel mese di adar
[febbraio-marzo] durante il settimo anno di regno di Nabucodonosor [che
terminò nel nisan 617 a.E.V.], secondo le Cronache babilonesi).
Un’iscrizione cuneiforme (British Museum 21946) afferma: “Il settimo
anno: Nel mese di chislev il re di Akkad radunò il suo esercito e marciò
verso Hattu. Si accampò contro la città di Giuda e il secondo giorno
del mese di adar catturò la città (e ne) afferrò il re [Ioiachin].
Costituì nella città un re di sua scelta [Sedechia] (e) prendendo il
grosso tributo lo portò in Babilonia”.
Insieme
a Ioiachin, Nabucodonosor portò in esilio a Babilonia altri componenti
della famiglia reale, funzionari di corte, artigiani e guerrieri, e
costituì re di Giuda Mattania, zio di Ioiachin, a cui diede nome
Sedechia.
Dopo qualche tempo Sedechia si ribellò a Nabucodonosor, alleandosi con l’Egitto per avere protezione militare. Questo provocò il ritorno dei babilonesi e, il 10 tebet (dicembre-gennaio) del nono anno del regno di Sedechia, Nabucodonosor assediò Gerusalemme. Tuttavia, la notizia che un esercito del faraone era in marcia dall’Egitto indusse i babilonesi a togliere temporaneamente l’assedio. Le truppe del faraone furono poi costrette a tornare in Egitto e i babilonesi cinsero nuovamente d’assedio Gerusalemme. Infine, nel 607 a.E.V., il 9 tammuz (giugno-luglio) dell’11° anno del regno di Sedechia (19° anno di Nabucodonosor contando dal suo anno di ascesa al trono o suo 18° anno di regno), fu aperta una breccia nelle mura di Gerusalemme. Sedechia e i suoi uomini fuggirono ma furono raggiunti nella pianura desertica di Gerico. Poiché Nabucodonosor si era ritirato a Ribla “nel paese di Amat”, Sedechia fu portato lì davanti a lui. Nabucodonosor fece trucidare tutti i figli di Sedechia, poi fece accecare e incatenare Sedechia e lo portò prigioniero a Babilonia. Dei particolari successivi alla conquista, inclusi l’incendio del tempio e delle case di Gerusalemme, la confisca degli utensili del tempio e i prigionieri, si occupò Nebuzaradan, capo della guardia del corpo. Ghedalia fu nominato da Nabucodonosor governatore di quelli che non erano stati presi prigionieri.
Circa
tre anni dopo, nel 23° anno del regno di Nabucodonosor, altri ebrei
furono portati in esilio. Si trattava probabilmente di ebrei che erano
fuggiti in paesi conquistati in seguito dai babilonesi. Questa
conclusione è avvalorata dalla seguente dichiarazione di Giuseppe
Flavio: “Nel quinto anno dopo la distruzione di Gerusalemme, che era
il ventitreesimo del suo regno, Nabucodonosor fece una spedizione contro
la Celesiria; e quando se ne fu impadronito, mosse guerra contro gli
ammoniti e i moabiti; e quando ebbe assoggettato tutte queste nazioni,
attaccò l’Egitto, per soggiogarlo”. — Antichità giudaiche,
X, 181, 182 (ix, 7).
Qualche
tempo dopo la caduta di Gerusalemme nel 607 a.E.V., Nabucodonosor iniziò
l’assedio di Tiro. Durante quell’assedio la testa dei suoi soldati
fu “resa calva” a motivo dello sfregamento degli elmi, e le loro
spalle furono ‘scorticate’ a forza di portare materiali per
costruire opere d’assedio.
Un
frammento di un testo babilonese, datato al 37° anno di Nabucodonosor
(588 a.E.V.), menziona inoltre una
campagna contro l’Egitto.
Opere
architettoniche. Oltre a conseguire numerose vittorie militari e
a estendere l’impero babilonese, Nabucodonosor intraprese una notevole
attività edilizia. Si dice che Nabucodonosor abbia costruito i giardini
pensili, considerati una delle sette meraviglie del mondo antico, per
accontentare la regina, che aveva nostalgia della Media. Molte delle
iscrizioni cuneiformi di Nabucodonosor giunte fino ai nostri giorni
parlano delle sue opere architettoniche, fra cui la costruzione di
templi, palazzi e mura. Una di queste iscrizioni fra l’altro dice:
“Sono
Nabucodonosor, re di Babilonia, restauratore dell’Esagila e dell’Ezida,
figlio di Nabopolassar. A protezione dell’Esagila, affinché nessun
potente nemico e distruttore potesse prendere Babilonia, e la linea di
battaglia non si avvicinasse a Imgur-Bel, [edificai] le mura di
Babilonia, ciò che nessun re precedente aveva fatto; come recinzione
per Babilonia feci un robusto muro di cinta sul lato orientale. Scavai
un fossato, raggiunsi il livello dell’acqua. Quindi vidi che il muro
eretto da mio padre era troppo piccolo in quanto a costruzione. Edificai
con bitume e mattoni un possente muro che, come una montagna, non si
poteva spostare e lo collegai con il muro di mio padre; ne posi le
fondamenta sul seno del mondo sotterraneo; ne elevai la sommità come un
monte. Lungo questo muro, per rafforzarlo, ne costruii un terzo e alla
base di un muro di protezione posi un fondamento di mattoni e lo
costruii sul seno del mondo sotterraneo e ne posi le fondamenta.
Consolidai le fortificazioni dell’Esagila e di Babilonia e stabilii il
nome del mio regno per sempre”. —
Molto
religioso. Sembra che Nabucodonosor fosse estremamente religioso.
Infatti eresse o abbellì i templi di numerose divinità babilonesi. Era
particolarmente devoto a Marduk, il principale dio di Babilonia. A lui
Nabucodonosor attribuiva il merito delle sue vittorie militari. Trofei
di guerra, fra cui i sacri vasi del tempio di Israele, sembra venissero
deposti nel tempio di Marduk (Merodac). In un’iscrizione di
Nabucodonosor si legge: “A tua gloria, o eccelso MERODAC, ho eretto
una casa. . . . Possa accogliere al suo interno l’abbondante tributo
dei re di nazioni e di tutti i popoli!” — Records of the Past: Assyrian
and Egyptian Monuments,
Londra, 1875, vol. V, p. 135.
In breve
1°
anno di regno di Nabucodonosor e 19 di Nabopolassar:
Nabucodonosor e Nabopolassar conquistano diverse zone montuose
2°
anno di regno di Nabucodonosor
e 21° di Nabopolassar: Nabuodonosor combatte vittoriosamente contro gli
egiziani a Carchemis
muore
il padre di Nabucodonosor: Nabopolassar
3°
anno di regno di Nabucodonosor: conquista Hattu
3°
anno di regno: conquista la filistea
4°
anno di regno di Nabucodonosor: ritorna in Egitto e subisce perdite
Successivamente
conquista Gerusalemme e gli ebrei furono portati in esilio
Successivamente
pose l’assedio a Tiro
NABONEDO
[significa
“Nebo [dio babilonese] è esaltato”].
Ultimo
monarca assoluto dell’impero babilonese
e padre di Baldassarre. Sulla base di testi cuneiformi si ritiene che
abbia regnato circa 17 anni (556-539 a.E.V.). Si interessava di
letteratura, arte e religione.
Nelle
sue stesse iscrizioni Nabonedo vanta nobili origini. Una tavoletta
rinvenuta presso l’antica Haran indica che sua madre o sua nonna era
devota al dio-luna Sin. Da re, Nabonedo fu molto devoto al culto del
dio lunare, sia a Haran che a Ur, dove questo dio primeggiava. —.
Tavolette
cuneiformi dell’ottavo anno di Nabucodonosor (nisan 617–nisan
616 a.E.V.) menzionano un certo Nabu-na´id “che è sopra la città”,
e alcuni storici credono che si tratti dello stesso Nabonedo divenuto
poi re. Comunque, questo significherebbe che Nabonedo era molto giovane
quando ricevette tale incarico amministrativo e che era molto vecchio al
tempo della caduta di Babilonia, avvenuta circa 77 anni dopo (539 a.E.V.).
Descrivendo
certi avvenimenti del 20° anno di Nabucodonosor (nisan 605–nisan
604 a.E.V.), lo storico greco Erodoto (I, 74) menziona un trattato fra i
lidi e i medi negoziato da un mediatore chiamato “Labineto di
Babilonia”. Si pensa che Labineto sia la grafia adottata da Erodoto
per Nabonedo. In seguito Erodoto (I, 188) narra che Ciro il Persiano
mosse guerra al figlio di Labineto e di Nitocri.
Raymond
P. Dougherty avanza l’ipotesi che Nitocri fosse figlia di
Nabucodonosor e che quindi Nabonedo (Labineto) fosse genero di
Nabucodonosor. (Nabonidus and Belshazzar, Yale
Oriental Series, 1929, p. 63; vedi anche pp. 17, 30). A sua volta il
“figlio” di Nitocri e Nabonedo (Labineto) menzionato da Erodoto si
pensa fosse Baldassarre, contro il quale Ciro in effetti combatté.
Anche se si basa in gran parte su un ragionamento deduttivo e induttivo,
questa tesi offre una spiegazione dell’ascesa di Nabonedo al trono di
Babilonia..
Nabonedo
salì al trono dopo l’assassinio di Labashi-Marduk. Ma il fatto che in
una delle sue iscrizioni Nabonedo si definisca il “potente delegato”
di Nabucodonosor e di Neriglissar indica che conquistò il trono in modo
legittimo e non fu un usurpatore.
In
varie iscrizioni Nabonedo associa a sé il figlio primogenito
Baldassarre nelle preghiere al dio lunare. In una è indicato che nel
terzo anno del suo regno, prima di iniziare una campagna che portò alla
conquista di Tema in Arabia, Nabonedo affidò a Baldassarre il governo
di Babilonia. La stessa iscrizione mostra che Nabonedo offese la
popolazione del suo impero concentrando il culto sul dio lunare e non
essendo presente a Babilonia per la celebrazione del capodanno. Il
documento chiamato Cronaca di Nabonedo afferma che nel 7°, 9°, 10° e
11° anno del suo regno Nabonedo era nella città di Tema, e in ciascun
caso viene specificato: “Il re non venne a Babilonia [per le cerimonie
del mese di nisanu]; l’(immagine del) dio Nebo non venne a Babilonia,
l’(immagine del) dio Bel non uscì (dall’Esagila in processione), la
fest[a del capodanno fu omessa]”. Il documento è mutilo, per cui la
cronaca degli altri anni è incompleta.
Riguardo
all’oasi di Tema, altrove è detto: “Egli abbellì la città, (vi)
edificò [il suo palazzo] come il palazzo di Suanna (Babilonia)”.
Sembra che Nabonedo stabilisse la sua residenza reale a Tema, e altri
testi indicano che carovane di cammelli vi portavano provviste dalla
Babilonia. Pur non rinunciando alla posizione di sovrano dell’impero, Nabonedo
affidò a Baldassarre l’amministrazione del governo di Babilonia.
Poiché Tema era una città dove si incontravano le antiche carovaniere
lungo le quali oro e spezie attraversavano l’Arabia, l’interesse di
Nabonedo poteva essere dettato da ragioni economiche o strategiche. È
stata anche avanzata l’ipotesi che egli ritenesse politicamente
vantaggioso amministrare gli affari babilonesi tramite il figlio. Altri
fattori, come il clima salubre di Tema e l’importanza data al culto
della luna in Arabia, possono aver pure contribuito all’evidente
preferenza accordata da Nabonedo a Tema.
Non
abbiamo alcuna notizia sulle attività di Nabonedo dal 12° all’ultimo
anno del suo regno. Temendo un’aggressione da parte dei medi e dei
persiani sotto Ciro il Grande, Nabonedo si era alleato con la Lidia e
l’Egitto. La Cronaca di Nabonedo indica che egli aveva fatto ritorno a
Babilonia nell’anno dell’attacco medo-persiano, per celebrare il
capodanno e portare nella città i vari dèi di Babilonia. A proposito
dell’avanzata di Ciro, la Cronaca dichiara che, dopo la vittoria di
Opis, egli conquistò Sippar (ca. 60 km a N di Babilonia) e “Nabonedo
fuggì”. Segue poi la descrizione della conquista di Babilonia da
parte dei medi e dei persiani, ed è precisato che al suo ritorno
Nabonedo fu fatto prigioniero. Gli scritti di Beroso, sacerdote
babilonese del III secolo a.E.V., rivelano che Nabonedo era uscito per
scontrarsi con l’esercito di Ciro ma era stato sconfitto. Si era poi
rifugiato a Borsippa (a SSO di Babilonia) e, dopo la caduta di
Babilonia, si era arreso a Ciro ed era stato quindi deportato in
Carmania (nella Persia meridionale).
Cosa
contiene la Cronaca di Nabonedo?
Detta
anche “Cronaca di Ciro-Nabonedo” e “Tavoletta annalistica di
Ciro”, è un frammento di una tavoletta di argilla attualmente
conservato al British Museum. Descrive soprattutto i principali
avvenimenti del regno di Nabonedo, l’ultimo monarca assoluto di
Babilonia, inclusa un’incisiva relazione della resa di Babilonia alle
truppe di Ciro. Benché sia indubbia la sua origine babilonese e sia
scritta in caratteri cuneiformi babilonesi, alcuni studiosi che hanno
esaminato lo stile del testo dicono che potrebbe risalire all’epoca
dei Seleucidi (312-65 a.E.V.), e quindi a due secoli o più dopo i
giorni di Nabonedo. Quasi certamente si tratta di una copia di un
documento precedente. Il tono di questa cronaca glorifica talmente Ciro,
mentre presenta Nabonedo in modo denigratorio, che è considerata opera
di uno scriba persiano, ed è stata infatti definita “propaganda
persiana”. Anche stando così le cose, però, gli storici ritengono
che in linea di massima le informazioni che contiene siano degne di
fiducia.
Nonostante
la sua brevità — la tavoletta misura solo 14 cm nel punto più largo
e circa altrettanto in altezza — la Cronaca di Nabonedo rimane il più
completo documento cuneiforme esistente della caduta di Babilonia. Nella
terza delle sue quattro colonne, a partire dalla quinta riga, si legge:
“[Diciassettesimo anno:] . . . Nel mese di tashritu, quando Ciro
attaccò l’esercito di Akkad a Opis sul Tigri, gli abitanti di Akkad
insorsero, ma egli (Nabonedo) massacrò gli abitanti
disorientati. Il 14° giorno, Sippar fu presa senza combattere. Nabonedo
fuggì. Il 16° giorno, Gobria (Ugbaru), governatore di Gutium, e
l’esercito di Ciro entrarono a Babilonia senza combattere. Dopo di che
Nabonedo fu imprigionato a Babilonia quando (vi) tornò. . . . Nel mese
di arahshamnu, il 3° giorno, Ciro entrò a Babilonia, ramoscelli verdi
gli furono stesi davanti: lo stato di ‘pace’ (sulmu) fu
imposto alla città”. —
Si
noti che la locuzione “diciassettesimo anno” non compare nel testo,
perché quella parte della tavoletta è danneggiata; è inserita dai
traduttori in quanto ritengono che il 17° anno di regno di Nabonedo sia
stato l’ultimo. Perciò presumono che la caduta di Babilonia sia
avvenuta quell’anno e che, se la tavoletta non fosse danneggiata,
queste parole comparirebbero nella parte ora mancante. Anche se il regno
di Nabonedo fosse stato più lungo di quanto generalmente si supponga,
questo non cambierebbe la data del 539 a.E.V., anno della caduta di
Babilonia, poiché altre fonti la confermano. Questo fatto però riduce
alquanto il valore della Cronaca di Nabonedo.
Anche
se manca l’anno, nel testo pervenutoci compaiono comunque il mese e il
giorno della caduta della città. Su questa base, cronologi secolari
calcolano che il 16° giorno del mese di tashritu (tishri) corrisponda
all’11 ottobre, secondo il calendario giuliano, e al 5 ottobre,
secondo il calendario gregoriano, dell’anno 539 a.E.V..
Pure
interessanti sono gli evidenti riferimenti della Cronaca a Baldassarre.
Benché questi non sia esplicitamente menzionato per nome, alla luce di
successivi brani della Cronaca (col. 2a, righe 5a,
10a, 19a),
in alcune paarti è tradotta la 1a
colonna, riga 8a, attribuendole il senso che Nabonedo affidò il regno a Baldassarre
come suo coreggente. Ripetutamente la Cronaca afferma che il ‘principe
ereditario era in Akkad [Babilonia]’ mentre Nabonedo era a Tema (in
Arabia).
In
breve
Ultimo
monarca assoluto dell’impero babilonese, padre di Baldassarre
Particolarmente
devoto al dio lunare.
Affidò
l’amministrazione di Babilonia a Baldassarre vivendo lui a Tema. La
Cronaca di Nabonedo descrive il modo in cui Ciro il Grande conquista
babilonia
BALDASSSARRE
[significa
“proteggi la sua vita”; o, forse, “Bel protegga il re”].
Figlio
primogenito di Nabonedo e suo coreggente durante gli ultimi anni
dell’impero babilonese. In testi storici si parla di Nabucodonosor
come del “padre” di Baldassarre, e di Baldassarre come del
“figlio” di Nabucodonosor. È stato scritto che probabilmente la
madre di Baldassarre era Nitocri, figlia di Nabucodonosor (II). In tal
caso Nabucodonosor sarebbe stato il nonno di Baldassarre. Comunque non
tutti gli studiosi sono convinti di questa spiegazione. Può darsi che
Nabucodonosor fosse semplicemente il predecessore di Baldassarre sul
trono e suo “padre” in tal senso.
Una
tavoletta con un’iscrizione cuneiforme che risale all’anno di
accessione di Neriglissar, succeduto ad Awil-Marduk (Evil-Merodac) sul
trono babilonese, menziona un certo “Baldassarre, il principale
funzionario del re”, in relazione a un’operazione finanziaria.
Nel 1924 è stata pubblicata la decifrazione di un antico testo
cuneiforme, detto “Storia in versi di Nabonedo”, grazie al quale
sono state portate alla luce preziose informazioni che avvalorano
senz’altro la posizione regale che Baldassarre aveva a Babilonia e
spiegano in che modo divenne coreggente di Nabonedo. A proposito della
conquista di Tema da parte di Nabonedo nel terzo anno del suo regno,
parte del testo dice: “Egli affidò l’‘accampamento’ al (figlio)
maggiore, il primogenito [Baldassarre], le truppe ovunque nel paese
sottopose al suo (comando). Lasciò andare (ogni cosa), a lui affidò il
regno e, lui stesso [Nabonedo] partì per un lungo viaggio, e le forze
(militari) di Akkad marciavano con lui; egli si volse verso Tema, (molto
più) a ovest”. Quindi Baldassarre esercitò senz’altro l’autorità
regale dal terzo anno di Nabonedo in poi. In un altro documento, la
Cronaca di Nabonedo, a proposito del settimo, nono, decimo e undicesimo
anno del regno di Nabonedo, viene ripetuta questa dichiarazione: “Il
re (era) a Tema (mentre) il principe, gli ufficiali e il suo esercito
(erano) in Akkad [Babilonia]”. A quanto pare Nabonedo per gran parte
del suo regno rimase lontano da Babilonia, e, pur non abbandonando la
posizione di sovrano supremo, delegò in sua assenza l’autorità
amministrativa al figlio Baldassarre. Ciò è reso evidente da numerosi
testi ricuperati da antichi archivi comprovanti che Baldassarre ebbe
prerogative regali, che emanò ordini e comandi. Le questioni trattate
da Baldassarre in certi documenti e decreti erano tali da dover essere
normalmente trattate da Nabonedo, quale sovrano supremo, se fosse stato
presente. La notte del 5 ottobre 539 a.E.V. (calendario gregoriano; 11
ottobre, calendario giuliano), Baldassarre diede un grande banchetto per
mille dei suoi grandi. Babilonia era minacciata dagli eserciti
assedianti di Ciro il Persiano e del suo alleato Dario il Medo. Secondo
lo storico ebreo Giuseppe Flavio (che a sua volta cita il babilonese
Beroso), Nabonedo dopo essere stato sconfitto dagli eserciti
medo-persiani si era rifugiato a Borsippa. Così Baldassarre sarebbe
rimasto come reggente a Babilonia. Tenere un banchetto quando la città
era in stato d’assedio non è tanto strano se si ricorda che i
babilonesi consideravano inespugnabili le mura della città. Gli storici
Erodoto e Senofonte dichiarano inoltre che la città aveva abbondanti
scorte e quindi nessuno si preoccupava che potesse mancare il
necessario. Erodoto descrive l’aspetto festoso della città quella
notte, fra danze e piaceri. Ma quella notte Baldassarre non sopravvisse;
fu ucciso la notte stessa della resa della città, il 5 ottobre 539
a.E.V., quando, secondo la Cronaca di Nabonedo, “le truppe di Ciro (II) entrarono in Babilonia senza
combattere”. Con la morte di Baldassarre e la resa di Nabonedo a Ciro
ebbe termine l’impero neobabilonese.
In breve
Correggente
di Nabonedo e presente in Babilonia il giorno in cui viene conquistata
da Ciro il grande.
ASPETTI
INTERESSANTI
1) Nabucodonosor emanava e abrogava leggi a piacimento. Dario non poteva far niente per cambiare ‘le leggi dei medi e dei persiani’, neanche quelle che aveva emanato lui stesso! Uno storico scrive: “La storia antica convalida questa diversità fra Babilonia, dove la legge era soggetta al re, e la Media-Persia, dove il re era soggetto alla legge”. 2) La sera della conquista da parte dei Persiani, i babilonesi bevevano vino. Da bassorilievi che raffigurano feste simili risulta che si beveva solo vino. Quindi il vino era estremamente importante in occasioni del genere. Inoltre a quel banchetto c’erano anche delle donne: le mogli secondarie del re e le sue concubine. L’archeologia conferma questo particolare delle usanze babilonesi. L’idea che la moglie accompagnasse il marito a una festa era deplorevole per gli ebrei e i greci all’epoca dei Maccabei. 3) Lo studio e la cultura babilonese includeva lo studio del sumero, dell’accadico, dell’aramaico . . . e di altre lingue, come pure della vasta letteratura in quelle lingue”. La “vasta letteratura” comprendeva storia, matematica, astronomia, ecc. Tuttavia “testi religiosi annessi, sia presagi che astrologia . . . , vi avevano una parte importante 4) Nei tempi antichi era un’usanza comune dare un nuovo nome a una persona per segnare un avvenimento importante della sua vita. Nomi comuni come Baltassar, che significa “proteggi la vita del re”. Evidentemente era la forma abbreviata di un’invocazione a Bel, o Marduk, il principale dio di Babilonia. Sadrac, che alcune fonti autorevoli ritengono un nome composto che significherebbe “comando di Aku”. Aku era il nome di un dio sumero. Mesac (forse Mi-sha-aku), a quanto pare “chi è ciò che Aku è?” Abednego, che probabilmente significa “servitore di Nego”. E “Nego” è una variante di “Nebo”, nome di una divinità incluso anche nel nome di diversi sovrani babilonesi.
CURIOSITA’ Nabucodonosor perse l’uso della ragione per diversi anni
Per un periodo di tempo Nabucodonosor perse l’uso della ragione.
Scacciato dal genere umano, mangiava la vegetazione “proprio come i
tori”. Fuori, tra le bestie della campagna, non se ne stava certo
seduto in ozio sull’erba di un vero e proprio paradiso a godersi ogni
giorno brezze ristoratrici. Nell’odierno Iraq, dove si trovano le
rovine di Babilonia, la temperatura oscilla da un massimo di 50°C nei
mesi estivi a parecchi gradi sotto zero d’inverno. Trascurati ed
esposti agli elementi, i lunghi capelli arruffati di Nabucodonosor
finirono per sembrare penne di aquila e le unghie non tagliate delle
mani e dei piedi divennero simili ad artigli di uccello. Sostanzialmente
Nabucodonosor, impazzì ed in quel periodo
Evil-Merodac forse fungeva da capo del governo in via
provvisoria. Dopo sette anni Nabucodonosor
tornò alla sanità di mente Alcuni
hanno identificato la pazzia di Nabucodonosor con la licantropia. Un
dizionario medico dice: “LICANTROPIA . . . da [lycos], lupus,
lupo; [ànthropos], homo, uomo. Nome con cui si designa il
delirio per cui il malato crede di trasformarsi in un animale e ne imita
la voce o il verso, il portamento o il comportamento. Di solito chi ne
è affetto crede di essersi trasformato in lupo, in cane o in gatto; a
volte anche in un toro, come nel caso di Nabucodonosor”. I sintomi
della licantropia sono simili a quelli della demenza di Nabucodonosor.
Tuttavia, dato che la sua malattia mentale era stata divinamente
decretata, non si può identificarla esattamente con un disturbo
conosciuto. Un esegeta menziona diverse analogie con la pazzia e la
guarigione di Nabucodonosor. Per esempio dice: “A quanto pare un
frammento di un testo cuneiforme accenna a qualche disturbo mentale da
parte di Nabucodonosor, e forse al fatto che trascurò e lasciò
Babilonia”. Un documento sostiene che “attesta i castighi di Dio, la
malattia, l’umiliazione, la ricerca dell’interpretazione di un sogno
terrificante, l’essere abbandonato…., l’essere estromesso, il
mangiare erba, la perdita dell’intelletto, l’essere come un bue,
l’essere bagnato di pioggia da Marduk, le unghie rovinate, i capelli
cresciuti e l’essere ai ceppi, e poi un ritorno.”.
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