Le novelle di Pirandello furono pubblicate via via
a partire dal 1894 (data di edizione del primo
volume, Amori senza amore) in singoli volumi che
spesso prendevano il titolo da una delle novelle
incluse (1902: Beffe delta vita e della morte e
Quand'ero matto; 1910: La vita nuda, ecc.). Nel
1922 l'editore Bemporad di Firenze iniziò una
nuova edizione secondo un progetto che prevedeva
24 volumi di 15 novelle ciascuno (una per ogni
giorno dell'anno: Novelle per un anno, appunto).
Nel 1937-38 Mondadori pubblicò tutte le novelle
presenti nell'edizione Bemporad (con l'aggiunta dì
altre mai raccolte in volume) in due volumi della
collana "Omnibus". Nella nuova edizione critica
delle Opere curata da G. Macchia e M. Costanzo
presso Mondadori ("i Meridiani") le Novelle per un
anno sono state pubblicate in tre volumi, ciascuno
in due tomi (1985; 1987; 1990).
La signora Frola e il signor Ponza, suo genero
Sul piano narratologico la novella è impostata sul
narratore esterno (qui non estraneo all'ambiente
rappresentato) che espone la vicenda, descrive
aspetto fisico e pensieri dei personaggi, si
rivolge ai lettori con colloquiale confidenza
(appelli come «Ve lo figurate?», «Vi par poco»,
con simulazione del parlato), per incuriosirli e
interessarli alla narrazione, commenta la vicenda
insinuando così la sua valutazione. La narrazione
procede rispettando l'ordine cronologico-casuale,
ma prima c'è una sorta di anticipazione: «Ciascuno
si vede davanti, ogni giorno, quei due», ecc.),
che unita ai commenti crea nel lettore curiosità e
interesse.
Altri aspetti vanno poi segnalati. Anzitutto il
fatto che la tesi dell'inconoscibilità del reale è
tutta calata in un pettegolo e angusto mondo di
provincia. Abbiamo così la rappresentazione di un
ambiente caro a tanto verismo ottocentesco, ma
Pirandello mira a ben altro che un'oggettiva
verosimiglianza, svuota dall'interno quei moduli
di rappresentazione e tende a mettere in crisi
proprio le certezze oggettive (allo stesso modo in
qualche commedia - II gioco delle parti, ad
esempio - accoglie un meccanismo abituale della
commedia borghese, cioè il triangolo
dell'adulterio, ma con intenti profondamente
diversi).
Inoltre, l'impossibilità di conoscere la verità,
l'esistenza di tante verità quanti sono i
protagonisti non approda qui al compiaciuto gioco
intellettualistico, all'arido scetticismo, bensì
alla pietà. E a una duplice pietà: quella
dell'artista per questi uomini che si illudono di
possedere la verità, e quella che questi uomini
provano reciprocamente, ciascuno nei riguardi
dell'altro. Finge la signora Frola perché il
signor Ponza sia sicuro e contento della sua
verità, e finge il signor Ponza perché la signora
Frola sia anch'essa a sua volta sicura e contenta
della sua verità. Questo, se da un lato riconferma
la fondamentale impossibilità di approdare a una
verità oggettiva, contemporaneamente indica la via
per evitare la chiusura solitaria in se stessi:
riconoscere, con un atto d'amore, l'esistenza - e
il dolore - degli altri.
Fuga
La novella - pubblicata sul «Corriere della Sera»
(23 agosto 1923) - è incentrata su un tipo umano
che ricorre spesso nella narrativa di Pirandello:
l'uomo tartassato e oppresso dalla meschinità
quotidiana, ma anelante a liberarsi dall'«afa
della vita». |