Luigi
De Bellis

 


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Cesare Pavese



LA BELLA ESTATE: Trilogia di romanzi


Il libro raccoglie tre romanzi brevi scritti in anni diversi: quello eponimo (1940), Il diavolo sulle colline (1948) e Tra donne sole (1949). I capitoli V e VI del primo furono anticipati sulla rivista «Darsena nuova» (aprile 1946).

I tre romanzi, nonostante registrino una consonanza di temi e atmosfere, appartengono a periodi diversi del percorso narrativo di Pavese: La bella estate risente degli studi che all'inizio degli anni '40 egli andava sviluppando sul tema del mito, e che confluiranno nel saggio Del mito, del simbolo e d'altro, composto tra il 1943 e il 1944 (il racconto fu da principio intitolato La tenda); mentre Il diavolo sulle colline e Tra donne sole arrivano al successo nel luglio del 1950 con il premio Strega. Nell'agosto dello stesso anno Pavese, benché all'apice della carriera, deciderà di togliersi la vita in un albergo di Torino: lo aveva temuto forse l'antico maestro Augusto Monti, che aveva criticato aspramente l'ossessione di morte e il cupo pessimismo della Bella estate.

Nella Bella estate (diciassette capitoli), Ginia, giovanissima operaia in un atelier e proveniente dalla campagna, si innamora a Torino - dove vive insieme con il fratello Severino - del pittore Guido e perde con lui la sua verginità. Convinta di avere realizzato il suo sogno d'amore, Ginia sarà amaramente disillusa da Guido, che preferisce a lei i suoi amici pittori. Un giorno l'uomo convince la ragazza a posare nuda per lui, mentre l'amico Rodriguez la osserva, non visto, attraverso una tenda. L'ingresso improvviso di Rodriguez nello studio fa fuggire Ginia che si rende conto, così, della malafede di Guido: «Quando fu sola nella neve le parve d'essere ancor nuda. Tutte le strade erano vuote, e non sapeva dove andare. Tanto poco la volevano lassù, che non si erano neanche stupiti di vederla a quell'ora. Si divertiva a pensare che l'estate che aveva sperato, non sarebbe venuta mai più, perché adesso era sola e non avrebbe mai più parlato a nessuno ma lavorato tutto il giorno». Le rimarrà come amica solo Amelia, modella ambigua, lesbica e malata di sifilide che l'ha introdotta nell'ambiente e che, un tempo, è stata l'amante di Rodriguez.

Il diavolo sulle colline è articolato in trenta capitoli e suddiviso in tre principali sequenze: l'incontro dei tre protagonisti (l'io narrante, Pieretto e Oreste) con Poli, proprietario della tenuta del Greppo e il suo ferimento ad opera dell'ex amante Rosalba (capitoli I-VIII); la storia dell'amicizia sempre più profonda fra i tre amici e il loro rapporto con la campagna, ambiente sano e "naturale" nel quale vivere pienamente l'esperienza umana (capitoli IX-XIV); la vita dei tre ragazzi nella villa, insieme con Poli e con la moglie Gabriella di cui si innamora Oreste (capitoli XV-XXX).
La campagna, lavorata dalle mani dell'uomo, acquista un volto rassicurante e amico, ma, lasciata a se stessa - come avviene sulle colline dove si estende la tenuta del Greppo -, nasconde perversioni e pericoli: su quelle colline, infatti, Oreste, l'io narrante, e Pieretto conoscono il «diavolo» Poli, giovane borghese che li coinvolgerà, per un breve periodo, nei suoi lascivi costumi di vita. L'arrivo nella villa di un gruppo di amici milanesi contribuirà ad appesantire il clima ambiguo creatosi tra i ragazzi e i loro ospiti; l'improvviso malore di Poli, che dovrà essere condotto d'urgenza a Milano dalla moglie, convincerà, però, i tre a ritornare alla loro esistenza abituale: «Ai piedi del Greppo non pensai di voltarmi. Ci fu una discussione per mostrare la strada all'autista. In pochi minuti di sobbalzi fummo alla Stazione, tra le case fiorite, davanti alle colline familiari. Mi parve di averle sempre conosciute».

In Tra donne sole Clelia, modista ormai affermata e incaricata dalla ditta per cui lavora di aprire un atelier nel centro di Torino, torna nella città natale da cui era partita povera e senza un avvenire, ma desiderosa di rivincita. Tuttavia né rivedere il quartiere dove viveva da ragazza né l'avventura con il proletario Becuccio la restituiranno all'ambiente originario: «E nessuno andava a spasso, tutti sembravano occupati. Per strada la gente non viveva, scappava soltanto. Pensare che un tempo quelle strade del centro m'erano parse, passandoci col mio scatolone al braccio, un regno di gente in ferie e spensierata, come allora immaginavo le stazioni climatiche. Quando si ha voglia di una cosa, la si vede dappertutto». Si immerge così nella vita vuota e frivola dell'alta borghesia e conosce altre tre donne: Mariella, Momina e Rosetta. Momina domina con la sua forte e ambigua personalità Rosetta, giovane inquieta che - stanca della vacuità della propria esistenza - si suicida: «Voleva stare sola, voleva isolarsi dal baccano, e nel suo ambiente non si può stare soli, non si può far da soli se non levandosi di mezzo».
Benché ormai irrimediabilmente legata ai cinici rituali della ricca società torinese, Clelia risulta l'unica capace di riscattarsene e, in qualche modo, a trarsene fuori grazie all'autonomia e all'indipendenza che si è assicurata con il proprio lavoro: «Quand'ero bambina invidiavo le donne come Momina, Mariella e le altre, le invidiavo e non sapevo chi fossero. Le immaginavo libere, ammirate, padrone del mondo. A pensarci adesso non mi sarei cambiata con nessuna di loro. La loro vita mi pareva una sciocchezza, tanto più sciocca perché non se ne rendevano conto».
Attorno alle figure femminili, dai caratteri ben tratteggiati e dalle personalità definite, ruotano numerosi, sbiaditi personaggi maschili. Tra questi un corteggiatore di Clelia, Morelli (frequentatore abituale dei salotti torinesi) e Febo, l'architetto che ha il compito di arredare l'atelier gestito da Clelia.

Il tema della iniziazione dell'adolescente alla vita adulta, priva di illusioni, accomuna La bella estate e Tra donne sole: Ginia, desiderosa di sperimentare l'amore vero, è invece irretita in una storia di sesso squallida e inconcludente; Rosetta, con il suicidio, protesta contro il mondo artificioso e senza prospettive concrete della gioventù torinese. La contrapposizione tra la campagna (luogo del mito e della festa, ma anche della natura crudele e selvaggia) e la città (in cui l'uomo sembra farsi artefice del proprio destino, e invece è inghiottito da una vita falsa e frivola) attraversa principalmente il romanzo Il diavolo sulle colline: «Lo studio ne Il diavolo sulle colline rimane più studio di ambiente e di toni che non di persone; c'è lo studente povero, il ricco, la ragazza, la signora amante di uno di loro, il paesaggio di collina, le case fiorite, i grandi boschi e le ville chiuse nelle pinete» (Claudio Varese). Ma il rapporto città-campagna è un sottile legame che unisce i personaggi di tutte e tre le storie: i giovani che prendono nudi il sole e giocano nel fango per diventare tutt'uno con la natura della collina; Gioia che, inesperta campagnola, trova l'inganno e la disillusione in città; e, infine, Clelia, che, nell'attivismo frenetico di Torino e nel lavoro, ha trovato lo scopo della propria esistenza, ma sperimentandone e patendone gli aspetti crudeli e divoranti: «In Clelia rivive qualcosa della Ginia mortificata e delusa, e Torino è la stessa di quel romanzo, anche se ci mostra un più risentito profilo» (Lorenzo Mondo).
Il suicidio sembra l'estrema e unica soluzione alle contraddizioni della vita, la rivolta nei confronti di un mondo estraneo e vuoto, ed è la via che scelgono Rosetta di Tra donne sole e Rosalba, l'amante rifiutata di Poli nel Diavolo sulle colline.

Dal racconto Tra donne sole è sato tratto il film Le amiche (1955 ), con la regia di Michelangelo Antonioni; sceneggiatura di Antonioni, Suso Cecchi d'Amico, Alba de Céspedes; protagonisti Madeleine Fischer (Rosetta), Yvonne Fourneaux (Momina), Eleonora Rossi Drago (Clelia).

 

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