CRITICA LETTERARIA: IL ROMANZO ITALIANO

 

Luigi De Bellis

 
 
  HOME PAGE

- PREMESSA
- MANZONI
- VERGA
- FOGAZZARO
- D'ANNUNZIO
- PIRANDELLO
- IL ROMANZO DALLA FINE      DELLA GUERRA

- FINO AGLI ANNI VENTI

- GLI ANNI TRENTA
- GLI ANNI QUARANTA
- GLI ANNI SESSANTA
- GLI ANNI SETTANTA






 


LUIGI  PIRANDELLO

Pirandello e Svevo rappresentano invece la "coscienza della crisi" dell'età del Decadentismo.

Anche il Pirandello esordì come verista, ma fin dall'inizio il suo verismo fu caricaturale e grottesco, mirante piuttosto a distruggere la realtà che a rappresentarla.

Costantemente estranea fu al suo mondo poetico ogni problematica morale ed attraverso le novelle ed i suoi primi romanzi venne definendo la sua concezione della vita, che si basa su di un esagerato, esasperato soggettivismo, secondo cui la realtà non avrebbe una sua oggettività, ma assumerebbe tanti aspetti diversi quanti sono gli uomini che la osservano; anzi essa cambierebbe anche a seconda dei vari momenti in cui viene a trovarsi il singolo uomo. La medesima cosa capiterebbe all'uomo: io non sono nella realtà quello che sono, ma quello che appaio a ciascuno degli uomini con i quali vengo a contatto; e poiché la mia personalità non ha senso al di fuori del contatto con la società, è evidente che io creda di essere "uno", essendo invece "centomila" e "nessuno". Ne consegue l'impossibilità dell'uomo di comunicare con gli altri, dal momento che a lui sfugge. in ogni incontro, chi egli sia per l'altro. Da ciò una desolante solitudine, una sensazione d'angoscia, che determina come effetto o un cieco furore contro la società o un brutale impulso al suicidio.

I più importanti romanzi del Pirandello sono "Il fu Mattia Pascal" (1904) e "Uno, nessuno e centomila" (1926).

Anche nei romanzi, come nei drammi, si riscontra quel particolare "umorismo" pirandelliano basato sul "sentimento del contrario", che consiste come nota il Guglielmino. in "una contemporanea presenza di rappresentazione e di riflessione, su una disposizione dell'artista a vedere, sotto l'orpello delle verità conclamate la sostanziale precarietà, a scomporre i vari momenti della nostra personalità e coglierne le contraddizioni".

2002 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it