ANNI QUARANTA E
CINQUANTA
ROMANZO NEOREALISTA
VITTORINI (1908-1966)
Uomini e no (1945)
Il Sempione strizza l'occhio al Fréjus (1947)
Le donne di Messina (1949)
CARLO LEVI (1902-1975)
Cristo si è fermato ad Eboli (1945)
MORAVIA (1907-1990)
La romana (1947 )
La ciociara (1957)
JOVINE (1902-1950)
Le terre del Sacramento (1950)
PRATOLINI (1913-1991 )
Metello (1955)
CALVINO (1923-1985)
Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
FENOGLIO (1922-1963)
I ventitré giorni della città di Alba (1952)
Il partigiano Johnny (postumo, 1968)
La malora (1954)
CASSOLA (1902-1975)
Baba (1946)
La ragazza di Bube (1960)
a) Il NEOREALISMO nasce da una nuova concezione dell'attività dello
scrittore, che non deve più limitarsi a fare opera "consolatoria"
nei confronti delle masse angariate, sì invece opera di riscatto e
di promozione sociale e morale.
b) Esso pertanto si riallaccia più al "Surrealismo" (che concepiva
l'arte e la letteratura come strumenti di liberazione dell'uomo
dalle sofferenze e che fu fondato nel 1924 dal poeta francese André
Breton) che al "Verismo" (che era improntato ad una passiva
accettazione dell'infelicità umana) e i suoi esponenti parteciparono
attivamente alla vita politica dei partiti progressisti (alcuni
seguendo le direttive del proprio partito, secondo la teoria del
Gramsci che voleva l'intellettuale "organico", cioè inserito nel
sistema della lotta del proletariato per la conquista del potere;
altri, come lo stesso Vittorini, rivendicando l'indipendenza della
cultura).
c) Fra i neorealisti si possono inserire gli scrittori regionalisti
(come Sciascia per la Sicilia) ed urbanisti (come Pasolini per
Roma).
d) Il tema maggiormente trattato fu quello della Resistenza, ma
ampio spazio ebbero anche quello della lotta per le rivendicazioni
della classe operaia, il problema della disoccupazione
l'arretratezza del Sud ed altri ancora sempre di carattere
socio-politico.
e) Per tale varietà di motivi, Italo Calvino nega che il Neorealismo
possa essere classificato come una "scuola". Per lui esso fu invece
... "" un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice
scoperta delle diverse Italie, anche - o specialmente - delle Italie
fino allora più inedite per la letteratura. Senza la varietà di
Italie sconosciute una all'altra - o che si supponevano sconosciute
-, senza la varietà dei dialetti e dei gerghi da far lievitare e
impastare nella lingua letteraria, non ci sarebbe stato
neorealismo.""
f) ""In tali condizioni e con tali elementi è naturale che anche il
linguaggio si presenti in aspetti spesso nuovi e antitradizionali:
s'ispiri alle caratteristiche del parlato, si valga di accenti
dialettali, trascenda non di rado nel beceresco e nel turpiloquio,
diventi spesso gergo che riproduce tali e quali gesti, abitudini,
mestieri (parole e frasi, si dice, al registratore), si esprima
sovente in toni estremamente esagitati e populistici."" (Viti) |