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INSTALLAZIONI ARTISTICO-FILOSOFICO

esposte a Conegliano in occasione

della “Contrada Granda”

L’arte in tutte le sue espressioni come non mai riflette le necessità e lo spirito dell’ uomo. La storia ci insegna che l’arte anticipa gli eventi e questo perché appunto riflette l’anima dell’artista proiettandola all’esterno. Chiunque abbia estrema sensibilità a ciò che gli capita attorno, come in genere hanno gli artisti può avere questa capacità.

Il linguaggio dell’arte è specchio di una civiltà, quello che siamo dalle nostre origini ci giunge dalle tracce che ha lasciato l’arte e l’ingegno degli antenati.

Un alieno a Conegliano 1999

Ufo cesch 2000

Comunione di Umiltà 2001

Uomo dal futuro 2004

Un alieno a Conegliano 1999

Ufo cesch 2000

Comunione di Umiltà 2001

Uomo dal futuro 2004

“UN ALIENO A CONEGIANO” - 1999

presentazione critica

La forza che emana questa installazione, non cattura immediatamente l'attenzione dello spettatore, occorre guardare a lungo per poter entrare in questo spazio virtuale. Solo allora si potrà scorgere un luogo mentale,un luogo che invita a domandarsi se in effetti non esista un simile essere in ciascuno di noi. L'alieno allora non è soltanto la differente visione di una forma ma è la manifestazione di un modo rinnovato di vedere che in qualche modo non fa parte del nostro quotidiano e del già visto,ma è capace di suscitare nello spettatore emozioni,reazioni che ne investono tutta la sfera emotiva.Queste forme molteplici e complesse che emergono all'inconscio, vengono guidate e fissate solo quando sono in armonia con lo stato interiore dell'artista. Tarzariol organizza il lavoro creativo intorno ad un idea, magari nata casualmente.  Questo alieno potrebbe essere

allora un reperto antichissimo costruito e assemblato con la stessa cura con cui un vero archeologo trova gli oggetti antichi e li spolvera delicatamente ricostruendoli e rendendo visibile l'invisibile.

L'archeologo raccoglie le tracce del passato Tarzariol opera allo stesso modo con il nostro inquieto presente. I suoi strumenti non sono microscopi o sonde di profondità ma quelli dell'arte contemporanea i più adatti a manipolare e a rendere manifesta la prospettiva che soltanto l'arte e chi come Tarzariol ne domina i segreti è in grado di svelare.Il pubblico dell'opera è così spinto a porsi delle domande sulla sua esistenza a chiedersi se la chiave di essa non sia nella suggestiva combinazione simbolica che Tarzariol ci propone esplicandola attraverso figure apparentemente semplici e concrete ma in realtà veri e propri varchi sull'universale e l'infinito. Così l'alieno può apparire o distante anni luce dal nostro modo di pensare e di vedere le cose oppure all'inverso così vicino da notarne le somiglianze con l'essere a noi più noto,quello umano. L'istallazione di Tarzariol proietta il pubblico in un limbo in perenne bilico tra reminiscenze passate e proiezioni future. La guida in questo nuovo mondo,contenuto idealmente nella perfezione di un cubo virtuale è un alieno insettoide privo di qualsiasi elemento antropomorfo che lo possa collegare alla nostra vita. Con i suoi tentacoli artigliati abbraccia tutta l'esistenza rappresentata da una serie di oggetti che racchiudono simboli e significati molteplici.

Questo lavoro per Tarzariol è la prova del suo desiderio di essere testimone del tempo in cui viviamo di raccogliere le tracce inquiete del presente,di manipolarle e configurarle in una forma capace di rendere visibile una prospettiva che soltanto l'arte è in grado di svelare.

Prof.GIULIANO DELLA LIBERA

 

”UFO CRASCH” - 2000

presentazione critica

Questa installazione rappresenta una capsula aliena fossilizzata e lo scheletro di un ignoto essere spaziale, precipitati milioni di anni fa nel nostro pianeta. Tale installazione vuole comunicare che il contatto extraterrestre c’è sempre stato, ma è anche da sempre stato interpretato in maniera diversa, o nascosto dai vari “poteri”. Oggi questo non è più degno dell’ uomo. Esiste una verità e qualsiasi essa sia deve trovare la luce perché il tempo è maturo per comprendere ciò che ci circonda. La capsula è stata creata solo con materiale di recupero trattato con varie tecniche, mentre l’essere alieno è stato creato con la carcassa di un bovino appartenente a quella schiera di animali uccisi per il nostro sostentament

 

 ”COMUNIONE DI UMILTA’ “ - 2001

presentazione critica

Quest' installazione è stata realizzata con l’intento di richiamare ogni persona ad una “comunione di umiltà”, auspicabile in questi travagliati tempi corrotti da falsi miti che riflettono solo una spesso inconsapevole negatività. Quecomunione1[1]sto concetto risponde oggi più che mai al termine di “Reminiscenza”, cioè il risveglio del lume della propria coscienza per una più acuta consapevolezza dell’essere.Allora perché non farlo con la forza dell’ arte. La nostra società vive enormi contraddizioni che spesso ignoriamo; e l’arte, specchio dell’anima, riflette questo status “ove si manifesta pura”; ma anch’essa, spesso, è legata alle strutture del potere, dei favoritismi e dell’economia, ulteriormente alimentate dall’ignoranza sociale schiava del benessere e delle differenze individuali e sociali, di coloro che privi di maturazione critica operano non percependo tali contraddizioni, ossia manifestano interesse per tutto ciò che porta solo guadagno e potere, trascurando o non favorendo il manifestarsi positivo dei luoghi ove operano. Partendo da quest’ ordine d' idee, unitariamente in qualità di “ reminiscenti ” si vuole rivendicare il senso di umiltà e fratellanza che riflette sempre e solo benessere a chi lo dispensa, affermando contrariamente l’inutilità della vanità, della superiorità, del potere, ma soprattutto dei sacrifici per il “dio denaro”, innanzi alle uguaglianze che primariamente ci uniscono in quanto uomini e innanzi al passaggio finale della morte.Nelle simbologie dell’installazione c’è un richiamo alla numerologia pitagorica. Pitagora che costruì una filosofia del numero, giunse alla conclusione che il numero è la chiave di lettura dell’universo e la base dell’ordinamento cosmico, egli vedeva nei numeri il principio d'ogni cosa. Originati dalla “monade “l’ unità, e dalla “diade”; imperfetta e passiva, essi manifestavano nella loro unione la “triade” perfetta, rappresentata anche dalla lettera pitagorica ”Y” che rappresentava il numero tre, numero sacro, fondamento di alcune religioni, ricordiamo la triade cristiana, egizia, Indiana,ecc. Il numero Quattro, il primo solido semplice e rappresentato dalla “tetrade”, perfetissima, espressa nella nostra piramide sepolcrale, simbolo della trasformazione, dove con l’iscrizione simbolica della triade e del dedalo diventa catalizzatrice di energia cosmica e simbolo della rinascita spirituale che si apre con l’albero della vita, una cellula e l’unione tra l’uomo e la donna. Essa ci vuole rappresentare la conciliazione degli opposti, la nascita, la procreazione e il compiersi dell’unione tra l’uomo e la donna che originano così la vita da qualcosa di precedentemente vissuto.La stele funeraria con incisa la stella a sei punte rappresenta l’unione tra spirito e materia, il principio attivo e passivo. L’auto incidentata ci propone una visione cosmopolita di fratellanza attraverso le paure e i timori, del dolore e delle disgrazie che accomunano questa nostra controversa realtà, per poi giungere alla morte, il passaggio finale di questa nostra realtà, rappresentata dalle tombe vuote e di alcuni insigni personaggi della nostra storia e del nostro tempo, realizzate nel numero di nove “il sommo numero delle realizzazioni mentali e spirituali

 

“TOTEM” - 2002

presentazione critica

Nella “Creazione di Dio”, il Totem è sempre stato un simbolo magico che raccoglie i legami di una classe animale o vegetale. In questa installazione è simbolo della “Creazione Stessa,” nel suo significato più naturale e recondito. Con quest’opera si vuole solo raccogliere e rappresentare alcuni punti fermi sul concetto creativo, concetti che gli antichi gia conoscevano e che la scienza d’oggi ripropone continuamente portando la creazione dell’’uomo a quell’antico “Brodo Primordiale, a quell’Argilla,” che per opera divina diede origine alla vita. La “Verità” va ricercata, per logica, su quel sapere antico che più si accomuna e sull’origine etimologica degli stessi termini rivelatori. I termini come spirito, che noi carichiamo di trascendenza, all’origine avevano untotem significato più esplicito. Spirito per esempio è la traduzione dall’ebraico Ruakh, che significa “Fiato,” in latino Spiritus, significa “Fiato, Respiro”di Dio; da ciò riesce facile capire l’essenza di Dio e della “Creazione”, capire perché gli indiani d’America chiamano Dio “Grande Spirito”, o perché nella Genesi (1,2) si legge: “E la terra era informe e vuota e la tenebra era sulla faccia dell’abisso. E lo spirito di Dio si muoveva sulla faccia delle acque”, più esplicitamente questo stesso spirito diventa “Creatura Viva” nei versi (1,20): “E Dio disse, le acque producano in abbondanza le creature che si muovono e hanno vita; e volatili che possano volare sopra la terra nell’aperto firmamento del cielo”, “E Dio li benedisse, dicendo, siate fecondi e moltiplicatevi, e riempite le acque dei mari, e i volatili si moltiplichino sulla terra” (1,22). In questi versi è viva l’antica relazione duale delle energie “Terra-Sole”, che esotericamente avrebbero dato la vita a tutti gli esseri viventi del nostro pianeta; teoria che in un certo senso anche la scienza d’oggi ci ripropone, ma che fu già teorizzata dagli antichi saggi, come fece l’egizio Ermete Trismegitos nella sua “Tavola Smeraldina,” riguardo a “quell’Unica Cosa,” a quel “Elemento Essenziale”, scrisse: “Il sole è suo padre la Luna sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il Padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui”. Per gli egiziani, infatti, è dal Caos, Nun, o Nout, le acque primordiali, che nasce l’idea di Atum-Ra che per mezzo del Verbo, “la Parola,” creò dal mare primordiale la prima isola di terra, “Tep zepi”, l’Età dell’Oro egizia. I Maya nella loro storia sulla creazione affermarono che: “V’era solo immobilità e silenzio nell’oscurità, nella notte. Soltanto la Creatrice, il Creatore, Tepeu, Gucumatz, gli Antenati erano nell’acqua circondati dalla luce. Essi erano nascosti sotto le piume verdi e turchine e perciò erano chiamati Gucumatz”. Da ciò si comprende che la vita ebbe origine da una dualità di forze divine che manifestarono il miracolo della “Vita” partendo dalle acque, rappresentate in quest’opera dal dio Nettuno che per i romani era per l’appunto il dominatore dei mari, qui soggiogato anche lui, un dio, dalla Creazione stessa, in pratica “l’Araba Fenice” che rinasce dalle ceneri, il “Serpente Piumato”, mito delle civiltà precolombiane, “l’Oruoboros”, quel serpente che si divora la coda per esistere, rappresentante quella dualità che è il motore dell’esistenza

 

 

“UOMANO PENSIERO” - 2003

presentazione critica

 

Quest’installazione rappresenta il “Miracolo della vita”, originato dalla contrapposizione attiva e passiva di quell’essenza che già Ermete Trismegisto nella mitica “Tavola Smeraldina” a lui attribuita, chiamò “Unica Cosa”.Un miracolo che avviene nel susseguirsi duale e armonico delle differenze, che appaiono riflesse nella nostra realtà e nei nostri simboli. Cosa che appare evidente nella diversità psico-fisica tra l’uomo e la donna e nel sapere attribuito simbolicamente e anticamente al serpente. E’ soprattutto al “simbolo”, che l’installazione si richiama con l’iscrizione delle lettere ebraiche che dà un significato ritmico al termine vita, “chaim”,       Il serpente anticamente era simbolo del sapere, non solo nell’antico evento biblico narrato nella Genesi, ma anche tra i Giudei d’Alessandria e tra i Taumaturghi ebrei, conoscitori del potere benefico delle piante e dei minerali, essi lo assunsero come simbolo e lo rappresentarono attorcigliato attorno ad un bastone; tuttora è simbolo della medicina e della farmacologia . Questo sapere nell’installazione è proiettato nel futuro con la rappresentazione dell’importanza della  comunicazione   per la crescita dei figli e della società e nella rappresentazione delle figure “aliene”; che testimoniano un divenire proteso a rendere la vita degna di essere vissuta nell’armonia delle forze che la compongono.

 

“UOMO DAL FUTURO” - 2004

presentazione critica

Quest’opera è stata costruita solo con materiali di recupero di fabbricazione industriale, trasformati artisticamente in un ‘installazione artistico-filosofica che rappresenta un viaggiatore del tempo di natura aliena, proveniente da un futuro e da uno spazio a noi ignoto lontano anni luce da noi. La curiosità è che la macchina del tempo che si sta materializzando su una parte deserta del nostro pianeta assume un aspetto “paradisiaco”, infatti la realizzazione argentea e brillante da un’ alta sensazione di spiritualità e purezza,  così pure l’alieno assomigliante ad un tipo di “grigi” di sostanza gelatinosa luminescente, che pare appartenere ad una gerarchia reale, forse unico superstite di una razza evoluta, o forse fuggito dal suo pianeta per chi sa quali eventi. Questo essere sembra viaggiare su frequenze musicali, all’ombra del sonno e dei sogni, contemplando una musicalità ed una meditazione che si avvale di un “cervello”, simile al cervello umano posto in un contenitore semisferico che tiene fra le mani.Il tutto fa ipotizzare un ‘alta evoluzione di specie umanoide che paragonabili alle potenzialità della mente umana ci fa pensare che un domani anche il nostro corpo con l’aiuto della nostra mente, forse un giorno, varcherà i vari “stati dimensionali” e che gia ora ci rivela correlazioni con la musica che accomuna ogni essere e le potenzialità creative di una mente umana che ci continua stupire, ma che rimane ancora un mistero Ricordiamo che anticamente già Pitagora che anticipò le teorie copernicane affermò, basandosi su un esperimento musicale, che come le corde di diversa lunghezza producono note diverse, anche i pianeti emettevano note diverse in relazione alla distanza dal centro dell’universo e la combinazione di questi suoni formava un armonia cosmica

 

 

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