GESÙ È IN CROCE 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca

Quando giunsero al luogo detto Cranio, crocifissero Gesù. E Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno",

I soldati, quand'ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato; presero anche la tunica. Ma la tunica era senza cuciture, tessuta da cima a fondo tutta d'un pezzo. Dissero perciò tra loro: “Non la strappiamo, ma tiriamo a sorte a chi tocca".

MESSO IN CROCE

testimonianza dal Rwanda

Hanno aspettato che il parroco di Nyamata si allontanasse per qualche giorno dalla parrocchia per scavare all'interno della chiesa una grande fossa, larga e profonda dieci metri; dal campo vicino hanno riesumato centinaia di cadaveri raccogliendo le loro ossa in sacchi di plastica e li hanno ammassati all'interno del tempio.

Li avrebbero sotterrati in chiesa, se l’abbè Jean Pierre non fosse tornato in tempo a convincere il capo villaggio a non trasformare la casa di Dio in un cimitero.

Il giovane sacerdote ruandese ci ha portato a visitare la sua chiesa nella quale ogni domenica celebrava l'Eucarestia. E' lui per primo a rassicurarci dicendo che ben presto tutto tornerà in ordine: la fossa verrà riempita ancora di terra, i cadaveri troveranno degna sepoltura all'esterno e la gente tornerà a radunarsi per cantare la vita.

Ma i suoi occhi sono gonfi di lacrime e, mestamente, ci confida la sua impotenza di fronte a tanta follia. Quando nei mesi scorsi bande di ribelli entrarono nel villaggio, uccisero migliaia di persone, lui con pochi altri soccorreva i feriti e recuperava per strada i cadaveri per dar foro sepoltura. Quante volte, proprio in quella chiesa, aveva fatto celebrazioni inneggianti al perdono e alla riconciliazione!

Ma poi la situazione gli era sfuggita di mano e lui, uomo della speranza, era stato messo in croce.  

LA POLIZIA ALBANESE

testimonianza dall'Albania

Un uomo è sulla strada con il pollice alzato per chiedere un passaggio. Una macchina si ferma. Entra: prima ripone il kalashnikov poi si siede. L'autista non si spaventa perché il suo passeggero è un poliziotto. Uno dei tanti che presta servizio nei grandi centri dell'Albania e che la sera torna al villaggio.

Gente semplice, a volte poverissima.

Sono i rappresentanti della legge, i difensori dello Stato: si occupano dell'ubriaco che rompe i bicchieri in un bar, del ladro, degli adolescenti che girano al volante di macchine che vanno come razzi, che si occupano di assassini e delle loro vendette quotidiane.

I poliziotti fanno parte della stragrande maggioranza degli albanesi che alla fine di ogni mese contano i giorni rimasti per avere lo stipendio.

Guadagnano poco più di 100 dollari e devono impedire traffici di miliardi. Non hanno macchine, né scorte, a volte neppure giubbotti antiproiettile, e devono arrestare assassini con i mitra e contrabbandieri con l'anticarro. Sembrano quasi impotenti di fronte all'esercito della criminalità, ai gestori della droga, della prostituzione, del traffico clandestino e delle armi.

PREGHIERA

Le braccia allargate tra cielo e terra

sono come un abbraccio all'umanità.

E poi quel sussurro all'amico: “Ti voglio bene!"...

Gesù, abbracciami forte, forte!

- Quando sono capace di offrirti la giornata, secondo la tua volontà...

- Nei momenti di preghiera, quando in ginocchio cerco il tuo volto.

- Nell'indifferenza che circonda chi s'impegna per la verità.

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