Intervista a Massimo
D'Alema
Nella metà del mese di Dicembre,
nella città di Melissano, si è svolta la rassegna culturale “Biblo,
libri testi e parole”. Per l’occasione è stato invitato
Massimo D’Alema, attuale presidente dei Democratici di Sinistra,
reduce dal grande successo riscosso dal suo ultimo libro “Oltre
la Paura”. Il confronto con il noto politico si è basato su
domande fatte da due giovani universitari che naturalmente si
interessano di politica: per l’occasione sono stati scelti Andrea
Cavalera, segretario provinciale della Sinistra Giovanile, e
Alessandro Calò, caporedattore di Articolo 1. A tal riguardo si ringrazia vivamente il nostro
direttore responsabile Enzo Ligori e il consigliere regionale Sandro
Frisullo.
1.Nel suo ultimo lavoro lei
invita a pensare l’eguaglianza più come un insieme di garanzie
pubbliche, di
allargamento delle libertà e delle possibilità che come un sistema
tradizionale di diritti e tutele. Lei pensa ad un sistema che si
svincoli dalla “difesa della condizione operaia” per proiettarsi
in un sistema di tutela universalistico, più inclusivo.
Le lotte sindacali che
hanno caratterizzato il 2002 devono essere viste come un
rallentamento di questo processo di cambiamento oppure devono essere
legittimate in un’ottica di tutela dei diritti dei lavoratori?
Io sostengo che il grande
problema che noi abbiamo è quello di concepire l’eguaglianza tra
i cittadini soprattutto come possibilità, libertà di ciascuno di
realizzare il proprio progetto di vita. C’è un
sociologo,economista molto importante, è un indiano che vive e
lavora in occidente e che ha lavorato molto su questo concetto, cioè
sull’idea della libertà come possibilità per ciascuno di noi di
realizzare la propria idea, il proprio progetto di vita, di
migliorare le “capa mentis”, cioè le proprie facoltà umane.
Quest’idea di libertà è molto vicina all’idea della sinistra e
si contrappone ad un’idea di libertà, che è quella per esempio
di Berlusconi, di una libertà come arbitrio, una libertà piuttosto
a vantaggio di chi è più forte. Invece a sinistra deve esserci
un’idea della libertà come libertà di tutti, come opportunità
per tutti. Naturalmente questo non significa che non si debbano
difendere i diritti e le conquiste che sono stati acquisiti. Questo
è un compito fondamentale da parte dei sindacati. Però noi
dobbiamo anche sapere che quelle conquiste e quei diritti riguardano
solo una parte della società. Ed io condivido la difesa dell’art.18
dello Statuto dei lavoratori. Però purtroppo oggi la grande
maggioranza dei lavoratori e la quasi totalità dei più giovani non
sono difesi dall’art.18. Quindi il problema per la sinistra non è
soltanto difendere ciò che ha conquistato nel passato, ma
preoccuparsi di quei tantissimi che non hanno nulla, non hanno
tutela, non hanno diritti. Altrimenti la sinistra diventa la forza
che difende chi è già difeso, mentre noi dobbiamo difendere chi
non è difeso.
2. Massimo D’Alema ha
scritto tante cose che meriterebbero di essere lette. Forse c’è
un valore oggettivo in questo libro che va al di là del fatto che
l’abbia scritto M.D’Alema, uno dei personaggi più noti del
palcoscenico italiano.
Io ho sempre ritenuto utile,
innanzitutto utile per me, accompagnare il mio impegno politico
dalla scrittura di libri…Pubblicare dei libri per un uomo politico
è meno consueto…Ma perché
lo faccio? Lo faccio innanzitutto egoisticamente, per me. Ritengo
giusto di tanto in tanto sottoporsi all’esercizio di scrivere un
libro e di proporre quindi le proprie idee in modo non episodico ma
organico. Offrire a chi ha questa curiosità, questo interesse la
possibilità di capire che cosa c’è dietro l’azione politica
quotidiana. Di solito la politica si risolve in una serie di gesti,
battute e il cittadino non ha la possibilità di capire quale
pensiero, quale azione, quali obiettivi anche di medio periodo si
ponga un uomo politico…Questo non è un libro di polemica politica
immediata. E’ un libro che ha una qualche ambizione, cioè quella
di affrontare il tema dell’Europa e del significato del ruolo
dell’Europa nel mondo anche dal punto di vista culturale. Io credo
che l’unità politica dell’Europa abbia un retroterra di
cultura, di valori, un retroterra storico che bisogna portare alla
luce; in questo quadro il discorso è quello di vedere la funzione
che dovrà avere la sinistra nell’Europa…E’un libro che ha
suscitato un qualche dibattito nel mondo intellettuale. Di questo io
sono orgoglioso. E spero che questo libro possa essere visto con
curiosità da parte delle persone più giovani e possa essere utile
per avvicinarsi ad una dimensione della politica che non sia solo
quella della battuta o della battaglia politica.
3. Un giudizio di D’Alema
sull’impegno a favore della cultura da parte dell’attuale
governo.
…Una volta chiamato in causa
l’attuale governo, il rischio è che il tono scada. L’attività
complessiva dell’attuale governo è piuttosto scadente in diversi
campi.
La cosa più importante di questo
governo in campo culturale è la dichiarazione resa dal ministro
Giovanardi secondo cui il governo rifiuta di istituire una
commissione di controllo sui libri scolastici. Certamente rimane
angoscioso il fatto che la sua maggioranza lo avesse chiesto!
Francamente ritengo che rimanga uno degli episodi più preoccupanti.
Io ho l’impressione che il Paese dovrebbe investire di più sulla
cultura. Lei avrà seguito come me le vicende che hanno portato alla
clamorosa decisione di tutti i rettori delle università italiane
contemporaneamente di rassegnare le loro dimissioni. Non era mai
accaduto nella storia della Repubblica. E’ certamente una delle
testimonianze più drammatiche del fatto che le istituzioni
culturali del Paese non ricevono dal governo ciò di cui avrebbero
bisogno. Noi abbiamo avuto un taglio nella spesa per l’istruzione,
per la ricerca, per l’università. Si spera che dopo questo gesto
clamoroso si ponga almeno in parte rimedio. Noi abbiamo avuto una
decisione che suscita tanta inquietudine, quella che ha visto porre
in vendita parte del patrimonio artistico-culturale e del patrimonio
naturale del Paese. Voglio raccontarvi una cosa perché si capisca
che cosa è la cultura. Sono stato recentemente a Mantova… ne ho
approfittato per visitare una mostra sui Gonzaga. Una mostra
straordinaria non solo per le opere d’arte esposte, ma anche perché
gli autori hanno ricostruito la logica con cui questi signori hanno
raccolto opere d’arte. Questo lavoro è durato cinque anni di
ricerche ed è costato sette miliardi di lire. Ci sono state
tantissime polemiche…Ebbene, il risultato è stato il seguente:
460.000 biglietti venduti. Solo l’incasso dei biglietti ha coperto
l’intero costo delle ricerche; in più l’indotto per la città
di Mantova è stato una crescita del turismo del 300% e di un
indotto economico degli alberghi e dei ristoranti della città
calcolati intorno ai cento miliardi. Lavoro, economia, alberghi
aperti in inverno, ricchezza, benessere: tutto questo intorno ad una
mostra di quadri…Questa è la testimonianza di come il patrimonio
culturale del Paese può diventare un volano se viene valorizzato
con intelligenza. Noi non abbiamo petrolio, carbone, miniere di
diamanti, ma si conserva in Italia un terzo del patrimonio culturale
dell’umanità intera. Questa è la nostra miniera d’oro se la
sappiamo difendere valorizzare con intelligenza.
4.Che cosa è questa
paura di cui D’Alema parla nel libro e perché la necessità di
lasciarcela subito alle spalle?
Un grande filosofo ha spiegato
che il coraggio non è mancanza di paura. La mancanza di paura è
l’incoscienza. Il coraggio è la capacità di vincere la paura.
Questo libro non dice che bisogna non aver paura, ma che bisogna non
farsi paralizzare dalla paura. Forse sarebbe stato giusto parlare di
“paure”…Nel libro si affrontano diverse paure. Una è la paura
del terrorismo, della guerra, della violenza…il terrorismo è
diventato un terrorismo barbaro, cieco, che si abbatte sulle persone
normali…poi c’è la paura della guerra: noi viviamo
nell’attesa di una possibile guerra. Io ritengo che la guerra
contro l’Iraq sarebbe un tragico errore e rischierebbe di generare
una spirale ulteriore di violenza, di rappresaglie, di
terrore…Bisogna creare un mondo che sia insieme più giusto e
pacifico. Nella nostra società c’è un’altra paura, che è una
paura sociale. Viviamo in società in cui c’è un grande senso di
insicurezza, precarietà del lavoro, precarietà delle condizioni
sociali. Società aperte dove c’è la possibilità di crescere e
arricchire, ma nelle quali c’è anche il rischio di essere
emarginati, di perdere il lavoro,di vedere rapidamente superata
dall’innovazione tecnologica le proprie competenze…Poi ci sono
le paure della criminalità, dell’immigrazione, dei “diversi”
che sono tra noi. Infine c’è la paura del cambiamento, che è
anche paura del cambiamento politico…l’ultima parte del libro
affronta il tema della sinistra e del coraggio che deve avere di
innovare la sua cultura…Una forza che vuole cambiare la società
non può avere paura del nuovo.
Quindi in questo libro ci si
misura con le paure del nostro tempo e si indica una direzione di
marcia…su come affrontarle e su come andare avanti. Questo è il
compito della politica.
5. Cosa significa oggi
essere europei? Come dovrebbe essere l’Europa di D’Alema?
Noi avremmo bisogno di
un’Europa fortemente caratterizzata sotto il profilo politico.
Abbiamo compiuto passi importanti: mercato unico, moneta unica.
Siamo impegnati ad allargare l’Unione Europea. L’espressione
giusta è “riunificate l’Europa” perché i Paesi che entrano
nell’U.E fanno già parte dell’Europa…L’Europa è un grande
fattore di pace, è garanzia di pace. Però questo non basta.
Occorre secondo me creare delle istituzioni politiche più
forti…una politica economica unica, un politica sociale, una
politica della ricerca e dell’innovazione. Se l’Europa vuole
competere nel mondo con gli USA deve unire le sue forze in una
politica sopranazionale. Per creare un potere politico europeo
bisogna che i governi nazionali rinuncino a qualcosa o meglio
mettano in comune qualcosa. Io non uso il tema della “rinuncia
alla sovranità”. Penso che la sovranità possa essere messa in
comune per essere esercitata in modo più autorevole…Nello stesso
tempo penso che un processo di unità politica debba avere un
fondamento di valori…L’Europa è la culla della democrazia
politica e della libertà. E nello stesso tempo in Europa i valori
della democrazia e della libertà si sono sposati con i grandi
diritti civili e sociali. Noi siamo quella parte del mondo in cui si
sono affermati i grandi diritti sociali: il diritto di tutti i
cittadini all’istruzione, alla sanità, ad una vecchiaia
serena…Penso che la costruzione politica dell’Europa possa
essere tanto più forte se poggia su questi valori condivisi e sul
sentimento di sentirci orgogliosi di essere cittadini di questa
parte del mondo.
6. Un giudizio di D’Alema
sul tema del rapporto tra Stati Uniti ed Europa
Non c’è dubbio che negli Stati
Uniti c’è l’idea di una visione unipolare, idea della missione
americana…idea secondo la quale spetta agli Stati Uniti regolare
l’ordine mondiale. Io penso che questa idea sia sbagliata non solo
per il mondo, ma anche per gli Stati Uniti, nel senso che finisce
per sovraccaricarli di una funzione e di un rischio che non compete
ad un solo Paese, per quanto sia una grande potenza. E penso che
l’Europa debba cercare di divenire anch’essa una potenza
politica; e in un certo senso anche di munirsi di un più efficace
dispositivo militare, in grado di svolgere non una funzione
antiamericana, ma la funzione di equilibrare i rapporti
internazionali. Credo in un mondo multipolare, in cui ci sia una
rete di soggetti che cooperino; credo al funzionamento delle
istituzioni internazionali, in primo luogo le Nazioni
Unite…occorre che ci siano diversi attori globali sulla scena
mondiale e l’Europa deve essere un attore globale…L’Europa ha
svolto un ruolo importante nella crisi irachena perché ha imposto
agli USA che si riunisse il Consiglio di Sicurezza per la nomina
degli ispettori. Ha chiesto che non ci sia un’azione militare
unilaterale e che la questione rappresentata dal pericolo delle armi
(vere o presunte, lo scopriremo) di distruzione di massa sia
affrontato nel quadro della legalità internazionale. Io penso che
questa risoluzione sia stata un grande successo per l’Europa…in
questa sfida l’Europa ha giocato un ruolo importante. E’ proprio
così che immagino il ruolo dell’Europa…Non dobbiamo essere
antiamericani. Ma dobbiamo concepire l’alleanza e l’amicizia con
gli USA avendo anche il senso della dignità e del ruolo
dell’Europa. Alleanza non significa sudditanza, accettazione del
dominio di una sola potenza.
7. Oggi possiamo parlare di
una crisi della social-democrazia europea, o questa crisi interessa
solo una parte dei partiti progressisti europei?
Io non
credo si possa parlare di una crisi del socialismo in Europa. Penso
che ci sono state sconfitte e vittorie…C’è una situazione di
equilibrio e di competizione tra conservatori e sinistra. In questa
competizione si è affacciato un fenomeno nuovo,quello del populismo
di destra. Fenomeno pericoloso ma che ha già registrato delle
sconfitte: il partito di Haider ha conosciuto un successo ma anche
una rapida caduta. Questo perché il populismo è molto efficace a
raccogliere voti, ma scarsamente efficace a governare nelle nostre
società. Ne abbiamo un esempio a casa nostra…Dico questo perché
penso che il quadro politico europeo sia aperto, sia problematico.
La mia opinione è che quello che è entrato in crisi è una certa
esperienza storica del socialismo, un certo modello di riformismo.
Modello che deve essere superato per proporre una visione nuova del
riformismo sia dal punto di vista del suo significato sociale che
della sua dimensione. Questo libro sostiene la necessità di un
riformismo transnazionale, di un riformismo europeo e di un
riformismo della globalizzazione…C’è un’economia mondiale di
fronte alla quale manca un potere politico mondiale. Si è
determinato uno squilibrio tra l’economia e la politica che
colpisce poi le persone. La politica è lo strumento attraverso il
quale l’economia è condotta al suo fine che è la promozione
umana. Ho trovato in America Latina un grandissimo interesse per il
tema della sinistra europea. Non c’è dubbio che sta crescendo un
linguaggio politico internazionale…Ci interessa questa crescita di
un movimento di giovani, di una società civile internazionale nella
quale scopriamo sempre più che abbiamo grandi problemi comuni a cui
bisogna trovare risposte comuni. I confini del riformismo non
possono rimanere quelli dello Stato nazionale, dato che i confini
dell’economia non sono più i confini nazionali. Questo libro
cerca di spingere il socialismo europeo verso questa visione, oltre
la sua dimensione nazionale e di fare in modo che i vecchi partiti
della sinistra tradizionale si mettano in movimento.
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