Il
Palazzo del Principe
aperto
al pubblico
Durante
le vacanze natalizie, i ragazzi di Articolo
1, in maniera del tutto
gratuita, hanno reso possibile l’apertura del Palazzo del
Principe: per cinque serate, alcuni di noi, hanno accompagnato i
visitatori per le stanze restaurate cercando di svolgere anche il
difficile ruolo di guide inconsapevolmente attribuitoci, sulle
locandine, dall’Amministrazione comunale.
L’iniziativa
ha riscosso un grande successo visto l’interesse destato da una
bellezza artistica che buona parte della popolazione ha potuto
guardare, per tanto tempo, solo dall’esterno.
In
queste serate abbiamo parlato quasi costantemente delle stalle, del
fossato, dei granai, dei
caminetti e abbiamo sfatato le leggende sui passaggi segreti.
Ciò
che ci ha colpito è che la curiosità “cittadina” più
ricorrente riguarda l’utilizzo futuro del Palazzo del Principe e
quindi ci è sembrato opportuno farci delucidare dai nostri
amministratori: allo stato attuale, a parte l’istituzione
ufficiale del museo della Città di Muro Leccese che verrà
realizzato nella stalla della struttura, il Regolamento
sull’utilizzo del Palazzo del Principe è ancora allo stato di
idee ed ora è tutto gestito, con libero arbitrio, dal nostro Primo
Cittadino.
Dai
discorsi fatti con il Sindaco, il Vicesindaco e il Consigliere
Leomanni si è capito che vi è l’intenzione di realizzare una
struttura polifunzionale seguendo tre linee guida: rappresentanza
comunale, contenitore culturale, attività per finanziare il
mantenimento dell’edificio.
Possiamo
dire che l’idea iniziale di trasferire la sede del Municipio in
Piazza è stata in parte modificata, in quanto, adesso, si pensa di
portare negli ambienti del piano inferiore la sala consigliare, la
giunta e l’ufficio del Sindaco, mentre tutti i restanti uffici
resterebbero in via Salentina. Sulla questione ci sono opinioni
discordanti: c’è chi fa notare che esistono esempi di
Palazzi, anche più belli di quello di Muro, adibiti a Municipi (vedi Casarano, Martina Franca, per non parlare del Palazzo delle
Signorie a Firenze), dove ritirare un certificato significa
immergersi nelle bellezze della struttura; c’è chi invece pensa
sia perlomeno angosciante riempire delle sale così belle con mappe
e documenti.
Obiettivamente
si può dire che la soluzione di una sede municipale divisa in due
sia alquanto poco funzionale.
Come
molti hanno notato, gli ambienti del Palazzo si prestano molto bene
ad attività culturali, quali ad esempio mostre.
Il
nostro Sindaco però non vorrebbe “svendere” la struttura e
quindi, visto che sarà necessario un lavoro di selezione, l’idea
è quella di istituire una commissione costituita da personaggi di
qualificata esperienza, quali ad esempio professori dell’Università
di Lecce: in questo modo ogni richiesta verrà esaminata da
un’istituzione di indubbia competenza. Non si può nascondere però
la difficoltà nel realizzare una commissione di così alto profilo,
dato che il Palazzo del Principe non è certo la Reggia di Caserta e d’altro canto, se questa commissione non fosse
costituita da veri professori, si correrebbe il rischio di avere
qualcosa che serva da paravento alle scelte degli amministratori.
A
questo punto non resta che parlare delle attività necessarie per il
sostentamento economico del Palazzo.
Come
ormai sembra chiaro, l’idea del nostro Sindaco è quella di
“affittare” le sale del piano superiore per “serate di
Gala”, serate che in realtà hanno già avuto luogo: il nostro
Primo Cittadino prevede che con una decina di eventi all’anno si
riesca a ricavare il necessario per il Palazzo.
La
questione è diventata
un tormentone: da una parte chi, come gli Amministratori, sostiene
che queste occasioni non servono solo da un punto di vista
economico, ma promuovono il Palazzo per importanti iniziative (per
esempio, in occasione dell’ultima cena organizzata con l’Assindustria
provinciale, il Presidente della Camera di Commercio ha promesso di
portare, in primavera, una grossa manifestazione di industriali,
logicamente con un discreto seguito di giornalisti), dall’altra il
nutrito fronte degli “Indignati”, cioè coloro che temono la
nascita di una Varsaille salentina.
Naturalmente
il discorso è più complesso di quanto possa sembrare, ma a mio
giudizio, nel nostro paese, il dibattito si è impantanato sulla
questione “cene sì - cene no”, quando in realtà le soluzioni
“economiche” possono essere diverse ed integrate tra loro.
Pensiamo ad esempio al fatto che per visitare le bellezze di Muro
sono necessarie al massimo quattro ore, quindi, il nostro paese,
soprattutto nel periodo estivo, potrebbe essere facilmente inserito
in un circuito turistico nella
Terra d’Otranto (non fanno economia quei pochi turisti che si scomodano per visitare solo i nostri
monumenti, per di più per niente pubblicizzati). In questo modo non
solo, nel periodo della globalizzazione, si darebbe un’immagine più
territoriale e meno autarchica, ma soprattutto, in una terra dove
ogni cuore di mamma è straziato dalla piaga dell’emigrazione, si
creerebbero possibilità occupazionali.
È
importante ricordare che quanto scritto è tutto allo stato
d’idee, cioè non è stato deliberato ancora niente. Con questo
articolo si è ritenuto opportuno informare i cittadini di Muro
sugli orientamenti di questa amministrazione. A tal riguardo è
auspicabile un dibattito allargato in quanto l’opinione pubblica
può influenzare positivamente chi governa: basta pensare che
l’Amministrazione ha consentito l’apertura del Palazzo solo dopo
le richieste-proteste da parte di diverse componenti della nostra
società, tra le quali anche la Redazione di questo giornale.
Alessandro
Calò
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