Diritto di replica - Settembre 2000
 
Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui.

30 Settembre 2000 - Il Grande Coccodrillo
L'Ansa delle 13.41 è lapalissiana: i direttori del Tg1 Gad Lerner e quello "Piccolo Fratello" del Tg3 Nino Rizzo Nervo si sono dimessi dall'incarico. L'Ansa delle 14.41 a "firma" Roberto Zaccaria l'ennesimo flop di mamma Rai: "riconosciamo il nostro errore". Ma che siamo tornati ai tempi del Grande Coccodrillo? Quando le lacrime del post-misfatto servivano a qualcosa. A piangere sul latte versato. Solo che in questo non è stato versato nulla. Semmai mostrato, fatto vedere il Male. 

Il "vispo" omone russo che si intratteneva con un sorrisino malefico all'ombra della pianta con un giovane malcapitato: che schifo, scusate, che schifo. All'ora di cena. Dalle frequenze di quello che (una volta) era il Tg della Chiesa, cattolico. Mamma mia. La mia domanda è questa: cosa avrai mai fatto scattare la molla in Gad e collega? 

Giornalisti professionisti e provati, con anni di esperienza alle (s)palle non hanno pensato, attorno alle 18 del pomeriggio, che quel gesto avrebbe avuto ripercussioni devastanti? Chi è quel pazzo che farebbe vedere una cosa simile. Lasciamo perdere la dichiarazione di Chicco Mentana, durante il suo Tg5: "speriamo che nessun altro vi mostri queste raccapriccianti". Bene, bravo, bis. Che frega all'italiano medio di veder quella scena tratta da un filmato di provenienza russa, con tanto di attore (ahinoi) protagonista, visto che pare che quell'omone sotto l'albero fosse un reo-confesso? Ma non bastava "dare" la notizia senza immagini? 

Chissà quale bambino (scemo, verrebbe da dire) avrebbe guardato quelle immagini. "Mamma, mamma, guarda c'è un bimbo che gioca col <coso> di un signore". Ma ci voleva tanto a capire che quell'immagine sarebbe stata una bomba? Forse a Gad (peccato dicano che sia bravo) è saltato il...Nervo.

All'improvviso. Così, a bruciapelo. Senza colpo/a ferire. E adesso si lecca le penne e si legge le pene (inflitte) dal barbon di casa Rai.. "Mandateli in.. Celli" a Gad e collega. Ma no.. Perché esagerare. Oramai il danno è fatto. Il filmato è andato in onda. Forse la fortuna di Casa Rai è che stasera ci sono le partite di calcio. Tanto l'italiano medio scenderà dalla sua Bianchina, sfonderà la finestra di un qualsivoglia ignaro vicino di casa e chiederà: "Chi ha fatto palo?"... Intanto i pedofili fanno PELO su Internet a presto, caro Bds 
A.Mon.


30 Settembre 2000 - Eccolo, il libro della Kappler
Caro Cicchino, in italiano, il libro che lei cerca si intitola Ti portero' a casa. Il caso Kappler : da via Rasella alla fuga da Roma. E' stato pubblicato a Roma, nel 1988, da Cesare Ardini. E' un volume di 439 pagine. Sicuramente ne hanno una copia la Sezione biblioteche pubblica lettura del Comune di Perugia e la Biblioteca delle Civiche raccolte storiche. Museo del Risorgimento - Milano. Non so se l'editore sia ancora attivo (forse notizie su www.alice.it, sicuramente nei volumoni Editoriale bibliografica disponibili in ogni buona libreria) o se si possa recuperarne un esemplare nel circuito antiquario-remainders. Io non lo posseggo. Se l'avessi, glielo presterei. Buon lavoro 
LP
30 Settembre 2000 - Nessuno piu' vuole tacere
Caro Barbiere, chiedo anch'io la possibilità di parlare dell'ormai famigerato "dorso" del Corriere della Sera. Sottoscrivo in pieno le parole di Tonino, che conosce bene la situazione dei corrispondenti e di chi lavora da fuori per il "mausoleo" di via Solferino

In questi giorni si susseguono ,frenetiche, le riunioni ai piani alti. A quelli bassi, i "colonnelli" non solo mettono in atto le strategie di strangolamento dell'azienda , ma ci aggiungono con raffinato sadismo-come al solito- del loro. L'ordine di scuderia è: mai più articoli 12, nè altri contratti di lavoro subordinato. Solo "contrattini" a tempo determinato. Quanto sono disposti a spendere, pur di continuare a calpestare la dignità delle persone, il contratto collettivo e le leggi sulla professione?

Anche 4 milioni netti, oltre le spese. Fior di colleghi che sono sul territorio da anni e sono corrispondenti a tutti gli effetti, restano così nell'abusivismo più abbietto. 

"Sono liberi professionisti che accettano le condizioni dell'azienda", si ha il coraggio di sostenere alle Cronache milanesi. Come se fosse possibile scegliere, per chi non ha alcuna tutela e subisce le pressioni e le minacce psicologiche e verbali dei superiori.

Il "giocattolo", però, si sta rompendo nelle mani di chi tentava di costruirlo. Oltre ad aver distrutto l'orgoglio professionale di collaboratori e corrispondenti, che si stanno organizzando, in giro non si trova più nessuno da arruolare. Gli altri giornali si tengono ben stretti i propri giornalisti e la "sirena" Corriere ha perso molto del suo fascino. Le zone, ergo, restano "scoperte". I capetti, però, continuano a minacciare e ordinano  l'avanti tutta. Non si sono accorti che nessuno più crede, nessuno più obbedisce e soprattutto nessuno più tace.
Danny


30 Settembre 2000 - Quante volte, collega?
Dicono, le malelingue, che i giornalisti sono marchettari e che per un'agenda, una stilografica, un portacenere che neanche al Bar Sport metterebbero sul tavolino, sono disposti a occuparsi con zelo di ogni cosa. Al Cersaie, la principale mostra mercato della ceramica che si svolge ogni anno a Bologna - una delle più importanti in Europa - devono aver capito uno dei punti deboli della professione: il vizio dell'accaparramento, la paura del tornare a mani vuote. Insomma, arrotondare con un simpatico gadget, meglio se esclusivo, fa parte del codice genetico dell'operatore dell'informazione. 

Così una delle aziende espositrici ha inviato alla stampa un simpatico - anzi, geniale - fax. Leggiamo insieme: "Agenda Cersaie 2000. NO CONFERENZE STAMPA! Passate liberamente a ritirare la documentazione e un piccolo omaggio martedì 3 ottobre e mercoledì 4 ottobre...". Seguono le coordinate per arrivare agli stand (si trovano nei padiglioni 34 e 32). 

Quanti saranno i giornalisti che si recheranno agli stand per il "piccolo omaggio"? La curiosità - professionale, s'intende - creerà la ressa? E chi oserà, di fronte a tanta gentilezza, negare dieci righe in cronaca alle aziende? E allora questo è il momento buono: togliamoci questo peso dalla coscienza, confessiamo il nostro vizio al Barbiere della Sera. Quante volte, fratello, hai accettato omaggi? Quanti viaggi premio? Quante penne? Quanti libri a tiratura limitata? Quante oggetti e oggettini hi-fi e hi-tech? 

Io, Pokèmon, lo ammetto: in quindici anni di professione ho accumulato: una pinzetta portabanconote in acciaio argentato (perduta); una macchina fotografica a fuoco fisso del valore di 30-35mila lire (inviatami per un evidente errore da un'azienda mai conosciuta); un paio di agende decenti e una decina di orribili (girate a colleghi di bocca buona); una ventina di biro e nessuna stilografica; bottiglie di vino n° 20-25; 1 bottiglia di champagne (regalata a Natale a un parente lontano); 5-6 libri discreti, altrettanti inutili. Mi fermo qui, perchè mi rendo conto di sfigurare di fronte a colleghi che possono elencare omaggi di caratura ben maggiore come tour, benefit a due o quattro ruote eccetera. Ma ora tocca a voi. Confessate. E' gradita anche la segnalazione degli omaggi più pacchiani, così, tanto per farci una risata liberatoria.
Pokèmon


30 Settembre 2000 - Il vero scandalo
Lo scandalo non è rappresentato delle immagini ai TG. Lo scandalo è il fatto che oggi la 'notizia' non è la vicenda 'pedofili' bensì le dimissioni dei direttori. Saluti 
Luigi Accomazzo,Asti
30 Settembre 2000 - In fondo solo solo russi
In merito ai filmati porno messi in onda da TG 3 e TG 1 hanno detto tra gli altri: Fanco Abruzzo - Presidente Ordine dei Giornalisti Lombardi - "Non si può imputare nulla ai direttori dei telegiornali. I minori nei filmati sono moscoviti o ucraini, e non possono essere quindi riconosciuti" .....  che dire ? se questo signore [sic] non solo è giornalista ma Presidente Regionale dell'Ordine, allora siamo veramente messi male. 
Franco Natali - Firenze
29 Settembre 2000 - Lettera aperta a Franco Caltagirone
Un gruppo di colleghi napoletani, che hanno chiesto di rimanere anonimi, ci ha inviato questa lettera indirizzata all'editore Francesco Gaetano Caltagirone, affinche' fosse diffusa sulle pagine del Barbiere. Eccola. 

Caro Caltagirone, 
Da anni Il MATTINO, il più grande quotidiano del Mezzogiorno, non produce un praticante. Da anni non produce un'assunzione ex articolo 1. Il giornale è in crescita, sia sul piano delle vendite, sia sul piano qualitativo. 

E se il merito va in larga parte al direttore Paolo Gambescia, dietro la crescita c'è anche l'impegno dei collaboratori e dei corrispondenti, che confezionano un vero e proprio "giornale nel giornale". 

In una regione dove i problemi occupazionali sono amplificati in quasi tutti i settori, ci si aspetta un segnale importante da un'impresa in espansione. Oggi, dopo molti anni, si torna a parlare di assunzioni. Ma tra i candidati non c'è nessuno dei validi corrispondenti e collaboratori che aspettano da anni, e che attualmente lavorano in condizioni disastrose. Alcuni hanno contratti da fame, altri non hanno alcun contratto e percepiscono compensi irrisori rispetto alle spese che il lavoro comporta, soprattutto in termini di telefonate e spostamenti.

Tutti continuano nella speranza di un miglioramento. E ora corre voce che l'azienda voglia assumere persone che poco o nulla hanno dato fino ad oggi a questo giornale, e se hanno dato, lo hanno fatto dietro regolare compenso con i contratti a termine.

Più volte i collaboratori e i corrispondenti hanno invocato una soluzione, più volte hanno chiesto un miglioramento delle condizioni di lavoro attraverso un aumento dei livelli retributivi e dei compensi e l'istituzione di una corsia preferenziale nelle contrattualizzazioni e nelle assunzioni, ma sono stati sistematicamente ignorati.  Nessuna prospettiva si è aperta per loro neppure sul sito Caltanet, che pure può offrire nuove occasioni di lavoro ai giornalisti. 
A te vogliamo chiedere di intervenire affinché le prossime contrattualizzazioni e assunzioni diventino un'occasione per sanare le situazioni di precarietà che coinvolgono i collaboratori e i corrispondenti, e per premiare il loro impegno.       Grazie di cuore.


29 Settembre 2000 - Tutto tranquillo a eBiscom
Caro Figaro, permettici solo poche righe per rassicurarti sul clima assolutamente sereno che regna nella nostra redazione. Tutto procede nei tempi e nei modi previsti: sul progetto, sui contenuti, sugli aspetti formali.  Ciascuno di noi è a tua disposizione per ogni chiarimento.

Sergio Luciano, Abate Sergio, Biondi Silvia, Buffa Mauro, Calcagno Domenico, Castelli Daniela, Cohen Sabrina, Di Collalto Camilla, Esposito Nino, Ferraiuolo Luca, Fior Paolo, Gamba Matteo, Ligammari Paolo, Mancini Sonia, Ottaviano Carlo, Pagani Paolo, Paolin Chiara, Perazzino Silvia, Percivale Donatella, Piscitelli Olga, Ricci Sargentini Monica, Rossi Giampiero, Rossi Castelli Paolo, Rubino Monica, Scorranese Roberta, Scuderi Antonio, Trovellesi Laura, Valente Adolfo, Vercesi Pierluigi.


Abbiamo parlato brevemente con Pierluigi Vercesi, redattore capo di eBiscom. Vercesi ha precisato al Barbiere che tutto procede con regolarita' nella messa a punto del prodotto giornalistico in confezione, compreso, per i giornalisti, il passaggio al contratto nazionale di categoria, a partire dal 1 ottobre prossimo. 
Quanto alla testata  prescelta per il notiziario, Vercesi ha precisato che la redazione sta sperimentando tre possibili testate. La scelta finale spetta naturalmente all'editore.
Il Barbiere si scusa per le inesattezze.
29 Settembre 2000 - Max Parisi ci fa un controshampoo
Cari Barbieri, l'onore di essere stato citato (per danni a Rutelli) dalla vostra signorina che lava i capelli e' tutto mio. Tuttavia mi permetto di far notare tre imprecisioni. La piu' importante ma non la piu' significativa e' l'aver scritto che "sto dedicando ore e ore di trasmissione contro il sindaco di Roma". E' falso.

In realta' ho dedicato all'individuo solo tre miserrime puntate del mio editoriale (5 minuti ciascuna) e neppure contro, semmai a favore delle notizie - nel caso giudiziarie - che lo riguardano. Ma devono aver urtato cosi' tanto la sensibilita' dell'addetta al lavaggio della mia testa, che ogni minuto l'avra' dilatato a quarto d'ora. Mi dispiace per la sventurata, davvero. Se mi dite dove, le inviero' un mazzo di rose, o, a scelta, dei sigari o una cassa di finocchi, casomai fosse uomo o omo. Anzi no. mi correggo, niente omaggi. Perche' la seconda imprecisione, di gran lunga peggiore, riguarda Monica Rizzi e mi ha ferito. Mi ha ferito l'odore di razzismo che emanano le parole al suo riguardo della vostra shamparola. L'aver sottolineato, marcato e evidenziato che monica e' una "ragazza di colore" e' di per se stesso razzismo e discriminazione. In aggiunta, secondo la sguaiata, Monica l'avrei "scaraventata in video".

Il verbo scaraventare, immagino sappiate, racchiude in se' violenza e sopraffazione. Averlo usato fa assumere a Monica la veste di presunta vittima della mia violenza e sopraffazione ai suoi danni. Questa vostra azione, egregi barbieri, e' titanica. Sarebbe bastato sentire la "scaraventata" per capire quanto eravate fuori strada. Ma dato che e' offensivo sostenere che siete dei giornalisti alle prime armi, ho deciso che foste uomini e vi avessi a tiro, due sganassoni non ve li toglierebbe nessuno. Le shampiste non si toccano neanche con un fiore, ma voi barbieri si', eccome. A differenza di Umberto Bossi sono pacifico, ma non pacifista.
Ah, scordavo. Mai ho detto e neppure ho mai accennato al fatto che "Rutelli s'e' portato a casa un figlio straniero accanto a quello naturale". Pazienza, la shampista era frastornata. Pero' da parte mie domandatele cosa significa e cosa vorrebbe rappresentare l'espressione "un figlio straniero". Spero che non sia quello etimologico, il senso. Vi dico che se quelle due parole avessero riguardato, per definirlo, un mio figlio adottivo, oltre agli sganassoni vi distruggerei a calci anche la bottega. Straniero? Figlio straniero? E quando mai un figlio e' straniero? Avanti, avanti cosi'. Per fortuna che poi c'e' l'inferno. Girone dei merdaioli. Auguri.
Max Parisi

Accidenti! Parisi se l'e' proprio presa a male. Forse un po' troppo. Nessuno ha mai scritto che Parisi ha polemizzato con Rutelli per aver adottato un figlio. Casomai lo ha fatto Umberto Bossi. E non c'era certo violenza nell'espressione "scaraventare in video", ci mancherebbe; non quanta ce n'e' negli sganassoni e negli insulti di Max. Pazienza. Il diritto di replica, anche brusco, e' sacro.
Bds


28 Settembre 2000 - Un Messaggero con la cravatta
Caro Figaro, quando ieri sera abbiamo saputo che finalmente era stato assunto il sostituto di Giuseppe Di Piazza tutti noi abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Sinceramente.Adesso che redattore capo centrale (Regolini), redattore capo centrale aggiunto (Pozzi), capocronista (Barbano) sono tutti uomini scelti da Graldi - e non eredità ingombrante di Pietro Calabrese- speriamo in un po' di pace,e di poterci rimettere al lavoro.

Certamente ora non si puo' piu' dire che i problemi del Messaggero dipendono dal fatto che Caltagirone non ha consentito al direttore di avere una squadra sua e che i "calabresiani" gli fanno guerra fredda. I "calabresiani"   non ci sono praticamente più. Se ne sono andati come il capo dello sport Barigelli, la caporedattore centrale Diana De Marco, il capocronista Paladini, il caporedattore di Milano Pesenti, il caporedattore centrale Di Piazza. O sono stati esonerati come il capo degli esteri Marinone. O trasferiti in provincia come il capo del politico La Rocca. O hanno scelto di stare defilati come Rossi, che da redattore capo centrale ha chiesto di tornare a fare il capo dello sport, cosa che faceva esattamente dieci anni fa. 

Adesso Il Messaggero è vestito di nuovo. Un giornale finalmente "con la cravatta" come dice l'editore Caltagirone. Il quale -a parte i comunicati a pagamento su vari quotidiani- ha offerto al Messaggero e al Mattino la nuova pista sul rapimento di sua moglie, la signora Luisa Farinon

Così, grazie a due pezzi firmati sul Messaggero da Massimo Martinelli e sul Mattino da Raffaele Indolfi, ora sappiamo quello che gli inquirenti hanno tenuto nascosto sul caso Begasson-Caltagirone. Intanto che "le indagini non sono affatto archiviate come sembrava" (Indolfi), e poi che "un ruolo in tutta la vicenda" potrebbe averlo avuto "la potente organizzazione filippina che ogni anno garantisce l'accesso in Italia di centinaia e centinaia di clandestini" (Martinelli).
Dietro il domestico filippino, non un poveretto come descritto fin qui ma <"n culturista" come scrivono i due giornalisti, insomma ci sarebbe una vera e propria banda che voleva sequestrare e uccidere la signora. 

Ma San Benedetto protettore dei giornalisti, se dietro il vero giallo dell'estate c'è questo po' po' di roba, perchè i grandi giornali italiani e i prestigiosi settimanali non si buttano su una vicenda del genere? E perchè per tutto questo tempo la procura di Roma ha considerato il caso chiuso, tanto che domenica alla brillante giornalista di Libero, Cristiana Lodi, il giudice Andrea Padalino rispondeva: "Finiamola con le supposizioni. E' soltanto la storia di un banale sequestro e di una rapina nemmeno riuscita, conclusasi con un suicidio. Sì un suicidio al di là del quale non vedo nessun'altra alternativa"? 

E se adesso la Procura ammette di avere nuovi elementi, perchè certe notizie le hanno solo i giornalisti del gruppo Caltagirone? Forse perche' sono piu' bravi degli altri. A questo proposito va segnalato ai direttori dei tutti i giornali italiani il commento anonimo e quindi attribuibile al direttore  Gambescia apparso sul Mattino

Si lamenta "un' informazione drogata (Libero?, ndr), la realtà spiata dal buco della serratura (Dagospia?,ndr.), il gossip che assurge a verità (Il barbiere?,ndr.), illazioni e voci che diventano oggetto di analisi e commenti (Feltri?,ndr.), il computer usato per meschinerie, vendette personali, servigi resi al potente di turno o più banalmente all'amico dell'amico".
Aggiunge comunque l'anonimo estensore del fondo: <"bbiamo sempre pensato che i giornalisti non dovrebbero mai accontentarsi delle verità ufficiali, che è loro compito scavare ed indagare". Capito, cari direttori? Bene, fatelo subito! 
Marcos y Marcos


27 Settembre 2000 - Che bella la vita del corrispondente
Chiedo la vostra ospitalità per potermi inserire nel dibattito sui dorsi del Corriere della Sera. Ho letto con interesse le lettere apparse nei giorni scorsi, in particolare quella di Pablo, ex giornalista del Corriere che dipinge un quadro a tinte fosche (ma reali) di quanto avviene all'interno del primo quotidiano d'Italia. 

Un aspetto, però, non è stato finora toccato: quello dei corrispondenti. Bella vita, si penserà, essere corrispondente del Corrierone. Soldi a palate. Garanzie per gli anni a venire. Soddisfazioni.... quando mai. Anzi. Quando Tonino Carotone ha scritto la canzone tormento dell'estate forse pensava proprio ai corrispondenti di via Solferino: mondo difficile, felicità a momenti e futuro incerto. 

I dorsi che da ottobre accompagneranno il quotidiano potranno essere realizzati soltanto con l'apporto (essenziale) dei corrispondenti, vera e propria linfa vitale di molti settori del Corriere della Sera (come di tutti i quotidiani). Eppure, per loro, non è previsto alcun riconoscimento contrattuale (e non parlo soltanto di soldi, ma anche di garanzie). 

Al contrario per i corrispondenti si aprono mesi di autentica passione: aumentano le pagine e dunque le notizie da garantire (e questo potrebbe anche essere un bene), ma soprattutto aumenta la disponibilità di tempo loro richiesta: 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. Nulla di nuovo sotto il sole, si penserà, anche se per i corrispondenti dalla Metropoli e dalla Lombardia la domenica (fatto salvo casi eccezionali) era sinonimo di riposo. 

Ora l'avvento dei dorsi porterà più lavoro... e basta. I corrispondenti precari restano precari. Pagati a pezzo. Con i contributi, le tasse e le spese (molte) da pagarsi. E con una vita personale in via di estinzione. Si potrà obiettare che in fondo tutti quanti si devono fare le ossa, la gavetta... ma, anche se così fosse (e non lo è) mi sorge spontanea una domanda: è giusto che i primo quotidiano d'Italia, il ricco, blasonato e (giustamente) ammirato Corriere della Sera abbandoni nel precariato decine di persone pronte, con il loro lavoro, a garantire l'uscita dei famigerati dorsi e, di conseguenza, l'introito di decine di milioni di pubblicità? A voi l'ardua sentenza. 
Tonino


27 Settembre 2000 - Se il giornalismo fa harakiri
Caro Barbiere, è vero che il giornalismo sta morendo, ma a dargli una grossa mano siamo proprio noi. In prima linea è l'ordine, che (a proposito di contratti...) permette che un praticante, sospirato traguardo che si conquista spesso alla non più verde età di 30 anni, guadagni un milione  ecinquecentomila lirette tonde tonde al mese. 

Lo stesso ordine che peraltro non esercita alcun tipo di controllo di qualità sull'informazione, permettendo ogni genere di marchetta e redazionale truccato da notizia. Ma tanto per non fermarci alle categorie vaghe e per evitare di fare di ogni erba un fascio: dove sono i culi di pietra che gestiscono le redazioni quando i giovani e incensati manager della pubblicità ordinano un pezzo celebrativo della tale azienda con la scusa che "stiamo rinnovando il contratto" (dell'inserzionista, ovviamente)? 

Sono gli stessi culi di pietra che poi fanno spallucce quando c'è da fare un`inchiesta sullo sport italiano dopato (ciclismo e nuoto su tutti, ma anche il santo calcio) e invece ordinano nove colonne sugli ori olimpici degli azzurri. Ignorando che il re Mida che li ha generati spesso si chiama epo, nandrolone, ormone della crescita (da un'inchiesta del Coni lo prende il 20% degli atleti azzurri a Sydney). 

E che dire degli stessi culi di pietra che gettano l'embargo sulla notizia dei due militari italiani morti di leucemia in Kosovo per effetto dei proiettili all'uranio impoverito sparati dagli americani? L'unico giornale che ha dato la notizia è il Libero di Feltri. E se siamo arrivati a delegare a Feltri le inchieste controcorrente, il malato stampa ha davvero i giorni contati. 

Nè gli ex di Lotta continua che monopolizzano le testate e le direzioni editoriali dei principali organi d'informazione (i vari Lerner, Briglia, Mauro, Mieli, per citarne solo alcuni) si sono distinti in alcun modo dalla congiura del silenzio. Questo, caro Barbiere è il prezzo del potere. Ma come si fa a essere sgarbati con chi è stato tanto prodigo di cariche, ricchi premi e cotillons? E poi sono notizie tutte da verificare... Certo, non si può pretendere che giornalisti cazzuti come Oriana Fallaci ne nascano a grappoli. Anzi, è gravemente malata anche lei... Vuoi vedere che non piace neanche a Dio? 
Zorro


27 Settembre 2000 - Mitrovica? Mitròviza? Mitrovìza? Boh...
Caro Barbiere, non so se ci sia bisogno di una manicure, una pedicure o una semplice lavata di capo, pero' qualcosa bisognera' pur fare. Possibile che gli inviati dei principali telegiornali, quando realizzano i loro servizi dai vicini Balcani, non siano in grado di azzeccare nemmeno la pronuncia del nome della citta' in cui sono stati mandati? 
Ieri l'inviato del TG2, parlando di Mitrovica (pron. esatta Mitròviza), ha avuto l'ardire di dire "Mitrovìza": se nel corso della sua permanenza in loco non aveva avuto modo nemmeno di imparare il nome della localita', poteva preparare il servizio da Roma, facendo risparmiare alla sua azienda la trasferta. Stesso discorso per il TG1, che l'altroieri parlando del candidato premier Kostunica (pron. Kostùniza) ci ha deliziato con un gustoso Kostunìza. E forse e' meglio evitare di tornare con il ricordo agli anni della guerra serbo-croata e ai vari Bangia Luka, Karlovak e cosi' via. Pensavamo (speravamo) lo scempio fosse terminato: e invece, quando meno te l'aspetti... 
PJ
27 Settembre 2000 - Ma le vogliamo dare le notizie?
Caro Barbiere, apprezzo la scelta editoriale di non ospitare nel sito attacchi personali. Vorrei perciò limitarmi a segnalarti il caso della rassegna stampa del Tg5. Nelle due edizioni in cui ha dovuto far fronte all'insolita carenza di quotidiani, il collega che la conduce s'è ben guardato dal comunicare ai telespettatori che era in corso uno sciopero dei giornalisti. 
Perché? Formulo quattro ipotesi: 
a) tanto aveva testate in abbondanza, ché ormai il fronte sindacale è un pallido ricordo; perciò ha ritenuto l'informazione ininfluente 
b) non gliene importa un tubo 
c) la rassegna stampa del tg5 viene mandata in onda dalla Patagonia, dunque il collega non poteva sapere che i suoi colleghi stavano scioperando d) non condivide lo sciopero (legittimo, ma ha comunque omesso di dare una notizia) 
Se chi mi legge  vesse voglia di formulare altre ipotesi, potrebbe persino aprirsi un dibattito. Magari estendendolo al perché i giornalisti Rai possano posporre sine die i loro scioperi cordialmente 
Wilkinson
25 Settembre 2000 - Giornalisti e lustrascarpe
Apriamo un dibattito sugli scioperi della stampa? No, non "sullo" sciopero di questi giorni, ma sugli scioperi di categoria. Sono contro, fermissimamente contro. E non perchè contesto le ragioni, tutte sacrosante, ma perchè contesto le modalità delle protesta. Lasciare una nazione senza informazione è indegno e immorale, così come lo sarebbe se fosse la Polizia a fare sciopero. 

Informare è un dovere, da rispettare ad ogni costo, sento un fastidio personale quando non posso leggere il giornale o seguire un notiziario alla TV. Certo, sono garantiti comunicati e notizie d'emergenza, ma sappiamo tutti che il blackout d'informazione è pressochè totale. Senza contare che le persone, "la ggente", sono stufe degli scioperi, e sono ancora più stufe se provengono da categorie non proprio ben viste, come giornalisti, medici e piloti, ritenute a torto o a ragione comunque privilegiate. 

Non a caso si è fatto di tutto per "salvare" le Olimpiadi, alla faccia della compattezza della categoria. Ecco quindi che lo sciopero dei giornalisti ci allontana sempre di più dalla pubblica opinione, quella che dovrebbe far parte del nostro lavoro, ci rende antipatici ("ma perchè scioperano? Vogliono ancora soldi? E a noi che ce frega?") e ancora di più impopolari, come se ce ne fosse bisogno. Naturalmente le questioni sollevate dagli scioperi sono spinose e vitali e meritano attenzione, ma ci sono modi migliori per far sentire la propria voce e suscitare attenzione, anzichè antipatia. Scioperi bianchi, fascette al braccio, quotidiani con una pagina bianca e altre forme "silenziose" possono attirare l'attenzione, per arrivare a gesti di piazza come fare i lavavetri, i venditori ambulanti di giornali, gli scribacchini a pagamento agli angoli delle strade o perfino i lustrascarpe, se serve per pubblicizzare l'iniziativa. 

Ed una grande firma che facesse il lustrascarpe per protesta finirebbe sicuramente sulla CNN, mentre certo non ci finisce se fa il solito sciopero, il problema è: c'è qualcuno che ha davvero voglia di fare lo sciopero alternativo?
Enrico Maria Ferrari


25 Settembre 2000 - Facciamoci del male
Caro Barbiere, al termine di queste due giornate di sciopero sono ancora più convinto che questa forma di lotta - per quanto giusta nella motivazione - sia non solo divenuta inefficace ma addirittura paradossale. Esempio di 
provincia, a Viterbo: il Corriere di Viterbo di tale Alberto Donati esce lo stesso e per due giorni fa il pieno, a braccetto con il Tempo (dove eppure dovrebbero ricordare quando erano state fatte iniziative in loro favore...). 
Al Messaggero, così, dove invece si è aderito allo sciopero si resta a guardare. E Donati - qui ma anche da altre parti, lui ma anche altri editori - ringraziano per lo sciopero che in realtà diventa una pioggia di copie vendute. Dal particolare al generale, lo spettacolo è altrettanto poco edificante. Se a questo aggiungiamo che con Internet e altro comunque sia il flusso dell'informazione non si ferma, allora è evidente che  lo sciopero è un'arma che rischia di diventare addirittura autolesionista. Forse mi sbaglio, ma dei dubbi ne ho. Che si può fare?
Mauro
25 Settembre 2000 - La legge e' uguale per tutti?
Vorrei porre un quesito ai colleghi. Perchè una categoria protetta, come invalido o orfano del lavoro, nella nostra professione non viene rispettata? Una legge dello Stato impone il collocamento obbligatorio per disabili e orfani del lavoro. Ma per i giornalisti, ho scoperto, la norma "non vale". Pienamente d'accordo sul fatto che nessuno può improvvisarsi professionista, pienamente d'accordo anche sul fatto che un'azienda non può "comprare" a scatola chiusa, soprattutto quando il mestiere è così delicato come il nostro. 

Il punto non è questo. Ma quando un'azienda utilizza un professionista per numerosi contratti a termine (6 e alcuni di lunga durata) e il collega ha dimostrato ampiamente di saper fare il suo mestiere, altrimenti non sarebbe stato richiamato, la legge dello Stato perchè viene dimenticata? Non voglio entrare nelle polemiche personali sull'assunzione di altri, forse meno qualificati ma più raccomandati, colleghi. E capisco che in questo mestiere, soprattutto in alcuni casi, alcuni invalidi potrebbero non reggere il ritmo. Ma la mia iscrizione nella lista delle categorie protette è come orfana del lavoro. Credo di non accampare assurde pretese, ma di chiedere soltanto un po' di rispetto delle leggi dello Stato. Ho accettato la mia gavetta come tutti (abusivismo compreso), gavetta che dura da ben 11 anni. Un ennesimo schiaffo morale per chi, come me, ha dovuto cavarsela da sola. Nel nome del lavoro ho perso un padre. Nel nome degli editori resto precaria. 
Una precaria amareggiata


25 Settembre 2000 - Sei italiana? Arrangiati
Mai stata xenofoba e men che meno, dio non voglia, razzista, ma ho avuto un rigurgito patriottardo vedendo l'infelice spot della Presidenza del Consiglio. Si vede una donna che scappa, che viene raggiunta da due uomini, poi picchiata, ancora una cornetta di telefono staccata e infine la conclusione: "se sei straniera e sei costretta a prostituirti chiama il numero verde eccetera eccetera". E invece, ho pensato, se sei italiana e costretta sul marciapiede (e non poche ce ne sono) arrangiati da sola e nel frattempo continua a fare la puttana. Ciao
25 Settembre 2000 - Giornali colabrodo
Vogliamo parlare di buchi? Di quelli veri, delle voragini? La Repubblica di oggi, giovedi 21 settembre si è dimenticata che domani, 22 settembre si "celebra" la giornata senza auto (e senza motorini). 92 pagine, circa 160 articoli, e non una riga (neppure in cronaca) su ciò che domani interessa un paio di milioni di cittadini romani ed a qualche decina di migliaia di lettori del quotidiano di Ezio Mauro. Poco male, penserà il Barbiere, ne ha sicuramente parlato il giorno prima: vero: quattro righe in coda ad un articolo di pagina 27, dal titolo "Ministri in bici per un giorno". I ministri in bici, ed i lettori di Repubblica? magari con la multa. Ma come lo fanno il giornale i giornalisti di Repubblica? Scendano un po' con i piedi per terra. Grazie 
Antonio Riva
25 Settembre 2000 - Diciamolo pure: hanno scopato
Caro Figaro, doveva succedere, è successo. Lanci di agenzia come se piovesse, articoli e articolesse, servizi e servizietti sulla (fortunata?) trasmissione di Stream, Canale 5 e Jumpy. Annunci epocali: "Al Grande Fratello stasera si tromba". Polemiche da caserma, Celli che risponde "Dovevano scopare e hanno scopato" (E smettiamola di scrivere "hanno fatto sesso": se Celli dice "hanno scopato", scriviamo "hanno scopato"). Gente che va a Cinecittà con le trombe da stadio e urla "Pietro, Pietro!" per esprimere simpatia e consenso al protagonista della "notte d'amore" in mondovisione... 

Il Vernacoliere tra un po' resterà senza clienti. Per sopravvivere gli consiglio di lanciare un'edizione livornese dal titolo "Il grande caciucco", via web sul sito www.vernacoliere.com: cinque marinai e cinque sirene in una stiva. Come regista suggerirei il Conte Uguccione, quello di "Mai dire Goal" e della pubblicità del Superenalotto... In fondo è la stessa cosa, una zuppa dove nuota di tutto. Ma la mistica? Dove la lasciamo la mistica? Questi ragazzi che si tengono per mano e pregano per l'anima del povero Derek Rocco Barnabei? O che si mettono a pregare a voce alta ispirati dalla propria visione davanti allo specchio del bagno? Lo spirito è forte ma l'omo nun è de legno.
Zioproto


25 Settembre 2000 - Manicure, stavolta hai esagerato
Eh no, caro Barbiere, la tua mano stavolta non è stata fermissima e mi hai tagliato. In manicure va tutto bene, tranne la pronuncia di "summit" e "media": sono entrambe parole inglesi, e come tali vanno pronunciate, né più né meno di "man", "school" eccetera. Sfido chiunque a trovare su un vocabolario di latino un verbo "summittere" o un sostantivo "media". 
Un assiduo cliente della vostra bottega

Caro cliente, su "summit", forse si puo' discutere, ma su "media" hai torto. Media altro non e' se non il plurale neutro latino di medium.
Bds


25 Settembre 2000 - Il rifiuto di James Gilmore
Gentile redazione del Barbiere, uno dei miei compagni di servizio civile ha inviato, assieme ad altri, una e-mail al governatore della Virginia riguardo il caso Barnabei qualche giorno fa. Abbiamo pensato di mandarvi la sua lettera e la risposta, un po' freddina, del governatore. 
Federico Albarello

Nella notte fra il 14 e il 15 settembre è stata somministrata la pena di morte a Rocco Derek Barnabei, un italo-americano residente negli Stati Uniti e accusato di aver rapito e ucciso la sua compagna. Sono in molti a pensare che sia stato mandato al supplizio un uomo senza esser certi che abbia davvero compiuto il reato di cui è accusato.

Il 13 settembre i Circoli Popolari hanno inviato un appello al governatore della Virginia James Gilmore, chiedendogli la sospensione della condanna. La nostra voce si è unita alle richieste di clemenza provenienti da tante autorità italiane ed internazionali, tra le quali il Papa. Con questo appello abbiamo voluto non solo difendere la vita del giovane Rocco Bernabei, ma anche ribadire la nostra posizione di contrarietà rispetto alla pena di morte, in ogni caso la si voglia applicare. 

"I circoli popolari si appellano al governatore dello stato della Virginia perché impedisca la pena capitale per Rocco Barnabei. Infatti nessun uomo, né lo stato possono disporre della vita di un altro uomo, nemmeno per un giusto motivo. Reputiamo la pena di morte ingiusta rispetto a qualsiasi reato. Punire un assassinio con un altro assassinio è una contraddizione palese, con cui lo stato si pone allo stesso livello dei criminali. ". CIRCOLO POPOLARE "G.K.CHESTERTON

Il governatore ci ha inviato la seguente risposta: 
"After a jury trial of 11 days, Derek Rocco Barnabei was convicted of capital murder and rape of 17-year-old Sarah Wisnosky. After hearing additional evidence related to aggravating and mitigating circumstances, the same jury sentenced Barnabei to death and the presiding judge affirmed the sentence. "The evidence was overwhelming that Barnabei raped and murdered Sarah Wisnosky. Two separate DNA tests performed during the original investigation revealed that Barnabei's semen was present in the victim. DNA tests also showed that no other person's semen was present. An autopsy confirmed the sexual intercourse was by force. DNA tests also confirmed Ms. Wisnosky's blood was on Barnabei's bed and throughout his room. In addition, Barnabei fled Norfolk in the hours before Ms. Wisnosky's body was found and thereafter lived under an assumed name. Based on a review of all of this evidence, the U.S. Court of Appeals for the 4th Circuit ruled that the evidence 'admits of no real uncertainty on the question whether Barnabei raped Sarah Wisnosky.' 

"Last week, in of an abundance of caution, I directed the Virginia Division of Forensic Science to perform additional DNA tests on fingernail clippings taken from Ms. Wisnosky's hands. Barnabei, through his attorneys, requested this testing on the theory that Ms. Wisnosky scratched her attacker as she was choked. "Pursuant to an Order of the Norfolk Circuit Court, the evidence envelopes containing Ms. Wisnosky's fingernails were delivered to the Virginia Division of Forensic Science. Dr. Paul Ferrara, Director of the Division of Forensic Science, advised me that the fingernail clippings were received uncompromised, in their original sealed and secured envelopes, one containing clippings from the left hand and one from the right. Dr. Ferrara further advised that the envelope seals displayed the initials of the examiner who originally reviewed the fingernail clippings and secured them in the envelopes. That seal was secure and unopened. Based on Dr. Ferrara's opinion, I directed DNA tests on the fingernail clippings to proceed.

"The Division of Forensic Science has concluded its DNA tests and has presented the test results to me today, September 11, 2000. The new DNA tests reveal that Ms. Wisnosky's fingernails contained her own DNA and the DNA of one other person. The Division of Forensic Science ran the DNA profile of the second individual through the Commonwealth's DNA data bank. The search revealed a positive match with one and only one individual -- Derek Rocco Barnabei. "This DNA test result confirms that Derek Rocco Barnabei is guilty of the rape and murder of Sarah Wisnosky and vindicates the jury's verdict, as well as the numerous appellate court rulings upholding the jury. 

"I extend my heartfelt sympathy to Ms. Wisnosky's family for their loss and for any pain caused by this clemency process. "Now that the guilt of Barnabei has been confirmed, there remains the generalized assault on capital punishment by many in this country and foreign countries. I believe we are entitled to set a moral standard that violent murder will not be tolerated by a civilized people. The rule of law requires that at some point the community is likewise entitled to justice. "Based upon a thorough review of the DNA test results confirming Barnabei's guilt, the numerous court decisions in this case, and the circumstances of this matter, I decline to intervene in the case of Derek Rocco Barnabei."


22 Settembre2000 - "Corriere. Vogliamo dirla tutta?"
Ho letto il vostro pezzetto sul caso-dorsi al Corriere della Sera. All'apparenza non fa una grinza. Ma tra tante verità manca forse quella che nessuno vuol dire. Io, che ho lavorato per tanti anni in quelle "austere stanze" (il luogo comune più comune che si ama usare quando si cita il Corrierone) ci provo. 

Avete un'idea di quanti colleghi scaldano da decenni le loro sedie in via Solferino a Milano e in via Tomacelli a Roma senza fare assolutamente niente? Guadagnano un sacco di soldi, con la scusa degli stage professionali fanno vacanze a spese dell'azienda in tutto il mondo, hanno auto in leasing e altri benefits. Sono però attivissimi a lanciare le lotte in assemblea, ahh su quello sono imbattibili. Questa è la reltà.
Ha ragione l'azienda quando decide di non assumere. Deve però decidersi a far lavorare chi non fa niente, e sono tanti ve lo assicuro. Quello è un giornale che esce ogni giorno per miracolo grazie al mazzo che si fanno non più di cento persone. Le altre 200 sono imboscate. Protette da un sindacato bulgaro che lega le mani al direttore. Con le persone inattive che ci sono al Corriere altro che due dorsi: se ne potrebbero fare dieci. Fatevelo raccontare da chi resta a lavorare tutte le sere fino a mezzanotte senza rompere le scatole e per questo senza ottenere null'altro più che umiliazioni (al Corriere più dai fastidio più ti temono). Ve lo confermeranno, ma sottovoce. 
Pablo


22 Settembre 2000 - Ci dica, che effetto fa?
Ciao a tutti.  A proposito di "tg nel pallone", e comunque sono argomenti lieti.  Purtroppo non ho fatto in tempo a scrivervi ieri "in diretta".  Si tratta de "La vita in diretta", collegamento da Latina per parlare con i genitori di un ragazzo, 19 anni, morto quest'estate travolto da un'auto con a bordo solo extracomunitari. 
La giornalista espone ai poveri genitori la dichiarazione della Questura di Latina, la quale spiega «che: il conduttore dell'auto è attualmente detenuto, gli altri due occupanti sono stati accompagnati alla frontiera ed espulsi». 
Segue la domanda al padre: «Che effetto fa sapere che vostro figlio è sotto una lapide, e gli altri (i due della spiegazione di sopra) sono comunque liberi?». 

Ma stiamo scherzando? Si può chiedere una cosa del genere? La giornalista avrà provato a mettersi al posto di una madre, che vice una tragedia del genere? Ma come c... può sentirsi un padre, in una situazione simile?  Queste la mia reazione al servizio, istintiva ed emotiva, lo so... 
Alla prossima, Buon taglio 
Remigio Russo


22 Settembre 2000 - Abruzzo, con te saro' Franco
Ma Franco Abruzzo chi?, quello cheprima deferisce d'ufficio Vittorio Feltri e poi dice che non è un processo (con una pena) già rato consumato, ma solo "un fascicolo aperto", una "pratica istruita presso l'Ordine dei giornalisti" (che Abruzzo presiede e governa)? 
Per caso, lo stesso Franco Abruzzo che quest'estate tuonava contro le liste dei pedofili pubblicate dal quotidiano che Vittorio Feltri dirige, Libero, e che ne esigeva (di Vittorio Feltri) la "possibile radiazione" da un Ordine al quale Feltri non è iscritto (lo ha già radiato - ci risulta - da quell'Ordine lo stesso Abruzzo, tempo addietro)?

Per caso, lo stesso Franco Abruzzo che, in una calda giornata di luglio, presentava - insieme a Vittorio Feltri - il nuovo quotidiano che da lì a poco avrebbe esordito nelle edicole descrivendo il suo direttore "dotato dello stesso coraggio e dello stesso spirito di quei garibaldini bergamaschi e bresciani che, al seguito di Garibaldi, liberarono tutto il Sud, anche le mie terre calabresi, dall'oppressione borbonica scegliendo di rischiare la loro vita per un ideale nella epica spedizione dei Mille"? 
Per caso, lo stesso Franco Abruzzo che diceva - davanti a una platea di signore ingioiellate, alte autorità politiche, civili e militari, grossi imprenditori e bella gente - "Caro Vittorio, a Libero ho spedito i migliori allievi della "mia" scuola di giornalismo!". La "sua" scuola di giornalismo? Ma Abruzzo chi? Quello che oggi si scandalizza per le liste dei pedofili e ieri inveiva contro "i troppi immigrati"? No, così, tanto per sapere. 
Giovanni dalle Bande Nere


21 Settembre 2000 - Un comunicato del Cdr del Messaggero
Leggiamo in uno dei servizi da voi dedicati alla situazione sindacale del Messaggero i seguenti passaggi:

"Per il momento, ai colleghi del Messaggero che hanno partecipato alla protesta sono dispiaciute soprattutto due cose(...) E poi e' dispiaciuta l'assenza alla manifestazione di Elisabetta Cantone, delegata sindacale. La Cantone, come si ricordera', aveva ricevuto la prima lettera di trasferimento. Poi, quando la proprieta' si e' ricordata che la Cantone e' delegata sindacale, la tegola si e' trasferita sulla testa di Morabito"

La redazione del Messaggero - come sanno i colleghi di tutte le testate italiane - e' duramente impegnata a difendere i diritti di espressione sindacale di tutti i giornalisti e la liberta' di manifestare qualunque opinione. In quest'ambito, consideriamo preziosi tutti i contributi informativi. Ma per evitare che riferimenti personali, di cui abbiamo trovato traccia anche in altri servizi, rischino di creare distorsioni, ci pare necessario precisare che la collega Cantone - gia' protagonista involontaria della vertenza in corso - aveva spiegato pubblicamente e in modo esauriente i motivi della sua mancata partecipazione alla giornata di protesta e di solidarieta' del 15 settembre. Del resto, il rispetto di qualunque posizione personale, requisito fondamentale di una battaglia che che ha per scopo la salvaguardia degli spazi di democrazia nel nostro mestiere, vige da sempre nella vita sindacale del nostro giornale.
Il Comitato di Redazione del Messaggero.

Cari colleghi del Cdr del Messaggero, pubblichiamo volentieri il vostro comunicato. Non possiamo negare tuttavia che la vostra precisazione ci lascia un po' perplessi. All'estensore dell'articolo sulla situazione interna al Messaggero, e' parso che l'assenza di un esponente del sindacato interno a una manifestazione di solidarieta' organizzata dal medesimo sindacato, fosse un particolare degno di nota nell'ambito del servizio. Tutto qui. Quanto poi alla liberta' di ciascuno di esprimere in ogni sede la posizione che vuole, ci mancherebbe altro. Il Barbiere e' qui proprio per questo.
Bds


20 Settembre 2000 - Ma io difendo le lamiere contorte
Caro Barbiere della sera, grazie per questo spazio libero che ci hai regalato e che è ancora più prezioso per chi, come me, scrive da una redazione di provincia, fuori dai giri milanesi e romani. E, proprio perchè sono una semplice cronista di provincia, mi è venuto da sorridere leggendo lo spazio dedicato alla manicure. E' vero, anch'io, a volte ho scritto di lamiere contorte e di strade viscide. Ma non mi sono mai scandalizzata: quando devi trovare le notizie, scrivere, titolare, cercare le foto (a volte, addirittura, farle), fare le didascalie, anche di cinque, sei articoli al giorno, come puoi essere ogni volta originale e avere un buon livello di scrittura? 

Anzi, t'assicuro, ben vengano le strade viscide e i nastri d'asfalto se c'è un incidente alle 11 di sera e devi ribattere in pochi minuti un pezzo di cinquanta, sessanta righe. Non solo. Ma se, appunto, la mole di lavoro è tanta, perchè non "aggrapparsi" a qualche luogo comune (senza eccedere, lo prometto!) per avere il tempo di scrivere almeno un pezzo, quello più importante, in maniera decente? (Che poi quando succede che qualche pezzo sia meglio del solito, -caro redattore capo che ci rimproveri dalle pagine del Barbiere-, chi ci dà mai la soddisfazione di dircelo?) 

In tutta sincerità devo dire che mi dispiace molto di più non trovare quasi mai sulle pagine nazionali dei giornali inchieste sull'ambiente, sul volontariato, su che fine fanno le leggi e i provvedimenti promessi dai politici sull'onda dell'emozione di fatti di cronaca e poi lasciati cadere (vedi la legge sulla gestione dei pentiti, sulle "stragi del sabato sera" etc...), etc...Questi articoli li leggerei molto volentieri, anche se fossero "infarciti" di qualche luogo comune di troppo. Cordialmente e con gratitudine. 
Freedom21364

Cara Freedom, la tua lettera ci ha colpito.  Bada bene, la manicure non voleva certo mettersi a fare la prof, senno' farebbe la prof e non la manicure, ma solo giocare un po'sul linguaggio dei giornali.  Ma tu hai ragione e comprendiamo bene chi, sbatacchiato da una parte all'altra della citta' in una redazione di cronaca, finisce per descrivere le lamiere contorte del terribile incidente. E allora si', viva le lamiere contorte e (ahinoi) la cronaca di un disastro annunciato. Con simpatia, la tua
Manicure


20 Settembre 2000 - Ma i collaboratori no...
Ma bravi i giornalisti del Messaggero, che coraggio: tutti uniti contro le decisioni dell’editore. Eppure due anni fa, quando vennero sbattuti fuori dal giornale alcuni "collaboratori" (se collaboratore si può chiamare chi scrive 5 o 6 pezzi al giorno) colpevoli di aver avanzato la richiesta di una qualche regolarizzazione del loro rapporto professionale, nessuno dei tanto sindacalizzati giornalisti del Messaggero trovò nulla da ridire.
E sì che si trattava di collaboratori che lavoravano nel giornale ormai da anni e per i quali il lavoro giornalistico rappresentava l’unica fonte di reddito, tanto che lo stesso Ordine dei Giornalisti ha provveduto al riconoscimento del Praticantato d’ufficio. Il Cdr, sebbene investito del problema, si guardò bene dal sollevare la minima obiezione nei confronti del direttore e dell’editore.
Oggi tutta la redazione si mobilita per contestare il trasferimento di due redattori. Ma cos’hanno di diverso i due giornalisti trasferiti rispetto a quei ragazzi e ragazze sbattuti in mezzo alla strada? Perché allora la redazione non si mobilitò per impedire il licenziamento dei collaboratori? Forse non valeva la pena per qualche "collaboratore" rischiare di scatenare le ire dell’editore. Ma se lo avessero fatto e se avessero deciso di difendere le ultime ruote del carro avrebbero forse rafforzato al tempo stesso la loro posizione di "eletti". Invece ora …tremano!
Zagor Kit
20 Settembre 2000 - Gruber, ma quanto mi costi?
Ma una rasoiata alle trasmissioni Rai dalle Olimpiadi non gliela vogliamo dare? Vogliamo parlare della cerimonia troncata mentre si accende il braciere? O vogliamo parlare di quanti inviati Rai ci sono in Australia, e di quanto costano? E che fanno? Tacciamo per carità di giornalisti non Rai invitati a commentare alla Rai, a spese della Rai, ma Bocelli che c'entra? Perchè non invitare allora Vissani o Valentino? In fondo sono noti anche loro all'estero. Ma Bocelli in più è non vedente, e qui vorrei essere cattivo. Nel caso di Bocelli si è già sfiorato il cinismo, invitandolo alla finale degli Europei: che senso ha invitare un cieco ad una partita di pallone? Sarebbe stato lo stesso se gli avessero telefonato a casa; che domande gli fai, in diretta, ad uno che non può vedere la partita? Fa freddo? Il pubblico rumoreggia? Che puzza c'è? E soprattutto, quanto ci costate? Quale è il budget Rai per le Olimpiadi, comprese le spese di vitto, alloggio e gettoni di presenza?
Enrico M. Ferrari
19 Settembre 2000 - Addio Lugano bella...
Cari amici, chiedo asilo per questa mia letterina, per la quale ovviamente  mi assumo ogni responsabilità. Sono a disposizione vostra e di chiunque per fornire le prove di quanto affermo. W IL PULLMAN DEL MESSAGGERO, MA ATTENZIONE AGLI INTRUSI.

Leggo con piacere che i colleghi del Messaggero, "cacciati senza colpa" da Roma come gli anarchici della canzone da Lugano, non sono stati lasciati soli; un pullman carico di solidarietà professionale ha accompagnato gli amici trasferiti dal direttore Paolo Graldi a destinazione, mentre nuove giornate di sciopero faranno capire al suo padrone che certe scelte si pagano. 

Anche Chiara Graziani, giornalista della redazione romana del Mattino fino al febbraio 1998 (nonché sorella di chi scrive), ricevette da Graldi una lettera di trasferimento in cui le si comunicava che per motivi tecnico-organizzativi c'era assoluto bisogno di lei a Napoli, dove si sarebbe dovuta presentare entro 60 ore dal ricevimento della lettera.

Il 13 febbraio c'era stata maretta alla redazione romana, ed il redattore capo, Iacopino Vincenzo Maria, sarebbe stato picchiato - così ha affermato - da Chiara Graziani, mentre questa era seduta. Graldi ne fu  convinto e non diede alcun peso alla versione dei fatti esposta da mia sorella. Una versione affatto diversa: secondo mia sorella, era lei che era stata messa a sedere con la forza e strattonata da Iacopino

Il fatto del 13 febbraio 1998 è stato oggetto di diverse iniziative in varie sedi di giustizia (del lavoro, civile, penale e professionale). L'unica sede a tutt'oggi dove è stata creduta la versione di Iacopino è l'Ordine Interregionale del Lazio e del Molise, che ha sospeso Chiara Graziani per due mesi nonostante la precedente archiviazione della denuncia penale contro di lei. Ora la parola è al Consiglio nazionale dell'Ordine, il quale ha nel frattempo ricevuto il parere del Pubblico ministero previsto dalla legge: il provvedimento è talmente illegittimo - ha scritto il procuratore Lanzara - da essere viziato da "nullità assoluta e insanabile". Leggo ora che sul pullman del Messaggero sono saliti esponenti di vertice dell'Ordine dei giornalisti del Lazio e del Molise. In un'iniziativa così bella, questa presenza  mi pare che sia un po' - direbbe Cirano - come "vedere su un bel fiore sbavare una viscida lumaca". 
Giovanni Graziani


19 Settembre 2000 - Caro Barbiere,e' possibile un buco cosi'?
Caro Barbiere nostro, continua a parlare di noi. Hai visto? Un giorno di sciopero, i pullman, le dichiarazioni del segretario della Fnsi, la presenza alla manifestazione del segretario della Asr, dell'Ordine regionale dei giornalisti, dei cdr degli altri giornali, i redattori per strada con i cartelli e... e solo un giornale ha riportato la notizia. 
Soltanto il Corriere della Sera in Cronaca di Roma ci ha dedicato un documentato articolo. Ma essere il primo giornale d'Italia vuol dire anche questo: dare comunque conto ai lettori di tutte le cose che accadono. Beh, venerdì a Roma ha scioperato il più grande giornale della città, quarto sciopero in tre mesi, e non per ottenere due lire in più o qualche prebenda. In piazza i giornalisti del Messaggero hanno portato un tema che dovrebbe interessare tutta la categoria: la libertà di informare correttamente. Perchè ricordiamocelo: Umberto La Rocca, fino ad aprile editorialista e capo del politico, si trova trasferito dall'11 settembre a Macerata . La grande Repubblica, madre di tutte le battaglie per la libertà di espressione e creatura del "padre" di tutti noi giornalisti puliti Eugenio Scalfari e la signora Stampa che del distacco dai problemi del suo editore ha sempre fatto vanto, hanno semplicemente preso un buco? C'erano agenzie di stampa e tv, fotografi.. L'intero desk di Repubblica e Stampa ha bucato così clamorosamente? Grazie per l'attenzione
Aureliano Buendia
19 Settembre 2000 - Puttanate varie...
Caro Barbiere, ti mando una segnalazione di "puttanate" varie presa dagli annunci del "Corriere della Sera". Vuoi che la rivediamo insieme? Dall'edizione di oggi: Corriere della Sera, pagina 34, sezione "Palestre saune massaggi" "Veramente sconvolgenti massaggi. Raffinatezza e riservatezza. Corri precipitevolissimevolmente". Segue numero di telefono. Non è tutto chiaro? 
Zioproto 
19 Settembre 2000 - Andrea, beccati questa lenzuolata
Caro Andrea, chi ti scrive è un pubblicista come te (anch'io ho scritto oltre 2mila articoli in due anni), laureato come te, che per diventare professionista ha deciso di tornare a scuola, ovvero di iscriversi a una di quelle "scuolette di giornalismo" che riconoscono il praticantato ai loro "studentelli". 

Anch'io ho scritto per anni (circa quattro) su quotidiani locali e settimanali in odore di chisura, facendomi il mazzo nei meandri della cronaca, andando a visitare edifici abbandonati e ad intervistare immigrati clandestini, cittadini esasperati e ogni sorta di testimone che mi permettesse di riempire la mia mezza pagina, se non addirittura di conquistare un' "apertura". Pagato, come ben saprai, a 90 giorni (quando sono 90 e quando ci sono i soldi) con ritenuta, strappando contrattini di collaborazione scritti sui tovaglioli, pacche sulle spalle e complimenti in corridoio. 

Tutte cose importanti che però, come sai, non ti fanno diventare professionista sulla carta ma solo, forse, nella tua testa. Dopo quattro anni di beneficienza, mi sono chiesto come trasformare la mia esperienza in una qualifica, in un'iscrizione a un albo, che poi è stato quello dei pubblicisti. Un bel tesserino rossiccio, con cui ti puoi qualificare di fronte a chi per anni ti ha detto "ma chi mi garantisce che lei è un giornalista"? Insomma, un titolo quasi onorifico (tipo cavaliere o commendatore) ma poco spendibile nel mondo del giornalismo dove fa testo essere professionista (almeno nelle aziende serie che assumono con contratti regolari).

Mi si è posto il problema del praticantato: chi può concederlo? O gli stessi giornali, ma accade di rado e spesso paradossalmente solo in quelli minori o nelle tv locali ma in base a criteri difficilmente meritocratici, o le tanto disprezzate scuole di giornalismo. La terza strada, che qui in Lombardia esiste, grazie al presidente dell'Ordine, Franco Abruzzo, si chiama praticantato d'ufficio. 

Funziona così: se tu puoi dimostrare di aver lavorato per diciotto mesi (almeno) presso una testata giornalistica iscritta nel registro nazionale, svolgendo attività redazionale (come quella che tu hai svolto scrivendo i tuoi 2000 articoli) in maniera continuata e retribuita, allora puoi chiedere il praticantato d'ufficio. Questo è una sorta di causa che tu fai di fronte all'Ordine nei confronti della tua testata: questa difatti sarebbe costretta a riconoscerti il praticantato per i diciotto mesi, pagando all'Ordine i relativi contributi. 

Come dimostrare che tu hai lavorato 18 mesi come redattore? Con gli articoli firmati, e se possibile con la testimonianza dei colleghi e di un caporedattore che attesti la natura del tuo lavoro. Se riesci a produrre questa documentazione all'Ordine hai buone probabilità che il praticantato ti venga riconosciuto. Se ti fai degli scrupoli nei confronti del tuo giornale, puoi offrirti di pagare, a causa vinta, i contributi che questo dovrà versare per il tuo avvenuto praticantato. 

Questa é una strada, che io non ho praticato perché ho lavorato un anno per un giornale e sei mesi per un secondo giornale (avrei dovuto fare due cause contemporaneamente), perché i giornali in questione non avevano soldi nemmeno per pagare i dipendenti (con i quali erano infatti in causa) e perché l'idea di iniziare la carriera con una causa (allora avevo circa 23 anni) mi sembrava malsana. Errori di gioventù e di buon senso che poi mi sono costati qualche rimpianto. 

Il praticantato d'ufficio viene poi concesso dai vari ordini in base a contingenze tipo l'esigenza di aumentare il numero di iscritti e i relativi contributi e la convinzione che chi lavora in un giornale come redattore, pagato a pezzo, sia come un professionista "fuorilegge" in attesa di essere messo in regola. Non a caso storicamente c'é stato un periodo (credo negli anni '70) in cui l'Ordine della Lombardia ha concesso numerosi praticantati d'ufficio per regolarizzare la posizione di redattori di giornali tipo "La Notte" (quotidiano di cronaca milanese o viceversa) in cui pagine intere venivano realizzate da giornalisti "irregolari" per poche lire. Se poi l'idea del praticantato d'ufficio non ti convincesse (informati presso il tuo Ordine sull'opportunità e la possibilità di successo della causa), e se il tuo giornale proprio non vuole saperne di iscriverti "sua sponte"  al registro dei praticanti, non ti resta che la strada delle "scuolette". 

Se non ricordo male, la scuola di giornalismo di Bologna, che offre una quindicina di praticantati, dura due anni, offre importanti stages, ed è quasi gratuita, ha lasciato nel '99 due posti vaganti per qualche mese, visto che nessuno sapeva dell'esistenza della scuola e dei due suddetti posti. Si tratta sempre di due anni che ti varranno come praticantato e ti permetteranno di fare stages e di attivare contatti con giornali (come "Repubblica" "Panorama" "L'Espresso") che nella carriera del giovane di bottega vedresti fra una decina d'anni, e magari studierai qualcosa che all'esame di Roma potrebbe tornarti utile. 

Ricapitolando: praticantato chiesto e ottenuto al tuo giornale, praticantato d'ufficio, scuola di giornalismo. Queste le tre strade per diventare professionista. Tutte e tre degne di rispetto, così come quelli che le seguono. Tu cerca la tua e vedrai che diventerai professionista sulla carta e non solo nella tua testa, e che non ce l'avrai più con studentelli e scuolette che non varranno la pratica sul campo, ma che risolvono un problema, quello dell'accesso all'albo dei professionisti, che fior fior di professionisti non vogliono risolvere per paura di perdere i privilegi che, proprio le barriere all'entrata, ancora gli riservano. Con affetto. 
Un praticante di una scuoletta di giornalismo.


18 Settembre 2000 - Una precisazione di Franco Abruzzo
Caro Barbiere, un tuo collaboratore (<L’Indiano>) scrive: "Ma se contro Feltri partiva dall'OdG lombardo un provvedimento d'ufficio per inibirgli la professione giornalistica, nessun atto ha invece raggiunto, negli stessi giorni, i Direttori di altre testate - "Corriere della Sera", "Avvenire", "Il Giorno" e "la Repubblica" - che avevano diffuso le generalità di ragazzi che avrebbero partecipato ad un omicidio". L’Indiano è almeno disinformato:

dall’Odg lombardo non è partito alcun provvedimento d’ufficio contro Feltri. La legge proibisce i giudizi sommari. Annunciare che è stato aperto un fascicolo non significa che è stato aperto un procedimento disciplinare o che Feltri è stato fucilato. 
Le foto dei ragazzi in carcere in quanto sospettati di un delitto sono state diffuse dal Pm titolare dell’istruttoria per "esigenze di giustizia" (articolo 97 della legge sul diritto d’autore n. 633/1941). Il processo (forse) va fatto al Pm.
Ho trasmesso ai direttori lo studio sul diritto di cronaca e di critica con il fine di contribuire a diffondere la cultura giuridica, unica arma efficace contro le condanne a pioggia per diffamazione con annessi risarcimenti milionari. Conoscere le sentenze dei giudizi può aiutare a non ripetere gli errori, che potrebbero costare anche il posto di lavoro. Ho comunicato che sono disponibile per dibattiti e confronti. Lo studio, per quel che so, ha raccolto consensi ed è al centro di discussioni in numerose redazioni non solo lombarde. Ne sono state spedite 730 copie. 
Con simpatia, Franco Abruzzo

Caro Franco, pubblichiamo la tua precisazione con la dovuta evidenza e ti ringraziamo per le espressioni di simpatia. Il Barbiere e' sempre a tua disposizione.
Bds


18 Settembre 2000 - Caro Barbiere, perche' mi hai censurato?
Caro Barbiere, noto con stupore che la mia e-mail da te pubblicata il 3 settembre ha subito un taglio "strategico". E' "saltata" una notizia di carattere giudiziario che riguarda un collega. Capisco che in barberia la forbice o il rasoio possono scappare di mano, ma ho provato la sgradevole sensazione di essere stato censurato. Da dei colleghi. Non è forse politicamente corretto ricordare che anche nella nostra categoria c'è chi ha avuto a che fare con la giustizia, e non per motivi strettamente professionali? Non è bene far notare che chi pontifica (in genere su tutto e tutti) consumava e cedeva sostanze stupefacenti sicuramente eccitanti e per ciò ha pagato in prima persona? Di cosa avete paura, cari colleghi? 
Resta il fatto che il Barbiere ha deciso di censurare uno scritto ricevuto. Capisco che l'anonimato impone prudenza, le notizie sono talvolta difficilmente verificabili, ma tra le pagine del Barbiere di righe "taglienti", come negli intenti, se ne trovano davvero tante al limite dell'insinuazione. Mi viene poi inevitabilmente da pensare che anche altri articoli che con piacere leggo sul BdS potrebbero aver subito la stessa sorte. E la cosa non mi entusiasma. Cosa è successo?
Razor
P.S. Se il Barbiere non vuole coinvolgere tutta la barberia nel dibattito è ben accetta anche una risposta privata.

Caro Razor, dopo averti spedito una risposta privata, pensiamo sia giusto aprire una pubblica discussione sul problema. 
Un breve riassunto per i nostri clienti. Razor ci ha spedito tempo fa una mail nella quale si faceva riferimento a una condanna penale subita in passato da un collega.

Il riferimento alla condanna e' stato tagliato da Figaro. Il perche' e' presto detto. Riteniamo che il Barbiere non debba dar sfogo a polemiche personali in cui vengono usati argomenti cosi' duri. Altrimenti, da luogo di discussione qual e' rischierebbe di diventare un saloon di pistoleri. 

Altro punto. Il Barbiere taglia, certo, senno' che Barbiere sarebbe? Ma non insinua.  No caro Razor. E se questo e' accaduto qualche volta, facciamo subito ammenda. Noi non vogliamo insinuare proprio nulla, ma solo raccontare le nostre storie e le nostre notizie. Cerchiamo di farlo nel migliore dei modi. Ci riusciamo? Non ci riusciamo? Questo lo decidano i clienti che frequentano la bottega.

E' nostro dovere valutare i materiali che arrivano al Barbiere. Il Barbiere della Sera e' un luogo aperto ai contributi di tutti, ma l'ultima parola sulla pubblicazione dei materiali spetta agli animatori del sito. E quest'ultima parola ce la teniamo stretta, come e' spiegato, caro Razor, nelle Regole del Gioco. E infine. Razor ha ragione. Molti articoli hanno subito modifiche e limature. Ma quando il Barbiere capo interviene lo fa sempre a ragion veduta e senza mai stravolgere il senso dei contributi che arrivano. La forma, talvolta, si'.
Bds


18 Settembre 2000 - Torino Milan, 0-2, pardon, 0-1
Caro BdS, non so se tra gli articoli che metti on line tratti pure di calcio. Però  c'è un curioso episodio di Coppa Italia, la sfida tra Torino-Milan, trasmessa l'altra sera su  RaiUno che va segnalato. Corre il minuto 14 del secondo tempo della partita. Anzi per la precisione minuto 14 e 6 secondi. Il Milan sta vincendo per 1-0, gol di Guly. Ma all'improvviso sull'angolino in alto a sinistra del canale appare il tabellino della partita, minuto e punteggio. Indica il minuto 14'6" e il risultato del match: 2-0... Ma come? Chi ha raddoppiato per i rossoneri? Nessuno. E, infatti, dopo un micro-secondo il tabellino scompare improvvisamente. Manco a farlo apposta, un minuto neppure dopo, arriva il raddoppio milanista. Golletto fortunoso di Bierhoff, diciamo pure roccambolesco. E il risultato che si fissa, ma solo ora, sul 2-0 per il Milan di Zac. Una coincidenza? Fato? Destino? Pare proprio di sì. Però è curioso il brevissimo lampo di tempo intercorso fra i due episodi. Ai posteri l'ardua sentenza.... calcistica. 
Andrea Montanari
18 Settembre 2000 - Il Barbiere in lutto permanente
Il Barbiere tace, per via del lutto per la "barbara esecuzione" di Barnabei. Siccome la motivazione è che "il Barbiere tace (poiché) quando si spegne la voce di un uomo muore un pezzo di libertà", allora terrete la serranda abbassata anche domani, no?, e dopodomani, e nelle settimane e nei mesi e negli anni a venire. Infatti, sapete (dovreste sapere) che la Cina soltanto fa fuori e spegne senza crucci 1.800 persone e/o voci umane all'anno (per reati anche d'opinione e specificatamente a mezzo stampa, o semplicemente a mezzo dazebao manoscritto). E 1.800:365=4,9 giustiziati, ovvero "barbare esecuzioni", al giorno, e, insomma, se tanto mi dà tanto, voi adesso non potrete più smettere la gramaglia. A meno che la coerenza non sia un'opinione (politica), e basta. Addio. 
Antonio Vellani
18 Settembre 2000 - Cosa non si fa per l'audience...
Leggo che oggi 'per protesta contro..oggi il Barbiere tace'. E’ ridicolo, una protesta deve essere recepita da qualcuno, altrimenti che protesta è? Ora siccome, per fortuna, in Italia la pena di morte non c'è, chi recepisce la protesta? Non credo che questo sito sia molto diffuso in Virginia. Mi sembra pura demagogia. Simile il comportamento di Lerner: sono giorni che lui e Noce ci propinano sermoni contro la pena di morte; a che pro non è chiaro; ancora una volta, qui la pena di morte, ripeto per fortuna, non c'è e il TG1 in USA non si vede. Anzi, a che pro rischia di essere molto chiaro: fare audience! E ,dopo che Lerner ha bacchettato Feltri per la pubblicazione dei nomi dei pedofili, cadono le braccia. 
Saluti
15 Settembre 2000 - Anche noi un po' magnaccia...
Il Messaggero, mercoledì 13 settembre, pagina 11 edizione Annunci, sezione "Relazioni sociali"
"A.A.A.A.A. Colleoppio nuovissima mulatta" Segue numero di telefono. 
Altro che "inchieste" sulla prostituzione online nell'era della "new economy", altro che "dibattiti" tra i partigiani della "linea dura" e quelli della "tolleranza" (vedi caso di Treviso, vedi dibattito sulla riapertura delle "case"). Cosa fanno i direttori? cosa fanno i colleghi? e le colleghe? Tutti zitti, gli editori devono guadagnare qualche lira in più. Quando inizieremo a toglierci la trave dall'occhio? 
Zioproto
P.S.: non venitemi a dire che "la prostituzione in casa è una scelta, in casa non c'è sfruttamento come sui marciapiedi". Non attacca, "non c'azzecca" proprio. Lo sfruttamento passa anche per casa. E per le colonne degli annunci dei "nostri" giornali.
15 Settembre 2000 -  Cento chilometri al giorno...
Salve cara redazione de Il Barbiere di Siviglia, posso sfogarmi...? Tanto sono un pubblicista (iscritto all'ordine di Bologna dal 29 maggio scorso), mi chiamo Andrea Montanari (e magari fossi l'inviato di Rai Uno) ma non è così. Semmai scrivo per un quotidiano (in reda locale, Rimini) a diffusione nazionale e diverse volte ho scritto per il regionale e per gli inserti (per cui avete già capito che quotidiano sia...) e comunque oggi 12 settembre ho cambiato lavoro. 

Non perché ce l'abbia con loro, anzi. Semplicemente perché, a 28 anni, non stavo intravedendo spiraglio alcuno. Diciamo che non sono un collaboratore qualsiasi: scrivo in media 4-5-6 articoli al giorno. Sono in quella redazione dal gennaio '99 e scrivo anche per altre redazioni (Sport e Spettacoli che non sono a Rimini ma sparse per la Romagna). Comunque dicevo che dal gennaio '99 ho scritto qualcosa come oltre 2mila articoli (tutti comprovabili). 

Ma a distanza di un paio d'anni, con una variazione strutturale non indifferente - il sudatissimo Tabloid - ci hanno chiuso le porte. E poi, in questi due anni, di gente dalle altre redazioni ne ho vista arrivare e tutti bene o male paracadutati dall'alto. Che gusto c'è allora farsi il culo stare tutto il giorno in giro (da aprile a ieri ho fatto 5mila km) con lo scooter in cerca di notizie? Ci stanno diversi miei errori e cappelle con tanto di cazziatone del capo servizio, ma comunque quando poi vedi dei redattori a contratto a termine incapaci di fare il loro lavoro e quasi quello di un collaboratore ti arrabbi. O meglio io mi arrabbio. Scusate lo sfogo. A presto carissimi
Andrea Montanari (in fede, non l'Emilio direttore ovvio)
montand@libero.adhoc.net


15 Settembre 2000 - Gli esami non finiscono mai
Caro Barbiere, "gli esami non finiscono mai" nella vita, diceva il compianto Eduardo de Filippo. Quelli da giornalista però, se è vero anche solo un quinto di quanto raccontava sull' "Opinione" di sabato 9 settembre il candidato professionista ed eurodeputato di Forza Italia Ernesto Caccavale ( e mi domando perchè nessun altro giornale abbia dato spazio a questa gustoso aneddoto), dovrebbero abolirli al più presto. E per sempre.
 

Il suddetto infatti, secondo il proprio racconto riportato per intero nel giornale diretto dall'amico Arturo Diaconale (titolo: "Giornalisti cronaca di un esame politico"), avrebbe passato un brutto quarto d'ora . 

Più che ad un esame orale sarebbe stato sottoposto, per non dire costretto, ad una vera e propria seduta di psicanalisi stalinista, sullo stile delle "autocritiche" che si facevano fare ai dissidenti dei lager. Inutile chiedersi se l'Ordine dei giornalisti nazionale aprirà mai un caso su questo esame.
Per i particolari (ad esempio le domande a trabocchetto sulle "liste dei pedofili" pubblicate da "Libero", o i commenti acidi sulla circostanza di avere il candidato scritto editoriali per un giornale di "destra" quale "l'Opinione", per non parlare delle critiche contro la sua tesina, la rimando alla lettura integrale dell'articolo in questione.

Cui però manca un elemento fondamentale: nomi, cognomi e indirizzi, con tanto di codice di avviamento postale, dei commissari d'esame. Ignoro se per un malinteso senso di pudore o della privacy l'interessato li abbia omessi, e in tal caso avrebbe fatto malissimo, o se perchè non li conoscesse. O forse solo per convenienza ("nella vita non si sa mai, quello potresti ritrovartelo come direttore"), anch'essa malintesa.
Infine, nel merito, la tesina contestata dagli esaminatori pubblicata quello stesso 9 settembre dall' "Opinione", altro non era che un manifesto liberista dell'economia che poteva benissimo venire sottoscritto anche da un liberal Ds come Michele Salvati.
Dimitri Buffa


13 Settembre 2000 - Tersite, beccati questa
Vorrei segnalare a Tersite e agli avventori tutti del salone che Misna, che il suddetto Tersite liquida bruscamente ("ancora siamo qui a chiederci "cusa l'è"... ") è un'agenzia di stampa - se non ricordo male - gestita dai padri missionari comboniani.Pur non avendo eccessiva esperienza agli esteri, mi risulta da fonte attendibile che sul terzo mondo, sull'Africa e sulle sue zone più disperate in particolare, essa sia sovente l'unica agenzia ad avere notizie vere, raccolte in loco e non prefabbricate altrove.

Quando s'annunziano stragi, suicidi in massa (c'è un caso recente) pulizie etniche, biblici esodi, i frequentatori di codesta sala da barba farebbero bene a dare un'occhiata a quello che dice Misna. Se a Misna una cosa non risulta, c'è il caso (non sempre, è ovvio) che non sia successa per niente, e che la notizia, immancabilmente strillata con copistica solerzia dai colleghi tutti in giro per il globo, sia stata inventata o manipolata a bella posta da qualche vivace 
e fantasioso ufficio dedito alla rispettabile attività della 
propaganda, sia esso sito a Kinshasa, a Washington o ad Arcore.

Condivido l'orrore del dibattito, specie se a discutere sono alcuni dei responsabili primi della disastrata situazione dell'editoria di sinistra in Italia, ma l'ironia andrebbe esercitata con cautela e rispetto: di tutte quelle rappresentate in quella discussione, Misna è forse l'impresa più coraggiosa e - oso dire - di maggiore utilità sociale.
Enzio


13 Settembre 2000 - Giornalisti per caso
Mi chiamo Andrea Montanari sono pubblicista da pochi mesi dopo aver scritto oltre 2mila articoli in due anni (altro che i 60 canonici)non so se il mio intervento serva a qualche cosa..
però è uno sfog(hett)o. Allora tutti 'sti professionisti che escono dalle scuole di formazione, ecc ecc ecc che razza di pratica hanno? Non sono sul campo come me e gli altri, non scrivono 5-6 articoli al giorno (io collaboro con il Resto del Carlino, redazione di Rimini, così potete controllare)
ma mi sono reso conto che mi son fatto e mi sto facendo un mazzo così per diventare pubblicista (capirai...) mentre vedo schiere di 20enni che si spacciano per praticanti e/o professionisti dopo essere usciti dalle scuole di formazione.
Non mi sembra giusto non è così che si fa 'sto mestiere.. bisogna lavorare sgroppare duro, cercare le notizie
e non stare dietro una scrivania a sentire due lezioni.
Io non sono appoggiato da nessuno non ho agganci (per fortuna, così non devo ricambiare favori) avevo anche pensato di fare le scuole di formazione per giornalisti ma i miei capi me le hanno sconsigliate: 
"tanto i professionisti non li assumono"..
ecco io mi chiedo questo: allora cosa servono ste razza di scuole? e' giusto che uno studentello uscito da queste scuole (io sono laureato in  Scienze Politiche con una specializzazione post-laurea in Marketing) "rubino" il posto a chi suda sul campo? Un'altra frecciata, l'ultima se posso.
In Italia ci sono schiere di pubblicisti.. hanno tessere, duemila specializzazione diciture nei biglietti da visita e magari fanno l'ufficio stampa di qualche discoteca..
Secondo me è un'ingiustizia...
Io ripeto ho scritto finora oltre 2mila articoli e come me tantissimi altri anche a Rimini, però nessuno di noi è "difeso" siamo equiparati a chi scrive (se così si può dire) su giornaletti di squadre calcistiche di 8^ serie e cose del genere o a chi fa la valletta in qualche trasmissione 
sportiva di calcio amatoriale (e poi si spaccia per iornalista, vi rendete conto...!!!)
Allora come si può risolvere questo dilemma?
A presto
Andrea Montanari
13 Settembre 2000 - Tra manigoldi ci si intende
Vi segnaliamo che "Il Manigoldo", tra le novità del dopo - vacanze, pubblica anche una sezione dedicata ai link dei siti che ritiene più  interessanti o divertenti e, tra questi, ha inserito anche IL BARBIERE  DELLA SERA.
Grazie e buon lavoro,
Il Manigoldo
http://ilmanigoldo.interfree.it
12 Settembre 2000 - No, pieta', il "dibbattito" no!!!
Il 14 settembre, a Castel Sant'Angelo, festa (nazionale) di Liberazione, ore 18.00, "dibbattito" sulla stampa di sinistra in crisi. Partecipano quelli di Liberazione (Rina Gagliardi e Salvatore Cannavò), quelli del Manifesto (Riccardo Barenghi e Valentino Parlato), quelli di Radio Popolare (Piero Scaramucci), quelli di Carta (Pierluigi Sullo). 
Questi sono quelli che ci sono ancora - nel mercato dell'editoria "postcapitalistica" - e che intendono restarci, nonostante qualcuno scriva che sono in crisi di liquidità (vedi il Manifesto), di ragione sociale (vedi Liberazione), di idee (vedi Radio Popolare). Ma - al "dibbattito" - saranno presenti anche quelli che non ci sono più, dall'Unità (Giuseppe Caldarola) ad Avvenimenti (Michele Gambino), o meglio che ci sono sì, ma solo virtualmente, cioè sul nuovo ritrovato della libertà e della democrazia di questo complicato inizio Millennio, Internet (www.unità.it e www.avvenimenti.it). 

Infine, sono stati invitati anche alcuni "soggetti" dell'informazione libera e democratica scarsamente pervenuti, in termini di Audipress e Auditel, come Radio Sherwood (Wilma Mazza), Peacelink (Carlo Gubitosa), Altraeconomia (Miriam Giovanzana) nonchè Misna (padre Giulio Albanese), che ancora siamo qui a chiederci "cusa l'è"... 

Ora. Essendo che gli invitati raggiungono la considerevole cifra di 12 (dodici) persone (nove uomini e tre donne). Essendo che il "dibbattito" medesimo inizia alle ore 18.00. Essendo che - alle ore 21.30, max ore 22.00 - a Roma "se magna". Essendo che la festa (nazionale) di Liberazione, alle ore 21.00, prevede il dancing e il cineforum. Essendo che il titolo dell'incontro recita "Unici contro il pensiero unico, incontro tra i media antiliberisti" e che - tra gli antiliberisti NON invitati (tipo quelli della Rivista del manifesto, fondata e diretta dal gruppo Rossanda, Pintor, lo stesso Parlato, Magri, ma composta da quei padri "nobili" e un po' anzianotti che la stampa antiliberista giovane, radicale e "sociale" malsopporta) - qualcuno magari si è pure un po' offeso, ma facendo finta di niente si presenta lo stesso, al "dibbattito", e vuole dire la sua. 

Essendo che magari s'è offeso pure qualcun altro, che sempre comunista si dice (tipo i Comunisti italiani che fanno "Rinascita" e i Comunisti unitari che fanno "Aprile"
e che, tuttavia, meno male che non è stato invitato, sennò si sfondava il tetto della ventina di persone sul palco e magari, chissà, non se ne trovavano altrettante in sala. 
Essendo che "mentre Sagunto viene espugnata, a Roma si discute" (in questo caso Sagunto ha le sembianze della triste metropoli lombarda dove Dalai e i suoi stanno pensando a "come" fare la nuova Unità e altri pensano a "come" fare altri giornali). Essendo che l'unico invitato di pubblica utilità al "dibbattito" appare essere Piergiorgio Maoloni, che di mestiere fa il grafico, i giornali li disegna, e di solito in modo geniale. 
Essendo che i suddetti giornali e radio messi tutti assieme non superano le 50 mila (dicasi, cinquantamila) copie di tiratura e i 50 mila (dicasi, cinquantamila) ascoltatori, nonostante le "persone normali" che continuano a votare a sinistra siano stimate, da autorevoli fonti quali il Ministero dell'Interno, dati ufficiali, in alcune decine di milioni. 
Essendo che di televisione nemmeno si parla, in quanto - per carità - è strumento del diavolo e poi solo alcuni grassi, beceri e sanguinari capitalisti possono permettersela. 
Essendo che tutte queste cose sono vere, ma forse dette con una punta d'accidia. 

Ne consegue - o non ne consegue? - che la stampa di sinistra (e la sinistra in quanto tale) farebbe bene a organizzare meno elefantiaci, soporiferi e sostanzialmente inutili "dibbattiti" e, invece, magari, darsi una mossa in vista delle prossime elezioni politiche, che segneranno a detta di tutti - liberisti e antiliberisti, comunisti e trotzkisti - la indubitabile, drammatica e ferale vittoria del centrodestra, cioè dei Nuovi Barbari? 
Ad alcuni degli illustri partecipanti all'augusto "dbbattito" vorrei girare la sommessa - e, s'intende, socialrevisionista, piccoloborghese, amarxista e riformista - domanda. 
Tersite, l'unico proletario brutto e verace tra gli "eroi giovani e belli" che erano in Troia


11 Settembre 2000 - Diventare professionisti da free lance
Caro Barbiere, ti chiedo informazioni riguardo un tema che interesserà sicuramente molti altri colleghi: com'è possibile che scuole e scuolette siano in grado di trasformare studenti-zucche in praticanti-professionisti senza colpo ferire (a parte i milioni che ciascun ragazzo deve sborsare), mentre giornalisti veri, quelli che ogni giorno trattano di cronaca, parlano con la gente, raccontano fatti e problemi, che si vanno a spulciare fonte su fonte, tra mille difficoltà, la  "notizia", non possano vedersi riconosciuto il diritto di sostenere l'esame da professionista? Perchè l'Ordine non interviene? C'è una possibilità alternativa all'assunzione come praticante per divenire professionista, magari dimostrando una certa continuità di pubblicazioni?  Grazie, saluti
Ale 

Cara Ale,  nelle pagine di Diritto di Replica, cerca le lettere dei mesi scorsi (vai in fondo a questa pagina). Troverai "Il Lamento del Free Lance", con una risposta del presidente dell’Ordine di Milano, Franco Abruzzo, che fa al caso tuo.
Bds
9 Settembre 2000 - Dimitri Buffa
Caro Barbiere, ti segnalo che sul numero scorso di "Sette", supplemento del "Corsera", la cronista Sara Gandolfi, nota intervistatrice del sociologo e professionista antimafia e antidroga Pino Arlacchi, ha scritto un bel reportage dall’Afghanistan dal titolo: "aiuto i Talebani ci sommergono d’oppio".

Chi se ne frega, penserai tra te, come prima reazione. 
E avresti anche ragione. La circostanza però è degna di nota perchè la Gandolfi si guarda bene dal ricordare di quando  magnificava la politica del suddetto Arlacchi, il quale concesse finanziamenti miliardari ai Talebani (tirandosi dietro l’ira di tutte le donne del mondo e in primis della ex commissaria europea Emma Bonino) in cambio di promesse, ovviamente non mantenute, di sradicare l’oppio (in realtà hanno raddoppiato con i soldi dell’Onu le coltivazioni , ndr) dall’Afghanistan.

La stessa giornalista oggi da’ ancora una volta la parola a Arlacchi che, sorvolando sulle proprie toppe pregresse, si mostra pieno di ottimismo: "nel Nord il prezzo dell’oppio e dell’eroina è crollato. Le crescenti difficoltà a trasportare droga oltre il confine con il Tagikistan non rendono più conveniente la raffinazione dell’oppio e su un lungo periodo potrebbero non rendere più conveniente anche la sua coltivazione".
Questo è l’Arlacchi 2000: della serie chi vive sperando muore cantando. L’Arlacchi 1997 invece era un concentrato di sicumera e insofferenza nei confronti dei critici, a cominciare di chi gli ricordava che non si può finanziare un regime che viola i diritti dell’uomo: "l’eroina sparirà dal mondo nei prossimi dieci anni!", diceva.
Oggi l’Onu non gli chiede conto, licenziandolo su due piedi, dei propri errori passati.
Dimitri Buffa


8 Settembre 2000 - Ci sono leghisti anche a Lampedusa
Non per essere pignolo, ma il vostro - divertente - articolo sulla situazione a la Padania conteneva qualche imprecisione. Non voglio parlare dei problemi del giornale, ma di quel che mi riguarda direttamente, essendo io il citato Carlo Passera.
1) Il giornale a Lampedusa è mancato solo un paio di volte, perché Air Sicilia offre un servizio inadeguato: spesso - esperienza personale - tutti, ma tutti i quotidiani arrivano a Lampedusa nel tardo pomeriggio. Qualche volta, come detto, non arrivano proprio.
2) Ero sì in vacanza, ma nessuno mi ha "sfruttato": ho inviato volentieri qualche articolo a Milano, un po' per grafomania, un po' per abbondanza di tempo libero, un po' per dare una mano agli amici colleghi, un po' per ricambiare l'entusiasmo e la gentilezza dei leghisti locali (ci sono davvero!) che mi hanno accolto. Nessuna imposizione, ci mancherebbe.
3) Non che questo sia particolarmente importante, ma sono redattore, non collaboratore. Sono, anzi, uno di quei "promossi" (a fine luglio). Cordialmente.
Carlo Passera
7 Settembre 2000 - "Al lunedi` i paruche` i lavura no..."
Cari Amici del "Barbiere", a differenza di quanto pensa l'augusta presidentessa della Lombarda, credo sia molto meglio che il barbiere tenga la sua bottega aperta, piuttosto che chiusa... Di lunedi ("al lunedi` i paruche` i lavura no, e` al so mester", cantava il Duo di Piadena) la democrazia rischia molto di piu` degli altri giorni. Buon lavoro
Luciano Ghelfi
e-mail luciano.ghelfi@tin.it
6 Settembre 2000 - Quattro stelle per Figaro & Co.
Oggi si è brindato, a bottega. La bevanda, una vera schifezza: si chiama Radler o qualcosa del genere. Un mix di birra e limonata, che il Conte d'Almaviva trova dissetante, e che comunque gli ricorda gli anni del militare a Malles Venosta, per cui è sacra o quasi. Per non colpirlo nei sentimenti, usiamo camuffare la smorfia di disgusto con un leggero schiocco delle labbra, che significa gradimento. 
Il mensile Inter.net ha valutato il nostro sito, nel suo numero doppio di luglio e agosto, attribuendogli 4 stelle su 5. Complimenti a Figaro, il nostro condottiero, anche perché la rivista in questione (che gestisce il sito www.interpuntonet.it) è un classico di questo mercato specializzato: parla di Internet dal 1995 e nel numero estivo ha venduto 42 mila copie. 

Nella speranza di arrivare presto a cinque stelle, riportiamo interamente il giudizio di Inter.net sul Barbiere: "Un sito dedicato al mondo del giornalismo e ai suoi protagonisti. Nonostante la sua impostazione per addetti ai lavori, il Barbiere della sera è aperto alla collaborazione di tutti, perché il patrimonio della stampa e dell'informazione è una ricchezza comune. Queste pagine promettono informazioni di prima mano e nelle prime settimane di attività hanno già realizzato qualche piccolo scoop tra cui quello, smentito in maniera non troppo convincente, dell'abbandono di Mentana della direzione di Canale 5". "Il sito è nato dall'iniziativa di alcuni giornalisti che sentivano la mancanza di uno spazio dedicato espressamente al loro lavoro sul campo. Pagine che si presentano utili ma anche un po' corsare, dove l'indiscrezione e la scoperta maliziosa fanno capolino in un luogo dove è possibile scrivere, trovare spunti e idee ma anche sfogarsi. E' interessante notare che il sito per ora si regge sul lavoro volontario". 
Bds


6 Settembre 2000 - Repubblica-Giornale: una lite  inutile
Domenica 3 settembre il quotidiano "La Repubblica" ha pubblicato una foto che ritrae Pietro Valpreda - l’anarchico accusato subito dopo la strage di piazza Fontana di esserne l’autore e in seguito scagionato – affiancato da quattro poliziotti vestiti con giacca e cravatta. 
Quella foto – sosteneva il quotidiano – era stata scattata nella questura di Milano nel dicembre 1969 al momento del riconoscimento dello stesso Valpreda da parte del tassista Rolandi che sosteneva di averlo trasportato, all’ora della strage, nei pressi della banca dell’Agricoltura. 
Un riconoscimento truccato, dal momento che era facile individuare un giovane capellone malvestito in mezzo a quattro signori di mezza età a loro modo eleganti.
Due giorni dopo, in un’intervista al "Giornale", ecco lo scoop: l’avvocato di parte civile Luigi Ligotti smentisce quella foto, sostenendo che la stessa era stata scattata ben cinque anni dopo, nel 1974, durante il processo di Catanzaro, quando il presidente della Corte aveva voluto riprodurre le fasi di quel riconoscimento con le stesse persone che vi avevano partecipato all’epoca in cui furono mostrati al tassista.
Replica di "Repubblica" che si difende male, insistendo "tout court" sulla data (dicembre 1969). Nuove accuse del "Giornale" che ci va giù pesante e parla di depistaggio che i giornalisti di "Repubblica" avrebbero montato a chissà quale scopo. 
Riflessione: possibile che i "misteri d'Italia" servano solo ad alimentare polemiche politiche che di politico hanno ben poco?
Il dilemma – e la conseguente polemica - ci sembrano, quindi, di quelli destinati a lasciare il tempo che trovano. 
Fermo restando che collocare un capellone trasandato in mezzo a quattro azzimati poliziotti è palesemente un modo per inquinare l’inchiesta sulla strage, sia che la foto sia stata scattata nel 1969, sia che sia stata scattata nel replay di cinque anni dopo, c'è un particolare di cui nessuno sembra voler tenere conto. Quel riconoscimento non era valido per un semplice motivo: a Rolandi la foto di Valpreda era stata mostrata prima del riconoscimento e quindi prima ancora che quella ridicola foto di gruppo con anarchico venisse, o meno, scattata.
Bds
5 Settembre 2000 - Enrico Deaglio
Scrivete che il collega Ettore Colombo "è stato segnalato" a Feltri da "Diario", mentre questo non è vero. Né Feltri ci ha chiesto segnalazioni, né Diario ha segnalato alcuno a Feltri. Il tutto deve essere avvenuto all'insegna del libero mercato.  Cordialità.
Enrico Deaglio, direttore di Diario
3 Settembre 2000 - La Lombarda contro il Barbiere della Sera
Numerosi colleghi ci hanno segnalato un articolo della presidentessa dell'Associazione Stampa Lombarda, apparso sull'ultimo numero di "Giornalismo", la rivista dell'associazione. Poiche' l'articolo contiene un cazzutissimo attacco al Barbiere della Sera, riteniamo utile dargli massima diffusione. Perche' senno' chi lo legge? Scherzi a parte, e' giusto che l'opinione della collega Maria Grazia Molinari venga ascoltata dai nostri lettori. Il Barbiere, naturalmente, risponde. Ecco il testo dell'articolo.

Clicca, clicca, trovi melma

Internet non é una parola magica. Tutti noi la pronunciamo ormai qualche decina di volte al giorno, molti di noi passano ore a cliccare per abbeverarsi alla fonte di notizie che altrimenti, si pensa con ansia, ci sarebbero precluse, e così corriamo felici e contenti a buttarci in quello che crediamo sia un bel mare ma spesso è solo melma. Travestita da notizia. 
C'é un sito di recente costituzione che sembra essere piuttosto visitato dai giornalisti perché da' informazioni su questo nostro mondo. La testata non é registrata non esiste un direttore responsabile non si sa chi confeziona il "pacchetto" chi ci garantisce che le informazioni date siano vere e corrette? Che non siano guidate per far piacere a questo o a quello per fare una battaglia politica o semplicemente per muovere le acque?
Nessuno. Eppure le leggiamo, queste notizie le metabolizziamo e magari le rilanciamo. Acriticamente. Nei giorni scorsi é successo un fatto che non può che che destare grande allarme. Il sito di cui sopra a diffuso ben due lettere anonime, sì proprio anonime, nelle quali si dileggiano persone e istituzioni, si dice bene di un esponente sindacale e male di altri. Due gaglioffi, che non hanno neppure il coraggio  di firmarsi, hanno trovato credito. 
E' lecito dunque porsi la domanda: quanti altri gaglioffi si trasformeranno, grazie alla benevolenza di questo o di altri siti,in moralisti da strapazzo? Quante informazioni distorte ci sono già state propinate? Rispondere? Che si rivelino i signori di Internet; allora qualunque dibattito, anche aspro, sarà possibile ma non prima di quel momento. 
Se ho citato quell'episodio e' per far passare tra di noi una parola d'ordine: dobbiamo batterci, tutti insieme, e separatamente, sopratutto in questa frase contrattuale, per dare regole certe al settore  dell'on-line. Perchè non è vero che le regole ingessano, che limitano la libertà. Dovrebbe essere ormai lampante che un giornalismo senza regole non è giornalismo.
Maria Grazia Molinari  - La risposta del Barbiere


3 Settembre 2000 - Razor
3 Settembre 2000 - Razor
Leggo con stupore la lettera del collega Dimitri Buffa sul tema del fumo passivo (ma quella sul Gay Pride perché non l'ha indirizzata ai politici del centrodestra che hanno lasciato Sgarbi da solo a manifestare sul carro dei travestiti?). Dunque, Dimitri si chiede cosa faranno i vertici dell'Associazione della stampa parlamentare per far rispettare il divieto di sfumacchiare in sala stampa, usanza praticata sia dai giornalisti che dai deputati. Domanda legittima. Ma da quale pulpito! Per dovere di cronaca e per completezza della notizia occorre infatti ricordare che Dimitri Buffa e’ stato un alfiere delle tesi Radicali sull'antiproibizionismo. Per quanto riguarda il problema del fumo passivo in sala stampa staremo a vedere. I compiti dell'Associazione della stampa parlamentare si spera debbano continuare ad essere altri, come assicurare la serietà dei colleghi che scrivono dal Parlamento. E anche di non ammettere nella "casta" il collega Dimitri Buffa. Come per altro è già avvenuto. Fumare fa male, ma c'è anche di peggio. Perché non proporre anche un test antidoping? 
Razor 
1 Settembre 2000 - Gambadilegno risponde alla Lombarda
Il nervosismo serpeggia nelle file dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti. Dopo la fastidiosa esternazione di Gianni Barbacetto del luglio scorso e l'apertura del dibattito virtuale sui tanti, troppi problemi del nostro sindacato, l'ALG attacca il Barbiere della Sera con un editoriale del suo presidente Mariagrazia Molinari sul numero 8 di Giornalismo.

Cosa dice la Presidente? Che c'è "un sito di recente costituzione che sembra (sic!) essere piuttosto visitato dai giornalisti", che "la testata non è registrata, non esiste un direttore responsabile, non si sa chi ci confeziona il "pacchetto"" e che non avendo garanzia che le informazioni date siano corrette esiste il legittimo sospetto che queste siano "guidate per fare battaglia politica". 

La Presidente, non contenta di denigrare la Bottega senza neppure nominarla (Paura di fare pubblicità? Distrazione? Fastidio nel nominare una cosa impura?) si lancia nell'accusa di gaglioffaggine verso coloro che "non avendo neppure il coraggio di firmarsi hanno trovato credito" al BdS.

Insomma ce n'è per tutti e credo che a Bottega preparerete la vostra risposta. Per quel che mi riguarda posso solo dire che se io mi sono macchiato del reato di gaglioffaggine, la Presidente Molinari è rea di mancata risposta. Non ha infatti smentito, come avrebbe dovuto, che chi non paga le quote dell'Associazione viene minacciato di azione legale. E, soprattutto, non ha spiegato ai suoi iscritti in base a quale norma dello statuto si è sentita autorizzata a proporre scandalosi condoni ai danni di chi le quote le ha sempre pagate. Allora, cara Presidente, non pensa sia il caso di dare risposta puntuale invece di offendere gratuitamente i suoi ex-iscritti? 
Gambadilegno


3 Settembre 2000 - La redazione di Duepunti
Questa lettera risponde a un altro intervento pubblicato prima della pausa delle vacanze, al quale vi rimandiamo.

Le mani saranno pulite, ma la penna è un bel disastro. E anche la memoria lascia molto a desiderare. Il tutto diventa una miscela esilarante 

Peccato, era partito bene, sembrava saperla lunga ma si è perso tra un'approssimazione e l'altra il nostro veterosocialista dalle mani pulite e non ne ha detta proprio neanche una giusta. Ci piacerebbe soprassedere, perché nel suo genere è anche simpatico, ma non ce la facciamo proprio.

Iniziamo con la storia delle patate a correggere il confuso veterosocialista: non fu volgare trovata del brutto e cattivo Bossi ma di un illustre collega del nostro ma-ni-pu-li-te. 

Ma questi, Vittorio Feltri, fu più coraggioso e un filo più elegante: usò nome, cognome e faccia in televisione, per diffondere le sue gratuite offese. Purtroppo, noi fanciulle di Duepunti ci troviamo, invece, a dover interloquire con un anonimo. Pazienza. 

Ma andiamo avanti con il nostro veterosocialista pasticcione: non solo Duepunti non è il mensile di Italia democratica (che ne ha uno che porta il suo nome), non solo Italia democratica non è più un movimento politico da tempo, ma soprattutto Duepunti usa re-go-lar-men-te i soldi dei portafogli dei propri redattori per spedire il giornale e quelli dei propri abbonati per acquistare la carta per stamparlo.

Questo non li rende eroi, né "bravi e volenterosi", ma semplicemente liberi. Carolina, Corrado, Alberto, Guia, Alessandro ed Elisabetta: ventimila lire a testa al mese per attaccare i francobolli sui giornali che spediscono. Anche i nomi e i cognomi dei loro abbonati non sono molti. Quel che basta. E se avessero mai preso una lira di rimborso elettorale dei partiti (con il partito di Duepunti seduto in Parlamento) ne sarebbero comunque andati fieri. Finché non saranno costretti anche loro a trovare una firma che sottolinei la pulizia delle proprie mani, saranno sereni e soddisfatti. 

Ma ora entriamo un po' nelle sue difficoltà di penna: la signora Augusta, se proprio si sente l'esigenza dell'uso del dialetto, diventerà la sciùra Augusta (e non sciùr Augusta, come ha scritto il nostro vetero). Oppure è meglio apostrofare. O lasciar perdere i dialetti. 

Un movimento politico è un movimento politico. Un partito è un partito. Difficilmente il primo si trasforma, dopo dieci righe, nel secondo. 

E non è per volerla smentire e correggere riga per riga, ma lei è davvero sbadato: Duepunti si scrive tutto attaccato. Chi lo ha preso in mano e letto almeno una volta se ne sarà accorto.e a lei che conosce così da vicino, nei dettagli, il nostro giornale come è potuto sfuggire? 

In ogni caso, caro anonimo collega, abbiamo imparato subito una tattica del giornalismo (ma preferiamo non usarla): scriverla, buttarla lì la notizia, intanto tutti la leggono. Che sia vera, falsa o inventata è inezia, verificarla una perdita di tempo. Intanto sta lì scritta nero su bianco, la storia che si vuole raccontare. 

Ah, per sua ulteriore informazione, non siamo così giovani e neppure fans, e i nostri redattori hanno delle difficoltà a sentirsi "fanciulle": sì è vero ci piacciono la politica e anche il giornalismo, ma quello coraggioso, intelligente, serio e, se possibile, anche ben fatto. E conosciamo i trucchi più banali come quello di chiamare "ragazzotti" i redattori di Milano DuemilaUno e "fanciulle" quelli di Duepunti nel tentativo di sminuirne il lavoro. Trucchetti un po' scontati. 

Tutto questo non tanto e solo per onor di verità ma per divertirci tutti insieme nel "barbieredellasera". Ma ora andiamo avanti a scrivere di Milano, noi fanciulle, e aspettiamo che qualcuno dall'Avvocatura di questo Comune voglia rispondere ai milanesi tutti. Anche al veterosocialista pasticcione dalle mani pulite. 
La redazione di Duepunti 


3 Settembre 2000 - Son pubblicista e me ne vanto
Sono un pubblicista e me ne vanto. Nessun direttore e nessun editore (Rusconi, Repubblica, Il Giornale e RAI) per cui ho lavorato ha pensato di farmi fare il praticantato, non avevo attitudini nella prostrazione di fronte ai potenti. 
Ora che sono Direttore e che qualche praticante l'ho assunto senza che abbia avuto la necessità di prostrarsi, subisco l'onta del direttore commerciale di Air One che ha diramato una circolare nella quale si specifica che "solo" le tessere amaranto hanno diritto allo sconto giornalisti. 
I possessori della tessera verde "ormai riconosciuti anche dal sindacato come professionali" sono feccia e usano l'aereo non per lavorare ma per dilapidare gli enormi guadagni fatti con altre professioni. 
Invito perciò i colleghi a protestare ai banchi di Air One per questa ottusa decisione. 
Nella speranza che le tariffe aeree diminuiscano (800.000 Nord -sud o 1.800.000 capitali europee!!!) invito ad una settimana di astensione dal volare con Air One.
Sergio Chiesa - Datasport
1 Settembre 2000 - Mario Rossi (redazione eday)
 Telegiornali d'estate. Non c'è edizione che non dedichi spazio all'esodo del popolo delle vacanze. E non c'è testata pubblica (ma anche privata)che non effettui un collegamento con la sala operativa di Autostrade spa una società privata quotata in borsa che ha in concessione solo metà della rete autostradale nazionale. 

E' vero che Autostrade spa è la maggiore delle 28 concessionarie autostradali italiane e che ha in concessione, tra le altre, due delle più importanti direttrici nazionali (la A1 Milano-Napoli e la A14 Bologna-Bari), ma dando informazioni solo su metà della rete il pubblico sa cosa accade lungo le arterie principali ma non, per esempio, lungo la A4 Milano-Venezia (in concessione a quattro società diverse a seconda dei tratti) oppure sulla A12 Genova-Rosignano (anch'essa in concessione a tre società diverse) o ancora sulla A3 Salerno-Reggio  o sulla A7 Milano-Genova o sulla A22 del Brennero (in concessione alla Autostrada del Brennero spa). 

 Perché invece di informarsi presso Autostrade spa i Tg di casa nostra non si informano presso l'Aiscat, l'Associazione delle società concessionarie di autostrade e trafori (di tutte le autostrade e di tutti i trafori), oppure presso l'Anas, l'ente nazionale per le strade, proprietario di tutta la rete stradale e autostradale nazionale oppure presso la polizia stradale oppure presso il Cciss-viaggiare informati? Oltre a rendere al pubblico un servizio più corretto con informazioni più complete si eviterebbe il sospetto di pubblicità a una società quotata in borsa, i cui ricavi (e di conseguenza il cui valore) aumentano in funzione del traffico e delle code ai caselli di esazione. Cordiali saluti 
Mario Rossi redazione eDay (www.eday.it) 
via Pontaccio, 10 - 20121 Milano 0288081335


1 Settembre 2000 - Giornalisti in tuta blu
Cari amici, ecco cosa propone un’importante agenzia Internet di collocamento (Bancalavoro). Noterete che la fornitura di contenuti viene:
a) associata ad altre specialita’ di tipo tecnico 
b) assimilata a contratto ì Metalmeccanico , livello contrattuale non specificato
Questo quanto arrivato sulla mia e-mail:

****L'OFFERTA DELLA SETTIMANA****
Sapete navigare nelle agitate acque dell'oceano Internet come se fosse un tranquillo laghetto di montagna? Vi sentite giornalisti, scrittori, disegnatori, grafici e programmatori? Bene...o ridimensionate il vostro ego oppure cliccate qui sotto.
http://www.bancalavoro.com/offerte/off_im_5473.htm

ED ECCO IL RISULTATO:
responsabile dei siti internet e delle attivita’ collegate 
GefranSpa operante nel settore Elettronica di consumo
ricerca:responsabile dei siti internet e delle attivita’ collegate.
Il candidato si occupera’ personalmente di coordinare la progettazione, l'implementazione e l'aggiornamento dei siti internet aziendali sia dal punto di vista dei contenuti che da quello grafico e funzionale o di programmazione.
Ha esperienza approfondita nel settore, conosce i principali linguaggi di programmazione ed ha una buona conoscenza della lingua inglese. Capacita’ espressive e di scritture testi, abilita’ a lavorare in gruppo anche per attivita’ non strettamente legate all'ambito tecnico completano il profilo del candidato per la ivisione/dipartimento Sistemi nformativi 
Zona di lavoro: Lombardia 
Citta’: Provaglio d'Iseo 
E'consigliato l'uso di un mezzo di trasporto proprio 
* Tipo di inquadramento: Assunzione a tempo determinato per 12 mesi * Tipo di contratto: Metalmeccanico , livello contrattuale non specificato * Stipendio lordo annuo: commisurato alle capacita’ dimostrate.
La ricerca si intende rivolta ad ambo i sessi, ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91.
I dati personali saranno trasmessi all'azienda inserzionista, che si impegna alla massima riservatezza ai sensi della legge 675/96.
Vedete un poí voi. A me sembra la conferma della pericolosita’ di Internet se non gestita in modo professionale: apertura a cani e porci o  -eventualmente- spazio ai giornalisti ma visti come   metalmeccanici; niente contro le tute blu, per carita’, ma visto che gia’ alla mia prima esperienza in una tv privata veneta il contratto parlava di elettricisti mi vien da pensare che gli editori italiani abbiano un’idea un po’ particolare della nostra professione. O non saranno aiutati dalla nostra categoria, sempre troppo supina nei loro confronti?
Sandro Terrani
Giornalista professionista


1 Settembre 2000 - E ricordate che esiste Neos
Cari colleghi, tempo fa ho inviato un piccolo messaggio per dirvi che esisteva NEOS - giornalisti di viaggio associati. Non ne vedo traccia sul vostro elenco di associazioni giornalisti. Ditemi se l'avete perso o cancellato e se devo rimandarlo. Vi prego gentilmente di inserirci con le note descrittive inviatevi. Vi segnalo anche che abbiamo da poco e ancora incompleto ma c'è, un sito internet: www.neosnews.com
Grazie per quanto farete 
Laura Mulassano 
segreteria NEOS
1 Settembre 2000 - E ricordate che esiste anche il Grifone
Buongiorno  vorrei chiedervi se 'e possibile aggiungere nei link equestri il sito del Centro Equestre del Grifone dove e' possibile anche trovare i comunicati  stampa delle iniziative del "Grifone".
Sto inoltre cercando qualche giornalista per l'ufficio stampa dei tre concorsi internazionali che si terranno dal 10 al 12 novembre e dal 1 al 3  dicembre 2000. Qualcuno di voi e' disponibile?  A presto Monika
GRIFONE CLUB MILANO Via del Grifone 1 Vermezzo-MIlano (Italy) Tel +39-02-9440490 fax +39-02-9440984 http://www.grifoneclub.it Email: info@grifoneclub.it


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