Ancora sulle chiese con pianta a croce greca.

Note di storia abbaziale riminese.

Si ritiene opportuno esporre le seguenti precisazioni in quanto riguardanti un argomento che pare di interesse non solamente locale bensì, in considerazione di quanto già accennato altrove (http://spazioinwind.libero.it/iconografia/chieseipotesi.htm), anche rilevante dal punto di vista generale.

Il tema di queste note è la storia di un’abbazia riminese –quella dei SS. Pietro e Paolo - il cui nome è già apparso in un’altra pagina di questo sito, quando si è citata una tradizione, riportata sommariamente nel XVII° sec., che vorrebbe, tra i suoi possibili fondatori, Galla Placidia.

Si è anche accennato al fatto che la chiesa di questa abbazia, sempre secondo antiche cronache, pare sia sorta su un precedente tempio dedicato al Genius cittadino, ovvero all’entità destinata alla protezione della città.

I templi dedicate a divinità di questo genere furono solitamente realizzati al di fuori delle mura, in prossimità di qualche porta urbica, quale fu appunto la posizione dell’edificio in questione.

Venendo poi a dare qualche notizia sintetica sulla storia di questa abbazia, diciamo che essa risulta citata, anche se indirettamente, per la prima volta in un documento del IX° sec.

L’abbazia dei SS. Pietro e Paolo fu una delle istituzioni più ricche del medievo riminese e la lista dei suoi antichi possedimenti, elencati in una bolla papale del 1059, riporta una serie piuttosto impressionante di proprietà estese dalla Romagna sino alla Marca anconitana (1).

La vita di questa istituzione sembra abbia attraversato un periodo di mutamenti radicali a cavallo dei secc. XI° e XII° poiché, nel 1144, il monastero risulta sottoposto alla chiesa riminese e pare, quindi, aver perso, almeno temporaneamente, la sua autonomia.

E’ possibile che a ciò non sia estranea una catastrofica piena del vicino fiume Marecchia il quale, in un periodo imprecisato attorno all’XI° sec., arrivò addirittura a crearsi un nuovo alveo a qualche distanza da quello originale.

Un altro importante accadimento avvenuto nei secoli centrali del medioevo fu la scoperta miracolosa delle reliquie e del sarcofago di San Giuliano sul litorale marino non distante dall’abbazia (2).

Il corpo del santo venne così translato nell’antica chiesa dei SS. Pietro e Paolo a cui fu infatti aggiunta anche la dedica a S. Giuliano (citata per la prima volta nel 1164).

La presenza delle reliquie del santo diverrà da allora il punto di riferimento per la devozione espressa dai fedeli nell’antico monastero che, sino alla sua soppressione, sarà principalmente noto con il semplice nome di San Giuliano.

Tra l’altro, fu sempre tra XI° e XII° sec. che, per custodire le reliquie provenienti dal mare, a fianco della antica chiesa, i monaci "coeperunt aedificiolum extra ecclesiae parietes mirificio ingenio metiri murique vallantis artificio decorare. Quo coepto sed necdum toto culmine incurvo fornice camerato, priusquam sublimibus muris undique cingeretur asportare arcam interius nitebantur. (Miracula S. Iulianis martyris 11 - Ped. , f. 73 r)". (3)

Questo edificio, secondo la lettura del Gattucci che ha pubblicato il testo dei "Miracula", aveva poi tre altari - intorno al corpo del santo (circa eius venerabile corpus) - dedicati a S. Giuliano, S. Michele e Santa Anastasia, mentre il suo "culmen" risplendeva di grande bellezza ed era decorato con immagini colorate. ( cfr. Miracula S. Iulianis martyris 15 - Ped. , f. 74 r).

Si constata quindi come, anche in questa occasione, riprendendo un uso che in Rimini si trova testimoniato al V° sec., al fine di "contenere" importanti reliquie sia stato realizzato un edificio a cupola con tre altari disposti a formare, direi piuttosto chiaramente, una pianta a croce.

Considerando quindi gli elementi già segnalati in altre pagine (4), credo sia legittimo chiedersi se l’edificio, realizzato nel XII° sec., per le "nuove" reliquie di San Giuliano si rifacesse alle forme di qualche costruzione precedente, forse presente nello stesso sito e contenente anch’essa reliquie di grande importanza andate disperse in qualche evento catastrofico.

Questo, tra l’altro, fornirebbe una possibile spiegazione alla grande ricchezza raggiunta dall’abbazia nell’alto medioevo e sarebbe connesso con quanto si è detto in altre pagine a proposito della committenza di Galla Placidia in Ariminum.

Tuttavia, almeno a conoscenza di chi scrive, non esistono elementi che forniscano dati certi in risposta all’interrogativo appena esposto per cui anche altre eventuali diverse ipotesi in proposito possono essere ritenute ugualmente plausibili.

Infine, è comunque possibile rilevare come, ancora una volta, nella antica Ariminum ma sicuramente non solo in essa, la pianta a croce di alcuni edifici sacri fosse connessa con la presenza in essi di reliquie importanti.

Carlo Valdameri

(1) L. Tonini: Rimini dopo il mille, pp.141-145 Rimini, 1972.

(2) In realtà, la tradizione riminese fa risalire il ritrovamento al 957 (C. Clementini – Racconto istorico…pp.243-244, Rimini 1616), ma il culto per santo è attestato solo circa due secoli dopo.

(3) A. Gattucci: Codici agiografici riminesi, in "Studi medievali" a. XI, 1970, II, 3ª serie, pp.804-806 Spoleto, "Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo"

(4) A proposito della chiesa dei SS. Pietro e Paolo (San Giuliano), Cesare Clementini cita fonti apparentemente poco chiare, ma di fatto riporta preziosissime informazioni sulle antiche e antichissime tradizioni religiose della città: Non si può con verità affermare chi fosse il Fondatore di questo Tempio(SS. Pietro e Paolo, appunto N.d.A.). Credono alcuni , che sia l’eretto da Galla Placidia, Madre di Valentiano Imperatore, à S. Stefano, scrivono altri quello di Teodorico re de gli Ostrogoti, dedicato all’istesso Santo (come s’è fatta menzione) ma per le ragioni, altre volte addotte, il presente di S. Pietro non può essere, perchè non v’è memoria qui se non d’un solo Santo Stefano (ovvero quello fuori Porta Romana N.d.A.). Cesare Clementini: Racconto istorico…ParteII, p.243. Rimini, 1616.

Vedi poi:

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/stefano.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Sgregitaliano.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Gregancoraita.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Gregancoraingl.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Sgreginglese.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Gregante2.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Piantacentrale.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/chieseipotesi.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/gregorioanteprima.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Andreaantep.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Andreastoria.htm

Other words about churches built on greek cross plan.

Notes on the history of a riminese abbey.

It seems useful to expose the following clarifications because they could be interesting not only for the riminese history, but, taking in account what has been written in other pages (http://spazioinwind.libero.it/iconografia/chieseipotesi.htm ), even from a general point of view.

The subject of these notes is the history of the abbey of SS. Pietro e Paolo (Rimini – Ariminum) whose name has been already quoted in another page of this website, where it's been pointed out the tradition, reported in a writing of the XVIIth. cent., that indicates Galla Placida as possible founder of the abbey.

Following ancient chronicles, it's been also mentioned that the abbatial church was probably built in the same site of a previous temple dedicated to the Genius ariminensis, the god who "defended" the town.

Temples dedicated to this sort of goddesses usually rose outside the walls near one of the gates; this is exactly the position of the building we are dealing with.

Coming to give a short information about the history of the abbey, you can notice that its earliest quotation can be found in a paper of the IXth. cent.

The abbey of SS. Pietro e Paolo was one of the most powerful institutions during the riminese Middle age; a papal "bulla" of 1059 lists the quite impressive amount of its ancient properties from Romagna till Marca Anconetana(1).

The life of this institution probably went through deep changes between XIth. and XIIth. cent. because in 1144 the monastery seems to be subordinate to the riminese bishop and to have lost, amost for a few years, its autonomy.

One of the possible causes of the changes could be a cathastrophical flood of the near Marecchia river, that, in an undetermined period around the XIth. cent., even formed a new river-bed in little distance from the old one.

Another important occurrence, happenede in the central centuries of the Middle age, was the miraculous find of the relics and of the sarcophagus of San Giuliano in the seaside near the abbey (2).

The body of the saint was brought to the ancient church of SS. Pietro e Paolo and the dedication to San Giuliano (quoted in 1164) was added to the previous dedication.

After this occurrence, the presence of these relics will become the reference for the devotion of the believers of the monastery that since then will be mainly known with the name of San Giuliano.

Probably in the period between XIth. and XIIth. cent. the monks of SS. Pietro e Paolo decided to keep the relics that had came from the sea in a new building.

So, they "coeperunt aedificiolum extra ecclesiae parietes mirificio ingenio metiri murique vallantis artificio decorare. Quo coepto sed necdum toto culmine incurvo fornice camerato, priusquam sublimibus muris undique cingeretur asportare arcam interius nitebantur. (Miracula S. Iulianis martyris 11 - Ped. , f. 73 r)". (3)

Following the interpretation of Gattucci who published the text of "Miracula", this building had three altars around the body of S. Giuliano (circa eius venerabile corupus) dedicated to S. Giuliano, S. Michele e Santa Anastasia, while its "culmen" shone with beautiful painted pictures ( cfr. Miracula S. Iulianis martyris 15 - Ped. , f. 74 r).

So, we can consider that in Ariminum, even in this occasion, in order to keep important relics, was built a building with a dome and three altars whose position formed a cross plan.

In this way they recalled an tradition witnessed since the Vth. cent.

Finally, taking in account what we already pointed out in other web pages (4), you wonder if the shape of building of the XIIth. cent. - with the "new" relics of San Giuliano – was similar to the forms of an hypothetical more ancient building - built around or in the same site of the aedificiolum– in order to keep important relics maybe lost in a catastrophic occurrence.

This would even be a possible explanation to the richness of the abbey in the early middle age and it would be connected with what we wrote in other pages (see links below) about the committence of Galla Placidia in Ariminum.

Anyway, as far as the author’s knowledge is, we don’t know any precise element to answer the previous question, so other different hypothesis can be considered equally acceptable.

In any case, it’s possible to state that, once again, in the town of Ariminum - and certainly not only there- the shape of churches built on cross plan was connected with the presence of important relics kept in the sacred building.

Carlo Valdameri

(1) L. Tonini: Rimini dopo il mille, pp.141-145 Rimini, 1972.

(2) The riminese tradition (C. Clementini – Racconto istorico…pp.243-244, Rimini 1616) dates the find in 957 but the cult of the saint is documented only two centuries later.

(3) A. Gattucci: Codici agiografici riminesi, in "Studi medievali" a. XI, 1970, II, 3ª serie, pp.804-806 Spoleto, "Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo"

coeperunt aedificiolum extra ecclesiae parietes mirificio ingenio metiri murique vallantis artificio decorare. Quo coepto sed necdum toto culmine incurvo fornice camerato, priusquam sublimibus muris undique cingeretur asportare arcam interius nitebantur

"They started building a little edifice outside the walls of the church, working out (it) with wonderful ingeniousness, surrounding (it) with a wall and decorating (it) with fantasy. Once they began to built (the aedificiolum), before it was completely covered with a dome, before it was surrounded with great walls, they endeavour to carry the sarchophagus inside (the aedificiolum)." (Rough) translation by Carlo Valdameri.

(4) Dealing with the church of SS. Pietro e Paolo, Cesare Clementini seems to quote vague sources, but actually he reports very important information about ancient religious traditions of the town: We cannot actually state who was the founder of this temple. Someone thinks it was built -and dedicated to Santo Stefano- by Galla Placidia, , mother of emperor Valentinianus; others quote the name of Theodoricus - king of Ostrogoths- and a dedication to the (already quoted) (same) saint; but , for reasons described above, it cannot be S. Pietro because there is memory here of only one Santo Stefano (that’s the church outside Porta Romana N. d.A) Cesare Clementini: Racconto istorico…ParteII, p.243. Rimini, 1616.

See:

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/stefano.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Sgregitaliano.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Gregancoraita.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Gregancoraingl.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Sgreginglese.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Gregante2.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Piantacentrale.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/chieseipotesi.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/gregorioanteprima.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Andreaantep.htm

http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Andreastoria.htm

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