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"La profezia contenuta in queste poche righe merita, in effetti, di essere riguardata come una delle più ammirabili, delle più ricche, delle più profonde, che ci siano nell'Antico Testamento." (Abate J. Fabre d'Envieu)

PROFETA DANIELE CAP. 9:24-27 > LE SETTANTA SETTIMANE

(I commenti del presente studio sono stati in larga parte tratti dal libro di A. Pellegrini "Il Popolo di Dio e l'Anticristo attraverso i secoli".)

INTRODUZIONE

Un angelo si presenta al profeta Daniele, in risposta ad una sua preghiera, annunciandogli quanto segue:

"Settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città, per far cessare la trasgressione, per mettere fine al peccato, per espiare l'iniquità, per far venire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo. Sappi perciò e intendi che da quando è uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane il Messia sarà messo a morte e nessuno sarà per lui. E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà con un'inondazione, e fino al termine della guerra sono decretate devastazioni. Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore, finché la totale distruzione, che è decretata, sarà riversata sul devastatore." (Daniele 9:24-27 - ND).

TRADUZIONE LETTERALE DALL'EBRAICO DEL TESTO IN ESAME

vers. 24 > "Settanta settimane sono state tolte (recise) per il tuo popolo e la tua santa città per consumare il crimine e per sigillare i peccati e per espiare l'iniquità e per portare giustizia dei secoli e per sigillare visioni e profezie e per ungere santo dei santi."

vers. 25 > "Sappi e comprendi: dall'uscita di una parola per rialzare e ricostruire Gerusalemme fino a Unto-Capo, sette settimane e sessantadue settimane; piazza e mura saranno rialzate e ricostruite e nell'angoscia dei tempi."

vers. 26 > "E dopo (sessantadue settimane) Unto sarà sterminato, e non a Lui, e un popolo di Capo il Venente distruggerà la città e il santuario e la loro fine sarà nell'inondazione; e fino alla fine guerra e devastazione."

vers. 27 > "E in una settimana confermerà un'alleanza con molti, e in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e oblazione, e al di sopra d'ala di abominazione devastatore, e fino alla distruzione, la decretata piomberà sul devastato."

"Questo passo... è notevole non solamente sotto il rapporto del fondo, ma anche sotto quello della forma. L'assenza di articoli e di copule gli imprime un carattere veramente lapidario." (F. Godet "Etudes Bibliques", t. I, IV Ediz., Neuchâtel 1889 - pp. 349-350) - "La profezia contenuta in queste poche righe merita, in effetti, di essere riguardata come una delle più ammirabili, delle più ricche, delle più profonde, che ci siano nell'Antico Testamento." (J. Fabre d'Envieu, "Le livre du prophète Daniel" - Parigi 1890, t. II - p. 860).

INTERPRETAZIONE

Vers. 24: "SETTANTA SETTIMANE SONO STATE TOLTE PER IL TUO POPOLO E LA TUA SANTA CITTA'" >> Occorre applicare qui la regola del giorno profetico: il principio "un giorno = un anno". Innumerevoli autori ebrei, cattolici e protestanti riconoscono che i giorni di cui si parla nelle profezie di Daniele e Apocalisse sono da interdersi come altrettanti anni. Gli Ebrei stessi hanno sempre inteso questa profezia come un periodo di 490 anni: è impossibile credere che in sedici mesi, settanta settimane di giorni, sarebbe stato possibile restaurare tutto quello che la profezia menziona, tra l'altro la ricostruzione della capitale, ed arrivare fino all'apparizione del Messia. Le sei espressioni che seguono, contenute nel vers. 24, riassumono lo scopo della venuta del Salvatore promesso:

"PER CONSUMARE IL CRIMINE" >> Il verbo ebraico significa: "frenare, reprimere, fermare, arrestare..."; esprime l'atto di chiudere. La radice del verbo ha due significati complementari: a) Il peccato arriverà al suo culmine, colmerà la misura. - b) Il peccato sarà fermato, chiuso, messo a termine. Possiamo dedurre da quanto detto che, in un certo momento delle 70 settimane, il peccato, la rivolta dell'uomo nei confronti di Dio, raggiungerà il suo parossismo, ma nello stesso tempo che lo raggiungerà, sopprimendo il suo Dio, l'universo non avrà più dubbi sull'Amore del Creatore. Il peccato cessa di essere una forza nel popolo di Dio: il peccato è sconfitto.

"PER SIGILLARE I PECCATI" >> L'uomo che prima trovava soddisfazione nel peccare, nell'essere "il figliuol prodigo", ora la trova nell'ubbidienza al Padre in casa sua. Soffre del piccolo male commesso, non perché è un uomo moralmente a posto, ma perché è un uomo unito al Signore (cfr. Romani 6:1-2), è 'una nuova creatura' a immagine di Dio, come dice l'apostolo Paolo.

"PER ESPIARE L'INIQUITA'" >> Il verbo ebraico "kafar" (coprire, perdonare, purificare...) racchiude l'idea di riscatto, di sacrificio e di espiazione. É facendo riferimento a questo riscatto che Gesù disse della Sua morte: "Appunto come il Figliuol dell'uomo non è venuto per esser servito ma per servire, e per dare la vita Sua come prezzo di riscatto per molti." (Matteo 20:28 - L). Tutta la Sacra Scrittura ci presenta Dio che è alla ricerca del proprio figlio, dell'uomo: "Adamo, dove sei?" (Genesi 3:9), mentre questi costantemente si sottrae al Suo appello e al Suo amore, nascondendosi. La Bibbia ci presenta un Padre che implora, privato dei Suoi figli, un Padre ferito nel Suo amore. Dio scende in mezzo all'umanità, senza partecipare al peccato dell'uomo, ma subendo le conseguenze di questo peccato.

"PER PORTARE GIUSTIZIA DEI SECOLI" >> Traduce il Luzzi: "Addurre una giustizia eterna". La grazia offerta è eterna, perché le conseguenze sono eterne. La giustizia è eterna, perché il Regno del Messia è eterno (cfr. Isaia 51:6,8). Lo scopo era "apportare, per mezzo dell'opera del Messia, lo stato di perfetta giustizia davanti a Dio al quale l'umanità è eternamente destinata, ma che non può produrre da sola; far così succedere a tutte le condanne anteriori la giustificazione divina che deve durare per sempre." (Bible Annotée, t. II, p. 307)

"PER SIGILLARE VISIONI E PROFEZIE" >> Gesù suggellava le visioni e le profezie "poiché in Lui la pienezza della Legge e dei profeti veniva in persona", così scriveva Ippolito di Roma (Commentario su Daniele, XXXIII). Gesù, dopo la resurrezione, dimostra di essere il Messia, richiamandosi a tutto ciò che l'Antico Testamento diceva di Lui (Luca 24:44).

"PER UNGERE SANTO DEI SANTI" >> Il termine 'ungere' richiama alla mente l'unzione fatta sul tabernacolo inaugurato da Mosè. C'è da notare che questa unzione d'olio non fu ripetuta nè all'inaugurazione del tempio costruito da Salomone, nè a quella del tempio di Zorobabele (ricostruito dopo il ritorno dall'esilio di Babilonia), nè al tempo della purificazione del tempio sotto i Maccabei. Questi santuari erano senza dubbio considerati come la continuazione della Tenda di Convegno costruita sotto la direzione di Mosè, nel deserto, quale primo Santuario a Dio. Qual'è dunque questo Santissimo che doveva essere unto, ovvero inaugurato? Il vers. 25 ci presenta la ricostruzione del Santuario israelitico, mentre il vers. 26, portandoci ai tempi messianici, ci presenta la sua distruzione. Per cercare di consolare in anticipo per questa terribile prospettiva, l'angelo promette che verrà consacrato allora il Santuario dei santuari, un Tempio infinitamente più glorioso, che sarà veramente il Santo dei santi: il Santuario Celeste di cui il tempio di Gerusalemme era solo l'ombra, il tipo, la rappresentazione figurata. come disse l'apostolo Paolo (cfr. Ebrei 8:5). Salendo in cielo dopo la Sua morte, Cristo Gesù viene rivestito della funzione sacerdotale di Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza nel Santuario Celeste, dove inaugura la Sua opera divina d'intercessione, con un atto corrispondente all'unzione del santuario mosaico:

"Ora, il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: che abbiamo un tal Sommo Sacerdote, che si è posto a sedere alla destra del trono della Maestà nei cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore, e non un uomo, ha eretto." (Ebrei 8:1-2 - L). "Ma venuto Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri beni, Egli attraverso il tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto con mano, vale a dire, non di questa creazione, e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna." (Ebrei 9:11-12 - L).

Infine, riguardo a questo vers. 24, c'è da notare che le prime tre espressioni relative all'opera del Messia annunciano l'intera distruzione del Male sotto tutte le sue forme; le tre seguenti, lo stabilimento perfetto del Bene. C'è inoltre correlazione fra la prima e la quarta, la seconda e la quinta, la terza e la sesta: "Consumare il crimine" è contrapposto a "portare giustizia eterna" - "Sigillare i peccati" è contrapposto a "sigillare visioni e profezie" - "Espiare l'iniquità" (linguaggio rituale legato al servizio sacro del tempio) è contrapposto a "ungere santo dei santi".

Vers. 25: "DALL'USCITA DI UNA PAROLA PER RIALZARE E RICOSTRUIRE..." >> I Medo-Persiani, riguardo al popolo d'Israele, emanarono storicamente tre decreti e sono tutti riportati nel libro di Esdra. Quale dev'essere preso in considerazione per fornirci il punto di partenza dei 490 anni? Prendiamo in considerazione l'ultimo, quello del re Artaserse, emanato nel 457 a.C., perché è l'unico che restituisce l'indipendenza politica ad Israele.

"FINO A UNTO-CAPO" >> L'espressione ebraica originale è "Mesîah Nagid". La parola Mesîah deriva dalla radice aramaica "mashac" e significa "ungere". La parola Nagid significa "capo, condottiero, guida, duce"; letteralmente in ebraico: "colui che sta alla testa". Va rilevato che il testo non dice: "fino a un capo, o un condottiero, che è stato unto", ma significa: "fino alla venuta dell'Unto, del prescelto quale Messia, che è al tempo stesso capo o condottiero". Quest'espressione è tradotta, per esempio, dalla Vulgata di Gerolamo "Christum Ducem"; dalla Siriaca "Cristo-Re". L'angelo non vuole quindi indicare un qualche personaggio in generale e sconosciuto, che per le sue caratteristiche è stato unto (l'unzione era simbolo di consacrazione a Dio), ma specificatamente l'Unto di Dio, il Messia che è altresì Capo e che Israele attendeva non solo per sè, ma come guida di tutte le nazioni; Colui che avrebbe realizzato quanto detto al vers. 24. L'Antico Testamento non conosce che un solo personaggio che sia nello stesso tempo SACERDOTE e RE (cfr. Salmo 110:1,4/ Zaccaria 6:12,13): il Messia promesso. I re nella loro funzione politica erano chiamati, in ebraico, "melek"; ma i re d'Israele erano anche i "nagid" del popolo, ovvero i conduttori nella loro funzione religiosa.

"VI SONO SETTE SETTIMANE E SESSANTADUE SETTIMANE" >> Devono intendersi ovviamente settimane profetiche di anni, come abbiamo già visto. Il periodo totale della profezia è di settanta settimane che partono dal decreto del 457 a.C. che concede di ricostruire Gerusalemme e ridà ad Israele praticamente l'indipendenza politica. Partendo dunque dalla stessa data, calcoliamo il periodo indicato sopra:

7 settimane profetiche (7x7=49 anni) + 62 settimane profetiche (62x7=434 anni) dà un totale di 69 settimane di anni: 69x7 = 483 anni.

Manca all'appello solo l'ultima settimana: dai 490 anni profetizzati dall'angelo sottraiamo i 483 anni appena citati (e che ci portano fino all'apparizione del Messia): rimangono appunto 7 anni, ovvero 1 settimana profetica, di cui si parlerà al vers. 27 (questo calcolo ci porta alla metà circa dell' anno 27 d.C., dato che l'editto di Artaserse entra in vigore nel luglio del 457 a.C.: vedi schema). Tra "7 settimane" e "62 settimane", c'è nel testo ebraico un segno che si chiama "athnach"; si tratta di un accento disgiuntivo che indica una pausa, a secondo del senso della frase. Alcune versioni vi mettono un segno d'interpunzione, ma ciò spesso svisa il senso del versetto, perché lascia intendere che Gerusalemme fu restaurata durante le sessantadue settimane, mentre lo fu durante le prime sette, esattamente dal 457 al 408 a.C. La predizione dell'angelo di avverò alla lettera: "Quando i nostri nemici udirono ch'eravamo informati della cosa, Iddio frustrò il loro disegno, e noi tutti tornammo alle mura, ognuno al suo lavoro. Da quel giorno, la metà dei miei servi lavorava, e l'altra metà stava armata di lance, di scudi, d'archi, di corazze; e i capi erano dietro a tutta la casa di Giuda. Quelli che costruivano le mura e quelli che portavano o caricavano i pesi, con una mano lavoravano, e con l'altra tenevano la loro arma; e tutti i costruttori, lavorando, portavano ciascuno la spada cinta ai fianchi. Il trombettiere stava accanto a me."(Nehemia 4:15-18 -L). Due papiri di Elefantina del V secolo a.C., di poco posteriori al periodo di Nehemia, ci sono molto utili per confermare che questi tempi angosciosi terminarono in effetti nel 408 a.C. Le altre sessantadue settimane ci portano nell'anno 27 della nostra era: all'apparire del Messia, cioè all'inizio ufficiale del Suo ministero terreno, inaugurato dal battesimo ricevuto da Giovanni il Battista.

Vers. 26: "E DOPO... UNTO SARA' STERMINATO" >> Il vers. 26 costituisce un'anticipazione del vers. 27, come spesso accade nelle profezie bibliche. L'espressione "e dopo sessantadue settimane" ci introduce nell'ultima settimana profetica, ma questo non vuol dire che l'Unto sarà sterminato SUBITO DOPO il periodo citato, infatti non è certo con la morte che Cristo inaugura la Sua missione terrena. Il versetto seguente, informa che la morte avverrà "in mezzo alla settimana", ovvero dopo tre anni e mezzo di predicazione, cosa che è confermata dalla narrazione dei Vangeli. Quanto alla parola "sterminato", in ebraico "ikkaret", essa indica una morte violenta.

"E NON A LUI" >> E' un'espressione molto concisa ed è stata compresa in diversi modi. La Versione greca dell'Antico Testamento, detta "Septuaginta" traduce: "Non sarà più". Nella Versione delle Paoline si legge: "Nessuno Lo difenderà". La Versione Luzzi: "Un Unto sarà soppresso; nessuno sarà per Lui." Stessa traduzione nella Nuova Diodati. Si può anche comprendere che il testo intenda dire che il Messia soffrirà la morte non per Lui, ma per la redenzione del mondo.

"E UN POPOLO DI CAPO (NAGID) IL VENENTE" >> L'Abate Fabre d'Envieu giustamente fa notare: "É a torto che si è supposto che il titolo di Nagid era dato al prìncipe romano che doveva distruggere Gerusalemme. Tito, indicato al versetto seguente sotto il nome di "devastatore", non era che il luogotenente del Messia, il quale, solo, è propriamente il Capo o il Condottiero-il-Venente del popolo romano. Colui che è stato stabilito Capo delle nazioni e che ha ricevuto i popoli come un'eredità che Gli spetta di diritto, si è servito dei Romani per esercitare i Suoi castighi su un popolo che non aveva voluto essere Suo popolo. Egli stesso ha condotto l'esercito che doveva punire l'insolenza e l'ingratitudine dei Giudei." ("Le livre du Prophète Daniel" - Parigi 1890 - t. II - p. 983). Lo storico Giuseppe Flavio ("Antichità Giudaiche", VI) racconta: "Quando Tito entrò nella città (dopo averla espugnata) ammirò le alte fortezze... osservando... l'altezza della loro massicciata, la grandezza di ciascun macigno, l'accuratezza delle connessioni e come fossero ampie ed elevate... 'Davvero - esclamò - abbiamo fatto la guerra con Dio, e fu Dio che da questa fortezza tirò abbasso i Giudei! Poiché mani d'uomini o macchine, che cosa possono contro queste torri'?". Anche in passato, Dio si era servito - per esempio - di Nabucodonosor, re pagano, per punire la ribellione ostinata del Suo popolo. Poi, tramite il profeta Isaia, aveva chiamato Ciro il Persiano il Suo "unto", inviato a distruggere l'orgogliosa Babilonia che, a sua volta, aveva colmato la misura dei suoi peccati... e così via.

"DISTRUGGERA' CITTA' E SANTUARIO" >> Ciò avvenne esattamente nel 70 d.C. e fu un simbolo, un tipo del giudizio finale, come lo fu la distruzione di Sodoma e Gomorra o il diluvio. La profezia guarda dunque oltre lo scadere delle settanta settimane (anno 34 d.C.) per descrivere le conseguenze della soppressione del Messia da parte del Suo popolo eletto.

"E LA LORO FINE SARA' NELL'INONDAZIONE, E FINO ALLA FINE GUERRA E DEVASTAZIONE" >> Questa frase si riferisce alla guerra che seguì la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio (tutto il vers. 26, come abbiamo visto, anticipa riassumendo il vers. seguente). Infatti, ostinatamente, i Giudei non fecero che rinnovare la loro ribellione contro l'invasore romano, fino a che quest'ultimo non li distrusse in modo totale, definitivo (vedi la spiegazione dell'ultima parte del vers. 27).

Vers. 27 >> Se il vers. 26 presenta l'aspetto negativo della passione di Cristo (soppresso a causa dell'apostasia del Suo popolo), il vers. 27 ce ne presenta il lato positivo. Il terzo periodo delle settanta settimane (I periodo = 7 settimane - II periodo = 62 settimane) dura soltanto una settimana: sette anni: Data d'inizio: 27 d.C.: Il battesimo di Gesù (la Sua unzione di Spirito Santo) e l'inizio del Suo ministero terreno. Data di chiusura: 34 d.C.: Questa data coincide con il rigetto completo di Cristo da parte del popolo eletto e con l'inizio di una feroce persecuzione da parte dei responsabili della nazione a danno della nascente Chiesa cristiana. Il giovane Stefano, diacono della Chiesa, viene lapidato: è il primo martire cristiano. Luca specifica che, quando Gesù iniziò a predicare dopo il Suo battesimo, aveva "circa trent'anni" (Luca 3:23), espressione che presso i Giudei era piuttosto elastica. Comunque, è certo che Gesù avesse più di 27 anni a quell' epoca, infatti - affinché un Giudeo potesse compiere una funzione pubblica - doveva aver compiuto il 30° anno d'età; non sarebbe stato neanche preso in considerazione se fosse stato più giovane. Come mai allora la profezia data il Suo battesimo all'anno 27 della nostra era? É universalmente riconosciuto che il monaco scita Dionigi il Piccolo (556 d.C.) commise un errore quando fissò la data di nascita di Gesù nel 753° anno di Roma, chiamando quindi il primo dopo Cristo l'anno 754 di Roma. Per non dover correggere tutti gli scritti fino al IX secolo (data della scoperta dell'errore cronologico), si è lasciata convenzionalmente la stessa data della nascita di Gesù. Che vi sia stato quest'errore è veramente certo, infatti si sa storicamente che Erode il Grande, che ordinò la strage degli innocenti per disfarsi di colui che credeva essere un rivale per il suo trono, morì nell'anno 750 di Roma; ora, com'è evidente, Gesù doveva essere nato già in precedenza.

"IN UNA SETTIMANA CONFERMERA' UN'ALLEANZA CON MOLTI" >> Il termine ebraico tradotto con "alleanza" non significa "concludere un patto", ma "confermare un patto", il che implica un contratto di già esistente: quello ratificato al Sinai. Del resto in tutto il corso della storia, Dio non rinuncia mai alla Sua Alleanza, ma vi resta sempre fedele: "Riconosci dunque che l'Eterno l'Iddio tuo, è Dio: l'Iddio fedele, che mantiene il Suo patto e la Sua benignità fino alla millesima generazione a quelli che l'amano e osservano i Suoi comandamenti." (Deuteronomio 7:9 - L). É sotto la penna del profeta Geremia che per la prima volta si trova il termine "Nuova Alleanza" che, però, non è altro che una riconferma della prima: "Ecco, i giorni vengono, dice l'Eterno, che io farò un nuovo patto con la casa d'Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che fermai coi loro padri il giorno che li presi per mano per trarli fuori dal paese d'Egitto: patto ch'essi violarono, benché io fossi loro Signore, dice l'Eterno; ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni, dice l'Eterno: io metterò la mia legge nell' intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo." (Geremia 31:31-33 - L). Nella prima alleanza Dio ha mostrato la Sua santità mediante la Sua Legge, scritta su tavole di pietra. Nella Nuova Alleanza, Egli si rivela Santo in Cristo Gesù, nel Suo carattere, nella Sua vita. Tutti coloro che l'accetteranno come Messia e Salvatore, interiorizzeranno - se così si può dire - la Legge divina nel loro cuore e nella loro mente, tramite una relazione intima dello spirito dell'uomo con lo Spirito di Dio. Il nuovo patto stipulato tramite Cristo, Dio l'aveva già annunciato tempo prima con il profeta Isaia, il cui libro è ricco di profezie messianiche ( cfr. Isaia 42:6/49:8). Allo scadere di questa speciale "settimana" di grazia, il popolo d'Israele rigetta definitivamente il progetto di salvezza di Dio, predicato per tre anni e mezzo da Cristo stesso e per altri tre anni e mezzo dai Suoi discepoli, i quali, a quei tempi, si concentravano praticamente tutti in Palestina ed avevano rivolto fino ad allora la loro predicazione esclusivamente agli Israeliti. É solo dopo la lapidazione di Stefano, con cui inizia una tremenda persecuzione, che i discepoli si diffondono per tutto il mondo antico ed aprono l'annuncio della salvezza anche ai pagani. Dio spazza via le resistenze ed i pregiudizi dei Suoi e fa loro comprendere che la Sua Grazia è anche per i pagani, spandendo la potenza del Suo Spirito Santo sul centurione romano Cornelio e la sua famiglia, sotto gli occhi sbalorditi di Pietro e di chi l'accompagnava. Il popolo eletto è scaduto dalla Grazia (anche se Dio accetta sempre, ovviamente, le conversioni individuali). Le conseguenze delle sue tragiche scelte lo sovrastano e, di lì a poco, lo spazzeranno via. L'Israele spirituale sta per subentrargli come popolo eletto, formato da credenti di ogni nazione ed epoca: tutti coloro che eserciteranno la stessa fede di Abramo, come spiega l'apostolo Paolo (cfr. Galati 3:28-29) e faranno di Cristo il Signore della loro vita.

"IN MEZZO ALLA SETTIMANA FARA' CESSARE SACRIFICIO ED OBLAZIONE" >> Gesù partecipò a quattro Pasque, come narrano i Vangeli, di cui l'ultima nell'anno 31, a tre anni e mezzo dal Suo battesimo. Che Gesù sia morto in quell'anno, in mezzo alla settimana profetica di Daniele, ci è stato storicamente trasmesso da Giulio l'Africano, uno dei migliori cronologi dell'antichità cristiana. Altre conferme ci vengono da numerosi Padri della Chiesa: Apollinare di Laodicea, Eusebio di Cesarea, S. Epifane e S. Crisostomo. In questo testo abbiamo la conferma che la legge mosaica cerimoniale (relativa ai sacrifici nel Tempio israelitico) era solo temporanea, fino all'adempimento del sacrificio perfetto del Messia che essa prefigurava. Nel momento della morte di Cristo, in effetti, la cortina del tempio si squarcia in modo soprannaturale (la cortina divideva il Luogo Santo dal Santissimo, dove un tempo era contenuta l'arca del patto con le tavole dei dieci comandamenti; solo il Sommo Sacerdote, una volta all'anno - il gran giorno delle Espiazioni - aveva il diritto di oltrepassarla). In questo modo, Dio indicava la cessazione della funzione simbolica dei sacrifici e del tempio stesso (cfr. Luca 23:45 - vedi anche Ebrei 7:26-27/ 9:25-28/10:1,4,5,18 ecc.).

"AL DI SOPRA D'ALA DI ABOMINAZIONE, DEVASTATORE" >> La parola ebraica "kenf" designa l'ala di un uccello, un volatile che, a quanto spiega l'angelo, rappresenta qualcosa di abominevole, cioè un'impurità, un'idolatria, secondo il linguaggio biblico. Con questi termini erano indicati gli dèi di legno, di pietra, d'argento e d'oro (cfr. Deuteronomio 29:17 ecc.). "L'abominazione è il simbolo degli dèi del popolo romano e di Tito, il devastatore. Gli stendardi di questo popolo portavano delle immagini idolatre: le aquile romane (l'aquila di Giove degli stendardi è l'uccello-idolo) erano un oggetto di culto" così scriveva Tertulliano nella sua Apologetica (Apolog. 16). Per rispetto alla religione ebraica gli stendardi romani non calpestavano la Giudea. Ma Gesù, riferendosi alle profezie di Daniele, disse: "Quando dunque avrete veduto l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo..." (Matteo 24:15 - L) cioè che calpesta la regione della Giudea, la quale dal tempo del rimpatrio dall'esilio in Babilonia era considerata terra santa, dominio speciale di Yahweh. Il devastatore, naturalmente, è Tito, capo delle armate di Roma, il futuro imperatore. Seguendo il consiglio del Salvatore, i cristiani che videro avvicinarsi le aquile romane, fuggirono da Gerusalemme e non perirono nel giudizio divino che era riservato unicamente agli apostati.

"E FINO ALLA DISTRUZIONE, LA DECRETATA PIOMBERA' SUL DEVASTATO" >> L'ultima parte del vers. 26 ("La loro fine sarà nell'inondazione, e fino alla fine guerra e devastazione") e quest'ultima frase del vers. 27 sono parallele. Gerusalemme sarebbe stata distrutta come in un'inondazione; questo linguaggio è usato generalmente dai profeti biblici per descrivere la desolazione nella quale veniva lasciata una città conquistata, sulla quale era caduto il giudizio dell'Eterno (vedi per esempio Geremia 51:42 o Daniele 11:10,22,26). Nell'incendio di Gerusalemme "si sarebbe detto che la collina del Tempio ribollisse fin dalle radici, rigurgitando come il fuoco da ogni parte, e che il sangue fosse più abbondante del fuoco e gli uccisi più numerosi degli uccisori. In nessun punto la terra compariva sotto i morti, cosicché i soldati dovevano salire sui mucchi di cadaveri per inseguire i fuggiaschi." (Giuseppe Flavio, "Guerre Giudaiche", VI). Con la distruzione di Gerusalemme si stronca il popolo d' Israele, ma la guerra non è ancora finita: "Fino alla fine della guerra..." aveva detto l'arcangelo Gabriele. L'ultimo tentativo di ribellione avvenne nel 132 d.C. con Barkokeba a seguito del quale Israele fu annientato e fu proibito agli Ebrei non solo di ritornare a Gerusalemme, come era stato imposto nel 70, ma di ritornare in Giudea. L'Abate G. Ricciotti conclude così la sua "Storia d'Israele": "Dai sommari di Dione Cassio e da altri accenni risulta che la repressione costò ai Romani perdite assai gravi; ma per i Giudei essa fu addirittura uno sterminio, certo peggio che ai tempi di Tito... Gli schiavi Giudei venduti sui mercati di Hebron, Gaza ed Egitto, non si calcolarono; l'abbondanza della merce ne fece avvilire il prezzo, tanto che un cavallo e uno schiavo costavano quasi lo stesso... L'affermazione di Dione Cassio, secondo cui tutta la Giudea diventò quasi un deserto, potrà esser presa alla lettera..." (v. II, Ed. SEI - pp. 536-539).

CONCLUSIONE

Concludendo, ricorderemo che i 70 anni di esilio a Babilonia (predetti chiaramente dal profeta Geremia) erano stati un castigo, o meglio una conseguenza dell'apostasia d'Israele, divenuto idolatra. Il profeta Daniele era fra i deportati e si preoccupava per la sorte del suo popolo. Ma la misericordia di Dio accordò al Suo popolo 70 volte 7 (come disse il Maestro a Pietro a proposito del perdono: Matteo 18:21-22). Infatti per i 70 di esilio, di castigo, Israele poté godere di 490 anni di misericordia per convertirsi, tornare a Dio ed accettare il suo Salvatore. Purtroppo il popolo fallì la prova e rifiutò "l'anno di grazia del Signore", decadendo come popolo eletto nel 34 d.C., anno in cui scadevano le 70 settimane profetiche di Daniele IX.

 

SCHEMA RIASSUNTIVO DELLE 70 SETTIMANE

 

luglio 457 a.C. Decreto di Artaserse, Gerusalemme può essere ricostruita  
49 anni pari a 7 settimane TEMPI ANGOSCIOSI   7,0
anno 408 a.C. Le mura sono riparate, Gerusalemme è ricostruita  
434 anni pari a 62 settimane 62,0
2a metà dell'anno 27 d.C. Battesimo di Gesù ed inizio del suo ministero pubblico terreno.  
3 anni e mezzo pari a mezza settimana   0,5
anno 31 d.C. Crocifissione di Cristo  
3 anni e mezzo pari a mezza settimana   0,5
anno 34 d.C. Avvenimenti particolari:

Morte di Stefano primo martire (Atti 7:54-60)

Prima persecuzione contro la Chiesa (Atti 8:1-3)

Dispersione dei credenti (Atti 8:4)

L'Evangelo è predicato agli incirconcisi

Manifestazione dello Spirito Santo e battesimo di pagani senza circoncisione (Atti 10)

Prima chiesa cristiana in territorio pagano: Antiochia (Atti 11:19-26)                               

 
SETTANTA SETTIMANE 70,0

BIBBIA E PROFEZIE