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il principale eroe del Cile che emerge dalla guerra del Pacifico, è anch'esso un eroe caduto.
Ufficiale navale di carriera, Prat comandava una vecchia nave di legno che si scontrò con una corazzata nella baia di Iquique.
Prat scelse di combattere e per quattro ore riuscì a tener testa al suo più potente nemico. Alla fine la nave peruviana speronò il vascello cileno. Prat cercò invano di speronare la nave nemica ma venne ucciso sul suo ponte. I cileni continuarono a combattere e molti loro ufficiali e soldati cercarono, invano, di abbordare la nave nemica, ma caddero anch'essi come il loro capitano. Il vascello cileno affondò con le sue bandiere ancor sventolanti e con i suoi cannoni che fecero fuoco fino all'ultimo. Prat divenne immediatamente famoso: i cileni diedero il suo nome ai loro figli, chiamandoli anche Arturo Marino e Gloriosa Esmeralda (il nome del vascello cileno speronato e affondato); strade, scuoel, piazze, compagnie di artiglieria adottarono il suo nome. Il paese esultò per le sue gesta e le usò per suscitare entusiasmi in una guerra santa di vendetta. Prat divenne il simbolo delle virtù marziali cilene: fondendo insieme le figure del conquistador spagnolo e dell'indio araucano. La popolarità di Prat crebbe come quella degli altri eroi dle Perù e della Bolivia e del Messico. Nel 1886 venne eretto a Valparaìso un monumento in suo onore e in ricordo dei suoi compagni caduti; due anni dopo le sue spoglie furono riesumate per ricevere esequie solenni. In seguito il governo proclamò il 21 maggio festa nazionale. I tradizionalisti se ne servirono per contrapporre il sacrificio di sè, dell'eroe, alla corruzione e all'avidità di leaders parlamentari. In un paese dove la corruzione era imperante, e dove a causa degli interessi di una piccola cricca, la moneta era svalutata e le elezioni venivano manipolate, molti cileni videro in Prat un uomo talmente ligio al dovere, e al suo paese che nessun motivo personale, neppure quello dell'auto-conservazione, gli impedì di adempiere alla sua missione pubblica. |
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