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uomo politico cileno (Santiago 1909-1973). Fin da giovane militò nella sinistra cilena e nel 1933, laureatosi in medicina, fu tra i fondatori del partito socialista; nel 1937 veniva eletto deputato e partecipava alla vittoria del fronte popolare, che portava nel 1938 alla formazione del governo di Pedro Aguirre Cerda, nel quale fu ministro per la Sanità.
Nel 1943 divenne segretario generale del partito socialista e senatore; nel 1958 e ancora nel 1964 fu candidato presidenziale per il Fronte di Azione Popolare (FRAP) ma senza successo. Riuscì invece alle elezioni presidenziali del 1970 pur con una maggioranza relativa. Formato un governo di socialisti, comunisti, radicali, socialdemocratici e democristiani dissidenti, coerente con il suo programma elettorale di aprire al Cile la via al socialismo nel rispetto della legalità democratica, iniziò le sue riforme ottenendo dal Congresso di modificare la Costituzione per consentire la nazionalizzazione del rame e dei maggiori istituti bancari, mentre con l'estero riallacciava le relazioni diplomatiche con Cuba e le stabiliva con la Cina. Destra nazionale e, poco dopo, democrazia cristiana si coalizzarono in un'aspra opposizione, mentre all'esterno pressioni economiche di varia natura creavano per il Cile nuove difficoltà, che lo portarono in poco tempo a una grave crisi economica. Invano A. cercò un accordo con la democrazia cristiana e a conferma della sua fedeltà costituzionale chiamò al governo anche rappresentanti delle forze armate; lo sciopero prolungato dei trasportatori privati e la continua emorragia di attentati servì di pretesto ai militari per un "golpe", che attuarono l'11 settembre 1973: A. moriva nel palazzo presidenziale ucciso o suicida (secondo la versione ufficialmente diffusa). |
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