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7. La pedagogia
Il
rapporto pedagogico per san Tommaso si esplica in ordine alla dottrina
della potenza e dell'atto: chi educa ha la scienza in atto e la comunica
all'educando, cioè a chi ha la scienza ancora in potenza, sicché
quest'ultimo attua le sue potenze cognitive per mezzo dell'attività del
maestro. Tale attività però costituisce un aiuto estrinseco, cioè un
mezzo di cui l'educando si serve per realizzare la sua personalità; perciò
il maestro costituisce il modello, l'ideale che l'educando si propone di
attuare in sé. Ma per san Tommaso è necessario distinguere i maestri dal
Maestro: i maestri sono coloro che "dal di fuori" mirano in
diversi modi allo sviluppo e alla educazione della persona umana; il
maestro, invece, l'unico vero maestro interiore, è (come già aveva
insegnato sant'Agostino) la Sapienza incarnata, la vera luce della verità
e della vita, la fonte inesauribile per il possesso "dal di
dentro" di tutti i valori sia umani che divini. Anche da un punto di
vista meramente naturale, comunque, la visione pedagogica di san Tommaso
è schiettamente teocentrica, opposta cioè a quello che poi sarà il
soggettivismo e l'antropocentrismo moderni. L'Aquinate è realista anche
nella pedagogia: l'oggetto dell'apprendimento (inventio) è il
mondo reale, nella sua complessità e nel suo ordine metafisico, che
conduce la mente a Dio come Causa prima dell'essere di ogni cosa; e il
soggetto dell'apprendimento è l'uomo dotato di capacità per adeguarsi in
qualche modo all'universo in tutta la sua ampiezza ("anima est
quodammodo omnia"). Il ruolo dell'insegnante è quindi
radicalmente ridimensionato, in quanto non vi è vera educazione se non
per un personale passaggio dell'anima del discente dalla potenza di
apprendere all'atto: atto che viene causato esteriormente, non tanto
dall'insegnamento del maestro quanto dalla realtà in atto, cioè
dall'intelligibilità del reale.
L'apprendimento
è personale: l'educazione può solo aiutare
Per
san Tommaso l'educazione è dunque attivazione da fuori di un processo che
si svolge essenzialmente al di dentro: "La causa principale [del
processo d'apprendimento] è di natura interiore"; "Col
proprio lume interiore intellettuale il maestro non causa il lume
dell'intelletto nel discepolo; ma muove il discepolo per mezzo della
propria dottrina [del proprio sapere] a questo: che il discepolo
medesimo per virtù del proprio intelletto formi concezioni [idee,
concetti, conoscenze] intelligibili": la "causa"
essenziale, cioè, è di natura interiore e agisce nell'interiore del
soggetto che deve educarsi. Ritroviamo quindi in san Tommaso quello che
abbiamo visto in Socrate, ossia il principio della "maieutica":
non è la levatrice a dare il bambino alla madre, essa soltanto aiuta la
madre a mettere al mondo la nuova creatura; il bambino non è opera della
levatrice ma della sua genitrice; analogamente, il maestro non dà il
sapere (che può essere prodotto soltanto dalla mente dello scolaro): può
soltanto stimolare i processi della mente; il vero maestro è soltanto
quel lume interiore, che scopre, acquisisce, costruisce il proprio sapere
e la propria esperienza intellettuale per via di apprendimento, di inventio
(= scoperta). Come scrive un celebre pedagogista esponendo la
filosofia tomista dell'educazione, l'insegnamento "sarà efficace
ed autenticamente educativo dell'intelletto alle proprie funzioni,
soltanto se il maestro, ricco della sua doctrina, saprà proporla alla
mente investigatrice dei suo scolaro al modo come le cose e la realtà del
mondo si propongono da sé e si incontrano da parte della mente umana.
Apprendimento dunque; e un insegnamento in termini di apprendimento, visto
non dalla parte del maestro, ma dalle capacità interiori dello scolaro ad
esercitare e conseguire l'abito del pensare".
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