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di Silvano Sanmartin, che
Vi presenta il mondo
delle piante, le loro
proprietà, il loro uso.
Un mondo fantastico che
unisce leggende, miti e
verità, un mondo da
scoprire e amare, perché
espressione della stessa
natura in cui viviamo.
L'uso delle piante si
perde nella notte dei
tempi. Pare che i
primati conoscano le
piante curative da quelle
comunemente adatte alla
loro alimentazione e le
usino in caso di necessità.
Anche gli uomini
hanno usato le piante
come primitivi
medicinali, fin dai tempi
più remoti, forse
osservando gli animali,
forse attraverso prove ed
esperienze.
Nei testi si
legge, "Altissimus
creavit in terra
medicamenta et homus
prudens non aborrevit
illa". Dio ha creato
in terra le medicine e
l'uomo saggio non le
avrà in disdegno.
Aristotile ci dice come
l'uso del Dittamo (Dictamus
albus) della famiglia
delle Rutacee, per curare
le ferite, fosse stato
indicato dalle capre che
fregavano le loro ferite
contro le sommità
fiorite delle
piante.
Plutarco racconta che
l'orso, mangia "aurum"
per riattivare
l'intestino dopo il lungo
letargo.
Cicerone racconta come le
cerbiatte prima del parto, mangino il Seseli
montanum, l'asino invece
si nutre di Asplenium
(ruta muraria) per curare
l'intestino.
I popoli antichi, i
Fenici, i Greci, gli
Egizi, i Romani, i
Cinesi, conoscevano
innumerevoli piante
medicinali, la cui
validità è stata
confermata nei tempi
moderni, dalle varie
discipline scientifiche.
Accanto a queste
conoscenze ne esistevano
altre non precisamente
esatte. Così nella
Bibbia (genesi XXX 14-20)
è scritto che Rachele
chiede a Lia delle
mandragore per ottenere
la fecondità e questa
proprietà fu ritenuta
valida per molti secoli.
Questa ha caratteristiche
simili all'Atropa
belladonna, pianta molto
pericolosa, anche
mortale. Forte eccitante
del sistema nervoso, con
potente azione sulle
pulsazione
cardiache.
Un altro esempio tutt'ora
valido, lo troviamo nel
secondo libro dei Re, al
versetto XX, ove si narra
che il profeta Isaia,
guarì il re Ezechia da
un'ulcera, con un
cataplasma di fichi
secchi. Tale cataplasma,
in quanto contiene
resine, acido borico,
sostanze pectiche, ha
un'azione revulsiva,
disinfettante e
detergente sulle piaghe.
In Satyricon di Petronio
leggiamo " Profuit
mihi tamen maleicorium et
taeda ex aceto." Mi
hanno giovato l'infuso di
melograno e il pino
nell'aceto" e per
l'uso delle erbe in
cucina leggiamo ancora
come Trimalchione si
sdegna nel sapere che il
suo cuoco ha commesso una
dimenticanza grave,
paragonabile a quella di
avere dimenticato pepe e
cumino per cuocere la
carne di maiale per cui
dice "Quid, oblitus?
putes illum piper et
cuminum non
coniecisse".
Dai tempi biblici al I
secolo A.C., l'uso delle
piante fu trasmesso
oralmente, fino a quando
Creteva, un medico greco
vissuto alla corte di
Mitridate Eupatore,
scrisse un libro sulle
piante, con disegni molto
precisi. Pedanio Dioscoride
e
Plinio il Vecchio,
avevano viaggiato in
Siria, in Africa
settentrionale, in Gallia
e in Spagna, studiando le
piante e il loro uso,
lasciando, il primo, cinque libri
che considerano circa 600
specie di piante.
Fra i trattati più
importanti di
erboristeria si ricordano
quelli di Oribasio,
medico nel IV secolo, di
Serapione, medico arabo
nel IX secolo, di Mateo
Plateario della scuola
Salernitana ed infine di
Pier Andrea Mattioli, in
14 volumi pubblicata nel
1562.
Da questo periodo, in tutta
Europa avanzarono gli
studi. Matrius e
Furghiger in Germania,
Baillon, Planchon e
Guibourt in Francia, Kunz
e Kneipp, abati, in
Svizzera, Mattirolo,
Fiori, Antonelli in
Italia. L'approfondimento
degli studi alla luce
dell'avanzamento delle
conoscenze scientifiche,
hanno confermato quanto
era di conoscenza sul
piano pratico, da secoli.