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Il culto popolare di S. Antonio Abate Brano tratto da Biblioteca Sanctorum, Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, Roma, 1962, vol. II, pp.114-118.
Lo sviluppo del culto popolare di Antonio in Occidente, fu dovuto probabilmente alla sua fama di guaritore dallherpes zoster, o «fuoco di S. Antonio», affezione che colpisce le cellule nervose e si manifesta con fenomeni epidermici localizzati lungo il decorso dei nervi. Risultando inefficaci tutti i rimedi, i malati si recavano alla chiesa di Saint-Antoine de Viennois, in cui erano conservate le reliquie di Antonio, e per accoglierli si rese necessaria la costruzione di un ospedale e la formazione di una confraternita di religiosi, per assisterli. Ebbe così origine lOrdine ospedaliero degli Antoniani, che prese come sua insegna la gruccia a forma di T, tradizionale attributo di Antonio Per assicurare, almeno in parte, la sussistenza dellospedale, è probabile che i religiosi allevassero dei maiali, che vagavano per le vie, mantenuti dalla carità pubblica. A un certo punto, però, si rese necessario eliminare la circolazione degli animali allinterno degli abitati, ma uneccezione fu fatta per i maiali degli ospedali antoniani, che però dovevano portare al collo una campanella. Probabilmente a questa attività degli Antoniani si deve il fatto che sotto la protezione di S. Antonio furono posti i maiali e, per estensione, tutti gli animali domestici. Secondo alcune tradizioni popolari, però, nel maiale deve vedersi il diavolo, che, sconfitto da Antonio, fu da Dio condannato a seguire il santo sotto questo aspetto, mentre secondo altre il nesso tra Antonio e il maiale è da scoprirsi nella guarigione di un porcello infermo operata dal santo. Si possono individuare due aspetti distinti nello sviluppo del culto popolare tributato a S. Antonio, uno che si riconnette alla fama di guaritore del santo e laltro che invece pone laccento sul rapporto di tutela intercorrente tra Antonio e gli animali. Oltre che come guaritore dellherpes zoster, Antonio è invocato anche contro la peste, lo scorbuto e altre malattie che hanno manifestazioni analoghe al «fuoco di S. Antonio». Forse in rapporto con questa fama di taumaturgo è lusanza di erigere grandi cataste di legna, raccolta da questuanti, dette «falò di S. Antonio» a cui si dà poi fuoco la vigilia della festa di Antonio Quando la legna si è consumata, e talvolta ci vogliono parecchi giorni, tanto grandi sono i roghi, i fedeli raccolgono le ceneri e i carboni che conservano come reliquie. Secondo una tradizione popolare, Antonio è il custode dellinferno e con abili stratagemmi inganna i diavoli sottraendo loro alcune anime. Alcuni studiosi hanno voluto vedere in questa connessione di Antonio con il fuoco la sopravvivenza del culto pagano tributato a Prometeo, ma questa opinione non sembra molto sostenibile. Forse, invece, fu proprio questo rapporto col fuoco che diede origine alla fama di taumaturgo di Antonio. Un punto di contatto tra i due aspetti del culto di Antonio sopra indicati, può scorgersi nelle invocazioni degli allevatori al santo perché preservi i loro animali dallafta epizootica. In tutta Italia il 17 gennaio si benedicono gli animali domestici e nellambito di questa cerimonia si svolgevano e si svolgono tuttora alcune manifestazioni popolari. A Roma la benedizione viene impartita nella chiesa di S. Eusebio allEsquilino e in antico aveva luogo una sfilata di pariglie di cavalli che trainavano un solo cocchio, e anche il papa usava inviare i cavalli dei palazzi apostolici. A Torino, invece, la cerimonia si svolgeva nella chiesa dedicata al santo (ora scomparsa) e i frati donavano un paio di guanti ai canonici celebranti. A Pinerolo ancor oggi dopo la benedizione si tiene la «galoppata», sorta di corsa dei barberi. È diffuso pure luso di offrire ai sacerdoti dei doni in natura, che vengono poi venduti per beneficenza, mentre si distribuiscono immagini di Antonio, che saranno poi appese nelle stalle, e i «panini» o anche le «torte» di S. Antonio, da far mangiare agli animali malati. In molti paesi esiste ancora la consuetudine di allevare, a spese della collettività, il «porco di S. Antonio» che viene poi venduto allasta per coprire le spese della festa. Antonio è protettore anche di diverse altre attività,
oltre a quelle dellagricoltura e dellallevamento degli animali. Guantai,
tessitori e tosatori, infatti, si pongono sotto la sua tutela come pure i beccai e i
salumieri, questi certo per uno strano errore, dal momento che Antonio è protettore degli
animali. Più strano, e per certi versi inspiegabile, è il fatto che i confettieri e gli
archibugieri di Reims annoverino Antonio tra i loro protettori. I panierai si son posti
sotto la tutela di Antonio perché questi nel deserto si diede a fabbricare canestre per
combattere lozio, mentre i becchini si fan forti del fatto che Antonio curò la
sepoltura delleremita Paolo. In numerose poesie popolari e popolareggianti e nella
drammatica popolare, si coglie quel che è per il popolo, in definitiva, laspetto
prevalente della figura di Antonio, cioè la sua forza protettiva dalle insidie del
demonio, dalla peste e da altri mali. |
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