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TRATTO
DA IL SISTEMA LETTERARIO |
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Autori: |
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Guglielmino-Grosser |
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COGNIZIONE DEL DOLORE
Intreccio
Il libro si apre con un ampio primo
capitolo a carattere storico-ambientale
che narra la situazione del Maradagàl,
dove un potente Nistitùo de Vigilancia
para la Noche assolda i reduci della
guerra contro il Parapagàl per vigilare
sulle ville dei possidenti (cui vengono
dedicate pagine assai gustose). IL
discorso cade quindi sul dottore, che un
giorno viene chiamato alla villa
Pirobutirro per una visita a Gonzalo. Di
Gonzalo, sul cui conto il dottore
rievoca pettegolezzi e dicerie, viene
tracciato un impietoso e incomprensivo
ritratto: si narrano le sue stranezze,
le sue manie, e si crea suspense
insistendo sul fatto che la Signora (sua
madre) abbia paura di lui. Il secondo
capitolo sviluppa motivi analoghi: il
dottore si incammina verso la villa,
incontra una contadina, tale Battistina,
che descrive la paura della signora nei
confronti del figlio che le guarda in
modo sinistro gli orecchini di brillanti
e ha terribili accessi d'ira, e la
minaccia. Giunto alla villa il medico
incontra finalmente Gonzalo. Il capitolo
terzo è tutto dedicato alla visita
(constatata l'assenza di ogni «male
visibile», il dottore non comprende che
ad affliggere il paziente è un «male
invisibile») e ai discorsi del medico,
che insiste perché il paziente compia
una gita in macchina con lui e sua
figlia Pepita, e di Gonzalo che è
inorridito dalla proposta e avrebbe
invece bisogno, forse, di trovare una
parola di conforto e comprensione. Sta
di fatto che i discorsi di Gonzalo
introducono il suo punto di vista su
alcuni motivi (sue manie e fobie)
precedentemente affrontati: egli teme
per l'incolumità della vecchia madre,
che la notte spesso rimane sola in
villa, detesta i peones di cui ella si
circonda, cova del rancore per la
prodigalità di lei, è ossessionato
dall'idea della villa e del muro che ne
delimita il possesso, ecc. Il capitolo
quarto prosegue lo scandaglio dell'animo
di Gonzalo: egli appare preoccupato per
la solitudine della madre, ma si mostra
restio ad accettare l'idea di pagare il
Nistitùo perché sorvegli la villa.
La seconda parte si apre con un primo
capitolo in cui domina la figura della
madre, di cui si adotta il punto di
vista: anch'ella è in preda
all'angoscia, per la solitudine, la
vecchiaia, il ricordo del figlio morto
in guerra, la presenza inquietante
dell'altro figlio, di cui è tracciato un
ulteriore, cupo ritratto spirituale. Nel
secondo capitolo madre e figlio si
incontrano: si approfondiscono i motivi
della reciproca incomprensione e
dell'incomunicabilità. Poi secondo il
punto di vista di Gonzalo si apre
un'ampia divagazione sulla società
maradagalese, sul disordine del mondo
sociale. Il terzo capitolo è dedicato
ancora ai rapporti tra Gonzalo e la
madre e all'approfondimento del «male
oscuro» di lui: egli vorrebbe mostrare
l'affetto che al fondo lo lega alla
madre; l'abbraccia; ma l'arrivo di un
oltraggioso peone in casa ne scatena
l'ira violenta. Si rievocano altre
consimili scene di violenza (Gonzalo
calpesta un ritratto del padre). Nel
capitolo quarto si narra di un furto in
casa del cavalier Trabatta, che non si
era voluto associare al Nistitùo, e che
ora assolda due baldi giovani perché
vigilino sulla sua villa. Un giorno una
riunione di villici nella villa di
Gonzalo è sentita da questi come un
intollerabile oltraggio, una
profanazione del proprio luogo di
solitudine e di dolore. Gonzalo ne è
prostrato ed esacerbato («Nella casa, il
figlio, avrebbe voluto custodita la
gelosa riservatezza dei loro due cuori
soli. L'ira lo prese. Ma la
constatazione di quella pluralità
sconcia lo vinse: si senti mortificato,
stanco»), un «disperato dolore» lo
invade, perde il controllo, minaccia la
madre («Avrebbe voluto inginocchiarsi e
dire: "perdonami, perdonami! Mamma, sono
io!". Disse: "Se ti trovo ancora una
volta nel braco dei maiali, scannerò te
e loro"») e quindi parte. Nel quinto e
ultimo capitolo si narra come la Signora
venga scoperta moribonda nella villa,
dopo aver subito una misteriosa
aggressione. Qui il romanzo si
interrompe.
Strutture e tecniche narrative
La descrizione dell'intreccio mostra
come uno dei procedimenti più
significativi del romanzo sia
l'alternarsi di diversi punti di vista
che concorrono tutti a tracciare un
ritratto poliedrico e problematico di
Gonzalo, il protagonista alter ego dello
scrittore (punti di vista del medico e
per suo tramite di vari villici, della
Battistina, della madre, di Gonzalo
stesso). Lo stesso espediente (la
drastica divergenza dei punti di vista)
appare funzionale a rappresentare uno
dei motivi principali del romanzo, la
disperata solitudine del figlio, frutto
di incomunicabilità e incomprensione con
la madre e col mondo intero (ma da
subito è chiaro ad esempio che il medico
non capisce Gonzalo: «Il figlio della
signora lo attendeva! Probabilmente per
un nulla, per una delle solite ubbie:
come poteva essere la fifa di morire...
Ma se stava da papa!»). Il sistema dei
personaggi si struttura di conseguenza
su un rapporto di molteplice antagonismo
di Gonzalo con tutta o quasi la schiera
di personaggi che ruotano attorno a lui
e allo spazio simbolico della villa: più
drastico e irrimediabile è il rapporto
conpeones, villici, rappresentanti del
Nistitùo e della società maradagalese
variamente evocati; più contraddittorio
(perché comprende un desiderio, in
Gonzalo, di apertura e di contatto, però
costantemente represso e frustrato) è il
rapporto col medico, chiamato in villa
forse nella speranza di riceverne
conforto (ma forse solo per sedare
l'ipocondria), e naturalmente con la
madre. Nei confronti di questa si
evidenzia un rapporto di amore-odio,
attrazione-repulsione, che si fonda
soprattutto su oscuri traumi infantili
rinnovati simbolicamente dal rapporto
che essa instaura con i peones di cui si
circonda e che perpetuamente violano lo
spazio al tempo stesso detestato e sacro
della villa. Da notare, sul piano delle
strutture temporali, le analessi
sull'infanzia di Gonzalo: «una infanzia
malata», caratterizzata da «una
sensitività morbosa, abnorme», da «un
ritardo nello sviluppo», che determina
la convinzione «di essere un
deficiente», e dalla povertà, dalla
carenza d'affetto, da numerose manie e
fobie (motivi rievocati soprattutto al
capitolo n, 4). Tali analessi aprono una
prospettiva su un'epoca in cui il
rapporto madre/figlio, nel computo di
debolezze e violenze, appare capovolto,
per la fragilità del bimbo e
l'indifferenza della donna (allora
giovane e ambiziosa, quant'è ora vecchia
e indifesa). La dimensione spaziale poi
è caratterizzata - come detto -
soprattutto dalla presenza ossessiva
della villa: spazio chiuso (motivo
ricorrente: il muro di cinta) sia perché
Gonzalo vorrebbe farne un sacrario del
proprio dolore, sia perché tutti
guardano alla villa come luogo della
diversità, della malattia, delle
tenebre; ma anche spazio violato, sia
nella prospettiva soggettiva di Gonzalo
per l'irruzione dei peones, sia in
assoluto per l'omicidio che vi viene
compiuto. La villa poi si colloca in un
contesto caotico di molteplici ville
protette e minacciate dalla presenza del
Nistitùo (organizza furti contro i non
associati a scopo intimidatorio, come
accade al Trabatta; del resto è simbolo
del Partito Fascista). Il tutto a sua
volta in un contesto sudamericano (il
Maradagàl) che rimanda in modo
trasparente alla Brianza.
Motivi
Tutti i motivi principali della
Cognizione del dolore ruotano attorno al
grande tema autobiografico gaddiano del
"male oscuro" di Gonzalo, che determina
la conflittualità di Gonzalo con se
stesso, con la madre e col mondo intero.
Analizzarli significa ripercorrere
l'intero romanzo. Fra quelli già
evidenziati qui sopra e in Profilo, 32.2
ricordiamo: l'incomunicabilità, la
solitudine, l'oltraggio, l'ira, la
villa, la madre, il padre («bozzoliere
fallito»),l'infanzia malata,
l'educazione rigida («I suoi educatori
erano stati grandi e soprattutto
perspicaci e sensibili, come tutti gli
educatori. Sparta: detta anche
Lacedémone...»), il mondo e la società
come disordine e garbuglio (cui vengono
dedicate anche qui pagine memorabili),
gli aspetti più bassi e degradanti del
reale, ecc. Ma sarebbero anche da
sottolineare vari altri motivi
ricorrenti, come quello del geloso
"possesso", concepito da Gonzalo, a
differenza della madre e della società
maradagalese dei nuovi ricchi, con
spirito antiborghese e attitudine
nevrotica: esso si lega ai motivi della
villa-sacrario e del muro, come simbolo
del possesso privato e barriera
psicologica contro l'irruzione del mondo
esterno, e a quello del denaro che ad
esempio Gonzalo non vuol spendere per
pagare il Nistitùo affinché protegga la
villa, nell'oscura consapevolezza che il
Nistitùo come il resto della società e
delle istituzioni succhia denaro per
restituire disordine, soprusi, oltraggi,
nella totale disattenzione della legge,
e anzi in una caotica confusione e
connivenza tra presunti tutori
dell'ordine ed eversori, tra guardie e
ladri. Quest'ultimo aspetto prelude ad
un possibile scioglimento secondo cui ad
assalire la madre sarebbero gli stessi
rappresentanti del Nistitùo per
intimidazione nei confronti dei non
aderenti.
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