Diritto di replica


 

Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui.


 

 

30 Gennaio 2001 - Job opportunities: il giornalista-pizzicagnolo

E io che credevo che un infermiere fosse un infermiere, un pollivendolo fosse un pollivendolo ed un giornalista fosse un giornalista. Stronzate. Ho scoperto che un giornalista può - e per qualcuno "deve" - essere anche un commerciale. O viceversa, secondo i gusti e le necessità.

Curiosando tra le offerte di lavoro on line, su uno dei maggiori siti "cerco-offro" ho trovato un annuncio che mi ha aperto la classica finestra sul mondo. Ecco l'appello dell'azienda: Cerchiamo 240 persone motivate di età 22/30 anni per ogni regione d'Italia che sviluppino un'attività commerciale-giornalistica. Requisiti: Il candidato ideale ha cultura media, ottima conoscenza della lingua italiana, è dinamico, intraprendente e ama lavorare in autonomia. Oibò, mi son detta. Un'azienda cerca 240 giornalisti e nessuno se ne accorge? Dopo l'entusiasmo iniziale, mi sono arrovellata per capire chi diavolo sia questo fantomatico "commerciale-giornalista". Il giornalista-marchettaro? Finalmente qualcuno ci chiama col giusto nome, senza peli sulla lingua e false ipocrisie!

Macché. Il commerciale-giornalista è un'altra cosa, come spiega dettagliatamente l'azienda illustrando le mansioni. Mansioni: I nostri collaboratori avranno in primis la responsabilità di sviluppare la rete commerciale promuovendo gli abbonamenti al settimanale rivolto a privati che operano e lavorano nel settore commerciale e a liberi professionisti. A questa prima fase seguirà quella dell'organizzazione editoriale di questo nuovo periodico a diffusione nazionale: i candidati dovranno quindi dedicarsi ad un lavoro di redazione giornalistico diventando responsabili di zona per i servizi giornalistici. 

Apriticielo!!! Adesso sì che è chiaro. Vogliono fare un giornale e distribuirlo tramite abbonamento. E cosa fanno? Cercano commerciali in grado di promuovere il prodotto e (poi) professionisti capaci di realizzarlo? Nooo. Suvvia, ragazzi, non scherziamo. Sarebbe troppo complicato, troppo costoso e troppo corretto. Insomma, troppo stupido. Perché devo pagare il doppio se posso spendere la metà?

E così t'invento il "commerciale-giornalista", una figura professionale di cui, accidenti, si sentiva davvero la necessità. Peccato che, solitamente, un giornalista-medio non sia in grado di vendere l'acqua nel deserto e, viceversa, un buon commerciale è tutto tranne che obiettivo (sempre che il binomio giornalismo-obiettività abbia ancora un senso).


Non ho ancora deciso se ridere o piangere. Ma temo che la nostra professione stia vivendo un periodo di oscura transizione verso il precipizio. Non voglio essere pedante e nemmeno fare la morale. Però a me i conti non tornano e vi risparmio ulteriori riflessioni etico-professionali. Piuttosto. Attendo con ansia nuove job opportunities dal mercato, che so, il medico-farmacista (che ti prescrive l'aspirina e te la vende), il dj-addetto alle pulizie (che ramazza la pista a fine serata) oppure il contabile-cubista (che intrattiene l'amministratore delegato tra una prima nota ed una chiusura di bilancio).

Ragazzi, che spettacolo. Non vedo l'ora di vedere i giornalisti-strilloni, tutti per strada col blocco di quotidiani sotto braccio a gridare "ultimissime della notte!!!". Anzi, sapete che vi dico? Bando alle ciance e alle edicole: ora scendo in strada con qualche arretrato e cerco di rifilarlo a prezzo doppio.
Brillantina


29 Gennaio 2001 - Rammendare i buchi è peggio che prenderli 

Lo dico da giornalista, ma lo dico soprattutto da lettore. E' una vergogna per il primo giornale italiano riportare a due colonne in basso pagina 20 la riapertura del caso De Mauro, "solo" perché anticipata dal giornale concorrente.

Come giornalista-e-basta mi fa male pensare che possano esservi dei colleghi così stupidi da credere che nascondendo i buchi (nascondendo?) si difenda il prestigio della propria testata. E quello, già basso, della categoria.
Marco Esposito


29 Gennaio 2001 - Tesoro, dove hai messo l'inchiesta?

Cari colleghi, una sola domanda, secca e bruciante (almeno per chi crede nel mestiere): DOV'E' FINITA L'INCHIESTA?

E non mi venite a raccontare che il genere (ovverossia, come dicono quelli che hanno letto il manuale del Papuzzi o le risposte ai lettori dell'Indro nazionale, il "cuore e le palle del mestiere") è vivo perché vanno in onda la Gabbanelli e Tg2 dossier... O magari perché il Giornale è capace di fare un titolo su una qualche menata che ha scoperto... O infine perché in via Solferino (Milan l'è un gran Milan) o a piazza indipendenza (Roma ladrona non è da meno!) qualcuno riceve e pubblica indiscrezioni di ambienti istituzionali o qualche dossier Sism-sisd-etc.etc.

La verità è che la sedia girevole piace a tutti (tranne forse a Ettore  Mo)... Attendo risposte e commenti.  

Servo vostro


26 Gennaio 2001 - Che c'e' di male in un Ok?

Oggi ho gli occhiali scuri ma non ce l'ho con il mondo, soltanto (un po') con il Barbiere della Sera

Devo confessare che non sono un vostro assiduo frequentatore perche' non mi interessano granche' le cose scritte dai giornalisti per i giornalisti e men che meno quelle che vengono divulgate dietro pseudonimo o anonimato, quando invece i giornalisti dovrebbero essere i "fuoriclasse" - o anche semplicemente i "gregari" - della trasparenza e della assunzione di responsabilita' in proprio. 

Dai boatos, o da qualche "gustoso pettegolezzo", i giornalisti dovrebbero stare alla larga. In ogni caso, vorrei dire la mia sulla questione "matite rosse" al Tg5. Francamente non vedo cosa ci sia di male nel "passare" un testo con la scritta "bene" invece del solito "ok".

 Ma "Chicco di grano" trova la pratica imbarazzante, discriminante, fastidiosa. Potrei capire se il testo venisse licenziato con un "male" o con un "pessimo": allora si' che l'estensore avrebbe diritto a sentirsi discriminato di fronte a tutti, ma stiamo parlando del caso esattamente opposto. 

A mio modesto parere, solo i mediocri e gli invidiosi temono la bravura altrui, gli altri si limitano a riconoscerla o a contestarla. Non credo che quella del TG5 sia la sola redazione in cui, se un pezzo e' bello, lo si dice o lo si fa notare. Senza considerare il fatto che, prima d'ora, nessuno in redazione aveva sollevato il problema. 

"Chicco di grano", di questo passo, non esclude di cambiar aria e di andarsene dal TG5. Ci dispiacerebbe, naturalmente, ma nessuno e' indispensabile. E soprattutto, se uno se ne va perche' - quando e' il caso - si dice che un pezzo e' ben fatto, non dovrebbe spedire il curriculum al Barbiere della Sera, ma informarsi su un ottimo psicologo. Grazie per l'ospitalita' e cordiali saluti

Lamberto Sposini, condirettore Tg5

Ecco qui. Per pubblicare la lettera di Chicco di Grano ci siamo pure beccati il cazziatone di Sposini.
Ma dimmi tu. Con molte cose che dice Sposini tuttavia siamo d'accordo. Quanto al fatto che i giornalisti debbano stare alla larga dai boatos, eh no, qui non ci siamo. Spesso i boatos (non sempre, ma spesso) possono diventare notizie. Da quelle, si', ci sono un sacco di giornalisti che amano stare alla larga.
Bds


26 Gennaio 2001 - Scrivo anch'io! No, tu no

Caro Bds, allora senti qua. Io non ho rivendicazioni da fare o cose del genere. Solo da lamentare, da collega (io sono pubblicista) a collega.

Perché su quella rubrica di lettere, al Foglio che compro e leggo tutti i giorni, ci mettono solo le "loro" lettere. Via Internet ne pubblicano alcune. Io ho fatto una prova, qualificandomi nella mia mail. Tanto che il soggetto della lettera, sul Corsera on line, nelle pagine di Severgnini, è apparso ma sulle pagine del Foglio, no.

L'ho provato il giochino almeno tre volte. Con successo da un lato (Italians), con scarso effetto dall'altro: Foglio. Non puo' dunque essere un problema di server, mail o connessioni. Semmai di accettazione. 

Certo e' che ci scrivono sempre gli stessi... E solitamente chi scrive sempre delle solite cose nei soliti spazi a volte finisce per essere ripetitivo o settario. Come per esempio la vignettina quotidiana su A.Sofri. Vabbe'
Andrea M.


26 Gennaio 2001 - La meritocrazia è una malattia venerea?

Mentana e Sposini danno giudizi sui compitini in classe dei redattori del tg5? E questo sarebbe uno scandalo? Non capisco.

Vuol dire che per principio tutti i servizi di tutta la redazione dovrebbero beccarsi un ok politico, o cosa? Forse qualcuno non ha ancora capito che la meritocrazia non e' una malattia venerea.
Pinkerton


26 Gennaio 2001 - Milanesi erranti alla riscossa 

Carissimi colleghi, abbiamo letto sul Vostro bellissimo giornale telematico la notizia della sana "rivolta" dei precari di Saxa. A nostra volta, indignati precari Rai (Milano) ai quali non e' giunta alcuna notizia di questa sommossa, gradiremmo dare nostro totale e incondizionato appoggio ai rivoltosi.

Per questo, Vi saremmo profondamente grati, se poteste darci un numero di telefono o un indirizzo dei colleghi romani. Obbiettivo: rafforzare la contestazione di questo
ridicolissimo, inutile e incomprensibile bando.

Un
bando-farsa scorretto per gente che da anni ha avuto modo di dimostrare la propria professionalita'.
Professionisti erranti

25 Gennaio 2001 - Di chi sara' mai questo giornale?

Che bello leggere i giornali di oggi, 24 gennaio 2001!  Basta sfogliarli per capire qual è la loro proprietà, non c'è bisogno di controllarne i bilanci o la gerenza. 

La "
Stampa", ad esempio, dopo aver stordito il lettore con un montaggio alternato delle pagine (cronache, poi estero, poi ancora cronache, una di economia, poi due di estero, alle quali seguono un'altra economia, una cronache, un'economia , un'ennesima di cronache e infine ovviamente la sezione Economia -- ci sarà un messaggio nascosto da cogliere o è semplice schizofrenia?) piazza a pagina 13 un intero lenzuolone sul progetto (ancora del tutto indefinito) della udite-udite "Next e-Fiat", cioè "la metamorfosi della Fiat verso l'on line". 

"
Fresco: un processo irreversibile" (ma va?) "Cantarella: ma al centro deve restare l'uomo" (mi pareva d'averlo già sentito questo concetto da qualche parte). Insomma, lasciatemelo dire: un inutile pippone

Secondo esempio: il "
Messaggero" unico giornale al mondo oltre alla newsletter aziendale "notizie Blu" apre le pagine economiche a 9 colonne più un risvolto, sulla notizia che il Tar ha dato torto al governo a proposito della "multa" da 4mila miliardi comminata a Blu, azienda telefonica scappata all'ultimo minuto dalla gara Umts nella quale (ma davvero??) l'imprenditore Caltagirone, padrone del giornale, ha un qualche discreto interesse miliardario.

 Eppure hanno ragione, me li ci vedo i loro lettori tipici: a
Torino l'operaio Cipputi che si domanda con accento sabaudo: "Ma resterò io al centro della nuova "Next e-Fiat, come dice il Paolo?". 

E dietro al Colosseo, il macellaio romano,
prostrato dalla crisi di mucca pazza, che si consola così: 
"Beh, nun fa gniente se nun se po' magnà a
pajata, almeno al Caltagirone gli hanno ridato li sordi". 

Avanti colleghi, al primo posto sempre
l'interesse del lettore, non quello del padrone!!! 
Francesco


25 Gennaio 2001 - Vi racconto la mia mucca pazza

Mucca pazza, quasi due anni fa. Non ricordo il giorno esatto, ma so che non ero sotto contratto da precaria che sono. E allora vado dalla parrucchiera. Lì c'era un'allevatrice, e, come sempre accade nei saloni, tanti giornali.

E' un piccolo paese, la donna, con le mani evidentemente rovinate dal duro lavoro quotidiano, sbotta. "Mucca pazza? Ma se ne sono accorti soltanto adesso? Io ho avuto delle mucche, tempo fa, che si dibattevano nella stalla. Si si, ho visto i filmati dell'Inghilterra...facevano proprio così. Ho chiamato i veterinari, sono venuti anche da fuori: nessuno riusciva a capire cos'avessero le mie mucche. Le abbiamo interrate, sotto il cemento".

Ecco, io mi apparto con la parrucchiera, che conosco da tempo. Chiedo come si chiama l'allevatrice: anche se non sono sotto contratto prendo nota. Chiamo i miei colleghi più fortunati, quelli che un contratto ce l'hanno: una nota emittente televisiva, un quotidiano, un settimanale locale...conoscenti di vecchia data, compagni di conferenze stampa.

Passo loro la notizia, convinta della sua importanza. Tutti dicono: "Ma và?". Nessuno indaga davvero. La donna, contattata al telefono,  ovviamente nega. I suoi timori sono forse il sentore di quanto è accaduto ora nel bresciano. Ma i suoi commenti, nel salone della parrucchiera (forse non luogo abituale per raccogliere le notizie, ma la mia convinzione è che questo mestiere si faccia tenendo le orecchie ben aperte) erano precisi: "Mucca pazza? Non è una novità, c'è anche in Italia, da tanto".

E adesso? Adesso dibattiti, servizi ed articoli, giusti per carità. Ma forse facendo emergere il problema con anticipo qualche provvedimento sarebbe già stato adottato da tempo. In fondo è questo ciò che serve nel nostro mestiere: dare un servizio utile, informare. E' la base. Ancora un dettaglio: quando sono tornata sotto contratto, era il periodo in cui la mucca pazza non faceva notizia. Peccato.
Una cronista


24 Gennaio 2001 - Sempre il solito Romano

Bene, l'illustre ambasciatore si è di nuovo espresso da par suo. Nel Corriere di lunedi 22, recensendo un libro su Tienanmen, Sergio Romano scrive che le "esitazioni e il rifiuto" (di accogliere le richieste di democratizzazione degli studenti) da parte di Deng Xiaoping vanno "compresi e spiegati".

Scrive che Deng "scelse la proclamazione della legge marziale perché era convinto che il Paese sarebbe precipitato nel caos. Ordinò l'evacuazione della piazza per salvare le sue riforme". Embè? Anche Vittorio Emanuele III probabilmente nominò Mussolini capo del governo dopo il 28 ottobre 1922 perché era convinto che il Paese sarebbe precipitato nel caos.

Che fa, ambasciatore Romano, "comprende e spiega" anche quello? Sergio Romano ci ha abituati a elogi dei governi forti e a derive antisemite (vedasi Lettera a un amico ebreo) e ora annotiamo anche una difesa dell'ortodossia comunista cinese rispetto alle richieste di democratizzazione della piazza. Benissimo.

Lui vuole "comprendere e spiegare" le ragioni della sanguinosa repressione di Deng Xiaoping. A me piacerebbe che Ferruccio De Bortoli ci spiegasse, per farcele comprendere, le ragioni in base alle quali Sergio Romano può continuare a scrivere simili amenità sul Corriere della Sera.
Die Scheere


23 Gennaio 2001 - Pardon, Barbara

Nel numero in edicola in questi giorni, Prima Comunicazione ci rimprovera di aver scritto inesattezze sullo stipendio di Barbara Palombelli alla Rcs. E si chiede: "Chissa' se quelli del Barbiere della Sera faranno autocritica".

Barbara Palombelli ha smentito con Libero l'entita' del reddito da Rcs da noi indicato in 750 milioni lordi annui, comprensivi di ogni collaborazione e prestazione per la Rcs. Barbara dice che non e' cosi', che il suo compenso ammonta a meno di un terzo di questa cifra. Ne prendiamo ovviamente atto e, si', accogliamo l'invito di Prima e facciamo autocritica. Ci dispiace aver sbagliato, se abbiamo sbagliato, e chiediamo scusa.
Bds


23 Gennaio 2001 - Ma c'entra Marcenaro col Foglio?

Caro Barbiere, le allego una lettera che ho inviato alcuni giorni fa al "Foglio" senza averne risposta. Le saro' grata se vorra' darmi ospitalita'.

"Caro direttore, sono rimasta colpita dai toni entusiasti con cui il suo giornale ha sottolineato il trucchetto dei tabelloni pubblicitari messo in atto dai collaboratori di Berlusconi. L'avevo apprezzata in passato come un frequentatore delle boutique della politica e ora, forse per la passione della campagna elettorale, la ritrovo nei panni più popolari di chi esalta la formula del "pago 1 e prendo 3".

Del resto mi sembra che la formula sia in uso anche al "Foglio". Nell'elenco dei giornalisti di "Panorama" figura infatti come inviato Andrea Marcenaro, che però, a parte qualche articolo ogni tanto in difesa dell'onorevole Previti, non scrive mai sul settimanale, mentre sul suo giornale tiene addirittura una rubrica giornaliera e si intravede il suo stile anche dietro altre rubriche di successo del suo giornale.
Non mi risulta che "Il Foglio" sia di proprietà di Berlusconi, come lo è "Panorama". Com'è che Marcenaro, che pure è sotto contratto con il settimanale, da lei lavora così tanto e là non scrive più? E' forse boicottato dal direttore Rossella (se è così si può fare una raccolta di firme a favore della libertà di espressione del povero Marcenaro), o anche in questo caso c'è il trucchetto? 

O il suo giornale, in cui
la signora Berlusconi ha una quota,è diventato anch'esso proprietà del Cavaliere? Si può saperne qualcosa?".
Grazie dell'attenzione e cordiali saluti.
Rita Orfè

23 Gennaio 2001 - Oddio, il corpicino no!

Caro Barbiere, anche io lavoro al desk, anche se non e' di un portale a ore... ma poco ci manca. E' sabato, ci sono poche notizie (per ora, non si sa mai dove puo' andare a parare la giornata). Vorrei allora segnalare, cosi' per passare un po' di tempo, l'ennesimo caso di pietismo da baraccone di alcuni 'fantastici' colleghi che hanno riferito la notizia della ragazza quindicenne che ha partorito e gettato il figlio tra i rifiuti.

Il bambino (nato morto dice lei) cadendo nel cassonetto si e' 'trasfigurato'. Un vero miracolo. E' diventato improvvisamente un ''CORPICINO''. Perche' - caro Barbiere - come e' noto un bambino che muore non e' piu' un bambino, diventa subito un CORPICINO, possibilmente straziato. 

E lo strazio aumenta nelle descrizioni del 'fagottino' in cui e' stato rinchiuso o nelle riprese dei tg che mostrano il punto esatto del cassonetto dove il CORPICINO e' stato ritrovato tra le chiazze di una frittura e due bucce di banana.

La mamma e la nonna del CORPICINO sono, naturalmente, due troie o, nel migliore dei casi due assassine. Ottimo modo di fare i testimoni quello di cercare la pieta' di chi ascolta e sparare giudizi tra le righe dei servizi. Ottimo veramente. Torno al lavoro e spero di non vomitare.
Francesco


22 Gennaio 2001 - Morto? Quale morto?


Ho letto le proteste per come vengono trattati i colleghi all'ufficio Gip di Forlì o in Questura a Piacenza.

Beh, mi verrebbe da dire, beati voi! Nel mondo italiano del giornalismo si sa che esiste una città, come Novara, dove per poter avere il nome delle persone decedute in incidente stradale occorre LITIGARE con tutte le forze dell'ordine e magari, solo perché il comandante della Polstrada si stufa di essere chiamato da tutti i giornalisti locali, alla fine dà il via libera?

Una città dove le forze dell'ordine non danno i nomi degli arrestati, ma si limitano alle iniziali? Dove capita che un magistrato, uscito dall'abitazione dove un padre aveva appena ucciso il figlio, ai giornalisti nega l'evidenza sibilando: «Delitto? Ma quale delitto?» e via di corsa?

Ragazzi, quando vi lamentate, pensate a noi miserrimi giornalisti
novaresi, che siamo messi peggio di tutti. Aiuto!

Attila


22 Gennaio 2001 - L'indirizzo è mio e me lo gestisco io

Va bene, gli elenchi dei giornalisti sono pubblici; ma perché? Quale interesse ha la collettività a conoscere il mio indirizzo di residenza, e non solo il mio status professionale?

E poi, almeno dal punto di vista dell'opportunità, un conto è che chi ne abbia motivo possa recarsi all'Ordine e controllare gli elenchi dei professionisti, un altro è che ci sia un sito dove chiunque possa conoscere i fatti miei a prescindere da qualsiasi considerazione di interesse generale (anche se il sito di Edcom è talmente pieno di errori che potrebbe essere frutto di un complotto per rendere irreperibili i giornalisti).

Devo peraltro dire che a me, tanto per fare un esempio, non frega assolutamente niente di conoscere l'indirizzo, ad esempio di David Sassoli o Nino Rizzo Nervo; sarei invece molto interessato a sapere perché l'Ordine del Lazio e del Molise ha preso per loro determinate (e diverse) sanzioni sulla vicenda delle immagini choc (o shock?), e perché qualcuno se l'è cavata, qualcuno è stato punito e qualcun altro ha potuto avanzare nella carriera senza che la censura ricevuta contasse nulla (dato che, a rigore, un provvedimento di quel tipo, se chi lo adotta ha un qualche prestigio nella categoria, avrebbe dovuto avere conseguenze negativa sul piano professionale). 

Ma lo stesso Consiglio che manda in giro gli indirizzi di tutti i giornalisti (potendolo fare), tiene ben nascoste nel cassetto le motivazioni delle sue decisioni (e non credo che lo possa fare, posto che sapere se un giornalista si comporta bene o male è ben più importante che sapere dove mandargli il pacco per Natale, o improperi più o meno meritati).
Giovanni Graziani


22 Gennaio 2001 - Quei bei culetti da pescioline

Caro Barbiere, ma te lo sei letto il servizio principale di Tv sette, magazine del Corsera, settimana dal 21 al 27 gennaio? C'è da morir dal ridere...In copertina un titolo che meriterebbe il confinamento perenne al desk del mensile della Parrocchia di San Rotondo a Castrovillari: "ARRIVANO LE VELI-NET"...insomma, basta con questa "gnu economy" dei titoli!!!

Eppoi all'interno, pagina 6, a firma di Luisa Pronzato: "PESCIOLINE NELLA RETE" (che squallore di titolo), e un sommarietto allegro e spensierato, che recita così: "Navigano a sbafo, usando i computer di striscia la notizia. Curiose come scimmiette (sic), non si perdono un sito che parla di loro...Elisabetta e Maddalena sono pronte a svelarvi tutti i net-segreti". I net-segreti??? 

L'attacco del pezzo, poi, è da urlo (di disperazione): "Vestitini (si fa per dire) high tech. Postura birbante (avete mai visto una Velina che non abbia il culetto in fuori?)". Il culetto in fuori??? 

Ho fatto leggere l'articolo a mia nonna. Ancora ride. E mi ha detto che ho "un bel culetto" a lavorare al desk della Parrocchia di San Rotondo a Castrovillari...
Mach3


22 Gennaio 2001 - Sara' vera gloria?

Salve, mi chiamo Marco Sala, ho ventitre anni. Lavoro da sei anni, due anni al quotidiano La Provincia di Como, e da quattro sono collaboratore alla redazione di Lecco de "Il Giorno". Sono iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti da circa due anni.

Ho sempre scritto molto, in sei anni credo più di mille articoli, ma le retribuzioni sono ancora quelle degli inizi. Il quotidiano milanese mi elargisce 13.000 lire nette (!!!!) per ogni pezzo pubblicato.

Vergognandomi del mio stipendio mensile rispondo a tutti che, veramente, faccio tutto solo per la gloria. Non è vero. Almeno non dopo sei anni di lavoro. E' normale avere depressioni così presto?
Grazie per l'attenzione nel mio leggero sfogo.
Marco Sala


22 Gennaio 2001 - Qualche domanda a Antonio Bassolino

Cari colleghi e "Figari", solo per quanto concerne le "misure" adottate dal Comune di Napoli, dopo lo "sfratto" vorrei mettervi a conoscenza delle domande da me poste (mesi fa) all'allora Sindaco, Antonio Bassolino, ovviamente in quanto "figlio" di Adriano Falvo..., domande che non hanno avuto il beneficio di una risposta:

a) perchè si è proceduto all'abbattimento della "Sala Falvo", che era parte organica della Palazzina del Circolo?
b) quale destinazione avrà la sede "storica" dei giornalisti napoletani: quale uso? Quali funzioni per il Circolo della Stampa? E cambierà anche il nome?
c) chi ne avrà la responsabilità diretta: un Assessorato? Il Sindaco direttamente? Un Ufficio "speciale"?

Non sento e non leggo di progetti del tipo "costituzione di una Fondazione" o di "destinazione a sede di Ricerca, o di alto profilo culturale..., magari con l'Università o con l'Istituto di Studi filosofici....", oppure , ancora, sede di un "Museo dedicato a Totò, a Vittorio De Sica, ai ...De Filippo".

Per fare che cosa si "sfrattano" i giornalisti, con ciò dando anche un duro colpo all'immagine ed alla memoria di Adriano Falvo, ma anche ai tanti, giornalisti e non, napoletani e non, che hanno contribuito a fare del "Circolo della Stampa" un luogo significativo per Napoli. Penso a: Mario Stefanile, Mario Miccio, Sergio De Cesare, Gino Giarrusso, Alfonso Franciosi, Alberto Barone, Max Vajro, Francesco Canessa, Enrico De Nicola, Rosario Manfellotto, Giovanni Ansaldo, Luigi De Lillo, Domenico Farina, Michele Prisco, Roman Vlad, Alberto Giovannini, Ferruccio Lanfranchi, Carlo Nazzaro, Giuseppe Lucianelli, Domenico Manzon, Cesare Marcucci, Maria Rosaria ed Augusto Cesareo, Gino Palumbo, Daniele Perla, Bruno Molajoli, Gino Doria, Giuseppe Padellaro, Luigi Ricci,Vincenzo Buonassisi, Salvatore Di Costanzo, ed a tanti, tanti altri...

Si è proceduto solo per fare spazio alle necessità (quali?) del Municipio? E' una questione di "soldi" non passibile di un accordo? Quasi 100 anni di storia non "valgono" nulla? Spero proprio di no. Lo spero innanzitutto per Napoli ed i Napoletani..., per i quali la "perdita della memoria", o per meglio dire la sua "cancellazione", sarebbe davvero esiziale. 
Grazie ed un saluto
Rodolfo Falvo


19 Gennaio 2001 - Non e' oro bensi' ottone

Io so come cominciare la storia che e’ sempre un susseguirsi di fatti accaduti e non di fantasie. Chi prende per buone le notizie di un comunicato molto di parte senza verificarle si presta solo al gioco al massacro che qualcuno preferisce fare invece di interessarsi dei problemi veri dei colleghi in un momento difficile in Italia. (Basta vedere la vicenda del rinnovo del contratto di lavoro).

Non mi risulta di essere stato contattato ne’ in associazione ne’ in federazione dove mi trovavo per il contratto ne’ tanto meno a casa.

Pubblicamente, con documenti legali, l’assostampa ha ampiamente dimostrato di non dover nulla al comune di Napoli. Non so come dirlo ancora: lo sfratto e’ avvenuto per finita locazione!!!

Cioe’,per chi non sa leggere le carte legali, e’ scaduto il contratto di locazione ed il comune per rinnovarlo, dopo anni di trattativa, chiedeva semplicemente 60 milioni al mese!!!!

Il fitto e’ stato calcolato dal comune sulla base dei lavori fatti, dieci anni fa, per ristrutturare il ‘circolo della stampa’, rimasto danneggiato dal terremoto: lavori, voluti dai giornalisti, che lo hanno reso invidiabile in tutta Europa. Ricordo anche che per circa 90 anni mai, dico mai,  le amministrazioni comunali hanno pensato di fare lavori di manutenzione ne’ ordinaria ne’ straordinaria. La Casina del Boschetto, sede del circolo della stampa, ma soprattutto del sindacato dei giornalisti, e’ riuscita a vivere solo e solamente con il contributo dei colleghi anche se con molta difficolta’.

E’ vero che il comune non intende pagare neanche i lavori di miglioria (tra l’altro riconosciuti da una sentenza pretorile e dallo stesso perito dell’amministrazione). E per questo l’assostampa ha citato in giudizio il comune per oltre 3 miliardi di lire.

Nessun debito, quindi, ma crediti da esigere da una amministrazione che aveva deciso di buttare fuori i giornalisti per usare la struttura come ‘sede di rappresentanza’. Ora,pero’,purtroppo la sede e’ abbandonata a se’ stessa. 

Si fanno ogni tanto convegni per gli amici e quasi sempre gratis. Il comune ha perso sino ad oggi per mancati introiti e per spese di gestione oltre 4 miliardi di lire. E non comprendo come mai la Corte dei Conti non sia ancora intervenuta.

In quei giorni c’e’ stata molta solidarieta’ (anche di ex sindaci) per mantenere la sede del sindacato. Alcuni colleghi, pero’, hanno appoggiato apertamente le tesi del comune di pagare un fitto esoso, il che non ha contribuito certo alla chiusura positiva della trattativa.

A questi stessi colleghi e’ dispiaciuto che ad un anno esatto dallo sfratto sia stata aperta una sede provvisoria. Lo dico con orgoglio:una sede sotto un tendone per rompere cosi’ si’ l’omerta’ di chi ha voluto lo sfratto rifiutando persino negli ultimi giorni l’accettazione dei 60 milioni mensili reperiti con grande difficolta’.

Ma i giornalisti dovevano essere sfrattati. E’ meglio una sede sotto il tendone che una virtuale perche’ solo cosi’ si puo’ continuare a dare spazio alle voci libere della citta’. La battaglia per ritornare nella vecchia sede non e’ finita e continuera’ nonostante l’indifferenza.

L’oro di Napoli, quindi, non c’e’: esiste solo l’oro falso di chi pensa di fare il sindacato con i giudici, con le insinuazioni, i sospetti, le intimidazioni.

Nessuna assemblea ha approvato modifiche statutarie. L’ordine del giorno approvato dall’assemblea in seconda convocazione (ma dove erano gli oppositori?) ha invitato il direttivo ad abbinare, come e’ avvenuto sempre negli ultimi 15 anni, le elezioni con quelle dell’ordine.

E cio’ anche in considerazione del fatto che gli adeguamenti erano stati approvati dal direttivo all’unanimita’ (compresa l’opposizione) nel lontano giugno 1999. Se il consiglio nazionale (cosa che non ha ancora inspiegabilmente fatto) avesse approvato gli adeguamenti (che non sono modifiche) avremmo gia’ fatto le nuove elezioni.

La paralisi del sindacato e’ un altro oro di ottone. Chi non frequenta molto il sindacato (come i consiglieri dimissionari che spero ci ripensino) non ha idea del lavoro quotidiano che viene fatto. Credo che non bisogna fuggire dai problemi con scuse di ‘inagibilita’, ma che occorre sempre affrontarli in tutti i modi possibili. C’e’ stata anche una opposizione con tattiche pregiudiziali, piu’ attenta alle virgole che ai problemi, che spesso non ha favorito la celerita’ dell’azione sindacale.

Altro che paralisi!! E’ stato prodotto di tutto (forse l’errore e’ stato quello di non fare alcuna pubblicita’ e di lavorare in silenzio) dai corsi finanziati dall’Unione Europea ( ben 5 in circa tre anni a favore dei disoccupati), ad aver sostenuto i colleghi nelle cause di lavoro vincendone moltissime, all’assistenza nelle numerose vertenze singole e collettive.

I disoccupati campani (109 iscritti all’Inpgi e 38 non iscritti) sono al di sotto della media nazionale. Allora cosa dovrebbe dire la giunta federale che ne annovera circa 2000?

E andiamo alla questione delle quote federali . E’ vero che il debito si aggira sino ad oggi a poco meno di 200 milioni (e non 300). E’ vero che sono stati versati alla FNSI in tre riprese 80 milioni secondo un accordo siglato dalla segreteria federale. Per il momento sono stati temporaneamente sospesi i pagamenti, ma verranno ripresi tra poco.

Che fine hanno fatto questi soldi? Basta leggere i bilanci approvati pubblicamente dall’assemblea dei colleghi. Sono serviti per poter rinviare, sotto notevoli pressioni dell’amministrazione comunale, per ben 17 volte gli sfratti esecutivi. Soldi registrati nel nostro bilancio, ma anche in quello del comune.

I sospetti servono ancora per il gioco al massacro in un sindacato che, secondo quanto mi risulta, e’ unitario! Tutto e’ stato fatto alla luce del sole con conferenze stampa, documenti, dichiarazioni, azioni legali.
Attenti,allora,signori senza volto del BARBIERE DELLA SERA, non e’ tutto oro quello che luccica!!!! 
Franco Maresca
Presidente Assostampa Napoli

18 Gennaio 2001 - Affinita' elettive

A proposito degli aumenti decisi a dicembre vorrei dire una cosa sola: per fortuna che in giro di sono anche persone con un briciolo di cervello come Riccardo Sabbatini. Sono perfettamente d'accordo con lui: aumentare a 650.800 lire il contributo minimo è una vera rapina!!!
Pablito


16 Gennaio 2001 - Abbasso i romanocentrici

Ma il mitico coordinamento dei precari (romani, I suppose) ha provato ad interpellare anche i colleghi reietti delle sedi regionali, prima di partire, lancia in resta, con azioni legali contro la selezione Rai?

Non sara' sicuramente cosi', ma questo atteggiamento puo' fare pensare che a Caput Mundi si pensi e si decida sempre per tutti.
Grazie x l'ospitalita'.
Deusexmachina
 


15 Gennaio 2001 - Quella zozza di Marina

Caro Barbiere, non so se sei la persona adatta a supportare questo piccolo sfogo, ma prenditelo comunque, magari a margine di quel discorso sulla professionalita' al quale ha dato vita il vaffanculo che si e' beccato Guido.  
Dunque, sono giorni che leggo su Dagospia una cosa che non mi va ne' su ne' giu'. Dirai: perche' non scrivi a Dagospia, allora? Forse perche' D'Agostino si occupa di alcune cose e noi di altre. Peraltro lo fa bene e, se mi e' consentito, Roberto e' anche una cara persona alla quale voglio bene. Ne'  voglio intereferire o metter becco sulla sua sacrosanta liberta' d'espressione.  

Detto questo vengo al dunque: parlando di Marina La Rosa, la Marina del Grande Fratello, la chiama "Marina la Zozza". Ora, caro Barbiere,  tu puoi ben immaginare quanto me ne cale del Grande Fratello e quale interesse io abbia per i suoi protagonisti…Ma a me questo "la Zozza" mi fa venire le famose mille bolle blu.  

Perche' mai una ragazzina di ventitre' anni, con l'unica colpa di essere carina e di aver tentato la sorte come tante altre della sua eta', dev'essere chiamata in questo modo su  un sito frequentato da colleghi, personaggi della comunicazione, economia, politica , spettacolo e quant'altro? D'Agostino, checche' se ne pensi, e' una persona buona, ma in questo caso non generosa.  

Non ne faccio una questione femminista (anche se mi chiedo perche' non dovrei…), ma etica. Le persone "zozze" sono ben altre, uomini e donne, e Roberto lo sa. Le conosce. Le conosciamo tutti e, chi piu' chi meno, ce ne teniamo alla larga o le usiamo per avere informazioni "zozze" che altrimenti potrebbero sfuggirci.  

Ma 'sta ragazza…Che avra' fatto mai piu' di delle varie Pinche Palline che ci deliziano o ci atterrano a tettate da schermi e giornali? E se pure avesse fatto fischi, botti e numeri a colori,  merita d'essere chiamata "la Zozza"? Personalmente penso che non se lo meriti nessuna donna al mondo. E non riesco a capire come mai altre donne (altre colleghe, anche) abbiano potuto perdere la capacita' di indignarsi fino a considerare "normale" un aggettivo cosi' pesante. A leggerlo e rileggerlo senza farci caso. Secondo lo Zanichelli il termine indica qualcosa di "sordido, turpe, immorale". O anche "sudicio, lurido, imbrattato". Una cosa zozza e' "turpe, vergognosa"…  

Dagospia va spesso giu' piatto con alcune donne dello spettacolo e del, chiamiamolo cosi', bel mondo…pero' "zozza" non l'aveva mai dedicato a nessuna. Con l'articolo "la" , poi, che fa di Marina La Rosa una "zozza unica"…  

Caro Barbiere, navigan-navigando non e' che approderesti fino a Dagospia  per dirgli due paroline? Sono sicura che D'Agostino capira'.  Suvvia, Robe'…Nemmeno Pinochet chiameresti cosi'.  Perche' al di la' di un tuo modo di scrivere scanzonato e disincantato, c'e' comunque quel famoso "grande prato verde dove nascono speranze…" che, sinceramente, mi dispiace dimenticare.  
Serena
Iannicelli
 


15 Gennaio 2001 - Da Holden a Johnny

Caro partigiano Johnny, una breve puntualizzazione. Concordo in pieno con le tue osservazioni su "Diario", rivista che anch'io amo. E credo che Zanda abbia fatto benissimo a opporsi all'idea di Formenton di trasformare Diario in un allegato del suo supplemento. Se questo non è apparso chiaramente da quel che ho scritto è solo per la solita, maledetta sintesi cui noi giornalisti si è spesso obbligati, sintesi che mi ha anche fatto sacrificare una sottolineatura sull'errore fatto da Panorama nella sua breve. Un saluto e hasta el Diario siempre!
Holden Caulfield


15 Gennaio 2001 - L'Indro che verrà

Caro Bds, ho scoperto una cosa sconvolgente. Uno dei miei "lumi", il vate di tutti noi e voi penne di ogni tipo di giornalismo, non esiste. Sì, avete capito bene l'Indro nazionale, non è ancora nato. Lo farà solo tra otto anni e tre mesi. 

Non sono pazzo: girovagando e spulciando fra i nomi dei giornalisti professionisti sul sito che ne riporta la lista completa, ho notato una piccola curiosità. Vale a dire: il decano riconosciuto, indiscusso, Lui per il giornalismo italiano, al secolo o meglio al millennio, Indro Montanelli, sarebbe, secondo i catalogatori-classificatori, data-base men ancora nei sogni della mamma, ma giornalista professionista da ben 70 anni.
Leggi e controlla:

Montanelli Indro
v.le (ma la v, non va maiuscola, già che ci siamo) Piave 40/b
20129 Milano
Luogo di nascita: Fucecchio (FI)
data di nascita: 22/04/2009
iscrizione all'albo: 01/01/1941

Non ci potevo credere. Per questo ho controllato più volte, tre a orari differenti (13.32 e da ultimo ore 16.33). Invece, per loro era tutto vero. Dunque il padre putativo di tutte le penne d'Italia dovrebbe ancora nascere. E non lo farà che tra otto anni. Vi rendete conto. Chissà come gongolerebbero i vari Biagi, Bocca, Baget Bozzo, Mughini, Ceronetti, ecc. ecc Che si tratti di un errore è a dir poco logico. Però è buffo visto che risulto essere regolarmente nato, nel 1972, anch'io e regolarmente iscritto all'ordine dei pubblicisti dal maggio scorso. Altro anno, altro secolo, altro millennio. 

L'ultima spulciatina al sito ha fornito ulteriore divertimento per me e non certo per chi si crede vivo, vegeto e iscritto (all'ordine) e invece, stando a questa Bibbia dei giornalisti iscritti no.  Il "povero" (senza alcunissima offesa, sono più povero io di lui) Montesperelli Rolando, romano de Roma, è nato (ma sarebbe meglio dire dovrebbe nascere), bada bene, bada bene, esattamente il 21/11/2025. Oddio fra 5 lustri, un altro quarto di secolo dovremo attendere per vedere la sua firma. Peccato che invece l'illustre Montesperelli è iscritto all'ordine dal lontano 18/11/1953. Chissà dunque quanto avrà scritto. 

Andrea Montanari  


15 Gennaio 2001 - L'ufficio stampa c'est moi

Lavoro con contratto a termine rinnovato da tre anni (questo è il quarto) nell'ufficio stampa di un ente pubblico, anzi, "sono" l'ufficio stampa, nel senso che solo io ricopro questo incarico; sono giornalista pubblicista dal 1993, free lance e laureata.

Ho una domandina da porre a qualcuno che sappia rispondermi (in molti ci hanno provato...): la nuova legge cambierà qualcosa nel mio rapporto con l'ente per cui lavoro? Per qualche motivo che sfugge all'ordine della mia regione, potrei diventare professionista sulla base dell'esperienza maturata in questo campo e in questo periodo, contando tra l'altro che scrivo almeno due pezzi al giorno per il quotidiano locale, sotto forma, ovviamente, di sottopagata collaborazione

Ovviamente pago l'Inpgi2 sia per quanto concerne gli articoli che l'attività di ufficio stampa per l'ente pubblico, ma di questo si è già parlato abbondantemente...
Francesca


12 Gennaio 2001 - Dove vai se la laurea non ce l'hai

Caro Barbiere, l'intervento di Cananzi è importante per capire la situazione ma non chiarisce la posizione di centinaia di giornalisti attualmente in carica (con i contratti a termine)  negli uffici stampa di enti pubblici (spesso anzi sono loro l'ufficio stampa): se un giornalista, anche professionista, non è laureato potrà o meno lavorare ancora in un ufficio stampa di un ente pubblico?  


12 Gennaio 2001 - La privacy vale solo per gli altri?

Caro Barbiere, ho bisogno di un tuo parere su questioni di privacy ... dei giornalisti.  Proprio voi avete pubblicato l'indirizzo del sito che pubblica l'elenco dei giornalisti professionisti italiani. Ebbene, pubblicano anche gli indirizzi PRIVATI di ognuno di noi. Ho chiamato l'ordine dei giornalisti regionale che, interpellato, risponde: nome, cognome, data di nascita, di iscrizione all'albo e RESIDENZA devono essere pubblici. 

Ho chiesto di mettere sull'annuario il recapito del giornale (così come commercialisti e avvocati mettono quello dello studio!), ma mi hanno risposto che non è possibile. Replicando: «tanto se uno ti vuole beccare, ti trova lo stesso» .... Devo commentare? 

Insomma, noi che abbiamo centomila vincoli per tutelare la privacy degli altri, possibile che dobbiamo essere schiaffati, non solo sull'annuario (che comunque viene distribuito un po' ovunque), ma anche su internet con gli indirizzi di casa? Sinceramente, per chi non scrive (solo) barzellette non mi sembra una cosa tanto prudente! Davvero non si può fare nulla? Chiedo un parere dell'illustre bottega e magari di qualche esperto.
Una collega preoccupata


12 Gennaio 2001 - Se l'olio di ricino sostituisce il Pernod

Caro giovane Holden, ho letto sul Bds le tue indiscrezioni sulle recenti dimissioni del mio amico Carlo Zanda da Diario, e avendone parlato con qualcuno della redazione ho avuto conferma che sono state principalmente provocate proprio da un contrasto tra Carlo e l'editore Luca Formenton sul modo di lanciare  "Diario delle elezioni", l'allegato che da qualche settimana affianca la rivista madre. 

Non te ne faccio una colpa, ma raccontata come fai tu la notizia però non si capisce: una mareggiata in un bicchierino da rosolio. Mi sono quindi informato meglio e ho scoperto che il contrasto c'è stato, è vero, ma con posizioni opposte a quanto lasciava immaginare anche la notiziola apparsa sull'ultimo numero di Panorama, nel senso che l'editore aveva progettato di mandare in edicola Diario mettendolo dentro Diario delle elezioni, facendone quindi, sostanzialmente, un suo gadget.  

Da quello che ho capito, Zanda giudicava questa scelta una specie di suicidio editoriale, diceva che non si rilancia una testata (peraltro molto stimata e secondo me anche molto bella dal punto di vista grafico), nascondendola per sei mesi, il tempo della campagna elettorale. 

In quali condizioni  sarebbe uscita da una così prolungata clandestinità? Mi dicono che la discussione sul che fare abbia avuto la sua svolta - e che il progetto di trasformare Diario nell'allegato del suo allegato sia stato accantonato - solo quando anche i responsabili della concessionaria della pubblicità hanno giudicato un rischio eccessivo il piano di Formenton. 

Allora: uno a uno e palla al centro? Macché: l'editore ha sì ripiegato sulla tradizionale cellophanatura (da una parte Diario, dall'altra Diario delle elezioni), ma contemporaneamente ha estratto il cartellino rosso: a Carlo sarebbe stato concesso di restare in squadra a patto di rinunciare alle prerogative contrattuali  che ne facevano "il responsabile" di ogni attività editoriale e promozionale collegata a Diario.

 Buffo epilogo, no? La moviola può confermare.

Per il resto, mi rallegra la notizia che l'editore, dopo averlo tassativamente escluso per parecchie settimane, voglia ora approfittare del mercato d'inverno per rinforzare la squadra. Batistuta resta sempre Batistuta, ma difficilmente farebbe i bellissimi gol che fa, se alle spalle non avesse Tommasi, che regge il centrocampo, fa gli assist decisivi e quando occorre dà una mano in difesa.

Mi hanno raccontato tante di quelle altre cose sulla vicenda da riempire un intero numero del Bds, ma sai che noia. Spero che alla fine tutti abbiano quello che cercano. Tu, caro Holden, avrai capito per chi faccio il tifo. Ho sempre preferito quelli che, anche se fuori fa freddo, invece di restare in paese e rintanarsi a casa, preferiscono andare in collina quando l'olio di ricino comincia a sostituire troppo spesso il Pernod.
Tuo, partigiano Johnny


10 Gennaio 2001 - La psicosi di "uranio pazzo"

Vi chiedete se la vicenda dell'uranio impoverito nei Balcani fosse una una bufala? No, uranio pazzo è una bufala.

Ho letto solo oggi (9 gennaio) l'intervento di Re Pubblico sull'uranio
impoverito (o anche depleted uranium o uranio 238) nei Balcani e lo
condivido in pieno. Anzi, ci toglierei pure il punto di domanda. Non che io sia uno scienziato, ma ho una galleria di ritagli il primo dei quali data
29 aprile 1999. 

Ebbene non c'è uno straccio di prova che permetta di affermare che l'uranio impoverito provoca la leucemia o Dio sa cosa. Vorrei citare un'intervista rilasciata al sito Diotima.it da Marco Durante, docente di Scienze fisiche all'università Federico II di Napoli: 
"Il quesito da porsi non è se l'uranio sia o no pericoloso, ma se, in una certa situazione, la dose di uranio inalata possa costituire un rischio sanitario. Considerando l'attività radioattiva dell'uranio impoverito per arrivare a dosi necessarie a provocare leucemie è necessario inalare notevoli quantità di uranio che sarebbero notevolmente tossiche. 
In altre parole, se tutto dipendesse dall'uranio impoverito, prima ancora di contrarre la leucemia, la popolazione dovrebbe essere decimata dai danni renali". 

Vorrei citare (si può? Ma sì che si può) il giornale per cui lavoro, Diario, che venerdì uscirà con un dettagliato articolo di Folco Claudi, giornalista scientifico che di uranio impoverito si occupa da anni.
Nei primi giorni di questo delirio collettivo un quotidiano nazionale ha
pubblicato un articolo tradotto da Le Monde.

 Nel titolo c'era scritto uranio impoverito, nel catenaccio 130 mila contaminati in Iraq: mi sono sorpreso perche' in genere Le Monde non si abbandona al sensazionalismo. Ho letto il pezzo: c'era scritto che le cause della sindrome del Golfo non sono chiare, che l'uranio impoverito è uno degli indagati, ma che la causa più probabile è l'esplosione di un deposito di armi chimiche irachene fatto saltare dagli americani dopo il ritiro iracheno e, sfiga, il vento è girato e ha portato il nuvolone fumante di schifezze sopra le truppe Usa. 

E chi ha letto solo il titolo? Esempi di questo genere se ne potrebbero fare a decine, come i tumori aumentati nell'area di Pancevo, in Serbia, dove c'erano una raffineria e numerose fabbriche chimiche. Sotto accusa, ovviamente, l'uranio impoverito, ma il DU non è usato per bombardare fabbriche e se salta una raffineria è probabile che qualche schifezza per l'aria si diffonda.

Io mi sono anche fatto un'ulteriore impressione, andreottiana (a pensar
male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca): non è che tutto questo can can su un colpevole candannato senza processo stia nascondendo i veri responsabili? Non è che qualcuno si stia fregando le mani e ringrazi
ecologisti, giornalisti e politici vocianti mentre si frega le mani per lo
scampato pericolo? Meditate, gente, meditate.
Alessandro Marzo Magno


10 Gennaio 2001 - Lei e' un giornalista? Allora vaffanculo...

Stasera una persona mi ha insultato. Perché sono un giornalista. Non mi ha neanche guardato in faccia, non ha neanche voluto sapere cosa volessi, o perché fossi lì. 

Per mandarmi a quel paese le è bastato sapere il mio lavoro. Mi ero presentato a casa sua per un servizio: suo padre era da poche ore stato ammazzato in un incidente d'auto. Uno di quei servizi che tocca fare, perché a quasi tutti i lettori, soprattutto dei giornali locali, pare interessi sapere il più possibile dei loro compaesani che muoiono, soprattutto se per cause tragiche. 

E sono stato insultato. Scusate, ma sono incazzato. Non sto qui a disquisire se sia giusto presentarsi a casa dei parenti di gente appena morta. Io non lo farei per principio. E probabilmente quella persona leggerà con curiosità un po' morbosa ogni articolo su qualche suo compaesano morto. 

Il che le toglierebbe ogni diritto di incazzarsi con me. Sta di fatto che quella persona mi ha insultato. A prescindere dal motivo per cui ero lì. Le ho detto che lavoravo per un giornale e ciò le è bastato. Non insultava me. Insultava la categoria. Insultava la falsità, l'eccesso, i titoli strillati che fanno perdere tempo a leggere articoli nei quali non c'è scritto niente

Insultava anche la piaggeria, l'incoerenza, il cinismo. Insultava tutte quelle altre caratteristiche negative di cui la parola "giornalista" è diventata sinonimo. Sono incazzato perchè io, tecnicamente, della categoria non faccio neanche parte. Potrei avere la tessera da pubblicista da qualche anno, ma ho preferito non prenderla. Lavoro, con contratto dell'Uspi, al Giornale di Treviglio, troppo piccolo per averlo anche solo sentito nominare. La gente mi insulta per il lavoro che faccio. Ditemi voi perché, colleghi. Saluti.
Guido

Be', forza, diteglielo voi, colleghi. Qualcuno avra' un'idea del perche'.  O no?
Bds


8 Gennaio 2001 - Ma che ce ne frega della Daewoo?

Prima del mestiere attuale ne facevo un altro - il vostro - e le brutte abitudini sono difficili da perdere. Così, leggendo l'ultimo numero numero di AUTO, edito da CONTI, mi imbatto con grande sorpresa in un'apertura di sei pagine -sei - dedicate alla crisi della coreana Daewoo. Ma come, con tutte le novità del settore in arrivo per il 2001 ? Ma che diavolo ce ne frega della crisi di Daewoo?  

Mi sorge un dubbio, vado a dare un'occhiata alle auto piu' vendute di questi ultimi mesi...Indovinate un po'. L'unico modello che insidia le vetuste city car della Fiat, Panda e Seicento, è l'elegante e modernissima Daewoo Matiz. Una coincidenza straordinariamente straordinaria, no ? Ah, per la cronaca, il design della Matiz era stato proposto da Giugiaro alla Fiat alcuni anni fa, ma a Torino preferirono fare la nuova Seicento...
Leo


8 Gennaio 2001 - Come funziona il praticantato?

Caro Barbiere, sono un giovane pubblicista di Napoli. Siccome mi hanno offerto un'opportunità in un nuovo giornale, promettendomi dopo tre mesi il contratto di praticantato, vorrei sapere cosa prevede questo contratto (retribuzione, durata minima, condizioni accessorie) e cosa mi consigli di fronte a queste promesse. Di solito nessuno ti offre da subito il praticantato? Sarei davvero grato se potessi aiutarmi! Aspetto fiducioso una risposta (lo so che ci sono gli ordini, ma è una parola riuscire ad avere un'informazione esauriente!).

Lorenzo  

Caro Lorenzo, oltre che all’ordine puoi rivolgerti ma alla Federazione della Stampa, ovvero all’associazione stampa di Napoli. Li’ ti sapranno dare tutte le informazioni contrattuali che desideri. Oppure fai un salto sul sito internet della Federstampa, http://www.fnsi.it

Bds
5 Gennaio 2001 - La cronaca e' vita

Cari colleghi, sono da poco passate le 18,30 e ho spento la Tv presa da una sincera indignazione. A "La vita in diretta", trasmissione condotta da un sempre più uomo di spettacolo e sempre meno giornalista Michele Cucuzza, dopo un servizio sui calendari del 2001 e uno stacco pubblicitario, è stato realizzato un collegamento che trovo a dir poco irrispettoso. 

Riguardava un grave fatto di cronaca: la morte di due giovani "per bene" in un incidente stradale causato da un giovane albanese che guidava un'auto rubata a velocità folle. Ebbene, trovo vergognoso cercare di convincere le mamme di queste due giovani vittime a essere intervistate in diretta. Queste due povere donne, profondamente segnate dal dolore, non avevano nulla da dire se non sottolineare quanto i loro figli fossero speciali. 

E' triste vedere la retorica in primo piano in episodi delicati come questi: "Lei cos'ha provato quando le hanno fatto vedere sua figlia?" e ancora "Cosa prova nel sapere che questo giovane albanese non sarà processato?". Ma siamo o non siamo giornalisti? 

Possibile che non abbiamo le parole per raccontare noi le cose lasciando al di là delle telecamere chi soffre così tanto? In questi casi non bisognerebbe guardare l'audience della lacrima, ma il buon senso. Sarebbe stata più logica un'intervista a chi fosse in grado di spiegare alla gente perché dopo un fatto così grave si parla di espulsione e non di processo in Italia per quel giovane albanese. Ricostruire la vita delle due povere vittime sarebbe stato in ogni caso possibile, lasciando stare quelle due mamme distrutte, che a malapena riuscivano a parlare. 

Non so se il servizio sia proseguito con l'intervista che auspicavo, sinceramente ho spento prima la tv. Anch'io mi occupo di cronaca nera, e lo faccio da molti anni. Credo che per lavorare nel rispetto della gente e per la gente sia necessario innanzitutto comprendere il dolore e non spettacolarizzare gli eventi. Non si è né più bravi né più belli se si convince a stare davanti a una telecamera una persona confusa, e, soprattutto, non si aggiunge nulla alla notizia. Ogni persona ha il diritto di sfogare il suo dolore in privato, sta a noi cercare le informazioni. Nulla di personale con la collega che ha condotto la diretta: probabilmente le è stato chiesto di impostarla proprio così. 

Ma la cronaca non è spettacolo, è vita, e sarebbe bene che chi si occupa di casi così delicati capisse che si lavora per la gente e che anche noi, in fondo, siamo cittadini comuni: la retorica va bene agli ignoranti, smettiamo di considerare il telespettatore come tale.  

Una cronista


4 Gennaio 2001 - Tutti geni tranne me

Per caso mi sono imbattuto nei curriculum che voi pubblicate online e... mi sono scoraggiato! Sono un 24enne di Roma che finito il liceo ha cominciato a lavorare in un progetto in cui credeva (l'organizzazione della giornata mondiale della gioventù). ora so che vorrei fare: il giornalista, ma mi sono reso conto che anche il peggior curriculum da voi pubblicato... come si dice a Roma... me magna in testa. Sto frequentando due corsi di giornalismo (i meno cari) e ancora non sono pubblicista. Sinceramente: ho speranze o sono partito troppo tardi? Potreste darmi qualche consiglio... Grazie per l'attenzione
Gianluigi

Il consiglio che ti diamo e' di ricordare cio' che diceva Giulio Andreotti. "Non saro' un genio, ma non mi sento circondato da giganti".
Bds


3 Gennaio 2001 - Fiera del tartufo al Tg1

Caro Sassoli, si dice che per Natale bisogna essere buoni. Personalmente ritengo che sarebbe meglio essere buoni per trecentosessantaquattro giorni e cattivi il 25 dicembre ma mi sono attenuta alla tradizione. Natale però è passato, torno ad essere pestifera e sono costretta a recapitarti questa missiva.
Torniamo ai giorni dello scivolone dell’ammiraglia Rai col servizio sulla pedofilia. Il tuo direttore si presentò in video e più o meno disse: “Signori, pur non essendo direttamente responsabile di quanto andato in onda lo sono certamente per omesso controllo. Ecco le mie dimissioni e vi prego di non chiedere di ritirarle perché sono irrevocabili”.

Mica male in un Paese in cui, come diceva Ennio Flaiano, meglio non dare mai le dimissioni perché c’è il rischio che le accettino (vero Nino Rizzo Nervo?).

Fonti tanto autorevoli quanto bene informate mi hanno anche confidato che alle dimissioni di Lerner mezza redazione abbia tirato un respirone di sollievo e l’altra metà abbia stappato bottiglie di Dom Perignon.

Tu invece, che forse nella vicenda avevi qualche responsabilità in più del tuo direttore, comunicasti che ti saresti autosospeso dal video. Decisione che mi lasciò perplessa. Che vuol dire autosospendersi dal video?

Certo, capisco quanto pesi ad un mezzobusto rinunciare alla telecamera: per molti (e soprattutto per molte) è l’unica ragione di sopravvivenza e l’astinenza da gobbo può causare danni irreversibili al sistema nervoso. Nonostante tutto mi sembrava pochino.

Poi qualche giorno addietro, voila', come un coniglio dal cilindro del prestigiatore, vedo al Tg 1 delle 20 riapparire le tue sembianze. No, mi son detta, questo è troppo. Ma come, un direttore si dimette per omesso controllo e il responsabile del tutto si limita a privarci per qualche settimana dei suoi occhi cerulei e della sua zazzera cotonata per poi riapparire trionfante qualche settimana dopo?

Insomma, non esiste proprio la regola che chi sbaglia paga? E se è fondamento del diritto la norma che la pena debba essere commisurata alla colpa una tartufesca autosospensione, prontamente seguita da un ancor più gesuitico autoreintegro mi sembra riduttivo. Qual è lo scotto che dovrebbe pagare chi ha fatto saltare la poltrona di un direttore (del Tg 1 e non di Telemignotta) e soprattutto ha mandato in onda un servizio che ha causato i conati in sei milioni di telespettatori?

Poi, e qui concludo, in tutta la vicenda hai accentrato in te una somma di poteri che nemmeno Ceausescu o Pol Pot hanno avuto. Sei stato pubblico ministero nel chiedere la sospensione del Sassoli, giudice nel comminarla, avvocato per pretendere la revoca e di nuovo giudice, stavolta d’appello, per accordarla. E da quel momento via alla festa a base di vino e tarallucci.
Questo è quanto. Gradirei conoscere in merito l’opinione dei colleghi, o, perché no, la tua: sono certa che Il Barbiere non ti negherà il diritto di replica.

Nell’attesa ti saluto con tutto il rispetto e la stima che meriti. Tua   
Mata Hari


3 Gennaio 2001 - In ferie ma con Formigoni

Sono sempre Mario Consani. Scusate se torno sulla storiella che sapete, ma nel frattempo sono successe 2 cose. La prima, è che ho scoperto che a eliminare il mio pezzo è stato il direttore del Giorno, Umberto Marchesini, che era in ferie, ma che negli ultimi tempi si fa spedire ovunque si trovi qualunque articoli parli di Formigoni. La seconda, è che sto ricevendo alcuni messaggi di solidarietà secondo me interessanti per capire cos'è il "nostro" giornale. Ve li allego. Ciao ciao 
M.C.

Se può valere qualcosa, sono ASSENTE dal giornale da giorni. Mi dispiace. E mi scuso comunque con te. Io, ho scelto un'altra vita. Auguri

Sono d'accordo. Una volta tanto Bologna era disponibile ad accogliere il pezzo e Milano l'ha bloccato. Quanto al fatto che solo il caporedattore centrale ha avuto il buon gusto di avvisarti, se serve la prossima volta possiamo venire in delegazione...Grazie e ciao.
PS Anche a me ha fatto ridere (per la tristezza) la trovata grafica del cassonetto.

Caro Mario, passa il tempo ma non cambiano le abitudini. Soprattutto perché - come si dice - ai vertici della Poligrafici Editoriale c'è una signora sempre incinta. Sursum corda e tanti auguri. 

Caro Mario, non ci conosciamo ma cerchiamo di fare lo stesso mestiere. Quello dei cronisti. Non ho parole per la vicenda di Milano. La situazione è tragica, e purtroppo anche seria. Buon anno, sperando che sul piano professionale _ per chi crede ancora in questa professione  sia migliore. 

Mi meraviglio della tua meraviglia. Con viva e sentita solidarietà, i migliori auguri di un migliore anno nuovo (ma, non cambiando le condizioni, sarà difficile). Buon anno a tutti i redattori di buona volontà (e soprattutto a chi, come te, crede che fare bene il proprio mestiere non sia un optional...).


 


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