La rivoluzione democratica di Allende

A 30 anni dalle elezioni del 4 settembre 1970, per la verità storica

JOSÉ CADEMARTORI* - SANTIAGO DEL CILE
In tali condizioni sorsero i fenomeni di mercato nero e le code. Però questi fenomeni non riflettevano una diminuzione in termini assoluti dell'approvvigionamento bensì solo in termini relativi all'elevata massa monetaria in circolazione. Questo è un dato reso inconfutabile dal volume di prodizione e consumo che era molto superiore agli anni precedenti.
Agli inizi del governo di Allende la disoccupazione toccava il 9% della popolazione attiva. Ciò era dovuto in parte agli effetti della crisi a cui era giunto lo sviluppo industriale e, per altra parte, era il risultato della campagna di destabilizzazione economica ordinata da Nixon per impedire che Allende prendesse possesso della presidenza. Tuttavia la politica di riattivazione economica dell'Unidad popular riuscì a mettere mano alla drammatica disoccupazione esistente.
Prima dello scadere dei tre anni di governo, la disoccupazione era considerevolmente caduta, fino a scendere al 3%, il livello più basso da quando in Cile si sono cominciate a produrre le statistiche.

Le priorità di Allende

Questo obiettivo dimostrò che la disoccupazione di massa non è un fenomeno invincibile e superarla dipende in primo luogo dalle priorità che il potere pubblico gli attribuisce. Il governo di Allende diede impulso al recupero economico, realizzò forti investimenti, espanse il credito alla produzione, promosse l'aumento del reddito di alcuni settori più sfavoriti, si oppose alla chiusura di imprese e non permise i licenziamenti di massa.
Allende non diede mai alcun segnale di volersi incamminare verso una "dittatura marxista", come dicevano i suoi nemici. I diritti umani furono rispettati, le libertà pubbliche mantenute. I mezzi di comunicazione dell'opposizione non furono toccati, anche se in alcuni di essi con i finanziamenti della Cia si incitava apertamente al rovesciamento del governo.
Le elezioni municipali si tennero normalmente e anche le parlamentari. In queste ultime - marzo '73 -, l'Up ottenne il 43.4% dei voti e si confermò quale primo partito di maggioranza relativa e l'unico governo nella storia cilena ad aumentare la sua forza elettorale tre anni dopo essere stato eletto. Il numero dei suoi parlamentari crebbe di 9 mentre l'opposizione ne perse 8.

La Dc con l'estrema destra

La Democrazia cristiana cambiò allora la linea riformista seguita dal '64 al '70 per lanciarsi in una opposizione distruttiva unendosi alla strategia golpista della destra. Il Congresso non solo boicottò l'amministrazione ma violò apertamente la costituzione bloccando le nomine ministeriali e disconoscendo le facoltà presidenziali nella gestione delle leggi.
Dopo il golpe gli stessi partiti e parlamentari che dicevano di agire per difendere la democrazia accettarono supinamente la propria dissoluzione mentre il potere giudiziario dava il suo avallo ai militari sediziosi. Si dimostrava così che il Congresso e la Corte suprema erano complici dei piani golpisti.

*José Cademartori fu l'ultimo ministro dell'economia dell'amministrazione Allende

 
 
 


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