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La rivoluzione democratica di Allende A 30 anni dalle elezioni del 4 settembre 1970, per la verità storica JOSÉ CADEMARTORI* - SANTIAGO DEL CILE
In tali condizioni sorsero i fenomeni di mercato nero e le code. Però questi fenomeni non riflettevano una diminuzione in termini assoluti dell'approvvigionamento bensì solo in termini relativi all'elevata massa monetaria in circolazione. Questo è un dato reso inconfutabile dal volume di prodizione e consumo che era molto superiore agli anni precedenti.
Agli inizi del governo di Allende la disoccupazione toccava il 9% della popolazione attiva. Ciò era dovuto in parte agli effetti della crisi a cui era giunto lo sviluppo industriale e, per altra parte, era il risultato della campagna di destabilizzazione economica ordinata da Nixon per impedire che Allende prendesse possesso della presidenza. Tuttavia la politica di riattivazione economica dell'Unidad popular riuscì a mettere mano alla drammatica disoccupazione esistente. Prima dello scadere dei tre anni di governo, la disoccupazione era considerevolmente caduta, fino a scendere al 3%, il livello più basso da quando in Cile si sono cominciate a produrre le statistiche. Le priorità di Allende Questo obiettivo dimostrò che la disoccupazione di massa non è un fenomeno invincibile e superarla dipende in primo luogo dalle priorità che il potere pubblico gli attribuisce. Il governo di Allende diede impulso al recupero economico, realizzò forti investimenti, espanse il credito alla produzione, promosse l'aumento del reddito di alcuni settori più sfavoriti, si oppose alla chiusura di imprese e non permise i licenziamenti di massa. La Democrazia cristiana cambiò allora la linea riformista seguita dal '64 al '70 per lanciarsi in una opposizione distruttiva unendosi alla strategia golpista della destra. Il Congresso non solo boicottò l'amministrazione ma violò apertamente la costituzione bloccando le nomine ministeriali e disconoscendo le facoltà presidenziali nella gestione delle leggi. |
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