Dai nostri inviati

Voci, rumori, "boatos". E qualche onesto, innocente e gustoso pettegolezzo sul mondo dei giornali. Intendiamoci subito: i malintenzionati che vogliono offrire al Barbiere non saporite notizie, ma perfide insinuazioni, saranno fermamente respinti. Chi ha qualcosa di interessante da raccontare e' invece il benvenuto. Manda dunque le tue notizie al Barbiere della Sera


30 Maggio 2001 -  Il beau geste di Pierangelo Coscia

Situazione difficile al Giornale del Piemonte. Il quotidiano panino del Giornale di Paolo Berlusconi ha ridotto la foliazione: da 24 a 16 pagine. Gli stipendi vengono pagati in ritardo e il direttore Pierangelo Coscia per solidarietà si è autoridotto lo stipendio.

Rumors dicono che la crisi economica in cui versa il giornale piemontese sia dettata dalla scelta di Coscia di fare un quotidiano non schiacciato politicamente sul Polo.

Scelta questa non condivisa dalla redazione che sarebbe pronta all’ammutinamento.
Shampoo


30 Maggio 2001 - Guiglia in pole position al Secolo 

Gennaro Malgieri è pronto a lasciare la direzione del Secolo d’Italia. L’aveva già preannunciato a Gianfranco Fini e alla sua redazione che, dopo le elezioni, avrebbe voluto occuparsi a tempo pieno di cultura e di Percorsi, il mensile che dirige da due anni.

E nei prossimi giorni Fini lo accontenterà seppur a malincuore. A sostituirlo sulla poltrona di via Della Scrofa sarà Federico Guiglia (ex Giornale e il Borghese). Alessandro Caprettini (Giornale) ha risposto infatti picche alla chiamata del leader di An.
Shampoo


30 Maggio 2001 - Riffeser Stasera, bel tempo si spera 

La redazione è quella del Giorno. Il direttore è Umberto Marchesini. La tiratura è di 100 mila copie. E sarà un quotidiano del pomeriggio. Parliamo di Stasera, il nuovo giornale che l’editore Andrea Riffeser è pronto a varare sulla piazza milanese.

Stasera (titolo provvisorio) sarà distribuito alle ore 17.00 e secondo i piani dell’editore dovrebbe riempire uno spazio lasciato – quello pomeridiano – lasciato vuoto da La Notte, la storica testata scomparsa due anni fa.

Ma Riffeser potrebbe trovare, tra breve, un concorrente. Infatti, un gruppo editoriale starebbe studiando la possibilità di riportare in edicola La Notte.
Shampoo
29 Maggio 2001 -  Cambio della guardia al Secolo d'Italia

Caro Barbiere, si mormora che Gennaro Malgieri, parlamentare di Alleanza Nazionale e direttore del Secolo d'Italia, quotidiano di An, stia per lasciare la poltrona di via della Scrofa per piazzarsi in quella di sottosegretario ai Beni Culturali, o alla Pubblica Istruzione, o sullo scranno di presidenza della Commissione Cultura alla Camera.

Al suo posto, potrebbe arrivare Mario Landolfi, giornalista professionista che proprio al Secolo aveva iniziato, ex commissione vigilanza Rai (quello del "bigliettino" di raccomandazione sventolato in tv da Gad Lerner, per intenderci). 
Bardamu


29 Maggio 2001 -  Nuove edizioni del Corsera? Venezia, oh cara!

Entro l'anno, secondo le ultime voci, Repubblica e Corriere della Sera sbarcheranno in Veneto. Ormai da settimane nelle redazioni del Gazzettino, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso e Nuova Venezia, non si parla d'altro. Ma oltre a parlarne in molti si danno da fare per cambiare casacca. 

In casi del genere, si sa, la domanda è sempre superiore all'offerta. Pertanto, chi può si rivolge a qualche "santo protettore". Al Gazzettino si sta vivendo una situazione tragicomica da quando si è saputo che il progetto del Corriere in Veneto ha come consulente l'ex direttore del quotidiano di Venezia, Giulio Giustiniani, già ex vicedirettore a Via Solferino. 

Ma Giustiniani al Gazzettino non ha avuto vita facile, basti pensare che i suoi redattori per ben due volte, a larga maggioranza, gli hanno votato la sfiducia. Allora che fare? Cercare il perdono dell'ex direttore con i buoni uffici di coloro, pochi, che erano rimasti fedele a Giustiniani e che, comunque, non hanno voglia di lasciare il Gazzettino.  Almeno così dicono e ripetono ai colleghi. 

Diversa la situazione nei tre quotidiani del gruppo Caracciolo. Il direttore Fabio Barbieri, ex Repubblica, è preoccupato, e non poco, dell'arrivo in laguna dell'ammiraglia del gruppo. Ma tant'è. Nelle redazioni, intanto, sono iniziate già le grandi manovre per passare alla "capofamiglia". E ognuno gioca le proprie carte. 

Gli amici di Maurizio De Luca (boss del gruppo ed ex direttore in Veneto) hanno fatto già alcuni viaggi a Roma. Gli amici di Claudio Giua (dirigente Kataweb ed ex direttore in Veneto) lo chiamano al telefono due volte al giorno. I tifosi di Alberto Statera (direttore del Piccolo ed ex direttore in Veneto) hanno fatto più di una puntatina a Trieste. Per non parlare, poi, dei cosiddetti "cani sciolti" che cercano disperatamente una aggancio, una conoscenza che li possa far salire su una delle due ammiraglie in arrivo. Saluti e a risentirci presto. 
Anonimo veneziano


24 Maggio 2001 -  Azzurra fa la corte a Belpietro, ma lui si nega

"La corte di Azzurra Caltagirone è stata spietata". Parola di Maurizio Belpietro. Il Direttore del Giornale non nega ai suoi redattori che un passaggio dal foglio di casa Berlusconi al Messaggero era assai vicino.

Lunedì. Riunione di redazione de Il Giornale. Dopo alcuni giorni trascorsi in quel di Roma, Belpi è nuovamente al timone. Ma i capiredattori di via Negri vogliono conoscere il loro futuro. Vogliono sapere se il dopo-Belpietro si chiama Mario Giordano oppure Paolo Liguori.

E Belpietro li accontenta. "Non me ne vado" è il leit motiv del pistolotto belpietresco. Molti sospiri di sollievo per il pericolo evitato anche se al Giornale si respira un’atmosfera di attesa e di stanchezza.

Intanto, c’è maretta al Giornale del Piemonte, il panino del Giornale. Stipendi pagati in ritardo, un editore quasi latitante e un Direttore, Pierluigi Coscia, malvisto in via Negri sono gli ingredienti di una situazione che rischia il collasso.

Shampoo

23 Maggio 2001 -Teresa tifa Tajani

Questa volta l'ha fatta grossa Teresa, il settimanale di televisione e tempo libero del Messaggero. Avvolto nella plastica, assieme ai programmi dal 22 al 28 maggio, i lettori hanno trovato ieri ben altro programma: quello, elettorale, di Antonio Tajani, che domenica si gioca con il candidato di centrosinistra Walter Veltroni la poltrona di sindaco di Roma.

Sul libricino, però, non c'era scritto che si trattava di un'inserzione elettorale (come invece prevede la legge), né era menzionato il nome dello sponsor di Tajani.

Il centralino del quotidiano romano è stato letteralmente assalito da telefonate di protesta, mentre il comitato di redazione ha chiesto spiegazioni all'azienda. Erano già pronte un'assemblea e uno sciopero per impedire l'uscita del giornale di oggi, quando nel tardo pomeriggio l'Editore ha promesso un comunicato per chiarire i fatti.

Teresa, vale la pena di ricordarlo, è dato in appalto alla Vespina edizioni di Giorgio Dell'Arti. Ma nella gerenza si legge chiaramente che la testata é di proprietà del Messaggero Spa, e vi compaiono regolarmente i nomi del direttore Paolo Graldi e del presidente Franco Caltagirone.

L'unico modo possibile per riparare a questa "distrazione" assai poco "bipartizan" sembra al Barbiere quello di pubblicare, prima di domenica, anche il programma di Veltroni. Oggi comunque il tema verrà affrontato in un'assemblea di redazione già convocata per altre ragioni. Qualcuno ricorda come in passato si sia scioperato per molto meno: un supplemento motori uscito senza l'indicazione che si trattasse di un inserto pubblicitario.
Bds


23 Maggio 2001 - Dio perdona, Giorgio no

Ilaria Antonini è una giovane giornalista che si occupava del settore dei femminili all’interno del service Vespina (quello che realizza numerosi supplementi per riviste nonche' il Foglio del Lunedì).

Aveva un contratto a tempo determinato della durata di nove mesi. L’imperfetto è d’obbligo, perché, prima della scadenza, è stata licenziata. La causa? Non ha rispettato la clausola di esclusiva presente nel contratto, pubblicando due pezzi su Donna Moderna, rivista per di più cliente dell’agenzia Vespina.

Il direttore Giorgio Dell’Arti l’ha licenziata senza alcun ripensamento. Al telefono, Ilaria Antonini si stupisce di essere stata contattata dal Barbiere. Non le va di parlare di questa storia, che considera chiusa.
Riconosce di avere sbagliato, ma ritiene di avere delle attenuanti: "Durante il colloquio di assunzione, il direttore mi aveva dato il permesso di mantenere solo una collaborazione specifica (quella con Donna Moderna). Altrimenti non mi sarei mai giocata un contratto per un pezzo! Naturalmente era un accordo verbale".

Il direttore Giorgio Dell’Arti replica dal Salone del Libro di Torino, dove il Barbiere l’ha raggiunto telefonicamente: "Ha contravvenuto una precisa clausola contrattuale. Nessuno di coloro che lavorano con me, lavora anche per altri. Non ammetto deroghe all’esclusiva. La ragione di questa rigidità è che Vespina, essendo un service, non può tollerare concorrenza interna".

Ilaria ha risposto alla lettera di licenziamento chiedendo un colloquio, che non ha ottenuto. Sostiene Ilaria: "Praticamente sono stata licenziata in tronco" e aggiunge di non aver mai avuto "né discussioni, né casini col direttore. Quindi non mi spiego perché non abbia voluto parlare con me". 

Non era il caso di chiarire di persona un eventuale malinteso? "Su 65 dipendenti non ce n’è uno che si sia mai permesso di scrivere anche per altri – ribadisce Dell’Arti – poi non sono tenuto ad accordare colloqui a nessuno. Ho ricevuto la sua lettera e ne ho giudicato insoddisfacente il contenuto. Punto".
Lametta


23 Maggio 2001 - Radio è femmina

Lo sport non piace alla direzione di Radio Capital. L’emittente diretta da Vittorio Zucconi, che conta su circa 35 giornalisti, sta per smantellare gli appuntamenti dedicati a calcio, basket, tennis e quant’altro: i radiogiornali sportivi, finora circa 15 ogni giorno, verranno ridotti a 3-4 subito dopo la fine del campionato.

Motivo, la radio deve "femminilizzarsi" di più e quindi lo sport (ma chi l’ha detto?) deve diminuire drasticamente dal palinsesto per non escludere le donne dall’ascolto. La notizia è stata comunicata pochi giorni fa dal vicedirettore Rossana Giorgetti alla redazione.

I colleghi che attualmente lavorano allo sport sono caduti letteralmente dalle nuvole anche perché sulla parte sportiva l’azienda aveva puntato molto. Ma tant’è. La Giorgetti si è affrettata a precisare che nessun taglio dei posti di lavoro è previsto e che l’organico e le competenze rimarranno le stesse. Salvo poi comunicare poche ore dopo a Marco Bariletti (redattore dello sport) la notizia che a luglio sarà lui uno degli inviati al G8 di Genova.
Bds


22 Maggio 2001 - La redazione parallela di Mario Giordano

E’ guerra aperta fra il direttore di Studio Aperto Mario Giordano e la redazione politica del tg di Italia 1. Il bubbone è scoppiato, dopo mesi di incubazione, a ridosso delle elezioni del 13 maggio quando Giordano ha di fatto esautorato i cronisti parlamentari, affidando i servizi ad altri giornalisti - non politici - della testata (e, in un caso - il collegamento nella notte elettorale dalla sede della Lega Nord - addirittura a un redattore "in prestito" dal Tg4).

In particolare, gli speciali elettorali sarebbero stati realizzati da una sorta di redazione parallela, formata da 8 giornalisti assunti con contratto a termine di tre mesi (scaduto, dopo una breve proroga, il 15 maggio) nell’ambito del programma di sperimentazione digitale di cui Studio Aperto è il tg pilota.

Il fatto è stato denunciato dal Cdr in un durissimo comunicato inviato allo stesso Giordano e, per conoscenza, a tre dirigenti Mediaset, Andrea Delogu , Mauro Crippa e Fabiano Giorgi e al segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi, che ha espresso una doverosa quanto scontata solidarietà ai "colleghi discriminati e a tutta la redazione".

I colleghi che si sentono discriminati sarebbero in particolar modo due: Carlo Panella e Giuseppe Brindisi (il quale ha, in seguito alla vicenda, chiesto e ottenuto il trasferimento ad altra testata e dal 16 maggio è passato al Tg5).

Panella, inviato parlamentare con anni di collegamenti audio-video alle spalle e titolare sin dall’inizio del tg di Italia 1, sarebbe stato "mandato a spasso" per mezza Italia e mezza Europa (da Londra a Parigi) per tutto il periodo pre-elettorale, al seguito di Silvio Berlusconi, senza che poi i suoi servizi fossero utilizzati. Al loro posto, andavano in onda pezzi "cucinati" in redazione.

Panella sarebbe stato anche accusato di avere inviato il materiale in colpevole ritardo (circostanza da lui ogni volta seccamente smentita). A conclusione della bagarre Giordano ha deciso di "disconoscere" il giornalista, che ora deve fare capo a un dirigente, anziché al direttore che non vuole più "gestirlo". Un po' come un papa' che disereda il figlio.

E’ solo l’ultimo episodio di una direzione già più volte contestata dai giornalisti. L’opinione prevalente è che "Giordano non fa un tg, ma avanspettacolo", come ha riferito uno di loro al Barbiere della Sera. Riprova ne sarebbe, oltre al malumore ormai molto più che serpeggiante, anche il calo di ascolti di Studio Aperto, che avrebbe raggiunto il suo minimo storico.

La minaccia, che il Cdr cercherà in tutti i modi di attuare se le cose non cambieranno, è quella di bloccare la sperimentazione sul digitale. Per l’enfant prodige del giornalismo televisivo italiano si annunciano tempi bui.
Gelsomina

22 Maggio 2001 -  Vengo anch'io? No, tu no.

Sulla scrivania di Elia Zamboni, direttore di Radio24, c’è la lettera di scuse di Massimo Donelli. Il neodirettore della televisione del Sole24Ore chiarisce, nero su bianco, l’equivoco che ha rovinato la festa per la presentazione della tv satellitare. 

Alla festa milanese di presentazione della televisione del quotidiano economico non erano, infatti, stati invitati i redattori della radio. I giornalisti presenti erano tutti "imbucati". 

Unico invitato ufficiale Elia Zamboni. "Perché noi no?" era il leit motiv dei giornalisti della radio esclusi dalla festa (dove si riceveva una parabola in omaggio). "Abbiamo aiutato la nascita della tv", "Gli abbiamo fornito notizie e collaborazione". 

Elia Zamboni stanco delle proteste dei suoi redattori ha messo un po’ di pepe a Donelli che, a stretto giro di fax, ha stilato una paginetta di scuse per gli esclusi.
Shampoo


22 Maggio 2001 -  L'aria della Libertà

Dopo otto mesi di nuova direzione, alla Libertà di Piacenza, si respira un’atmosfera pesante. La rivoluzione redazionale di Gaetano Rizzuto non piace. Il giro di poltrone e di nomine- ha riguardato 18 giornalisti su 26 - ha scosso la tranquillità di un gruppo professionalmente affiatato.

Ma anche la decisione del Direttore di spostare a sinistra il giornale ha avuto un effetto negativo: alcune aziende hanno sospeso la pubblicità e il trend di crescita delle vendite si è fermato.

Ma Rizzuto non demorde pur sapendo che sulla piazza piacentina si affacciano nuove iniziative editoriali. Secondo indiscrezioni, la famiglia Garilli (già proprietaria come Camuzzi editoriale di Selezione) starebbe mettendo a punto un nuovo quotidiano.

Un giornale libero dalle lobby che potrebbe ben inserirsi nello spazio perso dalla Libertà, dove l’unico concorrente – il Giorno – veleggia appena sopra le mille copie. A muovere i primi passi per conto della Camuzzi è Roberto Mori (ex Giornale).
Shampoo


19 Maggio 2001 - Luca, mi costi. Ma quanto mi costi?

La notizia sta facendo il giro degli editori italiani. Che non sanno se mettersi a ridere o se incazzarsi. Perchè il candidato alla presidenza della FIEG, il mitico Luca Cordero di Montezemolo, ha avanzato la sua modesta richiesta di emolumento per occupare la prestigiosa poltrona: solo un miliardo l'anno. Sì, avete capito bene, un miliardo.

Gli editori sono sconcertati. Ma come, Ciancio Sanfilippo si accontentava di un gettone di presenza, praticamente il rimborso delle spese di aereo e albergo e Luchino, invece, spara così in alto?

Un famoso editore romano sostiene che trattasi di una manovra condotta nell'ombra da D'Amato: il presidente della Confinduustria, infatti, vorrebbe portare il suo compenso a 6 miliardi e ha bisogno di avere utili parametri di raffronto in casa.

L'unica consolazione degli editori è che se Montezemolo verrà eletto potranno contare su uno sconto del 20% sull'acquisto di una Ferrari. Con la quale dovranno recarsi a Maranello per partecipare alle riunioni FIEG che, d'ora in avanti, si terranno lì.
Gambadilegno


18 Maggio 2001 - Quattro giornalisti per (Calta)Milano

Quattro giornalisti per conquistare la piazza di Milano. E’ la squadra di Leggo, il freepress del gruppo Caltagirone che dal 21 maggio sarà distribuito gratuitamente nelle strade del capoluogo lombardo.

Una squadra formata da Giampiero Rossi (ex Unità e ilNuovo.it), con qualifica di caposervizio, e da Chiara Prazzoli (ex Prealpina e Padania), Paola Pastorini (ex Giornale di Brescia) e Marco Ronchetto (ex Agi Milano).

Nella sede di Leggo, in via Botticelli, i quattro colleghi – insieme ai collaboratori esterni - stanno mettendo a punto il primo numero di Leggo che, secondo rumors, fornirà anche “contenuti” alla sezione Milano del portale Caltanet.
Shampoo


16 Maggio 2001 - Purché Madame Minh sia d'accordo

L’ultima frontiera dell’editoria femminile è l’estremo Oriente, nella fattispecie la Repubblica socialista del Vietnam, nella quale sono sbarcati l’italiana Rcs e la tedesca Burda per dare vita a un progetto sulla carta bizzarro: Phu Nu – Women’s World, settimanale di moda e bellezza. O meglio, "decadale". Ovvero, un settimanale che esce, curiosamente, tre volte al mese.

"All’inizio era un mensile", spiega Gianni D’Angelo, responsabile della "politica estera" di Rcs e dell’insolita iniziativa editoriale. "Poi, visto il successo (sono state raggiunte le 125.000 copie di tiratura, ndr), abbiamo chiesto al governo il permesso di farne un settimanale".

La burocrazia orientale segue strade tutte sue e così, dopo una serie di trattative, si è giunti al compromesso dell’uscita "trimensile".

La tiratura di tutto rispetto e il conto economico in profitto sono i segni del successo di un’iniziativa nata quasi per scommessa (dall’idea di un editore tedesco di origine vietnamita), con immaginabili scogli da superare.

Innanzi tutto, si diceva, la complicata burocrazia vietnamita. Oltre ai permessi governativi, i contenuti devono sottostare al vaglio dell’Associazione delle donne di Madame Minh, incaricata di verificare che non ci sia nulla di volgare o di offensivo o in altro modo lesivo del decoro delle lettrici. Poi, sul piano pratico, una rete di distribuzione inesistente, letteralmente da inventare. E, naturalmente, una redazione da mettere in piedi dal nulla.

Per chi stesse già preparando valigie, passaporto e curriculum, niente da fare: Phu Nu è interamente realizzato in Vietnam, con giornalisti vietnamiti, fotografi vietnamiti, modelle vietnamite.

A proposito di modelle: un concorso indetto dalla testata, a caccia di nuovi volti, è diventato velocemente un evento mediatico da far impallidire il nostro Grande Fratello (o le elezioni politiche), ripreso da televisioni e giornali che hanno seguito passo per passo le 10.000 ragazze in gara e l’immancabile viaggio premio in Italia offerto alle vincitrici.

Sull’onda del successo vietnamita, Rcs sta sviluppando iniziative analoghe in tutto l’Oriente, mercato potenzialmente molto vasto e ancora tutto da conquistare: dalla Cina all’Indonesia, dalla Thailandia alla Corea del Sud. Riusciranno i nostri eroi a sbarcare persino a Pyongyang? Sembra che i primi contatti ci siano già stati… Se non è globalizzazione questa!
Gelsomina


16 Maggio 2001 - "Basta direttori con la tonaca"

Cambio della guardia a il Cittadino. Il quotidiano della diocesi di Lodi (veleggia sulle sei, settemila copie di venduto) ha un nuovo direttore: Ferruccio Pallavera sostituisce don Attilio Mazzoni che da sette anni lo guidava.

“Basta direttori con la tonaca” è stata la decisione della Curia lodigiana proprietaria della testata nata 111 anni fa come settimanale e che nel 1989 è stato trasformato in quotidiano, dando ampio spazio alla cronaca del sud Milano.

Il neodirettore – con alle spalle una carriera tutta interna al foglio lodigiano – ha già ottenuto il gradimento dei 16 redattori e annunciato novità sia nell’aumento della filiazione sia dell’organico.

Ma per il Cittadino le novità non finiscono qui: dal 18 maggio la redazione si trasferisce in una nuova sede a fianco degli studi di Telepace e di Lodi on line, il portale curato dalla stessa redazione del quotidiano.

Shampoo

16 Maggio 2001 - Zuncheddu nel futuro di Libero?

Quarantamila copie. Le vendite di Libero pero’ non bastano a garantire il futuro del giornale diretto da Vittorio Feltri. L’ingresso nell’assest della casa editrice dell’imprenditore turistico riminese Stefano Patacconi è stato solo una boccata d’ossigeno.

La pubblicità continua a scarseggiare e Feltri è deciso a non mollare. Così, il Direttore per garantire più forza al suo giornale è a caccia di un editore con due caratteristiche: che non sia troppo potente e che abbia tanti, ma tanti quattrini.

L’imprenditore contattato, sarebbe, secondo indiscrezioni, Sergio Zuncheddu che Feltri ben conosce sia attraverso l’esperienza del Foglio di Giuliano Ferrara sia attraverso il suo ‘figlioccio’ Mario Sechi, vicedirettore dell’Unione Sarda, quotidiano edito da Zuncheddu.

Intanto, tra un incontro e l’altro, Feltri ha deciso di candidarsi per l’Ordine che lo radiò. Lui, che vorrebbe l’eutanasia per l’Ordine dei giornalisti, scende in campo contro Franco Abruzzo. A sostenerlo il movimento Libero Giornalisti sponsorizzato da Giuseppe Gallizzi e Maurizio Andriolo.
Shampoo


14 Maggio 2001 - Mentana, occhio al contratto

Ne volete sapere una graziosa, che spiega molto sul Mentana vado-resto-no vado?

Eccola: venerdì pomeriggio 11 maggio. Nello studio del Palatino Mentana sta registrando l’intervista con Berlusconi che andrà in onda nel Tg5 delle 20. Il "piccolo direttore" cerca uno scoop qualsiasi. Sapendo già che il cavaliere non farà, come promesso, l’annuncio di vendita di Mediaset per chiudere almeno uno dei suoi tanti conflitti d’interesse, cerca di sfrucugliarlo con qualche domandina solo un pizzico pepatina.

Berlusconi si irrita. Lui vuole (ri) presentare solo il suo "contratto con gli elettori". Mentina morde il freno. Ci prova e ci riprova. Non gli va di fare il reggimicrofono. Ma il Berlusca è di coccio (si dice a Roma).

Si innervosisce, fa interrompere più volte la registrazione, sbuffa e strabuzza gli occhi. Alla fine il direttore è costretto ad abbozzare.

In fase di montaggio, mentre riguarda i brani dell’intervista con il presidente operaio, Mentana ci riprova: "Questa la tagliamo un po’, che ne dice?". "No, no, lasciamola", gli ribatte il candidato. "Però a questa risposta io una sforbiciatina gliela darei. O no?", insiste il prode. "No, questa lei non la tocca", lo rintuzza il fondatore.

"Qui, forse, presidente, è stato un po’ prolisso. Un taglietto che rende il discorso più agile…", si fa di nuovo sotto il nostro. A questo punto il leader perde le staffe. Si fa serio, serio e dice a Mentana: "Stia attento, Mentana, guardi che il suo nuovo contratto lei non lo ha ancora firmato". Il direttore del Tg5 diventa pallido, si irrigidisce come lui solo sa fare (di solito gli si gonfiano le vene del collo).

Gelo per qualche secondo. E poi Mentana si arrende. Ecco perché non è detto che – con sommo gaudio della redazione – Mentana dopo il 13 maggio vada da a TMC. Vedere per credere.
Uno che c’era


14 Maggio 2001 - Un dibattito "spintaneo"

A poche ore dal voto, Radio Capital, l'emittente del gruppo Espresso, si prepara a seguire la tornata elettorale con un conduttore d'eccezione: Vittorio Zucconi, inviato di Repubblica e direttore della Radio.

La trasmissione partirà attorno alle 20 per concludersi in tarda notte: all'interno notizie, aggiornamenti e telefonate degli ascoltatori. E qui viene il bello: Zucconi, autore di numerosi libri sulla deontologia del giornalismo, ha chiesto alla redazione di trovare tra amici e parenti gente che chiamasse per intervenire durante la trasmissione.

L'ordine è stato perentorio, "Voglio gente di destra, di sinistra, di centro, donne e uomini, tutto calibrato mi raccomando". 
Bds
 


10 Maggio 2001 - A Repubblica tre giorni di sciopero 

In tutti i venticinque anni della sua storia, mai a Repubblica la tensione era stata così alta fra giornalisti e azienda. Parlare di alta tensione è anzi un eufemismo. Di fatto, le relazioni sindacali sono state rotte. L'azienda ha spedito una lettera di fuoco al Comitato di redazione, e l'assemblea ha reagito proclamando 3 giorni di sciopero, da attuarsi in tempi brevissimi. La causa scatenante è sempre Pietro D'Ottavio, il collaboratore a cui è stato negato il permesso di entrare al giornale alcune settimane fa, con tanto di irruzione della polizia. Per solidarietà con D'Ottavio, i giornalisti attuarono un giorno di sciopero: era il 14 aprile.

Passano ben 18 giorni ed ecco che Fabrizio Grassi, vicedirettore generale, ispirato - si dice - dal grande capo Marco Benedetto, fa arrivare la citata letterina. Due cartelle, la cui sostanza è questa: avete diffamato il giornale e l'azienda, sostenendo che eravamo stati noi a chiamare la polizia, cosa che non risponde a verità. Fate marcia indietro e chiedeteci scusa, o sarà la rottura dei nostri rapporti.

La lettera viene presentata in assemblea venerdì 4 maggio e scatta la risposta: tre giorni di sciopero. Sembra che l'azienda voglia attribuire la richiesta dell'intervento della polizia allo stesso D'Ottavio, che in questo modo otterrebbe più facilmente la procedura d'urgenza per la vertenza che quasi certamente avvierà. 

Pare invece accertato che materialmente siano stati i vigilantes a chiamarla, perché l'assiduo collaboratore di Repubblica (ha scritto centinaia di pezzi in tanti anni di lavoro) era entrato in redazione nonostante il divieto degli amministratori. La responsabilità di quanto è accaduto, secondo i giornalisti, non può che ricadere sull'azienda: è inaccettabile che si tenga fuori un collaboratore proprio quando si sta discutendo il suo contratto.

Ma l'impressione è che Pietro D'Ottavio sia semplicemente un pretesto: l'obiettivo vero di Marco Benedetto sarebbe quello di far saltare l'attuale Comitato di redazione, considerato troppo battagliero. Si spiega solo così quell'intervento così tardivo. D'altra parte il mandato del Cdr scadrà fra qualche settimana, e il rischio per l'azienda è che l'assemblea lo riconfermi, affidandogli la trattativa per il nuovo contratto integrativo.

 In particolare a Benedetto sembra che non vada giù il vaticanista Marco Politi: non è forse un caso che, prima di consegnare la lettera, l'azienda ha atteso che il vaticanista partisse per la Siria al seguito del papa. A reggere il Cdr, in questi giorni così difficili, è praticamente il solo Giampaolo Cadalanu, visto che Carlo Picozza è in convalescenza per un grave incidente, e per partecipare alle trattative di una vertenza interna si è letteralmente staccato la flebo, Corrado Sannucci è in ferie e Patrizia Capua, che rappresenta le redazioni locali, è dimissionaria.

Tenere l'unità della redazione è dura: i più intransigenti volevano scioperare addirittura domenica 13 maggio, per non far uscire il giornale con i risultati elettorali. Il progetto stava quasi per andare in porto quando una cinquantina di colleghi delle redazioni locali, Bari in testa, poi Napoli, Milano, Bologna e Torino hanno spedito dei fax in cui chiedevano di attuare lo sciopero dopo il 18 maggio. Bari, da cui è partita la protesta, con la prima firma del caporedattore Ettore Boffano, è la redazione che più ha bisogno dell'appoggio del sindacato, perché ha solo 12 colleghi (metà articoli 1, metà collaboratori) per fare ben 20 pagine al giorno. Fra gli anti-Cdr vi è pure Luigi Vicinanza, capo della redazione napoletana.

Alla fine si è deciso di ricucire l'unità della redazione, e di attuare la protesta dopo le elezioni.
Don Basilio 
    


10 maggio 2001 – Studio Aperto, Feltri dimezza gli ascolti

Vittorio Feltri fa scendere l’ascolto di Studio Aperto. Il direttore di Libero da poco meno di una settimana lancia strali e accuse dopo l’edizione serale del tg di Italia 1. Novanta secondi dalla parte della Casa della Libertà e del suo leader maximo.

Ma i risultati sono deludenti. Feltri non riesce a superare il milione di ascoltatori e fa cadere lo share – già modesto di Studio Aperto – sotto quota 6%. Un dato che non rallegra Mario Giordano, direttore del tg di Italia Uno: ai tempi di Paolo Liguori lo share  era al 12%.

Svanisce così per Feltri la possibilità di poter competere con Il fatto del “suocero” Enzo Biagi, suo diretto concorrente su Raiuno alla stessa ora.

Negli studi di Cologno Monzese tira dunque una brutta aria. Per Giordano si parla di un ritorno alla carta stampata come editorialista de Il Giornale e, secondo indiscrezioni, subito dopo le elezioni la trasmissione di Feltri sarà chiusa.

Un insuccesso che rischia di incrinare i buoni rapporti tra Feltri e il leader della Casa delle Libertà. Nelle ultime settimane Berlusconi ha, infatti, ‘aiutato’ pubblicitariamente il foglio feltriano con pagine a pagamento del gruppo Mediolanum.
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10 maggio 2001 – La Gazza soccorre la Voce 

Mille copie. Questo il dato di vendita della Voce di Cremona dopo quindici giorni. Il giornale del gruppo Donati è lontano dal break even delle cinquemila copie che il direttore Piero Piccioli si era prefissato.

Mille copie contro le millecinquecento della Cronaca, l’allegato del Giorno che continua a dare buchi al concorrente di piazza Gallina. E alla Voce il malumore è in crescita. Anche perché nella mazzetta quotidiana manca proprio la Voce: “il giornale ce lo compriamo in edicola” dicono con rabbia i redattori.

Per rialzare le vendite sono però allo studio abbinamenti con la Gazzetta dello Sport e la Stampa.
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10 Maggio 2001 - Ehi collega, ma che fai, "scendi"? 

Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me" 
(Giorgio Gaber)

E dunque, tempo una settimana, ed è finita. Gli istituti di sondaggio sciorineranno grafici e tabelle, il Viminale arrancherà, opinionisti di lustro, politici di seconda e terza grandezza, preti, nani e ballerine daranno il peggio di loro stessi nelle mille e mille trasmissioni di commento elettorale che andranno in onda, per giorni, sulla Rai come su Mediaset, sulle private locali consociate e persino sulla nuova Tmc, i leader - quelli veri - saranno attorniati per giorni e giorni da selve di microfoni e di telecamere per strappare loro inutili e ripetitive dichiarazioni. Insomma, tempo una settimana e il tormento finirà.

Tanto vale, nel frattempo, buttare l'occhio anche su chi, tra i giornalisti, si è candidato a queste elezioni (politiche come amministrative). E ricordarsene dopo, quando i candidati - o almeno alcuni di loro - saranno diventati degli "eletti del popolo". E proporranno leggi, faranno dichiarazioni, organizzeranno sit-in di protesta, cambieranno casacca e faranno nascere o cadere governi e sindaci. Magari raccontandocelo pure dalle colonne dei "loro" giornali o dagli schermi delle "loro" tv, che nessuno di questi signori si sarà ben guardato dal lasciare. Assommando ai primi tre poteri, cioè, il quarto e il quinto. E poi ci si lamenta di Berlusconi...

Ps. Dalla "lista" abbiamo escluso alcuni che, oramai, il mestiere dei giornalisti puri (o presunti tali) non lo fanno più per scelta e da tempo, ma proprio perché si sono dedicati anima (e corpo) alla politica pura, dai portavoce ufficiali dei due leader, Paolo Gentiloni (imposto da Rutelli come capolista della Margherita nel proporzionale di Piemonte 2 e Sicilia 1) per Francesco Rutelli e Paolo Bonaiuti (candidato nel proporzionale di Toscana XII per Forza Italia) per Berlusconi, a degli ex giornalisti ormai veri politici come Antonio Tajani (Fi), Gustavo Selva (An) e altri.

GLI ASPIRANTI DEPUTATI AZZURRI, NERI O GIU' DI LI'.

Paolo Guzzanti. Il padre di Corrado e Sabina (forse uno degli ultimi meriti rimastigli), è candidato per la Casa delle Libertà, quota Forza Italia, nel collegio senatoriale 22 di Brescia. En passant, continua a fare il vicedirettore del Giornale: ne consegue che tuona, tutti i giorni, ma proprio tutti i giorni, contro l'Ulivo, i comunisti (cripto, ex e post) e chiunque s'interponga tra Berlusconi e palazzo Chigi. Ma cos'importa? Guzzanti sarà senatore (il collegio è di quelli "blindati") e scrive molto meglio di un cavallo.

Ferdinando Adornato. L'ex intellettuale del Pci, l'ex intellettuale della sinistra dei club, l'ex intellettuale fondatore di Alleanza democratica (ed eletto dai Progressisti in un blindatissimo collegio umbro, nel 1994), l'ex intellettuale liberale (e già: oggi infatti è tutto pappa e ciccia con i ciellini), ritenta l'avventura elettorale in un collegio non sicurissimo, ma buono: il 7 di Portogruaro-Venezia, e mira più che a diventare deputato di Forza Italia, a fare addirittura il ministro. Dei Beni Culturali (o della Cultura tout court) nel prossimo governo Berlusconi. Per ora, il fondatore del mensile prima, settimanale poi e bimestrale oggi Liberal, al proporzionale si è fatto collegare a una lista civetta, quella "Per l'abolizione dello scorporo".

Piero Testoni. L'ex capo della redazione milanese del "Messaggero" nonché intervistatore ufficiale di suo zio, Francesco Cossiga, sul quale ha anche scritto una biografia, è uno dei "Quattro gatti" dell'ex presidente del Consiglio, tutti in quota Polo. Testoni lo hanno messo in un collegio abbastanza tranquillo, il 26 di Monterotondo (Lazio), formalmente come candidato alla Camera dell'Upr (Unione per la Repubblica) di Cossiga, in pratica "in carico" a Forza Italia. Lista collegata, ça va sans dire, quella civetta o meglio la "Lista per l'abolizione dello scorporo"... Chissà ora, però, che lo zio a mandato a quel paese Berlusconi...

Italo Bocchino.  Il fervente militante e dirigente di An, ex direttore ed ex firma del quotidiano partenopeo Roma, è uno che ci crede davvero, alla politica: nell'Msi della Prima Repubblica, e in An poi, ha sempre dato il meglio di sé, altro che il giornalismo! Epici, di recente, i suoi scontri con la nipote del Duce, Alessandra Mussolini, alla quale ha soffiato il posto di capolista nel proporzionale alla Camera, circoscrizione Campania 1, per il partito di Fini, fatto che ha fatto andare la nipote di Sofia Loren (sempre lei, della Mussolini) su tutte le furie. Bocchino è alla sua terza legislatura, ma le altre volte si presentò, più coraggiosamente, al maggioritario.

Gennaro Malgieri. L'attuale - anche se non attualissimo, in fatto di cultura politica - direttore del Secolo d'Italia, l'organo ufficiale di An si ripresenta, sicuro di farcela, al proporzionale, circoscrizione XXI della Puglia, capolista. D'altra parte, anche nella passata legislatura, si era fatto mettere capolista in una circoscrizione proporzionale, sempre per An. In Parlamento prese parte ai lavori della commissione Cultura, ma non se ne ricordano proposte memorabili.

GLI ASPIRANTI DEPUTATI ROSA, ROSSICCI E ROSSASTRI.

Sergio Zavoli.
Il "grande vecchio" del giornalismo italiano, il re del rotocalco d'informazione televisiva, il conduttore e autore della "Notte della Repubblica", è una delle poche vere star che Rutelli è riuscito a imbarcare nella folle impresa della sfida al Polo: non a caso, gli ulivisti se lo portano in giro a ogni manifestazione, come una vera madonna pellegrina, e lo hanno infilato in un collegio blindatissimo, quello senatoriale Rimini 15, nella fedele Emilia-Romagna.

Cayetana detta "Tana" de Zulueta. Altra pasionaria ulivista della prima ora, ex corrispondente dell'Economist che, già in tempi lontani, mandò su tutte le furie Berlusconi, innamoratissima dell'Italia e degli italiani, prodiana ieri e rutelliana oggi, amica dei giudici "comunisti", è finita però in un collegio prestigioso, ma non sicurissimo, quello senatoriale di Roma centro 1, in quota Ds, ma fedele solo all'Ulivo.

Giuseppe Giulietti. Il Karl Marx della sinistra sindacale italiana, tra i fondatori prima del "Gruppo di Fiesole", poi della corrente "Nuova Informazione", il Fidel Castro dell'Usigrai, il potentissimo sindacato interno della Rai, il Mao Tse Tung della politica sull'informazione del Pci prima e del Pds-Ds poi, è stato candidato alla Camera in un collegio arcisicuro, quello di Gubbio 4, in Umbria, ma - non contento - si è anche collegato a una lista civetta, quella di "Paese Nuovo", diventata nota ai più grazie all'opera di svelamento fatta dal quotidiano del Prc Liberazione.

Carlo Rognoni. L'ex direttore del Secolo XIX ed ex giornalista di punta della grande stampa d'inchiesta, ormai non esercita più la professione da un pezzo: attualmente segretario dei Ds liguri e nella passata legislatura vicepresidente del Senato, è oramai un politico a tutto tondo. Solo che i Ds lo hanno spostato dal collegio senatoriale di tutto riposo dell'altra volta a un collegio della Camera molto più incerto, quello 8 di Genova-San Fruttuoso, e per di più si è collegato anche lui alla strabusata lista civetta "Paese Nuovo".

Giuseppe Caldarola. L'ex direttore di una Unità che oggi nessuno vuole ricordare più, quello - per intenderci - che non amava nessuno, né i dalemiani né, alla fin fine, i veltroniani, né tantomeno la sinistra, è stato ricompensato con un seggio quasi sicuro nella quota proporzionale dei Ds in Puglia (circoscrizione XXI), anche perché il presidente D'Alema ha compiuto il gesto del "gran rifiuto" (del paracadute al proporzionale): Si scontrerà a distanza con Malgieri.

GLI ESCLUSI  (DI TUTTI GLI SCHIERAMENTI...) e i "DIARI" (DEI DEPUTATI E CANDIDATI "FUORIGIOCO").

Tra le molte - ed eclatanti - esclusioni all'interno della Casa delle Libertà, quelle dei giornalisti "riformatori" e "libertari" Tiziana Maiolo (ex comunista ed ex colonna del manifesto, poi deputata garantista e antigiustizialista di Forza Italia) e Marco Taradash (ex radicale, poi approdato nell'area liberal di Forza Italia, oggi tra i promotori del Polo laico), una delle storiche colonne di Radio Radicale. All'interno dell'Ulivo, invece, una volta passato il giornalista-opinionista Furio Colombo, più volte deputato, ad altro (e forse più prestigioso) incarico, quello di direttore della nuova Unità, rimane fuori dai giochi anche l'ancora attuale eurodeputato Ds Demetrio Volcic, ex famoso volto e inviato della Rai e attuale direttore di radio Cnr, che pur avendo ben lavorato nella passata legislatura, è rimasto a casa.

Niente seggio né candidatura, infine, per il direttore di Liberazione Alessandro "Kojak" Curzi, ex direttore del Tg3 e soprattutto ex Pci di lungo corso, che pure aveva osato sfidare - per Rifondazione - Antonio Di Pietro nel collegio del Mugello, nel 1996, pur se in compagnia del suo amico-nemico di sempre, il direttore del Foglio (ed ex Pci) Giuliano Ferrara. Neanche a parlarne, di un seggio, infine per i giornalisti "amici dei giudici" e tra gli animatori del "partito dei giustizialisti", dal direttore di Micromega, Paolo Flores d'Arcais, inviso a metà sinistra, al suo amico Corrado Stajano, ex senatore per i Progressisti che, eletto nel 1994, ha tracciato di quei pochi (e un po' oscuri) anni passati in Parlamento, o meglio nel "Corridoio dei Passi Perduti" un lucido e amaro ritratto nel bel libro Promemoria (Rizzoli).

Oggi di "diario" - ma su Internet, e per la precisione sul sito www.clarence.it <http://www.clarence.it> - ne gira un'altro, quello del candidato-giornalista Maurizio Baruffi, direttore responsabile del mensile sulle droghe Fuoriluogo e del suo omologo sulla rete, www.fuoriluogo.it <http://www.fuoriluogo.it> , che si candida - alle elezioni comunali, però - per i Verdi a Milano. E che, ogni giorno, su Internet, appunto, racconta di quanto sia difficile (e anche divertente) fare il "candidato fuoriluogo". Anche se giornalista. Chissà se, come Stajano nel Parlamento della Repubblica, si sentirà anche lui, all'interno del consiglio comunale di Milano - dove pure gli auguriamo di riuscire ad andare - un po' fuoriluogo... 
Ambrogio


9 Maggio 2001-Mennella, commissariato prima d'aver la sedia

Ci sono voluti mesi per la raccolta delle domande, per la formazione di una sorta di commissione e per delle tormentatissime, quanto chiacchierate "selezioni". Alla fine, il Senato sembrava comunque essere riuscito a partorire il suo nuovissimo ufficio stampa di veri giornalisti doc.

Se non una svolta, un passo di Palazzo Madama nel rinnovamento della comunicazione istituzionale. Giuseppe Mennella, ex "Unità" e portavoce del ministro Cesare Salvi, assurgeva al ruolo di coordinatore, Roberto Scafuri ("Il Giornale") conquistava l’inedita qualifica di "coordinatore junior" e infine il giovane Marco Tagliarini veniva destinato alle iniziative tecnologiche (internet e quant’altro).

Una task force di tutto rilievo per il Senato dove fino ad ora la comunicazione era stata familiarmente affidata al solo Ettore Tito. La cosa non deve essere però piaciuta al segretario generale del Senato, Damiano Nocilla, fedelissimo di un altro potente uomo ombra, quel Gaetano Gifuni che veglia da tempi immemorabili sul Quirinale.

Nocilla con un solo gesto ha cancellato ogni residua apparenza di selezione pubblica che il Senato aveva tanto faticato a creare. Prima ancora che si insediasse Mennella (i tre giornalisti selezionati non hanno tra l’altro ancora una stanza), ha spedito un funzionario di sua fiducia, Maurizio Andolfi, (guarda caso con un passato al Quirinale) a presidiare l’ufficio stampa.

A sgomberare il campo dai residui dubbi ci ha pensato lo stesso Andolfi. In una lettera di chiarimenti al "Sole 24 ore" del 3 maggio si firma "Capo ufficio stampa del Senato della Repubblica". Con tanti saluti a simil-concorsi, trasparenza, professionalità giornalistiche e amenità varie.
Grisaglia


 

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