Un mutuo? Un molare da estrarre dal dentista? Un piccolo prestito? Vuoi vedere quanto ti manca alla pensione, ammesso che tu riesca a prenderla? Hai bisogno di informazioni sulle attività dell'Ordine dei Giornalisti? Ecco i links che ti servono, o le persone giuste con cui parlare. Inpgi, Casagit e Ordine avranno piena ospitalità in queste pagine per trasmettere ai colleghi i loro comunicati. |
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Si sa come vanno
queste cose. Uno lavora, scrive, filma, va in voce, registra, naviga su
Internet, taglia, copia e incolla. Tutti i giorni che Dio (o Allah)
mandano sulla Terra. Come porre riparo a
questo vero e proprio atto di terrorismo psicologico, sociologico e
politologico che la centrale-guida degli islamici della categoria, l’Ordine
nazionale dei giornalisti, vuole infliggere a dei poveri e inermi
praticanti, rei solo di doverlo superare, l’esame, per poter dire – a
un poliziotto, a un vigile urbano, a un tramviere - di stare svolgendo
legittimamente quello che già fanno sostanzialmente? Tranquilli, ragazzi,
ogni medicina ha il suo rimedio, ogni attacco vigliacco trova la sua ferma
reazione. Sta per uscire "l’Abruzzo" ("Codice
dell’informazione", si dovrebbe dire, ma nessuno lo chiama così),
lo pubblica il Centro di documentazione giornalistica, consta di
soli due volumi e di un numero di pagine assai modesto, 2000
(duemila). Anche il prezzo è modico, 160.000 (centosessantamila)
lire. E’ uno scherzo?
Nient’affatto, l’Abruzzo è così, degno del suo autore, Franco detto
"Ciccio" Abruzzo, presidente dell’Ordine dei
giornalisti della Lombardia, "comma 28" come lo chiamano dei
ragazzacci. Ambrogio
Ordine dei Giornalisti della Lombardia - comunicato stampa Istanza
di Franco Abruzzo ai ministri della Giustizia, dell’Economia e del
Lavoro Cessione dei diritti d’autore: “Il Governo istruisca
l’Inpgi” L’Inpgi svolge compiti
sostitutivi rispetto all’Inps: libertà di cumulo per i
giornalisti pensionati! Milano, 9 ottobre 2001. L’Inpgi batte cassa e non ritiene lecito che alcuni giornalisti, anche ottantenni, siano retribuiti, per i loro articoli o le loro interviste, con la cessione dei diritti d’autore. Secondo l’Istituto, costoro, anche se ottantenni, sarebbero dei redattori!!! Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, ha chiesto, con motivata istanza, ai Ministri della Giustizia, dell’Economia e del Lavoro: a)
di esprimersi sulle vicende che vedono contrapposti Inpgi e giornalisti
pensionati; b)
di esercitare la vigilanza sull’Inpgi (prevista dal Dlgs n. 509/1994),
impartendo istruzioni
all’Istituto sul rispetto della legislazione vigente in tema di
cessione dei diritti d’autore collegata all’attività dei giornalisti
liberi professionisti iscritti negli elenchi dell’Albo tenuti dagli
Ordini regionali e interregionali. “La
situazione è paradossale.
L’Inpgi, che si regge sull’esistenza dell’Ordine professionale,
disconosce -
osserva Abruzzo - la pecularietà della professione
giornalistica, negando di
fatto ai giornalisti con i
capelli grigi il diritto di lavorare e di arricchire la società italiana
con contributi intellettuali
maturati nel corso di decenni dedicati alla professione
giornalistica”.
Elisabetta Pozzetto, (27 anni, di Reana del
Rojale, provincia di Udine, dottoressa in Conservazione dei beni
culturali e redattrice de “la Vita Cattolica”) è la prima giornalista
che ha sostenuto l’esame di idoneità professionale in lingua
friulana. È stato un evento senza precedenti dato che ha sostenuto
parte dell’esame in «marilenghe». Compiuto il praticantato di
18 mesi, Elisabetta ha chiesto di poter sostenere la prova scritta in
lingua friulana, avvalendosi della legge di tutela (482/99) per le
minoranze linguistiche. Così Elisabetta Pozzetto ha potuto scrivere in friulano
l’articolo di attualità – ha scelto il tema di politica estera- e la
tesina da discutere nel colloquio (tema: l’uso della lingua friulana
nella pubblicità di una multinazionale estera). In occasione dell’entrata in vigore, venerdì 28
settembre, del regolamento attuativo della legge di tutela -che permette
ufficialmente di far entrare la lingua friulana e le altre 11 lingue
delle minoranze presenti in Italia negli enti locali, nella scuola,
nelle istituzioni e nei media- l’ Ordine dei giornalisti,
solitamente un po’ lento a recepire le istanze della categoria, ha
ufficialmente spalancato le porte alla comunicazione, non solo in friulano
o in lingue che fanno riferimento a stati confinanti (tedesco, sloveno,
francese, ecc…), ma anche ai sardi, agli albanesi di Cosenza e
Catanzaro, ai ladini di Ortisei, Canazei e Cortina, ai catalani di Alghero,
ai greci di Reggio e Lecce, agli occitani di Guardia Piemonte, Olivetta
San Michele e delle province di Cuneo e Torino. Oltre ai serbi e ai
croati del Molise. “Ho trovato da subito molta disponibilità - ha
commentato la neo giornalista in marilenghe- da parte dell’Ordine
e dei componenti della Commissione esaminatrice, presieduta da un giudice
della Corte d’Appello di Roma. In virtù del mio plurilinguismo-
limitato dal fatto che l’inglese lo leggo, ma non lo scrivo, né lo
parlo- il Barbiere è il primo a intervistare colei che, ai sensi
di legge, potrebbe costringere Del Boca ad assumere dodici nuove
segretarie bilingui all’Ordine dei giornalisti. PS: Del Boca,
ma adesso mi assumi, però, parlo anche romanesco… Il
to esam di gjornaliste, il prin in lenghe furlane, al è colât propit
intal dì de jentrade in vigôr dal regolament atuatîf de leç di tutele
des minorancis lenghistichis d’Italie. Un
event tal event. Al
è stât dificil presentâ domande? Une
pensade che tu vevis di timp o ise stade une idee dal ultin moment? Cemût
isal scrivi un toc di politiche foreste par furlan. Tu as sielzût il teme
dal titul impegnatîf “I cento giorni del governo Bush a confronto con
il governo Clinton”? I
coleghis ce disino?
Programma e candidati della Lista Unitaria
1 Una proposta per il radicamento del Fondo di Previdenza Complementare dei Giornalisti Italiani, perché la sua valenza in termini di certezze economiche dell’oggi e, soprattutto, del domani, cresca con il contratto quale parte essenziale dell’organizzazione sindacale e professionale della categoria. Un Fondo ancora giovane e gracile da condurre e gestire gelosamente con efficienza, professionalità e massimo rigore , capitalizzando al massimo le opportunità di un collegamento forte con la Fnsi, evitando ogni tentazione di trasformarlo in un carrozzone e ogni rischio di renderlo subalterno ad interessi più svariati, come potrebbe accadere nel caso di un rapporto sbilanciato con la Fieg, che, per legge, lo gestisce paritariamente con i giornalisti. In
estrema sintesi si tratta della proposta che una larga area
rappresentativa nel sindacato dei giornalisti fa con una propria lista di
nominativi per la prima elezione della componente di parte giornalistica
del Consiglio di Amministrazione del collegio dei sindaci prevista per i
giorni 13, 14, e 15 ottobre 2001. I
candidati per il C.d’A.
sono: Marina
Cosi - Milano,
consigliere di amministrazione uscente, Vicesegre. Fnsi Pierluigi
Franz - Roma,
cons. Inpgi, Pres. Associazione Stampa Romana Luigi Ronsisvalle –
Palermo, consigliere di amministrazione uscente, Giunta Fnsi Giovanni Rossi
- Bologna, già Pres.
Associazione Stampa Emilia Romagna, cons. Fnsi Marco Volpati
– Milano, cons. Inpgi, già Vicesegre. Fnsi
(Si possono scrivere fino a quattro nomi
sulla scheda) Per
il collegio dei sindaci
questa lista candida gli uscenti, in possesso dei requisiti di
legge: Costituito
dal 1987, il Fondo è diventato operativo grazie alle scelte compiute
dalla Giunta esecutiva e dal Consiglio Nazionale della Fnsi usciti dal
Congresso di Villasimius, che ne hanno voluto fare uno degli elementi
qualificanti del rinnovo biennale del contratto nazionale di lavoro
sottoscritto con la FIEG il 4 giugno 1998. Obiettivo
della Federazione della Stampa, che insieme alla Federazione degli
editori, in quanto parti costitutive, ha messo a punto il nuovo statuto
del Fondo e che ha nominato direttamente, nella prima fase, i consiglieri
di amministrazione espressione degli iscritti, è stato e resta quello di
realizzare uno strumento operativo che, da un lato, utilizzando tutte le
possibilità offerte dalla legislazione sui fondi pensione complementari,
garantisca il massimo di
trasparenza, di efficienza
e di professionalità, non
disgiunte da un rigoroso
contenimento dei costi. Agli iscritti è stata assicurata inoltre ogni
possibile flessibilità operativa, che consente a chiunque di costruirsi
una pensione integrativa secondo personali esigenze e le proprie
disponibilità. Questo
obiettivo è stato
ampiamente raggiunto ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il
Fondo, che trova la sua fonte nel contratto nazionale di lavoro, ha alla
sua base il criterio della capitalizzazione (è questo un obbligo di
legge). Con il rinnovo contrattuale
del giugno ’98, si è previsto l’obbligo per le aziende editoriali di
versare mensilmente per ogni giornalista iscritto al fondo un contributo
che è pari all’1% della retribuzione. Questa cifra è a carico
dell’azienda. Il giornalista contribuisce ad alimentare la sua posizione
con una contribuzione minima pari allo 0,1% della sua retribuzione
mensile, ma può aumentare il suo contributo sino al 12% e può variarlo
in qualsiasi momento. Oltre
al contributo aziendale ed a quello del giornalista, il capitale
individuale è alimentato annualmente da una quota del TFR (trattamento di
fine rapporto) maturato nell’anno. Questa quota è stata nel ’99 e nel
2000 pari alla somma dei contributi dovuti
annualmente dall’azienda. Con il 2001, grazie al nuovo contratto di lavoro sottoscritto dalla FNSI,
la quota di TFR da destinare al
fondo complementare è stata raddoppiata. Ogni
collega può
non solo scegliere (e
modificare in ogni momento) quanto della sua retribuzione destinare alla
sua previdenza complementare, ma anche scegliere come il suo capitale
debba essere investito. Infatti, sono stati realizzati tre
comparti di investimento, che possono ampiamente soddisfare tutte le
esigenze personali: prudente
(per la maggior parte titoli obbligazionari e per una piccola parte titoli
azionari); conservativo (titoli
obbligazionari); misto, nel
quale i titoli azionari salgono al 40% a fronte di un 60% di titoli
obbligazionari. Sempre
nella logica della massima flessibilità è stata prevista la possibilità
per i colleghi che si trovino temporaneamente
senza lavoro e che siano iscritti al Fondo di proseguire nella contribuzione volontaria scegliendo la misura percentuale più
rispondente ai loro obiettivi. Con
una selezione tra i più
importanti gestori europei è
stata individuata una “Banca depositaria”, la Banca Commerciale
Italiana, che ha il compito di riscuotere i contributi dalle aziende e di
controllare sulla correttezza degli investimenti, sono stati individuati
due gestori finanziari, uno internazionale (il gruppo olandese ING,
leader mondiale nella gestione di fondi pensionistici), uno italiano (la
banca Fideuram, del gruppo San
Paolo di Torino), che hanno il compito di investire al meglio il capitale
complessivo del Fondo, è stato individuato il gestore amministrativo (la
PREVINET, società costituita
dalla Banca Commerciale e dalle Assicurazioni Generali), che gestisce le
posizioni individuali, controllando i versamenti delle aziende e
ripartendo annualmente sulle singole posizioni gli utili maturati. Quindi,
come si vede, è stato assicurato
il massimo di trasparenza e il massimo di professionalità, ma anche il
massimo di risparmio. Infatti, il
Fondo non ha dipendenti (e spese conseguenti), non eroga emolumenti ai suoi amministratori. Questo
è possibile perché esiste, e ci
auguriamo continui ad esistere, uno stretto rapporto
tra Fondo e Federazione della Stampa. Il sindacato, consapevole della
necessità di non gravare il fondo di costi, si è accollato l’onere di
garantire il funzionamento e la funzionalità degli uffici del Fondo. Ha
utilizzato i suoi strumenti per comunicare con gli iscritti: il sito
Internet e le sue pubblicazioni periodiche (Galassia e FNSI-informazioni).
I consiglieri del Fondo, tutti
componenti della Giunta esecutiva della FNSI sino
ad oggi, non hanno preteso prebende per la loro attività,
considerandola un servizio al
sindacato e alla categoria. Questo
è il lavoro che è stato fatto in questi anni. Su
questi risultati i colleghi sono chiamati
ad esprimere con il loro voto il loro parere.
Cosa serve al Fondo? Non
servono “esperti” di previdenza, esterni in trasferta, né particolari
grandi competenze di finanza.
Il Fondo, tramite i suoi gestori
finanziari e la banca depositaria, possiede già il
meglio delle professionalità disponibili al riguardo. Cosa
occorre, allora? Occorre
che il Fondo continui ad essere parte essenziale dell’organizzazione
sindacale dei giornalisti.
Perché il Fondo è frutto e parte del contratto nazionale di lavoro.
Perché soltanto così potranno
essere contenuti i costi generali
di gestione. La categoria deve continuare a sentire
il Fondo come cosa che le appartiene, come un
istituto contrattuale che cresce e si trasforma con la crescita e la
trasformazione del contratto. Non a caso, uno dei primi prossimi obiettivi
dovrà essere quello di allargare
il Fondo anche ai colleghi
free-lance. Occorre,
in altri termini, che il Fondo non diventi
un “carrozzone” di spese, che ne segnerebbe in breve volgere di
tempo una fine ineluttabile. Per
questo invitiamo tutti gli
iscritti a votare per i nominativi
indicati dal sindacato e che, nella maggior parte sono anche i
colleghi che hanno amministrato il Fondo nella sua fase costitutiva e di
decollo e per il resto da colleghi di sicura e provata esperienza e
rettitudine, secondo criteri di efficienza, continuità e sviluppo,
integrazione di professionalità rappresentative, capaci di rapportarsi
autorevolmente con gli editori, con i quali deve essere gestito il Fondo e
con il nuovo sistema della previdenza integrativa.
La
dottoressa Vigo, ispettrice dell'istituto di previdenza dei giornalisti,
sta svolgendo da alcuni giorni accertamenti presso la societa'
editrice Edisport, su diverse posizioni "ambigue". Si tratta dei
soliti "collaboratori", pagati e inquadrati come tali ma utilizzati
come giornalisti dipendenti a tutti gli effetti. Persone che stazionano
quotidianamente in redazione, che rispettano orari, che hanno scrivanie,
computer e linee telefoniche dedicate. Sarà anche per questo motivo che, in questi ultimi mesi si è verificato una sorta di fuggi fuggi dalla Edisport. Prima Luigi Bianchi, direttore di Motociclismo; poi Marcello Crespi, direttore generale per la pubblicità, Renato Dainotto, caposervizio di Automobilismo e altri ancora. Ma la scomparsa più curiosa è stata quella di Matteo Bacchetti, figlio del presidente della società, Piero Bacchetti e nipote dell'amministratore delegato della medesima, Massimo Bacchetti. Quest'ultimo
è anche direttore responsabile della maggior parte delle testate del
gruppo e.. udite, udite...aveva fatto per anni, dalle pagine della sua rivista
Automobilismo, lezioni di etica imprenditoriale alla Fiat,
accusando il gruppo industriale torinese di non comportarsi correttamente
nei confronti di dipendenti e azionisti ed ergendosi a difensore degli
interessi dell' industria nazionale, della nazione ecc. Anonimo
UN FUTURO PIU’ SERENO PER LE NOSTRE
PENSIONI IL
13, 14 e 15 OTTOBRE SI VOTA PER ELEGGERE I RAPPRESENTANTI
DEI GIORNALISTI NEL FONDO DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE. Date
un voto per ottenere trasparenza, efficienza, competenza e consulenza! Cari colleghi, il Fondo di Previdenza
Complementare dei Giornalisti Italiani, costituito nel 1987, serve a
integrare le pensioni Inpgi ed è gestito da un consiglio di
amministrazione composto da sei rappresentanti votati dai giornalisti e da
sei delegati della Fieg. Quando raggiungeremo l'età
della pensione non avremo il 100% della nostra retribuzione, ma
qualcosa che - secondo i dati della Fnsi - potrebbe assestarsi mediamente
attorno al 70 per cento: in realtà parecchio meno per i giovani che andranno in
pensione con il sistema retributivo. Finora il
Fondo è stato gestito dalla maggioranza uscente della Fnsi, la stessa
che ha firmato l’ultimo contratto nazionale di lavoro contestato da gran
parte della categoria, in particolare da chi vive ogni giorno la realtà
delle redazioni. E adesso questa maggioranza uscente della Fnsi (un
‘correntone’ che comprende tutte le vecchie componenti sindacali
tradizionali della Prima Repubblica) presenta anche la sua lista per il
Fondo, puntando a occupare tutti i sei posti del consiglio
d’amministrazione. C’è
però un’alternativa possibile, una lista sostenuta da due nuovi
gruppi di giornalisti: Quarto Potere, costituito a Milano nel 1999, e
Puntoeacapo, nato quest’anno a Roma, che si sono alleati e con
l’appoggio di molti Cdr hanno condotto prima la battaglia per il no al
contratto, poi la raccolta di firme per ottenere il referendum (negato
dalla maggioranza uscente della Fnsi) e ora si candidano alle elezioni del
Fondo per consentire ai giornalisti di
scegliere in base a un programma innovativo che si basa su quattro
punti. 1)
TRASPARENZA Il Fondo è stato gestito finora in modo
poco trasparente: il consiglio d'amministrazione uscente (Serventi, Del
Boca, Cosi, Siddi, Borghesan e Ronsisvalle), autonominatosi nella Giunta
Fnsi, non è stato neanche in grado di far pervenire a tutti gli iscritti
un rendiconto su quanto hanno reso i soldi versati nel Fondo a partire dal
1987. Per assicurare la massima trasparenza e
favorire la partecipazione dei colleghi, chiederemo inoltre in consiglio
d’amministrazione che in futuro le elezioni del Fondo avvengano con seggi
nei posti di lavoro (come avviene in quasi tutti gli altri fondi
pensione) e prevedendo la possibilità di voto
elettronico per chi è fuori sede. Purtroppo però il regolamento,
approvato dal consiglio uscente, per
queste elezioni prevede ancora norme che limitano il voto: perciò tutti
i colleghi che vogliono cambiare queste norme, il
13, 14 e 15 ottobre devono andare di persona a votare nei seggi che si
trovano nelle sedi delle associazioni o nei seggi decentrati. 2)
EFFICIENZA Il patrimonio del Fondo è affidato a due
gestori: la Banca Fideuram e il gruppo olandese ING. Non sono ancora noti
i risultati della gestione: fino all’anno scorso il denaro veniva
amministrato dalla Casagit che si limitava ad investimenti a breve (Bot o
pronti contro termine). Occorre verificare
l’efficienza della gestione, confrontandola con i risultati di altri
fondi pensione comparabili con il nostro. E indire per il prossimo
mandato una vera e propria gara, in modo da consentire a tutte le società
che operano sul mercato di proporsi: così il Fondo potrà spuntare le
migliori condizioni. Vanno
poi date più informazioni ai colleghi: tutti i ‘vecchi’ assunti sono
considerati già iscritti al Fondo e versano
automaticamente lo 0,1% della retribuzione contrattuale, esclusi i
superminimi aziendali e individuali mentre il datore di lavoro versa l'1%.
In più a partire da quest'anno (2001) per ogni dipendente viene versata
una quota di Tfr pare al doppio dell'ammontare del contributo del datore
di lavoro. Ma chi è assunto più
recentemente e non è stato a sufficienza informato, se non si iscrive
perde il versamento a carico del datore di lavoro. 3)
COMPETENZA Per realizzare questo programma è
importante che i rappresentanti dei giornalisti nel Fondo siano persone
di grande competenza, che garantiscano una buona gestione e
soprattutto forniscano tutti i dati necessari perché i singoli iscritti
al Fondo siano in grado di scegliere con ragione di causa. I gruppi Puntoeacapo
e Quarto Potere, insieme ai giornalisti che vogliono rinnovare
radicalmente il sindacato e gli altri organismi di categoria, propongono
per il consiglio d’amministrazione del Fondo quattro nomi di persone che
hanno i requisiti della competenza e dell'affidabilità personale: Giuliano
Cazzola, esperto di previdenza, autore di numerosi saggi in materia,
componente del collegio dei sindaci dell'Inpdap, ha fatto parte della
Commissione di vigilanza sui fondi pensione; già dirigente nazionale
della Cgil, è collaboratore del Sole 24 ore e giornalista pubblicista. Marcella
Ciarnelli, del Cdr dell’Unità, dal 1995 fa parte del consiglio
generale dell’Inpgi; giornalista parlamentare, dal 1996 (governo Prodi)
segue l’attività della Presidenza del Consiglio ed è tra i fondatori
di Puntoeacapo. Francesco
Gerace, capo servizio dell’Ansa, già nel Cdr, consigliere
d’amministrazione Inpgi, è fra i giornalisti più esperti di pensioni e
svolge consulenza previdenziale (gratuita) per i colleghi di tutta Italia;
ha pubblicato vari libri, tre dei quali trattano di pensioni, ed è tra i
fondatori di Puntoeacapo. Edmondo
Rho, inviato di Panorama Portfolio, giornalista economico esperto di
risparmio e fondi d’investimento, autore di libri di divulgazione
finanziaria; consigliere nazionale della Fnsi (dove si è opposto
all’ultimo contratto), è tra i fondatori di Quarto Potere. Per il collegio dei sindaci il candidato
è: Enrico
Corio, amministratore, consulente finanziario e revisore dei conti di
diverse importanti società. 4)
CONSULENZA Per far capire l’importanza del Fondo,
è necessario dare una buona consulenza a tutti gli iscritti. Infatti i
contributi a carico dei giornalisti possono aumentare volontariamente fino
a un massimo del 12 per cento della retribuzione contrattuale. Esiste
un complicato regime fiscale che consente di dedurre dal reddito quanto
versato al Fondo. Al di là della maggiore o minore propensione di
ciascuno al risparmio, esistono differenti soglie di convenienza all'accantonamento: su questo
occorre dare una consulenza personalizzata, affidata a tecnici
qualificati in grado di fornire anche proiezioni sul ‘gap
previdenziale’ da colmare, cioè quanto manca per raggiungere una
pensione adeguata. Va anche data una
consulenza personalizzata sulla scelta tra le tre diverse linee di
gestione oggi previste - conservativa, prudente, mix - a seconda che
si scelga di investire tramite il Fondo soprattutto su titoli
obbligazionari o azionari.
FONDO
PREVIDENZA GIORNALISTI: CORSA AD OSTACOLI PER LE ELEZIONI Partenza
a rischio per il Fondo di Previdenza Complementare dei Giornalisti
Italiani. Lo denunciano i movimenti di giornalisti "Puntoeacapo"
e "Quarto Potere". Le
prime elezioni del Fondo sono indette per il 13-14-15 ottobre ma, a meno
di due settimane dal termine ultimo (13 settembre) per presentare i
candidati, non ci sono ancora indicazioni concrete sulla raccolta delle
250 firme necessarie, secondo il regolamento, a sostegno delle
candidature. A
tutt’oggi il Fondo non ha definito le modalità della raccolta di firme.
In assenza di indicazioni precise nel regolamento, i componenti del seggio
elettorale centrale avrebbero deciso di far presentare le candidature
firmando appositi moduli. Ma di questi moduli non c’è ancora traccia, né
nella sede della Fnsi né in quelle delle associazioni regionali della
stampa. Non
vogliamo essere maligni pensando che si voglia impedire la presentazione
di una lista di candidati alternativa a quella della maggioranza uscente
della Fnsi, la stessa maggioranza (guidata da Paolo Serventi Longhi, che
è anche presidente del Fondo) che ha approvato un contratto nazionale
duramente contestato dalla base della categoria. I giornalisti di "Puntoeacapo" e di "Quarto Potere"
Promosso
e organizzato dal Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti della
Lombardia Via al 4° Concorso tesi
di laurea sul giornalismo A ogni vincitore 5 milioni
- I candidati dovranno consegnare le tesi entro dicembre.
Caro Figaro,
tirato per i capelli infrango la regola che mi sono imposto da una
quarantina di anni, quella di non scrivere lettere ai giornali. Il BdS, miglior
giornale della nostra categoria ospita giustamente le domande de
"il solito giovane collega curioso"sull'IFG di Milano definito
"una fabbrica delle illusioni"che costa parecchi soldi alla
comunità e che con l'avvento dei corsi universitari perderebbe l'unicità.
Delibera
del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia Sirchia
contro Repubblica per un articolo sulla perquisizione della Guardia di
Finanza: assolti i due giornalisti
(in nome del diritto di cronaca) Il
Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia
nella sua seduta del 15 maggio
2001; sentito
il relatore, Sergio D’Asnasch, (articolo 6 della legge 7 agosto 1990 n.
241); visti
gli articoli 21 della Costituzione; 10 della Convenzione europea dei
diritti dell’uomo; 2 e 48 della legge 3.2.1963 n. 69 sull’ordinamento
della professione giornalistica; espletate
le sommarie informazioni di cui all’art. 56 della Legge 3.2.1963 n.69; tenuto conto
della sentenza 14 dicembre 1995 n. 505 della Corte Costituzionale; Considerato
quanto segue: 1.
I fatti e l’avviso disciplinare Il
professor Girolamo Sirchia, assessore ai servizi Sociali del Comune di
Milano, ha inviato in data 17 aprile 2001 esposto contro i giornalisti
della Repubblica Zita Dazzi e
Marco Mensurati per un articolo del 6 aprile 2001, relativo ad una
indagine giudiziaria, che aveva visto la Guardia di Finanza recarsi presso
gli uffici comunali, dove lavorava l’assessore Sirchia, per acquisire
documenti. Nell'articolo si diceva fra l'altro: "A
tarda sera è cominciata a circolare anche la voce che nel registro
degli indagati fosse finito il nome dell'assessore Girolamo Sirchia".
"Non ne so nulla - ha detto l'interessato -
davvero nulla. Sono fuori Milano e non ho avuto alcun avviso di garanzia.
Tutto finirà in una bolla di sapone, è polemica pre-elettorale". Nell'esposto
Sirchia afferma che nessuna "informazione
di garanzia era (ed è) mai stata ad oggi a lui notificata" e
che anche il sostituto procuratore Fabio Napoleoni, che dirige le
indagini relative al caso, ha smentito l'iscrizione nel registro degli
indagati. Sirchia accusa, quindi, i due giornalisti di comportamento
scorretto, avendolo comunque danneggiato, prospettando la possibile esistenza
del provvedimento giudiziario, anche se dando la sua smentita. Si appella
anche alla nota precisazione del Garante della Privacy, che vieta la
pubblicazione di notizie di avvisi di garanzia prima che siano notificati
agli interessati (pronuncia
1 luglio 1997 su caso di cesare Romiti e Francesco Paolo Mattioli). In
data 20 aprile il presidente di questo Consiglio notifica un avviso
disciplinare ai due giornalisti, allegando l’esposto disciplinare: “Questa
richiesta va collocata nel contesto dell’istituto delle <sommarie
informazioni> di cui all’articolo 56 della citata legge n. 69/1963.
In tale fase del procedimento opera il diritto costituzionale di difesa.
Avete pertanto la facoltà di farvi assistere da un legale di fiducia. Con
riferimento alla legge n. 241/1990, questo <avviso> viene trasmesso
ai controinteressati e alla Procura generale della Repubblica di Milano,
titolare del potere di iniziativa disciplinare nei riguardi dei
giornalisti iscritti all’Albo tenuto dall’Ordine della Lombardia (ex
art. 48, II comma, della legge n. 69/1963)”. 2. La
difesa di Zita Dazzi e Marco Mensurati In
data 9 maggio 2001 l’avvocato Maurizio Martinetti dello studio Ripa di
Meana deposita una memoria scritta con la risposta alla richiesta di
chiarimenti sollecitata dal presidente di questo Consiglio. Ecco il testo
della memoria: I
giornalisti Sigg.ri Zita Dazzi
e Marco Mensurati mi hanno
conferito incarico di riscontrare la Vostra del 20 aprile 2001, in
relazione alla quale Vi sottopongo qui di seguito alcune brevi
considerazioni in merito all'esposto presentato avanti codesto Ill.mo
Consiglio Regionale della Lombardia dal Prof. Girolamo Sirchia. A)
in data 5 aprile 2001 (e cioè, si precisa per quanto necessario,
il giorno precedente alla pubblicazione sul quotidiano La Repubblica
dell'articolo che ci occupa) le Agenzie di Stampa "A.G.I." ed
"A.N.S.A." pubblicavano i seguenti comunicati dal titolo,
rispettivamente, "Avviso di
garanzia ad assessore Comune di Milano Sirchia" e
"Anziani: Milano; GDF acquisisce documenti in Assessorato": ‑
A.G.I.: "La Guardia di Finanza ha notificato un avviso di
garanzia all'assessore comunale ai Servizi Sociali. Girolamo Sirchia, su
disposizione del sostituto procuratore della Repubblica di Milano Fabio
Napoleone. L'atto fa seguito ad un esposto di un consigliere di
minoranza sui rapporti fra l'assessorato ai Servizi Sociali e la
Fondazione S. Francesco per contributi pubblici per un centro di
accoglienza per senza tetto. Questa mattina la Guardia di Finanza ha
perquisito gli Uffici dell'assessorato "; ‑
A.N.S.A.: "La Guardia di Finanza di Milano questa
mattina ha acquisito una serie di documenti nella sede dell'assessorato ai
Servizi Sociali del Comune di Milano. L'operazione, disposta dal pm Fabio
Napoleone, è il passo iniziale di una inchiesta, ancora allo stato
embrionale, nata dopo una segnalazione presentata dalla consigliera
comunale Emilia De Biasi (Ds) relativa alla campagna Buon Natale Anziani
1999 = 2000 lanciata allo stesso assessorato per raccogliere fondi per
l'assistenza. L'esposto presentato in marzo da Emilia De Biasi indicava
che l'anno scorso per la raccolta dei fondi erano stati aperti due conti
correnti: uno intestato alla Fondazione Fratelli di San Francesco,
coinvolta nella iniziativa, e l'altra al dott. Andrea Mascaretti, quale
consigliere della Fondazione. La consigliera, inoltre, segnalava che la
campagna 1999 ‑ 2000, a differenza di quella svolta quest'anno, non
era stata deliberata e che il denaro raccolto non era transitato sul
bilancio del Comune. Oggi è
circolata notizia di un avviso di garanzia all'assessore ai servizi
Sociali, prof. Girolamo Sirchia. Voce immediatamente smentita dallo stesso Sirchia, che
ha affermato: "Sono tutte falsità, è stata una semplice
acquisizione di documenta". B)
in data 5 aprile 2001 il TG3 nel corso del Telegiornale Regionale
Lombardo delle ore 19, 30, ha riportato il fatti e gli avvenimenti di cui
sopra (al riguardo, si svolge si d'ora, ove ritenuto necessario da codesto
Ill.mo Consiglio, di produrre la registrazione); Ed è
proprio per tale motivo che si contesta fermamente la suggestione nonché
la non corretta ricostruzione dei fatti svolta dal Prof. Sirchia
nell'esposto (nel quale, in particolare, lo stesso richiama una non meglio
identificata "...campagna che il quotidiano "La Repubblica sta
conducendo sulla iniziativa benefica in questione, in polemica con gli
enti che l'hanno promossa e patrocinata . ...") nell'evidente
tentativo di individuare un inesistente episodio contrario alle
norme del Codice Deontologico ovvero, comunque, di giustificare la
proposizione dell'esposto che ci occupa nei confronti, peraltro, non già
dei giornalisti tutti che hanno come sopra avuto modo di occuparsi
della vicenda sugli altri mezzi di informazione ma, a quanto è dato
conoscere, solo ed esclusivamente dei giornalisti di
"Repubblica", Sigg.ri Zita
Dazzi e Marco Mensurati (???) . Al
riguardo, gli odierni deducenti richiamano la attenzione del Prof. Sirchia
sulla circostanza che non è certamente nello stile e nel costume della
testata "La Repubblica", del Direttore Responsabile ovvero dei
giornalisti della stessa, di dare vita a "campagne di stampa"
con lo scopo di attaccare persone fisiche e/o giuridiche. Peraltro,
la legittimità dell'esercizio del diritto di cronaca, di informazione e
di critica nel caso di specie emerge a chiare lettere dall'inequivocabile
rispetto da parte del quotidiano "La Repubblica" dei requisiti
individuati dalla costante giurisprudenza della Suprema Corte di
Cassazione e dal Codice Deontologico dei Giornalisti per affermare il
corretto esercizio del diritto di cronaca e, in particolare: Le
notizie tutte pubblicate dal quotidiano "La Repubblica" sono
assolutamente vere. Peraltro,
ed anche al fine di meglio comprendere la assoluta infondatezza (i)
delle affermazioni svolte dal Prof. Sirchia nell'esposto che ci occupa
"...Il comportamento degli autori del pezzo risulta, pertanto,
deontologicamente censurabile. Zita Dazzi e Marco Mensurati hanno diffuso
una notizia non corrispondente al vero, violando così i precetti di legge
professionale e del "codice deontologico ", che dispongono il
rispetto della verità sostanziale dei fatti ed il previo accertamento
delle informazioni che si intendono divulgare, oltre i doveri di lealtà e
buonafede costituenti i limiti all'esercizio della libertà di
informazione" e (ii) del
richiamo alla "pronuncia" del Garante per la Protezione dei dati
Personali nel caso "Romiti", deve precisarsi che: -
il giornalista ha il diritto‑dovere di far conoscere al pubblico dei
lettori quei fatti e quelle situazioni che sono noti e risaputi: la
verità oggettiva della notizia si riferisce non solo alla verità del
fatto raccontato, ma anche alla verità
della circolazione della notizia: "Il significato di verità
oggettiva della notizia va inteso sotto un duplice significato,
potendo tale espressione essere intesa sia come verità dell'atto
oggetto della notizia sia come verità della notizia come fatto in sé e
quindi indipendentemente dalla verità del suo contenuto. Il fatto
riferito può non essere affatto vero e ciò tuttavia non esclude che
può essere ben vero e risaputo che lo si racconti, costituendo così
di per sé stesso un fatto così rilevante della vita pubblica che
la stampa verrebbe certamente meno al suo compito informativo...." (in
tal senso, tra tutte, si veda Corte di Cassazione 12 dicembre 1988, n.
6737 in Dir. inf. 1989, p. 466); La
collettività ha certamente il diritto di essere resa edotta delle
tematiche relative alla vita comunitaria e, in particolare, in merito (i)
alle attività poste in essere dalla Pubblica Amministrazione ‑
nella fattispecie il Comune di Milano; (ii) alla entrata nelle casse
sociali dello stesso Comune dei fondi raccolti a fini benefici; e (iii)
del concreto e corretto utilizzo di tali fondi. Tutto
ciò, peraltro, anche con riferimento a fatti e a problematiche, non
sempre gradevoli, quali, appunto, quelli conseguenti (i) alla mancata
"entrata" e "contabilizzazione" nelle casse sociali
del Comune di Milano di tali fondi e la conseguente mancata appostazione
degli stessi nei bilanci Comunali nonché (ii) l'utilizzo di detti fondi
da parte di altri e diversi organismi rectius soggetti che nulla hanno a
che fare con il Comune di Milano.. Ogni
ulteriore rilievo in merito alla utilità sociale dell'articolo che ci
occupa, appare peraltro superfluo ove si abbia modo di rilevare: ‑
la gravità dei fatti e delle accuse mosse dal Consigliere Comunale
Emilia De Biasi alle modalità con la quale era e continuava ad essere
svolta l'iniziativa; ‑
i conti correnti sui quali veniva richiesto il versamento dei fondi
erano intestati non già al Comune di Milano ma a soggetti diversi; ‑
il fatto che la Procura della Repubblica di Milano, nella persona
del PM Dott. Napoleone era stato investito della questione. c)
Continenza della forma espositiva ed essenzialità dell'informazione La
forma espositiva è assolutamente corretta essendo prospettata negli
esatti termini la realtà dei fatti, con l'uso della terminologia
appropriata. Inoltre, da una serena lettura dell'articolo e, in
particolare, del fatto che nello stesso i giornalisti abbiano
riportato, peraltro tra violette la posizione del Prof. Sirchia in merito
alla vicenda ("...Non so nulla ha detto l'interessato davvero
nulla. Sono fuori Milano e non ho avuto alcun avviso di garanzia. Tutto
finirà in una bolla di sapone, è polemica preelettorale"), appare
evidente come nella redazione dello stesso i giornalisti Zita Dazzi e
Marco Mensurati, si siano attenuti al noto principio della essenzialità
della informazione. 3.
Valutazioni conclusive Il
Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, accogliendo l’impostazione
della difesa Dazzi-Mensurati, rileva preliminarmente che “è diritto insopprimibile dei
giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata
dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità
altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità
sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e
dalla buona fede” (articolo 2 della legge professionale). Il
Consiglio ritiene che i fatti, ricostruiti e raccontati da Zita Dazzi e
Marco Mensurati con grande rigore, siano veri e che l’impaginazione
grafica del servizio giornalistico sia inappuntabile e non scandalistica.
La V sezione penale della Cassazione (7 aprile 1992) ha individuato le
cause di non punibilità (scriminante: adempimento di un dovere o
esercizio di un diritto): “Ai
fini della configurabilità dell'esimente di cui all'articolo 51 Cp per il
reato di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca (e di
critica), come ogni diritto, si definisce per mezzo dei suoi stessi
limiti, che consentono di precisarne il contenuto e di determinarne
l'ambito di esercizio. Tali limiti, secondo il costante insegnamento di
questa Corte, sono costituiti: 2)
dalla loro pertinenza, ossia dall'oggettivo interesse che essi fatti
rivestono per l'opinione pubblica; 3)
dalla correttezza con cui gli stessi vengono riferiti (cosiddetta
continenza); essendo estranei all'interesse sociale che giustifica la
discriminazione in parola ogni inutile eccesso e ogni aggressione
dell'integrità morale della persona. In ordine al primo requisito va
osservato che, prescindendo da ogni controversa opinione filosofica
sull'argomento, per "verità", ai fini che qui interessano, deve
intendersi la sostanziale corrispondenza (adaequatio) tra fatti come sono accaduti (res gestae) e i fatti
come sono narrati (historia
rerum gestarum). Solo la verità come correlazione rigorosa tra il
fatto e la notizia soddisfa alle esigenze della informazione e riporta
l'azione nel campo dell'operatività dell'art. 51 Cp, rendendo non
punibile (nel concorso dei requisiti della pertinenza e della continenza)
l’eventuale lesione della reputazione altrui. Il principio della verità, quale
presupposto dell'esistenza stessa del diritto di cronaca, oltreché del
suo legittimo esercizio, comporta, come suo inevitabile corollario,
l'obbligo del giornalista, non solo di controllare l'attendibilità della
fonte, ma altresì di accertare le verità della notizia, talché solo se
tale obbligo sia stato scrupolosamente adempiuto, l'esimente dell'art. 51
Cp potrà essere utilmente invocata”. Questa
sentenza inquadra perfettamente il comportamento corretto tenuto dai
giornalisti Zita Dazzi e Marco Mensurati nella “vicenda Sirchia”. Recentemente
la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo (sentenza
2 maggio 2000 – caso Bergens Tidende e altri/Norvegia, ricorso n.
26132/95; in Guida al diritto, dossier/8, settembre 2000) è tornata
sul ruolo dei media in una società democratica, scrivendo che <I
servizi di attualità basati su interviste costituiscono uno dei più
importanti strumenti tramite i quali la stampa gioca il ruolo
indispensabile di ‘cane da guardia’>; PQM il
Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ritenuto che Zita
Dazzi e Marco Mensurati abbiano esercitato legittimamente il diritto
costituzionale di cronaca richiamato dall’articolo 2 (I comma) della
legge n. 69/1963 sull’ordinamento della professione giornalistica e che
la loro condotta, tutelata anche dall’articolo 10 della Convenzione
europea dei diritti dell’uomo, sia pertanto “conforme”
alla <dignità professionale che
si traduce, anzitutto e soprattutto, nel non abdicare mai alla libertà di
informazione e di critica> (articolo 48 della legge n. 69/1963 e
sentenza n. 11/1968 della Corte costituzionale), delibera allo
stato non esser luogo ad apertura di procedimento disciplinare nei
confronti dei giornalisti professionisti Zita Dazzi e Marxo Mensurati e
dispone l’archiviazione
dell’esposto. Avverso
il presente provvedimento (notificato ai controinteressati ex legge n. 241/1990) può essere
presentato (dall’interessato e dal
Procuratore generale della Repubblica) ricorso al Consiglio nazionale
dell'Ordine dei Giornalisti (Lungotevere dei Cenci 8, 00186 Roma) ai sensi
dell'articolo 60 della legge n. 69/1963 nel termine di 30 giorni dalla
notifica del provvedimento stesso e secondo le modalità fissate dagli
articoli 59, 60, e 61 del Dpr 4 febbraio 1965 n. 115. Il presidente dell’OgL-estensore-
dott. Franco Abruzzo |
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