14
Settembre 2001-
Vi
vogliamo tutti d’un pezzo |
Maurizio
Gasparri invita
alle epurazioni all'interno del Secolo d'Italia. E lo
fa dalle colonne di Libero. Il ministro delle
Comunicazioni intervistato da Barbara Romano non perde l'occasione per
segnalare al direttore del quotidiano missino che gli "spiace che
un giornalista di destra (Giorgio Torchia che gli
aveva - si dice - segnalato Carmen Lasorella, ndr) continui a scrivere
per il Secolo dopo aver raccomandato una di sinistra". Come dire:
al Secolo li vogliamo tutti d'un pezzo.
Peccato
che lo stesso Gasparri non abbia, invece, avuto nulla da ridere per il
suo ritratto apparso nel mese di luglio sul mensile Capital.
Una sviolinata di sessanta righe sessanta dove Gasparri si trasforma
quasi in un eroe. Autore Pierluigi Diaco. Particolare,
trascurabile, forse, Diaco è consulente del ministro
Gasparri. Come dire: i giornalisti li vogliamo tutti d'un pezzo.
Shampoo
7
Settembre 2001-
Il teorema di Copianet |
Il portale l’hanno
ribattezzato Copianet. Noi - giornalisti imparziali - continueremo a
chiamarlo Caltanet. Ecco chi sono i
protagonisti dell’ennesimo caso di ‘furto’ on-line.
Da un lato Punto Informatico, un sito ‘antico’ (per
anzianità e tradizione) e molto amato da chi è nel settore dell’Information
Technology. Dall’altro, il Gruppo Caltagirone con la
redazione internet (formata da 15 persone) del portale Caltanet.
Paolo De Andreis – uno dei soci di Punto: “A metà giugno se n’è
accorto l’autore, Luca Schiavoni. Cercando in rete una sua
recensione di software, dal motore di ricerca Google è venuto fuori
il sito Caltanet.
Ciccando sul link ha trovato una pagina con
le sue recensioni e da lì ha cominciato ad esplorare,
scoprendo che non era la prima e tanto meno l’unica. Nel loro
archivio abbiamo scovato una sessantina di nostre recensioni
brutalmente copiate nel giro di diversi mesi. Copiate anche in modo
molto becero, senza nessun tipo di elaborazione… perfino con gli
stessi errori di battitura!”.
Da Caltanet replicano: “Quelle recensioni le abbiamo
ottenute da un collaboratore esterno. Anche se non significa nulla
dire una cosa del genere, perché fondamentalmente è come se lo
avesse fatto la redazione. Il patatrac è successo perché non c’è
stato un controllo dei testi. La gestione non è stata attenta, ma era
piuttosto difficile capire che alcuni
pezzi erano stati presi in un certo modo.
La sezione Download (dove sono state trovate le recensioni, ndr)
era stata messa in piedi per cercare di offrire una serie di software
freeware. Poi è stata riempita di contenuti presi in maniera un po’
selvaggia dalla rete.
Accortici di questo l’abbiamo fermata ed aggiustato
il tiro. Adesso è lì, ma vivacchia proprio perché vogliamo
evitare di metterci nell’occhio del ciclone”.
Punto Informatico sostiene che non tutto è stato rimosso.
“Naturalmente noi abbiamo stampato e registrato tutto – mi dice
ancora Paolo – e, dopo aver parlato con l’avvocato, come redazione
abbiamo mandato una raccomandata, con fattura allegata. Noi
vendiamo contenuti a terzi, Caltanet li ha presi, quindi li paghi ed
iniziamo una collaborazione. Un atteggiamento conciliante,
no?”.
La risposta di Caltanet è stata che le recensioni
sono "prive del carattere di originalità e creatività,
rappresentando soltanto una mera descrizione tecnica dei prodotti
illustrati". Continua Paolo: “Tra la rabbia e le risate
abbiamo accolto la loro raccomandata di risposta per le motivazioni
assurde che vi erano contenute per giustificare il plagio sistematico,
da parte di uno dei maggiori editori
italiani. Questo l’elemento che ci ha fatto scrivere il pezzo, da
qui è nato il Teorema di Copianet”.
Così si legge nell’articolo apparso su Punto Informatico:
“Decisamente curioso, nella vicenda, che lo stesso Caltanet definisca
Punto Informatico un sito da cinque stelle, anzi cinque
"pallini", nel quale: "Spesso sono presenti delle
raccolte tematiche di software recensiti in maniera
particolareggiata". Dimenticandosi di dire che quelle raccolte
sono state copiate illecitamente per mesi proprio da Caltanet dal sito
cui attribuisce i suoi cinque importantissimi pallini”.
Più avanti, l’autore si sbizzarrisce nella formulazione del Teorema
di Copianet e del Primo e Secondo Paradosso di Copianet .
L’ironia non finisce qui. Il forum aperto in onore dell’argomento,
pullula di battutine e battutacce ai danni di Caltagirone e del suo
portale, ma ci sono anche interventi a suo favore.
Tutto sommato, ne viene fuori una discussione equilibrata e spiritosa.
Chi avesse voglia di spulciarsi gli oltre 140 messaggi sul tema,
cliccando qui
può trovare l’articolo ed il vivace forum ad esso collegato. Tra le
spiritosaggini c’è anche qualche serio commento sulla normativa che
regola (o non regola) il diritto d’autore su internet. Dal forum
emerge che anche il sito di giochi www.ludus.it
ha subito la stessa sorte: “Hanno copiato anche noi, ma poi hanno
rimosso tutto”.
Da Caltanet rispondono: “Per queste cose si rimane anche abbastanza
bollati e ci dispiace perché poi, al di là dei grandi interessi dei
gruppi, ci sono delle persone che si impegnano” e c’è ancora
posto per un’ultima nota polemica: “E’ curioso che la battaglia
sul diritto d’autore – sicuramente legittima – venga da parte di
chi ha sempre predicato un internet libero. Questo fa un po’ sorridere,
anche se la loro è una giusta richiesta.
Però, ancor prima che ci fosse una formalizzazione legale, noi già
avevamo provveduto a rimuovere tutte le irregolarità. Nel campo
legale, il linguaggio ed il tipo di strategie che adottano gli
avvocati rischiano, a volte, di essere molto lontani dalla realtà.
Noi siamo indifendibili, c’è stata una assoluta leggerezza
professionale che abbiamo cercato di tamponare il più presto
possibile. L’ufficio legale ha risposto in avvocatese e ci stupiamo
che Punto Informatico si stupisca”.
Ed ecco qui uno stralcio dei botta
e risposta presenti sul forum:
Se è lecito copiare gli articoli... perché rimuoverli?
Caltanet non ha copiato e basta, Caltanet ha rubato materiali e posto
il proprio copyright su essi.
Non solo: ha persino fornito la giustificazione inaccettabile che era
in pieno diritto di farlo perché
giudicavano il materiale da me scritto "non
originale"
> Non gridavate ai 4 venti che internet è
> libera? La libertà di opinione e di
> espressione NON DEVE avere limiti? Che uno
> può mettere ciò che vuole sul proprio
> sito!!!!
> Ma allora solo quando fa comodo eh? :-)
Ciao, come ho già risposto Caltanet non e' un portale OpenSource, ma
una impresa commerciale che guadagna con i propri inserzionisti, e
paga i propri collaboratori.
Non capisco perché io dovrei essere
l unico collaboratore, mio malgrado, di Caltanet a non essere pagato..
che dici ?
>
non li denunciate per paura di risultare
> incoerenti?
"ma
non volevamo che internet fosse liberta' di espressione? e perche' non
lasciare al Caltagirone la liberta' di esprimere la sua totale assenza
di idee?"
Pennina
7
Settembre 2001-
Voglio assumere Mata Hari |
Gentilissimo
Barbiere della Sera, come ideologa del Mo’ Basta, vorrei
ringraziarla per l’attenzione che i suoi ragazzi hanno dedicato, con
entusiasmo, al nostro “movimento”…e, senza voler approfittare
troppo della sua cortesia …avrei un’istanza da sottoporle.
Il
nostro dipartimento “Zervizi Zegreti” trovasi al momento
sprovvisto di Dirigente, e, nonostante Mata Hari abbia ferito i nostri
sentimenti (niente di serio, si sentono già molto meglio!), abbiamo
pensato di offrire alla Vostra Spia “attempatella”, ma ancora
parecchio “allegrotta” … un incarico di grande responsabilità
ed assegnarle la Direzione dei “Zervizi Zegreti “ del Mo’ Basta
– Ekkekkazz – La Casa dell’Intolleranza!
Ci
sembra che il prestigio del nome e la fama di cui gode, possa dar
lustro al nostro movimento e garantisca il buon rendimento del
dipartimento… chi altri, se non la grande e storica Mata Hari?
La
sistemazione prevista si addice ad una vera Signora, e l’atmosfera
“stupefacente” del Mo’ Basta è già risultata particolarmente
gradita alla nostra Zpia preferita.
Una
volta nostra, potremmo obbligarla a spiegarci perché nonostante si
sia difeso, senza uso di armi da fuoco, invero, il buon nome e uso
della Lingua Italiana, ella accusi noi di farne scempio e non quel
gruppo di nick analfabeti che il Sansonetti, a suo tempo, "fontificò"
( = citare come “fonte” - slang forumista) come attendibili.
Magari,
ci rivelerà le ragioni dell’accusa di abuso di nomi e persone che
abbiamo, perfino, censurato e oscurato, imponendo l’uso sostitutivo
di °° e ++ . (senza entrar nel merito del giudizio delle persone e/o
del ruolo, trattasi di posizione Anti-deriva “Mediatica”).
Infine…perché
nel furor critico ci ha voluto accomunare con il “movimento”?!
(cosa che non ci turba, ma ci stupisce!) Noi siamo un movimento, non
il "movimento".
Nell’estasi
di strabilianti atmosfere e nell’umidità dei nostri sghignazzi,
Mata Hari ha solo in parte, colto nel segno! Il segno del ghigno
beffardo ed estremo, dello sconcerto di quanti scavando, scavando…restan
basiti tra mille radici e nessun germoglio, come di pianta incapace di
rigenerarsi
Noi
siamo disponibili ad accoglierla anche come Zpia a Tempo Perso.
L’occasione
è gradita per porgere, unitamente ai più cordiali saluti, un invito:
C’è
nessuno del Barbiere della Sera che vuole unirsi a noi a Venezia, al
Gran Raduno dei Mobbastisti - Sabato 8 settembre 2001? Magari quella
ragazzina simpatica che vi porta il caffè?
Lulla -
Ideologa y Leader Maximo del Mò Basta!
7
Settembre 2001-
Profumoecdromcompresonelprezzo |
E'
tornato l'autunno, a Milano, è tornata la pioggia e sono tornate, di
conseguenza, anche le persone, quelle in carne ed ossa, intendo. che,
essendo questa una grande città ("europea, diciamo"), usano
abitualmente prendere la metropolitana per non ingolfare il
traffico (rendendo, di conseguenza, irrespirabile l'aria).
O
almeno, ci provano. Bene, la scena che si para loro davanti, ormai -
sezione libera o meglio gratuita stampa - ha i toni del grottesco. Non
fai in tempo a entrarci, in metrò, infatti, che un paio di
extracomunitari - silenziosi e gentili, mica caciaroni
e petulanti come quelli che vendono i "giornali di
strada" (Terre di mezzo, Come) - ti assalgono: insomma, trattasi
della versione new global degli strilloni dell'Ottocento, solo un po'
più timida. Uno è tutto vestito di verde e ti affibbia Metro,
quello degli svedesi (il battistrada dei giornali "usa e
getta": esordì il 30 ottobre scorso), diretto da Fabrizio
Paladini.
Stile british, grafica elegante, mille notizie in pillole, certo,
ma anche servizi firmati e un paginone centrale, insomma nientemenoche
l'inchiesta. L'altro veste di giallo - il più delle volte trattasi di
extracomunitari asiatici: filippini, cinesi, cingalesi, diversissimi
dai ciarlieri senegalesi dei giornali di strada - e ti mette in mano Leggo, sempre quotidiano, sempre gratuito, sempre
debuttante prima su piazza romana e poi milanese, solo che del gruppo
Caltagirone, diretto dall'ex Unità Giampiero Rossi.
Più semplice, Leggo, con meno servizi lunghi, ma molti pezzi utili,
anch'essi spesso firmati, ben fatti, specie in area spettacoli e
sport. Dici, è finita? Posso scendere le scale mobili indenne, un po'
di carta sotto il braccio e finalmente guadagnare l'edicola e chiedere
i miei vecchi, cari quotidiani nazionali, quelli che "hai letto
Maltese?" e "Vuoi mettere con Della Loggia?",
"Certo, però, la Spinelli...".
Macché. Neanche ci arrivi alle facce oramai sconsolate e tristi
degli edicolanti, che si sono ridotti a fare i soldi con i
mensili patinati, i fumetti per ragazzi e i
profumoecdcompresonelprezzo, che ti trovi davanti un bel contenitore
tutto colorato - di blu, stavolta, e dunque fa a meno degli strilloni,
avendo vinto la gara d'appalto per essere distribuito dentro e non
fuori le stazioni MM - che si chiama come il giornale, City,
che è sempre gratuito, ma è tutto milanese, del gruppo Rcs ed
è diretto da Lanfranco Vaccari.
E' uscito il 3 settembre scorso, appena sono rispuntati gli altri due.
City ha i servizi ridotti all'osso, le firme nemmeno compaiono e
le notizie sono tante (forse troppe?), arrivano da tutto il mondo, ma
poi - all'altezza delle previsioni del tempo - cambiano
improvvisamente registro e diventano pagine e pagine di segnalazioni,
appuntamenti, luoghi, curiosità, nomi e fatti milanesi. Insomma, come
se uno passasse da un mese alle Bahamas a un weekend all'Idroscalo
così, di colpo, senza soluzioni di continuità.
Ecco, appunto, le vacanze. Pensate cos'è era, Milano, ad agosto. I
negozi chiusi, è vero, le strade deserte, e va bene, il caldo
infernale, d'accordo, le zanzare dappertutto, il che è seccante,
però, se prendevi la metropolitana, ah, che pace, che tranquillità,
che serenità. Nemmeno uno straccio di carta sulle banchine, sui
vagoni, nessuno che ti assale e che ti vuole affibbiare tre giornali
tre - tutti gratuiti, s'intende, "che non vuole dottò?, è a
gratisse..." - nessun extracomunitario che si mette persino a
leggere, come osa?, le notizie, come se fosse uno di noi, nessun
ragazzotto che commenta i fatti del giorno come se fosse un signore di
mezz'età, nessuna casalinga di Voghera che analizza le ultime di
Berlusconi.
Soltanto affannati uomini d'affari col Sole 24 ore sotto il braccio,
professori fuori ruolo e studenti no global che stropicciano il
manifesto, signore di mezz'età che sfogliano arcigne Il Giornale,
giovani intellettuali cinefili che si bevono pagine di Repubblica,
vecchi milanesi tutti d'un pezzo che leggono educatamente il Corsera
oppure il Giorno.
Eh, signora mia, il Giorno di
una volta... Già, sta per uscire anche lui con una edizione semi
gratuita, pomeridiana e aggressiva almeno quanto gli altri, quanto
prima. Non c'è pace tra gli ulivi di un'isola deserta del
Mediterraneo, figuriamoci nel ventre di una metropoli
"europea". Altro che Farenheit 451 o Blade Runner, ci
aspettano tempi duri e cupi dove Quarto Potere più che un capolavoro
sarà una fermata. E nemmeno d'autobus, semplicemente di linea.
Gialla, rossa o verde. In attesa di altri, e violenti, colori. A costo
di far fuori l'arcobaleno.
Giovanni dalle Bande Nere
3
Settembre 2001-Bush:
"Silvio, scusa, cosa si mangia a
pranzo?" |
Dite la
verità:le immagini del G8 vi hanno proprio stufato.Ve le siete viste
2333 volte? Vero. Genova è stato l'evento mediatico più ripreso
della storia, grazie anche alle telecamerine digitali (3, 5 milioni di
lire al massimo).
Venti anni fa mamma Rai avrebbe esordito dicendo"fonti vicine al
Viminale affermano che gruppi isolati di facinorosi"...Poi è
venuta Mediaset e i giochi, in parte si sono rotti. La 7, grazie a
"Primo canale", ha dato belle immagini in diretta, poi
inspiegabilmente, si è afflosciata. Ma sono state le mini-telecamere
le vere regine dell'evento (a proposito chi dice che Bolzaneto gli
ricordava "Missing" sbaglia:rivedetevi "Z, l'orgia del
potere "e ne riparliamo).
Ma la scena che nessuno ci ha spiegato è avvenuta all'interno di
Palazzo Ducale:Bush e Berlusconi sono seduti a capo-tavola, si girano
affabili verso cameramen e fotografi.
Scambiano alcune frasi tra loro. Discutono di scudo spaziale, di fame
nel mondo, degli scontri là fuori? No.Bush chiede al Cavaliere col
tacco "che si mangia?". Però sorride sempre e al Berlusca
è questo che basta.
Ci pensa un attimo, "lunch"-sarete d'accordo richiede un
certo sforzo di traduzione, e gli risponde illustrandogli il menù...Siccome
nessuno ci fa caso (ma anche se avesse voluto scherzare non avrebbe
osato...) le immagini girano senza audio.
E tutto il mondo ha pensato:ma guarda come sono amici questi due.
Mentre fuori, per la modica cifra di 50 milioni un'architetto per
conto della "struttura di missione del governo"dialogava col
Social Forum.
Il responsabile, un diplomatico, con scarso senso del ridicolo ci fa
sapere che "doveva essere qualcuno che loro
accettassero:altrimenti avremmo dovuto farlo noi, ma non sarebbe stato
altrettanto efficace":Ragazzi, ha proprio detto
"efficace"!
Il Tenente Colombo
colombo@ilbarbieredellasera.com
31
Agosto 2001-
E "al limite", mettiamo in campo
Porcu' |
In
questi giorni a Grado, 180 giornalisti di 25 nazionalità diverse
stanno dimostrando di essere in grado di maneggiare la racchetta da tennis
con la stessa perizia con cui professionalmente trattano altre
palle.
E, italico orgoglio, la nostra nazionale è praticamente l’unica ad
assicurare che di veri giornalisti si tratti e non di professionisti
del tennis prestati all’informazione. L’esclusione di gran parte
dei nostri ‘campioni’ dalle finali del 24° Campionato Mondiale di
Tennis per Giornalisti ha avuto infatti l’incommensurabile pregio di
mettere in luce le reali finalità e le profonde motivazioni
che giustificano l’esistenza in vita dell’Ordine dei giornalisti:
garantire una professionalità almeno lavorativa, se non proprio nello
sport.
Sparare
sulla nostra nazionale di tennis è, a onor del vero, come sparare
sulla Croce Rossa. Fisici letteralmente incredibili, minati da
condizioni meteo e logistiche improponibili (40/45°, umidità del
99,9%, campi ‘battuti’ solo dal sole), sono riusciti a
sopravvivere a uno sport che a Grado ha manifestato la sua vera natura
di ‘tennis estremo’ (definizione di Marco Francalanci).
Con
l’aiuto del testa di serie Paolo Occhipinti –colui che mi
fece sognare da bambina come John Foster e a cui devo eterna
gratitudine per l’impegno con cui da anni mi aggiorna sulle vicende
della famiglia Grimaldi (di cui sono tra i principali esperti
nel mondo)- ho avuto modo di suddividere i nostri 27 rappresentanti in
tre categorie: quelli che partecipano perché in vacanza e quindi
intenzionati a divertirsi, quelli che fingono di far parte della
squadra per darsi arie coi nipotini (tipo: ‘Alla mia età gioco
ancora a tennis in un campionato mondiale’), dieci fissati
convinti di fare un campionato serio.
I
dieci in questione comprendono, sul fronte maschile, oltre a Occhipinti
e Francalanci, Mauro Moschioni, il
‘pluritrentenne’ Adalberto Minazzi, l’ottimo Carlo
Annovazzi, Gianluca Strocchi, il ‘bello e impossibile’ Giovanbattista
Olivero, l’assente Stefano Ziantoni, su quello
femminile, Marzia Dal Piai, Valentina Tezza e Claudia Fusani.
Nel corso del torneo sono comunque emerse nuove figure destinate a
rimanere imperiture nella storia del tennis giornalistico italiano,
come Alessandro Mischi (uomo valoroso che a suo tempo osò
sfidare su questo sito Mata Hari sulla mafia) e ‘al limite’
(allocuzione del presidente nazionale dell’AITJ, Silvano Tauceri) Mauro
Porcù (utilizzato ‘al limite’ e in tale veste per i doppi,
misti e non).
Ottima
anche la prestazione di Giovanni Marzini, direttore del Tg del
Friuli Venezia Giulia, che per tre ore ha tenuto testa alle bestemmie
in croato di un collega di Zagabria, salvo salutare la liberatoria
vittoria con una stretta di mano e un poderoso bestemmione nella
lingua dell’avversario.
Con il successivo doppio (in coppia con Cristiano Degano) Marzini
ha battuto ogni record di presenza in campo: sei ore consecutive.
Corre voce che alla Rai di Trieste potrebbe liberarsi pro tempore
(quello che gli servirà per riprendersi, anche uno o due anni) un
posto di direttore.
Da
segnalare, inoltre, oltre alla presenza di Mauro Caravella
(accompagnato da una consorte di rara simpatia) e di Alberto
Nuvolari (presidente di Stampa Sportiva), gli strani intrecci nei
doppi, forieri di grosse novità nel panorama dell’editoria
italiana.
Se Antonella Piperno (Panorama) s’è accompagnata, ‘al
limite’ (ovviamente), con Porcù (La Repubblica), Mischi
(Rete 4) ha fatto coppia fissa con la Fusani (La Repubblica).
Essendo presente la consorte del Mischi è chiaro che non si è
trattato di tresca sentimentale. Possibile che l’autunno ci
prospetti un riavvicinamento tra Mediaset e il Gruppo Espresso?
I due tennisti- al momento attuale hanno ancora speranze di entrare in
finale…che sia un connubio vincente?
Prima
di dare la parola a Occhipinti per una sintesi sulle
prospettive future del tennis nel giornalismo e dei giornalisti nel
tennis, concludo avvertendo i lettori che sia il direttore di Oggi che
Francalanci sono a conoscenza della vera identità di Figaro.
Il nostro ha affermato di aver giocato con entrambi. Io ho aggiunto
che li aveva battuti. La risposta di Francalanci (trent’anni
di storia del tennis con giornalisti alle spalle) è stata fulminea
come il suo palleggio: ‘Ho capito chi è…adesso devo solo
eliminare dagli elenchi dell’Ordine tutti quelli che non giocano a
tennis’.
Meno lusinghiera quella di Occhipinti: ‘Mi han battuto Francalanci,
Mosconi, l’avvocato Barilli, Livio Lombardi…ma questi due sono
pubblicisti…quindi Figaro è un pallonaro!
La Ragazza del Bar
31
Agosto 2001-
Tempo di pulizie nel gruppo Donati |
Tempo
di pulizie nel gruppo Donati. Il "grande umbro" manda a casa
Piero Meucci, direttore del Corriere di Firenze. Dopo due anni la
gestione di Meucci - che resta nel gruppo come inviato - non piace più
ad Alberto Donati: troppo spinta a sinistra, dicono le malelingue.
A
sostituire il direttore uscente è Mauro Avellini già caposervizio
del Corriere dell'Umbria. Cambiamenti anche nel cda del giornale, dove
esce di scena Arnaldo Agostini che aveva sponsorizzato la direzione di
Meucci.
Ma
le sorprese nel gruppo Donati non finiscono qui. Più traumatica
l'uscita di scena di Piero Piccioli direttore della Voce di Cremona
che, dopo appena novanta giorni, viene messo alla porta dopo una
tempestosa riunione dei soci.
Motivazione
ufficiale: chiamato ad altri impegni all'interno del gruppo.
Motivazione ufficiosa: sotto la sua guida il giornale vendeva appena
400 copie. Un fallimento. A sostituirlo Cristina Mainardi, già
vicedirettore del quotidiano, che in appena un mese di gestione -
firma il giornale dal 1 agosto - ha portato il giornale a quota 1400
copie di venduto.
Un
successo che spingerebbe il 'grande umbro' a espandersi a Piacenza. Ma
questa volta senza Piccioli.
Shampoo
29
Agosto 2001-
Cercatene un altro, baby |
Cara
Mariangela, due pagine per
descrivere un amore non corrisposto? Una cotta d'agosto? Vada come
vada provare qualcosa, anche nelle nostre redazioni sempre più
squallide, rimane una -sempre più rara-occasione.
Ma caschi male Mariangela mia.Ti dò una notizia (temo terribile per
te, splendida invece per la bottega del Barbiere): Pamparana è
diventato papà per la seconda volta, proprio pochi giorni
fa.Per questo non ti risponde:infatti non apre il portatile da un
mese:pannolini,tettarelle...tu capisci la questione. Però la tua
costanza,nel dolore di questa notizia forse a te sgradita, il Tenente
Colombo la vuole premiare:eccoti l'indirizzo che cerchi:
Andrea.Pamparana@Mediaset.it.
P.S.Come si dice col "gratta e vinci":riprova ,la prossima
volta potrai essere più fortunata... Di colleghi
"single"sono piene le redazioni...Coraggio!
Il Tenente Colombo
colombo@ilbarbieredellasera.com
29
Agosto 2001-
Il delirio corre in rete |
Il
caldo dà alla testa ai giornalisti. Non avendo niente di meglio da
fare (mancano le notizie? Fa troppo caldo per andarle a cercare?),
alcuni colleghi, stufi d’intasare con virus
le mail dei siti dedicati all’informazione, hanno deciso di
riempirli con messaggi deliranti.
Il
più squallido è partito dal Messaggero Veneto, quotidiano di
Udine, per Quotidiano.net. E la redazione di Quotidiano.net,
stomacata e preoccupata si trattasse di una speciale catena di
Sant’Antonio interna all’Ordine e ai suoi siti, ha deciso di
girarlo al Barbiere della Sera.
Tranquillizziamo tutti (e in contemporanea mettiamo in allerta chi
avesse ricevuto una mail analoga). E’ uno scherzo di pessimo gusto
che pubblichiamo con le dovute censure (ma lasciando i refusi) solo
per prendere atto del livello d’imbecillità a cui qualcuno sta
arrivando.
Ecco il testo:
“Per il direttore. Purtroppo vi arriverà un curriculum - per posta
– di tale XYZ, che ho avuto la sfortuna di avere in redazione
per circa tre mesi. In questo periodo ho avuto modo di verificare la
scarsità professionale a attidudinale (sic!) della suddetta.
Pertanto - solo per fare un favore a dei colleghi - vi invito a
cestinare il curriculum e a rivolgervi ad altre persone, in caso di
assunzioni. Nel caso vi segnalo ZYX, ragazzo volenteroso (già
professionista) e in grado di offrirvi serietà, professionalità e
pulizia. Per ogni ulteriore informazione su XYZ vi potete rivolgere
direttamente a me, YZX (segue incarico numero di telefono
diretto e numero di cellulare).
Cordialmente.
P.S.
se volete verificare la pochezza professionale di tale XYZ (da noi
ribatezzate –sic!-XYZ Mandimandi) potete leggere sul nostro sito
internet (che la suddetta dice "funziona meglio del vostro")
le povere corrispondenze della ragazzina, che oltremodo
frequenta il mondo degli extracomunitari soprattutto i venditori di accendini”.
YZX,
interpellato dal Barbiere, è letteralmente cascato dalle
nuvole. Poi, in perfetto friulan style, ha fatto capire che stava per
esplodere di rabbia e che non era propriamente il caso di farlo per
telefono, per giunta con chi gli stava dando un’informazione, se non
gradita, sicuramente utile.
Se
Mata Hari fa la spia di professione, la sottoscritta è solo
un’umile Ragazza del Bar. Potendo (ma non posso) sorvolare sul
pessimo riferimento finale agli extracomunitari, mi sono quindi posta
il problema se cestinare il tutto o scriverne.
Ho scelto la ‘seconda che ho scritto’ per un motivo
preciso. Scherzi da prete, barzellette (ed eventuali rutti) hanno già
posto in abbondanza in tanti spettacoli televisivi. Per fortuna lo
zapping ci rende liberi dal sopportarli o meno. Posti di lavoro
soprattutto nel mondo dell’informazione, al contrario, non ce ne
sono.
E siccome la mamma degli idioti è sempre incinta –e questo caso
dimostra che partorisce anche giornalisti- sia mai che qualcuno (non i
colleghi di Quotidiano.net, ovviamente) prenda seriamente l’idiozia
dell’estensore della mail! Magari allettato dall’idea di aver
evitato di aver a che fare con un’ antirazzista….
La Ragazza del Bar
13
Agosto 2001-
Il Sole24Ore oscura ilsesso24ore.it |
www.ilsesso24ore.it:
sì, avete letto bene. Non è l’afa ad appannarvi la vista. Né sono
impazziti di colpo nella redazione del più autorevole quotidiano
economico italiano. Questo sito esiste davvero (per meglio dire
esisteva) e figura intestato ad un Internet Service Provider (Medianet
s.r.l.) di Terni, la cui
principale attività è quella di gestire siti di “intrattenimento
per adulti a contenuto sessualmente esplicito” come recita la
dicitura ufficiale. Insomma, siti hard.
A Medianet dicono di averlo capito fin da subito che la cosa che tira
veramente su Internet (ma un po’ ovunque, a dire la verità) è il
sesso. E si sono attrezzati di conseguenza affiancando alla sezione
che si occupa di progettazione software, una
redazione di 25 persone che aggiorna centinaia di siti più o meno ‘caldi’.
Come nasce www.ilsesso24ore.it
? “L’idea mi è venuta perché la notte dormo poco e penso a
tematiche di argomento erotico-culturale” mi spiega Viliam
Peruzzi, uno dei soci”. Ma che ci sarà mai di culturale in un
sito porno? “Noi diamo anche consigli ed informazioni
scientifiche”. Ohibò… sono perplessa: che i siti hard fossero dei
consultori mi era sfuggito. Ma Viliam mi tranquillizza: “C’è un
sessuologo di Roma abbastanza famoso che collabora con noi in forma
anonima”. Anche gratuitamente? “No, viene retribuito con un
fisso”. Che però, come il nome del sessuologo, non può essere
assolutamente rivelato.
Vediamo come si inserisce in tutto questo Il Sole-24 Ore. Come hanno
scoperto al Sole che esisteva un loro clone a luci rosse? Tramite una serie di segnalazioni giunte al Servizio rapporti
(non sessuali) coi clienti il 29
giugno. Varie sono state le chiamate da parte di utenti che – in
maniera alquanto incomprensibile, a dire il vero – finivano sul
sesso24ore.it, invece che sul
sole24ore.com
Colpa del caldo estivo e del clima vacanziero, come suggerisce
l’avvocato Caterina Malavenda, che segue questa vicenda per
conto dello studio Corso Bovio di Milano? Poco importa, allo
studio legale del Sole tanto è bastato perché si mettesse in moto
denunciando i proprietari del sito dopo aver appurato che la home page
del sesso24ore differiva in dettagli davvero marginali da quella del sole24ore.
Viliam parla di “arroganza dei grandi” e racconta che prima
di registrare il dominio “ilsesso24ore.it” era stata inviata una
e-mail a Il Sole-24 Ore, per appurare se l’iniziativa avesse
potuto in qualche modo
infastidire la testata economica.
“Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta – continua Viliam – non
ci hanno considerato proprio”. Evidentemente adesso ci hanno
ripensato. Ed è stato presentato un esposto alla magistratura. In
seguito al quale, la procura di Terni ha disposto la chiusura
del sito, ordinandone il sequestro cautelativo.
Ora, al posto di tette e culi (e mi sono
contenuta) campeggia un’austera
scritta del Ministero dell’Interno, Dipartimento di Pubblica
Sicurezza. La linea difensiva della Medianet è che “simile non vuol
dire uguale ed in Italia le cose simili non si condannano. Internet,
poi, è un rubare continuo”.
I legali del Sole sono di diverso avviso. L’avvocato Malavenda
cita l’articolo 473 del Codice Penale, che disciplina “l’uso di
segni distintivi di opere dell’ingegno altrui”. La creatività non
ha confini per le fertili menti di Medianet che hanno registrato oltre
500 domini di carattere sessual-porno-erotico. Tra quelli con più
stretta attinenza col mondo dell’informazione (naturalmente solo nel
nome) segnaliamo www.ilsessaggero.it
e www.ilcorrieredelsesso.it.
All’interno del sesso24ore.it c’era una sezione dedicata alle
quotazioni delle migliori “signorine”. Come dire: se l’indice
Mibtel vi fa star male e i vostri fondi non sono poi un granché
potreste provare con altri fondi (schiena) per vedere se qualcosa si
risolleva… Pennina
6
Agosto 2001-
Enrico, e' questo l'amore |
L’incontro,
lo scontro, l’amore. Anzi ‘De l’incontro, de lo scontro, de
l’amore’ di Madonna Cavalcante (o Cavalcherebbe)…
Quando
Enrico Mentana, affaticato dal lavoro, è sceso dall’elicottero (sul
serio, non e’ uno scherzo), io non ero ancora entrata
prepotentemente nella sua vita. Enrico è un uomo molto bello.
E’ alto quasi come Luca Giurato (altro
premiato a Folgarida, solo 3.000 Euro e molte partite a golf): una
differenza minima, che s’aggira sui 50 centimetri, tutti messi nei
denti (Mentana ha un sorriso di 50 centimetri d’altezza in più di
Giurato).
Bellissimo, dunque, m’apparve nello splendore del suo Tecnicolor e
mi avanzai (io m’avanzo sempre, sono 45 anni che m’avanzo, ho un
sacco di cose che m’avanzano, tra cui le parole e qualcos’altra).
Gli dissi: ‘Maestro, sono la ragazza del bar’. E lui rispose
‘….?’ (sic!). Poi spiegò, con doviziosa dovizia di particolari
che avrebbe preferito trovare in Val di Sole: 1) una figa 2) più
soldi 3) Claudio Sabelli Fioretti o altri nomi noti,
potenti o eventuali. Ho fatto la mia solita figurina comunicandogli,
nel corso della cena, che per la serata avrei fatto in modo di ‘andare
a farmi donna’. Risposta secca di Mentana ‘A
Casablanca?’. Risata corale della corte.
Lo
so, l’ho provocato. Come l’ho visto l’ho aggredito chiedendogli
se aveva avvertito il Cdr della sua presenza a Folgarida. ‘Dpr? Quale Dpr?’ sembravano dire i suoi occhi, dardeggianti
sdegno.
M’evitava, senza sapere che stava già aprendo una pagina
indimenticabile della sua vita sentimentale. Nei primi giorni, in
verità, avevo lavorato per permettere ad Albino
Longhi di tornare a fare il direttore del Tg1.
Ossia mi sono candidata alla direzione pro tempore. Voi non siete
sensibili e quindi non capite
che se nessuno sostituisce Albino, Albino non può tornare a dirigere
il Tg1. Distruggere così l’idea
nietzschiana dell’eterno ritorno è una barbarie culturale che
nessun giornalista onesto potrebbe mai permettere… Albino ha capito
ed è partito da Folgarida con la lettera di dimissioni in tasca. Dal
canto mio ho preso l’impegno di restituirgli il posto a semplice
richiesta. Il Dpr sarà avvisato a ore.
Ma
torniamo a me e Enrico. L’ho stuzzicato dal palco: quando mi ha
vista sotto i riflettori chinava lo sguardo e scassava la testa per
evitare di innamorarsi. Al cocktail seguito alla premiazione ho deciso
di farlo ingelosire accompagnandomi in modo amichevole con l’onorevole
Kessler, che avevo conosciuto in altra occasione, quando era solo
un povero magistrato… oddio povero povero Kessler non è mai stato,
ma nemmeno benestante come Enrico.
E per noi, Madonne o Ragazze del bar, vale il motto ‘Guardalo bene, guardalo tutto, l’uomo senza soldi quant’è
brutto!’ (citazione da mio padre). Il fotografo di Novella 2000
(venuto apposta per riprendere gli uomini a fianco della Ragazza del
bar) fremeva.
Le radio locali mi tampinavano: ho dato l’esclusiva di
un’intervista con me a Radio Dolomiti perché quel giovane col microfono in mano mi ricordava
me, prima di essere travolta dalla celebrità. Ero circondata da
centinaia di persone con bicchieri di vino e tartine che solo per
timidezza non mi chiedevano autografi. Enrico continuava a tenermi
distante. La carne è debole e lui lo sa…(e io ne ho poca).
Vero
Enrico che lo sai? Ti ricordi, dopo il cocktail,
la spaghettata? E’ stato
lì che è cominciato tutto. Io ti ho chiesto gli autografi per mia
figlia, anzi te ne ho chiesti molti in bianco perché la ragazzina
intendeva venderli agli amici.
Me ne hai dato uno solo e per giunta su una tovaglietta di carta. In
bianco per in bianco, lo confesso, l’avrei preferito sul tuo libretto assegni… E
rimembri le grappette nella
hall dell’Hotel Luna? Ti lanciavo timidi messaggi che raccoglievi
con piglio maschio e benevolmente burbero. Mi fai impazzire quando fai
così. Calò la notte… e la notte è mistero.
Alle 14 del giorno dopo tutti (soprattutto l’autista
della tua macchina) si
chiedevano una spiegazione per le due ore di ritardo. Tacqui per
discrezione, sono gelosa custode della vita privata.
Quando ti ho visto arrivare al ristorante
ho subito capito che ormai era fatta. Non hai voluto che mi sedessi di
fronte a te e ho abbozzato, preferendoti Nino
Andreoli. La tua maschia
gelosia stava montando, anche se sai mascherare bene i sentimenti.
Tra una portata di tartufi,
funghi, salmone, filetti in crosta di
pane e un bicchiere di Gewuertz
Traminer e Marzemino siamo anche riusciti a rincorrerci per le sale, con la
scusa di evitare l’assedio del fotografo. Ma poi la foto c’è
stata, un lacoontico gruppo che contempla anche la moglie del
sindaco…
Ricorderemo
per sempre quel 4 agosto del 2001. Il primo a dichiararsi sei stato
tu, dedicandomi ‘La Montanara’. Ti ho risposto con ‘Non più andrai farfallone amoroso’, ma hai fatto finta di non
capire. Però sei passato con molta disinvoltura a ‘Va pensiero’… quando
abbiamo intonato ‘Lo
spazzacamino’ (per i profani: ‘…e dopo aver mangiato,
mangiato e ben bevuto, gli fa vedere il buco…il buco del camin…’)
i nostri occhietti brillavano
già da un paio d’ore. Amore,
Enrico, è questo l’amore.
Partì.
Non so se lo rivedrò, se avrà voglia di rivedermi. So che tra noi,
dopo quel 4 agosto, non ci sarà più acidità (io oggi, dopo un
giorno di digiuno e al quarto the, mi sento decisamente meglio…)
La Ragazza del Bar
1
Agosto 2001-
La carezza di Piero |
Leggetevi
un po' queste. Sono alcune delle lettere che periodicamente il
presidente e amministratore delegato di Ipse2000, nonche' ex
direttore generale della Rai Pierluigi Celli, invia al
personale della sua societa'. Forte questo Celli. Pare che i suoi
dipendenti si divertano un mondo quando arriva la missiva della
settimana. Giudicate voi.
Bds
Il
gusto di fare scuola
Cari
amici, una riflessione
“fuori schema” sul “Gusto di fare scuola”.
Vorrei
sottolineare un concetto che ha la possibilità di esprimersi e
prendere forma soprattutto nelle organizzazioni allo stato nascente:
ed è quello che vede nella dinamica, a volte confusa, costruzione di
una nuova entità (azienda) lo “stato di grazia” per
apprendere rapidamente e crescere non solo professionalmente.
L’arte
degli inizi è un concentrato di criticità, rischio personale,
pluralità di angoli di osservazione, curiosità indotte, incroci di
caratteri, etc., che ben difficilmente si potrà ripetere in altre
situazioni.
E’
dunque la condizione ideale per mettersi alla prova.
Ma
proprio per la ridondanza di opportunità è consigliabile non
abbandonarsi al caso. E qui interviene la necessità di avere buone guide.
Mai come negli “stati nascenti” i capi hanno la possibilità (e il
dovere) di insegnare a prendere il meglio e a non perdersi per strada.
E,
soprattutto, viene loro offerta una opportunità che si è persa
(dolorosamente) nelle aziende consolidate: quella di “fare
scuola”.
L’orgoglio
di “avere una discendenza” è uno dei punti qualificanti
della carriera manageriale, ed è anche quello a cui si abdica più
frequentemente, nella presunzione che chi è buono “verrà fuori”,
e dunque è inutile perdere tempo.
Noi
abbiamo la fortuna di avere con noi tanti giovani: sarebbe per
tutti una delusione se non cogliessimo gli eventi per dare loro una
chance; non solo in termini di carriera (che è la cosa più normale)
ma per tutto quello che
la carriera supporta. Evitando di ingrandire semplicemente delle
aspettative cui non corrisponde una preparazione adeguata.
Il
destino dei “maestri” (e, insieme, la loro presunzione segreta) è
di creare allievi migliori di sé.
Se questo porterà poi a vederli “scalpitare”, vuol dire che
abbiamo fatto quanto dovevamo…compreso il compito di preparare
quanti, prima o poi, ci sostituiranno!
Buon
lavoro.
Piero Celli
C'è
del sonno in Danimarca?
Cari
amici, settimane intense di incontri quelle che abbiamo di fronte: per
cui, calma! Non lasciatevi prendere dalla frenesia.
Per
guadagnare tempo non c’è nulla di meglio che fermarsi di tanto
in tanto e allungare i tempi.
A prendersi troppo sul serio c’è il rischio di crederci. Un pò di
autoironia non guasta.
Il
giorno 19 p.v., mentre noi ci svagheremo al kartodromo,
azionisti italiani e spagnoli si incontreranno al vertice. Buona
fortuna a noi e tanta saggezza a loro. Ne guadagnerà in ogni caso la
stabilità strategica di IPSE.
Tra
questa e la prossima settimana avranno luogo le presentazioni del Bussiness
Plan e tutti i nostri
azionisti: siate gentili con quanti incontrerete, specie con gli
sconosciuti; abbiamo bisogno che parlino bene di noi!
Ci
avviamo anche a una stretta “di lavorazione” sulla nostra “Carta
dei Valori”. Dal momento che essa rappresenterà in futuro la base
delle nostre idee e delle credenze condivise, mi aspetto che tutti
possano dire la loro con cognizione di causa. E con interesse.
Fatevi
sentire. E, a proposito: non ricevo più commenti, critiche,
suggerimenti e riflessioni. C’è forse del sonno in Danimarca?
Un
saluto a tutti!
Pier Luigi Celli
Che
sia un trasloco soft
Cari
amici,
come vi avevo annunciato si è tenuto oggi il Consiglio di
Amministrazione per la approvazione del Business Plan della Società.
E’
andato tutto come ci aspettavamo e, a nome del Consiglio, il Dott. Carraro
ha ringraziato molto calorosamente il management e tutti coloro che
hanno lavorato duramente in questi mesi per la preparazione del
documento che sarà la nostra base di lavoro per il futuro.
Dal
momento che i capi sono sempre noti, a me fa particolarmente piacere
ricordare qui la dedizione competente del dott. Lapucci e della dr.ssa
Pastore e i molti altri che col loro lavoro hanno reso possibile
questo risultato (ricordo anche l’impegno aggiuntivo richiesto ad
Andrea Faelli come “sostituto”).
Il
Budget della Società, che non ha sollevato particolari
obiezioni essendo stato armonizzato col primo anno del Business Plan
(onore al merito di Beppe Gola e della sua paziente intelligenza) sarà
formalmente varato nel prossimo Consiglio di Amministrazione, essendo
autorizzato per quelle che sono le esigenze di qui ad allora.
Avendo gli strumenti, ora possiamo…accelerare, augurandoci
che ci vengano dietro gli azionisti con tutto il loro supporto.
Vi
informo anche che si sta procedendo approfonditamente sul tema del
roaming e dello sharing delle infrastrutture di rete, e speriamo di
poter presto avere (e dare) notizie positive.
Con
il 2 di agosto si chiude la “nostra storia” a Largo Chigi. La sede
centrale, infatti, si trasferisce a Via Paisiello, 37. Troveranno
“comodo” alloggio i colleghi della stampa, delle Relazioni Esterne
e Istituzionali, parte del Legale, la Segreteria del Consiglio di
Amministrazione, la sede del Consiglio di Amministrazione, e quanti
avranno bisogno di un punto di appoggio per trattare affari in centro
(in particolare i colleghi del “Regolamentare”).
Mi
auguro che anche tutti gli altri possano in tempi rapidi (attorno al
15 agosto) cominciare a migrare nel nostro palazzo di Via Noale.
Come
in tutti i traslochi, ci sarà qualche disagio e un po’ di tensione:
siate comprensivi e collaborativi. Vedremo di stare meglio.
Fa
caldo, il lavoro è molto e i tempi stringono; innervosirsi è più
facile.
Vorrei
spezzare una lancia a favore delle nostre assistenti/segretarie:
sono incolpevoli! Cercate di farle lavorare a loro agio e di voler
loro bene. Vi
aiuteranno meglio.
Un saluto e un ringraziamento a tutti.
Piero Celli
Il
contributo di Tullia
Cari
amici, sono molto
emozionato nell’annunciarvi che oggi è nato Leonardo, il
primo bambino IPSE.
Lo
ha dato alla luce (dividendo il suo impegno con il Business Plan) il
nostro Andrea Faelli, con il contributo determinante
della signora Tullia.
Sono
convinto che questo è un avvenimento bene augurante per tutti noi,
ragione per cui tassatevi tutti per un regalo (che sia
divertente, in omaggio a uno dei nostri valori, e possibilmente
inutile per consentire al piccolo di crescere con i suoi valori).
Vi
raccomando, inoltre, di non lasciarvi prendere dall’entusiasmo
tutti insieme: scaglioniamo i prossimi figli per dar modo che
la festa sia continua (e non una tantum).
Ancora
auguri ad Andrea: siate benevolenti con le sue prossime distrazioni.
Avrà il problema del allattamento notturno, e presumibilmente dormirà
poco.
Saluti a tutti!
Piero Celli
6
luglio 2001 - l'Ansa fra trasferimenti, abbandoni e 52 cause |
Estate
torrida all' Ansa: la redazione si oppone infatti (già due le
giornate di sciopero e lo stato di agitazione) al trasferimento
d'ufficio (e punitivo) a Catanzaro e Potenza di due
redattori (uno degli esteri e uno del servizio di documentazione
elettronica DEA) che hanno
rifiutato il prepensionamento. I due colleghi in questione, che
avrebbero dovuto presentarsi nelle nuove sedi il 2 luglio, figurano al
momento in malattia.
All'
inizio i trasferimenti previsti dall' azienda erano
quattro: oltre ai due di cui sopra, ne erano previsti altri due -
poi per il momento ritirati - rispettivamente a Milano (per un
caporedattore ex responsabile della Redazione Affari Internazionali) e
a Torino (per un redattore dello Sport).
Per il Cdr, i due trasferimenti forzati costituiscono una via d'uscita
voluta dall'azienda per
mascherare l'incapacità di portare a termine il piano dei
prepensionamenti, già reso poco credibile dalla decisione
dell'Ansa di non applicarlo integralmente, ma con tre eccezioni
"ad personam". Tra prepensionamenti e dimissioni volontarie,
i giornalisti che negli ultimi
due anni hanno lasciato l'agenzia sono una sessantina.
Attualmente
l'organico è di 381 unità
contro le 382 fissate come minimo dall'accordo con il ministero e,
comunque vada a finire il piano dei prepensionamenti che si concluderà
il 30 settembre, già oggi l'Ansa è al di sotto della soglia minima
di redattori fissata all'epoca dell'accordo per la
ristrutturazione.
I giornalisti dell' Ansa non lottano soltanto in difesa del principio
che i trasferimenti vanno concordati ma anche per condizioni
di lavoro sempre più insostenibili a causa dei nuovi carichi di
lavoro che le redazioni si trovano a dover affrontare, senza alcun
rinforzo, per realizzare le nuove iniziative destinate al mercato, e
peraltro necessarie allo sviluppo dell'Agenzia. L'Ansa vive un momento
di gravi difficolta'.
Parecchi redattori (e anche redattori-capo e più su) sono
inutilizzati (qualcuno anche da anni) e sono le
52 cause (la cifra è stata fatta dal Cdr) al momento aperte per
iniziativa di giornalisti contro l'Azienda. Senza contare le molte,
qualcuna di poco sotto il miliardo, che l'Ansa ha già perso.
3
Luglio 2001 - Tg5 e Mentana. Qualcosa
e' cambiato |
Ma cosa succede al tg5? Si litiga? Ci si
insulta? Dopo 10 anni di successi travolgenti la corazzata di Mentana
sembra essere sull'orlo di una crisi di nervi. Eppure gli ascolti
vanno benissimo, il tg1 viene battuto (e a Saxa Rubra i colleghi sono,
comprensibilmente, sempre più nervosi). Verissimo funziona, il
sito internet tg5. it è frequentatissimo, Terra è andata a gonfie
vele. Mentana, nelle scorse settimane è diventato uno dei
direttori più pagati del mondo(dieci milioni di lire al giorno,
dicono molte fonti, Christiane Amanpour, regina della CNN è
ferma a sei milioni di lire al giorno …).
E allora?Allora succede che dopo dieci anni di successi e sacrifici,
turni all'alba (dalle 5 in poi, domeniche e feste comprese)e alla
notte, ferie ridotte (spesso a non più di due settimane consecutive),
di soddisfazioni professionali importanti (decine di
"buche"date ai colleghi ben più esperti della Rai) i
redattori del tg5 (una ottantina contro i 170 del tg1, con otto
corrispondenti sul territorio contro i seicento della Rai) si stanno stufando.
In febbraio hanno scoperto per caso che era nato tg5. it, il sito
internet dell'ammiraglia di Mediaset:pochi minuti dopo Mentana girava
per viale Aventino con a commissionare pezzi anche per il sito
internet. Gratis.
E scopriva che la redazione, che pure a Mentana riconosce molti
meriti, non è più "disposta a tutto". Va bene che
ci hai insegnato a lavorare, sei il migliore ecc. Però dopo dieci
anni anche il più zuccone di noi è cresciuto, lavora bene, in
fretta e non fa marchette. Quando uno si ammala, magari gli mandate
pure il medico fiscale a casa, dicono in redazione, ogni
volta per scoprire che non stiamo simulando. Costiamo poco, dicono a
viale Aventino (circa 160 milioni al giorno, stipendi inclusi) e ne
incassate un miliardo, sempre al giorno.
Mò basta. Sul no al contratto nazionale il Cdr uscente (che si
è espresso, invece, a favore) viene spedito a casa. E si elegge, per
la prima volta in dieci anni un Cdr molto forte e compatto. Alla testa
c'e' Sandro Provvisionato, vecchio cronista di Panorama ed
Europeo, già capo della cronaca del tg5(il 90% del giornale) Sandro
sta chiudendo una stagione ottima:Terra, il settimanale del tg5
curato dal vice direttore Lamberto Sposini cresce cresce
cresce.
L'azienda è felice di poter avere un programma di qualità spendendo,
al solito, tre lire. Mentana, appena sa che Sposini nella prossima
stagione si dedicherà solo al tg5, gli offre il posto di comando di
Terra. Provvisionato, ovviamente, è felice.
Gli toccheranno gli onori, oltre che gli oneri. E, in buona
fede accetta di candidarsi, dopo dieci anni di dinieghi, anche al Cdr:viene
eletto a furor di redazione. Con lui c'e' un altro
caporedattore di prim'ordine, Vito Oliva, l'uomo che si occupa
di far funzionare una macchina piccola, squattrinata ma rodatissima.
Il terzo è il vice caporedattore della redazione esteri, una squadra
piccolissima e molto efficiente, uno dei conduttori storici del tg5, Paolo
Di Mizio. Un terzetto affiatato, ai limiti della carriera (quindi
poco "condizionabile"da Azienda e direttore) e un gruppo di
fiduciari esperti e motivati.
Dopo anni troppo facili
nei quali Mentana ha interpretato un po' a modo suo diritti e doveri
del contratto nazionale di lavoro grazie anche a Cdr poco appoggiati
da una redazione troppo "giovane" la storia cambia.
Il primo a percepire qualcosa è proprio Mentana che, rinvia
continuamente l'incontro di insediamento del nuovo Cdr. Capisce che
qualcosa sta cambiando ma non capisce cosa stia succedendo. Negli
stessi giorni "passa "la notizia del suo divorzio da
Mediaset, tiene informati gli italiani su trattative con Tmc
che sembrano concludersi positivamente salvo sterzare ad un secondo
dallo schianto:resta a Mediaset, coperto d'oro, e cosa scopre?
Che la redazione del tg5, sorprendentemente, alla notizia che rimane
non brinda, non gioisce, non festeggia. Qualcosa si è rotto.
Partono le vertenze. Redattori ordinari a 3. 800. 000 al mese,
con albe e notti alle spalle, giornaliste maltrattate in diretta,
vecchi reporter gettati in un angolo, giovani cronisti sbeffeggiati, e
sempre più spesso scenate anche al personale tecnico.
Il Cdr fiuta l'aria, prepara un integrativo "cazzuto"che
parte dalla richiesta (veramente minima, ma al tg5 ogni giorno le
nozze -sapete-si fanno con "i fichi secchi") di poter aver acqua
fresca nei boccioni (quelli all'americana) tutti i giorni, su su
fino agli investimenti sulle sedi e sulla struttura produttiva che da
dieci anni "sputa sangue e mangia merda" .
Mentana si scoccia. Prima fa fuori Provvisionato, (senza neppure
avvertirlo) nominando Toni Capuozzo, il cronista che conduce
Terra, nuovo curatore al settimanale del tg5:annuncia la nomina in
riunione di redazione:invita i presenti al brindisi e quando il Cdr
gli ricorda che le nomine, in base al CNLG vanno preventivamente
comunicate al Cdr stesso lui, si offende.
Afferma addirittura che l'altro membro del Cdr ha modificato i turni
di lavoro. Si becca due esposti alla Fnsi. Ai vertici di
Mediaset sanno subito tutto e -giustamente-si allarmano:dieci anni di
pace sindacale stanno per essere interrotti? All'Azienda i conflitti
non piacciono, col Cavaliere al governo, poi, ancora meno…
Nei miliardi appena concessi, molto molto malvolentieri, a Mentana, ci
sono compresi anche bilanci molto ridotti e, specialmente, una
redazione disposta a tollerare tutto o quasi:sono quasi dieci anni che
va così, perché l'Azienda non dovrebbe credere a Mentana anche oggi?
Ma qualcosa è cambiato. Il Cdr non si fa spaventare, e la
redazione lo appoggia. Mentana si sfoga:ingrati, ce l'avete con me
:convoca i vice direttori(sette tra una cosa e l'altra, roba che
neppure in Rai immaginano…) chiede solidarietà, la ottiene tra
grandi imbarazzi.
Poi, non contento, aumenta i carichi di lavoro a Verissimo (fino a
ieri redazione periferica e molto mansueta), anche questa volta, senza
avvertire il Cdr che lo insegue ancora :"non si fa cosi', aumenta
l'organico, i soldi ci sono" gli dicono. Si avvicina il decimo
compleanno del tg5 e di questo passo Mentana rischia di brindare con
pochi intimi.
Il Tenente Colombo
3
Luglio 2001 - Dalla serie: la stampa,
cane da compagnia del potere |
Su
richiesta del Cdr del Gazzettino di Venezia pubblichiamo l'editoriale
apparso domenica scorsa sul giornale diretto da Luigi Bacialli e il
relativo comunicato del comitato di redazione.
Bds
CHI REMA CONTRO L'ITALIA DEL "FARE"
Chi conosce bene Silvio Berlusconi sa che il presidente del Consiglio
non lascia mai nulla di intentato quando si tratta di realizzare un
programma o di centrare un obiettivo. È quindi facile immaginare
quali siano l'impegno e la determinazione per onorare il famoso
contratto con gli italiani firmato prima del voto nel salotto
televisivo di Bruno Vespa.
Al di là dei provvedimenti che il governo di centrodestra ha deciso e
deciderà nei suoi primi cento giorni per rilanciare l'economia,
l'obiettivo prioritario di Berlusconi , come di qualsiasi altro
convinto liberale che creda nell'azione, è di far passare la politica
afflitta da decenni di immobilismo, dalla cultura del non fare a
quella del fare.
Le riforme berlusconiane (Tremonti-bis, riduzione degli adempimenti
fiscali e burocratici, contratti a termine ecc.) imprimeranno
sicuramente una forte spinta all'economia e con ogni probabilità
favoriranno nei prossimi anni una crescita "miracolosa". Ma
la rivoluzione del premier risulterà meno efficace se il rinnovamento
"culturale" dovesse riguardare soltanto la macchina dello
Stato.
C'è infatti, come sa bene il Cavaliere, una diffusa cultura del non
fare a ogni livello, del genere "la cucina è già chiusa".
Lasciamo perdere i massimi sistemi e stiamo con i piedi per terra. In
tutti i ristoranti del mondo la regola è che la cucina rimanga aperta
sino a quando ci siano seduti attorno ai tavoli dei bipedi che
chiedono di mangiare qualcosa.
In Italia, culla del sindacalismo, dove si sono riunite in sindacato
anche le bistecche ai ferri, e dove certe organizzazioni sindacali, se
potessero, detterebbero legge anche in materia di carta igienica,
moltissime cucine non sono ancora aperte alle 19 quando un americano o
un tedesco vorrebbero cenare; e hanno già chiuso quando un italiano
uscito da un cinema vorrebbe ordinare un primo e un secondo.
Intendiamoci. Non è solo un problema di orari e di paletti sindacali,
ma di una sindacalizzazione dei cervelli all'ammasso che, sempre in
nome e con abuso dei diritti dei lavoratori, blocca qualsiasi tipo di
iniziativa e inibisce ogni forma di naturale disponibilità o
concessione.
Probabilmente nelle fabbriche si passerà presto ad una maggiore
flessibilità, al turn-over e al part-time. Però la mentalità ancora
imperante, ed è bene che il ministro del Lavoro Maroni lo tenga
presente, è quella statalista e assistenziale cara ai
vetero-comunisti del posto garantito, del tutto è dovuto, delle ore
di lavoro previste dal contratto e nemmeno un minuto di più. La
parola d'ordine sembra essere "resistere".
E così in una gelateria del centro storico di Venezia la resistenza
è passiva e chi chiede un bicchiere d'acqua dopo le undici di sera
deve insistere a lungo. Alla fine si sente rispondere che se è
proprio necessario il personale allungherà un bicchiere di acqua di
rubinetto, perché altrimenti toccherebbe svitare il tappo di una
minerale.
Si potrebbero fare mille altri esempi; il taxista all'ultima corsa che
ti guarda indignato se gli chiedi di portarti in una via che è troppo
distante dalla sua abitazione; la commessa che chiacchiera con le
colleghe mentre i clienti aspettano; il bancario allo sportello che fa
passare davanti l'amico e poi scompare; il medico che dopo una certa
ora non risponde al telefono; il giornalista che va alla conferenza
stampa ma non intervista nessuno degli intervenuti perché lui fa solo
la routine e teorizza oggi come ai tempi del liceo "minimo sforzo
massimo rendimento".
Sono, questi, i danni prodotti da decenni di tutele e di difese
sindacali che nelle intenzioni dovevano tutelare i più deboli ma che
invece hanno aiutato i furbi e i lavativi. Sono i risultati dei colpi
di maglio che la triplice ha inferto non solo all'economia, ma a tutta
una parte di società che per anni si è sentita protetta e quindi
legittimata a defilarsi nelle aziende pubbliche e private.
Questo sindacalismo becero, ottuso, spesso arrogante, che non ha mai
avuto a cura gli interessi comuni ma il proprio tornaconto di
iscrizioni, di quote e di prebende, sta facendo la fine che merita.
Gli italiani oggi sanno distinguere un imbonitore da una persona
seria, un politico coerente e leale da un voltagabbana.Quale consenso
sperava di ottenere Sergio D'Antoni, ex paladino degli operai passato
armi e bagagli sul palco della politica assieme ad Andreotti e a Pippo
Baudo?
E quale concertazione si può sperare di ottenere con Sergio Cofferati
detto il Cinese, ma più simile a uno di quei soldati nipponici che a
guerra finita continuavano a combattere alle Midway? La trimurti
sindacale non si è ancora accorta, o forse finge di non essersene
ancora accorta, che la classe operaia, come dice Giorgio Bocca, quella
classe operaia che continuano a immaginare in perenne agitazione, è
finita.
È finita la lotta di classe proprio perché i sindacati, livellando e
standardizzando salari e professionalità, hanno abolito le differenze
e le peculiarità. Oggi in Italia solo i pensionati fanno la fame.
Molti ex operai hanno guadagnato abbastanza da far studiare i propri
figli, che ora non vogliono più fare gli operai ma gli impiegati o i
manager. E gli unici disposti a sporcarsi le mani, come è noto, sono
gli immigrati, i quali per giunta non pensano, una volta integrati,
certo al sindacato ma a una casa più grande e a una macchina più
comoda.
Tutto questo a Cofferati, rimasto ai tempi dei picchetti e degli
scioperi selvaggi, sfugge, tanto è vero che rispetto a qualsiasi
proposta del nuovo governo risponde inesorabilmente picche. Sa di
poter contare sempre meno nell'Italia pragmatica della svolta a destra
e della new-economy, ma non dispera.
Sa di aver piantato per anni assieme ad altri suoi illustri colleghi i
semi della contrapposizione fine a se stessa, della protesta,
dell'omologazione. E i germogli fanno presto a trasformarsi in querce.
Ci sono ancora purtroppo milioni di italiani convinti che la pappa è
sempre pronta e che qualcuno gliela deve servire su un piatto
d'argento, senza che si debbano affaticare.
Quelli insoddisfatti, quelli arrabbiati, per i quali ogni pretesto,
anche un vertice politico internazionale, è buono per fare cagnara,
per creare confusione, per mettere il bastone fra le ruote. Cofferati
lo sa e, da buon cinese, aspetta seduto sulla riva del fiume di vedere
passare i cadaveri dei nemici. Questa volta, però, rischia di dover
aspettare a lungo.
Luigi Bacialli
IL GAZZETTINO Comitato di Redazione Venezia, 2 luglio 2001
Cari colleghi, Abbiamo letto con un certo stupore l'articolo di fondo
firmato dal direttore Luigi Bacialli sul giornale di domenica, dal
titolo "Chi rema contro l'Italia del fare".
E' nelle legittime prerogative di un direttore prendere posizione,
anche in modo molto deciso, ed esprimere la propria opinione sulle
colonne del giornale. Ma alcuni contenuti e soprattutto il tono di
invettiva ci hanno lasciati sconcertati: ci chiediamo se sia questo il
modo di garantire l'equidistanza e il pluralismo delle opinioni che
sono patrimonio genetico di questo giornale e che erano stati ribaditi
solo pochi mesi fa dallo stesso direttore nel suo discorso di
insediamento.
Ci chiediamo inoltre se il nuovo Consiglio di amministrazione, appena
nominato, intenda mantenere il Gazzettino su una linea di imparzialità,
in rappresentanza soltanto dei lettori del Nordest e non di interessi
di fazione. Per avere risposte su questi e altri temi, il Cdr
incontrerà al più presto i nuovi vertici aziendali. Cordiali saluti
IL COMITATO DI REDAZIONE
3
Luglio 2001 - Alla fine Santoro sara' soddisfatto |
Mercoledì
4 luglio. Consiglio d’amministrazione Rai. Chi si aspetta
grandi sconvolgimenti resterà deluso. C’è una posizione
sostanzialmente di stallo con un Consiglio più che mai spaccato a metà.
Contri e Gamaleri continueranno a ripetere che
resteranno al piano nobile di viale Mazzini solo per spirito di
servizio (leggasi guardia al bidone) mentre la componente
ulivista del Cda ribadirà hic (anzi qui, come dice il cavaliere)
manebimus optime.
Antonio
Di Bella verrà
formalmente nominato direttore del Tg 3, ma una piccola anticipazione
la vecchia Mata è in grado di darvela. Finirà il tormentone
Santoro nel senso che una parte (e non insignificante) delle sue
richieste verrà accolta.
In
che misura la mia gola profonda non è stata in grado di dirmelo anche
perché ci sarà un tira e molla sino all’ultimo minuto ma una cosa
è certa: mercoledì sera Santoro e Freccero
saranno più contenti di Cappon.
Mata Hari
3
Luglio 2001 - Ciancio punta alla Calabria |
Mario
Ciancio Sanfilippo c'è
riuscito. Dopo due anni di trattative, l'ex numero uno della Fieg
e editore de La Sicilia ha conquistato la
tolda della Gazzetta del Mezzogiorno. Il quotidiano
barese saldamente tenuto dalla famiglia Gorjux.
La
strategia di Ciancio punta adesso alla Calabria: in
modo da formare un asse Catania-Reggio-Bari. Per il momento non
sono previsti cambi di direzione o interventi sulla redazione: anzi,
secondo indiscrezioni, Ciancio intende rilanciare il quotidiano
con nuovi inserti e iniziative.
Gorjux
lascia su sua richiesta la presidenza di Edisud,
l'editrice del quotidiano di via Scipione l'Africano. L'assume Giuseppe
Lobuono che già ne era consigliere d'amministrazione.
Shampoo
3
Luglio 2001 - Lo sconto del Futura |
Tempo
d'estate, tempo di sconti. Accade al gruppo Futura
dove si è deciso di dare un taglio al prezzo di copertina
dei mensili. Fitness Magazine a 3500 lire anzichè
5000. No Limits a 5000 invece di 7000 e Pc
Pratico con il mensile Internet pratico a
9000, senza rincaro di prezzo.
Shampoo
3
Luglio 2001 - Gigi non molla |
Luigi
Bacialli non
molla. La poltrona del Gazzettino è cosa sacra per
il Direttore nominato nominato lo scorso febbraio al posto di Giulio
Giustiniani. Ma Luigino Rossi, il suo
sponsor, dopo 18 anni di presidenza del cda del
quotidiano veneto, è stato messo in angolo.
La
direzione Bacialli è dunque a rischio. Secondo rumors, Bacialli
starebbe trattando l'uscita con un contratto da
editorialista. Al suo posto si fa il nome di Gianantonio
Stella, firma di punta del CorSera, e di Edoardo
Pittalis, vice di Bacialli.
Tra
di due giornalisti sembra però spuntarla Pittalis: la sua nomina
sarebbe indolore e rappresenterebbe, dopo la gestione Giustiniani e
Bacialli, il riconoscimento al lavoro di una redazione che
con questi due direttori non ha mai legato.
Shampoo
3
Luglio 2001 - On line anche il lunedi' |
.Com
in
edicola anche il lunedì. Ma per l'estate sospende il
numero del Sabato. Il quotidiano della comunicazione
diretto da Marco Barbieri si trasforma, forte
dell'attenzione e del successo delle vendite.
Ogni
lunedì sarà in edicola con un numero speciale con
"qualche caratteristica di originalità, rispetto agli altri
quattro numeri" dice il Direttore ovvero "accentuerà il suo
carattere di settimanale". E dopo l'estate .Com sarà in edicola
sei giorni su sette.
Shampoo
3
Luglio 2001 - Lorenzetto contro Bulbarelli |
Stefano
Lorenzetto,
editorialista del Giornale, bacchetta Paola
Bulbarelli del Giornale. Tutta colpa di George
Clooney. Nella sua rubrica settimanale 'Domande',
Lorenzetto, mette alla berlina il pezzo di cronaca scritto dalla
figlia dell'ex direttore della Gazzetta di Mantova.
Ecco
l'attacco del servizio della Bulbarelli: "Quant'è banale dire
che George Clooney è bello. Sì, perché in effetti è molto ma molto
di più. E' affascinante, è seducente, è incantevole, è ammaliante,
è provocante. E' persino attento ai problemi che affliggono il
mondo".
Commento
lapidario di Lorenzetto: "La piaggeria, per
esempio?". Le malelingue osservano che Lorenzetto
non teneva questa rubrica quando 'passava' i pezzi sul Giornale.
Shampoo
2
luglio 2001 - Il coprofago Luttazzi ci fa ridere |
Caro Barbiere,
ti racconto che cosa succede nella new economy a Kataweb. Ho
letto la corrispondenza del nostro collega Enrico Ferrari:
spero proprio che abbia ragione quando dice che ingoiare merda fa bene
per diventare giornalisti, noi di merda ne ingoiamo tantissima da fare
invidia anche al coprofago Luttazzi: potenzialmente siamo lanciati
verso l'Olimpo del giornalismo mondiale.
La fossa dei leoni è la redazione di kwnews, l'agenzia internet
gioiello del gruppo, dove tutti se la tirano manco fossero gli eredi
di Hemingway. E chi dissente, chi prova a fargli capire che non
sono tutti geni del giornalismo ma poveri sfigati e che nessuno li
legge, va via.
Non ci credi? Be', non voglio fare nomi, ma negli ultimi mesi ben due
colleghi con contratti a termine nella redazione di kwnews sono stati mandati
a casa senza tanti complimenti... Pensavano che fare il copia e
incolla dalle agenzie per 12 ore al giorno non è poi così
divertente.
Qualche lite, qualche discussione con la capa Manuela Righini
(ex Ansa) o con il suo vice Paolo Foschi (ex Unità). I due,
entrambi stimati professionisti, a distanza di pochi mesi l'uno
dall'altro, si sono ritrovati a casa.
Già, perchè chi non accetta di lavorare a testa bassa, due o tre
domeniche al mese comprese, è un lavativo. Non è un caso che proprio
gli iperaziendalisti capi sono stati fra i più accaniti a sostenere
che non c'era bisogno del cdr, fortunatamente eletto anche contro il
loro parere...
Inutile dire l’uso che si fa del contratto da queste parti. Vi sono
redattori inquadrati come metalmeccanici e praticanti che lavorano
come capiservizio, giornalisti professionisti che prendono ordini da
metalmeccanici, giornalisti che fanno i tecnici html o i dattilografi
o i montatori di video...
Gli stipendi sono ai minimi contrattuali con il solo bonus di
una maxi-forfettizzazione stile Thatcher da 200 mila lire al mese per
i praticanti, 300 per i redattori prima nomina, in cambio di
straordinari, notti in abbondanza e festivi senza limiti...
Il tutto mentre il buon Claudio
Giua, il direttore-fondatore (ex Tirreno), guarda senza far
sentire più di tanto la sua presenza. Tirando le somme, ingoiare
tutta questa merda serve davvero a qualcosa?
Anonimo di via di Priscilla
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di Giugno 2001
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di Maggio 2001