Comitato di redazione

Questo spazio del Barbiere della sera è a disposizione di tutti i Comitati di redazione che desiderano mettere al corrente l'intera categoria della vertenza che hanno in corso con l'editore o che desiderano discutere e scambiare opinioni su singole questioni di interesse sindacale. Se desiderate pubblicare il vostro comunicato, non avete che da inviarcelo per email.


 
12 Ottobre 2001 - Cinque anni duri

Caro Barbiere, sono Gabriele Porro, presidente della Commissione Sindacale Alg dal novembre 1996 ad oggi. Vi mando una lettera di riflessione su questa lunga attività, penso possa essere utile per il dibattito attuale sulle elezioni nella nostra categoria (io sono candidato per Nuova Informazione), ma anche, in prospettiva, per i futuri problemi di gestione in Lombarda. 

Cari colleghi, con le elezioni del 13-14-15 ottobre si conclude il mio mandato di Presidente della Commissione Sindacale dell¹Associazione Lombarda Giornalisti. Sono stati 5 anni molto duri, non è retorico dirlo, passati in primo luogo a tentare di salvare redazioni e posti di lavoro in pericolo, o almeno a ridurre gli effetti devastanti di chiusure di testate e case editrici.

Un¹attività che purtroppo, considerando le previsioni di recessione economica incombente e i probabili cali pubblicitari, sarà al centro anche del lavoro del prossimo Presidente. Ho, abbiamo, anche attraverso il lavoro dei gruppi di settore (periodici, emittenti, giornali di provincia, tecnologie, etc.) cercato di fronteggiare la crescente frammentazione sindacale e contrattuale della nostra categoria, ci siamo battuti per il rispetto dei diritti e delle norme contrattuali, abbiamo garantito, in momenti anche alti di dibattito e di intervento, il collegamento fra i diversi Cdr di piccole e grandi realtà.

E nell¹ultimo periodo abbiamo lavorato alla stesura della miglior piattaforma contrattuale prima, all¹ottenimento del miglior contratto possibile poi, in un quadro politico ed economico che andava costantemente peggiorando. E che difficilmente consentirebbe, al di là degli slogan che vongono da molti colleghi in disaccordo con noi, di firmare ora un accordo migliore.

Anzi. Come altri, impegnati in ruoli di responsabilità del sindacato, sento ovviamente questa scadenza elettorale anche come un momento di verifica del mio, del nostro operato. Una verifica indispensabile per poter valutare gli orientamenti della categoria, per capire fino in fondo cosa oggi pensano, cosa chiedono i colleghi.

Una verifica che cade in un momento in cui la libertà di informazione in questo paese è attaccata dai poteri forti, politici ed economici (Genova e il G8 sono stati illuminanti, anche per lo scatto d¹orgoglio che abbiamo dimostrato), e subisce la sottile minaccia dalla psicosi della guerra, che serpeggia in tutti noi.

 Una verifica che dovrebbe tradursi, questa è una raccomandazione che mi sento di fare, in una partecipazione il più larga e consapevole possibile al voto. Il sindacato, un sindacato unitario in grado di difendere tutti, ricchi e poveri, firme e ³peones², inviati e deskisti, dipendenti e ³precari², on-line e free lance, resta uno dei pochi strumenti collettivi che abbiamo per difendere non solo il nostro lavoro, le nostre tutele, il nostro stipendio, le nostre pensioni, ma anche la qualità di ciò che scriviamo e diciamo, i diritti dei nostri lettori e utenti.

Scegliere i colleghi che vi rappresenteranno al congresso, e per tre anni all¹Alg, è un diritto e un po¹ anche un dovere per tutti: ed è una scelta che, al di là delle liste che ognuno liberamente voterà, dovrebbe premiare programmi e idee, cose fatte e cose da fare, oltre e forse ancor prima che uomini e schieramenti.

Ma soprattutto dev¹essere una scelta approfondita, che non si ferma al primo slogan o alla prima invettiva (peggio ancora alla prima calunnia: in campagna elettorale ci sono anche quelle, e non mancano neanche stavolta), alla prima promessa, allettante ma spesso inattendibile: che il 16 ottobre sarà già svanita. 
Il Presidente della Commissione Sindacale ALG Gabriele Porro


12 Ottobre 2001 - C'e' anche Gerace

 Caro Barbiere,    nel fine settimana si vota per il 'Fondo pensionistico integrativo'.   Sono Francesco Gerace, giornalista dell'Ansa di Roma, e tramite te, vorrei far sapere a tutti che sono candidato e precisare che i giornalisti di ogni regione d'Italia mi possono votare.  

Per il 'Fondo integrativo' infatti c'e' un collegio unico nazionale, quindi dalla Valle d'Aosta alla Sicilia si puo' votare per gli stessi candidati.   Si possono dare quattro preferenze, non esiste il voto di lista.   Ho ritenuto di chiedere la tua gentile ospitalita' perche' forse -a parte qualche amico sparso- non ho altro modo per far sapere a tutti che, fra le altre, c'e' anche la mia candidatura.   

Per quanti non mi conoscono, e sono tanti, vorrei solo dire due cose di presentazione: ho 41 anni, lavoro all'Ansa di Roma, ma sono calabrese. Caposervizio alla redazione interni, per molti anni ho lavorato all' economico-sindacale occupandomi di problemi del lavoro, sindacati e pensioni. Sulle pensioni ho anche pubblicato tre libri.

Da sei anni sono componente del consiglio di amministrazione dell'Inpgi, sono stato nel cdr dell' Ansa per due volte e per un mandato anche nella giunta dell'Associazione stampa romana. In tutti questi organismi, il lavoro che ho svolto sia nel ruolo di maggioranza, sia nel ruolo di opposizione, e' sotto gli occhi di tutti.

In occasione dell'ultimo rinnovo contrattuale sono stato fra coloro che non hanno apprezzato le scelte fatte dai vertici Fnsi. A Roma ho contribuito alla fondazione di un gruppo che si chiama 'Puntoeacapo', di cui fanno parte giornalisti di diverso orientamento culturale e politico.  

Per il 'Fondo integrativo' con gli amici di Puntoeacapo abbiamo costituito una alleanza con il gruppo milanese di Quarto Potere.    

Oltre al mio dunque ci sono altri tre nomi che, a parte Lombardia e Lazio, probabilmente sono sconosciuti alla maggior parte dei colleghi italiani. Per questo caro Barbiere ti chiedo ospitalita'.

Questi i quattro nomi che in ogni regione si possono votare:  - FRANCESCO GERACE  (ANSA, Roma) - MARCELLA CIARNELLI (UNITA', Roma) - GIULIANO CAZZOLA (PUBBLICISTA, Bologna) - EDMONDO RHO (PANORAMA, Milano)   Grazie e cordiali saluti Francesco Gerace


12 Ottobre 2001 - Siamo struzzi o caporali?

 NEL VOTO NON SIAMO STRUZZI

di Romano Bartoloni (non sono in corsa ma non dimentico e resto in prima linea)

Chi va alle urne in questi giorni per scegliere la futura classe dirigente del sindacato dei giornalisti, non può far finta di nulla, non può votare mettendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi! La prima pesante e clamorosa sconfitta contrattuale nella storia del sindacato del giornalismo sta sconvolgendo la vita delle redazioni e moltiplicando il mondo del precariato. Le responsabilità dell'accaduto sono chiare e precise ed è bene ricordare che hanno nome e cognome: la segreteria e la Giunta della Fnsi. I fatti pesano come mattoni sulla scheda elettorale.

Dopo 18 mesi di duro braccio di ferro e con il tradimento finale dei vertici federali, che hanno fatto orecchie da mercante alla corale richiesta di referendum, Fieg e Fnsi hanno tenuto a battesimo l’identità del giornalista flessibile e sinergico, cogliendo l’uno e subendo l’altro il vento del clima politico ed economico sensibile al soffio della flessibilità e del ridimensionamento dello Stato sociale.

Questa la rivoluzione copernicana che prospetta un avvenire di sempre più free-lance, come peraltro è la fotografia di altri Paesi che, per la verità, hanno sempre guardato con ammirazione ai nostri patti sindacali. Contratti a termine con criteri indiscriminati; ingresso contra legem del lavoro in affitto nell’attività intellettuale; mano libera dell’azienda nelle redazioni legando i giornalisti a più tavoli nelle multimediali e nelle imprese controllate anche ad indirizzo editoriale diverso; mansioni e incarichi a tempo; retrocessione in serie b del giornalista online (sottopagato); certificazione della precarietà per i free-lance; codice di disciplina come arma di ricatto aziendale.

La deludente conclusione del negoziato è figlia dell’estrema debolezza contrattuale di un mestiere inflazionato, della decadenza professionale, dell'arrendevolezza della Fnsi al sistema partitocratico e delle lobby economiche, della crescente sudditanza alla protervia aziendale, dall’invadenza della comunicazione pubblica e privata (i poteri) senza garanzia di neutralità, imparzialità e obiettività.

Nel disperato tentativo di restare a galla per non perdere i resti di un sempre più effimero quarto potere, si sono invocate regole di autocastrazione (a cominciare dalle norme liberticide della par condicio, ai condizionamenti di una malintesa normativa sulla privacy passando per i vari codici dell’informazione), invece di battersi alla morte per rafforzare il diritto-dovere di cronaca e di critica, l’autonomia di giudizio, il pluralismo delle voci.

Gli editori si stropicciano le mani soddisfatti anche per aver incassato quattrini e agevolazioni dalla nuova legge sull’editoria in contemporanea con la felice (per loro) conclusione del contratto. Nell'illustrare la favorevole congiuntura, il direttore della Fieg, Sebastiano Sortino, ha tirato le somme: ‘abbiamo aumentato il numero dei giornalisti, ridotto quello dei poligrafici e aumentato gli investimenti’.

Bella scoperta! E' cresciuto il lavoro nero e sottopagato a discapito della professionalità e della qualità dell'informazione, portando, con l'omertà dei capi della Fnsi, acqua al mulino di quanti hanno voglia di sbarazzarsi della fastidiosa interferenza del giornalisti ficcanaso, mal sopportano gli stessi diritti costituzionali dei cittadini a un'informazione senza veli e senza bavagli, rifiutano la trasparenza della vita pubblica e il controllo critico dei poteri.
Romano Bartoloni

11 Ottobre 2001 - Sono Maria Grazia e non ho mai scritto al Barbiere

Sono Mariagrazia Molinari. Non ho mai scritto una sola riga al Barbiere perchè non mi piacciono le lettere anonime.

Questa volta, eccezionalmente, intervengo, non in quanto Presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, ma come capolista di Stampa Democratica. Una corrente sindacale fondata più di 20 anni fa da alcuni di noi con Walter Tobagi. Corrente che oggi si presenta ai colleghi per il Congresso della FNSI con una squadra di 55 candidati, tutti qualificati e professionali.

Ognuno ha un nome, un cognome, un volto e una storia.

Vittorio Feltri è Vittorio Feltri. Ariel Feltri è un noto giornalista sportivo che, a differenza del primo, è iscritto al nostro sindacato, crede nella sua azione e vuole rafforzarla. Ecco perchè figura tra coloro che si propongono come delegati della categoria.

Peccato che un nome, un cognome e, chissà, anche un volto e una storia facciano difetto al Giovane collega curioso. Il quale avrebbe potuto benissimo sciogliere i suoi dubbi se mi avesse cercata: sono tra le persone più reperibili di questo Paese. Mi limito, per ora, ad augurargli di crescere in fretta; e di trovare, prima o poi, il coraggio di firmarsi. 

NOTA: leggere, per credere, ecco i candidati di STAMPA DEMOCRATICA 2001

1. MOLINARI Mariagrazia

2. MESSINA David, pres. giornalisti sportivi Lombardia

3. NEGRI Giovanni, RCS, Commiss. Contratto

4. VOLPATI Marco, consigliere INPGI

5. BARDELLI Graziella, RAI

6. BENZI Stefano, Eurosport, free lance

7. BIANCHI Riccardo, cdr La Provincia, Como

8. BOCCHI Mabel, free lance

9. BORGOMANERI Massimo, cdr Universo

10. BRACALINI Romano, RAI

11. BRANDI Rosi, La Prealpina

12. CAPONE Antonello, Gazzetta dello Sport

13. CAPUOZZO Toni, inviato TG5

14. CHIODI Cristina, Gruner und Jahr

15. CIVOLI Marco, RAI TG Sport

16. DE GRADA Raffaele, critico d'arte

17. D'AMICO Paola, Il Giorno, consulta Casagit

18. DOLOCETTI Flavio, consigliere INPGI

19. FELTRI Ariel Daniele, cronista sportivo

20. FESLIKENIAN Franca, free lance

21. FILIPPINI Maria Antonietta (Toni), cdr La Gazzetta di MV

22. GERON Gastone, critico teatrale, proboviro ALG

23. GIBELLI Maria Grazia, free lance

24. GIULIANI Gianfranco, La Prealpina

25. GOLINO Elena, RAI TG3 Lombardia

26. GRASSI Antonio, cdr La Provincia di Cremona

27. GRASSIA Filippo, pres. Unione Stampa Sportiva

28. LANDRESI Augusto, free lance

29. LONGHI Bruno, Mediaset- telecronista sportivo

30. LORELLI Stefano, corrispondente RAI

31. MAGOSSO Renzo, Hachette Rusconi- Gente

32. MARZOLLA Susanna, fiduciario La Stampa

33. MASSARO Marino, Il SOLE 24 Ore

34. MIRANI Enrico, crd Il Giornale di Brescia

35. MORANDINI Daria, cdr Hachette-Rusconi

36. MULASSANO Laura, free lance, segr. NEOS

37. MUSCAU Costantino, inviato Corriere della Sera

38. ORDINE Francesco, Il Giornale, red. sport

39. PELLAI Paola, La Padania, red. sport

40. PERUCCHINI Paolo, cdr l'Eco di Bergamo

41. PETRONIO Diletta, Mediaset TG4

42. PINA Claudio, Selezione dal Reader's Digest

43. PIROVANO Giuseppe, RAI

44. REZOALLI Roberta, La Provincia Pavese

45. ROSA Elisabetta, fiduciario Universo

46. ROSSANI Ottavio, inviato Corriere della Sera

47. ROSSI Giovanni, cdr Il Giorno

48. SANSONETTI Vincenzo, RCS-Oggi

49. SBROLLI Flavia, Telelombardia

50. SCARINZI Claudio, red sind, ANSA

51. SERANTONI Ildebrando, L'Eco di Bergamo, red. sport

52. SILVESTRI Nicola, uff stampa Consiglio Regionale

53. VIGEVANO Luigi, consigliere ALG

54. VISMARA Luigi, già inviato Il Giorno

55. VITELLO Carlo, fotoreporter AGI 

Mariagrazia Molinari
11 Ottobre 2001 - Programma e candidati di Nuova Informazione

Cari amici del Barbiere in vista delle scadenze elettorali vi allego il programma  e le liste di NUOVA INFORMAZIONE per il CONGRESSO,  il  RINNOVO DELLA LOMBARDA  e le NOMINE DEI RAPPRESENTANTI DEI GIORNALISTI NEL  "FONDO DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE".
Grazie Aldo Maggioni (portavoce di Nuova informazione)

XXIII Congresso e rinnovo cariche lombarda Programma di NUOVA INFORMAZIONE/GRUPPO DI FIESOLE

UN SINDACATO UNITO, UNA PROFESSIONE LIBERA PIU'GARANZIE PER TUTTI

Nuova Informazione/gruppo di Fiesole chiede ai colleghi di sostenere col
voto la "realistica utopia" del suo progetto di sindacato unitario,
solidale, forte e responsabile. Solo un sindacato così può difendere
l'autonomia dei giornalisti. E solo un giornalismo libero da ogni potere
può garantire informazione indipendente, media autorevoli e difesa degli
spazi democratici. Anche recentemente i giornalisti italiani hanno
dimostrato l'orgoglio di saper fare il proprio dovere, di "non nascondere
nulla", pur in situazioni difficili come al G8 di Genova. Ma chi sente che
questi argomenti lo riguardano quotidianamente sa anche che sono beni
essenziali e quanto sono in pericolo. Ancor più ora in uno scenario di
guerra. Su questi valori Nuova Informazione/gruppo di Fiesole fonda il suo
programma:

* Rappresentanza. Il progetto nato nei seminari di Fiesole e
tenacemente attuato da Nuova Informazione ha portato in questi anni a
riformare il sindacato e a conquistare rappresentanza anche presso
l'emittenza locale, i nuovi media e i liberi professionisti, a estendere
agli autonomi la tutela previdenziale e la cassa malattie, a conquistare la
pensione  complementare, a battersi contro il mobbing e per le pari
opportunità,  a portare l'Fnsi a prendere sempre posizione per l'autonomia
professionale anche nel silenzio della vecchia gestione dell'Ordine
nazionale.

* Applicazione ed evoluzione del contratto. Lo scenario del
rinnovo contrattuale è stato caratterizzato da pesanti tentativi, in parte
riusciti, di deregolamentare il mondo del lavoro. Ciò nonostante abbiamo
conquistato, contro una classe editoriale già arrogante di suo, un
contratto nazionale giornalistico migliorativo ed ancora una volta unico
(con immutati, tra l'altro, scatti d'anzianità e garanzie), che include i
colleghi free lance e dell'on line, e ch'è provvisto di clausole sulle
assunzioni a termine più restrittive di quelle poi imposte dalla legge
italiana. Un contratto nazionale che ha conquistato molto e spremuto il
massimo ottenibile. Piegando anche a proprio favore le richieste di
flessibilità, dalle opportunità d'inviato (per i "forzati del desk", senza
toccare gli "inviatini") al part time contrattabile. E se alcuni punti
hanno provocato giudizi contrastanti fra i colleghi di Nuova Informazione,
questo confronto tra noi si è già tradotto in un comune impegno per la
miglior applicazione possibile, per il varo di nuove regole di
consultazione interna (anche referendaria), per l'offerta permanente di
formazione ai quadri sindacali e di servizi specialistici ai singoli. Per i
free lance, per i colleghi di siti e portali, per quelli dell'emittenza
locale, per chi lavora negli uffici stampa siamo solo agli inizi: era
indispensabile conquistarli alla visibilità contrattuale e lo abbiamo
fatto, ora va conquistata per loro e con loro la pari dignità contrattuale.

* Unità sindacale. Nuova informazione/gruppo di Fiesole
propone la ricchezza della sua complessità, che vede colleghi democratici
di diverse formazioni culturali e politiche impegnarsi assieme perché tutti
i giornalismi abbiano uguali diritti. Uniti per un sindacato unito. Ma la
pur auspicabile unità sindacale, sulla base di obiettivi comuni, è
lapalissianamente attuabile solo con chi ci sta. Come dimostra la storia
degli ultimi quattro anni, nei quali una responsabile gestione condivisa è
stata possibile, pur con differenze e fatiche, a livello nazionale
nell'Fnsi (fra l'altro contribuendo a sconfiggere l'assalto degli editori
all'autonomia dell'Inpgi), mentre è stata rozzamente respinta in Lombardia
a tutte spese dell'efficienza sindacale. Bisogna proseguire e raggiungere
il coordinamento con tutti gli enti che si occupano della categoria: Inpgi,
Casagit, Fondo pensione e Ordine.

* Vota Nuova informazione/gruppo di Fiesole per tutto
questo, ma anche contro le vecchie spaccature e i nuovi trasformismi che
indeboliscono la categoria e rafforzano gli editori .

NUOVA INFORMAZIONE/GRUPPO DI FIESOLE
I NOSTRI CANDIDATI (LISTA PROFESSIONALI)
PER IL XXIII CONGRESSO DELLA FNSI

1. Ambrosi Bruno - consigliere Ordine Lombardia, presidente Scuola giornalismo
2. Aspesi Natalia - La Repubblica, inviata speciale
3. Barbacetto Gianni - Il Diario, inviato, già probiviro Alg
4. Berni Ivan - La Repubblica, consigliere  Fnsi
5. Besana Guido - Mediaset, portavoce coordinamento Cdr
6. Bianchi Enzo - Tg4, già CdR e coordinatore Mediaset
7. Bollani Pierpaolo - Il Mondo, consigliere Ordine nazionale e Fnsi
8. Caldirola Antonella - Io Donna, fiduciaria, Comm. Tecnologie
9. Calzolari Maurizio - Mondadori, CdR; CdA Inpgi
10. Ceccato Giuseppe - Weekend; Cdr Quadratum
11. Colombo Ettore - red. Polix..it; "Inviato di Pace"
12. Consani Alberto Mario - Il Giorno, già CdR
13. Cosi Marina - precaria Rai; vicesegr. Fnsi
14. Di Benedetto Claudio - cs sport Videonews; CdR
15. Eschenazi Gabriele -Insieme; Cdr Rcs; comm. contratto
16. Fiengo Raffaele - Corriere della Sera, CdR; cons.Fnsi
17. Filippini Alessandro (Sandro) -  Gazzetta d. Sport , CdR
18. Garlando Luigi - Gazzetta dello Sport, inviato
19. Gonzales Letizia - consigliere segr Ordine Lombardia
20. Iselli Giuseppe (Ino) - esecutivo naz. Unione pensionati
21. Leone Andrea - Mondadori, CdR; presid. Casagit
22. Letizia  Marco - Corriere della Sera; delegato Corriere.it
23. Losa Maurizio -  vicecapored. Tg3 Lombardia
24. Macelloni Marina - cs Radiocor; consigliere Inpgi
25. Mancuso Alessandra - Tg1 Rai; consigliere Fnsi
26. Mazzei Marco - Mondadori.com; Dipartim. online Fnsi
27. Mazzoni Bianca - fiduciaria Casagit Lombardia
28. Merli Irene - Vera; coord. Periodici Comm. sindac. Alg
29. Moro Giovanni - Gulliver; fiduciario Darp
30. Nava Massimo - Corriere della Sera; corrispondente Parigi
31. Oppo Maria Novella - corsivista Unità; probiviro Alg
32. Paffumi Saverio - free lance; Direttivo Alg
33. Paggi Vera - precaria Rai; consigliera Inpgi 2
34. Porro Gabriele - Repubblica "D", pres. Comm. sindacale Alg
35. Quaglino Marzio - Tg3 red. Economia; già cons. Ordine naz.
36. Rastelli Paolo - Corriere della Sera; CdR
37. Reali Vittorio - Consulta lombarda Casagit
38. Scaramucci Piero - dir. Radiopopolare; già consigliere Fnsi
39. Urbano Michele - free lance, tesoriere Ordine nazionale
40. Zappia Agostino - Rai; Commissione par. Usigrai

NUOVA INFORMAZIONE/GRUPPO DI FIESOLE
I NOSTRI CANDIDATI PER LE ELEZIONI
DELL' Associazione lombarda dei giornalisti

consiglio direttivo - Candidati PROFESSIONALI
1. Berbenni Stefania - Panorama; Comm. contratto; già esecutivo Ame
2. Besana Guido - Mediaset; portavoce coord.Cdr
3. Calzolari Maurizio - Mondadori, CdR; CdA Inpgi
4. Ceccato Giuseppe - Week End, CdR Quadratum
5. Colombo Ettore - red. Polix.it; "Inviato di pace"
6. Consani Alberto Mario - il Giorno, già CdR
7. Cosi Marina - precaria Rai; vicesegr. Fnsi
8. Detotto Francesca - Anna; CdR Rcs; CdA Inpgi
9. Faccinetto Angelo - Unità, già CdR
10. Filippini Alessandro (Sandro) - Gazzetta dello Sport, CdR
11. Incardona Laura - Glamour; CdR Condè Nast
12. Maggioni Aldo - RcS Periodici; cons Direttivo Alg
13. Marzio Aniello A. (Antonello) - precario Rai sport
14. Mazzei Marco - Mondadori.com, Dip. online Fnsi
15. Merli Irene - Vera; coord. Periodici Comm.sindacale Alg
16. Moro Giovanni - Gulliver; CdR Darp
17. Porro Gabriele - Repubblica D; pres. Comm. sindacale Alg
18. Paffumi Saverio -  free lance; Direttivo Alg
19. QuerzÉ Rita - Corriere della Sera, fiduc. Corriere Lavoro
20. Scalettari Luciano - Famiglia Cristiana; CdR.

Collegio dei sindaci - Candidati PROFESSIONALI
1. Borta Aldo - freelance; già sindaco Ordine Lombardia
2. Favalli Maurizio - Costruire; già fiduciario Segesta

Collegio dei probiviri -  Candidati PROFESSIONALI
1. Eschenazi Gabriele - Insieme; CdR Rcs; Comm. contratto
2. Mangiagalli Mario - capored. Headline; Comm. contratto
3. Oppo Maria Novella - corsivista Unità; probiviro Alg
4. Strambaci Fernando (Nando) - ex segr. Unione giornalisti auto

consiglio direttivo - Candidati COLLABORATORI
1. Basilico Gabriele - fotografo freelance
2. Caratti Dario - telecineoperatore freelance
3. Falabrino Gian Luigi - opinionista; docente Scuola giornalismo


NUOVA INFORMAZIONE/GRUPPO DI FIESOLE I NOSTRI CANDIDATI PER IL "FONDO DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE"

MARINA COSI
PIERLUIGI FRANZ
GIOVANNI ROSSI


11 Ottobre 2001 - Rilutto ma intervengo

Caro Figaro, alla fine anche la mia riluttanza agli interventi pubblici si fa da parte. Ti invio in allegato un intervento sindacal/elettorale perche' e' evidente che siete al momento l'unico canale accessibile a tutti i colleghi. Sottoscrivo in pieno le vostre sollecitazioni ad affrontare il "nodo" informativo del sindacato.
Grazie per l'ospitalita', 
Alessandra Mancuso

Emittenza locale. A parlarne, di solito viene il maldipancia. Anni di maldipancia: l’applicazione ai colleghi delle radio e delle  tv locali di un contratto non giornalistico firmato dai loro editori (Frt in testa) con i sindacati confederali, in Fnsi creava imbarazzi e rimozioni. Come rimontare anni di assenza del sindacato dei giornalisti? Sarebbe stato più facile fare come le scimmie, continuare a far finta di niente. Rinunciare a rappresentare quei colleghi. Lasciarli in balia del mercato (nero, ovviamente). E la piccola pattuglia di quelli in regola, cui veniva applicato il nostro contratto nazionale Fieg-Fnsi, - giornalisti bravi, navigati, e dalla produttività a volte mostruosa  - non avrebbe rischiato nulla. Se non il licenziamento, il ricatto e l’arbitrio. Sarebbero stati anche, ovviamente, una riserva indiana a ricambio zero.

Quanto più facile sarebbe stato, per chi fa sindacato e misura i suoi consensi, restare fermi!

La storia e’ conosciuta: si e’ fatta una trattativa, lunga, tignosa. Senza eserciti dietro, tra lo scetticismo generale. Scettici, per primi, gli stessi colleghi di radio e tv: “che il sindacato si dia da fare e si sbrighi, se ci riesce!”.

Come se fosse bastato sedersi a discutere con Aer, Anti, Corallo…padroni e padroncini dell’emittenza, divisi tra loro e taluni con una concezione davvero arcaica delle relazioni sindacali, per ottenere il riconoscimento del contratto nazionale di lavoro giornalistico, magari in quattro e quattr’otto. Cosi’ non e’ andata, ovviamente. Eppure, e’ vero, potevamo ancora fermarci. In quel momento in tanti l’avrebbero preferito. E avremmo tirato a campare.

Abbiamo sbagliato a tirare avanti e concludere? Una cosa l’abbiamo sbagliata: non abbiamo coinvolto la riserva indiana e ora ce lo rinfacciano. Deficit di democrazia!

Fosse solo esistito, il sindacato, nelle emittenti! Ma quali permessi sindacali…riunioni serali, e sai che voglia! Sempre più sparuti, nel tempo, i colleghi che ancora venivano alle riunioni. Si’, perché di tempo ce n’e’ voluto tanto per fare quella trattativa.

Fossi stata all’Associazione Lombarda dei giornalisti, assieme ai colleghi che portavano avanti quella battaglia, certo, sarebbe stato diverso. Qualcosa avremmo fatto, l’informazione di sicuro non sarebbe mancata, ne’ il confronto.

Già, ma chi le sa queste cose? Il sindacato, che e’? chi lo conosce?, e’ la stessa cosa, tutto uguale…Fnsi, Lombarda. Poco importa che per cinque anni i giornalisti eletti di Nuova Informazione all’Associazione lombarda dei giornalisti – pari per quantità di voti a quelli di Stampa democratica -  siano stati estromessi da tutto. Distinguiamo le responsabilità. A Milano a governare la Lombarda, c’era una collega che “tanto peggio, tanto meglio”, un ‘signor no’, o che comunque non ci credeva, non ci ha mai creduto a questa storia dell’emittenza sin dall’inizio. Avesse di contro, la Molinari, tentato – almeno – di portare una presenza del sindacato in quelle radio, in quelle tv. Nulla, le sabbie mobili.

Si parla e’ ovvio, di poche decine di colleghi in Lombardia, i più esposti, i meno tutelati. Nelle tutele già, di fatto, di serie B. Anche meno conflittuali, pero’, rispetto per esempio al Veneto: in Lombardia ricordo l’unico che fece causa, Danilo Mangano. Non a caso ha cambiato genere.

Comunque, il problema della consultazione dei colleghi dell’emittenza va affrontato, tanto più adesso che il contratto tra la Fnsi e le associazioni dell’emittenza (Aer-Anti, Corallo) deve essere applicato . Bello o brutto che sia, avere apposto una firma può diventare elemento di accelerazione. A patto, naturalmente, che il sindacato territoriale ridiventi un punto di riferimento. Che vada a parlare con i colleghi delle radio e delle tv, vada a conoscerli e a coinvolgerli. Un po’ anche a stanarli.

Adesso e’ in corso il bilancio di questi primi mesi di applicazione del contratto Fnsi/Aer. Non siamo contenti. Il numero delle nuove assunzioni se appare realistico in alcune, piccole, regioni, e’ assolutamente inadeguato alla realtà delle grandi come la Lombardia, e’ nullo in altre ancora come la Campania. Dove il sindacato territoriale si e’ impegnato i risultati sono stati migliori. E tuttavia complessivamente il risultato non corrisponde agli impegni assunti da Aer. E c’e’ persino di peggio nelle furbizie di tanti editori a cambiare le carte in tavola vessando chi il contratto “pieno” ha il diritto di tenerselo, intonso, dopo anni di onorato servizio, sottopagato.

Sento levarsi ululati di bhuuuu….Ma non ci sto: il viottolo stretto andava, va, percorso e l’ineluttabilità della scelta e’ apparsa chiara ai più in un’animata e sofferta seduta del Consiglio nazionale.

 “Ci avete relegati alla serie B con un contratto differenziato”, e’ l’accusa. No, abbiamo cominciato a costruire una casa, come si fa sempre, dai primi mattoni. Ripeto: non bastava schioccare le dita per avere una miracolosa estensione del contratto nazionale Fieg/Fnsi ‘tal quale’ al fiume dei colleghi senza-contratto. Lo sciopero era un’arma spuntata nella miriade di piccole emittenti locali.

 I colleghi più anziani vanno difesi? Certo che si’, per ottenere il rispetto dei diritti acquisiti e anche le nuove assunzioni promesse. Lo si deve fare insieme pero’. Non il sindacato da solo, dall’alto, ma anche i colleghi delle radio e delle tv, nel loro quotidiano. Per una questione di solidarietà: perché non e’ giusto, per nessuno, tenersi strette le proprie garanzie e “chissenefrega se il mio collega non ha il contratto”. E perché i propri diritti bisogna imparare a difenderli anche da soli e chiamandolo il sindacato.

E’ questa  la vera storia dell’emittenza locale. Ma questa e’ anche una scommessa che va raccolta, i giornalisti delle radio e delle tv locali assieme con il sindacato, che non e’ un’accolita di mandarini. E’ un’insieme di colleghi che crede in quello che fa, che sbaglia naturalmente, ma che cerca sempre di guardare agli interessi generali. Noi siamo pronti ad assumerci la piena difesa dei giornalisti delle emittenti e a contrastare con loro i propri editori. Siamo pronti al conflitto. E voi, giornalisti delle radio e delle tv locali? 

Alessandra Mancuso, consigliere nazionale Fnsi uscente e candidata con Nuova Informazione al XXIV Congresso Fnsi
11 Ottobre 2001 - Sindacato di base

Caro Barbiere, ecco candidati e programma della lista "Sindacato di base" per il rinnovo della Lombarda e della Fnsi.  Un piccolo gruppo di giornalisti impegnati a lavorare sul concreto, in difesa delle realtà più deboli e dimenticate, lasciando piena autonomia decisionale a tutti i suoi aderenti. Senza condizionamenti di potere, senza padroni e padrini.
E proprio per questo senza grandi mezzi per far conoscere le nostre proposte. Confidiamo nel tuo battage e alleghiamo file di Word. Grazie
Vito Tartamella

VOTA IL SINDACATO DI BASE!

Contro il Far West nell'editoria

Contro le lotte intestine che lacerano la Fnsi

Per un sindacato più vicino a tutti

 Siamo un gruppo di colleghi convinti che il  sindacato debba essere sempre più al servizio di tutti. Senza distinzioni tra giornalisti di serie A e di serie B, senza i soliti schieramenti politici precostituiti.

   Per questo siamo particolarmente impegnati nei settori che, sino ad ora, sono stati lasciati ai margini: redattori di piccoli giornali, radio, on line e  service, giornalisti del lavoro autonomo, fotogiornalisti e  grafici.

   Vorremmo continuare a lavorare con più forza per un sindacato più presente e, parallelamente, in difesa del diritto dei lettori ad un'informazione corretta.

   Senza "padroni e padrini" e contro le lotte di potere tra i gruppi dominanti che da anni stanno paralizzando  l'attività sindacale di base, allontanando troppi colleghi dal sindacato.

   Lasciamo ad  altri le solite e  facili promesse elettorali. Non ci interessano le "seggiole e poltrone"  in gioco in queste elezioni. Vogliamo  invece fortemente  essere presenti per garantire  ai colleghi che rappresentiamo più possibilità di difesa dei loro sacrosanti diritti.

Una missione possibile, se anche tu , col tuo voto, ci darai una mano.

COSA VOGLIAMO

·         Dare voce a tutti i settori del giornalismo, mediante un  Contratto quadro uguale per tutti ma al tempo stesso attento alle specificità di ogni settore (on line, radio, tv)

·         Regole e tariffe minime inderogabili per dare più dignità di rapporto ai colleghi del lavoro autonomo (liberi professionisti e collaboratori) e in difesa dei posti di lavoro degli assunti

·         Lottare contro il precariato dilagante nelle redazioni

·         Una riforma del sindacato che garantisca una maggiore democrazia: modificare lo statuto in modo da consentire referendum interni alla categoria

·         Una struttura di servizio efficiente e capillare nelle sedi regionali del sindacato, per assicurare aggiornamenti e consulenze agli iscritti, anche attraverso Internet

·         Garantire a giornalisti e ai Cdr un'aggiornata formazione permanente sui problemi della categoria, sulle leggi e sulle tecnologie

·         Difendere l'autonomia e la dignità dei giornalisti dagli assalti degli editori e del marketing

·         Creare un coordinamento regionale dei Cdr dei quotidiani locali e di altre testate.

 I CANDIDATI

·         CROSTI Michelino membro uscente del Consiglio nazionale Fnsi -  "Radio popolare"

·         POZZI Paolo - consigliere uscente Direttivo Alg e membro Commissione nazionale contratto - "Punto com"

·        VERGANI Amedeo - presidente fotogiornalisti Alg e membro della Commissione nazionale contratto

·         COLOMBO Pierfilippo - Radio Lombardia

·         FIORENTINI Roberto - La Nuova Cronaca di Cremona

·         GALIMBERTI Alessandro - La Provincia di Como

·         MAGNI Emilio - pensionato, ex Il Giorno

·         PISCITELLI Olga - Il Nuovo

·         ROMANO Gerry - Radio Montecarlo

·         ROSSETTI Paolo - Il Cittadino di Monza

·         TARTAMELLA Vito - Il Corriere di Como

VOTA Ruggero - Computer world
11 Ottobre 2001 - Liberi e unitari

ELEZIONI: MOVIMENTO LIBERI GIORNALISTI PER UN SINDACATO LIBERO E UNITARIO 

Il Movimento Liberi Giornalisti, vuole rilanciare il nostro sindacato rinnovandone la dirigenza pur valorizzando le esperienze nello spirito di una tradizione sindacale concreta e non  dogmatica.

E’ ora che la professionalità sia rivalutata, che il contratto di lavoro sia ricostruito.

I disoccupati devono essere effettivamente tutelati, i freelance realmente assistiti, i pensionati protetti mentre i corrispondenti e i collaboratori devono essere difesi dallo sfruttamento e dalla prepotenza degli editori. In questo programma  s’impegnano colleghi di diversa formazione, ma uniti nella difesa della categoria.

Vogliamo, dunque, un sindacato che valorizzi in primo luogo la libera professionalità, una FNSI che sappia imporre trasparenza nelle assunzioni e nei rapporti di lavoro. Una FNSI rinnovata, “liberata” che viene rilanciata anche attraverso l’apporto delle correnti d’opinione, ma che conduce le sue battaglie democratiche e sindacali nell’ambito di un programma valido per tutti, senza alcun condizionamento partitico o ideologico.

Spesso le regole cosiddette formali della democrazia sono  derise, ma esse hanno introdotto nella storia moduli di convivenza volti a risolvere civilmente  i conflitti. Questo vale anche per il  sindacato che, come diceva Walter Tobagi, “deve essere una casa di vetro con le porte sempre aperte, che deve stimolare la partecipazione”.

E’ possibile che dopo ottobre nessuna delle liste ottenga tanti voti da poter governare da sola vuoi l’ALG, vuoi la FNSI. Occorreranno  quindi alleanze tra i diversi gruppi, ma in piena trasparenza e costruttivo spirito di unità.

Non dimentichiamo i pensionati e coloro che lo diventeranno.  C’è motivo  di seria preoccupazione. E’ ora che la nostra Associazione riprenda l’iniziativa  su questa ed altre materie. Perciò vogliamo il rinnovamento e il rilancio del Sindacato.

Per questo ti chiediamo di votare e di far votare la lista Movimento Liberi Giornalisti.
Maurizio Andriolo, Paolo Chiarelli, Giuseppe Gallizzi

I nostri candidati:

 

GALLIZZI GIUSEPPE Presidente Circolo della Stampa, ANDRIOLO MAURIZIO Consigliere INPGI, CHIARELLI PAOLO Corriere della Sera, ROTONDO SERGIO Il Giornale, MARIANI GIANCARLO La Padania, Consigliere ALG,  BARDI MARIO già Gazzetta Dello Sport, BENATI FABIO Ufficio stampa Regione, RIBUOLI  PATRIZIA Direttrice Net-TV, LANTOS GIUSEPPE Giornalista scrittore, GIULIANI MARIA ELENA Sole 24 ore TV, MINOLITI CLAUDIO Mediaset, Italia uno, SCAGLIA FABRIZIO Pensionato, ZAPPERI CESARE Corrispondente Corsera BG, CASTELLETTI SERGIO Brescia Oggi, BANDERA SPERANGELO Corrispondente Corsera CR, PORFIDIA ALBERTO Eco di Bergamo, BORIANI LEONARDO Ciclismo, AGILI MIRIAM PAOLA Collaboratrice Provincia Pavese, AMICARELLA ROMOLO Pensionato, AZZOLINI FERDINANDO Pensionato Pavia, BONZIO GIUSEPPE Pensionato, CARMIGNANO GIANFRANCO Pensionato,  D’ILARIO GIORGIO Giornalista Scrittore, DE MARTINO ALDO Pensionato, DE PRATO BRUNO Free-lance, DI GREGORIO GIUSEPPE Corriere della Sera, DI SCLAFANI GASPARE Libero, INGEGNO CARLO Redattore Amica, LANZA CARMELO MARCO Redattore La 7, MALNATI CESARE Eco di Bergamo, MARASCA PAOLO Giornalista Sportivo, MASTRORILLI ENZO Corriere della Sera, MINISCHETTI GIOVANNI Free-lance, PIETRAFORTE EMIDDIO Free lance, RAVELLI  MASSIMO Giornalista Economico, SALERNO PASQUALE Direttore Europress, SATRIANO DINO Giornalista Scrittore,  STAGI PIER AUGUSTO Direttore Tuttobici,  SUTTI PAOLA CHIARA Ufficio Stampa, TROPEA GIUSEPPE Libero


11 Ottobre 2001 - Ma non c'era una lista di giornalisti sportivi?

Caro Figaro, innanzitutto scusa per l'insistenza, ma noi "categorie  deboli" (leggi collaboratori o nelle migliori delle ipotesi  corrispondenti di provincia) abbiamo la testa dura. La domanda a cui  vorrei qualcuno mi rispondesse è la seguente: in Lombardia, in vista  delle elezioni sindacali di sabato e domenica prossima, qualche collega girava per le redazioni a raccogliere le firme per la presentazine di una lista "di giornalisti sportivi" (mi risulta da fonti sicure che
qualcuno la firma l'ha anche apposta.

Potrei dunque sapere che fine ha fatto la stessa visto che anche il qui presente era stato raggiunto da un'accorata lettera (con tanto di francobollo di posta prioritaria)del Presidente dei Giornalisti Sportivi Davide Messina affinchè si impegnasse attivamente a favore di quella lista? Sicuro della tua comprensione e di quella ti tutti i colleghi (sportivi e non sportivi)  saluti e abbracci
Il solito collega curioso


11 Ottobre 2001 - Corro per l'Alg

Sei liste, centoquattro candidati per il Consiglio Direttivo più altri trentacinque  per i Collegi dei sindaci e dei probiviri. Un caotico gruppone di colleghi giornalisti, attivi e pensionati, è pronto a catapultarsi nella competizione elettorale per il "Governo" dell'Associazione Lombarda Giornalisti.

Un incarico, per dirla con parole rozze ma concrete, dove per lo più si ritiene che l'unica finalità sia di collocare il proprio fondoschiena davanti alle pedate.

Cosa mi è sfuggito dunque? Come è possibile capire e giustificare oggi l'ansia sfrenata di tanti colleghi di proporsi come esperti, consulenti, mediatori, arbitri di problemi sindacali, contrattuali, deontologici?

La professione giornalistica dalla metà degli anni 90 è stata sottoposta ad attacchi letali: stretta tra destrutturazioni contrattuali, avvilita dalla scomparsa della centralità della "redazione" e del redattore, lacerata da precarietà personali e normative, contaminata da invasioni di pubblicitari, uomini di marketing e inserzionisti.

Tutto è avvenuto, bastava guardarsi attorno per registrare il fenomeno, nell'assenza di qualsiasi intervento dell' ALG e nel disinteresse generalizzato.

 Solo nella primavera passata, mentre si completava la sciagurata avventura del rinnovo del CNLG si è assistito alla ipocrita diaspora, molto urlata, di nuovi travestiti sindacali. Ci riferiamo a tutti quei colleghi che a Roma sono stati per anni avvinghiati in modo indistinguibile ai vertici della FNSI, condividendone in apparenza scelte e responsabilità, ma che spostatisi poi in Lombardia, hanno ritrovato autonomie ambigue, inedite capacità critiche, meschine
verginità intellettuali.

Ebbene, li ritroviamo tutti nei listoni e listoncini che si presentano all'imminente tornata elettorale. Io ho deciso di partecipare nella lista di Nuova Informazione perché ritengo di poter rimarcare in assoluta serenità la mia  differenza da quanto illustrato finora.

Il mio programma elettorale è costituito da fatti,  comportamenti, risultati ottenuti in decenni di impegno sindacale e in sette anni di gestione negli organismi di categoria (Inpgi).

Mi sono espresso a primavera in modo molto critico nei confronti del nuovo contratto di categoria; ma nella mia realtà aziendale, la Mondadori, mi batto  e continuo a farlo per limitarne gli effetti più perniciosi per i colleghi.  Per questo motivo, cioè la convinzione di poter esportare questo modello di impegno in tutta la regione, sono entrato nel gruppone selvaggio dei colleghi in corsa per l'ALG.
Maurizio Calzolai


10 Ottobre 2001 - Il Barbiere interroga, Quarto potere risponde

Caro Barbiere, visto che ci interroghi, Quarto Potere risponde. Il sito del Bds è stato il vero luogo del dibattito sul contratto. Quello della Fnsi è stato molto meno democratico e pluralista. Questo è un fatto che dimostra - tra l'altro - la scarsa sensibilità all'uso delle nuove tecnologie da parte del sindacato.

Chi ha gestito il sito della Fnsi negli ultimi anni ha manifestato un gravissimo ritardo culturale. Inoltre solo 5 associazioni regionali su 19 hanno un sito Internet (Basilicata, Campania, Piemonte, Puglia e Toscana).

Mancano clamorosamente le associazioni più importanti (Roma e Milano). Qualcuna, addirittura, non ha neppure una e-mail di riferimento. Noi di Quarto Potere, con i nostri limitati mezzi, abbiamo dato vita a un e-group aperto a tutti. Detto questo, il sindacato deve fare la sua parte, gli altri -  tra questi il Barbiere - la propria. Rispettando i diversi ruoli (non avrebbe senso barbierizzare il sindacato o sindacalizzare il Barbiere), la nuova Fnsi che noi auspichiamo deve aprire una collaborazione stabile con il Bds.

Ma contemporaneamente va alzato il velo dell'anonimato almeno per chi ha la responsabilità del sito.
Quarto Potere


10 Ottobre 2001 - Caro Serventi, astieniti

Siamo felici di raccogliere l’appello all’unità del sindacato fatto da segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi. 

Prima con un documento della giunta, poi con una dichiarazione alle agenzie di stampa, nei giorni scorsi ci ha ripetutamente invitato a mettere da parte i temi del contratto per parlar d’altro e per non riproporre contrapposizioni. Siamo dubbiosi su chi meglio abbia difeso questa unità.
A noi pare che voglia addormentare una campagna elettorale che certamente, almeno fin'ora, non è degenerata nei toni.  

In questi giorni il segretario termina il suo mandato. Gli elettori, con il prossimo voto, giudicheranno il suo operato e quello della sua giunta. Soprattutto, finalmente, si esprimeranno sul contratto. Un accordo lesivo della professione, firmato grazie a una conferenza dei Cdr gestita con modalità da colpo di mano. Nonostante il “no” di moltissime redazioni e la richiesta di referendum firmata da oltre 2100 colleghi. 

Il richiamo fatto all'unità, evocando - tutti insieme - gli attacchi all'autonomia e alla libertà d'informazione, il contesto internazionale e la posizione del governo in materia di legislazione del lavoro - denotano confusione mentale e un tentativo di nascondere alla categoria i limiti e i vizi della Fnsi.  

All’appello, tutto personale, di Paolo Serventi Longhi replichiamo che dovrebbe astenersi dal parlare ancora, a maggior ragione di questo tema, a nome di tutti gli iscritti.  
Puntoeacapo - Cdr Referendari - Quarto Potere


10 Ottobre 2001 - Piero Scaramucci ricorda la nascita del gruppo di Fiesole

Caro Figaro, chiedo ospitalita' pro tempore.

Il furto d'un computer ed un certo tasso di sfiga ci sta rendendo impossibile l'aggiornamento del sito di Nuova Informazione. Come immagino saprai, abbiamo infatti sia una lista di discussione interna, molto vivace e che in nome della liberta' da ogni filtro e censura e' anche piuttosto incasinata, sia un assai piu' recente sito.

Ora giustappunto svenuto ed al quale era destinato il testo, col suo bravo cappello, che ti copiaincollo qui sotto. Grazie. 

In verita' avrei anche altre cose da scriverti, anzi ogni tanto mi prudono i polpastrelli, ma mi sono imposta di non entrare in polemica, neanche dinanzi a balle vistosissime preelettorali, e neanche, anche se e' stata dura, dinanzi al lancio fisico di pur nobili oggetti e ad ipotesi sulla mia attivita' sessuale che, stanti i 55 anni compiuti ma evidentemente ben portati, mi sono apparse quasi un complimento.

L'unico orgoglio che mi consento e' di voler essere giudicata dai colleghi - giudicate io e le altre centinaia di Nuova Informazione che si fanno il mazzo per la categoria - per l'impegno, le vertenze, le battaglie. Amen. 

Certi colleghi preferiscono invece essere rappresentati da altri o magari credere che basti chiedere per ottenere (contratti di-tutto-di-piu' o magari un milione-di-posti-di-lavoro)? Legittimo. Ma conto che i professionisti dell'informazione sappiano discernere i fatti dalle parole e le intenzioni dai risultati. Grazie ancora e buon lavoro, 
Marina Cosi

 
Qui di seguito troverete un testo, destinato al sito di Nuova Informazione, di cui conviene raccontare la genesi perche' essa, la genesi, dice molto di noi, del nostro modo di essere, del nostro lavorare sempre "in avanti", facendo si' tesoro delle esperienze, ma senza poi raccogliere e conservare le memorie.

Dunque capita ogni tanto che i colleghi piu' giovani chiedano, incuriositi, ragione di quella dicitura "gruppo di Fiesole" posta accanto al nome della lista sindacale o accanto alle liste volta a volta per le elezioni dell'Inpgi, dell'Ordine, della Casagit, del Fondo, ma anche dei Cronisti e dei Pensionati...

Un riferimento ad una filosofia piu' generale, un codice d'appartenenza. Cosi' ci siamo posti il problema di scrivere qualcosa destinato a spiegarci. Ma come sempre, la cosa piu' difficile, se non si e' vacui ed arroganti -e noi contiamo davvero di non esserlo...- e' raccontarsi in pubblico.

Comincio' cosi' lo scaricabarile. Fallo tu, no pensaci tu. Finche' decidemmo, in cio' tutti d'accordo, ch'era meglio affidare l'incarico alla terziarieta' di giudizio d'un giovane. Ci guardammo intorno e la cosa piu' vistosa in cui inciampo' lo sguardo -due metri d'altezza per due metri di diametro o quasi- fu Ettore Colombo.

Il quale si e' prestato volentieri ed alla fine ha portato a casa il risultato dopo un paio di mesi di battaglie: "No, ma perche' intervisti me? Senti piuttosto Bruno, no senti Aldo, anzi senti Raffaele, senti Alessandra o Mimosa..." in una circolarita' che alla fine e' tornata al punto d'origine: Piero Scaramucci.

Che di mestiere fa, in un certo senso, il fondatore. Visto che ha posto la prima pietra del gruppo di Fiesole e prima ancora era stato fondatore di Radiopopolare e, nella notte dei tempi, fu tra i fondatori del Bollettino di Controinformazione e, ma ormai siamo al giurassico, della prima Lotta Continua.

Ecco dunque il testo, nella speranza che sblocchi l'imbarazzo e che altri, finalmente, trovino la voglia e il tempo di raccontare un passato che non e' passato, poiche' vive nelle lotte di tutti i giorni e nei seminari e nei convegni in cui continuiamo ad interrogarci sul senso di questo nostro mestiere. 

Una curiosita': il tesserino di cui parla Ettore l'ha regalato a Piero il figlio di Rostagno. Come un testimone di continuita' che passa di mano in mano, di padre in figlio, di generazione in generazione. Come spero sara' anche del nostro impegno sindacale. Un abbraccio, marina


INTERVISTA A PIERO SCARAMUCCI. 
'PIERO, MA COS'E' IL GRUPPO DI FIESOLE?'


Piero Scaramucci, alle pareti del suo ufficio nuovo di zecca all'interno della redazione nuova di zecca di Radio Popolare, a Milano, che dirige con piglio gentile ma deciso da vent'anni, ha appesi un bel po' di ricordi.

Quello che più mi ha incuriosito riguarda un tesserino stampa di Mauro Rostagno, l'ex esponente di Lc e fondatore della comunità di Saman ucciso dalla mafia tanti anni fa.

Per pudore non ho chiesto nulla, non fosse altro perché sono venuto a trovarlo per intervistarlo su tutt'altro, cos'era alla nascita il gruppo di Fiesole. Intervista no profit, sito no profit - quello della "nostra" componente, Nuova Informazione - lavoro no profit, quello di chi - ancora oggi e forse più di ieri - s'impegna a tempo pieno o parziale nel sindacato.  

Direttore, so che ti schermisci perché non pensi di essere stato l'unica protagonista di quella stagione, ma puoi raccontare a tutti noi quando e perché è nato il "Gruppo di Fiesole"? 

”A metà degli anni Ottanta, direi, dopo un congresso della Fnsi tenutosi ad Acireale del quale, riordinando le carte del mio studio, ho perso la data e i documenti, ma di fatto dopo la sconfitta che l'allora componente che potremmo definire di "centro-sinistra" ante litteram, quella che si chiamava "Rinnovamento", storica corrente della Fnsi, e che proprio a quel congresso, dove prevalse la destra, o meglio i craxiani, allora capitanati da Giuliana Del Bufalo, si sfasciò definitivamente.

Un piccolo gruppo di giornalisti, a quel punto, convocò un'assemblea e scrisse un documento che più o meno diceva così:

 "il sindacato si è sfasciato, il quadro politico è pessimo (c'era Craxi, al governo), i rischi per la libertà d'informazione sono tanti, ma il peso dei partiti - di tutti i partiti - sul sindacato si è fatto eccessivo, bisogna ricominciare da capo, anche perché - se il sindacato è a pezzi - la domanda di sindacato è invece ancora forte".

Ecco, sulla base di questo documento e di queste idee ci siamo convocati, attraverso un tam tam di telefonate e incontri, presso il centro studi della Cisl di Firenze, che si trova ai bordi della città, quasi al confine del comune di Fiesole.

Non so perché, ma venne fuori questo nome, "gruppo di Fiesole", che fece arrabbiare tantissimo i fiorentini. "Ma come, dissero, qui siamo a Firenze, mica a Fiesole!".

Insomma, niente, il gruppo si chiamò così e ci ritrovammo a fare due giorni di dibattito intenso e bellissimo, insieme a un centinaio di colleghi giunti da tutt'Italia.

Ricordo, tra i promotori, Giuseppe Giulietti, attuale deputato e responsabile del settore informazione per i Ds, allora leader del sindacato interno Rai, l'Usigrai, Bruno Ambrosi, oggi presidente della Scuola per la formazione al giornalismo, e allora giornalista Rai nella sede di Milano, proprio come ero io, allora.  

Di quali temi avete discusso a Fiesole, come siete usciti da lì e per fare che cosa, da allora in poi? 

 Il dibattito, come ti dicevo, fu splendido, molto "alto", per capirci, ma discutemmo un po' di tutto, affermando sostanzialmente due principi cardine: il primo, la difesa della libertà dell'informazione, allora fortemente minacciata dal potere politico, e il secondo, la necessità di una ripresa dell'attività sindacale su altri criteri, rispetto al passato.

Erano presenti pochi quadri sindacali uscenti, a Fiesole, e il gruppo dichiarò esplicitamente che non voleva trasformarsi nell'ennesima corrente sindacale, ma diventare un luogo di elaborazione e di discussione aperto a tutti.

Non a caso, nel corso degli anni, da quando cioè quello di Fiesole divenne un appuntamento fisso, prima semestrale e poi annuale, da noi passarono giornalisti di tutte le correnti e le aree, perché eravamo davvero aperti a tutti.

Non a caso, quando si ricostituì una componente sindacale di centro-sinistra, quella che oggi si chiama "Autonomia e solidarietà" a livello nazionale e "Nuova Informazione" a livello lombardo, la nostra posizione fu quella di tenere sempre ben distinto il "Gruppo di Fiesole" dal necessario lavoro delle aree sindacali, come anche dai vari soggetti politici che allora erano presenti sulla scena.

Oggi, forse, non ci si rende conto di quanto fu decisiva e insieme difficile, quella battaglia di principio, ma allora eravamo in piena Prima Repubblica e la cappa asfissiante del tentativo di condizionamento politico era fortissima.

A Fiesole e negli appuntamenti successivi discutemmo del merito dei problemi: dell'attività giornalistica, della libertà di stampa, della normativa della professione e dei contratti, del sistema radiotelevisivo e delle concentrazioni editoriali, facendo uscire da quegli incontri idee, indicazioni, spunti per dibattiti, proposte di legge, iniziative.  

Quale bilancio trai dall'esperienza di Fiesole e cosa credi che resti del suo spirito nel sindacato?

 Guarda, innanzitutto vorrei dire che tutti i tentativi di etichettare Fiesole come un covo di giornalisti "comunisti" o "di sinistra" sono sempre falliti proprio perché Fiesole era molto di più: aveva chiamato a raccolta tutti i giornalisti "democratici" del Paese e si è tenuta sempre lontana dalle componenti, anche quelle più vicine al suo spirito.

Oggi possiamo considerare Fiesole un'esperienza storicamente datata e irripetibile. Personalmente, mi ha riconciliato con la professione, che allora non mi piaceva, e poi ne mantengo il ricordo come di una fase della mia vita intellettualmente e moralmente affascinante.

Fiesole ha retto per oltre dieci anni e, a mio parere, ha consentito al sindacato, a tutto il sindacato, un grande passo in avanti, dotandolo di strumenti e riflessioni importanti e approfondite che, nel corso del tempo, hanno dato i loro frutti, ad esempio con l'adozione del nuovo statuto della Fnsi al congresso di Rimini, ma anche più in generale consentendo al sindacato di aprirsi a gruppi e logiche non politico-partitiche, imponendo all'attenzione del dibattito i principi della libertà di stampa e della tutela della professione del giornalista in qualità di portatore di un valore d'interesse pubblico e dunque del diritto/dovere di tutti i cittadini ad essere informati.

Senza dire della ventata d'aria fresca che Fiesole portò nella Fnsi, grazie a una miriade d'iniziative pubbliche, convegni, dibattiti, prese di posizione che svecchiarono poi, a cascata, il sindacato e tutti gli organismi di categoria.

Fiesole ha in qualche modo esaurito il suo compito storico travasandosi nel sindacato, ma io vado ancora oggi fiero di aver contribuito a rendere comune a molti le riflessioni nate a Fiesole.

Per me è stato un modo molto bello e profondo di vivere la professione, un modo molto difficile, che procura ostacoli e difficoltà, ma che per me è importante e gratificante, oltre che l'unico possibile: quello di intendere questo mestiere come ricerca, continua e critica, da giornalisti liberi, delle notizie.  
Ettore Colombo


10 Ottobre 2001 - Dedicato ai free lance

Difendere la dignità della libera professione

L’editoria si serve sempre di più di liberi professionisti - La dignità della libera professione è ormai condizione per la difesa della qualità dell’informazione- La dignità della libera professione è quindi un interesse di carattere generale

Se è vero che ormai circa la metà dei giornalisti sono freelance, la tutela sindacale di chi non ha le garanzie del famoso articolo 1 deve essere una priorità assoluta, per FNSI e ALG.

La consapevolezza di ciò è ormai patrimonio del gruppo dirigente FNSI, che non ha mancato, anche in tutta la vicenda contrattuale, di anteporre la questione dei freelance ad altri temi, nel confronto con gli editori. Purtroppo questi ultimi – che all’inizio della trattativa non ne volevano neppure parlare – hanno imposto una normativa molto deludente, che tuttavia è la prima normativa in materia inserita in un contratto nazionale.

Occorre fare leva su questo riconoscimento “di esistenza” strappato a fatica per allargare in futuro la sfera dei diritti e delle garanzie di lavoro e trattamento retributivo dei giornalisti liberi professionisti.

Il Direttivo della Lombarda è stato condannato da Stampa Democratica (che avendo la Presidenza decideva gli ordini del giorno) a una impressionante carestia di dibattito sui temi di primario interesse per la categoria (i verbali delle riunioni sono pubblici, i colleghi possono verificare in ogni momento).

Anche i problemi dei freelance sono quindi stati trascurati. In mancanza di dibattito, di elaborazione teorica, resta un’attività di sportello informativo e di supporto (commercialista, avvocato, ecc.) che pur avendo una sua oggettiva utilità non appare affatto sufficiente.

I Freelance vanno innanzitutto sindacalizzati, iscritti al sindacato. Ma allora devono vedere nel sindacato l’organizzazione che li tutela davvero, che li organizza. La loro rappresentanza sindacale deve legarsi all’attività dei Cdr (si veda la mozione approvata dalla Conferenza dei Cdr).

Ritengo che il sindacato debba farsi DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE promotore di iniziative che portino i giornalisti autonomi a godere di pari dignità professionale rispetto ai colleghi dipendenti: vanno considerati aspetti normativi e retributivi, ma anche strutturali, di supporto tecnico e ambientale.

L’innovazione deve portare, con il contributo di enti locali, nazionali o sovranazionali (ad esempio la Comunità europea), a una rete di convenzioni, alla destinazione di strutture anche fisiche, che mettano i liberi professionisti in grado di lavorare con la necessaria serenità: assistenza per acquisti, riparazioni, manutenzione, aggiornamento, uffici locabili a condizioni vantaggiose e altre agevolazioni collettive che possano essere proposte, studiate e sviluppate. 

Milano e la Lombardia, per il gran numero di freelance che vi risiedono e lavorano, è il territorio ideale per testare la capacità del sindacato di difendere davvero i loro interessi e per avviare esperienze pilota coraggiose e fuori dagli schemi consueti.

Saverio Paffumi


10 Ottobre 2001 - Lista giornalisti disoccupati

I GIORNALISTI DISOCCUPATI E LE ELEZIONI FNSI

Cari colleghi, il 13-14-15 ottobre sarete chiamati a votare per l’elezione degli organismi rappresentativi dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti e del Congresso della FNSI. Due appuntamenti importanti per il futuro della nostra professione.

Verrà infatti decisa la nuova classe dirigente sindacale che dovrà gestire quel cambiamento della professione che è ormai in atto in tutte le redazioni. Ma non solo; anche chi fa il free lance, per scelta o per necessità, dovuta alla perdita del lavoro, sta vivendo il cambiamento sulla sua pelle.

Proprio a questo proposito ho sempre agito cercando di portare avanti gli interessi degli ultimi e dei dimenticati. Chi è costretto ad arrabattarsi con umili collaborazioni, che vengono pagate addirittura con ritardi di mesi, e chi cerca di ritornare nelle redazioni deve essere seguito con maggiore riguardo di quanto è stato fatto fino ad ora.

E’ necessario agire con una incisività nuova valorizzando le professionalità e istituendo attraverso internet un canale privilegiato tra la domanda e l’offerta. Uno strumento insomma che consenta a chi ha perso il lavoro di ritornare prima possibile nel ciclo produttivo.

E’ anche necessaria una banca dati seria e qualificata che vada aggiornata in tempo reale così da offrire alla controparte editoriale tutte quelle professionalità che spesso per il mancato incontro tra domanda e offerta non riescono a trovare sbocchi qualificati.

Con questo serio impegno ho scelto di candidarmi nella lista del Movimento Giornalisti Liberi che si presenta sia nelle elezioni per il Consiglio Direttivo dell’Associazione Lombarda che per quelle del congresso della FNSI.

Mi auguro di poterti incontrare nei giorni delle elezioni e sono comunque disponibile ad accogliere suggerimenti al mio indirizzo di posta elettronica “emmegici@tin.it”

Il Coordinatore Nazionale dei Giornalisti disoccupati
GIANCARLO MARIANI


9 Ottobre 2001 - Lo sciopero sciopera

Caro Bds, lo sciopero, se non erro, è l'arma più affilata che uno o piu' giornalisti ha e può adottare quando non "ama" il suo Editore. Da sempre e' stato così, altrimenti che senso avrebbero i Cdr (Comitati di Redazione)? Invece da qualche tempo, in qualche redazione, le cose sono state completamente stravolte. L'ultimo esempio??? Basta leggere la stampa odierna (martedì 2 ottobre) di settore e paragonare le parole degli articoli con la realtà.. in edicola.  

Orbene: la sempre informatissima ItaliaOggi, nella rubrica Media e Pubblicità dedicato una "spalla" beh ampia sulle vicissitudini burrascose del gruppo Monti Riffeser (già trattate, anticipando i (cattivi) umori, nell'edizione di sabato scorso). "Riffeser, scontro sull'ipotesi tagli".

La notizia più importante, per i giornalisti stessi, ma anche per i lettori è questa: "... Ci si prepara a una dura battaglia sindacale al gruppo Poligrafici Editoriale, con due giorni di sciopero che impediranno (si legga bene il verbo: impedire,ndr) ai quotidiani Resto del Carlino e La Nazione di essere in edicola oggi e domani...".  

Ale', ci risiamo. Tanto per cambiare a Bologna e dintorni e Firenze e limitrofi non si lavora. Un bel "weekend" infra-settimanale di vacanza. Considerando che poi, il 4 ottobre nel capoluogo felsineo è festa per il giorno del Santo (San Petronio), sai che bel "ponte"....  

Peccato che a notizia (riportata) non corrisponde realtà. Infatti, nel mio ufficio, è regolarmente arrivata, oggi, stamattina, la copia odierna (martedì 2 ottobre) de Il Resto del Carlino. E niente parole, almeno nella prima pagina allo sciopero (ma non e' la prima volta). 

E soprattutto beh 44 pagine: tutto compreso. Non certo, dunque, una forma ridotta come spesso ci ha abituati (da lettori) il gruppo Poligrafici Editoriale che durante le giornate di sciopero faceva lavorare i contrattisti a termine, i praticanti producendo, in edicola, edizioni ridotte all'osso... A questo punto, mi chiedo: serve ancora lo sciopero??? Almeno in qualche redazione???
Andy


8 Ottobre 2001 - Silvio & Piersilvio non sganciano la lira

L’assemblea dei CDR Mediaset ritiene inaccettabile la posizione espressa dall’azienda in merito alla piattaforma dell’integrativo, per i seguenti motivi:

 l’ipotesi di un incremento di spesa pari a 1-1,5% del costo lavoro attuale (quest’ultimo quantificato in 59,2 miliardi anno) equivale a circa Lire 600.000.000 lorde l’anno, da distribuire su 300 giornalisti. Cifra visibilmente inadeguata anche solo ad intraprendere una trattativa.

 Stante le affermazioni del vice-presidente Pier Silvio Berlusconi, il quale ha annunciato strategie che puntano alla centralità dell’informazione alla luce dei risultati economici e anche in considerazione dei nuovi, drammatici scenari internazionali, è sorprendente che l’azienda ritenga di poter realizzare il suo progetto puntando esclusivamente sul ruolo dei direttori e dedicando meno che le briciole alle professionalità giornalistiche delle redazioni. Ciò in base al principio secondo il quale – è testuale – “ognuno di noi può essere sostituito in 15 giorni, senza far male all’azienda”.

 Un’azienda che non comprende la relazione tra la disponibilità ad accettare l’uso delle nuove tecnologie e la richiesta di avere a disposizione strumenti tecnologici adeguati, fa cadere ogni presupposto anche per la sbandierata innovazione tecnologica già in atto.

 Per quanto attiene il profilo normativo, al contrario di quanto avviene ed è avvenuto in tutte le grandi realtà editoriali italiane, Mediaset dimostra di voler addirittura cancellare le ragioni d’essere dei patti integrativi, che da sempre sono migliorativi dei Contratti Nazionali, con ciò rinnegando per altro anche i precedenti accordi sottoscritti dall’azienda.

 Le norme di difesa dei giornalisti dal “mobbing” e tese alla valorizzazione delle risorse umane e professionali sono state definite “un intervento a gamba tesa sui direttori”. Questa è una valutazione gravissima e indica, da sola, la difficoltà di fondo della presente trattativa.

 Ciò è tanto più preoccupante nel momento in cui i giornalisti e le loro rappresentanze sindacali nelle testate Mediaset sono oggetto di rappresaglie, aggressioni verbali e minacce da parte delle direzioni. 

Comportamenti che, comunque vada la trattativa sull’integrativo, sono da ritenersi non più tollerabili e per i quali i CDR Mediaset annunciano che saranno costretti a tutelarsi in tutte le sedi.

 I CDR Mediaset informeranno le redazioni sull’atteggiamento completamente negativo dell’azienda, del quale tuttavia auspicano fin dal prossimo incontro una sostanziale inversione di tendenza.

Milano, 3/10/2001 L’Assemblea dei CDR Mediaset


8 Ottobre 2001 - Caro Barbiere, io ti prometto...

Caro Barbiere, al grande Missiroli (lo sciagurato al quale viene imputata di solito la paternità della frase "fare il giornalista è sempre meglio che lavorare", molto cara agli editori ed agli invidiosi) viene attribuita anche una apparentemente paradossale ed esilarante battuta che pronunciava quale risposta standard allorquando qualche suo amico o conoscente gli sottoponeva qualche grave caso chiedendo che cosa fosse possibile fare. 

  "Lei ha ragione, caro amico", affermava Missiroli; e poi aggiungeva: "ci vorrebbe un giornale". Piccola nota esplicativa: Missiroli è stato per quasi tutta la vita direttore di importanti quotidiani. 

 Più volte a me, che direttore non sono, ma giornalista, accidenti, sì, è toccato dover ripetere nelle faticosissime riunioni della Conferenza dei CdR o della Commissione contratto della Fnsi "ci vorrebbe un giornalista". O forse addirittura un ufficio stampa e pubbliche relazioni. E ci vorrebbe tanto per il sindacato unico ed unitario dei giornalisti italiani quanto per il suo Ordine professionale. 

Un paradosso? Una provocazione? Mica tanto. 

Notoriamente, purtroppo, i giornalisti non riescono a far conoscere all'opinione pubblica nulla dei propri problemi di categoria o dei propri triboli sindacali e contrattuali.

I lettori dei nostri giornali di carta e gli ascoltatori e spettatori dei giornali radio e tv sanno tutto, ma proprio tutto, delle grane legate ai rinnovi contrattuali non solo dei metalmeccanici o del personale della scuola (e ci mancherebbe!) ma anche, poniamo, dei lavoratori del legno, degli orchestrali e di altre simpatiche categorie, ma non sanno niente, proprio niente, mai, dello stato dei negoziati fra i giornalisti e la controparte datoriale, come si dice nell'orrido linguaggio della contrattualistica e del sindacato. Fra noi e i padroni del vapore, gli editori, insomma. Eppure, ci dicono, i giornali li scriviamo noi.
 

Caro Barbiere, su alcune ultime vicende e traversie della nostra categoria ci hai informato  tu e solo tu. Nell'epoca della carta e del piombo tu non saresti stato possibile. E nemmeno in quella dell'emittenza radio e tv cosiddetta "libera" (libera? e di che? di evadere i contratti e la legislazione generale sul lavoro? Fatte, ovviamente, le debite - ma poche - eccezioni). Tu sei figlio della rivoluzione Internet; uno dei pochi (questione di gusti, lo ammetto) che a me piace.

Non ti chiederei mai di diventare l'ufficio stampa e pubbliche relazioni della Fnsi e dell'Ordine dei Giornalisti, e nemmeno quello della categoria più ampiamente e meno formalisticamente intesa. Ma di essere sempre più il giornale dei giornalisti, quello , mi sento di chiedertelo. 

E da semplice candidato delegato al congresso nazionale della Fnsi mi impegno subito, se eletto, a portare in quella sede la proposta di sostegno pieno e pubblico da parte dei nostri organismi di categoria al Barbiere della Sera.

Giuseppe Mazzarino Vicepresidente Assostampa Puglia


8 Ottobre 2001 - Di chi e' Giornalismo?

GIORNALISMO E’ DEL SINDACATO O DI STAMPA DEMOCRATICA?

"Giornalismo" costa circa 80 milioni l’anno, dovrebbe essere il giornale del sindacato in Lombardia, ma è di fatto il giornale del Presidente (che ne è direttore) e della sua componente.

Ciò non significa che vi si leggono "solo" gli articoli di quella componente, significa che Maria Grazia Molinari e il Vicedirettore Rho hanno SEMPRE avuto l’ultima parola su come impostarlo, a quali articoli dare l’apertura e a quali il taglio basso, quali anticipare e quali rinviare, cosa scrivere nei titoli, nelle dide, a chi affidare l’editoriale (SEMPRE alla stessa penna)… Siccome mi rivolgo a gente del mestiere non c’è bisogno di spiegare perché questo significhi CONTROLLARE IL GIORNALE in maniera ben poco democratica.

In un primo tempo io e Alessandra Mancuso – facevamo parte del cosiddetto consiglio di redazione - abbiamo cercato di fare della resistenza attiva: una fatica improba e soprattutto inutile, perché come in qualsiasi testata alla fine è il direttore che decide.

ABBIAMO PROPOSTO NELLA PRIMAVERA DEL 1998 DI AFFIDARE GIORNALISMO A UN DIRETTORE EDITORIALE O UN CONDIRETTORE(*) SUPER PARTES DI GRANDE PRESTIGIO. O DI AVVIARE UNA ROTAZIONE DI TUTTE LE COMPONENTI ALLA DIREZIONE EFFETTIVA PER ALCUNI MESI CIASCUNA (a mio avviso restano le uniche possibilità di trasformare il bollettino in un giornalino utile davvero, che non sia soltanto una palestra di commenti contrapposti, manuale Cencelli alla mano).

Per tutta risposta la Presidente ha nominato Edmondo Rho vicedirettore - allora faceva parte della sua stessa componente - delegandogli la responsabilità di tutto il lavoro operativo e redazionale, al quale da quel momento il sottoscritto per protesta non ha più partecipato, salvo che per le riunioni mensili di impostazione del numero.

Il vecchio Hermes Gagliardi aveva allora controproposto almeno una rotazione di due vicedirettori a turno, uno di Stampa Democratica, uno di Nuova Informazione, ovvero le due componenti elettoralmente più forti e rappresentative: NIENTE.

Chiedevamo un’apertura equanime e professionalmente evoluta della testata, ci è stata data una blindatura doppia a favore di Stampa Democratica. Negli ultimi tempi – senza mai un contrasto con il Presidente – Rho si è dimesso da vicedirettore, dedicandosi alla creazione di Quarto Potere e sottolineo ancora senza mai un contrasto con il Presidente. Svilupperò questo concetto in un’altra nota.

Maria Grazia Molinari ne ha approfittato per riformare Giornalismo? Non scherziamo: ha scelto un altro uomo di sua fiducia e lo ha piazzato al timone operativo. Un amabilissimo e stimato collega peraltro, il quale però ha di fatto il compito di realizzare quanto disposto dal Presidente/Direttore.
Saverio Paffumi

(*) per statuto il Direttore responsabile è il Presidente dell’Alg


4 Ottobre 2001 - Si puo' fare di piu'

Caro Barbiere, in questi tempi preelettorali ci sono vari modi per invocare quel "Votantonio" che il Principe De Curtis si inventò in una delle sue mirabili Opere.

Uno di questi è dare ragione a tutti, aderire a tutte le iniziative, sostenere ogni causa, vinta o persa che sia. Per me sarebbe facile rispondere al tuo appello: ma certo, il Barbiere è l'unica voce libera che in questa categoria consente un confronto libero e democratico e quindi vi sosterrò con tutte le mie forze (in vacanza ad agosto ho fatto jogging e pesi), o, meglio, con le forze del Sindacato.

Può darsi che conquisti un voto (due, tre,...), ma non sarebbe serio. Primo, mi darei la zappa sui piedi perchè ammetterei il deficit di democrazia che i competitors imputano al sottoscritto ed alla Fnsi.

Secondo, non vi conosco, non so chi siete e quindi non posso nemmeno sapere se siete iscritti al Sindacato dei giornalisti e se quindi siete parte dell'elettorato attivo.

Terzo, perché ad una domanda seria e impegnativa si risponde con lo stessa serietà. Bando quindi alle celie. Sono convinto da tempo che la categoria dei giornalisti parli poco di sé e dei suoi problemi, e che il rinnovo del contratto, al di là dei legittimi dissensi, lo abbia dimostrato.

Si è infatti parlato, nei due anni di trattative, più degli scioperi che dei temi in discussione nel negoziato durissimo che ci ha opposti alla Fieg. Non c'è dubbio che il Barbiere ci abbia aiutato negli ultimi mesi, almeno nella circolazione delle opinioni, ma temo ci vorrebbe qualcosa di più forte.

Mi spiego: oggi non è in discussione soltanto la vicenda contrattuale o la dialettica interna al Sindacato. Oggi sono in ballo davvero le libertà, i diritti, il ruolo del giornalismo. Si tratta di bla, bla? Non credo, caro Figaro, se è vero che il Dipartimento di Stato Usa e, specularmente, i talebani intendono impedire la circolazione dei giornalisti nei luoghi del conflitto ed intendono usare i media come docile strumento della propaganda.

Di censura e limitazione delle libertà sono piene le guerre (ex Jugoslavia docet). E poi vallo a dire a quei colleghi che si sono presi un sacco di botte a Genova, sia dai black block sia dalle forze dell'ordine.

E ancora, cosa dobbiamo continuare a dire all'opinione pubblica rispetto alle minacce di terrorismo batteriologico e di epidemie annunciate?

Abbiamo cercato di realizzare tribune, di offrire sedi di discussione, insomma di comunicare in ogni modo: abbiamo fatto il giro d'Italia in bus, abbiamo organizzato tre Forum dell'Informazione a Gubbio (a proposito siete invitati il 19-20-21 ottobre prossimi), abbiamo organizzato decine di convegni, incontri, dibattiti, tavole rotonde, assemblee, sui temi della categoria.

Abbiamo raccolto un libro bianco sul lavoro nero e due dossier sui fatti di Genova. Certo, tutto ciò non basta, si può fare di più e meglio. Potremo, e forse dovremo, ragionare di più, pubblicare di più con il timore costante che i giornalisti sottovalutino le questioni che li riguardano, anche perché i direttori poco spazio vi dedicano (con l'importante eccezione delle agenzie di stampa nazionali).

Possibile che le organizzazioni rappresentative dei giornalisti non riescano a realizzare degli strumenti più efficaci sui quali discutere di tutto questo, e di altro, di quello che succede nelle redazioni, delle nostre paure e delle nostre debolezze, della grande fragilità dei colleghi precari e freelance, della difficoltà di applicare correttamente le regole che ci sono, nelle leggi e nei contratti?

Penso che la carenza costituzionale di quattrini da parte del Sindacato non sia una giustificazione, penso che dobbiamo fare qualcosa, che dobbiamo unire gli sforzi per realizzare canali (carta stampata, internet, ecc.) per allargare la discussione, per estenderla ben oltre la stessa sovrana assemblea congressuale.

Il Barbiere della Sera è uno strumento, non può essere lo strumento. Il vostro sito web è un'invenzione geniale che si è conquistato un ruolo, che dà spazio a molti, a tutti. Può fare di più? Può essere una tribuna di confronto aperto sui temi veri della professione.

A proposito, lo sai che il Ministero della Giustizia ha detto no alla richiesta dell'Ordine di introdurre l'esame di Stato al termine dei percorsi di formazione universitaria dei giornalisti? Ecco, parliamone.

Oggi il Sindacato un giornale non ce l'ha più, perchè costava troppo. Abbiamo un sito internet istituzionale e paludato sul quale si potrebbe lavorare ma che inevitabilmente profumerà sempre di house organ. Discutiamone.

Del problema comunicazione della Fnsi parlerò al Congresso, voglio capire quali sono le volontà della categoria, se chiederà al gruppo dirigente di investire su questo terreno, se ritiene di realizzare sinergie con media indipendenti, se sia possibile allargare i canali dell'informazione delle Associazioni regionali di stampa.

Una cosa è certa: con l'attuale organizzazione, con gli attuali strumenti di comunicazione non si va lontano. Se si deve rinnovare radicalmente il Sindacato, se si deve trasformarlo in una struttura di assistenza ai colleghi e di supporto ai cdr occorre cambiare, anche il modo di comunicare. Grazie per l'attenzione.
Paolo Serventi Longhi


3 Ottobre 2001 - Autonomia e solidarietà

LA LISTA “GIORNALISTI UNITI PER L’AUTONOMIA E LA SOLIDARIETA’ “ INVITA TUTTI I COLLEGHI ROMANI A VOTARE COMPATTI DALL’11 AL 15 OTTOBRE PER ELEGGERE I DELEGATI AI CONGRESSI DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA E DELL’ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA

IL NOSTRO PROGRAMMA - Libertà, autonomia, qualità: ecco la bussola del sindacato

La libertà, l’autonomia e la qualità dell’informazione rappresentano una missione per i giornalisti e un interesse vitale per la società, per la democrazia. Le condizioni materiali nelle quali i giornalisti svolgono la propria professione oggi non consentono però di assolvere nel modo migliore questo compito. Le ragioni sono numerose: gli intrecci proprietari tra l’editoria e la grande industria; la commistione di interessi tra editori e ceto politico; il peso della pubblicità e del marketing; l’arroganza dei manager e l’acquiescenza di molti direttori; la velocità, le opportunità accresciute ma anche le nuove gabbie create dall’innovazione tecnologica. Senza dimenticare ovviamente il contesto generale preoccupante. Il clima di guerra nato dallo scellerato attacco terroristico a New York rischia di fatto di produrre una compressione dell’autonomia degli operatori della comunicazione. Autonomia che i giornalisti hanno cercato di mantenere e difendere durante il vertice del G8 a Genova, ricevendo per questo attestati di merito ma anche manifestazioni di fastidio e di ostilità, tanto da parte dei dimostranti che delle forze dell’ordine. Da qui la necessità di una mobilitazione straordinaria, di un impegno personale di ciascuno di noi e di una battaglia politica del sindacato. Perché questa è l’esigenza prioritaria per tutti.

Deontologia e rigore

I giornalisti devono nel contempo fare ogni sforzo per rispettare le regole della deontologia, la verità dei fatti, la vita delle persone. A dieci anni dalla Carta di Treviso su “informazione e minori”  va ribadito con forza l’impegno per la tutela dei minori e dei soggetti deboli.

Tecnologie, professionalità, libertà

Il progresso tecnologico non ha cambiato e non cambierà la sostanza del lavoro giornalistico. Le nuove tecnologie hanno però provocato numerosi mutamenti dei sistemi produttivi e altri ancora ne provocheranno. La crisi delle imprese della new economy, le difficoltà dei servizi sui telefoni mobili Umts e gli esiti delle iniziative di editoria elettronica dimostrano che la strada non è certa, né univoca. Ma sarebbe illusorio pensare che tutto resterà come è oggi. E sarebbe uno sbaglio arroccarsi in difesa di un modo specifico di produrre notizie. L’importante è difendere la libertà e la professionalità specifiche del giornalista, il diritto e il dovere alla verifica e all’approfondimento, accettando le potenzialità delle nuove tecnologie e respingendone invece un uso distorto.

La riforma dell’accesso

E’ necessaria una battaglia culturale per battere l’idea che basti stare davanti a un computer e conoscere mediamente l’italiano per essere un giornalista. Idea rozza, sbagliata, addirittura pericolosa, ma che è nutrita da una buona parte del ceto imprenditoriale e del ceto politico.

E’ sempre più necessaria una riforma della legge istitutiva dell’Ordine. Accanto a una generale sanatoria per regolarizzare tutti coloro già svolgono la professione, è venuto il momento di istituire per il futuro, come canale di accesso, un percorso formativo più robusto, gestito insieme dall’Università e dalla categoria dei giornalisti. Nello stesso tempo sarà necessario chiarire quali sono gli esatti confini del lavoro giornalistico, soprattutto nei nuovi media.

Le leggi di settore  

L’applicazione della nuova legge sull’editoria, la riforma del sistema radiotelevisivo, le leggi su Internet, i nuovi interventi che si prospettano sulla comunicazione pubblica, le iniziative legislative sulle telecomunicazioni: i giornalisti e il sindacato devono ridiventare protagonisti del dibattito che potrebbe portare il mondo politico nei prossimi mesi e anni a modificare l’assetto del sistema in Italia e in Europa. In particolare, è decisivo che sia sancito l’obbligo di rispettare il contratto giornalistico nelle emittenti che hanno la concessione.

Il servizio pubblico

I governi di centro-sinistra hanno lasciato passare un’intera legislatura senza provvedere alla riforma. Il governo di centro-destra mostra di considerare le decisioni sulle risorse, sugli assetti societari, sui nuovi criteri di nomina del vertice meno importanti dell’insediamento di amministratori “amici”. Di questa latitanza del legislatore paga il prezzo il servizio pubblico, costretto a navigare a vista e bersagliato dalle molte voci che, da entrambi gli schieramenti politici, ne chiedono la privatizzazione. Il sindacato dei giornalisti non invoca “anomalie italiane”: alla Rai va riservato lo stesso trattamento che i governi europei, di destra o di sinistra, assicurano alle  proprie emittenti pubbliche. Ma la Rai non può limitarsi ad attendere che la politica decida: deve contrastare la deriva verso un’omologazione del prodotto, evitando che la rincorsa esasperata del modello commerciale indebolisca la legittimazione del servizio pubblico.

Contratto di lavoro, qualità, occupazione.  

Il precedente congresso del sindacato indicò nell’allargamento della copertura contrattuale l’obiettivo da perseguire. Un obiettivo vitale anche per garantire il futuro dell’Inpgi e della Casagit. Il compito era difficile, ma molti risultati sono stati conseguiti. Mediaset e Tmc, con appositi accordi, hanno accettato il contratto nazionale Fnsi. Per la piccola emittenza, dove c’era solo un contratto Cgil-Cisl-Uil- Frt per gli impiegati dello spettacolo, oggi esiste un contratto giornalistico e in molte testate nazionali private è stato applicato il contratto Fieg-Fnsi. Una legge è stata ottenuta per l’applicazione del contratto giornalistico negli uffici stampa pubblici. L’ultimo contratto ha esteso la copertura ai giornalisti che lavorano nei siti Internet. Per la prima volta ci sono norme che riguardano i free lance. E i giornalisti hanno un fondo di previdenza integrativa già funzionante.

La resistenza degli editori, le difficoltà di molte testate, la diffidenza del ceto politico hanno impedito che questi obiettivi fossero raggiunti completamente. Ma i passi in avanti restano notevoli. Anche l’ultimo contratto andrebbe riletto oggi in modo sereno. A cominciare dalle norme che hanno limitato i contratti a termine, considerate allora un cedimento da una parte della categoria e che invece hanno impedito che per i giornalisti valesse per i prossimi quattro anni la liberalizzazione varata dal governo. Certo, restano le norme sulla multimedialità e sulla flessibilità, che hanno suscitato apprensioni e critiche. Restano conquiste solo parziali, ancora da estendere. Ma oggi, alla luce del dibattito politico sul lavoro, è forse più chiaro a tutti il rischio enorme che avrebbe corso la categoria se il contratto non fosse stato messo al sicuro.

Ora il compito è di schierarsi nella battaglia per la difesa di diritti generali messi in discussione. E di lavorare per applicare le norme sull’allargamento della copertura contrattuale, facendo in modo che la sperimentazione introdotta per Internet crei la possibilità di ulteriori e positivi sviluppi verso l’applicazione piena del contratto, che le nuove norme sui free lance diventino  il punto di partenza di una regolamentazione più puntuale nei confronti di colleghi che stanno diventando sempre più importanti nel sistema dell’informazione, che siano rispettati i limiti per il ricorso ai contratti a tempo determinato, limiti più stringenti rispetto a quelli stabiliti nella legge dal governo. E che le norme sulla multimedialità vengano applicate nella interpretazione giusta data dal sindacato, senza forzature e furbizie da parte degli editori.

Nello stesso tempo il sindacato dovrà fare nuovi accordi per l’estensione della copertura contrattuale a nuovi settori, per esempio i piccoli periodici, ma anche difendere il contratto nazionale vigente nelle redazioni tradizionali, dove spesso è disatteso.
Il sindacato, il referendum, le nuove competenze  

Le difficili vertenze sulle ristrutturazioni aziendali, il negoziato contrattuale e le polemiche nella categoria hanno messo in luce due esigenze. La prima: è venuto il momento di mettere nello statuto federale e nello statuto regionale l’obbligo del referendum per la ratifica delle ipotesi di intesa sul contratto nazionale. La seconda: occorre attrezzare meglio il sindacato in vista dei compiti che lo attendono in futuro. Un servizio studi. Un servizio di supporto tecnico ai Cdr capace di elaborare analisi anche sui bilanci delle diverse testate. Un servizio legale più articolato. Uno sportello regionale e nazionale di assistenza fiscale, legale, sindacale e previdenziale per i free lance. Un gruppo di lavoro sulle tecnologie. Ormai non è più possibile farne a meno.


3 Ottobre 2001 - Uniti per agire, l'importanza di un voto

L'IMPORTANZA DI UN VOTO

Il 13, il 14 e il 15 ottobre saremo chiamati a votare per l'elezione dei delegati al XXIII Congresso della Stampa Italiana e per il rinnovo delle cariche sociali dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti. Sono due appuntamenti elettorali molto importanti che devono vedere elettori e candidati impegnati per un vero rinnovamento nel segno del dialogo costruttivo, con un unico comune scopo: l'interesse di tutta la Categoria, sia degli iscritti al sindacato che dei molti, direi moltissimi non iscritti per svariate ragioni, e per una soprattutto. "A cosa mi serve iscrivermi?" é infatti la domanda che si pongono molti colleghi

Questa domanda deve fare molto riflettere ed esige una risposta. Non solo ora che siamo in periodo di elezioni, ma sempre, perché è in gioco la ragione stessa di vita di una FEDERAZIONE, di un SINDACATO, di una ASSOCIAZIONE. Quando gli eletti ignorano questa domanda, o la sottovalutano, il patto con gli elettori si incrina e ci si avvia verso quel lento declino che porta inevitabilmente alla distruzione delle tante cose positive realizzate sino alla defezione anche dei fedelissimi, di chi ha sempre creduto nell'utilità e nell'unità del sindacato.

E' una visione catastrofica? Forse. L'errore è quello di continuare ad arroccarsi su privilegi acquisiti, su posizioni predominanti, sulla detenzione del potere per il potere, sulla mancanza di dialogo, sulla non disponibilità ad ascoltare. Se si continuano a considerare i giornalisti diversi tra loro, a seconda se contrattualizzati o freelance, a seconda della loro retribuzione o del mezzo con cui operano - e diversissimi se lavorano su Internet - allora il sindacato può dire cessata la sua ragione di esistere. Per non parlare della diversità che si è maggiormente creata tra professionali (ex professionisti) e collaboratori (ex pubblicisti) (chiamateli come volete ma sono in molti a considerarli diversi) con il fantomatico articolo 2 del Regolamento della F.N.S.I. che discrimina il lavoro subordinandolo al guadagno. Allora potremo solo mettere la parola FINE a questo modo di intendere un SINDACATO, e quindi al sindacato stesso, perdendo così anche l'INPGI e la CASAGIT.

Come conseguenza ognuno penserà a se stesso. I più combattivi avranno vita facile, i meno aggressivi o protetti saranno alla mercé del mercato e aumenterà inevitabilmente la disoccupazione. Un mercato che evidenzierà sempre di più le sue debolezze, la mancanza di qualità dell'informazione, l'appiattimento, la scomparsa di un sempre maggior numero di lettori ed ascoltatori. Si andrà verso un "regime" di veline. Un vero sindacato può volere tutto questo? Io dico di no. Noi vogliamo che ciò succeda? Non credo proprio.

La Categoria può essere difesa solo da un sindacato unito, perciò forte, un sindacato che affronta tutti i problemi. Non dobbiamo più sentire colleghi che dicono: "….ma questi problemi riguardano gli editori…."  oppure "…ma è un problema di pochi….."  ed altre espressioni di questo tipo. Mi sembrano tanti Ponzio Pilato della categoria che mentre si lavano le mani, non affrontando i problemi, si riempiono la bocca di tanti paroloni lasciando in difficoltà altri colleghi. Difficoltà che inevitabilmente prima o poi diventeranno esponenziali. Il contratto è sacrosanto ma non è la panacea di tutti i mali, perché se i mezzi diminuiscono o spariscono, a causa di tante ragioni che non dipendono unicamente dagli editori, a chi faremo applicare il contratto?

I disoccupati, il minor numero di lettori e anche di ascoltatori dei radio telegiornali, le tante testate che hanno chiuso, sono qui a ricordarcelo. E' necessaria un po' di umiltà per risalire la china e ridare dignità alla categoria sempre più bistrattata e, siamo onesti, tante volte anche a ragione.

Nell'interesse di tutti i colleghi e all'unico scopo di ottenere dei risultati proficui, il movimento "Uniti per Agire",  visto che mira ad agire più che alle etichette, ha deciso di confluire nella lista del "Movimento Giornalisti Liberi", perché più conosciuto e più organizzato. Ma soprattutto perché, come noi, è sempre a disposizione di tutti, ha sempre "la porta aperta" ed è pronto ad ascoltare, parlare, discutere, confrontarsi e rispondere a chiunque, senza discriminazione alcuna. Questo vuol dire essere veramente uniti, democratici e rispettosi della fiducia dei colleghi che hanno scelto i loro portavoce e non i loro "gerarchi".

 Noi deploriamo l'astensionismo e chi propugna di disertare le urne, perché chi non sceglie, chi non partecipa non ha nessun diritto di criticare le decisioni prese dagli eletti sulla base di una bassa, anzi direi bassissima affluenza alle urne. Che bella democrazia, pochi che decidono per tutti!

Con che coraggio facciamo il nostro lavoro di divulgare le opinioni, i sentimenti, le preoccupazioni dei cittadini se noi stessi non abbiamo più ne opinioni, ne sentimenti, ne preoccupazioni?  

Riappropriamoci del ruolo e della dignità che ci spettano. Solo tutti uniti si vince. Se da soli o divisi tutto diventa più faticoso e difficile. Pensiamoci e andiamo a votare. 

Franco Marelli Coppola 
Movimento "Uniti per Agire"
  -  e-mail: marellicoppola@fastwebnet.it  


2 Ottobre 2001 - Feltri & Feltri

Ci risiamo. Dopo Vittorio, ecco il fratello Ariel. I giornalisti della Lombardia sembrano essere attratti irrimediabilmente da questo cognome.

Per le elezioni del Sindacato, in programma il 13, 14 e 15 ottobre la lista Stampa Democratica, capitanata dal Presidente uscente dell'Associazione Lombarda, Maria Grazia Molinari,  ha infatti deciso di puntare su Feltri.  

Ero stato avvicinato da un collega che prima mi aveva proposto di entrare in lista con i giornalisti sportivi e poi, dicendomi che il progetto era caduto nel vuoto, mi aveva chiesto di aderire a Stampa Democratica.

Alla luce dei recenti accadimenti credo di aver fatto una scelta azzeccata. Da un Feltri mancato all'Ordine a un Feltri al Sindacato il passo è breve ma ben più ardito

Cordialmente il vostro 

Giovane collega curioso


1 Ottobre 2001 - Quel paragrafo che non c'e'

Come sapete fra un paio di settimane si vota nelle associazioni regionali della stampa e comincia la partita per il rinnovo delle ambite cariche dirigenti della Federazione Nazionale della Stampa. Non ci crederete ma ci siamo letti tutti i programmi che diversi gruppi (correnti? componenti?) hanno inviato al Barbiere e che naturalmente abbiamo pubblicato a beneficio dei nostri lettori-elettori.

La posizione del Barbiere e’ nota. Qui c’e’ spazio per tutti. Non facciamo il tifo per nessuno essendo in questa circostanza il Barbiere solo un veicolo di informazione di servizio. Pertanto non vi diremo certo per chi votare, mai ci permetteremmo.

Pero’ qualcosa la vogliamo dire anche noi della bottega. 

Siamo, infatti, un po’ dispiaciuti. Abbiamo letto programmi assai vaghi ancorche’ encomiabili (viva la liberta’ e l’indipendenza dei giornalisti, piu’ autonomia nella professione, piu’ attenzione al mondo che cambia, bisogna essere trasversali e non cadere nelle logiche correntizie, cerchiamo di essere piu’ buoni, non facciamoci mettere sotto dalla pubblicità) e, per la verita’, anche indicazioni piu’ concrete e visibili.

Funziona sempre cosi’ con i pronunciamenti che debbono comprendere i problemi del praticantato e quelli della pace nell’iperspazio, e dunque nessuno stupore. Ma eravamo quasi certi, lo diciamo col massimo candore, che qualcuno sarebbe stato cosi’ ganzo da raccogliere, nel suo programma, magari solo con un paragrafo, quella piccola provocazione intellettuale e professionale che il Barbiere cerca ogni giorno, fra mille difficoltà, di spingervi sotto al naso.

Ovvero la possibilita’ per i giornalisti di tener vivo un dibattito permanente su cio’ che facciamo tutti i giorni, su cio’ che siamo, su dove andiamo, prospettive, sviluppi e orientamenti e via cantando. No, così l’abbiamo detta troppo vaga anche noi e quindi saremo piu’ precisi.

Tutti sapete cos’e’ il Barbiere e quindi non meniamo troppo il torrone.

Ora abbiamo qualche domanda da fare a tutte le componenti/correnti/gruppi che corrono alle elezioni.

Ritenete che rientri fra i compiti di un sindacato alimentare un canale importante di libero confronto fra i giornalisti?

Pensate che sia utile avere un luogo dove tutti, davvero tutti, possono scrivere quello che gli passa per la testa, un luogo che aiuti a farla funzionare, quella testa che spesso crolla insonnolita sui takes di agenzia?

E secondo voi serve o non serve un sito internet che in tempo reale puo’ informarvi sulla scadenza della rata del mutuo Inpgi o dello sconto concordato dall’associazione locale della stampa con la concessionaria dei motorini? 

Che ne dite, vale la pena di battersi, per un sindacato, per tenere in vita e far crescere una voce a disposizione dei giornalisti, magari anche un po’ piu’ agile, (benche’, ne siamo mestamente consapevoli, meno frizzante), di quei bei giornalini associativi che vi arrivano a casa cellofanati insieme con l’estratto conto della banca?

Ciò che Pino Nardi, firmatario di uno dei quattro documenti che abbiamo messo in rete, ha sentito il bisogno di esplicitare ("Caro Barbiere, ti leggo sin dall'inizio e reputo il tuo ruolo importantissimo...") verrebbe tranquillamente sottoscritto, crediamo,  da tutte le altre correnti del nostro sindacato, che puntualmente ci mandano le loro determinazioni e i loro comunicati, con preghiera (ma lo sapete che non c’e’ bisogno di pregare) di pubblicarli. 

Caro Paolo (Serventi Longhi) e cara Silvana (Mazzocchi), caro Michele (Concina), caro Edmondo (Rho), caro Pino (Nardi), sapete bene che buona parte del dibattito sul giornalismo italiano passa per Il Barbiere della Sera. La piattaforma dell'ultimo contratto nazionale era un oggetto misterioso per gli stessi giornalisti, prima che il Barbiere se ne occupasse, cosa che ha iniziato a fare dal maggio dello scorso anno.

Abbiamo cercato di decodificare e di informare, spingendo gli stessi colleghi della Fnsi ad essere più chiari e dando voce a tutte le posizioni in campo, sino alla fine e anche dopo la fine, con chi chiedeva il referendum e chi pensava che invece non servisse a nulla. Una delle nostre prime interviste in assoluto venne fatta al presidente degli editori dell'epoca, per chiarire cosa intendiamo per libertà e completezza dell'informazione.  

Vorremmo quindi che tutte le componenti sindacali, subito, senza aspettare il Congresso di novembre, intervenissero sul tema che ci sta a cuore e che, crediamo, sta a cuore a molti lettori. 

Ci aspettiamo una dichiarazione politica di intenti precisa e chiara. Vogliamo sapere, da chi si candida a guidare il sindacato nazionale dei giornalisti, se pensate o no che il Barbiere della Sera meriti pieno e pubblico sostegno.Tutto qui. Chiediamo solo un si' o un no.
Vedete un po’ voi.

Bds


1 Ottobre 2001 - Mi candido anch'io

A metà ottobre si vota per rinnovare le cariche del nostro sindacato. Da poco più di un anno sono tornato a occuparmi del comitato di redazione e mi è toccato farlo - nei giornali piccoli capita che nessuno voglia fare il cdr - in un momento davvero brutto, durante e dopo la
vertenza per il contratto nazionale.

E ho toccato con mano i gravi difetti del nostro sindacato:
a) troppo politicizzato,
b) lontano dai problemi concreti,
c) autoreferenziale;
d) rappresentativo di pochi.

Il vertice della Fnsi ha voluto approvare un contratto che la maggior parte della categoria non voleva. Non sono arrivati i soldi che i più si aspettavano (penose le giustificazioni ricevute), non abbiamo trovato nulla della nostra piattaforma e in compenso gli editori hanno ottenuto quasi tutto quello che volevano.

L'idea che mi sono fatto in quei mesi è che ai signori della Fnsi non interessa la partecipazione. Ma tutte queste sono cose passate, bisogna guardare avanti: e cosa vediamo? La conservazione di un'oligarchia, l'ottusità, l'incapacità di questi burocrati che non rappresentano quasi nessuno.

Un esempio? Il Fondo di previdenza complementare. Per fare il pieno dei sei posti del consiglio di amministrazione le due grosse componenti (i compagni di Fiesole e i centristi ex santeriniani) hanno fatto un listone unico, sperando in un voto bulgaro.

Forse non tutti i colleghi hanno capito bene: il fondo di previdenza è una cosa importantissima, gestisce i soldi che tutti i giornalisti contrattualizzati versano ogni mese e a fine anno, con un importante storno dal Tfr. I nostri amici, tutti insieme, hanno fatto una bella lista-minestrone con un tasso di competenza specifica che sfiora lo zero.

Dalla battaglia contro il contratto io e altri componenti di cdr lombardi ci siamo avvicinati a Quarto Potere, un gruppo nato due anni fa, che è cresciuto e - con un metodo democratico - ha discusso del programma per rinnovare il sindacato. Con altri colleghi di tutta Italia siamo ripartiti a discutere di temi "alti": dell'indipendenza, della democrazia interna, dell'accesso alla professione.

Chi crede ancora che il gruppo di Fiesole rappresenti i giornalisti di sinistra dovrebbe riflettere bene. Io, che sono e voto a sinistra, nelle parole di Nuova Informazione trovo la mancanza di progetti e la conservazione di un pessimo status quo.

Il rinnovamento del sindacato passa attraverso idee innovative e anche qualche volto nuovo. Perciò io e tanti altri che come me credono che veramente si possa cambiare questo sindacato abbiamo deciso, in Lombardia, di candidarci nella lista di Quarto Potere.
Carlo E. Gariboldi
cdr La Provincia Pavese


26 Settembre 2001 - Puntoeacapo e Cdr Referendari

Cari colleghi, siamo certi che milioni di vostri lettori, in questi giorni, perdono il sonno e l'appetito in attesa di veder comparire sul sito nuovi documenti congressuali. Non siamo insensibili al grido di dolore che da tanta parte della Rete si leva, e perciò vi rifiliamo il documento della lista presentata da Puntoeacapo e da alcuni dei Cdr che hanno partecipato all'epico tentativo di sottoporre il nuovo contratto a un normalissimo referendum sindacale. Cliccate, cliccate, qualcosa resterà. Silvana Mazzocchi e Michele Concina

Puntoeacapo - Cdr referendari

Per il rinnovamento della Fnsi

Questa lista nasce dall'esperienza vissuta fianco a fianco, nei primi mesi di quest'anno, da Puntoeacapo, un movimento trasversale di giornalisti di diversa provenienza politico-culturale, e da alcuni Cdr, rappresentanti di redazioni che hanno partecipato senza tentennamenti agli scioperi. Il terreno comune è stato il dissenso, leale ma profondo, verso le decisioni assunte da tutto l'attuale gruppo dirigente della Fnsi, senza distinzioni di corrente, sul nuovo Contratto nazionale di lavoro: siglare il testo nonostante il rifiuto di decine di redazioni; farlo approvare attraverso forzature procedurali dalla conferenza nazionale dei Cdr all'Ergife; respingere la richiesta di un referendum sottoscritta in una settimana da oltre un quinto dei giornalisti italiani.

Dopo una serie di contatti e riflessioni nel corso della primavera e dell'estate, riteniamo necessario ora partecipare insieme al momento fondamentale di analisi e riassetto di ogni sindacato, il Congresso. Crediamo fermamente, infatti, che il nostro sindacato unitario, la Fnsi, sia lo strumento fondamentale di tutela della professionalità e dell'autonomia dei giornalisti italiani. 

Siamo altrettanto convinti che siano indispensabili un ricambio del gruppo dirigente (destinato non solo a gestire questo contratto, ma a negoziare il prossimo) e una democratizzazione profonda della Fnsi. Sono queste, a nostro giudizio, le premesse indispensabili per un recupero del ruolo professionale e civile dei giornalisti.

Il contratto ormai in vigore consegna agli editori la possibilità di utilizzarci come manodopera indifferenziata; di ricattare chiunque mantenga posizioni critiche puntandogli addosso l'arma del trasferimento, dell'interruzione della carriera, della sostituzione con colleghi ancora più deboli (disoccupati, contrattisti a termine, freelance). La flessibilità, obiettivo dichiarato, passa decisamente in secondo piano rispetto alla normalizzazione delle redazioni, alla subordinazione degli organi d'informazione a tutti i poteri economici, a tutti i partiti politici.

Uscire dalle parrocchie

Due sono le cause principali che hanno condotto la Fnsi in questo vicolo cieco. La prima è la logica dell'appartenenza, correntizia e politico-culturale, che il gruppo dirigente non è riuscito a scrollarsi di dosso. La seconda è l'isolamento sociale dei giornalisti, che spesso sconfina nel discredito, lasciando campo libero all'arroganza degli editori. La via d'uscita, dunque, non può consistere che nell'eliminazione dalla vita sindacale di fattori estranei, con il rilancio dell'unico interesse davvero centrale nella nostra professione: quello del lettore, ascoltatore, consumatore d'informazione. Un'informazione di alta qualità, coscienziosa e trasparente è obiettivo comune dei cittadini e dei giornalisti seri. Non degli editori che intendono trasformare le redazioni, attraverso le norme contrattuali da loro imposte, in catene di montaggio.

  Democratizzare il nostro sindacato

La Fnsi, che dalla stagione contrattuale è uscita a pezzi, va ricostruita dal basso. Fra gli obiettivi che giudichiamo irrinunciabili vi sono:

·   Istituzione del referendum obbligatorio sul Contratto nazionale di lavoro.

·   Adeguamento della rappresentanza in tutti gli organismi sindacali nazionali a stretti criteri di proporzionalità, con il superamento degli squilibri attualmente esistenti nella conferenza nazionale dei Cdr.

·  Rafforzamento del ruolo dei delegati e fiduciari dei servizi e delle redazioni distaccate.

Al servizio dei giornalisti e dei cittadini

Intendiamo poi contribuire a indirizzare una Fnsi rinnovata verso un ruolo di servizio nei confronti dei suoi iscritti, e di tutela del diritto dei cittadini a un'informazione libera, attraverso:

·         Difesa attenta, puntuale e quotidiana della qualità dell'informazione e della dignità del lavoro giornalistico, anche nei nuovi mezzi.

·         Apertura immediata di dialogo, e ricerca di collegamenti operativi, con soggetti sociali portatori d'interessi generali come le associazioni di consumatori, gli altri sindacati, le autorità di garanzia.

·         Potenziamento delle strutture di assistenza legale e d'interpretazione contrattuale.

·         Creazione di una rete di esperti, interni ed esterni alla categoria, volta a prevedere gli sviluppi delle tecnologie informative e i loro riflessi, allo scopo di predisporre per tempo i necessari strumenti di difesa professionale e contrattuale, e le iniziative di salvaguardia della libertà e pluralità dell'informazione.

·         Ruolo attivo in una riforma dell'Ordine volta a salvaguardare e migliorare la qualità dell'informazione.

·         Avvio immediato della costruzione della prossima piattaforma contrattuale, con procedure che consentano un coinvolgimento reale e profondo della base. Centrali, nella piattaforma, dovranno essere migliori garanzie per la sicurezza del posto di lavoro, uguale dignità per i giornalisti dell'online, eliminazione progressiva del precariato, strumenti di tutela reale per freelance e disoccupati.

A coloro che condividono questa analisi e questi obiettivi, chiediamo di appoggiare con il loro voto la nostra lista, formata da colleghi impegnati quotidianamente nelle redazioni, a contatto diretto con una professione che rischia, a questo punto, uno scadimento irreversibile.


26 Settembre 2001 - Il programma di Impegno Sindacale Unitario

Caro Barbiere, ti invio il programma di Impegno sindacale unitario in vista del rinnovo dell'Associazione lombarda dei giornalisti e per il congresso della Fnsi. Ti chiedo di pubblicarlo come contributo al dibattito che è già iniziato con i programmi dei colleghi di Nuova informazione e Quarto potere

Ti leggo fin dall'inizio e reputo il tuo ruolo importantissimo per il confronto tra giornalisti. Spero che il file vada bene. Ti chiedo, se possibile, di mantenere i neretti nel testo perché rappresentano parole chiave. Se ci sono problemi resto a disposizione. 
Un caro saluto Pino Nardi

ELEZIONI PER L’ASSOCIAZIONE LOMBARDA DEI GIORNALISTI 
E PER IL CONGRESSO FNSI
AL SERVIZIO DELLA VERITA’

Proposte di Impegno sindacale unitario

Siamo un gruppo di giornalisti di ispirazione cristiana, lavoriamo in quotidiani, settimanali, radio e televisioni. Al nostro fianco ci sono alcuni colleghi pensionati, che hanno contribuito allo sviluppo del sindacato e degli altri organismi di categoria. Ogni giorno cerchiamo di testimoniare - seduti al desk, inviati alla ricerca di notizie, commentando i fatti della vita - il nostro impegno di affermare la verità, difendere l’autonomia dei giornalisti, completare e aggiornare la nostra professionalità, manifestare il valore della solidarietà.

In questa circostanza elettorale vogliamo affermare, come risulta anche nel titolo del nostro documento, la volontà di operare per l’unità del sindacato che appare, in questa fase, particolarmente lacerato non solo per il risultato contrattuale ma per ingiustificati e mai sopiti personalismi. Scelte unitarie devono essere compiute a Milano, proprio come accade in tutta l’Italia; scelte unitarie nel sindacato come in tutti gli organismi di categoria.

Questa fase è molto difficile per il nostro lavoro: dal contratto abbiamo avuto importanti certezze da difendere con grande decisione, ma sono rimasti indefiniti alcuni processi di cambiamento dentro e fuori le redazioni, anche per la mancanza di una controparte che, a differenza del passato, ha accentuato la litigiosità interna e la concorrenza fra le testate con metodi non sempre trasparenti. 

Esistono – soprattutto nelle piccole realtà locali – forti resistenze all’applicazione corretta ed integrale delle norme contrattuali e, questo, richiede un servizio di assistenza sindacale permanente, che può essere concordato con gli altri organismi di categoria (Ordine, Inpgi, Casagit), sfruttando le loro competenze ed esperienze. Così come il sindacato deve farsi carico di iniziative permanenti di formazione, raccogliendo le molteplici esperienze maturate soprattutto dai colleghi più anziani.

Per la formazione al giornalismo riteniamo debba essere valorizzata la promozione al livello universitario, mantenendo da una parte il numero programmato dei praticanti (sulla base di intese fra università, Ordine e sindacato) e dall’altra garantendo, accanto alla preparazione culturale, una pratica adeguata all’incalzante rinnovamento tecnologico dell’attività professionale. E’ compito anche del sindacato, con l’Ordine, promuovere la riforma dell’esame di abilitazione professionale al fine di realizzare un autentico miglioramento qualitativo dell’informazione.

La globalizzazione delle imprese di comunicazione, i processi di concentrazione nazionale ed internazionale non favoriscono il pluralismo e non producono buona informazione. La tecnologia trasferisce in ogni punto della terra milioni di informazioni, rendendo molto difficile la loro gestione e selezione. La conseguenza è quella di essere male informati. Il nostro sforzo è servirsi dell’informazione per arricchire la conoscenza e arrivare alla verità. 

Oggi è diffusa la tecnica di inventare una notizia, che non vuol dire informare su un evento che non è avvenuto, bensì far diventare notizia quello che prima non lo era. Per queste e molte altre ragioni riteniamo necessario continuare a studiare e a confrontarci a livello nazionale e internazionale. Un impegno presente nei piani annuali di lavoro delle nostre associazioni cattoliche professionali di categoria.

Il sindacato deve impegnarsi a seguire con più attenzione tutte le iniziative legislative tendenti a ridisegnare il mondo della comunicazione, con particolare riguardo ai sistemi radiotelevisivi, così da garantire un’indispensabile presenza del servizio pubblico ed una sua corretta e pluralistica gestione.

Analoga attenzione dovrà essere riservata ai due presidi della professione: il sistema previdenziale, generale e integrativo e i servizi integrativi sanitari e socio-sanitari, entrambi chiamati a svolgere una delicata funzione nella logica di contenimento della spesa sanitaria e previdenziale. Questo significa migliorare i servizi con l’estensione territoriale delle convenzioni e la razionalizzazione della gestione degli enti preposti.

Noi lavoriamo per un sindacato unitario, non per coalizioni con maggioranze risicate, chiuse al dialogo e pretestuosamente autosufficienti. Per questo, anche nelle persone, la nostra è una proposta che speriamo possa essere condivisa.

Impegno sindacale unitario


24 Settembre 2001 - Ed ecco il programma di Quarto Potere

PROGRAMMA DI QUARTO POTERE  PER L'INDIPENDENZA DEI GIORNALISTI
E IL RINNOVAMENTO DEL SINDACATO


Quarto Potere, movimento trasversale nato nel 1999 per rinnovare la professione giornalistica e che si è fortemente impegnato tra il 2000 e il 2001 per evitare la firma del nuovo Contratto di lavoro, coagulando intorno a sé forze sindacali spontanee e moltissimi colleghi, si presenta alle elezioni dei vertici della Fnsi e della Associazione Lombarda con il seguente programma:

1.. L'INDIPENDENZA DEI GIORNALISTI

Indipendenza dai poteri politici ed economici, dall'ingerenza della pubblicità, dalle pressioni degli editori: questo deve tornare a essere il valore fondamentale della professione giornalistica. Per riaffermare il ruolo sociale dei giornalisti e dell'informazione, che sono alla base di un sistema libero e democratico. E il sindacato deve essere impegnato in prima persona nella difesa della professionalità dei colleghi di qualsiasi testata, dai quotidiani ai periodici, dalle televisioni all'emittenza radiofonica e all'informazione on line.

2.. UN SINDACATO DA RINNOVARE

Il sindacato dei giornalisti italiani deve rinnovarsi profondamente. Bisogna prima di tutto cambiare i nomi e i volti dei vertici della Fnsi e delle Associazioni territoriali. Ma bisogna anche ricostruire un rapporto nuovo con i giornalisti di tutta Italia, far nascere un sindacato che sia veramente vicino ai colleghi che lavorano all'interno delle redazioni così come a coloro che collaborano dall'esterno. E lavorare per la categoria senza essere "distratti" da divisioni politiche e lotte di potere

3.. CONTRATTO UGUALE PER TUTTI

I giornalisti devono essere tutti uguali a livello contrattuale. Non devono più essere ammessi accordi che prevedano trattamenti peggiorativi - a livello economico o normativo - per chi lavora nell'on line, nelle radio, nelle tv locali o su altri mezzi d'informazione.

4.. FREELANCE PIU' TUTELATI

Il sindacato deve impegnarsi per rendere più forte e tutelato anche chi esercita l'attività giornalistica da libero professionista. A livello economico bisogna ottenere tariffari seri e garantiti, oltre che pagamenti certi e in tempi brevi, massimo trenta giorni dalla consegna. I freelance devono poter avere una rappresentanza garantita a tutti i livelli istituzionali nel nostro sindacato.

5.. PIU' DEMOCRAZIA INTERNA

E' indispensabile riscrivere le regole della democrazia interna alla Fnsi. Il sistema di consultazione non funziona, lo abbiamo visto proprio in occasione dell'ultimo rinnovo contrattuale: bisogna introdurre l'istituto del referendum, ma soprattutto elaborare un diverso sistema di voto, che "pesi" le redazioni all'interno della Conferenza dei Cdr e anche tra le diverse Associazioni territoriali.

6.. CARICHE A TERMINE

Maggiore democrazia significa anche fissare un termine per le cariche ai vertici degli organismi, sindacali e non solo, della categoria: dalla Fnsi alla Casagit, dall'Inpgi al Fondo di previdenza, dall'Ordine alle scuole di giornalismo. Si può ipotizzare un massimo di due mandati consecutivi, al termine dei quali i giornalisti devono tornare a fare i giornalisti. Vanno anche previste norme più rigorose d'incompatibilità tra i diversi incarichi negli organismi di categoria.

7.. ACCESSO ALLA PROFESSIONE E FORMAZIONE PERMANENTE

Le scuole gestite dai giornalisti possono essere la strada preferibile per entrare nella categoria. Ma proprio per questo è necessario fare chiarezza nella giungla di corsi universitari, lauree brevi, corsi post-universitari che abbiamo davanti. Le scuole - quelle davvero qualificate per farlo - dovrebbero inoltre occuparsi della formazione permanente dei giornalisti in attività, contrattualizzati e freelance, organizzando con la collaborazione economica degli editori corsi di aggiornamento di alto livello qualitativo sia su temi generali (lingue straniere, informatica) sia su temi specifici.

8.. TRASPARENZA: USIAMO INTERNET!

Il sindacato è poco trasparente nella comunicazione ai colleghi e in gravissimo ritardo nell'uso dei moderni strumenti informativi. Le informazioni devono circolare e non restare nelle mani di pochi che stanno al vertice. Il sito Internet della Fnsi deve essere migliorato nei contenuti e dare spazio a tutte le voci della categoria. L'Associazione Lombarda dei Giornalisti (Alg) non ha neppure un sito Internet: Alg e Fnsi devono avere non solo un sito degno di questo nome, ma anche creare newsgroup per garantire un collegamento costante con le redazioni e i singoli iscritti.

9.. MIGLIORE ASSISTENZA AI CDR

I cdr spesso non hanno gli strumenti, da soli, per affrontare i piccoli e grandi problemi quotidiani: la Commissione sindacale dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, che raggruppa tutti i cdr, va potenziata dopo anni di gestione insufficiente, anche organizzando corsi di formazione quadri per far conoscere meglio le norme e i nostri diritti ai colleghi impegnati nelle singole realtà aziendali.

10.. PIU' SERVIZI AGLI ISCRITTI

A partire dalle singole associazioni, e coordinando poi l'attività a livello di Fnsi, vanno migliorati i servizi di tutela legale e potenziati quelli gratuiti di consulenza contrattuale, sindacale e fiscale a favore degli iscritti contrattualizzati e freelance.
Quarto potere


20 Settembre 2001 - Nuova informazione apre la campagna elettorale

Nuova Informazione/gruppo di Fiesole chiede ai colleghi di continuare a sostenere col voto la "realistica utopia" del suo progetto di sindacato unitario, solidale, forte e responsabile.

Un progetto che ha consentito in questi anni di modificare gli statuti e conquistare rappresentanza anche presso l'emittenza locale, i nuovi media e i liberi professionisti, di estendere agli autonomi la tutela previdenziale e la cassa malattie, di contrattualizzare la complementare, di battersi contro il mobbing e per le pari opportunita', di portare la Fnsi a prendere sempre posizione per l'indipendenza professionale anche nel silenzio del vecchio Ordine nazionale.

Un impegno di rigore e rettitudine che, da ultimo ed in un pesante clima di deregolamentazione, ha portato a conquistare fra gli scioperi un contratto nazionale giornalistico ancora una volta unico (con immutati, fra l'altro, scatti d'anzianita' e garanzie), includente i colleghi freelance e dell'on line, e provvisto di clausole sui rapporti a termine assolutamente superiori a quelle imposte dalla Comunita' europea.

Un contratto che ha conquistato molto e comunque il massimo ottenibile. Piegando anche a proprio favore le richieste di flessibilita', dalle opportunita' d'inviato (per i forzati del desk, senza toccare gli "inviatini") al partime contrattabile.

E se qualche suo punto ha provocato giudizi contrastanti fra i colleghi di Nuova Informazione, questo confronto si e' gia' tradotto in un comune impegno per la miglior applicazione possibile, per il varo di nuove regole di consultazione interna (anche referendaria), per l'offerta permanente di formazione ai quadri sindacali e di servizi specialistici ai singoli.

Nuova Informazione si presenta alle elezioni unita e per un sindacato unito. Si impegna a battersi, candidando colleghi attivi nei comitati di redazione e nelle articolazioni sindacali, per una professione indipendente ed autorevole e perche' tutti i giornalismi abbiano eguali diritti.

Per i freelance, per i colleghi di siti e portali, per quelli dell'emittenza locale, per chi lavora negli uffici stampa siamo solo agli inizi: li abbiamo conquistati alla visibilita' contrattuale, ora va conquistata per loro e con loro la pari dignita' contrattuale.

Certo, per ottenere tutto cio' bisognera' battersi duramente contro la volonta' imprenditoriale di precarizzare il mondo del lavoro, ma bisogna anche respingere da subito chi opera nella categoria per indebolirla con vecchie spaccature e nuovi trasformismi.

La pur auspicabile unita' sindacale, sulla base di obiettivi comuni, e' difatti lapalissianamente attuabile solo con chi ci sta. Come dimostra la storia degli ultimi quattro anni, nei quali una responsabile gestione condivisa e' stata possibile, pur con differenze e fatiche, a livello nazionale (Fnsi), mentre e' stata arrogantemente respinta in Lombardia a tutte spese dell'efficienza sindacale.

 Per un sindacato forte, capace ed onesto vieni dunque a votare il 13,14 e 15 ottobre e vota Nuova Informazione/gruppo di Fiesole sia per il Congresso Fnsi sia per il rinnovo dell'Associazione Lombarda dei giornalisti.
Nuova Informazione


27 Agosto 2001 - Cominciamo a dar fastidio. Bene

Comunicato di NUOVA INFORMAZIONE 

Il giornalista che fa il suo mestiere dà sempre più fastidio. Purtroppo per il crescente stuolo di "infastiditi" un giornalista vero - anzi un giornalista e basta, senza etichette - ha per mestiere proprio di cercar le notizie, controllarle e pubblicarle, col massimo di autonomia. 

Un'indipendenza messa a rischio da un inquietante crescendo di iniziative condizionanti. Le ultime tre: la proposta (d'un sindacato di polizia) di tenere i giornalisti, soprattutto se muniti di telecamera e macchina fotografica, lontani dai luoghi degli eventi futuri; il dossier (della Digos di Genova alla magistratura) "sull'uso dei media per diffondere notizie false e dare un'immagine negativa delle forze dell'ordine"; l'indagine (di Datamedia, fra i committenti Forzaitalia e un pezzo di governo) sull'influenza dei telegiornali nel far salire o scendere il tasso di credibilità del governo presso l'opinione pubblica.

 Lasciando perdere la prima provocazione, solo apparentemente rozza, poichè mostra di ben conoscere il principio mass-mediatico per cui ormai esiste solo ciò che accade davanti a un (tele)obiettivo, le altre due iniziative dovrebbero preoccupare chiunque abbia a cuore la libertà d'informazione ed il diritto ad essere informati. 

Perchè colpiscono l'una le fonti delle notizie - attaccando gli intervistati che avevano riferito fatti loro accaduti o di cui erano stati testimoni -, fonti che per un cronista sono come l'acqua per i pesci, e l'altra creando una nuova fattispecie di "conflitto di interessi". 

Paradossalmente infatti la responsabilità soggettiva di ognuno non discenderebbe più dai suoi comportamenti, ma andrebbe addebitata al giornalismo che tali fatti li ha o raccontati, com'è suo sacrosanto dovere, o sottaciuti. 

Quindi se poi i cittadini si fanno un'opinione o modificano il giudizio su qualcosa leggendo la stampa o guardando un telegiornale (su un governo, un medicinale, la magistratura, il gioco del calcio, le forze dell'ordine, un bilancio societario...), la questione viene considerata non come l'esercizio d'un diritto costituzionale, bensì "buona o cattiva" secondo l'interesse dell'editore. 

Finora ci avevano abituati, noi giornalisti, a dover lottare contro le pressioni più o meno subdole di molti uffici marketing aziendali che appoggiano gli inserzionisti pubblicitari o contro gli interessi economici "altri" di molte proprietà editoriali.

 Ora non si tratterebbe più soltanto (vogliamo usare il condizionale) di parlar bene o male d'un motorino o di un'acqua minerale del tuo editore ovvero di evitargli o meno ricatti da parte di potenti impermaliti dalle tue inchieste, ma di scegliere se mettere il filtro rosa alla realtà o continuare a fare il giornalista.

 Nuova Informazione, la corrente sindacale che ha da sempre fatto dell'autonomia, della solidarietà e della deontologia la propria ragione d'esistere, denuncia il rischio d'una deriva etica e sosterrà la categoria nel respinge subito e con determinazione qualsiasi tipo d'intrusione nel proprio autonomo e legittimo diritto a raccontare il vero senza guardare in faccia a nessuno

 Milano, 25 agosto


9 luglio 2001 - E' nato il Cdr del Barbiere della Sera

Comunicato sindacale 

Caro direttore, Il Barbiere della Sera ha da oggi il suo Cdr nelle persone de La ragazza del bar e di Mata Hari

Questi i risultati delle elezioni: votanti due; La ragazza del bar: voti due, Mata Hari: voti due, altri voti zero. Risultano eletti  Mata Hari e La ragazza del bar

Il nostro primo atto formale è una sfiducia nei tuoi confronti. Giorni addietro hai comunicato ai lettori che Il Barbiere della Sera era arrivato Uno al Premio Val di Sole. Notizia assolutamente infondata.

Leggiamo testualmente il giorno sette luglio a pag. 33 di un periodico locale milanese stampato in via Solferino, Il Corriere della Sera (e qui il tentativo di plagiarci è evidente, dovresti intervenire)  quanto segue: “Enrico Mentana, direttore del Tg 5, è il vincitore del Premio Val di Sole per un giornalismo trasparente. Premiati ex aequo Dino Boffo, direttore di Avvenire, Luca Giurato per Uno Mattina e la conduttrice di Reporter Milena Gabanelli.
La cerimonia etc. etc.”.
 

La modesta diffusione del quotidiano in questione non danneggia più di tanto la nostra immagine. E tuttavia, delle due l’una: o hai millantato un premio inesistente, nel qual caso chiediamo le tue immediate dimissioni oppure il Corriere della Sera ha omesso che siamo arrivati Uno ed esigiamo che tu ti adoperi per una rettifica. Propendiamo per la prima ipotesi perché è impossibile che un quotidiano, benché locale come il Corriere della Sera sia così disinformato

Ti comunichiamo formalmente che la redazione è shakerata, ossia in stato di agitazione e che in mancanza di tue spiegazioni saremo costretti a indire tre giorni di sciopero.
Il Cdr del Barbiere della Sera

La Ragazza del Bar – Mata Hari

Comunicato della direzione  A tutti i colleghi.
Gentili colleghi, vi comunico di aver inviato al direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, la seguente lettera.

"Caro Ferruccio, ti segnalo, con qualche rammarico, che sabato scorso il tuo bellissimo giornale ha pubblicato una notizia (pagina 32 o 33, mi pare, sezione
spettacoli) sul premio giornalistico Val di Sole, elencando scrupolosamente
tutti i vincitori (Mentana, Dino Boffo, l'ottima Milena Gabanelli di Report, Luca Giurato) e omettendo altrettanto scrupolosamente la testata del Barbiere della Sera che, come sai, ha vinto il primo premio per il giornalismo in rete.

Dispiace. Naturalmente sara’ solo stata una distrazione del redattore che ha
passato la notizia. Ma e’ un peccato anche perche’, se notizia c’era, era proprio la vittoria del Barbiere. Che vengano premiati Mentana o Giurato, converrai, e’ un fattarello all’ordine del giorno.

Ma che venga tributato un riconoscimento giornalistico a un sito che vive, anzi sopravvive, senza il becco di un quattrino e che si e’ imposto all’attenzione dei suoi lettori solo con la forza (senza esagerare, beninteso) dei suoi contenuti e per  l‘originalita’ della sua formula, mi sembra un fatto ben degno di nota.

Come se non bastasse, la mancata citazione del Barbiere tra i vincitori, oltre a infliggere un insanabile vulnus alla completezza dell’informazione, ha decisamente irritato la mia redazione, che, alla fine di una concitata assemblea, ha eletto un nuovo Cdr, accusando il direttore e la proprieta’ di non tutelare a sufficienza la dignità professionale dei giornalisti del Barbiere della Sera.

Certo che vorrai presto dedicare anche al Barbiere della Sera la dovuta attenzione ti saluto con amicizia.
Tuo Figaro


24 Aprile 2001 - Breve storia di Puntoeacapo


Nel febbraio scorso, proprio mentre si scivolava verso il peggior contratto della storia, alcuni colleghi romani sentirono l'esigenza di dar vita a Puntoeacapo, un gruppo nato dall'esigenza di riflettere sulla professione e di combattere le logiche correntizie e dal bisogno di restituire dignità al nostro lavoro.

 L'iniziativa raccolse moltissime adesioni in poche settimane. A Milano, con gli stessi obbiettivi, era attivo da tempo Quarto Potere e un po' ovunque raccoglievamo manifestazioni di interesse e di simpatia.

La realtà era sotto gli occhi di tutti. Moltissimi colleghi ( anche tra coloro che sebbene con il "mal di pancia" hanno finito per dire sì al contratto) non potevano non vedere quanto le nuove norme fossero devastanti ripetto alla nostra professione, ridotta a puro ruolo impiegatizio, umiliata da un colpo senza precedenti alla nostra autonomia e specificità professionale. 

Carriere bloccate, flessibilità selvaggia, multimedialità gratuita e coatta. Tutto per aprire, (meglio per socchiudere), il contratto ai giornalisti on line e ai free lance peraltro trattati come colleghi di serie B, quasi senza diritti, ma costretti , grazie alla flessibilità,a lavorare nelle stesse condizioni anche nella carta stampata.

Quello che è accaduto nei mesi scorsi è noto e gravissimo. La commissione contratto non venne chiamata a votare. Il segretario contò 20 no e 18 sì e numerosissimi Comitati di redazione dissero chiaro che quel contratto non si poteva firmare.

  Nacque in quei giorni un vero e proprio Movimento. I Cdr dei maggiori quotidiani  chiesero importanti correzioni al contratto; altrimenti dissero, non si poteva accettare. In seguito abbiamo assistito al film visto tante volte di un centralismo democratico che ha ridotto a zero le istanze di una grandissima quantità di colleghi.

 

La Conferenza dei comitati di redazione all'Ergife si è risolta in uno spettacolo umiliante. I CDR, convocati per lettera con la raccomandazione di essere presenti almeno con un rappresentante, sono stati invece chiamati a votare con il metodo di una testa ,un voto. Con il risultato che situazioni con magari poco più di dieci colleghi hanno espresso tre voti , mentre altre ne hanno dato uno, a fronte di redazioni magari di oltre duecento persone.

La mozione con cui si chiedeva un referendum e quella con la quale si proponeva di far votare ogni CDR con voto unico, tenendo conto della consistenza delle redazioni, non sono neanche state messe ai voti.

Nel frattempo la maggioranza, nella Fnsi e nelle Associazioni , ricompattava le file con riunioni di corrente e accordi di ferro.

 

 E' stato questo metodo a far sì che l'opposizione generalizzata al contratto si potesse trasformare nella firma definitiva. In Giunta e nel Consiglio nazionale, colleghi eletti cinque anni fa e già ampiamente scaduti, hanno seguìto oltre, speriamo, le loro coscienze, anche le indicazioni della maggioranza. Il voto è stato conseguente. Infine la Fnsi, come da Statuto, si è fatta forte del parere vincolante del Consiglio nazionale.

 Eravamo a fine marzo. Nelle redazioni intanto, la stragrande maggioranza dei colleghi  discuteva del contratto inaccettabile. Decine di assemblee in tutta Italia, giornalisti divisi tra il "sì", seppure amaro, e il "no" più deciso. Tentativi estremi di riaprire il tavolo Fieg.Fnsi, almeno per correggere, limare.

 

In quei giorni nacque il Comitato per il referendum. Dentro, Quarto Potere, Puntoeacapo, pezzi di Cdr, colleghi a titolo individuale. Fu presa l'iniziativa di rivolgersi al presidente della Fnsi, Lorenzo Del Boca nella sua veste di garante. A norma di Statuto gli venne chiesto di tutelare le richieste avazate da una gran parte dei colleghi. E di permettere il referendum, prima della firma definitiva del contratto. In pochi giorni vennero raccolte 2139 firme e 22 Cdr si unirono all'iniziativa. E i promotori del Comitato incontrarono Del Boca. Tutto inutile. Ancora una volta la Giunta della Fnsi, senza neanche mettere ai voti la richiesta di referendum, disse "sì" al contratto. Subito firmato da Fnsi e Fieg al ministero del Lavoro, e suggellato perfino con un brindisi.

 

 La vicenda contrattuale ha definitivamente mostrato quanto le logiche dell'appartenenza impediscano la democrazia reale. In pochi hanno deciso di mettere a tacere la voce di molti. E la reazione, nelle redazioni, è stata prevalentemente di sfiducia, di rabbia e di delusione.

 

 Tutti sappiamo che il contratto produrrà effetti devastanti. Il giorno successivo alla firma a "La Repubblica" un collaboratore è stato respinto all'ingresso ed è stata chiamata la polizia per impedirgli l'accesso nella sede. La redazione ha immediatamente dichiarato lo sciopero. E da molte parti d'Italia cominciano ad arrivare segnalazioni sull'applicazione del contratto. Soprattutto in molti ci chiediamo: quali garanzie offre ormai questa Fnsi per gestire gli effetti di quel contratto che ha così fortemente voluto?

Il Movimento dei giornalisti che si era raccolto intorno al Comitato per il referendum non molla.Ed è nato il Comitato dei referendari per il rinnovamento della Fnsi Ne fanno parte colleghi a titolo individuale, esponenti di Comitati di redazione, Puntoeacapo, Quarto Potere ed altre aggregazioni spontanee. Tra le scadenze urgenti c'è il rinnovamento della Fnsi.

 

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