Questo spazio del Barbiere della sera è a disposizione di tutti i Comitati di redazione che desiderano mettere al corrente l'intera categoria della vertenza che hanno in corso con l'editore o che desiderano discutere e scambiare opinioni su singole questioni di interesse sindacale. Se desiderate pubblicare il vostro comunicato, non avete che da inviarcelo per email. |
Caro
Barbiere, sono Gabriele Porro, presidente della Commissione Sindacale Alg
dal novembre 1996 ad oggi. Vi mando una lettera di riflessione su questa
lunga attività, penso possa essere utile per il dibattito attuale sulle
elezioni nella nostra categoria (io sono candidato per Nuova
Informazione), ma anche, in prospettiva, per i futuri problemi di gestione
in Lombarda.
Caro
Barbiere, nel
fine settimana si vota per il 'Fondo pensionistico integrativo'.
Sono Francesco Gerace, giornalista dell'Ansa di Roma, e tramite te, vorrei
far sapere a tutti che sono candidato e precisare che i giornalisti di
ogni regione d'Italia mi possono votare.
NEL
VOTO NON SIAMO STRUZZI di
Romano Bartoloni (non sono in corsa ma non dimentico e resto in prima
linea) Chi
va alle urne in questi giorni per scegliere la futura classe dirigente del
sindacato dei giornalisti, non può far finta di nulla, non può votare
mettendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi! La prima pesante e
clamorosa sconfitta contrattuale nella storia del sindacato del
giornalismo sta sconvolgendo la vita delle redazioni e moltiplicando il
mondo del precariato. Le responsabilità dell'accaduto sono chiare e
precise ed è bene ricordare che hanno nome e cognome: la segreteria e la
Giunta della Fnsi. I fatti pesano come mattoni sulla scheda elettorale. La
deludente conclusione del negoziato è figlia dell’estrema debolezza
contrattuale di un mestiere inflazionato, della decadenza professionale,
dell'arrendevolezza della Fnsi al sistema partitocratico e delle lobby
economiche, della crescente sudditanza alla protervia aziendale,
dall’invadenza della comunicazione pubblica e privata (i poteri) senza
garanzia di neutralità, imparzialità e obiettività. Gli
editori si stropicciano le mani soddisfatti anche per aver incassato
quattrini e agevolazioni dalla nuova legge sull’editoria in
contemporanea con la felice (per loro) conclusione del contratto.
Nell'illustrare la favorevole congiuntura, il direttore della Fieg,
Sebastiano Sortino, ha tirato le somme: ‘abbiamo aumentato il numero dei
giornalisti, ridotto quello dei poligrafici e aumentato gli
investimenti’. Romano Bartoloni
Sono Mariagrazia
Molinari.
Non ho mai scritto una sola riga al
Barbiere perchè non mi piacciono le lettere anonime. Questa volta,
eccezionalmente, intervengo, non in quanto Presidente dell'Associazione
Lombarda dei Giornalisti, ma come capolista di Stampa Democratica.
Una corrente sindacale fondata più di 20 anni fa da alcuni di noi con
Walter Tobagi. Corrente che oggi si presenta ai colleghi per il Congresso
della FNSI con una squadra di 55 candidati, tutti qualificati e
professionali. Vittorio
Feltri è Vittorio Feltri. Ariel Feltri è un noto giornalista sportivo
che, a differenza del primo, è iscritto al nostro sindacato, crede nella
sua azione e vuole rafforzarla. Ecco perchè figura tra coloro che si
propongono come delegati della categoria. Peccato che un
nome, un cognome e, chissà, anche un volto e una storia facciano difetto
al Giovane collega curioso. Il quale avrebbe potuto benissimo sciogliere i
suoi dubbi se mi avesse cercata: sono tra le persone più reperibili di
questo Paese. Mi limito, per ora, ad augurargli di crescere in fretta; e
di trovare, prima o poi, il coraggio di firmarsi. NOTA: leggere, per credere, ecco i
candidati di STAMPA DEMOCRATICA 2001 1. MOLINARI Mariagrazia 2. MESSINA David, pres. giornalisti
sportivi Lombardia 3. NEGRI Giovanni, RCS, Commiss.
Contratto 4. VOLPATI Marco, consigliere INPGI 5. BARDELLI Graziella, RAI 6. BENZI Stefano, Eurosport, free lance 7. BIANCHI Riccardo, cdr La Provincia,
Como 8. BOCCHI Mabel, free lance 9. BORGOMANERI Massimo, cdr Universo 10. BRACALINI Romano, RAI 11. BRANDI
Rosi, La Prealpina 12. CAPONE Antonello, Gazzetta dello
Sport 13. CAPUOZZO Toni, inviato TG5 14. CHIODI Cristina, Gruner und Jahr 15. CIVOLI Marco, RAI TG Sport 16. DE GRADA Raffaele, critico d'arte 17. D'AMICO Paola, Il Giorno, consulta
Casagit 18. DOLOCETTI Flavio, consigliere INPGI 19. FELTRI Ariel Daniele, cronista
sportivo 20. FESLIKENIAN Franca, free lance 21. FILIPPINI Maria Antonietta (Toni),
cdr La Gazzetta di MV 22. GERON Gastone, critico teatrale,
proboviro ALG 23. GIBELLI Maria Grazia, free lance 24. GIULIANI Gianfranco, La Prealpina 25. GOLINO Elena, RAI TG3 Lombardia 26. GRASSI Antonio, cdr La Provincia di
Cremona 27. GRASSIA Filippo, pres. Unione Stampa
Sportiva 28. LANDRESI Augusto, free lance 29. LONGHI Bruno, Mediaset- telecronista
sportivo 30. LORELLI Stefano, corrispondente RAI 31. MAGOSSO Renzo, Hachette Rusconi-
Gente 32. MARZOLLA Susanna, fiduciario La
Stampa 33. MASSARO Marino, Il SOLE 24 Ore 34. MIRANI Enrico, crd Il Giornale di
Brescia 35. MORANDINI Daria, cdr Hachette-Rusconi 36. MULASSANO Laura, free lance, segr.
NEOS 37. MUSCAU Costantino, inviato Corriere
della Sera 38. ORDINE Francesco, Il Giornale, red.
sport 39. PELLAI Paola, La Padania, red. sport 40. PERUCCHINI Paolo, cdr l'Eco di
Bergamo 41. PETRONIO Diletta, Mediaset TG4 42. PINA Claudio, Selezione dal Reader's
Digest 43. PIROVANO Giuseppe, RAI 44. REZOALLI Roberta, La Provincia Pavese 45. ROSA Elisabetta, fiduciario Universo 46. ROSSANI Ottavio, inviato Corriere
della Sera 47. ROSSI Giovanni, cdr Il Giorno 48. SANSONETTI Vincenzo, RCS-Oggi 49. SBROLLI Flavia, Telelombardia 50. SCARINZI Claudio, red sind, ANSA 51. SERANTONI Ildebrando, L'Eco di
Bergamo, red. sport 52. SILVESTRI Nicola, uff stampa
Consiglio Regionale 53. VIGEVANO Luigi, consigliere ALG 54. VISMARA Luigi, già inviato Il Giorno 55. VITELLO Carlo, fotoreporter AGI
Cari
amici del Barbiere in vista delle scadenze elettorali vi allego il
programma e le liste di NUOVA INFORMAZIONE per il CONGRESSO,
il RINNOVO DELLA LOMBARDA e le NOMINE DEI RAPPRESENTANTI DEI
GIORNALISTI NEL "FONDO DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE".
Caro
Figaro, alla fine anche la mia riluttanza agli interventi pubblici si fa
da parte. Ti invio in allegato un intervento sindacal/elettorale perche'
e' evidente che siete al momento l'unico canale accessibile a tutti i
colleghi. Sottoscrivo in pieno le vostre sollecitazioni ad affrontare il
"nodo" informativo del sindacato. Emittenza locale. A parlarne, di solito
viene il maldipancia. Anni di maldipancia: l’applicazione ai colleghi
delle radio e delle tv locali
di un contratto non giornalistico firmato dai loro editori (Frt in testa)
con i sindacati confederali, in Fnsi creava imbarazzi e rimozioni. Come
rimontare anni di assenza del sindacato dei giornalisti? Sarebbe stato più
facile fare come le scimmie, continuare a far finta di niente. Rinunciare
a rappresentare quei colleghi. Lasciarli in balia del mercato (nero,
ovviamente). E la piccola pattuglia di quelli in regola, cui veniva
applicato il nostro contratto nazionale Fieg-Fnsi, - giornalisti bravi,
navigati, e dalla produttività a volte mostruosa
- non avrebbe rischiato nulla. Se non il licenziamento, il ricatto
e l’arbitrio. Sarebbero stati anche, ovviamente, una riserva indiana a
ricambio zero. Quanto
più facile sarebbe stato, per chi fa sindacato e misura i suoi consensi,
restare fermi! La
storia e’ conosciuta: si e’ fatta una trattativa, lunga, tignosa.
Senza eserciti dietro, tra lo scetticismo generale. Scettici, per primi,
gli stessi colleghi di radio e tv: “che il sindacato si dia da fare e si
sbrighi, se ci riesce!”. Come
se fosse bastato sedersi a discutere con Aer, Anti, Corallo…padroni e
padroncini dell’emittenza, divisi tra loro e taluni con una concezione
davvero arcaica delle relazioni sindacali, per ottenere il riconoscimento
del contratto nazionale di lavoro giornalistico, magari in quattro e
quattr’otto. Cosi’ non e’ andata, ovviamente. Eppure, e’ vero,
potevamo ancora fermarci. In quel momento in tanti l’avrebbero
preferito. E avremmo tirato a campare. Abbiamo
sbagliato a tirare avanti e concludere? Una cosa l’abbiamo sbagliata:
non abbiamo coinvolto la riserva indiana e ora ce lo rinfacciano. Deficit
di democrazia! Fosse
solo esistito, il sindacato, nelle emittenti! Ma quali permessi
sindacali…riunioni serali, e sai che voglia! Sempre più sparuti, nel
tempo, i colleghi che ancora venivano alle riunioni. Si’, perché di
tempo ce n’e’ voluto tanto per fare quella trattativa. Fossi
stata all’Associazione Lombarda dei giornalisti, assieme ai colleghi che
portavano avanti quella battaglia, certo, sarebbe stato diverso. Qualcosa
avremmo fatto, l’informazione di sicuro non sarebbe mancata, ne’ il
confronto. Già,
ma chi le sa queste cose? Il sindacato, che e’? chi lo conosce?, e’ la
stessa cosa, tutto uguale…Fnsi, Lombarda. Poco importa che per cinque
anni i giornalisti eletti di Nuova Informazione all’Associazione
lombarda dei giornalisti – pari per quantità di voti a quelli di Stampa
democratica - siano stati
estromessi da tutto. Distinguiamo le responsabilità. A Milano a governare
la Lombarda, c’era una collega che “tanto peggio, tanto meglio”, un
‘signor no’, o che comunque non ci credeva, non ci ha mai creduto a
questa storia dell’emittenza sin dall’inizio. Avesse di contro, la
Molinari, tentato – almeno – di portare una presenza del sindacato in
quelle radio, in quelle tv. Nulla, le sabbie mobili. Si
parla e’ ovvio, di poche decine di colleghi in Lombardia, i più
esposti, i meno tutelati. Nelle tutele già, di fatto, di serie B. Anche
meno conflittuali, pero’, rispetto per esempio al Veneto: in Lombardia
ricordo l’unico che fece causa, Danilo Mangano. Non a caso ha cambiato
genere. Comunque,
il problema della consultazione dei colleghi dell’emittenza va
affrontato, tanto più adesso che il contratto tra la Fnsi e le
associazioni dell’emittenza (Aer-Anti, Corallo) deve essere applicato .
Bello o brutto che sia, avere apposto una firma può diventare elemento di
accelerazione. A patto, naturalmente, che il sindacato territoriale
ridiventi un punto di riferimento. Che vada a parlare con i colleghi delle
radio e delle tv, vada a conoscerli e a coinvolgerli. Un po’ anche a
stanarli. Adesso
e’ in corso il bilancio di questi primi mesi di applicazione del
contratto Fnsi/Aer. Non siamo contenti. Il numero delle nuove assunzioni
se appare realistico in alcune, piccole, regioni, e’ assolutamente
inadeguato alla realtà delle grandi come la Lombardia, e’ nullo in
altre ancora come la Campania. Dove il sindacato territoriale si e’
impegnato i risultati sono stati migliori. E tuttavia complessivamente il
risultato non corrisponde agli impegni assunti da Aer. E c’e’ persino
di peggio nelle furbizie di tanti editori a cambiare le carte in tavola
vessando chi il contratto “pieno” ha il diritto di tenerselo, intonso,
dopo anni di onorato servizio, sottopagato. Sento
levarsi ululati di bhuuuu….Ma non ci sto: il viottolo stretto andava,
va, percorso e l’ineluttabilità della scelta e’ apparsa chiara ai più
in un’animata e sofferta seduta del Consiglio nazionale. “Ci
avete relegati alla serie B con un contratto differenziato”, e’
l’accusa. No, abbiamo cominciato a costruire una casa, come si fa
sempre, dai primi mattoni. Ripeto: non bastava schioccare le dita per
avere una miracolosa estensione del contratto nazionale Fieg/Fnsi ‘tal
quale’ al fiume dei colleghi senza-contratto. Lo sciopero era un’arma
spuntata nella miriade di piccole emittenti locali. I
colleghi più anziani vanno difesi? Certo che si’, per ottenere il
rispetto dei diritti acquisiti e anche le nuove assunzioni promesse. Lo si
deve fare insieme pero’. Non il sindacato da solo, dall’alto, ma anche
i colleghi delle radio e delle tv, nel loro quotidiano. Per una questione
di solidarietà: perché non e’ giusto, per nessuno, tenersi strette le
proprie garanzie e “chissenefrega se il mio collega non ha il
contratto”. E perché i propri diritti bisogna imparare a difenderli
anche da soli e chiamandolo il sindacato. E’
questa la vera storia dell’emittenza
locale. Ma questa e’ anche una scommessa che va raccolta, i giornalisti
delle radio e delle tv locali assieme con il sindacato, che non e’
un’accolita di mandarini. E’ un’insieme di colleghi che crede in
quello che fa, che sbaglia naturalmente, ma che cerca sempre di guardare
agli interessi generali. Noi siamo pronti ad assumerci la piena difesa dei
giornalisti delle emittenti e a contrastare con loro i propri editori.
Siamo pronti al conflitto. E voi, giornalisti delle radio e delle tv
locali?
Caro Barbiere, ecco candidati e programma
della lista "Sindacato di base" per il rinnovo della Lombarda e
della Fnsi. Un piccolo gruppo
di giornalisti impegnati a lavorare sul concreto, in difesa delle realtà
più deboli e dimenticate, lasciando piena autonomia decisionale a tutti i
suoi aderenti. Senza condizionamenti di potere, senza padroni e padrini. VOTA
IL
SINDACATO
DI
BASE! Contro
il “Far
West”
nell'editoria
Contro
le lotte
intestine che
lacerano la Fnsi Per
un sindacato più vicino a tutti Siamo
un gruppo di colleghi convinti che il
sindacato debba essere sempre più al
servizio di tutti. Senza distinzioni tra giornalisti di serie
A e di serie B, senza i soliti
schieramenti politici precostituiti.
Per questo siamo particolarmente impegnati nei
settori che, sino ad ora, sono stati lasciati ai margini: redattori di piccoli giornali, radio, on line e
service, giornalisti del lavoro autonomo, fotogiornalisti e
grafici.
Vorremmo continuare a lavorare con più forza per un sindacato più
presente e, parallelamente, in difesa del diritto dei lettori ad
un'informazione corretta.
Senza "padroni e
padrini" e contro le lotte di potere tra i gruppi dominanti che
da anni stanno paralizzando l'attività
sindacale di base, allontanando troppi colleghi dal sindacato.
Lasciamo ad altri le solite e facili
promesse elettorali. Non ci
interessano le "seggiole e poltrone"
in gioco in queste elezioni. Vogliamo
invece fortemente essere
presenti per garantire ai
colleghi che rappresentiamo più possibilità di difesa dei loro
sacrosanti diritti. Una
missione possibile, se anche tu , col tuo voto, ci darai una mano. COSA
VOGLIAMO ·
Dare
voce a tutti i settori
del giornalismo, mediante un Contratto
quadro uguale per tutti ma al tempo stesso attento alle specificità di
ogni settore (on line, radio, tv) ·
Regole
e
tariffe minime inderogabili per
dare più dignità di rapporto ai colleghi del lavoro autonomo (liberi
professionisti e collaboratori) e in difesa dei posti di lavoro degli
assunti ·
Lottare
contro il precariato dilagante
nelle redazioni ·
Una
riforma del sindacato che garantisca una maggiore democrazia: modificare
lo statuto in modo da consentire referendum
interni alla categoria ·
Una
struttura di servizio efficiente e
capillare nelle sedi regionali del sindacato, per assicurare
aggiornamenti
e
consulenze
agli
iscritti, anche attraverso Internet
·
Garantire
a giornalisti e ai Cdr un'aggiornata formazione
permanente sui problemi della categoria, sulle leggi e sulle
tecnologie ·
Difendere
l'autonomia e la dignità
dei giornalisti dagli assalti degli editori e del marketing ·
Creare
un coordinamento regionale dei Cdr
dei quotidiani locali e di altre testate. I
CANDIDATI ·
CROSTI
Michelino
–
membro
uscente del Consiglio nazionale Fnsi
- "Radio popolare" ·
POZZI
Paolo
- consigliere uscente Direttivo
Alg
e membro Commissione
nazionale
contratto
- "Punto com" ·
VERGANI
Amedeo
- presidente fotogiornalisti Alg e membro
della Commissione nazionale contratto ·
COLOMBO
Pierfilippo
- Radio Lombardia ·
FIORENTINI
Roberto
- La Nuova
Cronaca
di
Cremona ·
GALIMBERTI
Alessandro
- La Provincia
di Como ·
MAGNI
Emilio
- pensionato, ex Il Giorno ·
PISCITELLI
Olga
- Il Nuovo ·
ROMANO
Gerry
- Radio Montecarlo ·
ROSSETTI
Paolo
- Il Cittadino
di Monza ·
TARTAMELLA
Vito
- Il Corriere di Como
ELEZIONI:
MOVIMENTO LIBERI GIORNALISTI PER UN SINDACATO LIBERO E UNITARIO Il
Movimento Liberi Giornalisti,
vuole rilanciare il nostro sindacato rinnovandone la dirigenza pur
valorizzando le esperienze nello spirito di una tradizione sindacale
concreta e non dogmatica. E’
ora che la professionalità sia rivalutata, che il contratto di lavoro sia
ricostruito. I
disoccupati devono essere effettivamente tutelati, i freelance realmente
assistiti, i pensionati protetti mentre i corrispondenti e i collaboratori
devono essere difesi dallo sfruttamento e dalla prepotenza degli editori.
In questo programma s’impegnano
colleghi di diversa formazione, ma uniti nella difesa della categoria. Vogliamo,
dunque, un sindacato che valorizzi in primo luogo la libera professionalità,
una FNSI che sappia imporre trasparenza nelle assunzioni e nei rapporti di
lavoro. Una FNSI rinnovata, “liberata” che viene rilanciata anche
attraverso l’apporto delle correnti d’opinione, ma che conduce le sue
battaglie democratiche e sindacali nell’ambito di un programma valido
per tutti, senza alcun condizionamento partitico o ideologico. Spesso
le regole cosiddette formali della democrazia sono
derise, ma esse hanno introdotto nella storia moduli di convivenza
volti a risolvere civilmente i
conflitti. Questo vale anche per il sindacato
che, come diceva Walter Tobagi, “deve essere una casa di vetro con le
porte sempre aperte, che deve stimolare la partecipazione”. E’
possibile che dopo ottobre nessuna delle liste ottenga tanti voti da poter
governare da sola vuoi l’ALG, vuoi la FNSI. Occorreranno
quindi alleanze tra i diversi gruppi, ma in piena trasparenza e
costruttivo spirito di unità. Non
dimentichiamo i pensionati e coloro che lo diventeranno.
C’è motivo di seria
preoccupazione. E’ ora che la nostra Associazione riprenda
l’iniziativa su questa ed
altre materie. Perciò vogliamo il rinnovamento e il rilancio del
Sindacato. Per
questo ti chiediamo di votare e di far votare la lista Movimento
Liberi Giornalisti. I
nostri candidati: GALLIZZI
GIUSEPPE Presidente Circolo della Stampa, ANDRIOLO MAURIZIO Consigliere
INPGI, CHIARELLI PAOLO Corriere della Sera, ROTONDO SERGIO Il Giornale,
MARIANI GIANCARLO La Padania, Consigliere ALG,
BARDI MARIO già Gazzetta Dello Sport, BENATI FABIO Ufficio stampa
Regione, RIBUOLI PATRIZIA
Direttrice Net-TV, LANTOS GIUSEPPE Giornalista scrittore, GIULIANI MARIA
ELENA Sole 24 ore TV, MINOLITI CLAUDIO Mediaset, Italia uno, SCAGLIA
FABRIZIO Pensionato, ZAPPERI CESARE Corrispondente Corsera BG, CASTELLETTI
SERGIO Brescia Oggi, BANDERA SPERANGELO Corrispondente Corsera CR,
PORFIDIA ALBERTO Eco di Bergamo, BORIANI LEONARDO Ciclismo, AGILI MIRIAM
PAOLA Collaboratrice Provincia Pavese, AMICARELLA ROMOLO Pensionato,
AZZOLINI FERDINANDO Pensionato Pavia, BONZIO GIUSEPPE Pensionato,
CARMIGNANO GIANFRANCO Pensionato, D’ILARIO
GIORGIO Giornalista Scrittore, DE MARTINO ALDO Pensionato, DE PRATO BRUNO
Free-lance, DI GREGORIO GIUSEPPE Corriere della Sera, DI SCLAFANI GASPARE
Libero, INGEGNO CARLO Redattore Amica, LANZA CARMELO MARCO Redattore La 7,
MALNATI CESARE Eco di Bergamo, MARASCA PAOLO Giornalista Sportivo,
MASTRORILLI ENZO Corriere della Sera, MINISCHETTI GIOVANNI Free-lance,
PIETRAFORTE EMIDDIO Free lance, RAVELLI
MASSIMO Giornalista Economico, SALERNO PASQUALE Direttore Europress,
SATRIANO DINO Giornalista Scrittore,
STAGI PIER AUGUSTO Direttore Tuttobici,
SUTTI PAOLA CHIARA Ufficio Stampa, TROPEA GIUSEPPE Libero
Caro Figaro, innanzitutto scusa per l'insistenza, ma noi "categorie
deboli" (leggi collaboratori o nelle migliori delle
ipotesi corrispondenti di
provincia) abbiamo la testa dura. La domanda a cui
vorrei qualcuno mi rispondesse è la seguente: in Lombardia, in
vista delle elezioni
sindacali di sabato e domenica prossima, qualche collega girava per le
redazioni a raccogliere le firme per la presentazine di una lista "di
giornalisti sportivi" (mi risulta da fonti sicure che
Sei liste, centoquattro candidati per il Consiglio
Direttivo più altri trentacinque per i Collegi dei sindaci e dei
probiviri. Un caotico gruppone di colleghi giornalisti, attivi e
pensionati, è pronto a catapultarsi nella competizione elettorale per il
"Governo" dell'Associazione Lombarda Giornalisti.
Caro Barbiere, visto che ci interroghi, Quarto Potere risponde. Il sito del Bds è stato il vero luogo del dibattito sul contratto. Quello della Fnsi è stato molto meno democratico e pluralista. Questo è un fatto che dimostra - tra l'altro - la scarsa sensibilità all'uso delle nuove tecnologie da parte del sindacato. Chi ha gestito il sito della Fnsi negli ultimi anni ha manifestato un gravissimo ritardo culturale. Inoltre solo 5 associazioni regionali su 19 hanno un sito Internet (Basilicata, Campania, Piemonte, Puglia e Toscana). Mancano clamorosamente le associazioni più importanti (Roma e Milano). Qualcuna, addirittura, non ha neppure una e-mail di riferimento. Noi di Quarto Potere, con i nostri limitati mezzi, abbiamo dato vita a un e-group aperto a tutti. Detto questo, il sindacato deve fare la sua parte, gli altri - tra questi il Barbiere - la propria. Rispettando i diversi ruoli (non avrebbe senso barbierizzare il sindacato o sindacalizzare il Barbiere), la nuova Fnsi che noi auspichiamo deve aprire una collaborazione stabile con il Bds. Ma
contemporaneamente va alzato il velo dell'anonimato almeno per chi ha la
responsabilità del sito.
Siamo
felici di raccogliere l’appello all’unità
del sindacato fatto da segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi. In
questi giorni il segretario termina il suo mandato. Gli elettori,
con il prossimo voto, giudicheranno il suo operato e quello della sua
giunta. Soprattutto, finalmente, si esprimeranno sul contratto. Un accordo
lesivo della professione, firmato grazie a una conferenza dei Cdr gestita
con modalità da colpo di mano.
Nonostante il “no” di moltissime redazioni e la richiesta di
referendum firmata da oltre 2100 colleghi. Il
richiamo fatto all'unità, evocando - tutti insieme - gli attacchi
all'autonomia
e alla libertà d'informazione,
il contesto internazionale e la posizione del governo in materia di
legislazione del lavoro - denotano confusione
mentale e un tentativo di nascondere alla categoria i limiti e i vizi
della Fnsi. All’appello,
tutto personale, di Paolo Serventi Longhi replichiamo che dovrebbe astenersi dal parlare ancora, a maggior ragione di questo tema, a
nome di tutti gli iscritti.
Caro Figaro, chiedo ospitalita' pro tempore.
Difendere la dignità della libera professione L’editoria
si serve sempre di più di liberi professionisti - La dignità della
libera professione è ormai condizione per la difesa della qualità
dell’informazione- La dignità della libera professione è quindi un
interesse di carattere generale Se è vero che ormai circa la metà dei giornalisti sono freelance, la tutela sindacale di chi non ha le garanzie del famoso articolo 1 deve essere una priorità assoluta, per FNSI e ALG. La consapevolezza di ciò è ormai patrimonio del gruppo dirigente FNSI, che non ha mancato, anche in tutta la vicenda contrattuale, di anteporre la questione dei freelance ad altri temi, nel confronto con gli editori. Purtroppo questi ultimi – che all’inizio della trattativa non ne volevano neppure parlare – hanno imposto una normativa molto deludente, che tuttavia è la prima normativa in materia inserita in un contratto nazionale. Occorre fare leva su questo riconoscimento “di esistenza” strappato a fatica per allargare in futuro la sfera dei diritti e delle garanzie di lavoro e trattamento retributivo dei giornalisti liberi professionisti. Il
Direttivo della Lombarda è stato condannato da Stampa Democratica
(che avendo la Presidenza decideva gli ordini del giorno) a una
impressionante carestia di dibattito sui temi di primario interesse
per la categoria (i verbali delle riunioni sono pubblici, i colleghi
possono verificare in ogni momento). I Freelance vanno innanzitutto sindacalizzati,
iscritti al sindacato. Ma allora devono vedere nel sindacato
l’organizzazione che li tutela davvero, che li organizza. La loro
rappresentanza sindacale deve legarsi all’attività dei Cdr (si veda la
mozione approvata dalla Conferenza dei Cdr). Saverio Paffumi
I GIORNALISTI DISOCCUPATI E LE ELEZIONI FNSICari colleghi, il 13-14-15 ottobre sarete
chiamati a votare per l’elezione degli organismi rappresentativi
dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti e del Congresso della FNSI.
Due appuntamenti importanti per il futuro della nostra professione.
Caro Bds, lo sciopero, se non erro, è l'arma più
affilata che uno o piu' giornalisti ha e può adottare quando non
"ama" il suo Editore. Da sempre e' stato così, altrimenti che
senso avrebbero i Cdr (Comitati di Redazione)? Invece da qualche tempo, in
qualche redazione, le cose sono state completamente stravolte. L'ultimo
esempio??? Basta leggere la stampa odierna (martedì 2 ottobre) di settore
e paragonare le parole degli articoli con la realtà.. in edicola.
Orbene: la sempre informatissima ItaliaOggi, nella rubrica
Media e Pubblicità dedicato una "spalla" beh ampia sulle vicissitudini
burrascose del gruppo Monti Riffeser (già trattate,
anticipando i (cattivi) umori, nell'edizione di sabato scorso). "Riffeser,
scontro sull'ipotesi tagli". Ale', ci risiamo. Tanto per cambiare a Bologna e
dintorni e Firenze e limitrofi non si lavora. Un bel "weekend"
infra-settimanale di vacanza. Considerando che poi, il 4 ottobre
nel capoluogo felsineo è festa per il giorno del Santo (San Petronio),
sai che bel "ponte".... Peccato che a notizia (riportata) non corrisponde
realtà. Infatti, nel mio ufficio, è regolarmente arrivata, oggi,
stamattina, la copia odierna (martedì 2 ottobre) de Il Resto del Carlino.
E niente parole, almeno nella prima pagina allo sciopero (ma non e' la
prima volta). L’assemblea
dei CDR Mediaset ritiene inaccettabile la posizione espressa
dall’azienda in merito alla piattaforma dell’integrativo, per i
seguenti motivi: l’ipotesi
di un incremento di spesa pari a 1-1,5% del costo lavoro attuale
(quest’ultimo quantificato in 59,2 miliardi anno) equivale a circa Lire
600.000.000 lorde l’anno, da distribuire su 300 giornalisti. Cifra visibilmente
inadeguata anche solo ad intraprendere una trattativa. Stante le affermazioni del vice-presidente Pier Silvio Berlusconi, il quale ha annunciato strategie che puntano alla centralità dell’informazione alla luce dei risultati economici e anche in considerazione dei nuovi, drammatici scenari internazionali, è sorprendente che l’azienda ritenga di poter realizzare il suo progetto puntando esclusivamente sul ruolo dei direttori e dedicando meno che le briciole alle professionalità giornalistiche delle redazioni. Ciò in base al principio secondo il quale – è testuale – “ognuno di noi può essere sostituito in 15 giorni, senza far male all’azienda”. Un’azienda che non comprende la relazione tra la disponibilità ad accettare l’uso delle nuove tecnologie e la richiesta di avere a disposizione strumenti tecnologici adeguati, fa cadere ogni presupposto anche per la sbandierata innovazione tecnologica già in atto. Per quanto attiene il profilo normativo, al contrario di quanto avviene ed è avvenuto in tutte le grandi realtà editoriali italiane, Mediaset dimostra di voler addirittura cancellare le ragioni d’essere dei patti integrativi, che da sempre sono migliorativi dei Contratti Nazionali, con ciò rinnegando per altro anche i precedenti accordi sottoscritti dall’azienda. Le norme di difesa dei giornalisti dal “mobbing” e tese alla valorizzazione delle risorse umane e professionali sono state definite “un intervento a gamba tesa sui direttori”. Questa è una valutazione gravissima e indica, da sola, la difficoltà di fondo della presente trattativa. Ciò è tanto
più preoccupante nel momento in cui i giornalisti e le loro
rappresentanze sindacali nelle testate Mediaset sono oggetto di rappresaglie,
aggressioni verbali e minacce da parte delle
direzioni. I CDR Mediaset informeranno le redazioni sull’atteggiamento completamente negativo dell’azienda, del quale tuttavia auspicano fin dal prossimo incontro una sostanziale inversione di tendenza. Milano, 3/10/2001 L’Assemblea dei CDR Mediaset Caro Barbiere, al grande Missiroli (lo
sciagurato al quale viene imputata di solito la paternità della frase "fare
il giornalista è sempre meglio che lavorare", molto cara
agli editori ed agli invidiosi) viene attribuita anche una apparentemente
paradossale ed esilarante battuta che pronunciava quale risposta standard
allorquando qualche suo amico o conoscente gli sottoponeva qualche grave
caso chiedendo che cosa fosse possibile fare. "Lei ha ragione, caro amico",
affermava Missiroli; e poi aggiungeva: "ci
vorrebbe un giornale". Piccola nota esplicativa: Missiroli
è stato per quasi tutta la vita direttore di importanti quotidiani. Più volte a me, che direttore non sono,
ma giornalista, accidenti, sì, è toccato dover ripetere nelle
faticosissime riunioni della Conferenza dei CdR o della Commissione
contratto della Fnsi "ci vorrebbe un giornalista".
O forse addirittura un ufficio stampa e pubbliche relazioni. E ci vorrebbe
tanto per il sindacato unico ed unitario dei giornalisti italiani quanto
per il suo Ordine professionale. Un paradosso? Una provocazione? Mica tanto. Notoriamente, purtroppo, i giornalisti
non riescono a far conoscere all'opinione pubblica nulla dei propri
problemi di categoria o dei propri triboli sindacali e contrattuali. Caro Barbiere, su alcune ultime vicende e
traversie della nostra categoria ci hai informato tu e solo tu.
Nell'epoca della carta e del piombo tu non saresti stato possibile. E
nemmeno in quella dell'emittenza radio e tv cosiddetta "libera"
(libera? e di che? di evadere i contratti e la legislazione generale sul
lavoro? Fatte, ovviamente, le debite - ma poche - eccezioni). Tu sei
figlio della rivoluzione Internet; uno dei pochi (questione di gusti, lo
ammetto) che a me piace. Non ti chiederei mai di diventare l'ufficio
stampa e pubbliche relazioni della Fnsi e dell'Ordine dei Giornalisti,
e nemmeno quello della categoria più ampiamente e meno formalisticamente
intesa. Ma di essere sempre più il giornale dei giornalisti,
quello sì, mi sento di chiedertelo. E da semplice candidato delegato al
congresso nazionale della Fnsi mi impegno subito, se eletto, a portare in
quella sede la proposta di sostegno pieno e pubblico da
parte dei nostri organismi di categoria al Barbiere della Sera. Giuseppe Mazzarino Vicepresidente Assostampa Puglia GIORNALISMO
E’ DEL SINDACATO O DI STAMPA DEMOCRATICA? "Giornalismo"
costa circa 80 milioni l’anno, dovrebbe essere il giornale del sindacato
in Lombardia, ma è di fatto il giornale del Presidente (che ne è
direttore) e della sua componente. Ciò
non significa che vi si leggono "solo" gli articoli di quella
componente, significa che Maria Grazia Molinari e il Vicedirettore Rho
hanno SEMPRE avuto l’ultima parola su come impostarlo, a quali articoli
dare l’apertura e a quali il taglio basso, quali anticipare e quali
rinviare, cosa scrivere nei titoli, nelle dide, a chi affidare
l’editoriale (SEMPRE alla stessa penna)… Siccome mi rivolgo a gente
del mestiere non c’è bisogno di spiegare perché questo significhi
CONTROLLARE IL GIORNALE in maniera ben poco democratica. In
un primo tempo io e Alessandra Mancuso – facevamo parte del
cosiddetto consiglio di redazione - abbiamo cercato di fare della
resistenza attiva: una fatica improba e soprattutto inutile, perché come
in qualsiasi testata alla fine è il direttore che decide. ABBIAMO
PROPOSTO NELLA PRIMAVERA DEL 1998 DI AFFIDARE GIORNALISMO A UN DIRETTORE
EDITORIALE O UN CONDIRETTORE(*) SUPER PARTES DI GRANDE PRESTIGIO. O
DI AVVIARE UNA ROTAZIONE DI TUTTE LE COMPONENTI ALLA DIREZIONE EFFETTIVA
PER ALCUNI MESI CIASCUNA (a mio avviso restano le uniche possibilità di
trasformare il bollettino in un giornalino utile davvero, che non sia
soltanto una palestra di commenti contrapposti, manuale Cencelli alla
mano). Per
tutta risposta la Presidente ha nominato Edmondo Rho vicedirettore -
allora faceva parte della sua stessa componente - delegandogli la
responsabilità di tutto il lavoro operativo e redazionale, al quale da
quel momento il sottoscritto per protesta non ha più partecipato, salvo
che per le riunioni mensili di impostazione del numero. Chiedevamo
un’apertura equanime e professionalmente evoluta della testata, ci è
stata data una blindatura doppia a favore di Stampa Democratica. Negli
ultimi tempi – senza mai un contrasto con il Presidente – Rho si è
dimesso da vicedirettore, dedicandosi alla creazione di Quarto Potere
e sottolineo ancora senza mai un contrasto con il Presidente. Svilupperò
questo concetto in un’altra nota. Maria
Grazia Molinari ne ha approfittato per riformare Giornalismo? Non
scherziamo: ha scelto un altro uomo di sua fiducia e lo ha piazzato al
timone operativo. Un amabilissimo e stimato collega peraltro, il quale però
ha di fatto il compito di realizzare quanto disposto dal
Presidente/Direttore. (*)
per statuto il Direttore responsabile è il Presidente dell’Alg Caro Barbiere, in questi tempi
preelettorali ci sono vari modi per invocare quel "Votantonio"
che il Principe De Curtis si inventò in una delle sue mirabili Opere. LA
LISTA “GIORNALISTI UNITI PER L’AUTONOMIA E LA SOLIDARIETA’ “
INVITA TUTTI I COLLEGHI ROMANI A VOTARE COMPATTI DALL’11 AL 15 OTTOBRE
PER ELEGGERE I DELEGATI AI CONGRESSI DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA
STAMPA E DELL’ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA IL
NOSTRO PROGRAMMA - Libertà,
autonomia, qualità: ecco la bussola del sindacato La libertà, l’autonomia e la qualità
dell’informazione rappresentano una missione per i giornalisti e un
interesse vitale per la società, per la democrazia. Le condizioni
materiali nelle quali i giornalisti svolgono la propria professione oggi
non consentono però di assolvere nel modo migliore questo compito. Le
ragioni sono numerose: gli intrecci proprietari tra l’editoria e la
grande industria; la commistione di interessi tra editori e ceto politico;
il peso della pubblicità e del marketing; l’arroganza dei manager e
l’acquiescenza di molti direttori; la velocità, le opportunità
accresciute ma anche le nuove gabbie create dall’innovazione
tecnologica. Senza dimenticare ovviamente il contesto generale
preoccupante. Il clima di guerra nato dallo scellerato attacco
terroristico a New York rischia di fatto di produrre una compressione
dell’autonomia degli operatori della comunicazione. Autonomia che i
giornalisti hanno cercato di mantenere e difendere durante il vertice del
G8 a Genova, ricevendo per questo attestati di merito ma anche
manifestazioni di fastidio e di ostilità, tanto da parte dei dimostranti
che delle forze dell’ordine. Da qui la necessità di una mobilitazione
straordinaria, di un impegno personale di ciascuno di noi e di una
battaglia politica del sindacato. Perché questa è l’esigenza
prioritaria per tutti. I giornalisti devono nel contempo fare
ogni sforzo per rispettare le regole della deontologia, la verità dei
fatti, la vita delle persone. A dieci anni dalla Carta di Treviso su
“informazione e minori” va
ribadito con forza l’impegno per la tutela dei minori e dei soggetti
deboli. Tecnologie,
professionalità, libertà Il progresso tecnologico non ha cambiato
e non cambierà la sostanza del lavoro giornalistico. Le nuove tecnologie
hanno però provocato numerosi mutamenti dei sistemi produttivi e altri
ancora ne provocheranno. La crisi delle imprese della new economy, le
difficoltà dei servizi sui telefoni mobili Umts e gli esiti delle
iniziative di editoria elettronica dimostrano che la strada non è certa,
né univoca. Ma sarebbe illusorio pensare che tutto resterà come è oggi.
E sarebbe uno sbaglio arroccarsi in difesa di un modo specifico di
produrre notizie. L’importante è difendere la libertà e la
professionalità specifiche del giornalista, il diritto e il dovere alla
verifica e all’approfondimento, accettando le potenzialità delle nuove
tecnologie e respingendone invece un uso distorto. La
riforma dell’accesso E’ necessaria una battaglia culturale per battere l’idea che basti stare davanti a un computer e conoscere mediamente l’italiano per essere un giornalista. Idea rozza, sbagliata, addirittura pericolosa, ma che è nutrita da una buona parte del ceto imprenditoriale e del ceto politico. E’ sempre più necessaria una riforma della legge istitutiva dell’Ordine. Accanto a una generale sanatoria per regolarizzare tutti coloro già svolgono la professione, è venuto il momento di istituire per il futuro, come canale di accesso, un percorso formativo più robusto, gestito insieme dall’Università e dalla categoria dei giornalisti. Nello stesso tempo sarà necessario chiarire quali sono gli esatti confini del lavoro giornalistico, soprattutto nei nuovi media. Le
leggi di settore L’applicazione della nuova legge sull’editoria, la riforma del sistema radiotelevisivo, le leggi su Internet, i nuovi interventi che si prospettano sulla comunicazione pubblica, le iniziative legislative sulle telecomunicazioni: i giornalisti e il sindacato devono ridiventare protagonisti del dibattito che potrebbe portare il mondo politico nei prossimi mesi e anni a modificare l’assetto del sistema in Italia e in Europa. In particolare, è decisivo che sia sancito l’obbligo di rispettare il contratto giornalistico nelle emittenti che hanno la concessione. Il
servizio pubblico I governi di centro-sinistra hanno lasciato passare un’intera legislatura senza provvedere alla riforma. Il governo di centro-destra mostra di considerare le decisioni sulle risorse, sugli assetti societari, sui nuovi criteri di nomina del vertice meno importanti dell’insediamento di amministratori “amici”. Di questa latitanza del legislatore paga il prezzo il servizio pubblico, costretto a navigare a vista e bersagliato dalle molte voci che, da entrambi gli schieramenti politici, ne chiedono la privatizzazione. Il sindacato dei giornalisti non invoca “anomalie italiane”: alla Rai va riservato lo stesso trattamento che i governi europei, di destra o di sinistra, assicurano alle proprie emittenti pubbliche. Ma la Rai non può limitarsi ad attendere che la politica decida: deve contrastare la deriva verso un’omologazione del prodotto, evitando che la rincorsa esasperata del modello commerciale indebolisca la legittimazione del servizio pubblico. Contratto
di lavoro, qualità, occupazione.
Il precedente congresso del sindacato indicò nell’allargamento della copertura contrattuale l’obiettivo da perseguire. Un obiettivo vitale anche per garantire il futuro dell’Inpgi e della Casagit. Il compito era difficile, ma molti risultati sono stati conseguiti. Mediaset e Tmc, con appositi accordi, hanno accettato il contratto nazionale Fnsi. Per la piccola emittenza, dove c’era solo un contratto Cgil-Cisl-Uil- Frt per gli impiegati dello spettacolo, oggi esiste un contratto giornalistico e in molte testate nazionali private è stato applicato il contratto Fieg-Fnsi. Una legge è stata ottenuta per l’applicazione del contratto giornalistico negli uffici stampa pubblici. L’ultimo contratto ha esteso la copertura ai giornalisti che lavorano nei siti Internet. Per la prima volta ci sono norme che riguardano i free lance. E i giornalisti hanno un fondo di previdenza integrativa già funzionante. La resistenza degli editori, le difficoltà di molte testate, la diffidenza del ceto politico hanno impedito che questi obiettivi fossero raggiunti completamente. Ma i passi in avanti restano notevoli. Anche l’ultimo contratto andrebbe riletto oggi in modo sereno. A cominciare dalle norme che hanno limitato i contratti a termine, considerate allora un cedimento da una parte della categoria e che invece hanno impedito che per i giornalisti valesse per i prossimi quattro anni la liberalizzazione varata dal governo. Certo, restano le norme sulla multimedialità e sulla flessibilità, che hanno suscitato apprensioni e critiche. Restano conquiste solo parziali, ancora da estendere. Ma oggi, alla luce del dibattito politico sul lavoro, è forse più chiaro a tutti il rischio enorme che avrebbe corso la categoria se il contratto non fosse stato messo al sicuro. Ora il compito è di schierarsi nella battaglia per la difesa di diritti generali messi in discussione. E di lavorare per applicare le norme sull’allargamento della copertura contrattuale, facendo in modo che la sperimentazione introdotta per Internet crei la possibilità di ulteriori e positivi sviluppi verso l’applicazione piena del contratto, che le nuove norme sui free lance diventino il punto di partenza di una regolamentazione più puntuale nei confronti di colleghi che stanno diventando sempre più importanti nel sistema dell’informazione, che siano rispettati i limiti per il ricorso ai contratti a tempo determinato, limiti più stringenti rispetto a quelli stabiliti nella legge dal governo. E che le norme sulla multimedialità vengano applicate nella interpretazione giusta data dal sindacato, senza forzature e furbizie da parte degli editori. Nello stesso tempo il sindacato dovrà
fare nuovi accordi per l’estensione della copertura contrattuale a nuovi
settori, per esempio i piccoli periodici, ma anche difendere il contratto
nazionale vigente nelle redazioni tradizionali, dove spesso è disatteso. Le difficili vertenze sulle ristrutturazioni aziendali, il negoziato contrattuale e le polemiche nella categoria hanno messo in luce due esigenze. La prima: è venuto il momento di mettere nello statuto federale e nello statuto regionale l’obbligo del referendum per la ratifica delle ipotesi di intesa sul contratto nazionale. La seconda: occorre attrezzare meglio il sindacato in vista dei compiti che lo attendono in futuro. Un servizio studi. Un servizio di supporto tecnico ai Cdr capace di elaborare analisi anche sui bilanci delle diverse testate. Un servizio legale più articolato. Uno sportello regionale e nazionale di assistenza fiscale, legale, sindacale e previdenziale per i free lance. Un gruppo di lavoro sulle tecnologie. Ormai non è più possibile farne a meno. L'IMPORTANZA DI UN VOTO Il 13, il 14 e il 15 ottobre saremo chiamati
a votare per l'elezione dei delegati al XXIII Congresso della Stampa
Italiana e per il rinnovo delle cariche sociali dell'Associazione
Lombarda dei Giornalisti. Sono due appuntamenti elettorali molto
importanti che devono vedere elettori e candidati impegnati per un vero
rinnovamento nel segno del dialogo costruttivo, con un unico comune scopo:
l'interesse di tutta la Categoria, sia degli iscritti al sindacato
che dei molti, direi moltissimi non iscritti per svariate ragioni, e per
una soprattutto. "A cosa mi serve iscrivermi?" é infatti
la domanda che si pongono molti colleghi Questa domanda deve fare molto riflettere ed
esige una risposta. Non solo ora che siamo in periodo di
elezioni, ma sempre, perché è in gioco la ragione stessa di vita di una
FEDERAZIONE, di un SINDACATO, di una ASSOCIAZIONE. Quando gli eletti
ignorano questa domanda, o la sottovalutano, il patto con gli elettori si
incrina e ci si avvia verso quel lento declino che porta inevitabilmente
alla distruzione delle tante cose positive realizzate sino alla defezione
anche dei fedelissimi, di chi ha sempre creduto nell'utilità e nell'unità
del sindacato. E' una visione catastrofica? Forse. L'errore
è quello di continuare ad arroccarsi su privilegi acquisiti, su posizioni
predominanti, sulla detenzione del potere per il potere, sulla mancanza di
dialogo, sulla non disponibilità ad ascoltare. Se si continuano a
considerare i giornalisti diversi tra loro, a seconda se
contrattualizzati o freelance, a seconda della loro retribuzione o del
mezzo con cui operano - e diversissimi se lavorano su Internet - allora
il sindacato può dire cessata la sua ragione di esistere. Per non
parlare della diversità che si è maggiormente creata tra professionali
(ex professionisti) e collaboratori (ex pubblicisti) (chiamateli come
volete ma sono in molti a considerarli diversi) con il fantomatico
articolo 2 del Regolamento della F.N.S.I. che discrimina il lavoro
subordinandolo al guadagno. Allora potremo solo mettere la parola FINE a
questo modo di intendere un SINDACATO, e quindi al sindacato stesso,
perdendo così anche l'INPGI e la CASAGIT. Come conseguenza ognuno penserà a se stesso.
I più combattivi avranno vita facile, i meno aggressivi o protetti
saranno alla mercé del mercato e aumenterà inevitabilmente la
disoccupazione. Un mercato che evidenzierà sempre di più le sue debolezze, la
mancanza di qualità dell'informazione, l'appiattimento, la scomparsa di
un sempre maggior numero di lettori ed ascoltatori. Si andrà verso un
"regime" di veline. Un vero sindacato può volere tutto
questo? Io dico di no. Noi vogliamo che ciò succeda? Non credo proprio.
La Categoria può essere difesa solo da un
sindacato unito, perciò forte, un sindacato che
affronta tutti i problemi. Non dobbiamo più sentire colleghi che dicono:
"….ma questi problemi riguardano gli editori…."
oppure "…ma è un problema di pochi….."
ed altre espressioni di questo tipo. Mi sembrano tanti Ponzio
Pilato della categoria che mentre si lavano le mani, non affrontando i
problemi, si riempiono la bocca di tanti paroloni lasciando in difficoltà
altri colleghi. Difficoltà che inevitabilmente prima o poi diventeranno
esponenziali. Il contratto è sacrosanto ma non è la panacea di tutti i
mali, perché se i mezzi diminuiscono o spariscono, a causa di tante
ragioni che non dipendono unicamente dagli editori, a chi faremo applicare
il contratto? I disoccupati, il minor numero di lettori e
anche di ascoltatori dei radio telegiornali, le tante testate che hanno
chiuso, sono qui a ricordarcelo. E' necessaria un po' di umiltà per
risalire la china e ridare dignità alla categoria sempre più bistrattata
e, siamo onesti, tante volte anche a ragione. Nell'interesse di tutti i colleghi e
all'unico scopo di ottenere dei risultati proficui, il movimento "Uniti per Agire",
visto che mira ad agire più che alle etichette, ha deciso
di confluire nella lista del "Movimento Giornalisti Liberi",
perché più conosciuto e più organizzato. Ma soprattutto perché, come
noi, è sempre a disposizione di tutti, ha sempre "la porta
aperta" ed è pronto ad ascoltare, parlare, discutere, confrontarsi e
rispondere a chiunque, senza discriminazione alcuna. Questo vuol dire
essere veramente uniti, democratici e rispettosi della fiducia dei
colleghi che hanno scelto i loro portavoce e non i loro
"gerarchi". Noi deploriamo l'astensionismo e chi propugna di disertare le urne,
perché chi non sceglie, chi non partecipa non ha nessun diritto di
criticare le decisioni prese dagli eletti sulla base di una bassa, anzi
direi bassissima affluenza alle urne. Che bella democrazia, pochi che
decidono per tutti! Con che coraggio facciamo il nostro lavoro di
divulgare le opinioni, i sentimenti, le preoccupazioni dei cittadini se
noi stessi non abbiamo più ne opinioni, ne sentimenti, ne preoccupazioni?
Riappropriamoci del ruolo e della dignità
che ci spettano. Solo tutti uniti si vince. Se
da soli o divisi tutto diventa più faticoso e difficile. Pensiamoci e
andiamo a votare. Franco Marelli Coppola
Ci risiamo. Dopo Vittorio, ecco il fratello Ariel. I
giornalisti della Lombardia sembrano essere attratti irrimediabilmente
da questo cognome. Per le elezioni del Sindacato, in programma il 13, 14 e 15
ottobre la lista Stampa Democratica, capitanata dal Presidente uscente
dell'Associazione Lombarda, Maria Grazia Molinari, ha infatti deciso
di puntare su Feltri. Ero stato avvicinato da un collega che prima mi aveva
proposto di entrare in lista con i giornalisti sportivi e poi, dicendomi
che il progetto era caduto nel vuoto, mi aveva chiesto di aderire a Stampa
Democratica. Alla luce dei recenti accadimenti credo di aver fatto una
scelta azzeccata. Da un Feltri mancato all'Ordine a un Feltri al
Sindacato il passo è breve ma ben più ardito.
Come
sapete fra un paio di settimane si vota nelle associazioni regionali della
stampa e comincia la partita per il rinnovo delle ambite cariche dirigenti
della Federazione Nazionale della Stampa. Non ci crederete ma ci siamo
letti tutti i programmi che diversi gruppi (correnti? componenti?) hanno
inviato al Barbiere e che naturalmente abbiamo pubblicato a
beneficio dei nostri lettori-elettori. Pero’
qualcosa la vogliamo dire anche noi della bottega. Siamo,
infatti, un po’ dispiaciuti. Abbiamo letto programmi assai vaghi
ancorche’ encomiabili (viva la liberta’ e l’indipendenza dei
giornalisti, piu’ autonomia nella professione, piu’ attenzione al
mondo che cambia, bisogna essere trasversali e non cadere nelle logiche
correntizie, cerchiamo di essere piu’ buoni, non facciamoci mettere
sotto dalla pubblicità) e, per la verita’, anche indicazioni piu’
concrete e visibili. Che
ne dite, vale la pena di battersi, per un sindacato, per tenere in vita e
far crescere una voce a disposizione dei giornalisti, magari anche un
po’ piu’ agile, (benche’, ne siamo mestamente consapevoli, meno frizzante),
di quei bei giornalini associativi che vi arrivano a casa cellofanati
insieme con l’estratto conto della banca? Caro
Paolo (Serventi Longhi) e cara Silvana
(Mazzocchi), caro Michele (Concina), caro Edmondo
(Rho), caro Pino (Nardi), sapete bene che buona parte del
dibattito sul giornalismo italiano passa per Il Barbiere della Sera. La
piattaforma dell'ultimo contratto nazionale era un oggetto misterioso per
gli stessi giornalisti, prima che il Barbiere se ne occupasse, cosa
che ha iniziato a fare dal maggio dello scorso anno. Vorremmo
quindi che tutte le componenti sindacali, subito, senza aspettare
il Congresso di novembre, intervenissero sul tema che ci sta a
cuore e che, crediamo, sta a cuore a molti lettori.
A metà ottobre si vota per rinnovare le
cariche del nostro sindacato. Da poco più di un anno sono tornato
a occuparmi del comitato di redazione e mi è toccato farlo - nei giornali
piccoli capita che nessuno voglia fare il cdr - in un momento davvero
brutto, durante e dopo la E ho toccato con mano i gravi difetti
del nostro sindacato: Cari
colleghi, siamo certi che milioni di vostri lettori, in questi giorni,
perdono il sonno e l'appetito in attesa di veder comparire sul sito nuovi
documenti congressuali. Non siamo insensibili al grido di dolore che da
tanta parte della Rete si leva, e perciò vi rifiliamo il documento della
lista presentata da Puntoeacapo e da alcuni dei Cdr che hanno partecipato
all'epico tentativo di sottoporre il nuovo contratto a un normalissimo
referendum sindacale. Cliccate, cliccate, qualcosa resterà. Silvana
Mazzocchi e Michele Concina Puntoeacapo
- Cdr referendari
Per
il rinnovamento della Fnsi Questa
lista nasce dall'esperienza vissuta fianco a fianco, nei primi mesi di
quest'anno, da Puntoeacapo, un movimento trasversale di giornalisti
di diversa provenienza politico-culturale, e da alcuni Cdr, rappresentanti
di redazioni che hanno partecipato senza tentennamenti agli scioperi. Il
terreno comune è stato il dissenso, leale ma profondo, verso le decisioni
assunte da tutto l'attuale gruppo dirigente della Fnsi, senza distinzioni
di corrente, sul nuovo Contratto nazionale di lavoro: siglare il testo
nonostante il rifiuto di decine di redazioni; farlo approvare attraverso
forzature procedurali dalla conferenza nazionale dei Cdr all'Ergife;
respingere la richiesta di un referendum sottoscritta in una settimana da
oltre un quinto dei giornalisti italiani. Dopo
una serie di contatti e riflessioni nel corso della primavera e
dell'estate, riteniamo necessario ora partecipare insieme al momento
fondamentale di analisi e riassetto di ogni sindacato, il Congresso.
Crediamo fermamente, infatti, che il nostro sindacato unitario, la Fnsi,
sia lo strumento fondamentale di tutela della professionalità e
dell'autonomia dei giornalisti italiani. Il
contratto ormai in vigore consegna agli editori la possibilità di
utilizzarci come manodopera indifferenziata; di ricattare chiunque
mantenga posizioni critiche puntandogli addosso l'arma del trasferimento,
dell'interruzione della carriera, della sostituzione con colleghi ancora
più deboli (disoccupati, contrattisti a termine, freelance). La
flessibilità, obiettivo dichiarato, passa decisamente in secondo piano
rispetto alla normalizzazione delle redazioni, alla subordinazione degli
organi d'informazione a tutti i
poteri economici, a tutti i
partiti politici. Uscire
dalle parrocchie Due
sono le cause principali che hanno condotto la Fnsi in questo vicolo
cieco. La prima è la logica dell'appartenenza, correntizia e
politico-culturale, che il gruppo dirigente non è riuscito a scrollarsi
di dosso. La seconda è l'isolamento sociale dei giornalisti, che spesso
sconfina nel discredito, lasciando campo libero all'arroganza degli
editori. La via d'uscita, dunque, non può consistere che
nell'eliminazione dalla vita sindacale di fattori estranei, con il
rilancio dell'unico interesse davvero centrale nella nostra professione:
quello del lettore, ascoltatore, consumatore d'informazione.
Un'informazione di alta qualità, coscienziosa e trasparente è obiettivo
comune dei cittadini e dei giornalisti seri. Non degli editori che
intendono trasformare le redazioni, attraverso le norme contrattuali da
loro imposte, in catene di montaggio. La
Fnsi, che dalla stagione contrattuale è uscita a pezzi, va ricostruita
dal basso. Fra gli obiettivi che giudichiamo irrinunciabili vi sono: ·
Istituzione del referendum obbligatorio sul Contratto nazionale di
lavoro. ·
Adeguamento della rappresentanza in tutti gli organismi sindacali
nazionali a stretti criteri di proporzionalità, con il superamento degli
squilibri attualmente esistenti nella conferenza nazionale dei Cdr. ·
Rafforzamento del ruolo dei delegati e fiduciari dei servizi e
delle redazioni distaccate. Al
servizio dei giornalisti e dei cittadini Intendiamo
poi contribuire a indirizzare una Fnsi rinnovata verso un ruolo di
servizio nei confronti dei suoi iscritti, e di tutela del diritto dei
cittadini a un'informazione libera, attraverso: ·
Difesa attenta, puntuale e quotidiana della qualità
dell'informazione e della dignità del lavoro giornalistico, anche nei
nuovi mezzi. ·
Apertura immediata di dialogo, e ricerca di collegamenti operativi,
con soggetti sociali portatori d'interessi generali come le associazioni
di consumatori, gli altri sindacati, le autorità di garanzia. ·
Potenziamento delle strutture di assistenza legale e
d'interpretazione contrattuale. ·
Creazione di una rete di esperti, interni ed esterni alla
categoria, volta a prevedere gli sviluppi delle tecnologie informative e i
loro riflessi, allo scopo di predisporre per tempo i necessari strumenti
di difesa professionale e contrattuale, e le iniziative di salvaguardia
della libertà e pluralità dell'informazione. ·
Ruolo attivo in una riforma dell'Ordine volta a salvaguardare e
migliorare la qualità dell'informazione. ·
Avvio immediato della costruzione della prossima piattaforma
contrattuale, con procedure che consentano un coinvolgimento reale e
profondo della base. Centrali, nella piattaforma, dovranno essere migliori
garanzie per la sicurezza del posto di lavoro, uguale dignità per i
giornalisti dell'online, eliminazione progressiva del precariato,
strumenti di tutela reale per freelance e disoccupati. A
coloro che condividono questa analisi e questi obiettivi, chiediamo di
appoggiare con il loro voto la nostra lista, formata da colleghi impegnati
quotidianamente nelle redazioni, a contatto diretto con una professione
che rischia, a questo punto, uno scadimento irreversibile.
Caro Barbiere, ti invio
il programma di Impegno sindacale unitario in vista del rinnovo
dell'Associazione lombarda dei giornalisti e per il congresso della Fnsi.
Ti chiedo di pubblicarlo come contributo al dibattito che è già iniziato
con i programmi dei colleghi di Nuova informazione e Quarto potere. ELEZIONI
PER L’ASSOCIAZIONE LOMBARDA DEI GIORNALISTI Proposte di Impegno
sindacale unitario Siamo
un gruppo di giornalisti di
ispirazione cristiana, lavoriamo in quotidiani, settimanali, radio e
televisioni. Al nostro fianco ci sono alcuni colleghi pensionati, che
hanno contribuito allo sviluppo del sindacato e degli altri organismi di
categoria. Ogni giorno cerchiamo di testimoniare - seduti al desk, inviati
alla ricerca di notizie, commentando i fatti della vita - il nostro
impegno di affermare la verità, difendere l’autonomia dei giornalisti,
completare e aggiornare la nostra professionalità, manifestare il valore
della solidarietà. In questa circostanza elettorale
vogliamo affermare, come risulta anche nel titolo del nostro documento, la
volontà di operare per l’unità
del sindacato che appare, in questa fase, particolarmente lacerato non
solo per il risultato contrattuale ma per ingiustificati e mai sopiti
personalismi. Scelte unitarie devono essere compiute a Milano, proprio
come accade in tutta l’Italia; scelte unitarie nel sindacato come in
tutti gli organismi di categoria. Questa fase è molto difficile
per il nostro lavoro: dal contratto
abbiamo avuto importanti certezze da difendere con grande decisione, ma
sono rimasti indefiniti alcuni processi di cambiamento dentro e fuori le
redazioni, anche per la mancanza di una controparte che, a differenza del
passato, ha accentuato la litigiosità interna e la concorrenza fra le
testate con metodi non sempre trasparenti. Per la formazione al giornalismo riteniamo debba essere valorizzata la
promozione al livello universitario, mantenendo da una parte il numero
programmato dei praticanti (sulla base di intese fra università, Ordine e
sindacato) e dall’altra garantendo, accanto alla preparazione culturale,
una pratica adeguata all’incalzante rinnovamento tecnologico
dell’attività professionale. E’ compito anche del sindacato, con
l’Ordine, promuovere la riforma dell’esame di abilitazione
professionale al fine di realizzare un autentico miglioramento qualitativo
dell’informazione. La globalizzazione delle imprese di comunicazione, i processi di concentrazione
nazionale ed internazionale non favoriscono il pluralismo e non producono
buona informazione. La tecnologia trasferisce in ogni punto della terra
milioni di informazioni, rendendo molto difficile la loro gestione e
selezione. La conseguenza è quella di essere male informati. Il nostro
sforzo è servirsi dell’informazione per arricchire la conoscenza e
arrivare alla verità. Il
sindacato deve impegnarsi a seguire con più attenzione tutte le
iniziative legislative tendenti a ridisegnare il mondo della
comunicazione, con particolare riguardo ai sistemi radiotelevisivi, così
da garantire un’indispensabile presenza del servizio pubblico ed una sua
corretta e pluralistica gestione. Analoga attenzione dovrà essere riservata ai due presidi della professione: il sistema previdenziale, generale e integrativo e i servizi integrativi sanitari e socio-sanitari, entrambi chiamati a svolgere una delicata funzione nella logica di contenimento della spesa sanitaria e previdenziale. Questo significa migliorare i servizi con l’estensione territoriale delle convenzioni e la razionalizzazione della gestione degli enti preposti. Noi
lavoriamo per un sindacato unitario, non per coalizioni con maggioranze
risicate, chiuse al dialogo e pretestuosamente autosufficienti. Per
questo, anche nelle persone, la nostra è una proposta che speriamo possa
essere condivisa. Impegno
sindacale unitario PROGRAMMA DI QUARTO POTERE
PER L'INDIPENDENZA DEI GIORNALISTI
Nuova Informazione/gruppo di Fiesole
chiede ai colleghi di continuare a sostenere col voto la "realistica
utopia" del suo progetto di sindacato unitario, solidale, forte e
responsabile. Comunicato
di NUOVA INFORMAZIONE Il giornalista che fa il suo mestiere dà sempre più fastidio.
Purtroppo per il crescente stuolo di "infastiditi" un
giornalista vero - anzi un giornalista e basta, senza etichette - ha per
mestiere proprio di cercar le notizie, controllarle e pubblicarle, col
massimo di autonomia. Lasciando
perdere la prima provocazione, solo apparentemente rozza, poichè mostra
di ben conoscere il principio mass-mediatico per cui ormai esiste solo ciò
che accade davanti a un (tele)obiettivo, le altre due iniziative
dovrebbero preoccupare chiunque abbia a cuore la libertà d'informazione
ed il diritto ad essere informati. Nuova
Informazione, la corrente sindacale che ha da sempre fatto
dell'autonomia, della solidarietà e della deontologia la propria ragione
d'esistere, denuncia il rischio d'una deriva etica e sosterrà la
categoria nel respinge subito e con determinazione qualsiasi tipo
d'intrusione nel proprio autonomo e legittimo diritto a raccontare il vero
senza guardare in faccia a nessuno Milano, 25 agosto Comunicato
sindacale Caro
direttore, Il Barbiere della Sera ha da oggi il suo Cdr
nelle persone de La ragazza del bar e di Mata Hari. Il
nostro primo atto formale è una sfiducia nei tuoi confronti.
Giorni addietro hai comunicato ai lettori che Il Barbiere della Sera era
arrivato Uno al Premio Val di Sole. Notizia assolutamente
infondata. La
modesta diffusione del quotidiano in questione non danneggia più
di tanto la nostra immagine. E tuttavia, delle due l’una: o hai
millantato un premio inesistente, nel qual caso chiediamo le tue
immediate dimissioni oppure il Corriere della Sera ha omesso che
siamo arrivati Uno ed esigiamo che tu ti adoperi per una rettifica.
Propendiamo per la prima ipotesi perché è impossibile che un quotidiano,
benché locale come il Corriere della Sera sia così disinformato. Ti
comunichiamo formalmente che la redazione è shakerata, ossia in
stato di agitazione e che in mancanza di tue spiegazioni saremo costretti
a indire tre giorni di sciopero.
L'iniziativa raccolse moltissime adesioni in
poche settimane. A Milano, con gli stessi obbiettivi, era attivo da
tempo Quarto Potere e un po' ovunque raccoglievamo
manifestazioni di interesse e di simpatia.
La realtà era sotto gli occhi di tutti. Moltissimi
colleghi ( anche tra coloro che sebbene con il "mal di pancia"
hanno finito per dire sì al contratto) non potevano non vedere quanto
le nuove norme fossero devastanti ripetto alla nostra professione,
ridotta a puro ruolo impiegatizio, umiliata da un colpo senza precedenti
alla nostra autonomia e specificità professionale.
Quello che è accaduto nei mesi scorsi è noto e
gravissimo. La commissione contratto non venne chiamata a votare. Il
segretario contò 20 no e 18 sì e numerosissimi Comitati di redazione
dissero chiaro che quel contratto non si poteva firmare. Nacque in quei giorni un vero e proprio Movimento. I Cdr dei maggiori quotidiani chiesero importanti correzioni al contratto; altrimenti dissero, non si poteva accettare. In seguito abbiamo assistito al film visto tante volte di un centralismo democratico che ha ridotto a zero le istanze di una grandissima quantità di colleghi.
La Conferenza dei comitati di redazione all'Ergife si
è risolta in uno spettacolo umiliante. I CDR, convocati per lettera con
la raccomandazione di essere presenti almeno con un rappresentante, sono
stati invece chiamati a votare con il metodo di una testa ,un voto. Con
il risultato che situazioni con magari poco più di dieci colleghi hanno
espresso tre voti , mentre altre ne hanno dato uno, a fronte di
redazioni magari di oltre duecento persone. La mozione con cui si chiedeva un referendum e quella con la quale si proponeva di far votare ogni CDR con voto unico, tenendo conto della consistenza delle redazioni, non sono neanche state messe ai voti. Nel frattempo la maggioranza, nella Fnsi e nelle Associazioni , ricompattava le file con riunioni di corrente e accordi di ferro.
E' stato questo metodo a far sì che l'opposizione generalizzata al contratto si potesse trasformare nella firma definitiva. In Giunta e nel Consiglio nazionale, colleghi eletti cinque anni fa e già ampiamente scaduti, hanno seguìto oltre, speriamo, le loro coscienze, anche le indicazioni della maggioranza. Il voto è stato conseguente. Infine la Fnsi, come da Statuto, si è fatta forte del parere vincolante del Consiglio nazionale. Eravamo a fine marzo. Nelle redazioni intanto, la stragrande maggioranza dei colleghi discuteva del contratto inaccettabile. Decine di assemblee in tutta Italia, giornalisti divisi tra il "sì", seppure amaro, e il "no" più deciso. Tentativi estremi di riaprire il tavolo Fieg.Fnsi, almeno per correggere, limare.
In quei giorni nacque il Comitato per il referendum. Dentro, Quarto Potere, Puntoeacapo, pezzi di Cdr, colleghi a titolo individuale. Fu presa l'iniziativa di rivolgersi al presidente della Fnsi, Lorenzo Del Boca nella sua veste di garante. A norma di Statuto gli venne chiesto di tutelare le richieste avazate da una gran parte dei colleghi. E di permettere il referendum, prima della firma definitiva del contratto. In pochi giorni vennero raccolte 2139 firme e 22 Cdr si unirono all'iniziativa. E i promotori del Comitato incontrarono Del Boca. Tutto inutile. Ancora una volta la Giunta della Fnsi, senza neanche mettere ai voti la richiesta di referendum, disse "sì" al contratto. Subito firmato da Fnsi e Fieg al ministero del Lavoro, e suggellato perfino con un brindisi.
La vicenda contrattuale ha definitivamente mostrato quanto le logiche dell'appartenenza impediscano la democrazia reale. In pochi hanno deciso di mettere a tacere la voce di molti. E la reazione, nelle redazioni, è stata prevalentemente di sfiducia, di rabbia e di delusione.
Tutti sappiamo che il contratto produrrà effetti devastanti. Il giorno successivo alla firma a "La Repubblica" un collaboratore è stato respinto all'ingresso ed è stata chiamata la polizia per impedirgli l'accesso nella sede. La redazione ha immediatamente dichiarato lo sciopero. E da molte parti d'Italia cominciano ad arrivare segnalazioni sull'applicazione del contratto. Soprattutto in molti ci chiediamo: quali garanzie offre ormai questa Fnsi per gestire gli effetti di quel contratto che ha così fortemente voluto? Il Movimento dei giornalisti che si era raccolto intorno al Comitato per il referendum non molla.Ed è nato il Comitato dei referendari per il rinnovamento della Fnsi Ne fanno parte colleghi a titolo individuale, esponenti di Comitati di redazione, Puntoeacapo, Quarto Potere ed altre aggregazioni spontanee. Tra le scadenze urgenti c'è il rinnovamento della Fnsi. |