Barbiere della Sera |
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Infatti, ad esclusione dei capiservizio (Luca Ferraiuolo, Antonio Scuderi e altri) -che hanno firmato un contratto di consulenza - e dei vertici giornalistici di "eBiscom", tutti gli altri colleghi che vi lavorano, una trentina, sono inquadrati con il contratto metalmeccanici. Contratto che dovrebbe essere sostituito con quello giornalistico "non appena - è il leit motiv aziendale - arriva dal tribunale l'omologa per la registrazione della testata 'Il Nuovo'". Si', ma quanto ci vuole per registrare una testata in tribunale? In genere non piu' di una ventina di giorni, e di tempo ne e' passato ormai parecchio. Tra i trenta colleghi serpeggia però un dubbio: "Vuoi vedere che Scaglia e Micheli stanno prendendo tempo per applicare il nuovo contratto giornalistico che prevedera' meno soldi per i neo assunti?". Intanto, a "eBiscom" si lavora come dannati per mettere insieme
i "contenuti": la parola d'ordine è "originalità" e molta
cronaca.
Le dichiarazioni di Gazzoni sono state chiosate da un comunicato della redazione e pure dell'assostampa regionale. Sono seguite tre giornate di sciopero, la scorsa settimana, e neanche ieri sono andati in onda notiziari. I collaboratori fissi sono già stati licenziati. Dice Gazzoni, "il mercato pubblicitario non ha risposto secondo le attese e dunque si ridimensiona". Emilia - Romagna.
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Silvio Magnozzi
Observer
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Mata Hari
Observer
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Puntiglioso all'estremo, esperto in particolari di questioni alimentari - tra le "passioni" principali quella per gli Ogm, organismi geneticamente modificati - è temuto e rispettato dai portavoce della Commissione europea, con cui ha avuto ripetuti scontri (anche in senso letterale: come quando fu spintonato da un innervosito Jean-Christophe Filori, un gigante con la faccia da guardia del corpo, portavoce del Commissario all'allargamento della Ue). In bocca al lupo per il nuovo incarico, Lorenzo. E per favore, non ci rifilare solo brochures sulla nuova linea di frigoriferi ecologici prodotto da Greenpeace. Danny Getchell
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Dell'esistenza del giornale omonimo Feltri lo sapeva già da tempo: lo dimostra il fatto che per utilizzare la testata "Libero" sia dovuto ricorrere all'aiuto del Movimento monarchico italiano che gli ha offerto la testata che, dal 1964, è organo interno del movimento: "Opinione nuove - Libero", diretto dal torinese Franco Garnero. Decisione presa (a malincuore, dicono i ben informati) da Feltri dopo non aver raggiunto alcun accordo con la proprietà del "Libero" partenopeo. Adesso, sul direttore-editore bergamasco pende la spada di Damocle della sentenza del tribunale di Salerno dove Casciello ha inoltrato ricorso ex articolo 700 a tutela dell'utilizzo della testata. Shampoo
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Danny Getchell
Cogliendo l'occasione fornitagli dalla domanda di un giornalista dell'Ansa sulla possibilità di giungere a una candidatura unica europea per la carica Onu, Dini si è prodotto in uno show sulla "disinformazione della stampa italiana di Bruxelles", ha accusato i giornalisti di aver "montato un caso con spirito partigiano che non fa onore ai giornalisti italiani", di aver scritto "un sacco di falsità" e di aver fatto "parrocchialismo di bassa lega" ("parrocchialismo" che consisterebbe nel sostenere la mediatica Bonino contro Migone, soprattutto in vista delle prossime elezioni, ndr). Poi, per essere più esplicito, ha chiamato in causa l'articolo di Papitto, e ha concluso la reprimenda sbattendo le mani, non i pugni, sul tavolo: "Il discorso sulla candidatura europea è chiusa". Era talmente arrabbiato, Lambertow, che non ha usato praticamente
neanche un termine in inglese, come invece fa di solito e in abbondanza.
"Non l'ho mai così incavolato", commentava ridendo una collega del
Sole 24 Ore. E Papitto? Incurante degli sbuffi di fumo che spuntavano
dalle narici del ministro, il corrispondente ha chiesto chiarimenti su
una frase attribuita ad Amato dal quotidiano La Stampa ("Ho
perfino dovuto bacchettare il ministro Dini"): "Se non era per la questione
della Bonino, per quale altro motivo Amato ha dovuto bacchettarla,
signor ministro?". Dall'attacco del ministro è uscito invece quasi
indenne Maurizio Molinari, della Stampa, che ha scritto più
o meno le stesse cose riportate da Papitto, ma 24 ore più tardi
e con più tatto.
Assistere all’incontro di due giovani creature con un sano apparato muscolare ed ormonale e’ cosa che riempie i cuori di speranza sul futuro dell’uomo e fa volare il pensiero all’amore, alla natura, alla giovinezza. Seppure Pietro e Cristina si erano nascosti dietro un divano e sotto le tende, il loro slancio di vita sembrava talmente spontaneo da far vibrare d’emozione qualsiasi telecomando. Ma un Autorevole, forse piu’ Scrooge che Copperfield, nota: "Mi chiedo come mai la telecamera che li ha ripresi fosse cosi’ bassa. Bizzarro. Non ricordo di aver visto altre riprese da quell'angolatura. Chissa' quando, e soprattutto perche', il Grande Fratello ha pensato che potesse servire una visuale proprio li', dietro ad un divano, ad altezza can bassotto..." "Gia’, interviene un altro Autorevole, ma qui bisogna mettersi d’accordo: che tipo di bassotto? Pelo corto, lungo, ruvido?" Topo Gigio
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Ferruccio De Bortoli aveva suggerito, all'inizio del 1999, un dorso nazionale per l'economia, tanto per sperimentare questa nuova formula, che in Italia finora non ha avuto grande fortuna. Ma la sua idea è stata bocciata dall'editore, che di dorsi ne ha previsti addiritura due: uno lombardo-milanese, mettendo insieme tutte le notizie, dalla cronaca allo spettacolo, che interessano il capoluogo lombardo e la sua regione, con partenza prevista per il 4 ottobre 2000, e uno romano-laziale, con colpo di pistola per il prossimo 15 novembre. Fino a prima dell'estate il giornale sembrava del tutto impreparato ad avviare questa nuova iniziativa, che doveva complessivamente coinvolgere 75 redattori articoli uno e una ventina di contratti a termine. Perciò si era parlato di un rinvio, se non addirittura di un accantonamento del progetto. A due settimane dal 4 ottobre, il giornale resta impreparato, ma l'azienda conferma le due date di partenza. Con un'intenzione sempre meno mascherata: realizzare il "doppio dorso" a costo zero, senza nuove assunzioni, o con interventi minimi. Il doppio dorso, quindi, comporterebbe per la redazione un "triplo mazzo". Del tutto ingiustificato perché, in una recente indagine sulla produttività, di fonte extra-sindacale, i giornalisti del Corriere figurano già ai primi posti nel rapporto rispetto al numero di pagine fatte ogni giorno. Così, i redattori del Corriere di Roma, si sono riuniti ieri l'altro in assemblea per ottenere garanzie entro la fine del mese su organico, mansioni e area di distribuzione del dorso capitolino, mentre il Cdr parla, in un suo documento, di occasione perduta e di iniziativa a rischio. Vediamo qualche numero. Lombardia: in un accordo fra direzione e comitato di redazione era stato contemplato l'aumento d'organico della cronaca di Milano da 20 articoli uno e 1 contratto a termine, a 31 redattori e 5-6 contratti a termine. La Metropoli sarebbe restata con 6 articoli uno, ma elevando da 1 a 3 i contratti a termine, la redazione Lombardia avrebbe fatto un'assunzione a tempo indeterminato (passando da 5 articoli 1 a 6) e una a tempo determinato (da 2 a 3). In totale, quindi, 11 assunzioni solo di articoli 1. Fino ad oggi ne sarebbero state fatte soltanto 3, ottenute oltretutto mandando anticipatamente in pensione altrettanti colleghi anziani. Per Roma è buio ancora più fitto. Secondo gli accordi
fra cdr e De Bortoli, l'organico della Cronaca sarebbe dovuto crescere
da 28 a 34 articoli uno, più 6 contratti a termine. Ma delle
assunzioni, fino ad oggi, non c'è ancora la minima traccia. Ecco
perché, nei giorni scorsi, si è tenuta quell'assemblea alquanto
preoccupata, se non addirittura infuocata, conclusa con un documento di
rivendicazioni fondato su tre punti: primo, dateci le sei assunzioni promesse,
più sei contratti a tempo determinato. Secondo, chiariteci le mansioni,
perché è tutto un caos: c'è gente che, con il nuovo
assetto, rischia addirittura di retrocedere. Terzo, fate una distribuzione
degna di questo nome, altrimenti ogni sforzo redazionale e pubblicitario
rischia di essere vanificato, visto che molto spesso il Corriere romano
non riesce a raggiungere tutto il Lazio. Il documento esige una risposta
entro la fine di settembre, ma non appoggia la richiesta con alcuna minaccia
di agitazione sindacale. Che trionfi il buon senso, sperano insomma i colleghi
romani.
'Belpi' non è certo un ordine di servizio, ma solo un consiglio ai suoi capiredattori: rivolto soprattutto a Sergio Rotondo, capo della cronaca milanese, che, in pochi mesi, ha 'perso' ben quattro redattrici. Shampoo
(ex direttore di "TeleUnica Lombardia") sta mettendo in piedi la redazione che curerà le fasce informative. Shampoo
Pokèmon
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Il Barbiere lo interpreta come un applauso di simpatia. Bds
s'intende - una giornalista della Rai di cui non faremo il nome. E, purtroppo per la collega, aveva ragione lo spadista. Gli ha chiesto lei, nell'intervista mandata in onda ieri sera dal Tg1 delle 20: "Ma quando eravate sul 38 pari, non ha pensato alla finale degli Europei di calcio contro la Francia, e a come poi è finita?". Gli ha risposto Milanoli (senza nemmeno dire una parolaccia) che a lui del calcio non importa proprio niente, che ieri era il giorno della scherma, che per questo si era allenato per quattro anni, e che sognava un altro giorno: quello in cui una partita di Coppa Uefa sarebbe stata interrotta per trasmettere un incontro di scherma. Colpita e affondata. Passa un minuto ed ecco il servizio sulla medaglia d'oro di judo, il napoletano Giuseppe Maddaloni, che piange senza freni ascoltando all'inno nazionale. Il collega incaricato del servizio se ne compiace (e, per la verità, anche il conte d'Almaviva) e rimane invece deluso quando, a precisa domanda, il campione olimpico risponde: "Dedico la vittoria a mia madre". Risposta scontata, commenta il collega, che la Rai ha spedito in
Australia a spese nostre. Ma la domanda, era da premio Pulitzer? Cosa doveva
rispondere, il povero Maddaloni: la dedico a Berlusconi la vittoria,
anzi no, a Ciampi, a Bassolino, o a Cicciobello Rutelli,
o a Gioacchino Rossini
Il calcio è davvero l'unica, desolata Weltanschaung, dei giornalisti italiani in questo scorcio di millennio. Il tempo di vedere Lilli Gruber (anche lei a Sidney) cavarsela molto meglio nell'intervista con il nuotatore Massimiliano Rosolino, e il Tg1 volta pagina. Si parla di economia, adesso: di Mediobanca e della lotta per la successione a Cuccia. Fuoricampo la voce di Mario Giordano, neoacquisto di Lerner.
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Conduttori e conduttrici, in netto esubero rispetto alle edizioni previste dal palinsesto, sono: Carlo Picone, Attilio Romita, Maurizio Barendson, Marcello Masi, Maria Grazia Capulli, Maria Concetta Mattei, Adele Ammendola, Daniela Vergara e Silvia Vaccarezza. Tutto filava liscio ma due eventi hanno scatenato un autentico terremoto.
La soppressione delle edizioni flash pomeridiane ha privato del loro tg
Patrizia
Albi Marini, Francesca Nocerino e Giovanna Cipriani, e l’arrivo
in redazione di due autentici pezzi da novanta: Paola Ferrari in De
Benedetti e, di rientro da New York, Mariolina Sattanino.
Ma torniamo ai conduttori importanti: Masi e la Vaccarezza
hanno la loro nicchia della notte e hanno incassato soddisfatte le loro
promozioni, a vice redattore capo il primo (già effettiva) e a capo
servizio (prossima) alla seconda. Resteranno dove sono.
Ma molti giornalisti del Messaggero ricorderanno l'assemblea che ha preceduto lo sciopero contro la proprieta' di Francesco Gaetano Caltagirone. E ricorderanno l'appassionato intervento di un collega generalmente cortese e mite e anche un po' contorto nei suoi ragionamenti: Danilo Maestosi. Fatto sta che Maestosi, in un discorso dritto come un fuso, dalla logica stringente, in un crescendo di attenzione dell'intero corpo redazionale ha attaccato duramente la direzione di Paolo Graldi, accusandola di assenza nella difesa dei diritti dei giornalisti, nella difesa dei posti di lavoro, nella difesa del giornale stesso, della sua credibilita' e della dignita' di chi ci lavora. Poi Danilo si e' incazzato duro e lanciando in alto i suoi decibel si e' chiesto fragorosamente: "Graldi, ma che uomo sei?". Alla parola "uomo", e' venuto giu' il palazzo dagli applausi. Il Barbiere ha ricevuto numerosi messaggi che ci chiedono di trasmettere pubblicamente a Danilo Maestosi la gratitudine di molti suoi colleghi per questo suo discorso liberatorio, cosa che facciamo senz'altro. Aggiungiamo per dovere di cronaca che non tutta l'assemblea del
Messaggero si e' trovata d'accordo sulla linea dello sciopero in difesa
dei due colleghi trasferiti. Due o tre persone erano contro e non tutti,
il giorno successivo, hanno scioperato.
Una breve nota. Il Barbiere della Sera in questi giorni e'
sommerso dai messaggi che riguardano la situazione interna del Messaggero.
Abbiate pazienza se non tutti vengono pubblicati, ma, come comprenderete,
esistono anche altre realta' di cui il Barbiere si deve occupare.
Preghiamo inoltre gli amici che ci scrivono di evitare, nelle
loro mail, apprezzamenti personali nei confronti di altri colleghi. Possiamo
capire che gli animi siano esacerbati, ma anche i toni piu' accesi della
discussione non giustificano il disprezzo per le posizioni e le opinioni
di chi la pensa diversamente. Quanto ai colleghi che ci chiedono di essere
al loro fianco, sappiano che il Barbiere della Sera e' sempre qui a disposizione.
Grazie della vostra attenzione.
Al momento, sono due le ipotesi possibili per superare la crisi ed evitare che Avvenimenti scompaia definitivamente: la prima e` che qualcuno rilevi il giornale, l’introito della vendita venga utilizzato per pagare i debiti accumulati e il settimanale torni a nuova vita. In questo modo una parte dei dipendenti potrebbe anche essere riassorbita. Una soluzione, pero’, che non convince tutti: per Michele Gambino, coinvolto nel progetto di rinascita, e’ probabile al 40-50%. L’altra ipotesi, quella forse piu’ realistica, e’ la costituzione di una cooperativa di giornalisti che acquisisca la testata. Sarebbe, pero’, possibile solo nel caso in cui, al termine della messa in liquidazione della societa’, non ci siano altre offerte. In questo caso l’operazione avrebbe costo zero e, come assicura il gruppetto di giornalisti e poligrafici pronti a rischiare l’avventura, il margine per farlo ci sarebbe. Il 21 settembre sara’ un giorno particolare: oltre all’uscita del numero speciale, si riunira’ l’assemblea dei soci e verranno decise le sorti del giornale. Per salvare il giornale servono almeno 4-5 miliardi. "Il nostro obiettivo e’ quello di continuare a farlo vivere, speriamo di riuscirci anche perche’ non vogliamo che si spenga una delle poche voci davvero libere di questo paese", dicono dalla sede della redazione di Avvenimenti. Un "in bocca al lupo" dalla redazione del Barbiere della Sera. La Lametta
Sessantamila copie, una redazione pronta a tutto (e che tutto ha già visto e dato) e un editore, fratello del Presidente di Forza Italia, che ha come scopo quello di far scomparire il giornale fondato da Angelillo per portare ancora copie al suo "il Giornale", in debito di ossigeno sulla piazza romana. L'operazione "Tempo-Giornale" sarebbe orchestrata da Maurizio Belpietro, attuale direttore del foglio berlusconiano ed ex numero uno del quotidiano romano. Belpietro che diresse "il Tempo" e che fu cacciato da Bonifaci non è però particolarmente gradito in piazza Colonna, dove i redattori (i superstiti alle purghe belpietriste) sarebbero già pronti a (ri)scendere in piazza. Meglio dunque pensare ad un Direttore romano: Paolo Guzzanti già in assetto da guerra per affrontare ogni assalto. E per Sanzotta - che da redattore politico balzò sulla poltrona di caporedattore centrale e quindi su quella di Direttore) sarebbe pronto un bel piattino: Giovanni Negri - da Sanzotta parcheggiato - diventerebbe il vice di Guzzanti. Un vice disposto a giocare ogni carta anti-rutelliana. Shampoo
Che si riesca ad essere pronti proprio per il 7, è l'unico punto ancora da chiarire della nuova trasmissione. Non è escluso un piccolo rinvio, di un sabato o due. Tutto il resto è certo: e cioè che a curare la trasmissione, da Milano, sarà Carlo Rossella sotto la supervisione di Enrico Mentana, secondo la stessa formula già passata per "Verissimo", il "quotidiano" di Mediaset. Ma il vero "operativo", l'uomo che di sabato in sabato farà avvistare la terra, sarà Sandro Provvisionato, formalmente "vice" di Rossella in questo programma. Provvisionato non soltanto impaginerà il magazine, ma lo animerà anche con servizi da inviato speciale. "Terra!" durerà un'ora, e conterrà ogni volta tre reportage da 17 minuti l'uno, più due stacchi pubblicitari. L'ultimo servizio sarà quasi sempre un'intervista-racconto. Per capire quanto raffinato sia il prodotto con cui Mediaset vuole conquistare la fascia alta del pubblico, basti dire che ogni reportage avrà la sua troupe e un suo regista. Raffinata la grafica, raffinati gli effetti speciali, originale la scelta dei temi, monografici, sganciati dalla stretta attualità: un sabato "Terra!" si potrebbe occupare della paura, un altro della rabbia, un terzo della gioia. Un'altra particolarità: Provvisionato a parte, i titolari dei vari reportage di terra non saranno giornalisti televisivi, ma della carta stampata. E questo non "per scelta ideologica", ma per semplice necessità. La caravella del TG 5 lotta infatti contro l'agguerrita flotta dei Tg Rai, con un organico di appena 63 redattori, fra i quali gli inviati sono praticamente inesistenti. Non essendoci forze da dirottare sul magazine, si è pensato perciò di attingere al ricco serbatoio dei quotidiani e dei settimanali: la lista dei colleghi contattati è però, almeno fino ad oggi, rigorosamente top-secret. E' possibile che pero' anche qualcuno della rete berlusconiana venga
impiegato. Voci senza conferma parlano di Pietro Suber, Marcello Villari,
Benedetta Corbi e Toni Capuozzo.
Di fronte a tanta grazia passa inosservata, o quasi, la trentennale
latitanza del solito Bernardo Provenzano che, però, non fa
tanta paura perchè ormai è stato inserito nella speciale
classifica della cosiddetta "mafia moderata". E, dunque, evviva. Anche
con le rapine, i panormiti non stanno messi male. Certo, i minicolpi viaggiano
sui grandi numeri: 1947 nel '99, 2151 nel '98, 1283 nei primi sei mesi
del portentoso 2000. Ma i colpi da professionisti e quindi la rapine milionarie
si contano sulle dita di due mani.
Evviva anche in questo caso. Possiamo placare eventuali morsi della
coscienza: non si parla più di mafia, perchè non esiste più.
E quella che non si può fare a meno di notare l'abbiamo fatta diventare
"buona". Già, perchè - cari amici - è in atto una
delle più dannose campagne di disinformazione sulla mafia. L'assenza
di "rumore" alimenta distrazioni e sottovalutazioni colpose. Si mette in
moto una sorta di causa-effetto davvero deleterio, per cui avviene che
l'attenzione si polarizza - per esempio - su un tabaccaio ucciso da un
proiettile vagante (episodio che giustamente crea allarme ma non può
essere indicato come il peggiore dei mali italiani) e passano come acqua
fresca dichiarazioni come quella del procuratore Grasso che ammette
la funzione calmierante della mafia nell'attività estorsiva. Ciò
vuol dire che ha abbassato i prezzi della tassa sulla protezione per allargare
la base del fatturato. Ciò vuol dire che quando governo, istituzioni
e giornali riemergeranno dal grande sonno si troveranno a dover fronteggiare
una Cosa Nostra più ricca e più padrona del territorio.
Ma non bisogna disturbare i manovratori: la mafia non c'è più.
Volato via il caporedattore Andrea Cabrini, alla volta del canale economico CFN. Decollato Mauro Buffa, caporedattore cronaca, assunto da eBiscom per la nuova societa’ editoriale multimediale, dove si e’ portato il bravissimo Attilio Bonnici, direttore di produzione TV, e un nutrito gruppo di tecnici e addetti di redazione (da eBiscom arrivano echi di grossi progetti televisivi in preparazione). Appeso al ramo ancora per poco, mi pare anche il caporedattore centrale Marco Volpati, determinato ad andare in pensione anticipata da gennaio. Decisa a tagliare la corda dal Tg4 anche Maria Bianucci, vicecaporedattore "storico", che va dicendo che cambiera’ mestiere. Vuole dedicarsi a un suo antico progetto: la produzione di vino di qualita’ nelle Langhe. Ottima idea. Nell'imminenza di volare via anche alcuni redattori, vellicati da proposte varie nei new media. Insomma, la redazione, caro diario, si svuota e io mi sento sempre piu’ solo; specie la "line", il desk pensante del giornale. I redattori rimasti fanno sempre piu’ gli orari contrattuali, il lavoro per i pochi in turno e’ pesantissimo. E le edizioni del TG4, specie quella delle 13.30 che Fede considera secondaria (probabilmente perche’ non la conduce lui), si riempie di improbabili collegamenti telefonici per consumare tempo e tirare in lungo. Gli ascolti, inutile dire, stagnano pesantemente. Il fatto e’ che Fede non sembra aver tanta voglia di pensare al Tg4. Fa il tour promozionale del libro, beato tra i lettori, fa comparsate ormai ovunque, beato tra i telespettatori. Anche quelli del Tg4. I suoi umori ondeggiano. Della giovane e inesperta pin-up Francesca Senette sembra gia’ essersi disamorato, dopo averla inizialmente lanciata con ampia grancassa (incluso un servizio su "Sette"). La ragazza - raccontano i perfidi nei corridoi moquettati di Cologno, ai piani alti- vista ad Antenna 3 Lombardia, e’ piaciuta alla mamma di Berlusconi, che l'ha segnalata al figliolo il quale l'ha segnalata al direttore Fede, il quale l'ha lanciata e gia’ dimenticata. Peccato perche’ e’ brava oltre a essere carina. Il nuovo vicedirettore del TG4 Enrico Parodi, arrivato a luglio dal "Corriere", sembra abbia gia’ chiesto all'azienda di essere destinato ad altra testata. Gianluca Mazzini, giunto da TMC come vicecaporedattore, e’ stato blindato sulla rassegna stampa per sostituire Buffa e si mangia le unghie per essere fuggito da Cecchi Gori proprio alla vigilia dell'accordo Seat-Tmc. L'unica novita’ annunciata pare Elena Guarnieri. La Guarnieri,
in fuga dalle rovine di Studio Aperto, condurra’ una trasmissioncina
dedicata al gossip. La madre-padrona della produzione news Mediaset, Adelina
Cavalleri (ex segretaria di Confalonieri), ha destinato all'uopo
mezzi da micragna, d'accordo con Fede che lesina redattori allo scopo.
Ma la ragazza sembra appagata perche’ andra’ in video. In Mediaset
e’ sempre piu’ rimpianto il tempo in cui il "dottore", alias il
Cavaliere, si occupava direttamente della TV, che sembrava davvero un'azienda.
a) quotidiani e dei periodici della Lombardia o editi altrove e con cronache dedicate alla Lomabardia; b)delle emittenti radiotv e delle agenzie di stampa'. Risparmiamo quanti l'hanno ricevuto 'per conoscenza'. Oggetto dell'ultima
fatica di Ciccio Abruzzo sono "i doveri del giornalista connessi
all'esercizio del diritto di cronaca e di critica'. Quaranta pagine fitte
fitte contenenti concetti già predicati indefessamente, che l'infaticabile
presidente dell'OdG lombardo ha redatto nel mese di agosto. Proprio
quando Vittorio Feltri sulle colonne di "Libero" pubblicava la lista
dei pedofili già condannati definitivamente dopo tre gradi di giudizio.
Ma se contro Feltri partiva dall'OdG lombardo un provvedimento d'ufficio
per inibirgli la professione giornalistica, nessun atto ha invece raggiunto,
negli stessi giorni, i Direttori di altre testate- "Corriere della Sera",
"Avvenire", "Il Giorno" e "la Repubblica" - che avevano diffuso le generalità
di ragazzi che avrebbero partecipato ad un omicidio. Per i Direttori di
questi giornali 'via posta prioritaria' una relazione di quaranta pagine
quaranta sui 'doveri del giornalista'.
Trentadue pagine, formato tabloid su cinque colonni e grandi foto a colori: gli articoli sono quelli di Agrquotidiana. Ma a presentare un progetto è stata anche 'la Stampa' che mira a sbarcare in forza sul mercato milanese: un numero di prova graficamente soddisfacente rispetto a quello presentato da Donati. Scelta che avrebbe questa spiegazione: il gruppo torinese recentemente entrato con 40 miliardi nel "Corriere dell'Umbria" e altre iniziative editoriali firmate da Donati, secondo malelingue, concorrerebbe solo per far numero ai danni degli altri concorrenti. D'altronde la posta in gioco è alta: ambienti vicini all'Atm stimano (prudenzialmente) in 50 miliardi la quota pubblicitaria che tolte le spese (stampa, stipendi redattori e Atm) porterebbe almeno 20-25 miliardi nelle casse del vincitore. Ma che i rapporti Donati-La Stampa siano più che ottimi lo dimostra anche quanto accade a Piacenza: il vicepresidente della Fieg sta, infatti, sbarcando nel capoluogo emiliano con un nuovo quotidiano. La nuova testata, che vede la partecipazione degli eredi Prati (ex "Libertà") da tempo in trattative con "La Stampa", sarebbe in edicola dal prossimo mese di novembre. Bds
Gambadilegno
Il Messaggero ha venduto il palazzo per 41 miliardi a una società appartenente allo stesso Gruppo Caltagirone, la Compact Puglia s.r.l.. La cessione è avvenuta nel corso del 2000, ma la redazione se n'è accorta solo ora, spulciando il prospetto informativo con cui la Caltagirone editore si è presentata a luglio agli azionisti per la quotazione in Borsa. Vi si precisa che, sino al 2003, il Messaggero non pagherà nulla, ma successivamente dovrà corrispondere un affitto pari ai valori di mercato. Resta da vedere se l'operazione ha un significato puramente contabile, o se l'ingegner Franco Caltagirone voglia compattare tutte le attività del gruppo editoriale in periferia, per un più remunerativo impiego del prezioso palazzo. Un fatto è certo: il giornale perde così un altro pezzo della sua forza e della sua storia. Don Basilio
Proprio il successo di Roma (che e' arrivato a distribuire 200 mila copie) ha scatenato gli appetiti degli editori che hanno improvvisamente scoperto una nuova nicchia di mercato. Se a Milano la gara e' ancora incerta, a Roma alcune grandi case
editrici hanno presentato ricorsi contro la decisione dell'Acotral di assegnare
il business agli svedesi, senza nemmeno una gara d'appalto. L'Acotral
si difende con semplicita', spiegando che nessuno, tranne appunto gli svedesi,
aveva mai chiesto di pubblicare e distribuire un giornale gratis nelle
stazioni della metropolitana.
Si tratta solo di rumors, ma rumors verosimili, che non da oggi circolano negli ambienti editorial- finanziari. L'operazione, dunque, condotta da una cordata di industriali con la benedizione di Cesare Romiti, prevederebbe l'acquisto del Tempo dal costruttore Domenico Bonifaci, lo sbarco a Roma di Pietro Calabrese come direttore e di Di Piazza come vice direttore. Per la felicita' dell'editore del MessaggeroFrancesco Gaetano Caltagirone che vedrebbe probabilmente risorgere lo storico concorrente del quotidiano di via del Tritone. Lo schema sembra avere un senso anche dal punto di vista degli equilibri politici nella stampa della capitale. Ormai il Messaggero e' sempre piu' attento alle ragioni di polo. Pietro Calabrese e' invece un vecchio amico del possibile candidato premier del centro sinistra Francesco Rutelli. Bds
Tra i piu' nervosi c'e' Alessandro Sallusti, da poco arrivato alla vice direzione di Panorama, con il quale agli altri componenti dell'ufficio centrale (Laura Gnocchi, Umberto Brindani eccetera) riesce talvolta difficile collaborare. Succedono cosette antipatiche. Sallusti chiede una cosa e poi in corso d'opera questa cosa, chissa' perche', si smonta. Sallusti convoca una riunione, e i presenti sono pochini. Non e' piaciuta poi, nei giorni della Giornata Mondiale della Gioventu', un'intervista che Sallusti ha scodellato bell'e pronta all'ideologo di Comunione e Liberazione, don Giussani. Per scrupolo, benche' l'avesse gia' letta, il Barbiere e' andato a riprendersi il colloquio con don Giussani pubblicato su Panorama. Effettivamente non ci si capisce niente. Eppure, ai piani alti della Mondadori, il pezzo e' stato considerato denso di alti contenuti. Ma la redazione si e' affannata a costruirci intorno un servizio fotografico per cercare di "tirarla su". Se Briglia decidesse di tagliare la corda (e' in gran buoni rapporti
con il capoccione di Seat, Pelliccioli) chi prenderebbe il suo posto?.
I soliti rumors, ma niente di certo, sostengono che Sallusti sarebbe
il candidato di Leonardo Mondadori, ma Berlusconi pensa sempre
piu' spesso a Carlo Rossella.
Uno sfogo per spronare la redazione? Certo la sfuriata è nello stile per cui Anselmi è diventato famoso, a cui si aggiunge la sua scarsissima considerazione per gli inviati (che se non portano notizie è meglio se ne stiano in redazione a impaginare). E il giornale è davvero un po’ fiacco da quando ha compiuto la trasformazione definitiva da settimanale di politica, economia e cultura in giornale che punta molto su gossip e società. A ciò si aggiunge una redazione ridotta nel numero (tra uscite volontarie, pensionamenti e vecchia guardia in disarmo), senza nuova linfa se non in una sarabanda di collaboratori di cui spesso non si conosce neanche la faccia. Però lo sfogo è sembrato piuttosto strano visto che lo stesso Anselmi vanta di una crescita delle copie vendute di 50 mila unità. Tutto il merito va dunque alla promozione, che ha in effetti affiancato senza soste l’attuale direzione? Cifre ufficiali sulle vendite non ce ne sono, ma quelle pubblicate dal Mondo nell’ultimo numero danno il giornale sotto di un 10 per cento rispetto a giugno dell’anno precedente. Cioè prima che Anselmi prendesse le redini (in luglio). Dopo l’uscita di Bruno Manfellotto, la direzione è ormai tutta nuova di zecca. A parte Antonio Padellaro, sopravvissuto ma dato ormai in uscita verso l'Unita', e che comunque ha trovato un modus vivendi con Anselmi che gli ha rifilato la responsabilità sugli articoli di politica, ormai sempre più rari, cioè di fatto su se stesso. Oggi l’assetto è il seguente: vice direttore Antonio Ramenghi (da Milano), su cui è stata scaricata la macchina, supportato da Sandro De Feo; Antonio Carlucci è tornato da New York allo scadere del contratto (sarebbe dovuto restare fino a fine anno per seguire da vicino le elezioni presidenziali, poi il direttore ci ha ripensato) e si occupa nell’ufficio centrale della sezione "Primo piano"; Enrico Pedemonte, che aveva ricevuto da Anselmi l’incarico di occuparsi degli interni quando ancora c’era Manfellotto, adesso torna a seguire lo sviluppo dei progetti Internet. Ma il consigliere più ascoltato del direttore è Edmondo Berselli, che spazia dalla cultura (con articoli sulla musica leggera, da Max Gazzé ai tormentoni dell’estate come il cantante Carotone) alla politica (suo l’articolo su Rutelli sull’ultimo numero in edicola). Senza tralasciare la pungente satira sociale con i minipezzi firmati Eddy Bi nella rubrica di società. Insomma, Berselli for president. L’altro emergente è il capo della sezione società,
Riccardo
Bocca, trasferitosi a Roma da Milano insieme con la moglie (passata
al Venerdi’ di Repubblica). Bocca è un lavoratore,
un piacione, e soprattutto guida con pugno di ferro le sue pagine, che
diventano sempre più importanti e forse potranno espandersi ulteriormente,
magari assorbendo altre sezioni del giornale.
analizzano i riflessi che la vittoria dell'uno sull'altro potrebbero avere in ambito locale. Tra le analisi e le possibilità anche quella che l'attuale sindaco Antonella Spaggiari (veltroniana fino in fondo, incoronata sindaco più amato d'Italia lo scorso anno) segua Rutelli nell'avventura di governo. Ne danno notizia e commentano la possibilità Teletricolore
(televisione reggiana) ed il Resto del Carlino. Il sindaco si arrabbia
e cosa fa ? Invece di replicare ufficialmente affida la smentita ad una
televisione amica - TELEREGGIO - che non solo si affretta a dire
che non è vero ma attacca i colleghi accusandoli di superficialità.
Non certo una dimostrazione di simpatia per due professionisti, Andrea
Bonini (pronto ad approdare a Mediaset alla corte di Chicco
Mentana) volto noto della Tv reggiana e Corrado Guerra penna
storica del Resto del Carlino che hanno solo rilanciato un'informazione
(ventilata anche dal Corriere della Sera) che a Reggio Emilia è
di pubblico dominio.
Era ora che qualcuno dicesse la verita'.
Bds
La soluzione "leasing" permetterebbe ai nuovi aspiranti editori del giornale di evitare ulteriori lungaggini nella trattativa con il liquidatore Victor Uckmar e il sindacato dei giornalisti da una parte, e Dalai dall'altra. Ogni giorno che passa infatti allontana sempre di piu' la prospettiva di catturare almeno lo zoccolo duro dei lettori della vecchia Unita'. La discussione sembra un po' bloccata sul problema delle assunzioni.
Pe quanto riguarda i poligrafici, si e' arrivati a un accordo: saranno
35. Ma per i giornalisti il problema e' piu' spinoso. Dalai non
vuole andare oltre le 40 - 45 assunzioni, la Federazione della Stampane
chiede 50. Ma le vere difficolta' stanno negli stipendi. Dalai e soci non
vogliono confermare lo status quo, dicono che molti stipendi sono
fuori mercato e spingono per un bel taglio, di almeno il 30 per cento,
per chi verra' riassunto dalla nuova proprieta'. La situazione salariale
e' piuttosto ingarbugliata e prima di concludere l'affare Dalai vuole chiarire
gli aspetti piu' complessi delle retribuzioni dei giornalisti.
Shampoo
Shampoo
Sullo sfondo della "crisi ambientale" che vive il Messaggero c'e' la vicenda del Tempo, assestato intorno alle 30 mila copie. Da molti mesi si chiacchiera infatti di cordate pronte a rilevare il Tempo dal costruttore romano Bonifaci. Sempre le chiacchiere indicano Cesare Romiti come possibile regista dell'operazione. Romiti infatti sarebbe interessato a trovare uno sbocco editoriale su Roma. Il timore del gruppo dirigente del Messaggero e' che una nuova proprieta' del Tempo, correrebbe a assumere redattori del Messaggero per indebolirne ulteriormente la struttura. Bds
Poi, nell'ordine, sono successe alcune cose interessanti. 1) Il nostro direttore ha detto che Di Piazza aveva fatto
bene a cogliere l'occasione di entrare in un grande gruppo dove avrebe
potuto mettere a frutto assai bene le sue qualità; subito dopo questo
imbarazzante (per lui e per il suo editore) discorsetto deve essersi ricordato
che era ancora il direttore del giornale di Caltagirone e ha aggiunto
che anche nel nostro gruppo si poteva fare carriera e che presto ci sarebbero
state novità e nuove acquisizioni (forse un giornale nelle Filippine
dopo il giallo estivo del povero Leo Begasson?).
2) Una quarantina di colleghi, calabresiani e non, hanno iniziato a telefonare a Calabrese per congratularsi con lui per il colpaccio e per ingraziarselo nella speranza che la prossima volta tocchi a uno di loro. Personalmente, girando tra le stanze del giornale, ne ho beccati tre, nello spazio di dieci minuti, che stavano chiaccherando con Pietro. Uno di loro apparteneva a quella ventina di irriducibili anti calabresiani che gli hanno rotto i coglioni durante i tre anni e passa della sua direzione: e invece se ne stava lì, con una vocina chioccia chioccia a dirgli quanto era stato bravo a compiere silenziosamente e prodigiosamente quell'operazione chirurgica (così l'ha definita davanti al sottoscritto) che metteva Graldi con il culo per terra. 3) Sono cominciate le scommesse per sapere a chi tra Graldi, Majore e Azzurra sarebbe toccato in sorte la sventura di comunicare la notizia a Francesco Gaetano Caltagirone, detto familiarmente Franco. E soprattutto cosa si sarebbe inventato questa volta Fantaghirò (così chiamiamo tra noi il direttore che ci è toccato in sorte) per giustificarsi agli occhi del padrone. Infatti caro Figaro, il nostro ex Giuseppe Di Piazza
4) Sono iniziate subito le autocandidature per il posto lasciato libero da Di Piazza, e la fila dei postulanti si allungherà di certo nei prossimi giorni. Il più perfidamente sublime è stato lo stesso Di Piazza che, salutando Graldi per sempre, gli ha suggerito: "Caro direttore, non avrai difficoltà a sostituirmi.... c'è chi può sostituirmi benissimo....", e se n'è andato sorridendo da buon figlio di puttana palermitano qual è. Qualcuno sostiene che Di Piazza si riferisse alla buona Lucia
Pozzi. Lucia Pozzi, adorato Barbiere e consolazione di noi poveri peones,
è stata assunta dal direttore e messa dall'oggi al domani a fare
la vice di Di Piazza: nella sua stessa stanza, tavolo contro tavolo. Lo
stesso Peppino di Piazza l'aveva soprannominata scherzosamente, e strepitosamente,
la "la vice nel paese delle meraviglie". Sara' lei a prendere il posto
di Peppino? Caro Barbiere, a presto. Un saluto e un inchino rispettoso
dal tuo
Per nove anni i giornalisti si erano abituati a vederlo sempre in redazione, a occuparsi dei particolari piu' insignificanti della confezione del tg5. "Io non capisco quelli che vanno in vacanza. Non si annoiano?", era solito ripetere Mentana. Il tg5 e' stato a lungo la sua casa e la sua famiglia. Ora davvero la musica e' cambiata. Passano giorni senza che si veda in giro. Quest'anno, in agosto, ha fatto belle vacanze in Irlanda e a Cortina. La sera si fa vedere, giusto per condurre il Tg e poi se la squaglia. Ora tutto e' passato nelle mani di Lamberto Sposini e soprattutto del vice direttore di macchina Massimo Corcione, il vero culo di pietra che manda avanti la baracca. Molte ma vaghe sono le interpretazioni che la redazione da' del nuovo corso mentaniano. O Mentana ha scoperto che la vita non e' fatta solo di lavoro, il che sarebbe davvero una bella cosa, o sta semplicemente aspettando il prossimo treno. Che forse, come molti sostengono, ma senza prove, sara' Telemontecarlo,
se e quando la Telecom - Seat riuscira' a perfezionare l'acquisto
dell'emittente di Cecchi Gori, risolvendo i problemi legislativi
legati all'operazione. Intanto, i redattori del tg5, vivacchiano
un po' smarriti in attesa di sapere cosa succedera' in autunno. Con l'avvicinarsi
della campagna elettorale puo' permettersi Silvio Berlusconi di
avere sul ponte della sua corazzata un comandante che sembra avere la testa
da un'altra parte? I rapporti tra i due sono sempre stati, come si suol
dire, "dialettici". Spesso Berlusconi si e' sfogato con i suoi uomini criticando
Mentana che pero' viene difeso, pare, da Marina Berlusconi. E' un
fatto che Mentana e' bravo e che la pubblicita' gradisce la sua direzione.
Con gli spot in onda durante il Tg5 della sera, Mediaset ha a lungo coperto
i costi tutti gli altri programmi di informazione.
E quando Feltri lo chiamò a sé per l'avventura del
"Giorno-Resto-Nazione", Giordano rispose con un secco "No, grazie". Risultato:
rapporti ghiacciati tra Giordano e Feltri e caldissimi tra Giordano
e Belpietro. Adesso, Giordano lascia. Agli amici torinesi (è
giornalisticamente nato al settimanale della Curia di Torino, poi praticante
all'"Informazione" -redazione milanese - e addetto stampa Cdu alla
Regione Lombardia) Giordano confessa che "è contento". Ma sono contenti,
dicono le malelingue, anche i colleghi del "Giornale" che lo vedevano più
spesso in tv a recitare il ruolo del 'Grillo' che in redazione a impaginare,
titolare e... beccarsi i cazziatoni del direttore.
L’altra sera un Autorevole ha preso in mano la Repubblica
e ha dato uno sguardo all’articolo di Massimo Riva dal titolo La
Rai, Confalonieri e il capitalismo da pirati. Il collega si chiedeva
come mai per Confalonieri (e Berlusconi) l’ipotesi di privatizzazione
di alcune delle reti Rai fosse diventata"roba da capitalismo indonesiano"
e "come mai a Confalonieri non va bene oggi quello che gli andava benissimo
fino a ieri?".
Infatti, tra luglio ed agosto, sono ben cinque i giornalisti che hanno abbandonato il quotidiano della Lega Nord per altri lidi. E le defezioni, secondo indiscrezioni, non sarebbero ancora finite anche se l'Editore avrebbe (il condizionale in casa bossiana è d'obbligo) assicurato che, nel giro di qualche mese, l'affaire Baiocchi sarebbe risolto. Per l'ex inviato del "Corriere della Sera" sarebbe pronto un seggio al Parlamento. Un posto da deputato per evitare, alle magre casse del quotidiano di via Bellerio, di tirar fuori centinaia di milioni per la buonuscita del Direttore. Il quale non piace più a Bossi che gli rimproverebbe anche la vicenda Lampedusa: per tutto il mese di agosto, il quotidiano lumbard è stato diffuso in cento copie - o poco più - nell'isola siciliana. Purtroppo per il 'Direttur', l'AirSicilia, la compagnia aerea
che doveva trasportare il prezioso gazzettino padano, per una decina
di volte (ufficialmente, per mancanza di spazio nella sua carlinga) ha
preferito consegnare altri quotidiani piuttosto che quello leghista.
E ogni consegna mancata ha gettato nello sconforto la redazione che,
ogni giorno, sotto organico per ferie e defezioni, ha dovuto arrabbattarsi
per mettere insieme una pagina dedicata a Lampedusa senza avere inviati
sul posto (tranne utilizzare occasionalmente un collaboratore, Carlo
Passera, lì in vacanza).
Shampoo
La mancata concessione dell'accredito è stato il leitmotiv
che ha caratterizzato lo scambio di opinioni dei colleghi, ancora indecisi
se rinunciare a presenziare alle partite interne del Monza fino
a quando non verrà concesso l'ingresso a Bonati, o protestare
ma proseguire a lavorare allo stadio Brianteo. L'occasione di diffusione
di questa notizia ci spinge a chiedere un parere al Barbiere della Sera
e a tutti i colleghi che visitano questo sito, mentre esprimiamo massima
solidarietà a Bonati ed invitiamo la Società Calcio Monza
ad un atteggiamento più rispettoso nei confronti della stampa "non
allineata" e libera da condizionamenti, aspettandoci una pronta e decisa
reazione da parte della testata per la quale Bonati lavora,dell'Ordine
e della Ussi.
Il parere del Barbiere e' presto detto. Fate bene a protestare
Mentre a Roma (sotto l'ala protettiva del ministro del Lavoro Cesare Salvi e della Fnsi) si discute, nelle province si muore. E così, alla festa nazionale dell'Unità di Bologna, bisognerà aspettare il 9 settembre per sentir nominare l¹Unità. Da chi? Per cominciare, da Alberto Leiss e Letizia Paolozzi, autori di un libro sulla storia del quotidiano. Il duetto diventerà un mesto coro, con gli interventi delle "firme" nell'orbita della sinistra diessina, che il 9 Settembre presenteranno l'associazione "Viva l'Unità". Ma l¹appuntamento sarà l'incontro pubblico che la Federazione milanese ha organizzato con lo stesso Dalai, nell'ambito della Festa, la sera del 9 Settembre. Sarà l'occasione giusta per capire le intenzioni del proprietario della Baldini&Castoldi e dei suoi soci. Nel frattempo i Diesse milanesi, stanno dando vita a una specie di "sindication" tra i principali mensili di zona della città e della provincia (tra i più noti, il Centro di Milano, Orizzonte 17, la Cerchia, Martesana sud, Milano 19, Milano quattro e altri ancora), con l'obiettivo di organizzare una comune e migliore raccolta pubblicitaria, distribuzione e diffusione, oltre che una migliore gestione dei costi di impaginazione e di stampa. Oggi, a Milano, escono e si rafforzano le pagine locali di molti, grandi e agguerriti quotidiani: Corriere della Sera, che raddoppierà con i dorsi di Milano metropoli, il Giorno, il Giornale, Libero e la Repubblica: il centrosinistra può contare però solo sul quotidiano diretto da Ezio Mauro, specialmente in vista della doppia campagna elettorale (politica nazionale e per la carica di sindaco della città) del 2001. Chiuse o scomparse per autoconsunzione, nel corso degli anni, le pagine locali di Unità, Manifesto e Liberazione, esaurita la storia del mensile di battaglia "Società civile", l'Ulivo e la sinistra locale sono ormai senza voce. E sul fronte televisivo? Sul Tg3 soffiano i venti di restaurazione del Polo. Telelombardia è passata in mano a un asse Lega-Forza Italia. Sei Milano boccheggia e Telenova è il piccolo regno della Curia milanese. Sul piano radiofonico, infine, resta la sola Radio Popolare, ormai orientata però su posizioni antidiessine e filo rifondarole, e comunque intaccata - in termini di ascolti - dalla forte concorrenza della nuova Radio 24. Infine, e soprattutto in vista della prossima uscita nelle edicole milanesi di "Metro", il quotidiano diffuso gratuitamente nella metropolitana di Roma, i Diesse temono che quest'ultima operazione segni il colpo di grazia e rischi di soffocare l'unico mercato editoriale che ancora in parte controllano: quello della "free press". L'idea di mettere insieme le forze è venuta ai vertici diessini - molti dei quali lavorano anche in prima persona in questi cosidetti "giornalini" - il network dovrebbe costituirlo la Cgil e in particolare la Camera del lavoro milanese, dotata di forti professionalità nel settore, ma non mancheranno le sinergie con il sito Internet che i Ds stanno approntando proprio in questi giorni. Nasce con lo scopo di dare visibilità alla Federazione e ai gruppi consiliari presenti in Regione, Provincia e Comune, ma ha anche l'ambizione di fornire notizie e molti link utili. Insomma, la strategia diessina sembra chiara: se non possiamo vincere
- a Milano come altrove - e non possiamo farci sentire - sui grandi giornali
come in tv -almeno difendiamo il piccolo patrimonio che ancora abbiamo,
quello della piccola stampa e dell'editoria minore. Non sarà un
granché, come mercato, ma i giornalisti lavorano quasi gratis, i
debiti sono irrisori e la fedeltà politica - non ideologica - è
garantita. Di questi tempi, è già qualcosa.
Vittorio Feltri li ha convocati nel suo studio. Parole di circostanza per dire che non avevano "superato il periodo di prova". Panico in redazione dove, secondo indiscrezioni, sarebbero già pronti altri licenziamenti. E il Cdr che fa? A "Libero" non esiste! A Feltri si sa che quelli del cdr non piacciono e così nessun giornalista si muove a chiedere l'elezione del comitato di redazione, salvo poi - nei corridoi del giornale - interrogarsi su come difendersi dal Direttore-padrone. Ma i giornalisti di "Libero" sono anche alle prese con un altro
problemino: la cooperativa 'Serm - servizi editoriali Roma Milano'
- (con sede legale a Ponte San Pietro in via Garibaldi 46a e tre sedi operative
a Torino, Milano e Roma). A "Libero" i giornalisti sono, infatti, 'soci
lavoratori' della
La pattuglia di giornalisti che confeziona il periodico è,
Passaggio su cui però esiste ancora un altro problemino:
a Feltri, "Libero settimanale" (attestato sulle 40mila copie) non piace
- è da marzo che non lo si vede nella redazione romana di piazza
Sant'Andrea della Valle - e sarebbe anche disposto a sopprimerlo se non
fosse che Massimo Massano (l'ex
Il problema e' che la cordata di imprenditori che vuole rilevare la testata, guidata dall'editore della Baldini e Castoldi Alessandro Dalai, non ha alcuna intenzione di accollarsi i debiti pregressi dell'Unita'. Dalai e' stato chiarissimo: vuole fare un giornale battagliero, della sinistra liberale e soprattutto economicamente sano. I liquidatori (Victor Uckmar) parlano pero' di "cessione di ramo d'azienda" e non di cessione della semplice testata. In italiano, "cessione di ramo d'azienda" vuol dire che chi subentra nella proprieta' deve prendersi proprio tutto, compreso il personale, con i suoi eventuali crediti. E per quanto ci siano, intorno a Dalai, numerosi imprenditori (oltre a quelli noti come Marialina Marcucci e Marco Boglione) con il portafogli gonfio e pronti a entrare in pista, nessuno ha intenzioni di caricarsi sulle spalle i debiti dei Ds. La cessione del ramo d'azienda comporta naturalmente anche il riconoscimento, agli attuali dipendenti, di anzianita' e qualifiche. Il che complica ulteriormente le cose. All'Unita', nel tempo, per superare via via la politica dei bassi stipendi, direttori e editori hanno utilizzato la leva delle promozioni. Con il risultato che oggi, a fronte di uno sparuto drappello di redattori ordinari, c'e' un po' un esercito di Franceschiello, da vice capo servizio in su. La posizione dei nuovi possibili editori e' semplice: e' necessaria una netta cesura tra vecchio e nuovo. Ma e' anche vero che per far nascere un nuovo giornale c'e' bisogno di un clima piu' che decente. E' per questo che Dalai e i suoi compagni probabilmente si impegneranno, nelle riassunzioni (sempre ammesso che passi la linea della cessione di testata) a pescare almeno in parte tra gli ex dipendenti. Se poi davvero Furio Colombo accettera' la direzione e Antonio Padellaro (attuale vice direttore dell'Espresso), la vice direzione, vorranno naturalmente scegliere i collaboratori piu' stretti. Il che garantisce poco l'attuale gruppo dirigente del giornale. All'ultima assemblea di mercoledi' 30 agosto (il direttore Giuseppe Caldarola e il caporedattore Maddalena Tulanti erano a Venezia) e gli altri giornalisti dell'ufficio centrale non hanno fatto commenti sulla proposta Dalai. Colombo e Padellaro, per il momento, pur confermando la loro disponibilita', se ne stanno alla finestra per vedere che succede. I piu' ottimisti prevedono un ritorno in edicola dell'Unita' per il 20 settembre. Sarebbe bellisimo e anche il Barbiere ne sarebbe davvero felice. L'odissea dei colleghi di via del Tritone e' durata fin troppo. Ma non tutti purtroppo sono cosi' ottimisti. Rimane pur sempre l'ostacolo dei 54 miliardi che Veltroni, parlando con il liquidatore Uckmar, si e' impegnato a trovare. Una somma simile si puo' trovare solo in banca. Ai Ds non mancano
le relazioni con l'universo della finanza e con le banche, ma quale banchiere,
con l'aria polista che tira oggi, se la sentirebbe di fare un passo del
genere? Speriamo bene. Anche Massimo d'Alema nei giorni scorsi ha ventilato
l'ipotesi di entrare nella nuova proprieta' con la sua fondazione Italianieuropei.
Il commento di alcuni personaggi della cordata Dalai e' stato asciutto:
"Ma allora ricominciamo da capo..."
Subito dopo è toccato ad alcune collaboratrici della Radio, riprese per un abbigliamento poco consono "alla figura della giornalista". Cosa ci fosse di così scandaloso in un vestito corto-estivo, resta un mistero. La stoccata finale è arrivata nel pieno di agosto quando la crociata della Giorgetti ha investito in pieno una redattrice solitamente irreprensibile nel vestiario. La notizia potrebbe essere archiviata come normale bega redazionale
se non fosse per un altro fatto curioso: che la crociata anti-minigonne
è arrivata nel pieno della campagna di sostegno della Radio ad Erika,
la bambina italiana rifugiata nell’ambasciata del Kuwait per sfuggire al
padre integralista e violento. Campagna andata a buon fine. Erika è
tornata, le minigonne no.
Radic sotto gli occhi divertiti dei giornalisti e del suo Presidente intrattiene i rappresentanti della carta stampata imitando alcuni politici: tra i quali, Ignazio La Russa e Umberto Bossi. Formigoni ride. Il riso diventa però una smorfia quando Radic imita Gabriele Albertini. Infatti, il sindaco di Milano - nella versione Radic - è una macchietta: gesti equivoci e allusioni sessuali non troppo velate. Formigoni richiama all'ordine il suo portavoce. Troppo tardi: in un'altra saletta del Piccolo Fumino è ospite un amico del sindaco. Risultato: i rapporti non proprio idilliaci tra Formigoni e Albertini non sono affatto migliorati. Shampoo
Bds
A Ferragosto Ciarrapico, in maniera molto sbrigativa, ha chiuso l'edizione siciliana della testata Oggi Nuovo diretta da Antonio Sorbo. Nonostante il lucroso contributo pubblico (secondo Il Giornale, Ciarrapico riceverebbe più di sette miliardi per le tre edizioni delle testate Oggi Nuovo), Ciarrapico ha deciso di fermare le pubblicazioni. Dopo la chiusura del quotidiano Ciarrapico che è abituato, secondo Prima Comunicazione, a trattare con i giornalisti con la"pistola sulla scrivania", avrebbe proposto ai giornalisti un "giusto accordo": tutti a casa e voi mi concedete di pagare a rate di otto e dodici mesi il mancato preavviso e il Tfr. Il Presidente, evidentemente, si trova a dover fronteggiare un grande problema di liquidità. Rossini
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Sorpresa! Era uno dei tanti messaggi che, nei mesi passati, un gruppo di giovani milanesi aveva inviato a giornalisti e politici. Ma le sorprese non finiscono qui. Domenica 14 agosto, pagina 5: controinchiesta sul caso Mitrokhin, titolo: "Ma Roma insabbia l'inchiesta sulle spie" con foto su tre colonne di un signore in giacca e cravatta che, secondo dida, è Wladimir Zagladin. Sbagliato: si tratta proprio di Mitrokhin. Feltri non perdona. I suoi vice e i capiservizio sono pronti a cospargersi il capo di cenere. Vittorio Feltri stavolta è davvero "incazzato". Risultato: a "Libero" si cerca un photo editor. Shampoo |