Diritto di replica Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui. |
Caro Barbiere della Sera, capisco tutte le esigenze di lancio di una legittima battaglia contrattuale. Ma mi sembra si stia francamente esagerando con le balle relative ai miei guadagni. Ho assistito a continui "rilanci" sulla cifra che - a detta dei colleghi dei CdR - mi sarebbe corrisposta da Mediaset: non ho mai ritenuto opportuno precisare come stanno davvero le cose, pensando che un po' di esagerazione avrebbe dopotutto fatto il gioco dei miei giornalisti in sede di rinnovo di contratto. Ma non posso permettere a nessuno di dire - neanche per scherzo - che i soldi per gli aumenti se ne sono andati con il mio nuovo contratto. In parole più povere, che mi sarei pappato io gli aumenti previsti per i miei giornalisti, arrivando addirittura a guadagnare tre miliardi e mezzo. Sfido allora tutti i protagonisti di questa bella campagna di disinformazione a cominciare a dire quanto guadagnano loro, a cominciare dai membri dei CdR. Io intanto voglio dare l'esempio: la mia retribuzione annua dallo scorso mese di giugno è salita a seicento milioni netti (trecentomila euro, per cominciare ad abituarci). E' una bella cifra, beninteso, ma anche il lavoro che ho fatto e continuo a svolgere al tg5 non è poi poca cosa. Certo che il mio "outing" sarà seguito massicciamente da direttori e giornalisti vari, vi saluto Enrico Mentana
Caro Figaro, il
pezzo di Nicola Borzi sugli sciacalli alla caccia dei parenti
delle vittime è sacrosanto. E una volta tanto il termine sciacallo
ben si addice non tanto a chi viene mandato a microfonare il dolore
appena nato, ma a chi lo manda.
Cara Maria
Elisa, mi cercavi, ed eccomi qua. Sono
apprendista a bottega ormai
da qualche tempo. Figaro sembra
contento. Faccio barba e capelli coscienziosamente a tutti. Anche se
sono alle prime armi, ho già piazzato qualche buon taglio. E sono
di destra. Ecco, l’ho detto. Ho fatto il mio bravo outing
politico. In questa Italia dove ormai si è o di qua o di là, sono
di là. E non me ne vergogno. Ma non
ne vado neppure fiera. Diciamo che, turandomi montanellianamente il naso (ma al
contrario), ho scelto di seguire, tra due schieramenti, quello più vicino
alle mie convinzioni, alla mia educazione, ai miei valori. Che, senza dubbio, sono
degni di rispetto quanto quelli di Figaro, o di Mata Hari, o di
Vittorio Feltri. Una banalità, questa che ho scritto, ma forse neanche
troppo. Perché se chi è al governo grazie anche al mio voto (oh!
la logica distorta delle coalizioni!), si dibatte in un conflitto di interessi ingombrante e imbarazzante, io pretendo
che lo risolva. Perché se in Parlamento siedono una trentina di deputati,
eletti nel Polo, con sentenze di
condanna (alcune passate in giudicato) o procedimenti
in corso, mi vergogno per loro. Un movimento o un leader politico non si devono seguire
supinamente, ma criticamente.
Altrimenti non siamo più cittadini
in una democrazia, ma sudditi più o meno consapevoli di un regime. Quando il governo
D’Alema si schierò per l’intervento in Kosovo, ci furono fior
di elettori dell’Ulivo che si dissociarono da quella scelta. Così
come oggi si sono divisi nell’appoggiare il nuovo conflitto
globale contro il terrorismo (a proposito di “Libertà
duratura”: qualcuno mi sa dire chi titola le operazioni militari agli
americani?). Allo stesso modo, io non voglio né vorrò mai accettare
per buono a priori tutto quello che proviene da destra, né bollare
come sbagliato tutto ciò che arriva da sinistra.
Un’ingiustizia è
un’ingiustizia in sé, indipendentemente dall’ambito in cui accade. Un giornalista mobbizzato è tale a Studio Aperto
come a Repubblica. Un luogo, come questo, dove se ne può parlare, è un
luogo di libertà e civiltà, e come tale prezioso per tutti. Vorrei confortarti dicendoti che ho sempre potuto scrivere
su questo sito tutto quello che
volevo. Non una riga è stata tagliata, non una frase è stata
cambiata, o sfumata. Non ho mai avuto alcun dubbio sul fatto di trovarmi
in uno spazio indipendente e aperto alle opinioni. Le mie, le tue e quelle
di chicchessia. Per inciso, non ho toccato la questione, da te sollevata,
della normativa sulle rogatorie
perché (confesso!), distratta dagli echi di guerra, l’ho seguita
davvero poco. Faccio fioretto
di approfondirla, anche perché una pulce
nell’orecchio è rimasta, e non se ne vuole andare via. Si è insinuata, guarda un po’, ascoltando Fausto
Bertinotti suggerire che, forse, la maggioranza ha cercato di
approfittare del calo di attenzione dell’opinione pubblica,
concentrata sugli avvenimenti americani, per far passare sotto silenzio una legge che, altrimenti, avrebbe provocato
polemiche furiose. Guarda un po’… Che coincidenza: proprio ieri è apparsa
sul Corriere della Sera la notizia di un’e-mail con la quale un funzionario
del governo Blair (remember Terza via?) “complottava” per far
trapelare notizie poco edificanti sull’operato di detto governo,
confidando che gli inglesi se ne sarebbero comunque disinteressati,
impegnati come sono a sperare e pregare che i loro soldati tornino sani
e salvi dall’Afghanistan. Quell’e-mail sarebbe finita, per errore, nella casella di
posta elettronica di un cronista. E il cronista, rendendola pubblica, ha
fatto il suo lavoro. Come la maggior parte di noi. Indipendentemente
da come ci comportiamo nel segreto dell’urna.
Caro
BdS, la mia prima frase si riferiva a quanto scritto da "Pennina": "Lungi dal
rifiutare le preziose segnalazioni dei lettori, quello che chiediamo è
di scrivere nelle e-mail che mandate riferimenti con nomi e numeri di
telefono, che, naturalmente, assicuriamo non verranno resi pubblici, ma
che a noi servono per verificare (di far questo non ci siamo ancora
rotti) la fondatezza di quanto ci scrivete." E
volevo, a titolo personalissimo, esprimere questo concetto:
l'anonimato nel giornalismo, perchè in altri contesti può anche essere
comprensibile (vedi chat e newsgroup), è come un virus. Se la
Redazione resta anonima hai voglia a fare verifiche su chi "anonimamente"
scrive... In sostanza: credo fermamente e amichevolmente che se vorrete assumere piena dignità di giornale dovreste rinunciare all'anonimato. Lo penso sia per ragioni "deontologiche" sia per quegli stessi motivi che spingono "Pennina" a scrivere: "Dateci
anche qualche esempio di virtù giornalistiche miracolosamente
sopravvissute al cinismo ed alla superficialità dilaganti. E' di esempi
positivi che abbiamo bisogno, non di lagne. Abbiate pietà dei
giovinastri che stanno imparando 'sto mestiere... ci vuol davvero
coraggio a volerlo fare ancora nonostante quello che si sente in giro e
si legge pure su questo sito." Il
virus dell'anonimato si alimenta delle lagne e dei piagnistei,
produce "venticelli" che corrodono i rapporti fra i
giornalisti e che avviliscono, alla lunga, lo stesso dibattito importantissimo
sul giornalismo.
Cari
colleghi del Barbiere, mi siete molto simpatici e siete una
ottima fonte di pettegolezzi (e anche di informazioni più serie!) sui
giornali e i giornalisti italiani, con i quali ho perso un po' i
contatti da quando sono venuto negli USA.
Saverio
Paffumi, dopo aver partecipato negli ultimi cinque anni alle
riunioni di redazione di 'Giornalismo' OCCUPANDOSI SOLO DI CHIEDERE
SPAZIO PER ARTICOLI DI NUOVA INFORMAZIONE (peraltro sempre
pubblicati) ora utilizza il 'Barbiere' per attaccare in campagna
elettorale quelli che non la pensano come lui e, pertanto,
sarebbero poco democratici e/o poco attenti a Cencelli. Sole
24 ore: infatti sono un giornalista che fa il giornalista, non il
sindacalista di professione, e il tempo oltre al lavoro che dedico al
sindacato l'ho riservato per oltre un anno solo alla COMMISSIONE
CONTRATTO, DOVE HO CERCATO D'IMPEDIRE LA SCIAGURATA FIRMA DELL'ULTIMO
RINNOVO CONTRATTUALE (quello
che, invece, Nuova Informazione difende a spada tratta). Edmondo Rho, del movimento 'Quarto Potere'
Alcune premesse. Non sono una giornalista anche se
indirettamente opero nel mondo della comunicazione (lavoro in una
società di pubbliche relazioni); seguo spesso il vostro sito; sono
un'elettrice di Forza Italia. Cara Maria Elisa, ragioniamo sulle tue osservazioni, una
per una. La risposta è semplicissima. Come sai il Barbiere della Sera e’ una tribuna aperta a tutti. Ma purtroppo, e lo dico sinceramente, sono troppo rari i colleghi che scrivono al Barbiere offrendo punti di vista, per dir cosi’, di “centro destra”. Eppure chi lo ha fatto ha trovato (e continuera’ a trovare) il suo spazio. Preciso inoltre che non esistono, al Barbiere, “accessi privilegiati”, nel senso che chi si fa sotto con interventi interessanti di qualunque orientamento, conquista il suo spazio sul campo. E’ successo cosi’ per tutte, dico tutte, le firme che leggi piu’ frequentemente. Mesi fa, per esempio, ci scrisse l’editorialista del Giornale Antonio Socci, anch’egli rimproverandoci di non essere sufficientemente “contro” il potere (allora c’era il governo Amato). Ne fummo tutti felici e io stesso ho personalmente sollecitato Socci a continuare, purtroppo senza esito. Te lo potra' confermare egli stesso. Vige nei giornali una implacabile regola. A chi fa una proposta si risponde: “meravigliosa idea, procedi e scrivi il tuo pezzo”. Di solito, la proposta si squaglia immediatamente nella pigrizia intellettuale dei più. E’ triste ma e’ cosi’. Se tu dici che oggi il Barbiere “ha un sapore di sinistra” (osservazione peraltro non nuova) io ti rispondo dicendo che se le intelligenze di centro destra (o di destra) si dessero una mossa, il Barbiere potrebbe facilmente acquistare un “sapore di destra”. A quel punto, mi aspetterei una reazione dalle intelligenze di sinistra, di centro e cosi’ via. La nostra povera bottega ne avrebbe tutto da guadagnare in liberta’, ricchezza e completezza. Per chiudere questo punto, dunque, voglio applicare a te la regola del “chi lo propone lo fa”. Quindi procedi e scrivi i tuoi pezzi. Ponti d’oro a te e a tutti coloro che la pensano come te. E ti do’ anche una primizia: nel nuovo Barbiere prossimo venturo e’ prevista una sezione chiamata “Desk politico”. Staremo a vedere insieme che succede. 2) L’indipendenza. Anche il nostro concetto di autonomia e’ assai semplice. Per il semplice fatto di non dover rispondere ad altri se non alla nostra coscienza, ci sentiamo indipendenti. Essere indipendenti non significa dare un colpo al cerchio e uno alla botte, un buffetto a sinistra e una carezza a destra. Nel nostro caso significa una cosa banalissima: non essere pagati ne’ da Silvio Berlusconi, né da Gianni Agnelli, ne’ da Carlo De Benedetti, ne’ dalla Confindustria, ne’ da Franco Caltagirone e nemmeno dalla tua azienda di pubbliche relazioni. Pensa un po’, noi siamo pagati (appagati) solo dal piacere immenso che ci da’ l’avere a disposizione uno spazio dove poter dire quel che accidenti ci pare e piace. Non so se rendo l’idea. E’ una delizia che, ancora una volta, ti invito a condividere. 2) Avrai il piacere di leggere interventi di plauso o consenso nei confronti dell’operato del governo Berlusconi? Ancora una volta dipende da te e da chi la pensa come te. Se mi permetti tuttavia vorrei osservare che lo spunto da cui muovi (il pezzo di Mata Hari sulle rogatorie) non mi pare particolarmente felice. Personalmente, sono convinto che la nuova legge sulle rogatorie, pur affermando un principio sacrosanto (e cioe’ che le documentazioni investigative in arrivo dall’estero debbono essere di certificata autenticita’), vada contro una prassi di collaborazione fra le magistrature dei diversi Paesi (sulla quale prassi esiste ampia giurisprudenza positiva) che ha consentito di smascherare molti traffici illeciti. Nel caso del senatore Previti, ti invito a leggere gli articoli del Corriere della Sera (non del Manifesto) che il Barbiere ha ripubblicato. Sono altresi’ convinto che il movente principale del governo Berlusconi, nel far approvare la legge, sia stato quello di infliggere un colpo al lavoro della magistratura e di mettere in salvo dai guai gli avvocati del presidente del Consiglio, il presidente del Consiglio stesso e le sue aziende. La mia e’ naturalmente un’opinione come un’altra. Qual e’ la tua? Grazie di nuovo per averci scritto. Figaro
Cari colleghi, dopo il friuliano non
sarebbe il caso di fare anche un telegiornale in lingua "salvanese"
(diffuso tra 25 mila abitanti dell'area di San Salvo, provincia
di Chieti): poichè sono l'unico giornalista professionista di detto
territorio mi candido a dirigerlo...
Cara "Pennina", ma per quale misteriosa ragione
le "preziose segnalazioni" che pubblicate dovrebbero essere
"fondate" se cade l'anonimato solo nei vostri
confronti?
Ciao Barbiere! veloce e stringato:
complimenti a chi produce il TG5 per il bellissimo servizio di stasera
(3 ottobre - edizione prima serata) con Bush padre.
Tanto per non scordarci mai che, alla fin fine, sempre di Italiano, spaghetti
e pizza si tratta. Peccato per l'assenza del mandolino.
Saluti
La pubblichi questa? Credo di no! Gentile redazione de il
Barbiere della Sera, ho letto sono l'altra: Gabriella Angela Mancini:
laureata in comunicazione alla Sapienza di Roma con una tesi della fine
della democrazia cristiana, alla quale ho lavorato due anni,
specializzata in marketing editoriale. E ancora... Questo era quello in cui speravo eppure mi sono capitate risposte tipo: "i raccomandati sono più intelligenti". Oggi prendo un treno e vado a Milano a lavorare, Gabriella Mancini, quella che ha grinta Cara Mancini, prendo atto di quanto scrivi ma non vedo cosa c'entrino i tuoi indubbi meriti con quanto da me scritto. Ho scritto che trovavo la tua rubrica melensa: lo pensavo, lo penso e lo riscriverei forte di un sacrosanto diritto della nostra professione: quello di critica. Così come, se mi occupassi di critica cinematografica mi sentirei in diritto di dire che un film è brutto; di critica libraria che un libro è illegibile; di calcio che una squadra ha giocato malissimo. Va da sé
che si tratta di giudizi ovviamente personali ma non per questo
meno autorizzati.
Caro Figaro, leggendo il pezzo
di Costanza mi è venuto in mente un amico storico che l'altro
giorno mi poneva questa domanda: Come fa chi guadagna da queste apparizioni da cinque
a dieci volte il suo rispettabile stipendio annuale, a mantenere un
minino di autonomia di giudizio?
Cari
Barbieri, siamo in giorni bui e tempestosi, con la guerra alle
porte, va bene. Comprensibilissimo che i tg dedichino i primi titoli
alla vicenda, anche se in altri paesi - la Francia, per fare un esempio
- si fanno scelte diverse, privilegiando in certi casi questioni di più
stretta rilevanza nazionale. E tra le "questioni nazionali" credo che possa essere inserita a buon titolo la vicenda parlamentare del disegno di legge sulle rogatorie, oggi approvato dal Senato. Ecco il punto. Ieri sera, il Tg1 - il tg Rai, azienda notoriamente dominata dalla sinistra... - ha trasmesso il servizio sulle rogatorie, e sull'acceso scontro in aula etc. etc., alle 20.25. Le scelte spettano al direttore (certo, quel comunista di Albino Longhi). Eppure,
credo che la questione sia di "scottante attualità", come si
dice, a prescindere dalle diverse opinioni politiche; credo che il tema
sia uno di quelli che divide il paese (altro che bipartisan, la
parola più citata e storpiata degli ultimi anni tv), e che
dunque meritasse un po' più di rilievo. Anche se poi, dopo le 22, vedere Bossi
ospite di quel terrone di Massimo Ranieri, che recita la poesia
di Eduardo mi ha fatto venire qualche dubbio, tanto più che la notizia
della "apparizione a sorpresa" (ma quando mai!) del siur
ministro chez Ranieri è stata oggi argomento di ampi servizi sia sul
tg1 che sul tg5, alle 13 e alle 13.30...
Il tono della Fallaci è forse sopra le righe. Per
capire la sua rabbia, però, bisognava esserci. Sapere cos'è la guerra
vera. Cos'è una montagna di macerie, cadaveri e formalina come sono
le torri adesso con il loro odore, l'unica cosa (la più forte)
che la televisione non trasmette. Sapere cosa significa sigillare la bara di tuo
figlio o tuo padre. Allora puoi odiare chi non rispetta la vita. E la
morte. Oriana scrive semplicemente (a modo suo, e bisogna saperlo
leggere) che la nostra società è troppo civile, troppo aperta,
che deve difendersi da chi non da valore al dolore altrui.
Mi inserisco anch’io nel “tormentone Fallaci”.
Al di là del fatto che sottoscrivo al 100% il <W il political
incorrect>, mi associo anche a Francesca Longo
visto che ho avuto un’esperienza analoga. Anche mio figlio di 15
anni, liceo scientifico, di primo acchito ha espresso grandi entusiasmi.
Poi abbiamo cercato di ragionare insieme. Ed è stato lui a dirmi che
forse il peccato originale delle 4 pagine di alta letteratura della
grande Oriana è (cito testuale): l’autoreferenzialità.
"...no,
non è la guerra. E' l'ipocrisia degli americani che poi si presentano
con le mani pulite. Gli Americani sanno benissimo quel che fanno i coreani.
Per interrogare i prigionieri ad esempio. Li portano sugli elicotteri, a
coppie, e poi ne legano uno alla corda e lo calano giù. Lui incomincia
ad oscillare, a girare, a gridare, e quando ormai è mezzo morto gli
taglian la corda. L'altro per non fare la stessa fine, dice tutto.
Quando ha detto tutto, lo buttano giù." La ragazza del bar
Barbierone, vedo che approfitti per
pubblicare le buone novelle di noi scribacchini. Beh, urge smentita
alle "trenta righe" da te titolate Anch'io.
Il colloquio c'è stato, ma il lavoro no. Tu dirai... capita! E vorrei
vedere se capita. Ma quante volte vale prima che si chiami sfiga??
in attesa di una tua pronta risposta (magari mi illumini il
cammino) ti invito a non cestinare il mio curriculum che ti ho da
poco mandato aggiornato. Direi che serve ancora. No??? Merci merci
Osanna e peana per l’Oriana che è tornata in
pompa magna sul Corsera. Per quanto riguarda l’articolo non
voglio aggiungere nemmeno una goccia all’oceano d’inchiostro che è
stato, è e sarà versato sulle sue esternazioni. Mi limito a notare che
a volte la furia giacobina dovrebbe essere intervallata ad una più
attenta verifica delle fonti, delle citazioni e, perché no, anche della
lingua italiana. Riporto testualmente dal pezzo dell’Oriana (talvolta
fallace): “…gli esperti dell'Islam non fanno che cantarmi le lodi di
Maometto. Spiegarmi che il Corano prédica la pace e la fratellanza e la
giustizia… Ma allora come la mettiamo con la storia dell'Occhio
per Occhio Dente per Dente? Come la mettiamo con la faccenda
del chador… come la mettiamo con la poligamia?” Forse la mettiamo che la storia dell'Occhio per
Occhio Dente per Dente è nella Bibbia (Esodo, XXI,23-25: “Ma
se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita, occhio per
occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per
bruciatura, ferita per ferita, livido per livido”) e non nel
Corano. Beh, direte voi, un lapsus calami si perdona a
tutti, figuriamoci ad Oriana nostra. L’avrei fatto anch’io se però
nello stesso pezzo, quasi in chiusura, la scrivana fiorentina non
si fosse messa a sfottere i “magistrati che non conoscono
l’italiano”. Mi permetto pertanto di consigliare alla nostra di
aggiungere alla ricca biblioteca che certamente possiede nel suo attico
di Manhattan una Bibbia e un Corano, nonché, al suo Dna,
una briciola di modestia.
Oriana Fallaci?? Ma per favore... Ragazzi che botta: arrivo in redazione,
sfoglio Repubblica, Il Sole, poi mi cade l'occhio sul Corriere. La
Prima e' stranamente movimentata.. Guardo meglio. E' il
risveglio dal torpore della Fallaci a muoverla.
Dopo il pezzo di Oriana Fallaci sta succedendo un casino senza
precedenti. Purtroppo era esattamente quello che si voleva in via
Solferino. Ecco quello che è successo in pillole.
Rispondo
all’intervento di Figaro sul
tormentone Fallaci, non per controbattere, ma per aggiungere un
particolare messo in rilievo, l’altro ieri, da mia figlia sedicenne.
Ha letto le quattro pagine del Corriere, s’è indignata e ha
telefonato al padre che
glielo aveva suggerito. Il concetto esposto dall’adolescente
è sintetizzabile più o meno in questo modo. ‘Mi si parla, facendo
riferimento agli Stati Uniti, della grande cultura classica occidentale.
Bene, io di questa cultura non trovo traccia nella vita quotidiana’.
Caro
Barbiere, siamo le due giornaliste licenziate da Radio Kiss Kiss
Network, Annarita D'Ambrosio e Pina Esposito. In questo spazio che cortesemente
rubiamo ai colleghi anche loro alla ricerca di diritto di replica
cercheremo di rispondere alle ignobili motivazioni che la nostra
ex azienda datrice di lavoro solleva per bocca del suo addetto stampa. Ruolo
ingrato, ma pur sempre svolto da un giornalista che, come tale,
dovrebbe ricordare di avere l'obbligo inderogabile del rispetto
della verità sostanziale dei fatti. I
notiziari attualmente in onda non sono in esclusiva. E poi se il
servizio offerto da un'agenzia è qualitativamente superiore a
quello offerto dalle sottoscritte perché ricordarsene solo dopo 15 anni
d'informazione autoprodotta? E poi non mi pare ci siano altri
network nazionali che hanno soppresso redazioni interne per
"migliorare il servizio" pagando un service. "Non
me ne vorranno né D'Ambrosio, né Esposito. Una cosa è un'agenzia che
garantisce servizi ed inviati, altra cosa è invece un notiziario
che è fatto semplicemente con la lettura delle agenzie, con
tutta la bravura e l'abilità che avevano le mie ex-colleghe nel
redigere i notiziari" ha detto molto cortesemente l'addetto
stampa degli editori di Radio Kiss Kiss. Ebbene
il giovane collega che ha avuto l'onore e l'onere di riportare
fedelmente le opinioni dei suoi datori di lavoro forse non sa cosa
significa redigere un notiziario, peraltro senza il supporto degli
inviati, da noi più volte richiesti! La
verità è che il nostro simpatico e solerte ex collega dice il
vero solo quando sibillinamente afferma che "forse c'era
qualche attrito. Solo in questo modo si può giustificare una scelta del
genere". Caro
ex collega è il contratto che i nostri ex datori di lavoro ti
applicano: non potrai sostenere l'esame da professionista, un milione e
mezzo al mese per difendere le loro illegittime decisioni!!! !!
Caro
Barbiere, è la prima
volta che entro nel tuo salone. Spero di trovare una poltrona
libera, e soprattutto la tua cortese disponibilità, perché avrei
piacere di frequentare con una certa periodicità questa deliziosa
sala da barba. Prima del taglio, vorrei cominciare facendo pelo e
contropelo a due soggetti di radio KissKiss Network. GRAZIE
AD ASCIONE E MARINO PER LA LEZIONE DI DEONTOLOGIA E PROFESSIONALITA’.
Sento la necessità di complimentarmi sentitamente con
l’addetto stampa di Radio KissKiss Network, il pubblicista Paolo
Ascione, ed il direttore responsabile della stessa testata, Stefano
Marino (pubblicista). Dopo aver letto le loro dichiarazioni mi sento in
obbligo di proporli al consiglio dell’ordine dei giornalisti
competente per un encomio solenne. Fanno davvero onore
alla nostra ingiustamente bistrattata categoria. Non è vero che tutti i
giornalisti sono schiavi degli editori!!! I suddetti sono
l’esempio, in carne ed ossa, del contrario!!! (e quindi, per rispetto
nei loro confronti, evito di chiamarli colleghi). Credo che il bravo
e professionale addetto stampa – a proposito ho cercato disperatamente
sul DEA dell’Ansa e su internet notizie e comunicati sulle iniziative
pubblicizzate dal Nostro per conto dell’Azienda in questione ma
purtroppo non ne ho trovate (almeno di positive) - abbia dato un fulgido
esempio di una solidarietà fra colleghi. Identico encomio,
ancor più solenne –anzi “radioso” – merita Stefano Marino,
direttore responsabile della testata, secondo gli atti ufficiali, il
quale nonostante la legge professionale ed il contratto giornalistico
gli impongano una serie di scoccianti oneri, anche a tutela delle
“subalterne”, sceso dalle nuvole, ha candidamente affermato
di non aver mai contato nulla in azienda.
Figaro, prima di leccarci i baffi per le parole di
Berlusconi chiediamo al
movimento femminista cosa pensa della prospettiva che i Talebani
affermino - allevando una loro piccola comunità in Italia - un
ruolo della donna
eufemisticamente marginale?
Caro Barbiere, ho letto l'intervento di tal Michelozzo... che se la prendeva e minacciava denunce al barbiere per la lettera di Biancaneve. Allora sono andato a rileggermi quello che aveva scritto Biancaneve e ti accorgi che non c'era nulla di particolare ma semplicemente il racconto di quello che lei aveva dovuto fare per cercare di capire chi era a chiedergli la foto (e a offrirgli il lavoro). Biancaneve ha ragione da vendere. Ma vi rendete conto che in Italia una persona per lavorare deve inviare la sua foto a gente sconosciuta? Ormai i padroni possono fare tutto. Ma questo signor Michelozzo che si
definisce collega (ma mi sorprende che un collega scriva:
"giovedì 27 settembre c.a." dove c.a. sta per corrente anno,
immagino) perchè non ha pubblicato il suo numero di tessera di
giornalista e la sua foto quando si è messo a cercare
Cari Barbieri, e caro Zincone (e i suoi carabinieri), nel mio intervento sugli attacchi agli Usa e le reazioni della stampa mi riferivo a vari editoriali e commenti pubblicati soprattutto dal Corsera. In ogni caso, il testo di Zincone è uscito il 14, intitolato "Quelli contro (solo un po')". Magari il suo pezzo mi ha innervosito
più del necessario, magari Zincone si è innervosito più del
necessario, vedendo subito nemici - antiamericani - a destra e
soprattutto a manca.
Caro Bds, leggi questa. Che
così riflettiamo tutti. Mentre in tutte le parti del Mondo si fa la
corsa all'aiuto, all'amore, alla fratellanza, al buon senso e alla carità
per tutti quegli innocenti morti; mentre ci sono stilisti che annullano
sfilate, profumisti che non lanciano nuovi "aromi" dai nuovi
ingombranti mentre calciatori si stringono in coro per onorare la
memoria e in America si canta pure in Borsa, ecco che nell'Antica Terra
della Libertà, alias la Repubblica di San Marino, Stato neutrale (come
la Svizzera) e ricco di banche e conti "cifrati" non hanno
proprio rispetto per l'onore e la pace altrui.
Informazione omologata? Si direbbe di sì leggendo
le prime pagine di Corriere della Sera e Repubblica di oggi venerdì 21
settembre, con la stessa maxifoto del marinaio afroamericano e
della sua famiglia prima dell'imbarco. Come direbbe Pasquino, "aridatece
li sordi allora..."
Gentilissimi Signori, a
margine della presente Vi allego l'intervento di una tale Biancaneve,
che firmandosi con uno pseudonimo a differenza del sottoscritto che si
è qualificato rispettosamente, lancia accuse totalmente infondate e
denigratorie della Società che rappresento e del mio stesso nome,
obbligandomi a richiederVi una immediata rettifica e/o la
cancellazione dell'intervento, vedendomi obbligato, altrimenti e mio
malgrado, a sporgere denuncia nei confronti della medesima e chiedendo
l'intervento della polizia postale. Le accuse strumentali mosse
sono destituite da ogni fondamento, tanto + che l'annuncio
apparso su altri siti, vede convocati per GIOVEDI' 27 Settembre c.a., gli
aspiranti candidati nella sede di HSE Italia in Roma, per designare
coloro che potranno essere inseriti nella Società OC Srl, che non ha
sede nè a Roma, nè nel Lazio. L'episodio increscioso
per la Società, per me personalmente, ma anche per tutti coloro che
rispettosi hanno inviato la loro candidatura, offende la nostra
disciplina ed il nostro rigore, forse togliendoci la voglia ed il buon
gusto di aprire le porte a persone in gamba, visto che si trovano ancora
a giro persone che "complottano" contro colleghi. Ritengo ingeneroso ed
indecoroso un attacco del genere, al quale chiedo immediata rettifica,
per tutelare la nostra ottima immagine di azienda nazionale. Cordialità vivissime Andrea
M. Michelozzi
Cari amici del Barbiere, leggiamo con qualche inquietudine della disavventura di Biancaneve e ci facciamo uno scrupolo; nelle passate settimane (l'estate era appena all'orizzonte) avevamo segnalato sulla vostra bacheca la nostra esigenza di collaboratori per la parte redazionale di un piccolo e giovanissimo sito sul vino e i prodotti tipici. Abbiamo
avuto fortuna, tanti colleghi di provata esperienza ci hanno
scritto, noi abbiamo fatto qualche telefonata, poi alcuni colloqui ed
infine due giovani e bravi colleghi come Andrea Dusio ed Enrica
Tifatino (rispettivamente di Milano e Napoli... l'Italia è piccola)
hanno accettato di scrivere per noi. Tanti altri di voi ci hanno mandato
curricula di ottima qualità, che per ora siamo costretti a tenere 'in
frigo' per carenza di budget... ma comunque precisiamo, noi le foto non
le riteniamo necessarie, anche se poi sono le benvenute per facilitare
il riconoscimento dell'autore, specie al primo colloquio (che spesso si
tiene, per motivi logistici, in un locale pubblico davanti ad una tazza
di caffè.... non avendo venti sedi regionali, almeno per ora....). Grazie ancora a tutti
e... continuate a seguirci, i giornalisti di valore, con idee valide e
spirito di iniziativa, sono sempre apprezzati, anche da noi 'piccoli'.
Caro Figaro,ma quando mai ho scritto le pazzesche
baggianate che Danny Getchell mi attribuisce? Penso alla famosa
storiella dei carabinieri: uno sa scrivere e l'altro sa leggere.
Indovina quale dei due mi ricorda Getchell. Ciao
Un annuncio pianificato sulla stampa economico-finanziario (Il Sole 24
Ore, Milano Finanza) giovedì 13 settembre recitava: “Da oggi il
mercato azionario ha un nuovo leader”. Firmato: Merrill Lynch.
Uno dei principali competitor, la Morgan Stanley, aveva visto
dipendenti e archivi sepolti sotto le macerie del World Trade Center tre
giorni prima. Il resto è silenzio.
Caro Giovanni, senza rancore, belìn, ho letto con attenzione il tuo intervento e ho sorriso...colpa di questi maledetti nick che ci costringono ad anonimati qualche volta imbarazzanti... Devo, non posso esimermi dal
risponderti...A oggi non c'è stata nessuna modifica di trattati,
effettivamente solo modifiche a articoli di trattati. Dopo questa lunghissima premessa, volta
a fornire spunti per un'analisi non generica sulle considerazioni di Andreotti,
passo all'argomento che inevitabilmente mi sta a cuore: le
considerazioni finali della Commissione Cermis. Non intendo tediarti a lungo, ti
rimando al testo della relazione, che dovrebbe ancora giacere da qualche
parte nel sito Internet della Camera.
Appurato- e comunicato agli stessi Stati Uniti, sede il Pentagono, ala
abbattuta, interlocutori il Ministro della Marina e quel generale che,
prima dell'attentato, doveva venir nominato capo supremo di tutte le
forze armate statunitensi- che l'inchiesta amministrativa statunitense
era viziata, appurato che la tragedia era agevolata da un'abitudine
consolidata e tacitamente approvata, la Commissione parlamentare ha
suggerito all'unanimità una revisione dei Trattati tra
Italia e Stati Uniti. Non so cosa tu pensi dello stato di
diritto. Io, personalmente, mi auspico di vivere ancora in uno Stato di
diritto. Ciò significa che, se devo fare un intervento di peacekeeping,
lo faccio, presupponendo che qualche trattato internazionale lo preveda.
Cosa che non è. Per il resto ti rimando all'intervento
di Von Klausewitz di cui condivido ogni parola. Concludo: fino a
sapere che Andreotti ha sempre condotto una politica filoaraba, ci
arrivo anch'io, umile ragazzotta da bar.
A
una settimana dalla strage nel cuore degli Usa - e del mondo occidentale
- siamo un po' meno americani, scrive
Ariel. Invece,
in questi giorni, ho letto un'abbondanza di editoriali e commenti - uno
per tutti, quello di Giuliano Zincone sul Corsera alcuni giorni
or sono - la cui preoccupazione principale era quella di
dimostrare che non basta provare orrore per quanto è accaduto,
non basta considerare il terrorismo - e nella particolare forma del
fondamentalismo islamico - una barbarie da combattere sempre e
comunque, senza giustificazioni. Non si può dire che a fare di bin Laden quel che è - come vari altri personaggi, da Saddam Hussein a Noriega passando per quel povero vecchio paralitico di Pinochet - hanno anche contribuito gli Usa, perché altrimenti Paolo Mieli vi sgrida. E via di questo passo. L'unico a cui si consente di elevare inviti alla pace e non alla vendetta è il Papa, perché è il papa, ovvio, e in fondo anche perché è un povero vecchio. Ora. Faccio il giornalista. Di più, sono un giornalista. Credo che si possa fare bene questo mestiere anche nutrendo valutazioni diverse, dando però valore all'informazione. E anche alla pluralità delle opinioni. Credo che si possa essere stati favorevoli all'intervento in Bosnia, e prima in Iraq, nonostante la naturale propensione al dialogo e alla risoluzione sotto altra forma dei conflitti, e nutrire qualche dubbio all'idea di questa "guerra al terrorismo" contro pallidi fantasmi, che rischia di generare altre Twin Towers. E che è la ricerca costante sotto altre forme del Nemico. Credo
che si possa avere un atteggiamento critico verso la politica
generalmente condotta dagli Usa in questi decenni - senza sottovalutare
il ruolo di liberatori nella seconda guerra mondiale, d'accordo -
non in quanto anti-occidentali, ma proprio perché laici, occidentali
(che non è come essere adepti di una religione, ma parte di una
pluralità) e sostenitori dell'esercizio della ragione.
Critica, quando occorre.
Abbiamo tutti paura, non è
vero? E’ la paura di essere coinvolti, il terrore di fare una
brutta fine che ci fa essere così buoni. Lavoro
per un portale Internet. La mia azienda, ieri, ha chiesto a tutti i
dipendenti di rispettare i tre minuti di silenzio. Un gesto
onorevole e corretto, per carità. Non ci sono differenze tra i morti,
continuo a pensare in questi giorni.Mi chiedo perché la mia azienda non
ci abbia mai chiesto di onorare le vittime degli scontri tra Israele e
Palestinesi, giusto per citare il caso più recente. O perché, andando
indietro nel tempo, nessuno abbia mai chiesto al mondo, all’umanità
intera, di accendere una candela per le migliaia di morti del terremoto
di Istanbul. Ho pensato: “Forse chi muore per
catastrofe naturale non vale”. Allora mi sono ricordata delle
stragi Hutu-Tutzi in Rwanda. Nessuno ha mandato messaggi sui cellulari,
arricchendo e permettendo una ricca operazione di sciacallaggio
da parte di Tim, Omnitel, Blu e quante altre compagnie telefoniche. E ho pensato alla stampa, al ruolo
dell’informazione. L’America ci è più vicina, i morti statunitensi
sono più veri degli altri, perché tramite i giornali, i
portali, la tv hanno un volto. Delle migliaia di morti che sono sepolti
sotto le Twin towers, al Pentagono e quelli schiacciati tra il metallo
dell’aereo vicino Pitsbourgh abbiamo fotografie, voci, persone cui è
permesso parlare di loro e che più ne parleranno al mondo tramite uno
schermo più avranno restituito il valore di essere umani deceduti
ingiustamente. Questo, per chi è morto in Medio
Oriente, Balcani, Africa, etc. non è possibile. Nessuno parla per loro.
Nessuno di loro era dotato di un cellulare per chiamare casa, a
mala pena qualcuno aveva le foto del matrimonio, della vacanza al mare
con la famiglia che sembrano essere le immagini più importanti da
mostrare al resto del mondo in questi giorni. Ho
pensato alla nemmeno tanto sottile ma evidente campagna di
demistificazione nei confronti di tutti i musulmani,
indistintamente: le Twin Towers in fumo e la gente che balla e gioisce
nei Territori. Ma voi, anzi, noi se avessimo vissuto sin dalla nascita
nella miseria, se avessimo ognuno di noi un parente o un amico
ammazzato sempre dalla stessa mano e, come se già questo non bastasse,
fossimo stati cresciuti in un costante e oppressivo fanatismo
religioso che non hai altra scelta se non crederci, non avremmo fatto lo
stesso? E poi Bush tra le macerie… una
presenza importante, una testimonianza forte del potere e della volontà
di “punire” chiunque abbia causato la tragedia e abbia affiancato
gli assalitori. Al di là delle parole del Presidente, abbiamo sentito
gli inni alla reazione degli americani? Scriverò
in questi giorni perché mi pagano per scrivere ma soprattutto
perché ho sempre voluto diventare una “scrittrice” e ho avuto la
fortuna di nascere in Occidente, nella parte del Globo che si definisce
“civilizzata”, dove sono stata aiutata a perseguire un sogno
e arrivare vicina alla meta a poco più di vent’anni. Cercherò
di essere chiara e “imparziale”, di non mettere le mie opinioni
personali tra le parole, di riportare alle persone che leggono le
“news” (Come l’America mi ha insegnato a chiamare le notizie) sul
nostro portale la pura cronaca, se mai anch’essa possa arrivare
attraverso le agenzie scevra di commenti. Proverò a dare fiducia a chi legge,
nella speranza che esista ancora un senso comune di analisi rivolta alla
giustizia e, ovviamente, alla pace.
Chiar.mo prof. Magrìt, vorrei ringraziarla di cuore per la denuncia da lei fatta sul dilagare del terribile Morbo di Nostradamus. Una piaga che sta minando le basi del buon giornalismo italiano e che è emersa, in tutta la sua gravità, in questi drammatici giorni. Ma dalla quale – forse? – si può guarire… No, no, aspetti ad esultare! C’è il
rischio che, come a volte accade, la
cura sia peggiore del male. Ma andiamo con ordine. L’hobby (il giornalismo) al quale molti di noi continuano, piuttosto che lavorare, a dedicarsi è per molti - appunto - solo un passatempo. Come tale esente da regole troppo ferree: insomma, ognuno sarà pur libero di divertirsi come meglio crede, o no? Chi colleziona francobolli può
ordinarli per Paese, colore, soggetto, anno di emissione. Allo
stesso modo, di fronte a fatti di incommensurabile gravità come gli
attentati americani, ogni collega
ha fatto quel che voleva. C’è stato chi, dimostrando scarsissima fantasia, si è limitato a riportare i fatti. E chi invece, più creativo, ha analizzato, sviscerato, ricostruito, persino romanzato.
E profetizzato, naturalmente. Si è parlato di guerra prima ancora di
sapere contro chi. Guerra.
Una parola che, solo a pronunciarla, fa paura. Così si creano
allarmismi fra la gente? Che importa? Io nel frattempo ho scritto un
pezzo memorabile. Si sono ricostruite, con abilità degna di consumati autori di best seller, le ultime ore dei
passeggeri dei voli dirottati, degli impiegati delle Torri, degli eroici
pompieri. E si sono inondate le dirette tv con fiumi di lacrime che, si sa, fanno audience, siano quelle di chi vince a un telequiz o quelle dei
sopravvissuti, e dei parenti dei dispersi. Si è giocato al rilancio con il numero esatto delle vittime italiane. Sono 5. No, sono 70. No, 52. Chissà se alla fine, quando la triste conta dei morti sarà conclusa, l’anchorman che ha azzeccato la cifra vincerà la bambolina… A proposito, caro prof. Magrìt, ovvio
che l’abbattimento di un’ala del Pentagono a Washington abbia avuto
scarsa eco sulla stampa di casa nostra: su poco meno di 200 morti, neppure
un italiano! Ma torniamo ad analizzare il Morbo che impazza e che miete vittime illustri, soprattutto fra quanti di noi sono maggiormente esposti (o sovresposti) al pernicioso contagio: direttori di tg, settimanali e quotidiani nazionali, sedicenti opinionisti, editorialisti di fama, rigorosi analisti. Eppure c’è chi, nonostante faccia
parte delle categorie a rischio,
sembra essere totalmente immune
dall’epidemia in atto. Se ne è avuto un mirabile esempio
sabato 15 aprile quando, insieme al Corsera,
ci è stato rifilato il pregevole settimanale femminile Io donna. A quattro giorni dalle carneficine statunitensi, non una
riga su quanto era accaduto. Che messaggio ci volevano dare? Che le donne devono andare avanti come se niente fosse, comprare scarpe e vestiti, cucinare manicaretti, andare alle mostre, leggere libri di grido e, se proprio vogliono occuparsi di attualità, ci sono sempre i bambini poveri e le coppie dorate di Hollywood? E’ vero che la vita continua, ed è
vero che un settimanale in edicola il sabato il martedì è già a buon
punto, forse addirittura chiuso. Eppure Carlo
Rossella in due giorni ha confezionato un’edizione straordinaria
di Panorama con una
quarantina di pagine dedicate agli attentati. Non poteva il direttore di
Io donna trovarne una, di pagina - su
386 (di cui, se non ho contato male, di pubblicità 172, più due
mezze, più II, III e IV di copertina) - da dedicare all’orrore
eccezionale che ha colpito il mondo intero? Non sarà, esimio prof. Magrìt, che
chi è immune dal Morbo di Nostradamus è colpito da un’altra,
altrettanto insidiosa, patologia: la Sindrome
dello Struzzo?
L’altro
giorno al bar ho sentito un signore gobbo dire: "A parte il fatto
che per applicare l'articolo 5 in questo caso bisognerebbe modificare il
Patto Atlantico dobbiamo stare molto attenti. Tutti
ordinavano cornetti e gli toccavano la gobba. Lo salutavano dicendo
‘Omaggi senatore’, ma si guardavano bene dal baciarlo… Boh,
siccome non ho letto su nessun giornale queste sue dichiarazioni, anche
se mi sembrava uno importante (qualcuno diceva che il Patto Atlantico lo
conosceva bene, avendo partecipato alla stesura degli accordi…ma penso
esagerasse), sapete dirmi almeno chi è quel gobbone? A me sembrava
molto razionale…ma io sono solo un’umile ragazza del bar…
Cara
Ragazza del bar, rispondo
con ritardo alle tue riflessioni. Lo
faccio senza presunzione di comunicatore e in forma di pillole
di pensieri. 1.
Siamo – noi, popolo vicino o poco oltre i 50 e più in là
ancora – l’universo in estinzione. Disarmati, possiamo consegnarci
al nuovo galateo della customer satisfaction dove in balìa della
gentilezza efficiente scopriamo che il nostro è solo un mondo del pressappoco. 2.
Abbiamo una formazione allergica alle istruzioni. E
siamo abituati a cercare prima di tutto le parole: con ritardo ci
accorgiamo delle icone e del loro essere segnali. La
comunicazione più semplice riesce ad essere per noi la più oscura. 3.
Siamo cresciuti a libri e a civiltà dell’immagine che
significava allora fotografia. 4.
Consoliamoci però: siamo tuttora più forti nella cultura dei contenuti.
Non dominiamo il linguaggio html ma possiamo sapere
molto bene come renderlo attrattivo e intelligente.
5.
Convive, dentro di noi, l’ansia
di non restare indietro, con la frustrazione di un traguardo di
conoscenze tecnologiche e di tecniche pratiche che ogni giorno ci viene
spostato un poco più in là. Perché
la ricerca (il suo motore è la concorrenza) sembra non avere
fine. E i gestori si combattono a colpi di nuovi servizi (e di formule
di abbonamento). 6. Così
tragicamente segnati dal mondo del calcolo, neppure sappiamo
calcolare i vantaggi di quelle 3 lire al
secondo che i grandi cartelloni stradali mostrano al nostro
sguardo come la grande svolta del nuovo mondo cellulare. 7.
E’ stata la tariffa family – in Italia – a far esplodere le
vendite dei telefoni mobili: legando l’ansia delle famiglie per la
troppo giovane libertà dei loro figli (il bisogno di controllarli sia
pure a distanza valeva il fatto che la tariffa fosse a carico del
ricevente-genitore) in un unico nuovo segmento di mercato. E creando
i nuovi clienti: che hanno oggi 13-14 anni. 8. Ho acquistato il mio primo cellulare nel 1990. Avevo 44 anni: era una rarità e si rivelò comunque una carta importante per la mia professione di addetto stampa (reperibilità, lavoro a distanza etc.). Ancora oggi non
utilizzo tutte le funzioni. Faccio fatica a imparare. C’è un giovane
taxista, a Roma, che mi ha spiegato molte scorciatoie
nelle strade del mio cellulare. 9
I gestori sono invadenti, le loro politiche customer oriented sono
diventate parte di un meccanismo di persuasione all’acquisto, e
soprattutto di cosiddetta fidelizzazione del cliente. Ma tutto
questo avviene anche a colpi di effettivi risparmi, perché le offerte
– nelle intenzioni – rispondono ad analisi precise di comportamenti
del consumatore. E
però sono troppe e provocano un primo smarrimento, ancora troppo
complicate ed io sinceramente faccio fatica a interessarmene. Soffro di
una certa allergia – da saturazione – alla comunicazione
pubblicitaria della telefonia mobile pronta a sparare nuovi numeri. E
mi insospettisco per tutti quei piccoli asterischi che correggono
e temperano in nota i vantaggi che distratti credevamo di aver colto. Mi
ricordo solo il simpaticissimo cane di Infostrada e le forme omnitel
di Megan Gale in una velocissima spy story. E’ però
probabile che l’ordine del gestore unico nella nostra economia
statizzata ci avesse intorpidito i sensi. Vivevamo più sereni, ma
nell’arbitrio delle tariffe di Stato. 10. Questa nuova incasinata dimensione ci ha regalato anche nuove forme del comunicare e nuovi codici semplificati: gli SMS, piccoli diari degli innamorati, agenda interattiva della nostra vita quotidiana, grande ritorno - nel mondo che sembrava solo della parola parlata – della scrittura: magari senza vocali, purché tra di noi ci si capisca. Quanto
agli SMS che il gestore invia per disturbarti – cara ragazza
– hai perfettamente ragione. Per inviarceli dovrebbero chiederci il
permesso e darci in cambio SMS gratuiti oppure accreditarci una somma,
in breve pagare.
Caro
Barbiere, alcune ingenue e pubbliche domande a chi ha il tempo
(purtroppo perso) e la pazienza di leggerle o rispondere: 1.)
Perchè l'ordine nazionale dei giornalisti non vieta agli iscritti
professionisti di rivestire cariche in CdA o detenere quote azionarie
rilevanti di società che non siano editoriali o quotate, visto il
numero di "colleghi" che seguono sottobanco gli uffici stampa,
ottengono consulenze o preparano pezzi per gli house organ di
aziende, enti, istituzioni dei quali poi scrivono? 2.)
Oggi se un giornalista incassa dei soldi da persona diversa dall'editore
che l'ha assunto, secondo la legge italiana, non compie alcun
reato. Non è corruzione. Allora, come mai nessuno propone di elevare la
nostra professione al ruolo di "incaricato di pubblico
servizio". Sebbene giuridicamente improprio, non sarebbe forse
questo l'unico modo per poter perseguire penalmente i
"colleghi" che incassano soldi, oboli e quant'altro? 3.)
Esiste qualche CdR che ha mai proposto in assemblea di girare
indistintamente tutti i regali che vengono recapitati ai redattori per
Natale a qualche organizzazione no profit?
Buon
Lavoro!
Beh ragazzi, vi giuro che ho riso a
crepapelle e voglio rendervi partecipi della mia ilarità. Tg 2 flash,
martedì 4 settembre. Conduce
l’ineffabile Attilio Romita. Il quale parlando dell’ultimo
attentato in Medio Oriente dice testualmente “che il palestinese si
era travestito da ebreo”. Chissà,
forse si era fatto circoncidere per l’occasione.
Ho
27 anni, una laurea in legge appena conseguita con 110/110, una bella
presenza, buona abilità nello scrivere e un'esperienza di 4 anni nella
vendita di prodotti assicurativi e nella gestione, motivazione e
formazione di un gruppo di venditori in erba.
L'ambizione
segreta della maggior parte dei cronisti di provincia è di poter
scrivere, un giorno, sul Corriere della Sera. E io, che vivo in
provincia, non nascondo di cullare questo sogno.
Caro Figaro, che bello tornare dalle ferie... si trovano in
rete un sacco di notizie (pensavo)! Così, per farmi un'idea delle cose
che succedono nel mondo, vado a sfogliare un quotidiano
"virtuale". Prendiamo - a caso - l'edizione odierna (alle 13) del
nuovo.it. E resto imbambolato! Non capisco se sono sul sito di un quotidiano di informazione
o su quello (non me ne
vogliano i colleghi!) di Novella 2000 (o Eva 3000?) o dell'ambitissimo
Dagospia, la culla del gossip "de noartri". L'home page del Nuovo,
su una ventina di titoli, riporta nell'ordine: Spettacoli: Kidman, una notte di fuoco Di tutto, di più. Come diceva lo slogan del Nuovo? Perché
comprare Novella 2000 che esce una sola volta alla settimana quando la
puoi trovare in rete in tempo reale?
Ho letto
da poco l'articolo de "Il lavoratore di un service". E visto
la condizione comune, passata e presente, anche se alleviata da un
trattamento più equo (paga puntuale al 30 del mese, più diretùr dal
volto umano), scrivo e mi levo un peso.
Caro Barbiere
della Sera, innanzi tutto GRAZIE per tutto lo spazio che hai concesso al
mio "delirio d'amore", quasi quasi ti voglio già bene, ti
posso chiamare papà? ... Quasi
dimenticavo. Mantengo cio' che prometto. Devo al Tenente Colombo uno
streap-alla-Ferilli, mi faccia sapere quando è il suo compleanno! p.s.
non tema, se ho azzardato tanto è perchè me lo posso permettere.
Odaliscamente…
Egregi,
ho letto l'intervista in cui Andrea Pamparana spiega che diventare
giornalista, per un figlio di giornalista, è senz'altro più semplice.
Mollica
dal Festival di Venezia di informa che la Kidman non solo è molto bella
(ma dai?), ma che è anche disponibile a parlare con la "gente
normale", molto poco diva e che non vuole parlare del suo divorzio
con Cruise. Vai a "diritto di replica" di Luglio e Agosto 2001 Vai a "diritto di replica" di Giugno 2001 Vai a "diritto di replica" di Maggio 2001
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