11
Ottobre 2001-
Uniti in videocassetta, divisi sulla
guerra |
Cos'hanno in comune tre quotidiani come l'Unità di Furio Colombo, il
manifesto, diretto da Riccardo Barenghi, e Liberazione,
diretto da Alessandro Curzi, e un settimanale, Carta, nato da una
costola del manifesto e
diretto da Pierluigi Sullo?
Apparentemente niente, escludendo il fatto di
definirsi tutti - chi più, chi meno - "di sinistra".
Dall'11 di ottobre, invece,
qualcosa in comune ce l'hanno eccome: una videocassetta, che e
si può comperare insieme a uno dei quattro giornali, ma che sarà
disponibile anche in
libreria, in allegato al volume La sfida al G8 edito dalla
manifesto libri.
E' stato presentato il 9 ottobre scorso, a Roma, nella sede della
Federazione nazionale della stampa, infatti, il video
"Genova. Per noi" curato
da Paolo Pietrangeli, Roberto Giannarelli, Wilma Labate, Francesco
Martinotti e in collaborazione con il Gsf sulle
mobilitazioni contro il G8 nel
luglio scorso.
Il film, che sarà distribuito assieme a Carta, il manifesto, Liberazione, l'Unità da giovedì 11 ottobre e
lungo tutta una settimana,
al prezzo di lire 10 mila e in allegato a ognuno dei quattro
giornali, documenta le violenze della polizia, l'irruzione alla
scuola elementare Diaz,
sede del centro media del Gsf e raccoglie le testimonianze
sulle brutalità delle forze dell'ordine nella caserma di Bolzaneto.
Alla presentazione, che
ha visto la partecipazione dei registi coinvolti, del
segretario della Federazione nazionale della stampa Paolo
Serventi Longhi, dei
direttori delle testate interessate e di Vittorio Agnoletto, tutti si
sono detti concordi nel sostenere che un video sui "fatti
di Genova" è necessario
per non dimenticare, proprio quando sui cieli di Kabul le parole
hanno lasciato il posto alle armi e che questa guerra
"invisibile" rischia di
trasformare i media in "portavoce" degli stati maggiori.
E' la prima volta,
questa, dunque, di un'iniziativa editoriale comune, nella
storia di quattro giornali di solito lontani, sia politicamente
che ideologicamente, tra
loro e di certo ben diversi per storia, cultura, idee.
Anche se tutti e quattro si definiscono "di sinistra",
infatti, uno, l'Unità,
è l'ex quotidiano ufficiale, ma oggi solo "vicino" ai Ds,
un altro, il manifesto,
si autoproclama da sempre "quotidiano comunista" e
rappresenta la voce più
autorevole della sinistra radicale e antagonista, un terzo,
Liberazione, è "l'organo" ufficiale di Rifondazione
comunista e un quarto, Carta,
è il portavoce non ufficiale, ma sostanziale, del movimento "no
global" come dell'area dei centri sociali.
I fondi ricavati con la vendita della videocassetta andranno a
sostegno del Genoa
Social Forum: dunque, l'iniziativa è "no profit", ma di
sicuro segna una svolta
nelle relazioni politiche ed editoriali tra questi quattro
giornali.
Il film, naturalmente, parla di Genova, s'intitola, non a caso,
"Genova. Per noi", e l'ha girato e diretto in presa
diretta - nei giorni "caldi"
del G8 - il regista, iscritto al Prc, Paolo Pietrangeli,
insieme agli altri
autori.
Il film racconta, recita la manchette, "la storia
drammatica della sospensione dei diritti civili e delle libertà
democratiche avvenute nei
giorni del G8". Un
bel colpo, non c'è che dire, per chi - contrariamente a quanto
succede in Parlamento
sulla guerra - crede che la sinistra moderata come quella
alternativa debbano "marciare divise, ma colpire
unite".
Peccato solo che siano
rimasti fuori dall'iniziativa i poveri Comunisti italiani e il
loro settimanale La
Rinascita della sinistra. Chissà se qualcuno li ha cercati,
chissà il travaso di bile venuto a Cossutta, quando ha
scoperto che diessini, più
o meno moderati, rifondaroli, gruppo storico del manifesto,
nuovi portavoce dei "no global", leader del Gsf e dei
centri sociali facevano
una "cosa" assieme.
Giovanni dalle Bande Nere
10
Ottobre 2001-
Mobba tu che mobbo anch'io. Mediaset in
subbuglio |
Ragazzi, non è che a Mediaset sta scoppiando un casino? Kabul
viene bombardata e i giornalisti cosa ti combinano? Osano contestare
l'Azienda.
La scorsa settimana una redazione storicamente mansueta come quella
del tg4 ha proclamato lo stato di agitazione dopo che Emilio Fede
stava arrivando alle mani con un conduttore. Va bene (si fa per dire)
gli insulti, ma le mani addosso no, dicono a Milano2.
La situazione sta sfuggendo di mano. Lo stesso ufficio del personale
interviene per dividere i contendenti e il collega , al quale era
stato preannunciata una fine certa da Emilio nostro viene in poche ore
addirittura promosso caporedattore (una prece alla
Ragazza del Bar che ha contribuito a rendere note le traversie del
professionista).
Mercoledi scorso il primo incontro dei cdr di Mediaset con l'Azienda
per il rinnovo del contratto dell'integrativo. I rappresentanti
sindacali si sentono offrire circa 600 milioni lordi da dividere tra i
300 giornalisti:un rapido calcolo dice che l'Azienda è disposta a
sganciare 60.000 lire nette al mese a testa:una autentica miseria per
una realtà che-crisi della pubblicità permettendo, chiuderà anche
il 2001 con utili notevoli .
Subito il pensiero corre ai 3,5 miliardi all'anno(dieci milioni al
giorno) di Mentana. Quando basta basta, dicono. Giovedi parte
l'assemblea del tg5 e all'unanimità affida al cdr ben 5 giorni di
sciopero e impone a Mentana, per la prima volta di far leggere in
diretta un comunicato sindacale sull'integrativo.
Il giorno dopo tocca al tg4:altri 5 giorni. Poi si muove la redazione
di Tgcom. Adesso tocca a Studio Aperto e alla fortissima
redazione sportiva. All'ufficio del personale cominciano a
preoccuparsi sul serio: Bush bombarda i talebani, l'informazione
dilaga, ci si aspetta uno sforzo crescente e questi minacciano di
fermare l'informazione per una settimana: che succede? Non saranno
mica diventati grandi?
Ma stì direttori strapagati non dovevano assicurarci che le pecorelle
non si trasformassero in lupacchiotti? Fede, Mentana, Giordano e
Rognoni :non dovevate garantirci la pace in redazione ? I 300 cirenei
se la devono vedere con i 1600 colleghi della Rai e si stanno
svegliando :trattati maluccio, sottoposti a ritmi veramente intensi,
in una Azienda che non è neppure più paternalista come ai tempi del Cavaliere,
è solo odiosetta (niente penne Montblanc,solo salumi della "Casa
degli Italiani"a Natale).
Allora chiedono soldini, ma, specialmente, pongono una questione sulla
quale al direttore del personale, Valeriano Giorgi, stanno
fischiando le orecchie: nel comunicato del coordinamento dei cdr si
parla di "mobbing": l'accenno non è formale, è secco,
insistito, tutt'altro che casuale :cosa c'e' che al direttore del
personale non è ancora noto e che i direttori di testata sanno
bene? Ci sono uffici legali che si stanno occupando di cause di
mobbing?
Qui ,dicono a Cologno Monzese, non si tratta più di qualche
centinaio di milioni :e non bastano più pacche sulle spalle e
promozioni in corner. La partita si fa veramente seria. E per
la prima volta il risultato potrebbe non essere scontato, come le
altre volte (quattro lire e tutti giù in sala di montaggio a
lavorare, magari borbottando un po').
Chips
9
Ottobre 2001-
Il direttore c'ést moi |
Com’e’ costume, il giovedi’ all’Espresso
si fa una riunioncina di redazione. Chiuso un numero bisogna pur
preparare il successivo. E così, giovedì 4 ottobre la dotta conversazione di via Po scivola inevitabilmente sulla legge approvata dal Senato sulle rogatorie,
la legge, per intendersi, che l’opposizione ha battezzato legge Previti, poiche’ toglie dalle peste il fedele legale del presidente del
Consiglio Berlusconi.
Prende la parola Giampaolo Pansa, firma pesante dell’Espresso,
uno che non le manda a dire. Invece di prendersela con la maggioranza
di centro destra che ha approvato la legge, anche perche’ sarebbe
troppo banale, Pansa propone un altro tipo di pezzo: “Bisogna
raccontare – dice – perche’ e percome il governo del centro
sinistra ha lasciato marcire il problema, cosi’ come altre riforme.
Perche’ non si sono mossi loro? Ora la sinistra strepita perche’
Berlusconi va avanti con il bulldozer.
Potevano pensarci prima, non ti pare caro Giulio?”.
Giulio sarebbe il direttore Giulio Anselmi che ascolta pensoso. Il dibattito langue per
una decina di minuti fin quando il capo dell’attualita’, Riccardo
Bocca,
semina li’ una piccola mina antiuomo.
“Scusa, Giampaolo, non capisco bene perche’ ti indigni tanto per
il passato e non per l’oggi”.
Pansa
si guarda intorno (tutti zitti) conta fino a dieci e poi esplode:
“Come ti permetti?
Io mi indigno, mi indigno
eccome… Tu ignori la mia storia, tu mi stai insultando!!!”.
Giulio Anselmi
tenta di metterci una pezza: “Giampaolo, non mi pare che Riccardo
ti abbia insultato”.
Ma Pansa e’ una furia e la lite sale di tono a colpi di “che cazzo dici?”
e “che cazzo dici tu…”. Quelle belle riunioni
dell'Espresso di una volta.
Anselmi continua a coprire Bocca, che per la verita’ non sembra aver
avuto intenzioni bellicose,
ma Pansa diventa sempre piu’ paonazzo
e cosi’ si finisce come quelle coppie che stanno insieme da anni e
continuano di tanto in tanto a rinfacciarsi storie del passato.
”Se ben ti ricordi – attacca Pansa rivolto a Anselmi–
quando Pera
venne eletto presidente del Senato fui io a proporti di scriverne un
bel ritratto. E tu mi hai detto no.
Te lo ricordi no? E allora spiegami come mai. Vogliamo farlo adesso,
un bel ritrattino di Pera e di come ha gestito
la discussione in Senato sulle rogatorie? Allora? Perche’ non
l’hai voluto fare quando era il momento?”.
Anselmi:
“Adesso te lo spiego io perche’ non l’ho voluto fare un
ritratto di Pera. Perche’ io sono il direttore e faccio
quello che mi pare. Non so se mi sono spiegato”.
Tosta. Secca. Tagliente come un rasoio. Pansa lo guarda incredulo.
Intorno, tutti muti, nessun fiata. Qualcuno pensa: “E te credo che
Anselmi non ha voluto spellare Pera. Lo ha portato lui al Messaggero
come commentatore e gli ha fatto far carriera…”.
Una battuta a destra, un sorriso a sinistra e la tensione tenta di sciogliersi.
Ma Anselmi, serio, continua: “Giampaolo, se vuoi partecipare a
queste riunioni, ne siamo felici, e tuttavia…”
Pansa: “Sì, certo, se mi va partecipo, senno’ me ne vado,
non preoccuparti”.
La seduta e’ tolta.
Bds
9
Ottobre 2001-
Il bacio di Bossi |
Egregi barbieri, leggendo la manchette del quotidiano di
Varese "La Prealpina" apprendo che è stato nominato un
nuovo condirettore nella persona del dottor Roberto Ferrario.
Il suddetto, però, è anche l'amministratore delegato nonché azionista
di maggioranza della "Prealpina".
Insomma, è l'editore. Mi dicono che Roberto Ferrario
sarebbe iscritto all'albo dei pubblicisti; nulla da eccepire,
dunque, sul piano formale. Il problema, semmai, è di opportunità;
la notizia non è stata comunicata ai lettori, nè è stata chiosata
dal comitato di redazione.
Di più: pochi giorni prima lo stesso Ferrario era stato
"immortalato" sulle pagine del suo quotidiano nell'atto di baciare
Umberto Bossi. Mi domando, a questo punto, se non sia messa in
pericolo l'autonomia di chi lavora nel quotidiano di Varese.
Sbaglio, o fino a pochi anni fa venivano combattute furibonde
(e sacrosante) battaglie contro "il padrone in
redazione"? E poi: il giornalista (a maggior ragione il
condirettore) è ancora una professione che si apprende con anni di gavetta,
di esperienza sul campo? E' vero che anche Montanelli e Scalfari
furono al tempo stesso direttori ed editori di quotidiani, ma furono
"prima" giornalisti e "dopo" imprenditori.
Ciò detto
senza spocchia e senza furori, mi piacerebbe ascoltare il
parere di qualcuno più esperto e illuminato di me (magari
qualche componente dell'Ordine).
Un bevitore di caffè
8
Ottobre 2001-
La guerra secondo il Tg2 |
Il Tg 2, sempre solerte nel raccogliere anche il più
flebile sospiro del ministro Tremonti o nel regalare agli
italiani tutti i sorrisi al fondo tinta del nostro premier, ci
ha dato l’ennesima lezione: come si buca (o quasi) una notizia.
Domenica, ore 18, 44. Il Pentagono annuncia: alle
18, 27 è iniziato l’attacco su Kabul. Apprendo la notizia
dal Tg 3 (che è il mio Tg preferito) in tempo quasi reale.
Rapidissimo il collegamento telefonico con l’ottima Giovanna
Botteri (inviata in zona calda) e Flavio Fusi (New York). I
loro interventi sono intervallati dal collegamento in diretta con la
CNN e traduzione simultanea.
Mi dedico allo zapping. Sul Tg 1 Maria Luisa Busi si
arrangia alla meno peggio ma tutto sommato raggiunge la sufficienza.
Prontissime le reti Mediaset: l’ansiogeno Fede smista
collegamenti qua e là ma ci fa capire cosa sta succedendo, sul Tg 5 Chicco
Mentana è già lì, pronto come sempre e come sempre ha salda in
pugno la situazione. Persino Italia 1 mette in piedi una serie
di collegamenti decenti.
E il Tg 2? Daniele Renzoni, che sta conducendo Dossier ci
comunica dell’avvenuto attacco, si collega con la CNN e per cinque
minuti da Mimunlandia arrivano solo immagini di uno schermo
assolutamente nero (forse per fare dispetto a Renzoni gli americani
hanno deciso di attaccare quando in Afghanistan è notte fonda)
e con un collegamento telefonico molto confuso e che persino Tony
Blair avrebbe avuto difficoltà a capire. Nessun commento. Nessun
tentativo di traduzione.
Ma non è tutto. Ore 19,01. Nevrotica come sono per
natura continuo il mio zapping. C’è Tiziana Ferrario sul Tg
1, sul Tg 3 rimbalzano Botteri e Fusi, sulle reti
Mediaset un collegamento dietro l’altro (tutti con traduzione
simultanea della CNN fra un servizio e l’altro). E sul Tg 2? Le previsioni
del tempo.
È finita? No. Ore 19,10. George W.Bush parla alla
nazione e le reti italiane pubbliche e private sono unificate come il
31 dicembre per il discorso del Presidente della Repubblica agli
italiani. Tutte? No, quasi. Mentre Bush annuncia al mondo che ciò che
sta accadendo il Tg 2 offre ai suoi spettatori uno scoop
formidabile: gli italiani (secondo un sondaggio) fino a qualche
anno addietro preferivano la pasta al sesso adesso le posizioni
sono (fortunatamente) invertite. Va regolarmente in onda come da
palinsesto Eat Parade.
È finita? Pazientate ancora un po’ per l’ultimo
zapping. Ore 19,20.
Tg 1. Busi è in collegamento telefonico con un esperto
di faccende militari
Tg 3. Caprarica da Londra ci comunica le reazioni dalla
Gran Bretagna.
Tg 4. Fede con l’aiuto della videografica, ci mostra
cosa sta accadendo nella zona di guerra.
Italia 1. Angelo Machiavello dal Pakistan
ci racconta che aria tira da quelle parti.
Tg 5. Mentana parla in diretta con Mimosa Martini.
Ottimi i servizi di Mimosa.
E il Tg 2? Va in onda l’appassionante telefilm Sentinel.
Posso una tantum dare dei voti? Sì? Grazie: Tg 5 dieci
e lode, Tg 3 dieci, Italia 1 e Rete 4 nove, Tg 1 otto.
E al Tg 2? Datelo voi.
Mata Hari
3
Ottobre 2001-
Tg4: quella rissa mancata alla macchinetta
del caffe' |
Per
la prima volta in dieci anni la redazione del TG4 ha dichiarato lo
stato d’agitazione. Scopo: ottenere, a garanzia della buona
fede di Fede, quelle sostituzioni che potrebbero arginare una
situazione dell’organico ormai al collasso.
La cosa divertente e’ che lo stato di agitazione e’ cominciato con
moltissima agitazione in redazione sul filo dei cazzotti nei
pressi della macchinetta del caffe’.
La storia è semplicissima: non so se per imitare Enrico Mentana o per
sua conformazione mentale, Fede decide di riorganizzare la rassegna
stampa serale senza comunicazione al Cdr, ai sensi dell’art.34,
e senza avvertire i responsabili rimossi.
Da ordine di servizio tutti apprendono che il compito di
leggere ‘i titoli sulla stampa di domani…’ è stato affidato ad
altri colleghi. Il Cdr manifesta pure qualche perplessità
sulle scelte, ma soprattutto difende i responsabili dell’edizione
con una lettera di protesta.
Aperta la lettera, il primo rappresentate del Cdr che mette piede al
giornale viene assalito dal direttore con una valanga di
insulti irripetibili. Fede è una persona schietta, incapace di
fingere, e pure in quest’occasione manifesta con molta veemenza,
per dir cosi’, il
proprio pensiero.
Il giornalista preso di mira è un tipo mite ma quando le parole
cominciano a pesare troppo va sotto il naso di Fede e sta per
prenderlo per il bavero e appiccicarlo al muro. Subito
accorre un drappello di colleghi, chi ansiosi di veder volare un po’
di schiaffi (sock, sbang, slap) e chi preoccupato di porre fine
all’imminente rissa da strada. Interviene con la sua discreta mole
un vice direttore e separa di due ormai con la bava alla bocca.
In fondo sono un’umile ragazza del bar, alla ricerca del lavoro
perduto…capire il clima che regna nelle redazioni è un ottimo
strumento per presentarsi e…zac… carpire almeno quella
sostituzione che farà di te, se non una giornalista felice, almeno
una giornalista occupata.
Perché
quelle sostituzioni alla fine ci saranno. Emilio Fede è
proprio quello che vediamo sul teleschermo. Un uomo chiamato tivù.
Segue assemblea che sancisce lo stato d’agitazione.
Uno stato d’agitazione molto singolare…perché in redazione pare
regni la più totale e completa armonia.
Interpellato
dal Barbiere, il Cdr del Tg4 si dà disponibile a fornire
spiegazioni su tutti i problemi inerenti alle carenze d’organico-
argomento che m’interessa molto in quanto disoccupata, ma poco ai
fini del gossip.
Riesco a risicare una mezza frase di velata conferma delle
informazioni già in mio possesso (‘Ma chi ve l’ha detto???’)
subito puntualizzata. ‘Mettiamo in chiaro. Fede è fatto così.
Con lui non si fa o s’impara a fare televisione, con lui si vive la
televisione. Con lui si vive così. Non c’è tragedia o farsa, c’è
la televisione. Quando s’arrabbia non sai mai se sei un figlio
degenere o un giornalista imbecille. Ma quando finiscono le
trasmissioni si spegne tutto’. Insomma, nessun rancore personale, il
lavoro è l’uomo. Mi suggerisce un altro collega. ‘Trattalo bene,
ci resta male facilmente’.
Sgrano
gli occhi e le orecchie. Non potrei mai trattare male Emilio Fede.
Forse aggredire Mentana (che sta assumendo giornalisti e mi ha
dimenticata, nonostante il nostro amore alpino), ma Fede non si
tocca.
Per me è ‘living legend’. Ma l’avete visto strapazzare
in diretta la povera Francesca Senette, che passa peraltro come
una sua protetta, rea di aver passato una notizia del Tg3? Lui
fa apertamente quello che altri fanno di nascosto. Lui è uno vero.
Come fai a trattar male uno vero? Uno dietro cui non c’è nessun
altro se non lui così com’è. Nemmeno Berlusconi. Anzi, vi dirò
che il suo ‘Beatrice Berlusconi’, presidente del consiglio ‘del
teleschermo’, mi dispiace molto meno di quello in carne ed ossa…ops…dai
che ho perso un’altra occasione di trovare lavoro…
La ragazza del bar
1
Ottobre 2001-
A Kataweb si riga dritto con la Righini |
Caro Barbiere, tira una brutta aria a Kataweb,
net company del gruppo Espresso-Repubblica. L'azienda è sempre
più in difficolta’, si parla di nuovi tagli, si aspetta un
piano editoriale che sarà lacrime e sangue. Il clima in
redazione è rovente e la direzione è arrivata addirittura a sospendere
dal lavoro senza stipendio un caporedattore senza nemmeno avvisare il
cdr e la redazione e’ orfana del capo.
Dopo il caso D'Ottavio (un assiduo collaboratore del
quotidiano al quale e' stato interdetto l'ingresso dalle guardie in
portineria) a Repubblica il nuovo episodio fa paura ai giornalisti di
tutto il gruppo Espresso che sono in allarme. "L'azienda sta
sperimentando le nuove relazioni sindacali su quei poveracci
del web" si sussurra con preoccupazione a piazza Indipendenza
nei corridoi di Repubblica.
Ecco i fatti. Venerdì 7 settembre al termine di una violenta
discussione su competenze e mansioni, Manuela Righini (ex
Ansa), supercaporedattore di kwnews presenta una vibrata
protesta al direttore responsabile Vittorio Zambardino e al
direttore generale Claudio Giua. "Sono stata scavalcata,
mi dimetto dall'incarico, trovatemi altre cose da fare".
Tutto ciò accade nel pomeriggio e in serata arriva la risposta da Zambardino:
cara Righini lei è molto brava ma poco accondiscendente e
anche troppo severa con i suoi redattori che si lamentano perchè li
fa lavorare troppo e in condizioni non piacevoli. Cara Righini,
lei viene sospesa dal lavoro senza stipendio per ragioni
disciplinari.
La decisione viene comunicata solo all'interessata e taciuta al
cdr e alla redazione e la Righini se la tiene per se’. Il servizio news,
senza troppe spiegazioni, viene affidato in fretta e furia al vice
della Righini, Paolo Foschi.
Al cdr e alla redazione Zambardino si limita a dire che si è
consumata una rottura insanabile, che la Righini ha presentato
le dimissioni e che il suo ritorno è assolutamente impensabile.
In altre parole, l'era Righini sembra finita. Anche perchè lei stessa
spesso contestata con durezza dai redattori per i metodi discutibili,
pensa bene di farsi da parte senza parlare col cdr, con la
redazione e con i suoi uomini più fidati.
Zambardino, dopo essersi impegnato con il cdr a nominare un nuovo capo
'entro tre giorni', si rifugia nel suo ufficio a rimuginare
mentre la redazione news (15 persone in tutto) affronta l'emergenza
degli attentati in America senza un vero capo.
Dopo più di due settimane arriva il colpo di scena, il 24
settembre nella redazione news circola la voce del ritorno
imminente sul trono della Righini. Il vice Foschi, pare
informato da una telefonata della stessa Righini, che conferma.
Ma dalla direzione non arriva alcun segnale fino a quando il cdr irrompe
nell'ufficio di Zambardino per chiedere lumi: in una breve riunione
dai toni accesi il direttore annuncia che il contenzioso
azienda-Righini è stato risolto e rivela per la prima volta che la
Righini era stata sospesa per ragioni disciplinari ma che è stata reintegrata
con piena fiducia nelle sue mansioni di capo di kwnews.
Ma come mai Zambardino e Giua, che avevano criticato duramente
i metodi della Righini sono tornati indietro riabilitando
l'insubordinata capo-redattore dopo averla sollevata dall'incarico?
Nel kata-palazzo si sussura che ci sia stato l'intervento di
Benedetto da via Po: il gran capo dell'Espresso, dopo un breve
consulto con gli avvocati, ha strigliato i due direttori:
"Ma siete matti, se quella ci fa causa ci lascia in mutande",
pare si sia sfogato.
Zambardino e Giua hanno innestato così la retromarcia e sono
stati indotti a reintegrare la Righini. Una storia che la dice
lunga sul clima all'interno del gruppo Espresso-Repubblica
e che rischia di far saltare di nuovo le relazioni fra il cdr di
Repubblica e l'azienda dopo una faticosissima ricomposizione
seguita alla rottura dovuta al caso D'Ottavio.
Kw
24
Settembre 2001-
La mi' mandi un panino a Firenze |
Caro
Bds, vabbe’ che la Santa legge della diffusione regna sovrana
nella nostra "magra" Italia-quotidiana.
Vabbe'
che le classifiche vanno scalate a colpi di strategie commerciali,
sinergie, offerte promozionali piu' che con gli scoop o i bei
servizi confezionati... Passi,
infine, che fare indigestione di copie (vendute) è lo scopo
ultimo di tutti gli editori.
Ma quello che sta facendo La Stampa,
mi pare esagerato o quantomeno non calcolato. O strategicamente
errato, poco bipartisan e politically incorrect.
Ordunque: si viene a saper che il quotidiano di Casa Agnelli starebbe
per tentare la scalata in quel di Firenze, cercando di
arraffare copie alla Nazione e al Tirreno con l'abbinata
"alimentare" (il famigerato panino a prezzo stracciato)
con il Corriere di Firenze (scuderia Alberto Donati, quello che
ha il 10% di City Italia, free press della Rcs). E fin qui, nulla di
male. Oddio... Chissà cosa ne pensa il lettore.
Ma
c'è un piccolo particolare: La Stampa che "mangia" panini
da alcuni anni, dall'altra parte d'Italia, sulla costa romagnola,
nella culla del divertimentificio Rimini s'è messa in società
con la cooperativa editoriale Corriere di Romagna.
Il panino va avanti da anni, anche perche' il gruppo editoriale de La
Stampa detiene una discreta fetta del pacchetto economico della
coop (pare il 40%). Ma in quel di Rimini resiste da un paio di annetti
La Voce di Rimini. E di chi, il terzo quotidiano riminese? Oltre che
di uno scaltro signore del "mattone" dell'entroterra locale,
pure del signor Donati che ha spedito in riviera alcuni cavalli
"pazzi" della sua scuderia umbra, scuola Corriere
dell'Umbria...
Insomma, laddove c'è da far affari (Firenze) si
stringono accordi. Laddove ci si scontra in edicola, ci si fa
la guerra (Rimini). L'unico a rimetterci, direttamente o
indirettamente, potrebbe essere (in fatto di numero di copie) l'altro
editore Andrea Riffeser che a Rimini ha portato dal '57
l'edizione locale de Il Resto del Carlino; mentre a Firenze c'è la
sede principale del quotidiano di famiglia (La Nazione).
Tra l'altro lo stesso Riffeser sta facendo la guerra in quel di
Bologna (cuore del Carlino). Lì, il neo-nato quotidiano (da 5 mesi)
Il Domani di Bologna (figlio del Il Domani di Calabria), da pochi
giorni esce in panino (a 1.700 lire, quanto vende il Carlino) con un
altro quotidiano nazionale? Indovinate
con chi: ma con La Stampa.
Chi vivrà, leggerà....
Andrea M.
24
Settembre 2001-
A Radio Kiss kiss va in onda il licenziamento |
Dalle frequenze di Radio Kiss Kiss
va in onda il licenziamento delle due giornaliste che costituivano la
redazione del radiogiornale, inspiegabilmente soppresso a metà
luglio. Perché sono state licenziate? E perché il notiziario è
stato smantellato? Lo scoprirete solo leggendo…
Anna Rita D’Ambrosio inizia a raccontare: “Io e la collega Pina
Esposito siamo le uniche due professioniste all’interno
dell’azienda, gli altri sono pubblicisti.
Io lavoro lì da 9 anni, la mia collega da 4. In passato ci sono stati
degli attacchi rivolti al nostro contratto, richieste esplicite di
passare al contratto Federazione radio televisiva. Chiaramente noi
abbiamo sempre rifiutato. Poi l’evento clamoroso di quest’estate.
La presentazione del piano ferie il 30 maggio – incredibilmente
accolto senza alcun tipo di difficoltà – è stata poi rifiutata.
Eravamo sottodimensionati già in tre, figurarsi in due. Il
collega non è stato mai sostituito. Con una formula molto strana, il
piano ferie è stato accolto solo in parte ed io ho avuto la mia
settimana di vacanza. Dalla Sicilia – dove mi trovavo – chiamavo
in azienda per sapere l’orario del mio turno al ritorno dalle ferie.
All’ennesima telefonata mi hanno detto ‘puoi anche non rientrare,
perché non ci sono le news’.
Mi sono spaventata non poco: dopo nove anni di lavoro, in cui le news
sono sempre andate in onda per 15 edizioni al giorno, non era normale
che all’improvviso si sospendesse tutta l’informazione. Sono
rientrata frettolosamente. Alle sette del giorno dopo ero in radio, ma
non mi hanno fatto lavorare. Quando è arrivato il capo del personale
mi ha comunicato che le news erano sospese.
Dopo ore ed ore di insistenze, me l’ ha messo per iscritto. Questo
foglietto di tre righe diceva che ‘per improrogabili esigenze
aziendali, le news erano sospese dal 16 luglio al 3 settembre’.
Uguale foglietto è stato dato alla mia collega. Ci mandavano così
ufficialmente in ferie per 45 giorni!
Come fiduciaria di redazione, ho dato un mandato di assistenza
sindacale all’Assostampa di Napoli. Ho convocato nei locali
dell’azienda un’assemblea. Il capo del personale, Davide Niespolo
ha parlato di una ristrutturazione dell’azienda. Ci ha dato delle
rassicurazioni molto blande, dicendo che al momento non voleva
licenziarci, che il periodo di ferie era molto lungo solo per
consentire la riorganizzazione e che ci avrebbe comunicato a mezzo
raccomandata la specifica delle ferie”.
Intanto la radio è a secco di notizie e gli ascoltatori mandano SMS
in radio, chiedendo dove siano finite le news. Nel frattempo, alle
giornaliste arriva una raccomandata in cui si legge che il calcolo
delle ferie è sbagliato: dovevano rientrare il 16 agosto, ma era il
22.
Molto agitata, la D’Ambrosio si fionda in radio dove le dicono che
ci deve essere un errore, non doveva rientrare a lavoro. Lei convoca
un’altra assemblea sindacale durante la quale la segretaria le
consegna la lettera di licenziamento per soppressione di ramo
d’azienda. Il settore dell’informazione non c’è più. I
radiogiornali saranno forniti da terzi, da un service.
“C’è mancanza di chiarezza – si rammarica la D’Ambrosio –
non sono riuscita a capire perché, dopo un rapporto di dieci anni,
sono stata licenziata tramite la segretaria. All’ingresso della
radio è apparsa una comunicazione interna appesa in bacheca, nella
quale si dice che non sono più dipendente e non posso entrare in
azienda. Ci sono tanti modi… questo sicuramente è il peggiore. Io e
la mia collega siamo vicine al manicomio”.
La vicenda ha suscitato clamore non solo nell’Assostampa di Napoli,
ma è intervenuto anche il presidente della FNSI, Paolo Serventi
Longhi. Al Barbiere della Sera ha dichiarato: “E’ una
nefandezza inenarrabile. Una delle peggiori degli ultimi anni”.
“Un sindacalista licenziato durante un’assemblea è già un caso
di scuola – continua la D’Ambrosio – e poi un network nazionale
ha l’obbligo, per la legge Mammì, di trasmettere i notiziari”.
L’Assostampa ha già dato mandato ai legali ed un altro avvocato
seguirà la vicenda per conto delle due giornaliste.
Pina Esposito fa eco alla sua collega: “Ci sono delle procedure che
sono state saltate integralmente. In una redazione che non si è
fermata mai un giorno – ho lavorato anche il 1° maggio – non è
normale essere mandata in ferie per un mese e mezzo.
Prima di Radio Kiss Kiss lavoravo in Tv. Sono stata chiamata da loro.
Loro mi hanno convocata e mi hanno offerto come contratto un articolo
uno, ma io non avevo chiesto niente. Noi abbiamo sempre dato piena
disponibilità, anche per le sostituzioni. Il nostro torto è forse
quello di aver osato interessare il sindacato, che è deputato a
difenderti o, comunque, a mediare tra due posizioni. I colleghi non è
che si siano dimostrati così solidali… Siamo sempre venute incontro
alle esigenze dell’azienda, all’improvviso siamo diventate due
appestate.
Inoltre, da un punto di vista legale, non si può licenziare un
dipendente per assumerne un altro che costa di meno. Questo è
possibile solo nel caso di ‘stato di crisi’ dell’azienda. Ma da
agosto ci sono due nuovi speaker di Milano molto noti, che costano più
di quelli di prima. Quindi la radio non è in crisi, è in crescita.
E’ come se il settore delle news fosse stato cancellato.
L’attacco alle Twin Towers è stato completamente ignorato finché
non è stata presa la decisione: la povera speaker che si trovava di
turno ha dovuto fare la giornalista”.
C’è un altro mistero a Radio Kiss Kiss, quello del direttore Stefano
Marino. Le due giornaliste lo hanno conosciuto solo a luglio di
quest’anno, dopo quattro anni di ‘direzione’ e di scuse
farfugliate quando in redazione qualcuno lo cercava al telefono.
Ma l’interessato svela l’arcano: “È una situazione anomala.
Sono direttore, ma in realtà ho un ruolo ben diverso da quel che
risulta ufficialmente: ho un contratto di collaborazione, sono
corrispondente per la pallanuoto e la pallavolo”. Poi si dissocia:
“L’azienda aveva dato sia a me che a loro delle garanzie che il
licenziamento non ci sarebbe stato. Risulto dimissionario dalla carica
di direttore perché non condivido questo provvedimento, da cui ho
preso le distanze. Quando ho ricevuto la convocazione di Ermanno
Corsi, Presidente dell’Ordine della Campania sono caduto dalle
nuvole”.
Radio Kiss Kiss fa
parlare l’ufficio stampa, Paolo Ascione: “Non abbiamo grandi
dichiarazioni da fare. La proprietà intende ribadire che il
licenziamento è dovuto ad una questione di costi interni alla
redazione giornalistica, di cui era previsto un ampliamento”.
E l’ampliamento inizia licenziando le uniche due persone che
componevano la redazione? “Il servizio giornalistico delle emittenti
radiofoniche, soprattutto nazionali, è diventato di enorme qualità.
Bisognava fare un adeguamento ai nostri concorrenti. E’ stato fatto
un piano dei costi e si è visto che creare una struttura interna di
simili proporzioni diventava insostenibile. Allora si è deciso di
affidarsi ad un’ agenzia esterna, la AGR di Milano, che confezionerà
notiziari realizzati in esclusiva per noi.
Il servizio garantito da un’agenzia sarà qualitativamente superiore
a quello delle due giornaliste?
“È decisamente superiore… non me ne vorranno né D’Ambrosio, né
Esposito. Una cosa è un’agenzia che garantisce servizi ed inviati,
altra cosa è invece un notiziario che è fatto semplicemente con la
lettura delle agenzie, con tutta la bravura e l’abilità che avevano
le mie ex-colleghe nel redigere i notiziari”.
E sulla modalità di
questo licenziamento?
“È una modalità che è poco chiara anche a me. Sono coincise una
serie di vicende”. Non è stato deleterio per l’immagine della
radio sospendere le news? “Sì, mi rendo conto. Ma queste sono
scelte editoriali. Quando si termina un rapporto di lavoro è come
quando si termina un rapporto d’amicizia o matrimoniale. Non voglio
entrare nel merito, perché i rapporti di lavoro sono personali.
Faccio parte anch’io della categoria e do la piena solidarietà alle
colleghe, ma ho un ruolo delicato perché rappresento pure
l’azienda. Forse c’era qualche attrito. Solo in questo modo si può
giustificare una scelta del genere”.
Sono state infrante delle regole sindacali? “Su questo non esprimo
un parere, perché non ho competenza in materia”. Non era più
razionale, per garantire l’informazione agli ascoltatori,
preavvisare il licenziamento e tenere in piedi la redazione fino alla
scelta del service? “Una scelta razionale dipende dal tuo obiettivo
finale…” Immagino che la strategia di un editore sia razionale…
“Assolutamente sì. Confidiamo in quello. Anzi, ne siamo sicuri.
Sono cambiate molte cose, c’è un piano adeguato: è cambiato
l’head line della radio che non è più the rhythm of your life,
ma è diventata la radio che ti ascolta. Questo vuol dire che
la radio è cambiata completamente nel suo modo di gestirsi. Anche
nella conduzione”.
E’ solo un cambiamento formale? “No. Quando cambia l’head line
in un modo così forte, non è un cambiamento formale. Cambiano le
scelte artistiche. Ormai le emittenti radiofoniche hanno sempre
maggiori capitali. Quello che era un giochino con le prime radio
libere, adesso sta diventando un grosso business. E ci sono scelte che
devi fare, perché tenere una redazione costa. La nascita dei service
ha cambiato tutto. Il tentativo è di rendere le news quanto migliori
possibili per i nostri ascoltatori. Sembra paradossale, ma cercare di
migliorare il servizio può cominciare con un licenziamento. Le
modalità con cui è avvenuto sono al di fuori delle motivazioni che
ho espresso.
Quello che l’editore Lucia Nespolo dichiara è che la linea
editoriale della radio sposta il suo target ad una fascia più giovane
e diventa più d’intrattenimento. E’ una strategia aziendale. Le
scelte fatte sono state recepite male. Il resto sono chiacchiere.
Vedremo se ci sono state della mancanze
da parte dell’azienda, ma non penso”.
Pennina
24
Settembre 2001-
Roma nun fa' la pulciosa stasera |
Spulciare
il giornale. Che non significa sfogliare esaminando attentamente il
giornale. Ma vuol dire proprio “togliere le pulci dalla
redazione”. Punzecchianti presenze sono state trovate a Napoli,
nella sede del “Roma”, il giornale del parlamentare di AN, Italo
Bocchino e gestito da Ugo Benedetti.
E non si trattava di giornalisti particolarmente scomodi e fastidiosi.
No. Si trattava proprio di parassiti: pulci e zecche annidate in una
micidiale moquette e
proliferate grazie al caldo estivo.
Lunedì 10 settembre – raccontano dalla redazione – siamo stati
costretti a chiamare con urgenza una ditta specializzata nella disinfestazione.
In uno sgabuzzino, dietro ad alcune pile di giornali è
stato trovato anche un gatto morto in avanzato stato di decomposizione
e rosicchiato dalle pulci”.
All'arrivo della squadra per la disinfezione, i giornalisti hanno
sostato e passeggiato per alcune ore lungo via Chiatamone. Sono
tornati al lavoro intorno alle 17. Il racconto continua: “La nostra è
una vecchia sede, con una moquette antica. Durante l'estate una gatta
(forse anche lei collaborava col giornale, ndr) è andata a partorire
nello sgabuzzino. Un gattino è morto e le pulci hanno fatto il
resto”.
Tra i più tartassati dalle
punture, anche il redattore capo, costretto a fare ricorso alle cure
dei medici. “C’è chi porta ancora i segni sulle braccia e
chi prende pillole di cortisone. Qualcuno, addirittura, le
pulci se l'è portate anche a casa, con grande dispiacere della
moglie”.
In redazione si favoleggia ora di una nuova sede. E dov’è la nuova
sede? “Non si sa. Ma e’ tempo di cambiamenti. Il Roma prende
contributi dallo Stato e per continuare a farlo dovra’ modificare la
sua forma societaria. Chissa’ se ci saranno anche riduzioni di
organico?".
Pennina
19
Settembre 2001-
Alla faccia dell'aggiornamento |
Caro Bds, visto
che qui mi "dai" trenta righe allora posso dirla tutta.
Fino in fondo. E' proprio una questione odierna. Più tempismo
di così.. quando si parla di un'agenzia di stampa...
Ebbene, sfogliando la "gialla", vale a dire il quotidiano
economico ItaliaOggi, all'interno della rubrica Media e Pubblicità si
viene a sapere (tutto scritto in Chessidice in viale dell'Editoria)
che l'Ansa, con il suo nuovo direttore Pierluigi Magnaschi punta al
rafforzamento delle informazioni regionali.. "con le sue
20 redazioni regionali sparse nel paese". Può, o potrebbe farlo,
Magnaschi, visto che "vanta già un'assoluta partnership".
Ma.. Ma c'è un eccesso di presunzione. Smascherato dal mezzo
di comunicazione più veloce che c'è: Internet. Così a cadere nella
Rete è la strategia di sviluppo. Visto che proprio sul
sito dell'agenzia Ansa (www.ansa.it)
esiste il servizio di news regionali: la piantina del nostro
Paese suddivisa in venti (regioni).
E allora andiamolo a vedere questo potenziamento del servizio
regionale:
a tutt'oggi, martedì 18 agosto (ore 15.48) per Piemonte, Liguria,
Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia,
Campania, Basilicata e Calabria (vale a dire la dozzina su venti) le
Notizie del giorno sono bloccate
all'aggiornamento delle 18.30 del 15 settembre 2001.
Alla faccia dell'aggiornamento e del potenziamento.
Andy
18
Settembre 2001-
La Mosca cocchiera della pubblicita' |
Lunedì
sera,
"Processo di Biscardi" su La 7. Il solito consesso
per giornalisti-urlatori,
da Elio Corno del Giornale
a Franco Melli del
Corriere, su temi di complesso approccio e di lodevole originalità
come: Roma e Lazio vanno giù, stavolta è Milano che contende lo
scudetto a Torino.
Macché, la Juve lo ha già vinto. L'Inter è più forte dell'anno
scorso e gli arbitri hanno cominciato male. Agli urlatori-giornalisti
danno man forte gli urlatori-ex calciatori, come l'interista Bellugi e il binconero Colombo,
e gli urlatori-presidenti di calcio, come il veneziano Zamparini, ospite fisso di Biscardi
grazie alla sua specchiata incazzosità.
Poi
Aldo chiama lo "sbot".
Ed ecco allora Maurizio Mosca che
zampettando avanza tra gli scaffali di un supermercato, tra stendini e
e saponi per il bucato. Ogni tanto incontra casalinghe valchirie che
mangiandogli in testa gli fanno domande sulla Nazionale di Trapattoni
e la qualità del gioco del calcio. Finchè Maurizio piazza, a
ripetizione, lo spot: "Emmezeta,
qui la qualità ha il prezzo più basso d'Italia".
Siamo
alle solite e riproponiamo uno stanco interrogativo. Può un
giornalista professionista, regolarmente iscritto all'Ordine (ma se
l'Ordine non esistesse, sarebbe lo stesso) fare "markétting"?
Assolutamente no. E' possibile che una pubblicità non occulta, ma smaccata, evidente, dichiarata, sfugga alla nostra
"magistratura deontologica" troppo spesso a caccia di
farfalle? Qualche risposta, please, prima di sprofondare nello
sconforto.
Bds
14
Settembre 2001-
Vi
vogliamo tutti d’un pezzo |
Maurizio
Gasparri invita
alle epurazioni all'interno del Secolo d'Italia. E lo
fa dalle colonne di Libero. Il ministro delle
Comunicazioni intervistato da Barbara Romano non perde l'occasione per
segnalare al direttore del quotidiano missino che gli "spiace che
un giornalista di destra (Giorgio Torchia che gli
aveva - si dice - segnalato Carmen Lasorella, ndr) continui a scrivere
per il Secolo dopo aver raccomandato una di sinistra". Come dire:
al Secolo li vogliamo tutti d'un pezzo.
Peccato
che lo stesso Gasparri non abbia, invece, avuto nulla da ridere per il
suo ritratto apparso nel mese di luglio sul mensile Capital.
Una sviolinata di sessanta righe sessanta dove Gasparri si trasforma
quasi in un eroe. Autore Pierluigi Diaco. Particolare,
trascurabile, forse, Diaco è consulente del ministro
Gasparri. Come dire: i giornalisti li vogliamo tutti d'un pezzo.
Shampoo
7
Settembre 2001-
Il teorema di Copianet |
Il portale l’hanno
ribattezzato Copianet. Noi - giornalisti imparziali - continueremo a
chiamarlo Caltanet. Ecco chi sono i
protagonisti dell’ennesimo caso di ‘furto’ on-line.
Da un lato Punto Informatico, un sito ‘antico’ (per
anzianità e tradizione) e molto amato da chi è nel settore dell’Information
Technology. Dall’altro, il Gruppo Caltagirone con la
redazione internet (formata da 15 persone) del portale Caltanet.
Paolo De Andreis – uno dei soci di Punto: “A metà giugno se n’è
accorto l’autore, Luca Schiavoni. Cercando in rete una sua
recensione di software, dal motore di ricerca Google è venuto fuori
il sito Caltanet.
Ciccando sul link ha trovato una pagina con
le sue recensioni e da lì ha cominciato ad esplorare,
scoprendo che non era la prima e tanto meno l’unica. Nel loro
archivio abbiamo scovato una sessantina di nostre recensioni
brutalmente copiate nel giro di diversi mesi. Copiate anche in modo
molto becero, senza nessun tipo di elaborazione… perfino con gli
stessi errori di battitura!”.
Da Caltanet replicano: “Quelle recensioni le abbiamo
ottenute da un collaboratore esterno. Anche se non significa nulla
dire una cosa del genere, perché fondamentalmente è come se lo
avesse fatto la redazione. Il patatrac è successo perché non c’è
stato un controllo dei testi. La gestione non è stata attenta, ma era
piuttosto difficile capire che alcuni
pezzi erano stati presi in un certo modo.
La sezione Download (dove sono state trovate le recensioni, ndr)
era stata messa in piedi per cercare di offrire una serie di software
freeware. Poi è stata riempita di contenuti presi in maniera un po’
selvaggia dalla rete.
Accortici di questo l’abbiamo fermata ed aggiustato
il tiro. Adesso è lì, ma vivacchia proprio perché vogliamo
evitare di metterci nell’occhio del ciclone”.
Punto Informatico sostiene che non tutto è stato rimosso.
“Naturalmente noi abbiamo stampato e registrato tutto – mi dice
ancora Paolo – e, dopo aver parlato con l’avvocato, come redazione
abbiamo mandato una raccomandata, con fattura allegata. Noi
vendiamo contenuti a terzi, Caltanet li ha presi, quindi li paghi ed
iniziamo una collaborazione. Un atteggiamento conciliante,
no?”.
La risposta di Caltanet è stata che le recensioni
sono "prive del carattere di originalità e creatività,
rappresentando soltanto una mera descrizione tecnica dei prodotti
illustrati". Continua Paolo: “Tra la rabbia e le risate
abbiamo accolto la loro raccomandata di risposta per le motivazioni
assurde che vi erano contenute per giustificare il plagio sistematico,
da parte di uno dei maggiori editori
italiani. Questo l’elemento che ci ha fatto scrivere il pezzo, da
qui è nato il Teorema di Copianet”.
Così si legge nell’articolo apparso su Punto Informatico:
“Decisamente curioso, nella vicenda, che lo stesso Caltanet definisca
Punto Informatico un sito da cinque stelle, anzi cinque
"pallini", nel quale: "Spesso sono presenti delle
raccolte tematiche di software recensiti in maniera
particolareggiata". Dimenticandosi di dire che quelle raccolte
sono state copiate illecitamente per mesi proprio da Caltanet dal sito
cui attribuisce i suoi cinque importantissimi pallini”.
Più avanti, l’autore si sbizzarrisce nella formulazione del Teorema
di Copianet e del Primo e Secondo Paradosso di Copianet .
L’ironia non finisce qui. Il forum aperto in onore dell’argomento,
pullula di battutine e battutacce ai danni di Caltagirone e del suo
portale, ma ci sono anche interventi a suo favore.
Tutto sommato, ne viene fuori una discussione equilibrata e spiritosa.
Chi avesse voglia di spulciarsi gli oltre 140 messaggi sul tema,
cliccando qui
può trovare l’articolo ed il vivace forum ad esso collegato. Tra le
spiritosaggini c’è anche qualche serio commento sulla normativa che
regola (o non regola) il diritto d’autore su internet. Dal forum
emerge che anche il sito di giochi www.ludus.it
ha subito la stessa sorte: “Hanno copiato anche noi, ma poi hanno
rimosso tutto”.
Da Caltanet rispondono: “Per queste cose si rimane anche abbastanza
bollati e ci dispiace perché poi, al di là dei grandi interessi dei
gruppi, ci sono delle persone che si impegnano” e c’è ancora
posto per un’ultima nota polemica: “E’ curioso che la battaglia
sul diritto d’autore – sicuramente legittima – venga da parte di
chi ha sempre predicato un internet libero. Questo fa un po’ sorridere,
anche se la loro è una giusta richiesta.
Però, ancor prima che ci fosse una formalizzazione legale, noi già
avevamo provveduto a rimuovere tutte le irregolarità. Nel campo
legale, il linguaggio ed il tipo di strategie che adottano gli
avvocati rischiano, a volte, di essere molto lontani dalla realtà.
Noi siamo indifendibili, c’è stata una assoluta leggerezza
professionale che abbiamo cercato di tamponare il più presto
possibile. L’ufficio legale ha risposto in avvocatese e ci stupiamo
che Punto Informatico si stupisca”.
Ed ecco qui uno stralcio dei botta
e risposta presenti sul forum:
Se è lecito copiare gli articoli... perché rimuoverli?
Caltanet non ha copiato e basta, Caltanet ha rubato materiali e posto
il proprio copyright su essi.
Non solo: ha persino fornito la giustificazione inaccettabile che era
in pieno diritto di farlo perché
giudicavano il materiale da me scritto "non
originale"
> Non gridavate ai 4 venti che internet è
> libera? La libertà di opinione e di
> espressione NON DEVE avere limiti? Che uno
> può mettere ciò che vuole sul proprio
> sito!!!!
> Ma allora solo quando fa comodo eh? :-)
Ciao, come ho già risposto Caltanet non e' un portale OpenSource, ma
una impresa commerciale che guadagna con i propri inserzionisti, e
paga i propri collaboratori.
Non capisco perché io dovrei essere
l unico collaboratore, mio malgrado, di Caltanet a non essere pagato..
che dici ?
>
non li denunciate per paura di risultare
> incoerenti?
"ma
non volevamo che internet fosse liberta' di espressione? e perche' non
lasciare al Caltagirone la liberta' di esprimere la sua totale assenza
di idee?"
Pennina
7
Settembre 2001-
Voglio assumere Mata Hari |
Gentilissimo
Barbiere della Sera, come ideologa del Mo’ Basta, vorrei
ringraziarla per l’attenzione che i suoi ragazzi hanno dedicato, con
entusiasmo, al nostro “movimento”…e, senza voler approfittare
troppo della sua cortesia …avrei un’istanza da sottoporle.
Il
nostro dipartimento “Zervizi Zegreti” trovasi al momento
sprovvisto di Dirigente, e, nonostante Mata Hari abbia ferito i nostri
sentimenti (niente di serio, si sentono già molto meglio!), abbiamo
pensato di offrire alla Vostra Spia “attempatella”, ma ancora
parecchio “allegrotta” … un incarico di grande responsabilità
ed assegnarle la Direzione dei “Zervizi Zegreti “ del Mo’ Basta
– Ekkekkazz – La Casa dell’Intolleranza!
Ci
sembra che il prestigio del nome e la fama di cui gode, possa dar
lustro al nostro movimento e garantisca il buon rendimento del
dipartimento… chi altri, se non la grande e storica Mata Hari?
La
sistemazione prevista si addice ad una vera Signora, e l’atmosfera
“stupefacente” del Mo’ Basta è già risultata particolarmente
gradita alla nostra Zpia preferita.
Una
volta nostra, potremmo obbligarla a spiegarci perché nonostante si
sia difeso, senza uso di armi da fuoco, invero, il buon nome e uso
della Lingua Italiana, ella accusi noi di farne scempio e non quel
gruppo di nick analfabeti che il Sansonetti, a suo tempo, "fontificò"
( = citare come “fonte” - slang forumista) come attendibili.
Magari,
ci rivelerà le ragioni dell’accusa di abuso di nomi e persone che
abbiamo, perfino, censurato e oscurato, imponendo l’uso sostitutivo
di °° e ++ . (senza entrar nel merito del giudizio delle persone e/o
del ruolo, trattasi di posizione Anti-deriva “Mediatica”).
Infine…perché
nel furor critico ci ha voluto accomunare con il “movimento”?!
(cosa che non ci turba, ma ci stupisce!) Noi siamo un movimento, non
il "movimento".
Nell’estasi
di strabilianti atmosfere e nell’umidità dei nostri sghignazzi,
Mata Hari ha solo in parte, colto nel segno! Il segno del ghigno
beffardo ed estremo, dello sconcerto di quanti scavando, scavando…restan
basiti tra mille radici e nessun germoglio, come di pianta incapace di
rigenerarsi
Noi
siamo disponibili ad accoglierla anche come Zpia a Tempo Perso.
L’occasione
è gradita per porgere, unitamente ai più cordiali saluti, un invito:
C’è
nessuno del Barbiere della Sera che vuole unirsi a noi a Venezia, al
Gran Raduno dei Mobbastisti - Sabato 8 settembre 2001? Magari quella
ragazzina simpatica che vi porta il caffè?
Lulla -
Ideologa y Leader Maximo del Mò Basta!
7
Settembre 2001-
Profumoecdromcompresonelprezzo |
E'
tornato l'autunno, a Milano, è tornata la pioggia e sono tornate, di
conseguenza, anche le persone, quelle in carne ed ossa, intendo. che,
essendo questa una grande città ("europea, diciamo"), usano
abitualmente prendere la metropolitana per non ingolfare il
traffico (rendendo, di conseguenza, irrespirabile l'aria).
O
almeno, ci provano. Bene, la scena che si para loro davanti, ormai -
sezione libera o meglio gratuita stampa - ha i toni del grottesco. Non
fai in tempo a entrarci, in metrò, infatti, che un paio di
extracomunitari - silenziosi e gentili, mica caciaroni
e petulanti come quelli che vendono i "giornali di
strada" (Terre di mezzo, Come) - ti assalgono: insomma, trattasi
della versione new global degli strilloni dell'Ottocento, solo un po'
più timida. Uno è tutto vestito di verde e ti affibbia Metro,
quello degli svedesi (il battistrada dei giornali "usa e
getta": esordì il 30 ottobre scorso), diretto da Fabrizio
Paladini.
Stile british, grafica elegante, mille notizie in pillole, certo,
ma anche servizi firmati e un paginone centrale, insomma nientemenoche
l'inchiesta. L'altro veste di giallo - il più delle volte trattasi di
extracomunitari asiatici: filippini, cinesi, cingalesi, diversissimi
dai ciarlieri senegalesi dei giornali di strada - e ti mette in mano Leggo, sempre quotidiano, sempre gratuito, sempre
debuttante prima su piazza romana e poi milanese, solo che del gruppo
Caltagirone, diretto dall'ex Unità Giampiero Rossi.
Più semplice, Leggo, con meno servizi lunghi, ma molti pezzi utili,
anch'essi spesso firmati, ben fatti, specie in area spettacoli e
sport. Dici, è finita? Posso scendere le scale mobili indenne, un po'
di carta sotto il braccio e finalmente guadagnare l'edicola e chiedere
i miei vecchi, cari quotidiani nazionali, quelli che "hai letto
Maltese?" e "Vuoi mettere con Della Loggia?",
"Certo, però, la Spinelli...".
Macché. Neanche ci arrivi alle facce oramai sconsolate e tristi
degli edicolanti, che si sono ridotti a fare i soldi con i
mensili patinati, i fumetti per ragazzi e i
profumoecdcompresonelprezzo, che ti trovi davanti un bel contenitore
tutto colorato - di blu, stavolta, e dunque fa a meno degli strilloni,
avendo vinto la gara d'appalto per essere distribuito dentro e non
fuori le stazioni MM - che si chiama come il giornale, City,
che è sempre gratuito, ma è tutto milanese, del gruppo Rcs ed
è diretto da Lanfranco Vaccari.
E' uscito il 3 settembre scorso, appena sono rispuntati gli altri due.
City ha i servizi ridotti all'osso, le firme nemmeno compaiono e
le notizie sono tante (forse troppe?), arrivano da tutto il mondo, ma
poi - all'altezza delle previsioni del tempo - cambiano
improvvisamente registro e diventano pagine e pagine di segnalazioni,
appuntamenti, luoghi, curiosità, nomi e fatti milanesi. Insomma, come
se uno passasse da un mese alle Bahamas a un weekend all'Idroscalo
così, di colpo, senza soluzioni di continuità.
Ecco, appunto, le vacanze. Pensate cos'è era, Milano, ad agosto. I
negozi chiusi, è vero, le strade deserte, e va bene, il caldo
infernale, d'accordo, le zanzare dappertutto, il che è seccante,
però, se prendevi la metropolitana, ah, che pace, che tranquillità,
che serenità. Nemmeno uno straccio di carta sulle banchine, sui
vagoni, nessuno che ti assale e che ti vuole affibbiare tre giornali
tre - tutti gratuiti, s'intende, "che non vuole dottò?, è a
gratisse..." - nessun extracomunitario che si mette persino a
leggere, come osa?, le notizie, come se fosse uno di noi, nessun
ragazzotto che commenta i fatti del giorno come se fosse un signore di
mezz'età, nessuna casalinga di Voghera che analizza le ultime di
Berlusconi.
Soltanto affannati uomini d'affari col Sole 24 ore sotto il braccio,
professori fuori ruolo e studenti no global che stropicciano il
manifesto, signore di mezz'età che sfogliano arcigne Il Giornale,
giovani intellettuali cinefili che si bevono pagine di Repubblica,
vecchi milanesi tutti d'un pezzo che leggono educatamente il Corsera
oppure il Giorno.
Eh, signora mia, il Giorno di
una volta... Già, sta per uscire anche lui con una edizione semi
gratuita, pomeridiana e aggressiva almeno quanto gli altri, quanto
prima. Non c'è pace tra gli ulivi di un'isola deserta del
Mediterraneo, figuriamoci nel ventre di una metropoli
"europea". Altro che Farenheit 451 o Blade Runner, ci
aspettano tempi duri e cupi dove Quarto Potere più che un capolavoro
sarà una fermata. E nemmeno d'autobus, semplicemente di linea.
Gialla, rossa o verde. In attesa di altri, e violenti, colori. A costo
di far fuori l'arcobaleno.
Giovanni dalle Bande Nere
3
Settembre 2001-Bush:
"Silvio, scusa, cosa si mangia a
pranzo?" |
Dite la
verità:le immagini del G8 vi hanno proprio stufato.Ve le siete viste
2333 volte? Vero. Genova è stato l'evento mediatico più ripreso
della storia, grazie anche alle telecamerine digitali (3, 5 milioni di
lire al massimo).
Venti anni fa mamma Rai avrebbe esordito dicendo"fonti vicine al
Viminale affermano che gruppi isolati di facinorosi"...Poi è
venuta Mediaset e i giochi, in parte si sono rotti. La 7, grazie a
"Primo canale", ha dato belle immagini in diretta, poi
inspiegabilmente, si è afflosciata. Ma sono state le mini-telecamere
le vere regine dell'evento (a proposito chi dice che Bolzaneto gli
ricordava "Missing" sbaglia:rivedetevi "Z, l'orgia del
potere "e ne riparliamo).
Ma la scena che nessuno ci ha spiegato è avvenuta all'interno di
Palazzo Ducale:Bush e Berlusconi sono seduti a capo-tavola, si girano
affabili verso cameramen e fotografi.
Scambiano alcune frasi tra loro. Discutono di scudo spaziale, di fame
nel mondo, degli scontri là fuori? No.Bush chiede al Cavaliere col
tacco "che si mangia?". Però sorride sempre e al Berlusca
è questo che basta.
Ci pensa un attimo, "lunch"-sarete d'accordo richiede un
certo sforzo di traduzione, e gli risponde illustrandogli il menù...Siccome
nessuno ci fa caso (ma anche se avesse voluto scherzare non avrebbe
osato...) le immagini girano senza audio.
E tutto il mondo ha pensato:ma guarda come sono amici questi due.
Mentre fuori, per la modica cifra di 50 milioni un'architetto per
conto della "struttura di missione del governo"dialogava col
Social Forum.
Il responsabile, un diplomatico, con scarso senso del ridicolo ci fa
sapere che "doveva essere qualcuno che loro
accettassero:altrimenti avremmo dovuto farlo noi, ma non sarebbe stato
altrettanto efficace":Ragazzi, ha proprio detto
"efficace"!
Il Tenente Colombo
colombo@ilbarbieredellasera.com
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e agosto 2001
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di Giugno 2001
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di Maggio 2001