Dai nostri inviati

Voci, rumori, "boatos". E qualche onesto, innocente e gustoso pettegolezzo sul mondo dei giornali. Intendiamoci subito: i malintenzionati che vogliono offrire al Barbiere non saporite notizie, ma perfide insinuazioni, saranno fermamente respinti. Chi ha qualcosa di interessante da raccontare e' invece il benvenuto. Manda dunque le tue notizie al Barbiere della Sera


 
11 Ottobre 2001- Uniti in videocassetta, divisi sulla guerra

Cos'hanno in comune tre quotidiani come l'Unità di Furio Colombo, il  manifesto, diretto da Riccardo Barenghi, e Liberazione, diretto da  Alessandro Curzi, e un settimanale, Carta, nato da una costola del manifesto  e diretto da Pierluigi Sullo? 

Apparentemente niente, escludendo il fatto di  definirsi tutti - chi più, chi meno - "di sinistra". Dall'11 di ottobre,  invece, qualcosa in comune ce l'hanno eccome: una videocassetta, che e si  può comperare insieme a uno dei quattro giornali, ma che sarà disponibile  anche in libreria, in allegato al volume La sfida al G8 edito dalla  manifesto libri. 

E' stato presentato il 9 ottobre scorso, a Roma, nella sede della  Federazione nazionale della stampa, infatti, il video "Genova. Per noi"  curato da Paolo Pietrangeli, Roberto Giannarelli, Wilma Labate, Francesco  Martinotti e in collaborazione con il Gsf sulle mobilitazioni contro il G8  nel luglio scorso.

Il film, che sarà distribuito assieme a Carta, il  manifesto, Liberazione, l'Unità da giovedì 11 ottobre e lungo tutta una  settimana, al prezzo di lire 10 mila e in allegato a ognuno dei quattro  giornali, documenta le violenze della polizia, l'irruzione alla scuola  elementare Diaz, sede del centro media del Gsf e raccoglie le testimonianze  sulle brutalità delle forze dell'ordine nella caserma di Bolzaneto.

Alla  presentazione, che ha visto la partecipazione dei registi coinvolti, del  segretario della Federazione nazionale della stampa Paolo Serventi Longhi,  dei direttori delle testate interessate e di Vittorio Agnoletto, tutti si  sono detti concordi nel sostenere che un video sui "fatti di Genova" è  necessario per non dimenticare, proprio quando sui cieli di Kabul le parole  hanno lasciato il posto alle armi e che questa guerra "invisibile" rischia  di trasformare i media in "portavoce" degli stati maggiori.

 E' la prima volta, questa, dunque, di un'iniziativa editoriale comune, nella  storia di quattro giornali di solito lontani, sia politicamente che  ideologicamente, tra loro e di certo ben diversi per storia, cultura, idee. 

Anche se tutti e quattro si definiscono "di sinistra", infatti, uno,  l'Unità, è l'ex quotidiano ufficiale, ma oggi solo "vicino" ai Ds, un altro,  il manifesto, si autoproclama da sempre "quotidiano comunista" e rappresenta  la voce più autorevole della sinistra radicale e antagonista, un terzo,  Liberazione, è "l'organo" ufficiale di Rifondazione comunista e un quarto,  Carta, è il portavoce non ufficiale, ma sostanziale, del movimento "no  global" come dell'area dei centri sociali. 

I fondi ricavati con la vendita della videocassetta andranno a sostegno del  Genoa Social Forum: dunque, l'iniziativa è "no profit", ma di sicuro segna  una svolta nelle relazioni politiche ed editoriali tra questi quattro  giornali.

Il film, naturalmente, parla di Genova, s'intitola, non a caso,  "Genova. Per noi", e l'ha girato e diretto in presa diretta - nei giorni  "caldi" del G8 - il regista, iscritto al Prc, Paolo Pietrangeli, insieme  agli altri autori.

Il film racconta, recita la manchette, "la storia  drammatica della sospensione dei diritti civili e delle libertà democratiche  avvenute nei giorni del G8".  Un bel colpo, non c'è che dire, per chi - contrariamente a quanto succede in  Parlamento sulla guerra - crede che la sinistra moderata come quella  alternativa debbano "marciare divise, ma colpire unite".

Peccato solo che  siano rimasti fuori dall'iniziativa i poveri Comunisti italiani e il loro  settimanale La Rinascita della sinistra. Chissà se qualcuno li ha cercati,  chissà il travaso di bile venuto a Cossutta, quando ha scoperto che  diessini, più o meno moderati, rifondaroli, gruppo storico del manifesto,  nuovi portavoce dei "no global", leader del Gsf e dei centri sociali  facevano una "cosa" assieme. 
Giovanni dalle Bande Nere


10 Ottobre 2001- Mobba tu che mobbo anch'io. Mediaset in subbuglio

Ragazzi, non è che a Mediaset sta scoppiando un casino? Kabul viene bombardata e i giornalisti cosa ti combinano? Osano contestare l'Azienda.

La scorsa settimana una redazione storicamente mansueta come quella del tg4 ha proclamato lo stato di agitazione dopo che Emilio Fede stava arrivando alle mani con un conduttore. Va bene (si fa per dire) gli insulti, ma le mani addosso no, dicono a Milano2.

La situazione sta sfuggendo di mano. Lo stesso ufficio del personale interviene per dividere i contendenti e il collega , al quale era stato preannunciata una fine certa da Emilio nostro viene in poche ore addirittura promosso caporedattore (una prece alla Ragazza del Bar che ha contribuito a rendere note le traversie del professionista).

Mercoledi scorso il primo incontro dei cdr di Mediaset con l'Azienda per il rinnovo del contratto dell'integrativo. I rappresentanti sindacali si sentono offrire circa 600 milioni lordi da dividere tra i 300 giornalisti:un rapido calcolo dice che l'Azienda è disposta a sganciare 60.000 lire nette al mese a testa:una autentica miseria per una realtà che-crisi della pubblicità permettendo, chiuderà anche il 2001 con utili notevoli .

Subito il pensiero corre ai 3,5 miliardi all'anno(dieci milioni al giorno) di Mentana. Quando basta basta, dicono. Giovedi parte l'assemblea del tg5 e all'unanimità affida al cdr ben 5 giorni di sciopero e impone a Mentana, per la prima volta di far leggere in diretta un comunicato sindacale sull'integrativo.

Il giorno dopo tocca al tg4:altri 5 giorni. Poi si muove la redazione di Tgcom. Adesso tocca a Studio Aperto e alla fortissima redazione sportiva. All'ufficio del personale cominciano a preoccuparsi sul serio: Bush bombarda i talebani, l'informazione dilaga, ci si aspetta uno sforzo crescente e questi minacciano di fermare l'informazione per una settimana: che succede? Non saranno mica diventati grandi?

Ma stì direttori strapagati non dovevano assicurarci che le pecorelle non si trasformassero in lupacchiotti? Fede, Mentana, Giordano e Rognoni :non dovevate garantirci la pace in redazione ? I 300 cirenei se la devono vedere con i 1600 colleghi della Rai e si stanno svegliando :trattati maluccio, sottoposti a ritmi veramente intensi, in una Azienda che non è neppure più paternalista come ai tempi del Cavaliere, è solo odiosetta (niente penne Montblanc,solo salumi della "Casa degli Italiani"a Natale).

Allora chiedono soldini, ma, specialmente, pongono una questione sulla quale al direttore del personale, Valeriano Giorgi, stanno fischiando le orecchie: nel comunicato del coordinamento dei cdr si parla di "mobbing": l'accenno non è formale, è secco, insistito, tutt'altro che casuale :cosa c'e' che al direttore del personale non è ancora noto e che i direttori di testata sanno bene? Ci sono uffici legali che si stanno occupando di cause di mobbing?

Qui ,dicono a Cologno Monzese, non si tratta più di qualche centinaio di milioni :e non bastano più pacche sulle spalle e promozioni in corner. La partita si fa veramente seria. E per la prima volta il risultato potrebbe non essere scontato, come le altre volte (quattro lire e tutti giù in sala di montaggio a lavorare, magari borbottando un po').
Chips


9 Ottobre 2001- Il direttore c'ést moi

Com’e’ costume, il giovedi’ all’Espresso si fa una riunioncina di redazione. Chiuso un numero bisogna pur preparare il successivo. E così, giovedì 4 ottobre la dotta conversazione di via Po scivola inevitabilmente sulla legge approvata dal Senato sulle rogatorie, la legge, per intendersi, che l’opposizione ha battezzato legge Previti, poiche’ toglie dalle peste il fedele legale del presidente del Consiglio Berlusconi.

Prende la parola
Giampaolo Pansa, firma pesante dell’Espresso, uno che non le manda a dire. Invece di prendersela con la maggioranza di centro destra che ha approvato la legge, anche perche’ sarebbe troppo banale, Pansa propone un altro tipo di pezzo: “Bisogna raccontare – dice – perche’ e percome il governo del centro sinistra ha lasciato marcire il problema, cosi’ come altre riforme. Perche’ non si sono mossi loro? Ora la sinistra strepita perche’ Berlusconi va avanti con il bulldozer. Potevano pensarci prima, non ti pare caro Giulio?”.

Giulio sarebbe il direttore
Giulio Anselmi che ascolta pensoso. Il dibattito langue per una decina di minuti fin quando il capo dell’attualita’, Riccardo Bocca, semina li’ una piccola mina antiuomo. “Scusa, Giampaolo, non capisco bene perche’ ti indigni tanto per il passato e non per l’oggi”.

Pansa si guarda intorno (tutti zitti) conta fino a dieci e poi esplode: “Come ti permetti? Io mi indigno, mi indigno eccome… Tu ignori la mia storia, tu mi stai insultando!!!”.

Giulio Anselmi tenta di metterci una pezza: “Giampaolo, non mi pare che Riccardo ti abbia insultato”.

Ma Pansa e’ una
furia e la lite sale di tono a colpi di “che cazzo dici? e “che cazzo dici tu…”. Quelle belle riunioni dell'Espresso di una volta.

Anselmi continua a coprire Bocca, che per la verita’ non sembra aver avuto intenzioni
bellicose, ma Pansa diventa sempre piu’ paonazzo e cosi’ si finisce come quelle coppie che stanno insieme da anni e continuano di tanto in tanto a rinfacciarsi storie del passato.

”Se ben ti ricordi – attacca
Pansa rivolto a Anselmi– quando Pera venne eletto presidente del Senato fui io a proporti di scriverne un bel ritratto. E tu mi hai detto no. Te lo ricordi no? E allora spiegami come mai. Vogliamo farlo adesso, un bel ritrattino di Pera e di come ha gestito la discussione in Senato sulle rogatorie? Allora? Perche’ non l’hai voluto fare quando era il momento?”. 

Anselmi: “Adesso te lo spiego io perche’ non l’ho voluto fare un ritratto di Pera. Perche’ io sono il direttore e faccio quello che mi pare. Non so se mi sono spiegato”.

Tosta. Secca. Tagliente come un rasoio. Pansa lo guarda incredulo. Intorno, tutti muti, nessun fiata. Qualcuno pensa: “E te credo che Anselmi non ha voluto spellare Pera. Lo ha portato lui al Messaggero come commentatore e gli ha fatto far carriera…”.

Una battuta a destra, un sorriso a sinistra e la tensione tenta di sciogliersi. Ma Anselmi, serio, continua: “Giampaolo, se vuoi partecipare a queste riunioni, ne siamo felici, e tuttavia…”

Pansa: “Sì, certo, se mi va partecipo, senno’ me ne vado, non preoccuparti”.

La seduta e’ tolta.
Bds
9 Ottobre 2001- Il bacio di Bossi

Egregi barbieri, leggendo la manchette del quotidiano di Varese "La Prealpina" apprendo che è stato nominato un nuovo condirettore nella persona del dottor Roberto Ferrario. Il suddetto, però, è anche l'amministratore delegato nonché azionista di maggioranza della "Prealpina".

Insomma, è l'editore. Mi dicono che Roberto Ferrario sarebbe iscritto all'albo dei pubblicisti; nulla da eccepire, dunque, sul piano formale. Il problema, semmai, è di opportunità; la notizia non è stata comunicata ai lettori, nè è stata chiosata dal comitato di redazione.

Di più: pochi giorni prima lo stesso Ferrario era stato "immortalato" sulle pagine del suo quotidiano nell'atto di baciare Umberto Bossi. Mi domando, a questo punto, se non sia messa in pericolo l'autonomia di chi lavora nel quotidiano di Varese.

Sbaglio, o fino a pochi anni fa venivano combattute furibonde (e sacrosante) battaglie contro "il padrone in redazione"? E poi: il giornalista (a maggior ragione il condirettore) è ancora una professione che si apprende con anni di gavetta, di esperienza sul campo? E' vero che anche Montanelli e Scalfari furono al tempo stesso direttori ed editori di quotidiani, ma furono "prima" giornalisti e "dopo" imprenditori.

Ciò detto senza spocchia e senza furori, mi piacerebbe ascoltare il parere di qualcuno più esperto e illuminato di me (magari qualche componente dell'Ordine).
Un bevitore di caffè


8 Ottobre 2001- La guerra secondo il Tg2

Il Tg 2, sempre solerte nel raccogliere anche il più flebile sospiro del ministro Tremonti o nel regalare agli italiani tutti i sorrisi al fondo tinta del nostro premier, ci ha dato l’ennesima lezione: come si buca (o quasi) una notizia. 

Domenica, ore 18, 44. Il Pentagono annuncia: alle 18, 27 è iniziato l’attacco su Kabul. Apprendo la notizia dal Tg 3 (che è il mio Tg preferito) in tempo quasi reale. Rapidissimo il collegamento telefonico con l’ottima Giovanna Botteri (inviata in zona calda) e Flavio Fusi (New York). I loro interventi sono intervallati dal collegamento in diretta con la CNN e traduzione simultanea

Mi dedico allo zapping. Sul Tg 1 Maria Luisa Busi si arrangia alla meno peggio ma tutto sommato raggiunge la sufficienza. Prontissime le reti Mediaset: l’ansiogeno Fede smista collegamenti qua e là ma ci fa capire cosa sta succedendo, sul Tg 5 Chicco Mentana è già lì, pronto come sempre e come sempre ha salda in pugno la situazione. Persino Italia 1 mette in piedi una serie di collegamenti decenti.

E il Tg 2? Daniele Renzoni, che sta conducendo Dossier ci comunica dell’avvenuto attacco, si collega con la CNN e per cinque minuti da Mimunlandia arrivano solo immagini di uno schermo assolutamente nero (forse per fare dispetto a Renzoni gli americani hanno deciso di attaccare quando in Afghanistan è notte fonda) e con un collegamento telefonico molto confuso e che persino Tony Blair avrebbe avuto difficoltà a capire. Nessun commento. Nessun tentativo di traduzione.  

Ma non è tutto. Ore 19,01. Nevrotica come sono per natura continuo il mio zapping. C’è Tiziana Ferrario sul Tg 1, sul Tg 3 rimbalzano Botteri e Fusi, sulle reti Mediaset un collegamento dietro l’altro (tutti con traduzione simultanea della CNN fra un servizio e l’altro). E sul Tg 2? Le previsioni del tempo

È finita? No. Ore 19,10. George W.Bush parla alla nazione e le reti italiane pubbliche e private sono unificate come il 31 dicembre per il discorso del Presidente della Repubblica agli italiani. Tutte? No, quasi. Mentre Bush annuncia al mondo che ciò che sta accadendo il Tg 2 offre ai suoi spettatori uno scoop formidabile: gli italiani (secondo un sondaggio) fino a qualche anno addietro preferivano la pasta al sesso adesso le posizioni sono (fortunatamente) invertite. Va regolarmente in onda come da palinsesto Eat Parade. 

È finita? Pazientate ancora un po’ per l’ultimo zapping. Ore 19,20. 

Tg 1. Busi è in collegamento telefonico con un esperto di faccende militari

Tg 3. Caprarica da Londra ci comunica le reazioni dalla Gran Bretagna.

Tg 4. Fede con l’aiuto della videografica, ci mostra cosa sta accadendo nella zona di guerra.

Italia 1. Angelo Machiavello dal Pakistan ci racconta che aria tira da quelle parti.

Tg 5
. Mentana parla in diretta con Mimosa Martini. Ottimi i servizi di Mimosa. 

E il Tg 2? Va in onda l’appassionante telefilm Sentinel. 

Posso una tantum dare dei voti? Sì? Grazie: Tg 5 dieci e lode, Tg 3 dieci, Italia 1 e Rete 4 nove, Tg 1 otto. E al Tg 2? Datelo voi.
Mata Hari


3 Ottobre 2001- Tg4: quella rissa mancata alla macchinetta del caffe'

Per la prima volta in dieci anni la redazione del TG4 ha dichiarato lo stato d’agitazione. Scopo: ottenere, a garanzia della buona fede di Fede, quelle sostituzioni che potrebbero arginare una situazione dell’organico ormai al collasso.

La cosa divertente e’ che lo stato di agitazione e’ cominciato con moltissima agitazione in redazione sul filo dei cazzotti nei pressi della macchinetta del caffe’.

La storia è semplicissima: non so se per imitare Enrico Mentana o per sua conformazione mentale, Fede decide di riorganizzare la rassegna stampa serale senza comunicazione al Cdr, ai sensi dell’art.34, e senza avvertire i responsabili rimossi.

Da ordine di servizio tutti apprendono che il compito di leggere ‘i titoli sulla stampa di domani…’ è stato affidato ad altri colleghi. Il Cdr manifesta pure qualche perplessità sulle scelte, ma soprattutto difende i responsabili dell’edizione con una lettera di protesta.

Aperta la lettera, il primo rappresentate del Cdr che mette piede al giornale viene assalito dal direttore con una valanga di insulti irripetibili. Fede è una persona schietta, incapace di fingere, e pure in quest’occasione manifesta con molta veemenza, per dir cosi’,  il proprio pensiero.

Il giornalista preso di mira è un tipo mite ma quando le parole cominciano a pesare troppo va sotto il naso di Fede e sta per prenderlo per il bavero e appiccicarlo al muro. Subito accorre un drappello di colleghi, chi ansiosi di veder volare un po’ di schiaffi (sock, sbang, slap) e chi preoccupato di porre fine all’imminente rissa da strada. Interviene con la sua discreta mole un vice direttore e separa di due ormai con la bava alla bocca.

In fondo sono un’umile ragazza del bar, alla ricerca del lavoro perduto…capire il clima che regna nelle redazioni è un ottimo strumento per presentarsi e…zac… carpire almeno quella sostituzione che farà di te, se non una giornalista felice, almeno una giornalista occupata.

Perché quelle sostituzioni alla fine ci saranno. Emilio Fede è proprio quello che vediamo sul teleschermo. Un uomo chiamato tivù.  Segue assemblea che sancisce lo stato d’agitazione. Uno stato d’agitazione molto singolare…perché in redazione pare regni la più totale e completa armonia.

Interpellato dal Barbiere, il Cdr del Tg4 si dà disponibile a fornire spiegazioni su tutti i problemi inerenti alle carenze d’organico- argomento che m’interessa molto in quanto disoccupata, ma poco ai fini del gossip.

Riesco a risicare una mezza frase di velata conferma delle informazioni già in mio possesso (‘Ma chi ve l’ha detto???’) subito puntualizzata. ‘Mettiamo in chiaro. Fede è fatto così. Con lui non si fa o s’impara a fare televisione, con lui si vive la televisione. Con lui si vive così. Non c’è tragedia o farsa, c’è la televisione. Quando s’arrabbia non sai mai se sei un figlio degenere o un giornalista imbecille. Ma quando finiscono le trasmissioni si spegne tutto’. Insomma, nessun rancore personale, il lavoro è l’uomo. Mi suggerisce un altro collega. ‘Trattalo bene, ci resta male facilmente’.

Sgrano gli occhi e le orecchie. Non potrei mai trattare male Emilio Fede. Forse aggredire Mentana (che sta assumendo giornalisti e mi ha dimenticata, nonostante il nostro amore alpino), ma Fede non si tocca. 

Per me è ‘living legend’. Ma l’avete visto strapazzare in diretta la povera Francesca Senette, che passa peraltro come una sua protetta, rea di aver passato una notizia del Tg3? Lui fa apertamente quello che altri fanno di nascosto. Lui è uno vero.

Come fai a trattar male uno vero? Uno dietro cui non c’è nessun altro se non lui così com’è. Nemmeno Berlusconi. Anzi, vi dirò che il suo ‘Beatrice Berlusconi’, presidente del consiglio ‘del teleschermo’, mi dispiace molto meno di quello in carne ed ossa…ops…dai che ho perso un’altra occasione di trovare lavoro…

La ragazza del bar


1 Ottobre 2001- A Kataweb si riga dritto con la Righini

Caro Barbiere, tira una brutta aria a Kataweb, net company del gruppo Espresso-Repubblica. L'azienda è sempre più in difficolta’, si parla di nuovi tagli, si aspetta un piano editoriale che sarà lacrime e sangue. Il clima in redazione è rovente e la direzione è arrivata addirittura a sospendere dal lavoro senza stipendio un caporedattore senza nemmeno avvisare il cdr e la redazione e’ orfana del capo.  

Dopo il caso D'Ottavio (un assiduo collaboratore del quotidiano al quale e' stato interdetto l'ingresso dalle guardie in portineria) a Repubblica il nuovo episodio fa paura ai giornalisti di tutto il gruppo Espresso che sono in allarme. "L'azienda sta sperimentando le nuove relazioni sindacali su quei poveracci del web" si sussurra con preoccupazione a piazza Indipendenza nei corridoi di Repubblica.

Ecco i fatti. Venerdì 7 settembre al termine di una violenta discussione su competenze e  mansioni, Manuela Righini (ex Ansa), supercaporedattore di kwnews presenta una vibrata protesta al direttore responsabile Vittorio Zambardino e al direttore generale Claudio Giua. "Sono stata scavalcata, mi dimetto dall'incarico, trovatemi altre cose da fare".

Tutto ciò accade nel pomeriggio e in serata arriva la risposta da Zambardino: cara Righini lei è molto brava ma poco accondiscendente e anche troppo severa con i suoi redattori che si lamentano perchè li fa lavorare troppo e in condizioni non piacevoli. Cara Righini, lei viene sospesa dal lavoro senza stipendio per ragioni disciplinari.

La decisione viene comunicata solo all'interessata e taciuta al cdr e alla redazione e la Righini se la tiene per se’. Il servizio news, senza troppe spiegazioni, viene affidato in fretta e furia al vice della Righini, Paolo Foschi

Al cdr e alla redazione Zambardino si limita a dire che si è consumata una rottura insanabile, che la Righini ha presentato le dimissioni e che il suo ritorno è assolutamente impensabile. In altre parole, l'era Righini sembra finita. Anche perchè lei stessa spesso contestata con durezza dai redattori per i metodi discutibili, pensa bene di farsi da parte senza parlare col cdr, con la redazione e con i suoi uomini più fidati.

Zambardino, dopo essersi impegnato con il cdr a nominare un nuovo capo 'entro tre giorni', si rifugia nel suo ufficio a rimuginare mentre la redazione news (15 persone in tutto) affronta l'emergenza degli attentati in America senza un vero capo.

Dopo più di due settimane arriva il colpo di scena, il 24 settembre nella redazione news circola la voce del ritorno imminente sul trono della Righini. Il vice Foschi, pare informato da una telefonata della stessa Righini, che conferma. 

Ma dalla direzione non arriva alcun segnale fino a quando il cdr irrompe nell'ufficio di Zambardino per chiedere lumi: in una breve riunione dai toni accesi il direttore annuncia che il contenzioso azienda-Righini è stato risolto e rivela per la prima volta che la Righini era stata sospesa per ragioni disciplinari ma che è stata reintegrata con piena fiducia nelle sue mansioni di capo di kwnews.

Ma come mai Zambardino e Giua, che avevano criticato duramente i metodi della Righini sono tornati indietro riabilitando l'insubordinata capo-redattore dopo averla sollevata dall'incarico? Nel kata-palazzo si sussura che ci sia stato l'intervento di Benedetto da via Po: il gran capo dell'Espresso, dopo un breve consulto con gli avvocati, ha strigliato i due direttori: "Ma siete matti, se quella ci fa causa ci lascia in mutande", pare si sia sfogato.

Zambardino e Giua hanno innestato così la retromarcia e sono stati indotti a reintegrare la Righini. Una storia che la dice lunga sul clima all'interno del gruppo Espresso-Repubblica e che rischia di far saltare di nuovo le relazioni fra il cdr di Repubblica e l'azienda dopo una faticosissima ricomposizione seguita alla rottura dovuta al caso D'Ottavio.
Kw


24 Settembre 2001- La mi' mandi un panino a Firenze

Caro Bds, vabbe’ che la Santa legge della diffusione regna sovrana nella nostra "magra" Italia-quotidiana.

Vabbe' che le classifiche vanno scalate a colpi di strategie commerciali, sinergie, offerte promozionali piu' che con gli scoop o i bei servizi confezionati...  Passi, infine, che fare indigestione di copie (vendute) è lo scopo ultimo di tutti gli editori.

Ma quello che sta facendo La Stampa, mi pare esagerato o quantomeno non calcolato. O strategicamente errato, poco bipartisan e politically incorrect. Ordunque: si viene a saper che il quotidiano di Casa Agnelli starebbe per tentare la scalata in quel di Firenze, cercando di arraffare copie alla Nazione e al Tirreno con l'abbinata "alimentare" (il famigerato panino a prezzo stracciato) con il Corriere di Firenze (scuderia Alberto Donati, quello che ha il 10% di City Italia, free press della Rcs). E fin qui, nulla di male. Oddio... Chissà cosa ne pensa il lettore.

Ma c'è un piccolo particolare: La Stampa che "mangia" panini da alcuni anni, dall'altra parte d'Italia, sulla costa romagnola, nella culla del divertimentificio Rimini s'è messa in società con la cooperativa editoriale Corriere di Romagna.

Il panino va avanti da anni, anche perche' il gruppo editoriale de La Stampa detiene una discreta fetta del pacchetto economico della coop (pare il 40%). Ma in quel di Rimini resiste da un paio di annetti La Voce di Rimini. E di chi, il terzo quotidiano riminese? Oltre che di uno scaltro signore del "mattone" dell'entroterra locale, pure del signor Donati che ha spedito in riviera alcuni cavalli "pazzi" della sua scuderia umbra, scuola Corriere dell'Umbria...

Insomma, laddove c'è da far affari (Firenze) si stringono accordi. Laddove ci si scontra in edicola, ci si fa la guerra (Rimini). L'unico a rimetterci, direttamente o indirettamente, potrebbe essere (in fatto di numero di copie) l'altro editore Andrea Riffeser che a Rimini ha portato dal '57 l'edizione locale de Il Resto del Carlino; mentre a Firenze c'è la sede principale del quotidiano di famiglia (La Nazione).

Tra l'altro lo stesso Riffeser sta facendo la guerra in quel di Bologna (cuore del Carlino). Lì, il neo-nato quotidiano (da 5 mesi) Il Domani di Bologna (figlio del Il Domani di Calabria), da pochi giorni esce in panino (a 1.700 lire, quanto vende il Carlino) con un altro quotidiano nazionale? Indovinate  con chi: ma con La Stampa.  Chi vivrà, leggerà.... 

Andrea M.


24 Settembre 2001- A Radio Kiss kiss va in onda il licenziamento

Dalle frequenze di Radio Kiss Kiss va in onda il licenziamento delle due giornaliste che costituivano la redazione del radiogiornale, inspiegabilmente soppresso a metà luglio. Perché sono state licenziate? E perché il notiziario è stato smantellato? Lo scoprirete solo leggendo…

Anna Rita D’Ambrosio inizia a raccontare: “Io e la collega Pina Esposito siamo le uniche due professioniste all’interno dell’azienda, gli altri sono pubblicisti.

Io lavoro lì da 9 anni, la mia collega da 4. In passato ci sono stati degli attacchi rivolti al nostro contratto, richieste esplicite di passare al contratto Federazione radio televisiva. Chiaramente noi abbiamo sempre rifiutato. Poi l’evento clamoroso di quest’estate. La presentazione del piano ferie il 30 maggio – incredibilmente accolto senza alcun tipo di difficoltà – è stata poi rifiutata.

Eravamo sottodimensionati già in tre, figurarsi in due. Il collega non è stato mai sostituito. Con una formula molto strana, il piano ferie è stato accolto solo in parte ed io ho avuto la mia settimana di vacanza. Dalla Sicilia – dove mi trovavo – chiamavo in azienda per sapere l’orario del mio turno al ritorno dalle ferie. All’ennesima telefonata mi hanno detto ‘puoi anche non rientrare, perché non ci sono le news’.

Mi sono spaventata non poco: dopo nove anni di lavoro, in cui le news sono sempre andate in onda per 15 edizioni al giorno, non era normale che all’improvviso si sospendesse tutta l’informazione. Sono rientrata frettolosamente. Alle sette del giorno dopo ero in radio, ma non mi hanno fatto lavorare. Quando è arrivato il capo del personale mi ha comunicato che le news erano sospese.

Dopo ore ed ore di insistenze, me l’ ha messo per iscritto. Questo foglietto di tre righe diceva che ‘per improrogabili esigenze aziendali, le news erano sospese dal 16 luglio al 3 settembre’. Uguale foglietto è stato dato alla mia collega. Ci mandavano così ufficialmente in ferie per 45 giorni!

Come fiduciaria di redazione, ho dato un mandato di assistenza sindacale all’Assostampa di Napoli. Ho convocato nei locali dell’azienda un’assemblea. Il capo del personale, Davide Niespolo ha parlato di una ristrutturazione dell’azienda. Ci ha dato delle rassicurazioni molto blande, dicendo che al momento non voleva licenziarci, che il periodo di ferie era molto lungo solo per consentire la riorganizzazione e che ci avrebbe comunicato a mezzo raccomandata la specifica delle ferie”.

Intanto la radio è a secco di notizie e gli ascoltatori mandano SMS in radio, chiedendo dove siano finite le news. Nel frattempo, alle giornaliste arriva una raccomandata in cui si legge che il calcolo delle ferie è sbagliato: dovevano rientrare il 16 agosto, ma era il 22.

Molto agitata, la D’Ambrosio si fionda in radio dove le dicono che ci deve essere un errore, non doveva rientrare a lavoro. Lei convoca un’altra assemblea sindacale durante la quale la segretaria le consegna la lettera di licenziamento per soppressione di ramo d’azienda. Il settore dell’informazione non c’è più. I radiogiornali saranno forniti da terzi, da un service.

“C’è mancanza di chiarezza – si rammarica la D’Ambrosio – non sono riuscita a capire perché, dopo un rapporto di dieci anni, sono stata licenziata tramite la segretaria. All’ingresso della radio è apparsa una comunicazione interna appesa in bacheca, nella quale si dice che non sono più dipendente e non posso entrare in azienda. Ci sono tanti modi… questo sicuramente è il peggiore. Io e la mia collega siamo vicine al manicomio”.

La vicenda ha suscitato clamore non solo nell’Assostampa di Napoli, ma è intervenuto anche il presidente della FNSI, Paolo Serventi Longhi. Al Barbiere della Sera ha dichiarato: “E’ una nefandezza inenarrabile. Una delle peggiori degli ultimi anni”. “Un sindacalista licenziato durante un’assemblea è già un caso di scuola – continua la D’Ambrosio – e poi un network nazionale ha l’obbligo, per la legge Mammì, di trasmettere i notiziari”. L’Assostampa ha già dato mandato ai legali ed un altro avvocato seguirà la vicenda per conto delle due giornaliste.

Pina Esposito fa eco alla sua collega: “Ci sono delle procedure che sono state saltate integralmente. In una redazione che non si è fermata mai un giorno – ho lavorato anche il 1° maggio – non è normale essere mandata in ferie per un mese e mezzo.

Prima di Radio Kiss Kiss lavoravo in Tv. Sono stata chiamata da loro. Loro mi hanno convocata e mi hanno offerto come contratto un articolo uno, ma io non avevo chiesto niente. Noi abbiamo sempre dato piena disponibilità, anche per le sostituzioni. Il nostro torto è forse quello di aver osato interessare il sindacato, che è deputato a difenderti o, comunque, a mediare tra due posizioni. I colleghi non è che si siano dimostrati così solidali… Siamo sempre venute incontro alle esigenze dell’azienda, all’improvviso siamo diventate due appestate.

Inoltre, da un punto di vista legale, non si può licenziare un dipendente per assumerne un altro che costa di meno. Questo è possibile solo nel caso di ‘stato di crisi’ dell’azienda. Ma da agosto ci sono due nuovi speaker di Milano molto noti, che costano più di quelli di prima. Quindi la radio non è in crisi, è in crescita. E’ come se il settore delle news fosse stato cancellato.

L’attacco alle Twin Towers è stato completamente ignorato finché non è stata presa la decisione: la povera speaker che si trovava di turno ha dovuto fare la giornalista”.

C’è un altro mistero a Radio Kiss Kiss, quello del direttore Stefano Marino. Le due giornaliste lo hanno conosciuto solo a luglio di quest’anno, dopo quattro anni di ‘direzione’ e di scuse farfugliate quando in redazione qualcuno lo cercava al telefono.

Ma l’interessato svela l’arcano: “È una situazione anomala. Sono direttore, ma in realtà ho un ruolo ben diverso da quel che risulta ufficialmente: ho un contratto di collaborazione, sono corrispondente per la pallanuoto e la pallavolo”. Poi si dissocia: “L’azienda aveva dato sia a me che a loro delle garanzie che il licenziamento non ci sarebbe stato. Risulto dimissionario dalla carica di direttore perché non condivido questo provvedimento, da cui ho preso le distanze. Quando ho ricevuto la convocazione di Ermanno Corsi, Presidente dell’Ordine della Campania sono caduto dalle nuvole”.

Radio Kiss Kiss  fa parlare l’ufficio stampa, Paolo Ascione: “Non abbiamo grandi dichiarazioni da fare. La proprietà intende ribadire che il licenziamento è dovuto ad una questione di costi interni alla redazione giornalistica, di cui era previsto un ampliamento”.

E l’ampliamento inizia licenziando le uniche due persone che componevano la redazione? “Il servizio giornalistico delle emittenti radiofoniche, soprattutto nazionali, è diventato di enorme qualità. Bisognava fare un adeguamento ai nostri concorrenti. E’ stato fatto un piano dei costi e si è visto che creare una struttura interna di simili proporzioni diventava insostenibile. Allora si è deciso di affidarsi ad un’ agenzia esterna, la AGR di Milano, che confezionerà notiziari realizzati in esclusiva per noi.

Il servizio garantito da un’agenzia sarà qualitativamente superiore a quello delle due giornaliste?
“È decisamente superiore… non me ne vorranno né D’Ambrosio, né Esposito. Una cosa è un’agenzia che garantisce servizi ed inviati, altra cosa è invece un notiziario che è fatto semplicemente con la lettura delle agenzie, con tutta la bravura e l’abilità che avevano le mie ex-colleghe nel redigere i notiziari”.

 E sulla modalità di questo licenziamento? 
“È una modalità che è poco chiara anche a me. Sono coincise una serie di vicende”. Non è stato deleterio per l’immagine della radio sospendere le news? “Sì, mi rendo conto. Ma queste sono scelte editoriali. Quando si termina un rapporto di lavoro è come quando si termina un rapporto d’amicizia o matrimoniale. Non voglio entrare nel merito, perché i rapporti di lavoro sono personali. Faccio parte anch’io della categoria e do la piena solidarietà alle colleghe, ma ho un ruolo delicato perché rappresento pure l’azienda. Forse c’era qualche attrito. Solo in questo modo si può giustificare una scelta del genere”.

Sono state infrante delle regole sindacali? “Su questo non esprimo un parere, perché non ho competenza in materia”. Non era più razionale, per garantire l’informazione agli ascoltatori, preavvisare il licenziamento e tenere in piedi la redazione fino alla scelta del service? “Una scelta razionale dipende dal tuo obiettivo finale…” Immagino che la strategia di un editore sia razionale… “Assolutamente sì. Confidiamo in quello. Anzi, ne siamo sicuri. Sono cambiate molte cose, c’è un piano adeguato: è cambiato l’head line della radio che non è più the rhythm of your life, ma è diventata la radio che ti ascolta. Questo vuol dire che la radio è cambiata completamente nel suo modo di gestirsi. Anche nella conduzione”.

E’ solo un cambiamento formale? “No. Quando cambia l’head line in un modo così forte, non è un cambiamento formale. Cambiano le scelte artistiche. Ormai le emittenti radiofoniche hanno sempre maggiori capitali. Quello che era un giochino con le prime radio libere, adesso sta diventando un grosso business. E ci sono scelte che devi fare, perché tenere una redazione costa. La nascita dei service ha cambiato tutto. Il tentativo è di rendere le news quanto migliori possibili per i nostri ascoltatori. Sembra paradossale, ma cercare di migliorare il servizio può cominciare con un licenziamento. Le modalità con cui è avvenuto sono al di fuori delle motivazioni che ho espresso.

Quello che l’editore Lucia Nespolo dichiara è che la linea editoriale della radio sposta il suo target ad una fascia più giovane e diventa più d’intrattenimento. E’ una strategia aziendale. Le scelte fatte sono state recepite male. Il resto sono chiacchiere. Vedremo se ci sono state della mancanze  da parte dell’azienda, ma non penso”.
Pennina


24 Settembre 2001- Roma nun fa' la pulciosa stasera

Spulciare il giornale. Che non significa sfogliare esaminando attentamente il giornale. Ma vuol dire proprio “togliere le pulci dalla redazione”. Punzecchianti presenze sono state trovate a Napoli, nella sede del “Roma”, il giornale del parlamentare di AN, Italo Bocchino e gestito da Ugo Benedetti.

E non si trattava di giornalisti particolarmente scomodi e fastidiosi. No. Si trattava proprio di parassiti: pulci e zecche annidate in
una micidiale moquette e proliferate grazie al caldo estivo.

Lunedì 10 settembre – raccontano dalla redazione – siamo stati costretti a chiamare con urgenza una ditta specializzata nella disinfestazione. In uno sgabuzzino,
dietro ad alcune pile di giornali è stato trovato anche un gatto morto in avanzato stato di decomposizione e rosicchiato dalle pulci”.

All'arrivo della squadra per la disinfezione, i giornalisti hanno sostato e passeggiato per alcune ore lungo via Chiatamone. Sono tornati al lavoro intorno alle 17. Il racconto continua: “La nostra
è una vecchia sede, con una moquette antica. Durante l'estate una gatta (forse anche lei collaborava col giornale, ndr) è andata a partorire nello sgabuzzino. Un gattino è morto e le pulci hanno fatto il resto”.

Tra i più tartassati dalle punture, anche il redattore capo, costretto a fare ricorso alle cure dei medici. “C’è chi porta ancora i segni sulle braccia e chi prende pillole di cortisone. Qualcuno, addirittura, le pulci se l'è portate anche a casa, con grande dispiacere della moglie”.

In redazione si favoleggia ora di una nuova sede. E dov’è la nuova sede? “Non si sa. Ma e’ tempo di cambiamenti. Il Roma prende contributi dallo Stato e per continuare a farlo dovra’ modificare la sua forma societaria. Chissa’ se ci saranno anche riduzioni di organico?".

Pennina


19 Settembre 2001- Alla faccia dell'aggiornamento

Caro Bds,  visto che qui mi "dai" trenta righe allora posso dirla tutta. Fino in fondo. E' proprio una questione odierna. Più tempismo di così.. quando si parla di un'agenzia di stampa...

Ebbene, sfogliando la "gialla", vale a dire il quotidiano economico ItaliaOggi, all'interno della rubrica Media e Pubblicità si viene a sapere (tutto scritto in Chessidice in viale dell'Editoria) che l'Ansa, con il suo nuovo direttore Pierluigi Magnaschi punta al rafforzamento delle informazioni regionali.. "con le sue 20 redazioni regionali sparse nel paese". Può, o potrebbe farlo, Magnaschi, visto che "vanta già un'assoluta partnership".

Ma.. Ma c'è un eccesso di presunzione. Smascherato dal mezzo di comunicazione più veloce che c'è: Internet. Così a cadere nella Rete è la strategia di sviluppo. Visto che proprio sul
sito dell'agenzia Ansa (www.ansa.it) esiste il servizio di news regionali: la piantina del nostro Paese suddivisa in venti (regioni).

E allora andiamolo a vedere questo potenziamento del servizio regionale:
a tutt'oggi, martedì 18 agosto (ore 15.48) per Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria (vale a dire la dozzina su venti) le Notizie del giorno sono  bloccate all'aggiornamento delle 18.30 del 15 settembre 2001.
Alla faccia dell'aggiornamento e del potenziamento.
Andy


18 Settembre 2001- La Mosca cocchiera della pubblicita'

Lunedì sera,  "Processo di Biscardi" su La 7. Il solito consesso per giornalisti-urlatori, da Elio Corno del Giornale a Franco Melli del Corriere, su temi di complesso approccio e di lodevole originalità come: Roma e Lazio vanno giù, stavolta è Milano che contende lo scudetto a Torino. 

Macché, la Juve lo ha già vinto. L'Inter è più forte dell'anno scorso e gli arbitri hanno cominciato male. Agli urlatori-giornalisti danno man forte gli urlatori-ex calciatori, come l'interista Bellugi e il binconero Colombo, e gli urlatori-presidenti di calcio, come il veneziano Zamparini, ospite fisso di Biscardi grazie alla sua specchiata incazzosità. 

Poi Aldo chiama lo "sbot". Ed ecco allora Maurizio Mosca che zampettando avanza tra gli scaffali di un supermercato, tra stendini e e saponi per il bucato. Ogni tanto incontra casalinghe valchirie che mangiandogli in testa gli fanno domande sulla Nazionale di Trapattoni e la qualità del gioco del calcio. Finchè Maurizio piazza, a ripetizione, lo spot: "Emmezeta, qui la qualità ha il prezzo più basso d'Italia"

 Siamo alle solite e riproponiamo uno stanco interrogativo. Può un giornalista professionista, regolarmente iscritto all'Ordine (ma se l'Ordine non esistesse, sarebbe lo stesso) fare "markétting"? Assolutamente no. E' possibile che una pubblicità non occulta, ma smaccata, evidente, dichiarata, sfugga alla nostra "magistratura deontologica" troppo spesso a caccia di farfalle? Qualche risposta, please, prima di sprofondare nello sconforto.
Bds


14 Settembre 2001- Vi vogliamo tutti d’un pezzo

Maurizio Gasparri invita alle epurazioni all'interno del Secolo d'Italia. E lo fa  dalle colonne di Libero. Il ministro delle Comunicazioni intervistato da Barbara Romano non perde l'occasione per segnalare al direttore del quotidiano missino che gli "spiace che un giornalista di destra (Giorgio Torchia che gli aveva - si dice - segnalato Carmen Lasorella, ndr) continui a scrivere per il Secolo dopo aver raccomandato una di sinistra". Come dire: al Secolo li vogliamo tutti d'un pezzo.  

Peccato che lo stesso Gasparri non abbia, invece, avuto nulla da ridere per il suo ritratto apparso nel mese di luglio sul mensile Capital. Una sviolinata di sessanta righe sessanta dove Gasparri si trasforma quasi in un eroe. Autore Pierluigi Diaco.  Particolare, trascurabile, forse, Diaco è consulente del ministro Gasparri. Come dire: i giornalisti li vogliamo tutti d'un pezzo.
Shampoo


7 Settembre 2001- Il teorema di Copianet

Il portale l’hanno ribattezzato Copianet. Noi - giornalisti imparziali - continueremo a chiamarlo Caltanet. Ecco chi sono i protagonisti dell’ennesimo caso di ‘furto’ on-line. 

Da un lato Punto Informatico, un sito ‘antico’ (per anzianità e tradizione) e molto amato da chi è nel settore dell’Information Technology. Dall’altro, il Gruppo Caltagirone con la redazione internet (formata da 15 persone) del portale Caltanet. 

Paolo De Andreis – uno dei soci di Punto: “A metà giugno se n’è accorto l’autore, Luca Schiavoni. Cercando in rete una sua recensione di software, dal motore di ricerca Google è venuto fuori il sito Caltanet. 

Ciccando sul link ha trovato una pagina con le sue recensioni e da lì ha cominciato ad esplorare, scoprendo che non era la prima e tanto meno l’unica. Nel loro archivio abbiamo scovato una sessantina di nostre recensioni brutalmente copiate nel giro di diversi mesi. Copiate anche in modo molto becero, senza nessun tipo di elaborazione… perfino con gli stessi errori di battitura!”. 

Da Caltanet replicano: “Quelle recensioni le abbiamo ottenute da un collaboratore esterno. Anche se non significa nulla dire una cosa del genere, perché fondamentalmente è come se lo avesse fatto la redazione. Il patatrac è successo perché non c’è stato un controllo dei testi. La gestione non è stata attenta, ma era piuttosto difficile capire che alcuni pezzi erano stati presi in un certo modo. 

La sezione Download (dove sono state trovate le recensioni, ndr) era stata messa in piedi per cercare di offrire una serie di software freeware. Poi è stata riempita di contenuti presi in maniera un po’ selvaggia dalla rete. 

Accortici di questo l’abbiamo fermata ed aggiustato il tiro. Adesso è lì, ma vivacchia proprio perché vogliamo evitare di metterci nell’occhio del ciclone”. 

Punto Informatico sostiene che non tutto è stato rimosso. “Naturalmente noi abbiamo stampato e registrato tutto – mi dice ancora Paolo – e, dopo aver parlato con l’avvocato, come redazione abbiamo mandato una raccomandata, con fattura allegata. Noi vendiamo contenuti a terzi, Caltanet li ha presi, quindi li paghi ed iniziamo una collaborazione. Un atteggiamento conciliante, no?”. 

La risposta di Caltanet è stata che le recensioni  sono "prive del carattere di originalità e creatività, rappresentando soltanto una mera descrizione tecnica dei prodotti illustrati". Continua Paolo: “Tra la rabbia e le risate abbiamo accolto la loro raccomandata di risposta per le motivazioni assurde che vi erano contenute per giustificare il plagio sistematico, da parte di uno dei maggiori editori italiani. Questo l’elemento che ci ha fatto scrivere il pezzo, da qui è nato il Teorema di Copianet”. 

Così si legge nell’articolo apparso su Punto Informatico: “Decisamente curioso, nella vicenda, che lo stesso Caltanet definisca Punto Informatico un sito da cinque stelle, anzi cinque "pallini", nel quale: "Spesso sono presenti delle raccolte tematiche di software recensiti in maniera particolareggiata". Dimenticandosi di dire che quelle raccolte sono state copiate illecitamente per mesi proprio da Caltanet dal sito cui attribuisce i suoi cinque importantissimi pallini”. 

Più avanti, l’autore si sbizzarrisce nella formulazione del Teorema di Copianet e del Primo e Secondo Paradosso di Copianet . L’ironia non finisce qui. Il forum aperto in onore dell’argomento, pullula di battutine e battutacce ai danni di Caltagirone e del suo portale, ma ci sono anche interventi a suo favore. 

Tutto sommato, ne viene fuori una discussione equilibrata e spiritosa. Chi avesse voglia di spulciarsi gli oltre 140 messaggi sul tema, cliccando qui può trovare l’articolo ed il vivace forum ad esso collegato. Tra le spiritosaggini c’è anche qualche serio commento sulla normativa che regola (o non regola) il diritto d’autore su internet. Dal forum emerge che anche il sito di giochi www.ludus.it ha subito la stessa sorte: “Hanno copiato anche noi, ma poi hanno rimosso tutto”. 

Da Caltanet rispondono: “Per queste cose si rimane anche abbastanza bollati e ci dispiace perché poi, al di là dei grandi interessi dei gruppi, ci sono delle persone che si impegnano” e c’è ancora posto per un’ultima nota polemica: “E’ curioso che la battaglia sul diritto d’autore – sicuramente legittima – venga da parte di chi ha sempre predicato un internet libero. Questo fa un po’ sorridere, anche se la loro è una giusta richiesta. 

Però, ancor prima che ci fosse una formalizzazione legale, noi già avevamo provveduto a rimuovere tutte le irregolarità. Nel campo legale, il linguaggio ed il tipo di strategie che adottano gli avvocati rischiano, a volte, di essere molto lontani dalla realtà. Noi siamo indifendibili, c’è stata una assoluta leggerezza professionale che abbiamo cercato di tamponare il più presto possibile. L’ufficio legale ha risposto in avvocatese e ci stupiamo che Punto Informatico si stupisca”. 

Ed ecco qui uno stralcio dei botta e risposta presenti sul forum: 

Se è lecito copiare gli articoli... perché rimuoverli? 
Caltanet non ha copiato e basta, Caltanet ha rubato materiali e posto il proprio copyright su essi.
Non solo: ha persino fornito la giustificazione inaccettabile che era in pieno diritto di farlo perché  giudicavano il materiale da me scritto "non originale" 

> Non gridavate ai 4 venti che internet è
> libera? La libertà di opinione e di
> espressione NON DEVE avere limiti? Che uno
> può mettere ciò che vuole sul proprio
> sito!!!!
> Ma allora solo quando fa comodo eh? :-)

Ciao, come ho già risposto Caltanet non e' un portale OpenSource, ma una impresa commerciale che guadagna con i propri inserzionisti, e paga i propri collaboratori.

Non capisco perché io dovrei essere l unico collaboratore, mio malgrado, di Caltanet a non essere pagato.. che dici ? 

> non li denunciate per paura di risultare
> incoerenti?
 

"ma non volevamo che internet fosse liberta' di espressione? e perche' non lasciare al Caltagirone la liberta' di esprimere la sua totale assenza di idee?"
Pennina


7 Settembre 2001- Voglio assumere Mata Hari

Gentilissimo Barbiere della Sera, come ideologa del Mo’ Basta, vorrei ringraziarla per l’attenzione che i suoi ragazzi hanno dedicato, con entusiasmo, al nostro “movimento”…e, senza voler approfittare troppo della sua cortesia …avrei un’istanza da sottoporle.

Il nostro dipartimento “Zervizi Zegreti” trovasi al momento sprovvisto di Dirigente, e, nonostante Mata Hari abbia ferito i nostri sentimenti (niente di serio, si sentono già molto meglio!), abbiamo pensato di offrire alla Vostra Spia “attempatella”, ma ancora parecchio “allegrotta” … un incarico di grande responsabilità ed assegnarle la Direzione dei “Zervizi Zegreti “ del Mo’ Basta – Ekkekkazz – La Casa dell’Intolleranza!

Ci sembra che il prestigio del nome e la fama di cui gode, possa dar lustro al nostro movimento e garantisca il buon rendimento del dipartimento… chi altri, se non la grande e storica Mata Hari?

La sistemazione prevista si addice ad una vera Signora, e l’atmosfera “stupefacente” del Mo’ Basta è già risultata particolarmente gradita alla nostra Zpia preferita.

Una volta nostra, potremmo obbligarla a spiegarci perché nonostante si sia difeso, senza uso di armi da fuoco, invero, il buon nome e uso della Lingua Italiana, ella accusi noi di farne scempio e non quel gruppo di nick analfabeti che il Sansonetti, a suo tempo, "fontificò" ( = citare come “fonte” - slang forumista) come attendibili.

Magari, ci rivelerà le ragioni dell’accusa di abuso di nomi e persone che abbiamo, perfino, censurato e oscurato, imponendo l’uso sostitutivo di °° e ++ . (senza entrar nel merito del giudizio delle persone e/o del ruolo, trattasi di posizione Anti-deriva “Mediatica”).

Infine…perché nel furor critico ci ha voluto accomunare con il “movimento”?! (cosa che non ci turba, ma ci stupisce!) Noi siamo un movimento, non il "movimento".

Nell’estasi di strabilianti atmosfere e nell’umidità dei nostri sghignazzi, Mata Hari ha solo in parte, colto nel segno! Il segno del ghigno beffardo ed estremo, dello sconcerto di quanti scavando, scavando…restan basiti tra mille radici e nessun germoglio, come di pianta incapace di rigenerarsi

Noi siamo disponibili ad accoglierla anche come Zpia a Tempo Perso.

L’occasione è gradita per porgere, unitamente ai più cordiali saluti, un invito:

C’è nessuno del Barbiere della Sera che vuole unirsi a noi a Venezia, al Gran Raduno dei Mobbastisti - Sabato 8 settembre 2001? Magari quella ragazzina simpatica che vi porta il caffè?

Lulla - Ideologa y Leader Maximo del Mò Basta!


7 Settembre 2001- Profumoecdromcompresonelprezzo

E' tornato l'autunno, a Milano, è tornata la pioggia e sono tornate, di conseguenza, anche le persone, quelle in carne ed ossa, intendo. che, essendo questa una grande città ("europea, diciamo"), usano abitualmente prendere la metropolitana per non ingolfare il traffico (rendendo, di conseguenza, irrespirabile l'aria).

O almeno, ci provano. Bene, la scena che si para loro davanti, ormai - sezione libera o meglio gratuita stampa - ha i toni del grottesco. Non fai in tempo a entrarci, in metrò, infatti, che un paio di extracomunitari - silenziosi e gentili, mica caciaroni e petulanti come quelli che vendono i "giornali di strada" (Terre di mezzo, Come) - ti assalgono: insomma, trattasi della versione new global degli strilloni dell'Ottocento, solo un po' più timida. Uno è tutto vestito di verde e ti affibbia Metro, quello degli svedesi (il battistrada dei giornali "usa e getta": esordì il 30 ottobre scorso), diretto da Fabrizio Paladini.

Stile british, grafica elegante, mille notizie in pillole, certo, ma anche servizi firmati e un paginone centrale, insomma nientemenoche l'inchiesta. L'altro veste di giallo - il più delle volte trattasi di extracomunitari asiatici: filippini, cinesi, cingalesi, diversissimi dai ciarlieri senegalesi dei giornali di strada - e ti mette in mano Leggo, sempre quotidiano, sempre gratuito, sempre debuttante prima su piazza romana e poi milanese, solo che del gruppo Caltagirone, diretto dall'ex Unità Giampiero Rossi.

Più semplice, Leggo, con meno servizi lunghi, ma molti pezzi utili, anch'essi spesso firmati, ben fatti, specie in area spettacoli e sport. Dici, è finita? Posso scendere le scale mobili indenne, un po' di carta sotto il braccio e finalmente guadagnare l'edicola e chiedere i miei vecchi, cari quotidiani nazionali, quelli che "hai letto Maltese?" e "Vuoi mettere con Della Loggia?", "Certo, però, la Spinelli...".

Macché. Neanche ci arrivi alle facce oramai sconsolate e tristi degli edicolanti, che si sono ridotti a fare i soldi con i mensili patinati, i fumetti per ragazzi e i profumoecdcompresonelprezzo, che ti trovi davanti un bel contenitore tutto colorato - di blu, stavolta, e dunque fa a meno degli strilloni, avendo vinto la gara d'appalto per essere distribuito dentro e non fuori le stazioni MM - che si chiama come il giornale, City, che è sempre gratuito, ma è tutto milanese, del gruppo Rcs ed è diretto da Lanfranco Vaccari.

E' uscito il 3 settembre scorso, appena sono rispuntati gli altri due. City ha i servizi ridotti all'osso, le firme nemmeno compaiono e le notizie sono tante (forse troppe?), arrivano da tutto il mondo, ma poi - all'altezza delle previsioni del tempo - cambiano improvvisamente registro e diventano pagine e pagine di segnalazioni, appuntamenti, luoghi, curiosità, nomi e fatti milanesi. Insomma, come se uno passasse da un mese alle Bahamas a un weekend all'Idroscalo così, di colpo, senza soluzioni di continuità.

Ecco, appunto, le vacanze. Pensate cos'è era, Milano, ad agosto. I negozi chiusi, è vero, le strade deserte, e va bene, il caldo infernale, d'accordo, le zanzare dappertutto, il che è seccante, però, se prendevi la metropolitana, ah, che pace, che tranquillità, che serenità. Nemmeno uno straccio di carta sulle banchine, sui vagoni, nessuno che ti assale e che ti vuole affibbiare tre giornali tre - tutti gratuiti, s'intende, "che non vuole dottò?, è a gratisse..." - nessun extracomunitario che si mette persino a leggere, come osa?, le notizie, come se fosse uno di noi, nessun ragazzotto che commenta i fatti del giorno come se fosse un signore di mezz'età, nessuna casalinga di Voghera che analizza le ultime di Berlusconi.

Soltanto affannati uomini d'affari col Sole 24 ore sotto il braccio, professori fuori ruolo e studenti no global che stropicciano il manifesto, signore di mezz'età che sfogliano arcigne Il Giornale, giovani intellettuali cinefili che si bevono pagine di Repubblica, vecchi milanesi tutti d'un pezzo che leggono educatamente il Corsera oppure il Giorno.

Eh, signora mia, il Giorno di una volta... Già, sta per uscire anche lui con una edizione semi gratuita, pomeridiana e aggressiva almeno quanto gli altri, quanto prima. Non c'è pace tra gli ulivi di un'isola deserta del Mediterraneo, figuriamoci nel ventre di una metropoli "europea". Altro che Farenheit 451 o Blade Runner, ci aspettano tempi duri e cupi dove Quarto Potere più che un capolavoro sarà una fermata. E nemmeno d'autobus, semplicemente di linea. Gialla, rossa o verde. In attesa di altri, e violenti, colori. A costo di far fuori l'arcobaleno.  

Giovanni dalle Bande Nere


3 Settembre 2001-Bush: "Silvio, scusa, cosa si mangia a pranzo?"

Dite la verità:le immagini del G8 vi hanno proprio stufato.Ve le siete viste 2333 volte? Vero. Genova è stato l'evento mediatico più ripreso della storia, grazie anche alle telecamerine digitali (3, 5 milioni di lire al massimo).

Venti anni fa mamma Rai avrebbe esordito dicendo"fonti vicine al Viminale affermano che gruppi isolati di facinorosi"...Poi è venuta Mediaset e i giochi, in parte si sono rotti. La 7, grazie a "Primo canale", ha dato belle immagini in diretta, poi inspiegabilmente, si è afflosciata. Ma sono state le mini-telecamere le vere regine dell'evento (a proposito chi dice che Bolzaneto gli ricordava "Missing" sbaglia:rivedetevi "Z, l'orgia del potere "e ne riparliamo).

Ma la scena che nessuno ci ha spiegato è avvenuta all'interno di Palazzo Ducale:Bush e Berlusconi sono seduti a capo-tavola, si girano affabili verso cameramen e fotografi.

Scambiano alcune frasi tra loro. Discutono di scudo spaziale, di fame nel mondo, degli scontri là fuori? No.Bush chiede al Cavaliere col tacco "che si mangia?". Però sorride sempre e al Berlusca è questo che basta.

Ci pensa un attimo, "lunch"-sarete d'accordo richiede un certo sforzo di traduzione, e gli risponde illustrandogli il menù...Siccome nessuno ci fa caso (ma anche se avesse voluto scherzare non avrebbe osato...) le immagini girano senza audio.

E tutto il mondo ha pensato:ma guarda come sono amici questi due. Mentre fuori, per la modica cifra di 50 milioni un'architetto per conto della "struttura di missione del governo"dialogava col Social Forum.

Il responsabile, un diplomatico, con scarso senso del ridicolo ci fa sapere che "doveva essere qualcuno che loro accettassero:altrimenti avremmo dovuto farlo noi, ma non sarebbe stato altrettanto efficace":Ragazzi, ha proprio detto "efficace"!
Il Tenente Colombo
 colombo@ilbarbieredellasera.com



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