Proviamo a chiudere la "revolving door"
Se ne sentono tante in giro. Un collega della Rai sussurra: "Badaloni a Parigi? Allora, le cose stanno cosi'. I Ds avevano bisogno di liberare un posto in consiglio regionale per il primo dei non eletti. Cosi' hanno spinto per un rapido ritorno di Piero Badaloni alla Rai. E siccome gia' da un pezzetto si sapeva che il povero Paolo Frajese era in trattative con Mediaset per passare al Tg5, ecco che la Rai ha offerto il suo posto a Badaloni".
Magari e' una gigantesca balla ma il problema e' che purtroppo e' verosimile. Un giornalista della Rai decide di tuffarsi in politica, anzi, di "scendere in campo" come ci ha maledettamente insegnato a dire Silvio Berlusconi (e noi tutti dietro come pecore), poi viene trombato alle elezioni, perde il posto ed ecco che, non solo torna a fare il giornalista, ma bisogna pure trovargli una collocazione degna del suo rango, rango di ex presidente di giunta regionale. Una sede di corrispondenza a Parigi va benissimo.
Eh no, qui c'e' qualcosa che non funziona. Anzi, un bel po' di cose.
Si scopre, ancora una volta, che la Rai e' un'autostrada a due corsie o, meglio, a tre. Una per entrare, con la benedizione della politica (le famose "quote"), una per uscire, sempre sugli scudi, crociati o meno, dei partiti, e una per rientrare. Non c'e nemmeno un pit stop per cambiare le gomme, si fa tutto d'un fiato. E cio' che piu' e' stupefacente, e' che pochi, quasi nessuno, si pongano un paio di interrogativi che a noi del Barbiere della Sera sembrano invece decisivi.
Lasciamo perdere Badaloni, degnissima persona e ineccepibile boy scout, anche se nessuno di coloro che sono stati interpellati dal Barbiere ne ricordano un qualche scoop professionale che possa far dire: "quello si' che ci sa fare". Il problema, come si dice in questi casi, e' un altro.
Esiste un solo motivo al mondo per cui uno che fa il giornalista debba passare alla politica attiva? Ne esistono molti. Interesse, passione civile, voglia di fare bene nell'amministrazione della cosa pubblica e cosi' via. Ma esiste un solo motivo al mondo che possa consentire a un giornalista, una volta lanciato nell'agone politico, di tornare a fare questo lavoro senza che la sua credibilita' non ne venga compromessa? No. non c'e'.
La bottega del Barbiere e' frequentata soprattutto da patetici idealisti. Essi pensano, udite udite, che la politica sia una cosa e il giornalismo d'informazione un'altra, che debbano rimanere separati e che anzi spesso siano avversari.
Nessuno ci convincera' mai che Piero Badaloni, eletto nelle liste del centro sinistra, o Fabrizio del Noce, ex deputato di Forza Italia, anch'egli rientrato in Rai come se niente fosse, possano piu' fare le pulci ai rispettivi schieramenti. Ma si', facciamo un esempio: ammettiamo che Fabrizio del Noce si ritrovi per le mani uno scoop: per esempio che Berlusconi ha rubato le caramelle alla zia. Cose che non si fanno. Possiamo davvero aspettarci, noi cittadini e fruitori del servizio pubblico, che si precipiti in redazione urlando per la gioia di avere smascherato il perfido disegno ai danni della zia del Berlusca che lo ha fatto eleggere alla Camera?
E se Badaloni avesse le prove inequivocabili che il popolare Castagnetti bara giocando a scopone con Clemente Mastella che farebbe? Monterebbe un bel servizio alla moviola per farci vedere come il settebello spunta dalla manica del segretario dei popolari? Ma chi ci crede?
No, non funziona. E la gente lo sa. Troppi sono i giornalisti che considerano il loro lavoro e la politica come, per dirla all'americana, una "revolving door", una porta girevole nella quale si puo' entrare, poi riuscire, poi rientrare e poi uscire di nuovo, in un corto circuito continuo che finisce per danneggiare tutti, anche quei romantici irriducibili che ancora considerano il giornalismo d' informazione come il cane da guardia del potere.
Perche' non ci decidiamo una buona volta a farla finita? Badaloni, dimettiti dalla Rai e continua a far politica visto che hai scelto questa nobile strada. Del Noce, sii buono, libera il video e torna alla corte di Berlusconi, non c'e' mica niente di male. E tutti gli altri, e sono tanti, che pensano sia possibile sposare la militanza politica con il lavoro di chi ha il dovere di informare a viso aperto, senza reticenze e cortigianerie, ci pensino un attimo su.
Vogliamo provare a riprendere in mano quel filo che si e' perso chissa' dove? Vogliamo ricominciare a considerarci una forza civile che si muove e lavora al fianco dei cittadini che comprano i nostri giornali e che desiderano cosi' tanto potersi fidare di noi? Solo cosi' potremo parlare dei problemi che ci stanno tanto a cuore: dei conflitti di interessi, dei magistrati che usano la carta bollata per fare carriera in politica, dei finanzieri che fanno insider trading sulla pelle dei poveracci che investono la liquidazione in borsa.
Solo cosi' qualcuno, forse, ci credera'.
Rosina