Tutti piu' buoni, tutti "bipartisan". C'e' da fidarsi?

Una parola da maneggiare con cautela


Figaro

Domenica 3 Dicembre 2000

Da laici, e anche un tantino scettici, noi non crediamo nella magia. Nemmeno a quella delle parole con la quale ci guadagniamo da vivere. Cosi’ rimaniamo davvero un po’ perplessi di fronte a un fenomeno di ipnotismo collettivo che nelle ultime settimane rischia, a nostro giudizio, di offuscare le menti di molti italiani, e in particolare dei lettori di giornali.

Un giorno si’ e l’altro pure, ad ogni snodo decisivo delle cronache politiche dei maggiori quotidiani, spunta con la frequenza del prezzemolo il termine "bipartisan". Si’, e’ vero, ne abbiamo gia’ discusso in un precedente Barba e Capelli, ma vogliamo ugualmente tornarci su.

E’ successo, se ci riflettete un momento, che dopo alcune settimane di risse, per certi versi anche divertenti, d’un tratto, come per incanto, le due coalizioni politiche che si fronteggiano hanno deciso di spegnere ogni eccesso polemico in nome di due principi. La cosiddetta "bipartisanship", e la altrettanto cosiddetta "non delegittimazione" dell’avversario. 

Prima un articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera ha invitato i contendenti al reciproco rispetto, quindi un accorato appello (sempre sul CorrieredellaSera), di Silvio Berlusconi che ha ripetuto le stesse cose evocando spiriti, appunto, "bipartisan", quindi il presidente del Consiglio Giuliano Amato che ha chiesto "acque piu’ calme nello scontro politico". Un clima da gita in pullman con gli sci, tutti a cantare la Montanara, che ha condotto al voto parlamentare, anche questo (maledizione!), "bipartisan", sul mandato del governo al Consiglio europeo di Nizza.

Insomma, sono stati sufficienti un paio di "abracadabra" e un paio di "magicabula" per far si’ che tutti (quasi tutti per la verita’) si rimettessero a posto la cravatta. Questa nuova atmosfera cosi’ civile e anche un po’ mielosa e’ il risultato di un discreto ma fermo intervento del presidente della Repubblica Ciampi per evitare degenerazioni nella campagna elettorale. Intervento invero moltoapprezzabile.

Il problema, pero’, e’ che questo clima e’ falso. Il termine "bipartisan", come ognun sa, descrive essenzialmente uno stato d’animo. Esso vuol dire che un popolo, e quindi i suoi rappresentanti elettivi, danno vita al confronto politico in un quadro di valori civili e istituzionali condivisi e considerati in qualche modo superiori e intoccabili. Questo e’ lo spirito "bipartisan", ("spirito", appunto) di cui la rinuncia alla delegittimazione dell’avversario e’ una conseguenza naturale. 

Questo grazioso spirito non si nutre d’aria bensi’ di cosette piu’ concrete, alcune delle quali andiamo ad elencare. 
Per esempio l’idea di nazionalita’ e il senso di appartenenza a una cultura e a una storia. Per esempio il riconoscimento comune del sistema elettorale. Per esempio la liberta’ di espressione e la condanna unanime di ogni forma di censura delle idee. La laicita’ dello Stato e la sua separazione da tutte le chiese. Per esempio, ancora, il rispetto e la fiducia (legittimazione) in  un’autorita’ piu’ alta come la Corte Costituzionale, organismo chiamato a tutelare la rispondenza delle leggi italiane alla Costituzione della Repubblica

Potremmo anche citare, tanto per far buon peso, l’idea (cosi’ di buonsenso) che un governante debba trovarsi nelle condizioni migliori per occuparsi dell’interesse pubblico e non del proprio (la famosa questione del conflitto di interessi). Sappiamo che sono tutti punti che stanno davvero a cuore al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e ai quali il capo dello Stato sta silenziosamente lavorando. 

Se di tutto questo si nutre lo "spirito bipartisan", possiamo dire senz’altro che sia uno spirito sottoposto a una severissimadieta

Dov’e’ l’ "idem sentire", su questi temi cruciali, delle forze politiche delle due coalizioni? Non c’e’ accordo sulla legge elettorale. Non c’e’, non diciamo accordo, ma nemmeno rispettosa discussione (e la recente polemica sui libri di testo nelle scuole ne e’ la testimonianza) sull’eredita’ lasciata dalla storia italiana del ‘900. 

Non c’e’ nessuna intenzione, da parte di alcuni, di accettare le alte sentenze della Corte Costituzionale. Cosa diremmo noi se un leader politico americano definisse la Corte Suprema, che dovra’ decidere il presidente degli Stati Uniti’ d’America, "una roba di sinistra?" (Bossi) . Non c’e’ accordo sull’assetto del rapporto Stato-Regioni ne’ sul problema del conflitto di interessi. Dubitiamo quindi che sia sufficiente un concerto di voci sul pur autorevole Corriere della Sera per infondere di "spirito bipartisan" le personalita’ piu’ impegnate della politica italiana.

Due personaggi di qualche peso nel mondo della cultura e della scienza, parliamo di Norberto Bobbio e del ministro della sanita’ UmbertoVeronesi, hanno di recente posto questioni serie. Bobbio ha chiesto sulla Stampa (e lo ha ripetuto alla fondazione Nenni): "Cosa sarebbe oggi dell’Italia se a vincere la guerra fossero stati il nazismo e i repubblichini di Salo’?". Veronesi ha spiegato invece che, per contrastare l’avanzata dell’Aids sarebbe utile promuovere di piu’, magari assoggettandolo a un "prezzo politico", l’uso del preservativo, risvegliando cosi’ immediatamente gli anatemi di una Chiesa che vieta il preservativo anche nei rapporti coniugali.

Sono due posizioni, una storico-politica, l’altra piu’ immanente che (almeno cosi’ crediamo noi) tutti possiamo condividere. Se Hitler avesse vinto la guerra, l’Italia non sarebbe certo oggi un Paeselibero. Se i preservativi costassero meno, i ragazzi squattrinati li acquisterebbero piu’ volentieri e i loro genitori si sentirebbero piu’ tranquilli. Sono affermazioni semplici no? Eppure non ci sembra che, tutti insieme, i leader politici abbiano sgomitato per correre a sottoscriverle. 

Peccato, perche’ non e’ detto che il famoso "spirito bipartisan" debba emergere solo quando si discute di politica estera. Non ce lo vediamo Berlusconi a far arrabbiare migliaia di elettori di destra con una condanna pubblica della Repubblica di Salo’. Ne’ riusciamo a immaginare Francesco Rutelli che lancia una campagna di prevenzione sanitaria per il preservativo libero, con la paura che ha del rimbrotto delle gerarchie ecclesiastiche.

A questo punto c’e’ da chiedersi come mai, se questa atmosfera e’ falsa, dobbiamo per forza sorbircela. La risposta naturalmente e’: poiche’ siamo in campagna elettorale, ogni atteggiamento scomposto di esponenti dell’uno o dell’altro schieramento puo’ contribuire a far perdere consensi. E’ cio’ che ha spiegato bene il Foglio di Giuliano Ferrara, per esempio, a Francesco Storace ("riduci i tuoi interventi del 50 per cento. Prima vinciamo le elezioni e poi si vedra’"). Se ne deduce che prima di dire la verita’ bisogna pensarci bene.

Storace, si sa, e’ un tipo esuberante, il teorizzatore della persuasione energica ("Il cazzotto sottolinea l’idea"). Ma e’ sbagliato pensare che il pallore dello spirito bipartisan sia da addebitare a qualche sua improvvida uscita o ad altre simili sguaiataggini di diverso segno politico. Con tutto il rispetto che abbiamo per il presidente Ciampi e per il suo ruolo equilibratore nella battaglia politica italiana, dubitiamo che gli atteggiamenti bipartisan messi in mostra negli ultimi giorni abbiano radici solide anche nella testa dei leader politici, piu’ importanti e rappresentativi di Storace. Essi ci sembrano piu’ che altro, una magia, un giochetto di prestigio, un tentativo, nemmeno tanto riuscito, di ipnotizzare l’elettorato. Che rischia di svegliarsi bruscamente, con uno schiocco delle dita, dopo le elezioni di primavera.

Non per questo bisogna perdere la speranza. A forza di dir bugie, si sa, si finisce per convincersi da soli di qualcosa che non esiste. Ma noi che facciamo i giornalisti dovremmo provare a stare piu’ attenti. Accanto alla parola "bipartisan", avviciniamo, come per i materiali infiammabili, un avviso con su scritto: "maneggiare con cautela". 

Figaro




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