"Il contratto? E’ molto, molto lontano”
Presidente, non la imbarazza il fatto che Alberto Donati, capo
della delegazione Fieg che conduce le trattative per il contratto abbia
problemi giudiziari e la finanza in ufficio?
“Niente affatto”
Era corsa voce che lei lo volesse sostituire
“Nemmeno per sogno!. E’ bravissimo. Il migliore di noi in quella
funzione”.
Ce lo date o no questo contratto?
“Lo vedo ancora lontano, molto lontano. E ho l’impressione che
se la Federazione della Stampa continuera’ a usare le corna e a caricare
a testa bassa, per riprendere l’immagine di Paolo Srventi Longhi nella
sua intervista al Barbiere, si scornera’”.
La Fnsi chiede che l’informazione su Internet venga affidata
a giornalisti con il loro contratto. Non le sembra giusto? Non e’ questa
una garanzia anche per chi riceve le notizie?
“Il mondo cambia, non si puo’ fare finta di essere rimasti a vent’anni
fa. Quello che andava bene allora non puo’ piu’ funzionare oggi. Gli editori
agiscono ormai in una realta’ multimediale, profondamente influenzata dalla
rivoluzione delle nuove tecnologie. E’ naturale pretendere una magggiore
liberta’ aziendale”.
Ma fate i duri proprio adesso che il settore scoppia di salute?
Volete stravincere, allora.
“Piano, piano, non esageriamo con questo stato di salute. Si’,
certo, la pubblicita’ sembra crescere al ritmo del 15 per cento all’anno,
piu’ del tasso di inflazione. Ma l’evento puo’ essere straordinario. Non
c’e’ da farci troppo affidamento. La “new economy” ci consiglia di esser
cauti. Potremmo accorgerci di vivere in una bolla pronta a esplodere da
un momento all’altro.
Che si fa di questi contratti online?
“Ricordo, tanti anni fa, che il sindacato dei giornalisti voleva
estendere il suo contratto a tutte le televisioni private. Come fini’?
Con la stipula, invece, di un contratto diverso tipo, quello “Frt”. In
molti ani ne ho visti tanti di scioperi come quello di sabato. E quanta
gente che era partita avanti...”
I giornalisti autonomi, i “free lance”, sono spesso pagati con
grave ritardo.
“Quando sento parlare di gente non retribuita dopo sei mesi o piu’,
io dico che mi sembra incredibile. Qualsiasi editore serio deve pagare
entro tre mesi al massimo. Quegli altri, se ci sono, non mi sento di rappresentarli”.
E questa idea dei redattori capo a tempo determinato non le sembra
pericolosa?
“Assolutamente no. Quelli bravi non hanno nulla da temere. Verranno
confermati. Quanto agli altri, che c’e’ di male ad ammettere che aveva
sbagliato lavoro e a tornare redattori?”.
Ma così faranno carriera solo gli yes-men. Gia’ oggi,
nelle redazioni, la circolazione delle idee e delle opinioni e’ bloccata.
Il risultato e’ l’appiattimento, che e’ sotto gli occhi di tutti.
“I giornali italiani non sono appiattiti, altrimenti i lettori
non li seguirebbero. Guardiamo per esempio come sta andando bene un quotidiano
come “Il Giornale” di Paolo Berlusconi. E’ il direttore il personaggio
chiave per fare un buon prodotto. E’ lui che ha in mano il potere”.
Ma il direttore e’ sempre piu’ ostaggio di interessi politici
e economici.
“Non sono d’accordo e comunque non lo dica a me. Io sono un direttore
e difendo la categoria”.
Insomma, presidente, questo contratto non arrivera’ mai?
“Ma no... un punto di accordo prima o poi lo troveremo di certo”.
Il Conte d’Almaviva