Il contratto? Dovra' intervenire Amato
Il Conte d'Almaviva
1 Dicembre 2000
Alberto Donati, il capo delegazione della Fieg, "il nemico" insomma. Il Barbiere lo ha rintracciato nel suo ufficio milanese, per fare il punto su un contratto che non arriva. Dottor Donati, sono il Conte d’Almaviva... "Che piacere sentirla! Come vanno le cose a bottega?" Maluccio, se pensiamo a voi che volete minare l'indipendenza dei giornalisti. "Minare l'indipendenza dei giornalisti?" Già, questa richiesta di fare il contratto a termine a quanti hanno un grado da caposervizio in su, non significa trasformarli in altrettanti "yes-man"? Del genere: sei sotto scacco, amico: o pubblichi quello che ti dico io, o vai a spasso. "Non era questa la nostra intenzione: pensavamo che "flessibilizzare" un poco il settore, non potesse che far del bene a tutti". E lo chiama "flessibilizzare un poco"? "Già, perché la nostra proposta non si doveva applicare ai capiservizio e ai capiredattori che attualmente lavorano nei mezzi di informazione, i quali resterebbero con il loro bravo contratto a tempo indeterminato. Nè a quanti verranno promossi, e nemmeno a quelli chiamati da un giornale all’altro. Chiedevamo semplicemente di assumere, a numero chiuso, con contratto a termine, giornalisti da capo servizio in su, presi prevalentemente dal mondo della disoccupazione". Un’iniziativa meritoria, allora, da benefattori "No, niente beneficienza. Semplicemente un’idea per recuperare la professionalità perduta. Poteva tornare utile, lo ripeto". Perché ne parla all’imperfetto: ci avete rinunciato? "No, no, non ci abbiamo rinunciato affatto". A chi fa informazione su Internet, il contratto giornalistico glielo volete riconoscere o no? "Certo, seppure con alcune modifiche normative, perché il lavoro "on line" rappresenta una realtà del tutto diversa. Chi fa informazione sui siti, dunque, avrà quel contratto: sia che si tratti di vecchie testate che di fresche iniziative, come "Il nuovo" di E-Biscom, tanto per fare un nome. Abbiamo detto di no, invece, al contratto giornalistico per i portali, per una semplice ragione: è un universo in continua evoluzione e vogliamo vedere un po’ quello che succede. Ma siamo pronti a una verifica di qui a due anni". Il denaro? "Abbiamo offerto 211 mila lire lorde per il redattore, da ricontrattare fra due anni. Sono più di quanto prevede l’accordo interconfederale, perché ci siamo basati sull’inflazione reale e non su quella programmata. Altri aumenti, in base al buon andamento economico delle testate, potranno essere contrattati a livello aziendale". Di solito si vogliono imporre nuove regole quando un settore non ce la fa più, è scoppiato. Ma voi sprizzate salute da tutti i pori, la pubblicità progredisce a ritmi del 15 per cento l’anno e più. Perchè volete darci una spallata? "E’ vero, non lo nascondo: l’editoria sta andando bene. La pubblicità viaggia a due cifre, il 2000 è stato un anno davvero positivo. Il futuro, però, è un’incognita: i giornali, per esempio, dovranno affrontare nel 2001 un aumento del prezzo della carta del 18-20 per cento. In ogni caso non vogliamo dare spallate, nè all’istituto del contratto, nè ai giornalisti. Il contesto è nuovo, e vanno trovate nuove regole comuni. La Federazione della stampa le ha trovate, quando poche settimane fa ha firmato il contratto per le televisioni private". Veniamo al dunque, dottor Donati: sul contratto entro Natale, possiamo tranquillamente metterci una pietra sopra. "Direi proprio di sì. Dopo la rottura, così pesante, di lunedì scorso, a mio modesto parere diventa difficilissimo riannodare i fili a breve scadenza. E dire che, dopo 14 mesi di trattative, avevamo fatto notevoli passi avanti, sia con concessioni nostre che della Fnsi. Adesso tutto questo lavoro è stato azzerato. Dunque si arriverà a marzo, alla primavera... "Mi sembra quasi inevitabile, anche se è particolarmente complicato fare previsioni". Sotto elezioni con il contratto aperto: è quello che temevamo. Ma il potere politico, se lo può permettere? Arriverà questa mediazione governativa? "Forse, e a livello di Presidenza del Consiglio. Il ministero del Lavoro, infatti, ha già mediato: ma credo proprio che, dopo un fallimento, non abbia più voglia di tentare ancora". Il Conte d’Almaviva
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