"I giornalisti? Nocivi all'ecosistema mentale"
L’atmosfera insomma e’ davvero calda , quando, dalla borsa della Francescato arriva lo squillo di un telefonino. Lei si scusa, risponde. Pochi secondi, poi chi le sta intorno sente il tono della sua voce indurirsi. Poi, un’esplosione, il volume della voce al massimo, e perfino qualche vaffa...
Stara’ litigando per qualche questione di poltrone, pensa qualcuno, oppure con un avversario politico o un burocrate inefficiente. Macche’. I fulmini della Francescato sono tutti per un giovane cronista politico del Corriere della Sera che le ha rivolto una semplice domanda: "Sa, onorevole, ci sono nuove voci su dissensi e contrasti interni ai Verdi, ha qualche commento da fare?".
Strapazzato ben bene il cronista, la Francescato riattacca furiosa.
Due giorni piu’ tardi, la portavoce dei verdi festeggia il compleanno di un’amica in un salotto romano. Seduta su un candido divano racconta l’episodio e continua ad andare giu’ pesante. "Mi dispiace per quel cronista. Ma i giornalisti ormai sono diventati davvero una genìa perniciosa, sono nocivi per il Paese". E via cosi’ in un inarrestabile crescendo.
Sono episodi che alla bottega del Barbiere non passano inosservati. Per questo il Barbiere della Sera ha raggiunto la Francescato invitandola a ripetere in pubblico la sua sfuriata.
Prego, onorevole Francescato, ripeta tutto qui in bottega, se ne ha il coraggio.
"Guardi che non mi faccio mica pregare. Io ce l’ho a morte con i giornalisti. O meglio: con un certo modo di fare giornalismo, quello che si limita al pettegolezzo politico, che non fa altro che guardare il Palazzo e leggerne la superficie, quello che non legge i programmi, ignora i contenuti, snobba le battaglie politiche, dimentica le esigenze della gente. E’ sempre peggio. Mi chiamano solo per avere l’ultimo pettegolezzo. Non se ne puo’ piu’".
Scusi, onorevole, le ricordo che fino a ieri faceva la giornalista anche lei, all’Ansa per la precisione.
"Vero. E ho faticato per diventare giornalista. Non voglio fare di ogni erba un fascio, il mio in fondo e’ uno sfogo d’amore per un mestiere che ho fatto per anni con grande passione. Ma la situazione oggi mi sembra precipitata".
Addirittura? Forse c’e’ stata una caduta di tono...
"Altro che caduta di tono, questo e’ un tonfo! Ora il pettegolezzo e’ diventata pratica comune di tutti i giornali, anche dei piu’ autorevoli. Le cose serie, non dico quelle seriose, non interessano a nessuno. Prova ne sia che, da quando sono in politica, nessuno mi e’ mai venuto a cercare per farmi un’intervista seria. Da me, come dagli altri politici, voi giornalisti volete sempre una cosa sola: battute sugli inciuci e sui pettegolezzi politici".
Che nessuno sia venuta a cercarla per farle un’intervista "seria", puo’ dipendere da molti motivi. Per esempio il fatto che in Verdi contano poco sulla scena politica italiana.
"E va bene. Mettiamola cosi’. Ma come si spiega il fatto che quando brucia la pineta di Castelfusano mi chiamano per sapere se tizio o tal altro sta covando progetti di opposizione e dissenso in seno ai Verdi? ".
Senta, onorevole, non e’ che siete voi politici che avete rovinato
la piazza? Ma lei ha idea della quantita’ di comunicati, dichiarazioni
spesso insulse, su ogni minimo evento, che inondano ogni giorno la redazione
dei giornali? Ha idea delle telefonate che arrivano a capiredattori e vicedirettori
per far si’ che la tal dichiarazione passi in pagina?
Non siete voi politici che fate i salti mortali per assicurarvi
sempre e in ogni luogo la rassicurante presenza di telecamere e taccuini?
Non siete voi che negli anni avete riempito la Rai di giornalisti
"in quota" per assicurarvi altoparlanti stipendiati? Colpisce, ora, sentire
il lamento di un esponente della classe politica. Come colpi’ la famosa
intervista di Massimo D’Alema a "Prima comunicazione", un anno fa.
"Anche questo e’ vero. Avete ragione. Ma e’ diventato un gioco di specchi. Io, nel mio piccolissimo, mi ostino a fare comunicati stampa sui contenuti. Salvo poi rendermi conto che non li riprende nessuno. Pensate che il vice direttore di un grande quotidiano – di cui a questo punto taccio il nome per pieta’ - qualche giorno fa mi ha chiamata e mi ha detto: "mi dispiace Grazia, a te non so proprio dove metterti, non vai bene per la pagina politica, non vai bene nella cronaca… chissa’ forse potrei trovarti posto nella pagina scientifica..’’.
Anche noi giornalisti tante volte non sappiamo dove mettere i politici. Forse in molti casi bisognerebbe solo buttarli nel cestino.
"Guardi che i politici, visti da vicino, sono molto meglio di quanto non si creda e di come vengono presentati dai giornali, dopo un anno di lavoro fianco a fianco lo devo proprio dire".
Insomma va a finire che come al solito e’ solo colpa nostra.
"No, non solo. Io considero un certo tipo di giornalismo nocivo all’ "ecosistema mente". Ma dietro tutto questo ci sono anche problemi molto piu’ complessi, riflessioni ben piu’ lunghe da fare che riguarderebbero anche gli editori. Di certo si e’ affermato un meccanismo perverso: i politici sanno che se non dicono determinate cose o non le dicono in una determinata maniera "non vanno sui giornali". Quindi, lo capite, la tentazione e’ grande. C’e’ chi cerca di non piegarsi e c’e’ chi invece sta al gioco, anzi lo alimenta".
L’impressione e’ che siano di piu’ quelli che lo alimentano. Cosa crede che per i giornalisti sia divertente andare a caccia di idiozie?
"Ormai siamo in tanti ad essere stufi di questo sistema. Il dissenso, lo so bene, cresce anche tra voi giornalisti. E poi, io di questo ne sono certa, la gente non ne puo’ piu’ di leggere queste cose, la gente non e’ cretina, dobbiamo mettercelo in testa. E ha fame di informazioni vere, vorrebbe che le cose venissero spiegate sul serio, non sopporta piu’ questa overdose di aria fritta!"
E allora che facciamo?
"Qui ci vuole una grande riflessione, laica e corale. Io, lo prometto, comincero’ a parlarne in coalizione, cerchero’ di sensibilizzare i colleghi, di farli fermare un momento. Perche’ uno dei problemi alla base di tutto questo can can, tanto per fare un esempio, e’ che ormai il sistema - sistema che noi, che voi, che tutti insieme abbiamo creato - pretende da noi politici che ogni santo giorno si tiri fuori qualcosa di nuovo.
Ma vi sembra possibile? Non solo: io faccio politica da un anno, mi occupo di ambiente da una vita, credo di essere piuttosto ben informata sugli argomenti che ho sempre trattato. Peccato pero’ che i giornalisti mi facciano raramente domande sulle cose che riguardano l’ambiente , mentre quasi sempre pretendono, come dagli altri politici, che io mi trasformi in tuttologa, intervenendo perfino sulla nuova pettinatura di Giovanna Melandri.
Guardate che e’ un’angoscia: se passi davanti a un microfono devi essere pronta a rispondere su qualsiasi argomento, a dare pareri, possibilmente intelligenti, su tutto. Ma vi sembra possibile?"
Basterebbe dire "no, grazie. Non ho nulla da dire in proposito". E poi anche molti giornalisti potrebbero lamentarsi delle stesse cose. Anche noi, a parte pochi fortunati, siamo costretti ad occuparci di tutto passando da un argomento all’altro nel corso della stessa giornata. E abbiamo l’ansia di essere sempre aggiornati e intelligenti, ma soprattutto l’angoscia di non prendere buchi, di perdere dichiarazioni. E questo fa comodo a certa politica. Non sara’ che ci siamo lasciati togliere (e che voi avete concorso a toglierci) il tempo per pensare?
"Inutile star qui a rimpallarci le responsabilita’. E’ arrivato il momento di pensarci un po’ su. I vizi di una categoria hanno rafforzato i vizi dell’altra. Le faro’ una confidenza: certe volte, alla fine delle riunioni di coalizione ci e’ capitato di avere il problema dei giornalisti. Non perche’ vi si volesse nascondere qualcosa di fondamentale. Semplicemente perche’ voi eravate al portone ad aspettare noi e noi sapevamo bene di non avere un bel niente da dire. Come abbiamo risolto? Col solito sistema. Uno di noi scende e dice aria fritta e voi scrivere aria fritta. Ora io mi chiedo: perche’ non ribellarsi e cominciare a dire di no?"
Guardi che qui in bottega lei sfonda una porta aperta. Ma siamo sicuri che tutto questo non nasconda una piu’ generica intolleranza della sinistra al governo nei confronti della stampa? Prima nessuno si arrabbiava tanto. Le risulta che Giulio Andreotti abbia mai attaccato i giornali e i giornalisti? E invece, nel new deal della sinistra, prima Massimo d’Alema e ora lei ve la prendete con i noi. E’ solo un caso?
"Credo sia un problema di generazioni e di tempi cambiati. Il grande giornalismo d’inchiesta, quello dei Cederna, ad esempio, e’ nato e doveva confrontarsi con governi per lo piu’ democristiani, con i muri di gomma. Oggi e’ cambiato qualcosa, si e’ rotto qualcosa. Sara’ che andiamo troppo in fretta, sara’ che ci autosottoponiamo ad una overdose frenetica di notizie, o di informazioni che hanno perso la conoscenza, come diceva Eliot. Qualcosa bisogna fare. Dobbiamo provare a recuperare la decenza. Anzi, si potrebbe lanciare la proposta di un patto di sobrieta’ comune.
E visto che voi giornalisti avete una passione per le battute, me ne viene in mente una di Thoreau, uno scrittore americano di meta’ ‘800: in America in quei giorni era tutto un fiorire di festeggiamenti perche’ finalmente si erano realizzati i collegamenti tra il Texas e il Maine. Beh, Thoreau commento’: "non capisco tutte queste celebrazioni, e se il Maine e il Texas non avessero nulla da dirsi?"
Rosina