Teoria e tecnica dell'"articolo preparatorio"
Figaro
L’avvocato Giovanni Agnelli, ma non solo lui, ha una qualita’ straordinaria. Riesce a estrarre cio’ che di peggio si annida nel cuore dei giornalisti con straordinaria semplicita’. Chi ha aperto per esempio la Repubblica di ieri, lunedi’ 5 giugno, pagina 10, ne ha avuto un’ulteriore prova.
Sotto il titolo "Agnelli: governo in ritardo sulla riforma delle pensioni", l’autore del pezzo ha prodotto un buon esempio di articolo assolutamente inutile, o meglio, utilissimo da alcuni punti di vista. Un classico "articolo preparatorio".
Cos’e’ un "articolo preparatorio"?, si chiederanno i clienti del Barbiere. Si tratta, in parole povere, di un articolo che non serve assolutamente a niente sul piano dell’informazione, nel senso che non da’ una notizia che e’ una. Ma serve invece e contribuisce a "preparare". A preparare che? A preparare un clima nel quale maturera’ un evento. In questo caso l’evento e’ la riforma delle pensioni. Meglio conosciuta come il taglio delle medesime.
Leggiamo l’attacco: Il problema delle pensioni? "Va affrontato da ieri", risponde sornione Giovanni Agnelli deliziando i cronisti che lo assediano. E il governo non le sembra troppo debole sul fronte previdenziale? "Troppo debole e’ dire molto, ma e’ sempre in ritardo su quel problema, diciamo questo".
La cronaca prosegue poi con la passerella dei big dell’economia al consueto summit annuale di Cernobbio, una di quelle occasioni in cui si parla e si straparla senza mai venire al dunque, anzi, cercando di stare il piu’ lontano possibile dal cuore dei problemi.
Cosi’, il Barbiere si e’ bevuto, come tutti i lettori di Repubblica, le dichiarazioni di Marco Tronchetti Provera, capoccione della Pirelli, anch’esse assolutamente vuote piu’ di una zucca: "Ci vuole la volonta’ politica di prendere decisioni importanti per il Paese". Oppure: "e’ necessaria un’azione comune nell’interesse generale". O ancora: "pur non sottovalutando l’impegno del sindacato nel risanamento del Paese e’ ora necessario guardare avanti".
I giornalisti, e qui ha ragione l’autore del pezzo, sono deliziati da queste affermazioni che evaporano nell’aria come la candida chioma dell’Avvocato nazionale, e soprattutto si guardano bene dal chiedere ai nobili interlocutori cosa diavolo significa "guardare avanti", nella riforma delle pensioni, quali pensioni vanno tagliate e di quanto e perche’, fino all’ultima lira. Certo "De minimis non curat praetor" e figuriamoci se l’avvocato Agnelli o Tronchetti Provera si sono messi a fare i conti con la calcolatrice per capire cosa vuol dire tagliare i soldi alla gente alla fine del mese.
Ma di questi "minimis curat un saccus a un saccus di gens che si e’ fatta il mazzus per tutta la vitae" (scusate il latino ma la laurea in lettere del Barbiere e’ ormai lontana nel tempo).
Certo, non si puo’ fare una colpa al redattore di Repubblica che, come tutti gli altri, ha abboccato. Se avesse, legittimamente, deciso di buttare nel cestino queste dichiarazioni avrebbe certamente subito le rappresaglie del redattore capo al desk: "Ma come! L’Ansa le ha passate e tu non ce le hai?". La colpa e’ di chi non ha il coraggio di dire semplicemente: "queste dichiarazioni sono vuote, insensate, di assoluto disinteresse e quindi le cestiniamo". Ricordate il motto del New York Times? "All the news that is fit to print", ovvero tutte le notizie che vale pubblicare.
Ma torniamo all’articolo "preparatorio". Questa storia della riforma delle pensioni e’ solo uno dei tanti esempi. Articoli come quelli di ieri sui giornali italiani servono a far sì che, di qui a qualche mese (ma gia’ ci siamo) chi e’ anche solo perplesso sulla necessita’ di sforbiciare le pensioni venga guardato come un rifiuto della societa’.
Ma come, sei contro? Ma non ti vergogni? Non si discute qui (il Barbiere non e' certo la sede giusta) se sia giusto o no farlo. Ma si discute di come i giornali e le televisioni, senza dire nulla e spesso nella beata inconsapevolezza dei giornalisti che li scrivono, riempiono tre colonne di piombo per "preparare il clima" nel quale l’evento potra’ maturare senza particolari tensioni sociali.
Volete un altro esempio? Eccolo. Come i clienti della nostra bottega avranno notato, da un bel po’ di settimane si parla sui giornali con insistenza dell’amnistia. E giu’ interventi di sacerdoti (i preti sono sempre insospettabili no?) e cardinali che invocano un provvedimento di clemenza nell’anno del Giubileo. E giu’ interviste a Sergio Cusani o all’ex terrorista Sergio Segio, o a giudici di larghe vedute per "preparare" il clima nel quale ormai e finalmente possono apparire i titoli in cui si spiega che "anche in Parlamento ormai esiste una larga maggioranza favorevole all’amnistia". Meno male, siamo tutti d’accordo. Quelli contrari, come il senatore Di Pietro, schiaffiamoli a pagina 42.
Naturalmente bisognerebbe chiedersi chi la vuole questa amnistia e perche’. La vogliono molti politici per liberarsi delle grane di Tangentopoli, e questo l’abbiamo capito. La vogliono evidentemente anche i grandi industriali che hanno alimentato la corruzione politica, tra cui ci sono anche molti importanti editori che magari oggi sono inquisiti per aver incassato illegittimamente i contributi pubblici all’editoria e quindi sono contenti di leggere sulle pagine dei loro giornali interviste su interviste ai supporter del provvedimento di clemenza.
Non ha molta importanza parlare dell’amnistia nei dettagli. Chi, come, perche’ e per quali reati, a quali condizioni eccetera eccetera (guardate un po’ Helmut Kohl che ha restituito alla Cdu 8 miliardi di tangenti). Lo scopo e’ un altro: che se ne parli e se ne parli ancora, fino al giorno in cui chi dice "io sono contro", verra’ umiliato dal disprezzo altrui o, nel migliore dei casi, considerato uno che vive fuori dalla realta’.
Ecco cos’e’ un "articolo preparatorio". Ma e’ come l’Aids, colleghi. Se lo conosci lo eviti.
Figaro