"Sonia Raule? Solo un volto nuovo per Tmc"
Carissimi colleghi, grazie per le cortesi parole di apprezzamento personale: un massaggio all'Ego che ogni tanto fa bene, dopo trent'anni e passa di onorata professione. Credo di conoscere le regole del gioco e quindi non posso non rispondere, pronto a rispondere alla risposta della risposta della risposta della risposta...
Le questioni sono due, affrontiamole separatamente.
La prima: mi chiedete l'interpretazione
"autentica" della nomina di Sonia Raule a Tmc. Vedete, ho
un dubbio: voi e molti altri colleghi, avete gia’ deciso, "a priori" qual
e la risposta giusta, e qualunque altra versione io possa fornire, non
sara’ creduta.
Volete che vi dica che si e trattato di uno "scambio" legato ad
un possibile accordo fra Cecchi Gori e l'Enel di Tato’ e solo in
questo caso sarete placati? No, non ve lo dico. Da parte mia vorrei, innanzitutto,
il rispetto dell'antico "habeas corpus" vorrei quindi il corpo del reato,
se mai di reato si trattasse. Ma vorrei, a sostegno dei nasi storti, anche
una analisi tecnica che escluda categoricamente il possibile interesse
reciproco, oggettivo, fra Enel che ha bisogno di contenuti per entrare
sul mercato della convergenza, e la Cecchi Gori che e fra i pochi possibili
content provider sul mercato italiano.
Ci sono o no le condizioni, insisto, "oggettive" che potrebbero giustificare una cosa del genere? Io credo di si’, dopo il nulla di fatto delle trattative fra Enel e Rai. Ma mi sorge un dubbio che vi trasmetto: quell'accordo, non sara forse fallito perche Celli si e rifiutato di nominare la signora Raule direttore del Tg1 al posto preso adesso da Gad Lerner? Ho l'impressione che su questa strada non si vada troppo lontano.
La verita' e piu semplice: Tmc ha deciso di puntare su volti e personaggi nuovi, alla ricerca di idee nuove, di prodotti nuovi, per marcare la propria identita’. Sonia Raule e la persona giusta? Lo vedremo, ma lasciatela lavorare per un po' e poi giudicate. Se pero’ proprio non volete credere alla spiegazione professionale, ve ne suggerisco altre due.
Per esempio: e se la mossa fosse stata dettata dal bisogno di far
parlare di Tmc, altrimenti ignorata dai mezzi di comunicazione? In questo
caso, all'ideatore bisognerebbe dargli il Nobel in comunicazione, e gli
illustri colleghi dovrebbero inchinarsi con tanto di cappello.
Altra ipotesi: e se invece che una buccia di banana, fosse stato
un sasso gettato nello stagno? Una mossa concordata fra Tato’ e Cecchi
Gori -continuo nell'esemplificazione per puro esercizio di scuola- per
far emergere alla luce del sole la schiera degli avversari di Tato’, del
suo progetto di multiutility company, dentro l'Enel e fuori,
governo, partiti, e comitati d'affari vari?
Come vedete, a ben pensare (perche’ e vero che a pensare male spesso ci si coglie, ma nulla vieta anche di pensare bene, ovvero meditare a lungo, prendendo in esame soluzioni diverse, magari dopo aver riletto qualche buon libro) le risposte possibili sono diverse. E allora: perche’ concentrarsi solo su di una?
Vengo (e mi scuso dello spazio che rubo) alla seconda questione: Cheli e il provvedimento dell' Authority. Aspetto con ansia le copertine e le inchieste e i commenti sul Duopolio Rai-Mediaset, sugli interessi mossi dalla grande torta pubblicitaria. Per ora mi pare che si sia impegnato Giovanni Valentini e pochi altri. Perfino la posizione ufficiale della Fieg contro il provvedimento, ha trovato poca udienza.
Ma prima di tutto: definite quella posizione, quella di Cheli
e company (meno Vincenzo Monaci, onore delle armi) una decisione
"curiosa". In che senso? Io l'ho trovata da una parte vergognosa, dall'altra
scontata, ma curiosa, proprio no. Il fatto e’ che attraverso il rastrellamento
(anche a tariffe scontate, scontatissime) delle risorse pubblicitarie;
attraverso la mancata concessione delle frequenze in dispregio delle leggi,
mediante i discutibili rilevamenti dell' Auditel (faccio un esempio: chi
non conosce il Processo di Biscardi? Eppure, secondo l'Auditel oscillerebbe
appena attorno al 6 forse il 7 %) si perpetua una situazione di duopolio
che, a seconda di come andranno le cose della politica,(e temo il peggio)
rischia di diventare monopolio dell'informazione, con qualche brividino
che gia mi corre lungo la schiena.
Vi ringrazio per l'ospitalita e per l'opportunita. Ad majora, e
viva il Barbiere della Sera.
Lorenzo Scheggi Merlini, portavoce del Vittorio Cecchi Gori Group