Press Kit
di Antonio Bettanini

 Antonio Bettanini e' un esperto "uomo comunicazione". Incorreggibile genovese, oggi Bettanini cura la comunicazione aziendale della Piaggio Aereo Industries e insegna teoria e tecnica della comunicazione. Gli abbiamo chiesto, nel nostro spazio riservato al mondo degli uffici stampa, di spedirci qualche notarella in libertà. Tonino ha gentilmente accettato e il Barbiere lo ringrazia.

7 Febbraio 2001 - Lui/Esso. Una vecchia gag di Cochi e Renato

Manifesto, amore mio. 
Andando a trovare Giulio Anselmi, la scorsa settimana – una rimpatriata all’insegna di Genova per noi e di come, per noi, una finestra sul mare sia il mondo – mi sono ricordato della mia prima e unica volta a L’Espresso

Era il 1972, un caro e sfortunato amico, Giampaolo Bultrini, mi aveva dato l’occasione di utilizzare le mie analisi del manifesto politico elettorale e le molte foto che avevo raccolto. Ne sarebbe uscito – firmato credo assieme a Nello Ajello – un numero de l’inserto colore proprio a ridosso delle elezioni.


Quegli strateghi geniali della par condicio
Tra i meriti indiscussi della par condicioil mondo è lastricato di errori, azioni non-volute – dobbiamo annoverare due effetti che si sono affermati nel silenzio pavido degli studiosi di comunicazione politica: il primo (che già come dirigente politico di provincia avevo suggerito al mio partito, nei primi anni ’80) è quello di una estensione della comunicazione elettorale al tempo della non-campagna, con una possibile visibilità maggiore del messaggio. 

Parentesi: bisogna avere molte risorse per sfruttare un tempo di comunicazione assai più lungo. La comunicazione elettorale occupa dunque – anche in questa condizione obbligata tutti i lunghi mesi che precedono quell’unico in cui è di fatto vietata. Le spese vengono probabilmente decuplicate. E il giocatore politico è così portato a sfruttare un contesto di comunicazione che – in questa prima volta almeno – si potrebbe rivelare molto più favorevole. 

Gli avversari politici tacciono, almeno appunto quella prima volta che il giocatore più attento ha fatto la mossa originale – nel nostro caso Berlusconi vs. la coalizione rutelliana, le cui difficoltà politiche si sono trasferite visibilmente anche sulla comunicazione elettorale: inevitabile ritardo nell’avvio, mediazione sui contenuti dei messaggi, tempi di realizzazione e, a giudicare dalle polemiche anche strumentali, drenaggio risorse e spese. Il prossimo passo degli strateghi può essere soltanto quello – arrossiamo di vergogna per loro - di estendere il tempo del divieto
Il secondo effetto della par condicio è determinato poi dalla ricerca di media alternativi a quello televisivo.


Manifesto politico & par condicio: una nuova alleanza. 
Ecco che s’avanza dunque una strana alleanza. La par condicio ha generato la rinascita del manifesto politico (know how e relazioni con il mondo della grande affissione sono pane quotidiano per chi entri in politica dalle porte del marketing). Il grande manifesto-cartellone da strada è dunque il dominus della comunicazione. E Silvio Berlusconi ha messo in fila nel tempo – e prima di tutti – gli issues della sua comunicazione-programma elettorale.


“Lui”/”esso”. Ha ragione Rutelli. 
Come padre della comunicazione commerciale, di una macchina di nuovo linguaggio delle immagini e delle parole (piaccia o non piaccia), influente e creativa, Silvio Berlusconi non dovrebbe fare il purista della lingua. 

Se il manifesto di Rutelli recita: “Da sempre difendiamo l’ambiente/ da lui dipende il nostro futuro” quel lui non fa altro che raccogliere un uso linguistico sempre più affermato nella lingua parlata quotidiana, che conosce sempre meno l’uso di esso

Cochi e Renato
facevano siparietti divertenti, già alla fine degli anni ’60, in cui usavano anche a sproposito esso: ma era per fare il verso anche all’uso corretto di esso che appariva sempre più archeologico. Potremmo poi aggiungere che la personificazione dell’ambiente-natura non è poi così sconosciuta al nostro imprinting culturale, e trovo che il riprenderla sia in linea anche con un certo fondamentalismo ambientalista, che non mi piace, ma che penso sia giusto Rutelli voglia evocare. 

E due cose ancora (posso scrivere cose?) infine: quel lui può anche stare per Rutelli stesso, suggerirlo; e poi il campo di valori politici di Berlusconi se è genericamente per il popolo ed il suo immaginario ne deve recepire la lingua quotidiana. E battersi perché si annulli la storica frattura italiana tra la lingua scritta dei chierici e la lingua parlata del popolo. Esercizio: quante parole si sono affermate attraverso una non corretta pronuncia?


Berlusconi operaio
Ecco – sempre nei cartelloni di strada – Un presidente operaio/ per cambiare l’Italia “. Farà forse ribollire il sangue, a sinistra, questa indebita appropriazione linguistica. Ma – come dire? – una parola abbandonata ha trovato un nuovo parlante che, a suo modo, le restituisce un valore. Il valore di uno che lavora come un pazzo. Non c’era, una volta - specie nei cieli in cui Rodano e Napoleoni preparavano il compromesso storico – lo slogan di un’alleanza tra produttori (imprenditori & operai)?  

Tonino Bettanini



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