Gad Godesberg al TG1.
Non posso privarvi di un’esilarante battuta di Mauro Mazza,
vice direttore al TG1, da me importunato per recuperare un servizio sul
P180 Piaggio consegnato alla Ferrari. Ma devo farvi un po’ di storia.
Mazza era un giovane di punta all’AdnKronos, con l’ambizione
di trasmigrare (1991).
Pippo Marra che pure allora, non frequentando la Tribuna
Monte Mario dell’Olimpico, ancora avrebbe scambiato un pallone per un melone
fu visto appallottolare e calciare i migliori take di agenzia che
il buon Guglielmo Gabbi amava servirgli dalla Camera: il motivo?
Mauro aveva imboccato l’autostrada Rai accogliendo le offerte di Livio
Zanetti e del suo Gr.
Io avrei sperato che Pippo si prendesse in cambio la LauraCesaretti – era brava come è brava adesso: ci ha regalato la miglior "Stampa e regime" e Giuliano Ferrara la valorizza a Il Foglio – ma lui niente (ora smetto altrimenti i ricordi si attorcigliano).
Dunque Mazza: irresistibile battutista evoca con intelligenza il
Sordi meno sguaiato e come direbbe un maestro dell’ironia quello "più
distante dal suo ruolo".
Gli ho chiesto come va con Lerner e lui, rimasto tra i pochi
che in politica distinguono la socialdemocrazia dall’Asinello (e l’Asinello
dalla politica), mi ha confermato, grave, la lenta rivoluzione che attraversa
il TG1: "Abbiamo anche noi la nostra Gad Godesberg".
P.S.: mi ha pure confermato che i loro computer raggiungono con difficolta' il sito de Il Barbiere: ignorava quindi i miei fondamentali contributi.
Un amico alla FERPI.
Toni Muzi Falconi è diventato presidente della FERPI,
la Federazione Italiana che raccoglieva in origine tutti coloro che si
fregiano del titolo di PR: la presidenza di Toni Muzi ne cambierà
certo il volto. Maestro della comunicazione integrata, instancabile cacciatore
del nuovo – tanto nelle tecnologie quanto nelle idee - Toni Muzi
darà certo del filo da torcere a quanti tra di noi (anche per nobili
motivi) difendono un’idea chiusa di ufficio stampa: a cominciare dalla
sfida alla nuova legge sulla comunicazione pubblica.
Amatistico.
Per anni con Alessandro Amati (Asca) ci siamo parlati con
un linguaggio che declinava ogni parola con il suffisso
–istico. Specie al telefono, e magari gestendo una notizia esclusiva, noi
comunicavamo e ci capivamo così, e ci scappava da ridere. Mi ha
fatto perciò piacere annoverare tra i frequentatori-lettori del
sito anche lui, che si è firmato naturalmente Amatistico.