Dai nostri inviati


 

Voci, rumori, "boatos". E qualche onesto, innocente e gustoso pettegolezzo sul mondo dei giornali. Intendiamoci subito: i malintenzionati che vogliono offrire al Barbiere non saporite notizie, ma perfide insinuazioni, saranno fermamente respinti. Chi ha qualcosa di interessante da raccontare e' invece il benvenuto. Manda dunque le tue notizie al Barbiere della Sera

 


 

 

27 Febbraio 2001 - Ahi, ahi, lei mi cade sul traliccio...

In pieno svolgimento a "Milano Oltre", la periferia meneghina dove hanno sede alcuni uffici della Mondadori, la "battaglia dell'elettrosmog". Di che si tratta? Ecco la storia.

Qualche tempo fa la Mondadori ha deciso di trasferire le sue consociate, ovvero i giornali realizzati in joint venture con altre case editrici, dai vecchi uffici di Segrate in quattro palazzine di otto piani di poprieta’ dela EdilNord  situate a Milano Oltre.

In particolare, secondo i piani dell’azienda, nella nuova sede dovrebbero trasferirsi, alla fine dell’operazione,  i giornalisti di Cosmopolitan, AutoOggi, StarBene e Men’s Health, oltre all’ultimo nato in casa Mondadori, Cambio, che gia’ ha i suoi uffici a Milano Oltre.

Ma l’azienda ha fatto i conti senza il traliccio. Proprio appiccicato alle quattro palazzine infatti, c’e’ un mega traliccio dell’alta tensione che, com’e’ naturale, genera violenti campi elettromagnetici. I primi giornalisti di AutoOggi che hanno preso possesso delle nuove stanze, dopo un po’ hanno notato che i monitor dei loro computer cominciavano a emettere strani bagliori e sfarfallii. E allora hanno chiesto qualche controllo sui livelli di elettrosmog nell’area.

Nell’attesa dell’intervento di specialisti, qualcuno ha portato in redazione uno strumento da dilettanti per la misurazione dei campi magnetici, che ha cominciato a bollire dopo pochi minuti, portando le sue lancette sul rosso fisso. Il che non sorprende se si tiene conto del fatto che in alcuni punti il traliccio dell’alta tensione non supera i 16 metri distanza dalle finestre degli uffici. Poi si e’ saputo che anche un vicino asilo nido si e’ dato da fare per combattere l’inquinamento elettromagnetico della zona. Al piano superiore rispetto a quello dove lavorano i giornalisti di AutoOggi, nella redazione del sito Mondadori.com, i monitoro dei computer di tanto in tanto diventano verdi o blu.

Il comitato di redazione naturalmente e’ intervenuto e ora i trasferimenti della redazione di StarBene, Cosmopolitan e Men’s Health sono stati sospesi. Il direttore dei periodici Mondadori, Roberto Briglia, messo al corrente della situazione, ha fatto sapere che l’azienda rispettera’ naturalmente i livelli di elettrosmog dichiarati tollerabili dagli organismi di tutela della salute. Nel caso in cui l’elettrosmog dovesse presentare un’intensita’ superiore alle soglie consentite, ha detto la Mondadori, “si correra’ ai ripari”. Quali siano questi ripari ancora non si sa.

Ora, dopo le prime misurazioni di elettrosmog eseguite dall’Agenzia regionale protezione ambientale (Arpa), i giornalisti di Milano Oltre aspettano l’intervento di una nuova ditta specializzata che eseguira’ ulteriori controlli, a spese del sindacato.  E poi si vedra’ chi sara’ sconfitto nella guerra del traliccio.
Bds


27 Febbraio 2001 - Scusate, qui Chi fa il direttore?

Uff.. , sgrunt... Lieve malumore a Chi, settimanale leggero della Mondadori dove il direttore Silvana Giacobini, sempre piu' travolta dai suoi impegni televisivi con Canale 5, e' data spesso per assente. Al punto che l'ufficio grafico deve spesso far recapitare gli impaginati del giornale negli studi televisivi di Cologno Monzese, quando non addirittura a Roma. E' capitato infatti anche questo. Che un redattore grafico sia stato spedito a Roma nella redazione di Canale 5 per consentire alla Giacobini di esaminare il giornale e di dare le sue indicazioni operative.
Bds


26 Febbraio 2001 - Forli' ha una Voce

Caro Bds, volevo metterti al corrente del fatto che da sabato 24 febbraio e’ uscito il terzo quotidiano pure a Forlì-Cesena. Dopo Il Resto del Carlino e il Corriere Romagna ecco spuntare la Voce di Forlì-Cesena, sorellina de La Voce di Rimini, a sua volta foglioccio de Il Corriere dell'Umbria, creatura di Alberto Donati.  A dirigere La Voce di Forlì-Cesena spediranno il modenese Franco Fregni, già alla Voce di Rimini per qualche mese ma "esiliato" dopo un corsivo pesantino sulla Curia locale, non gradito dal monsignore che la regge. Così il barbuto Fregni s'accomoderà a Forlì, dopo che aveva sostituito in fretta e furia Stefano Passini (ex Messaggero) che dopo due annetti scarsi di direzione è stato cacciato. Ora è finito al Messaggero di Pesaro che vorrebbe tornare pure a Rimini. 
L'Estet(ist)a


23 Febbraio 2001 - Perche' sempre di domenica?

Ma perché bisogna votare proprio di domenica? La domanda, tutt'altro che banale, l'ha posta ieri la "Velina rossa" di Montecitorio. Tradizionalmente nei paesi anglosassoni, ma ora anche in Francia, Spagna e persino Portogallo, ricorda Pasqualino Laurito, c'è l'abitudine di scegliere un giorno della settimana come giorno del voto.

O, con qualche enfasi, come "giornata della democrazia": dove il martedì, dove il giovedì. Quello che Laurito non scrive è che a suggerirgli questa opportunita' è stato Stefano Draghi, mago dei sondaggi del Pci-Pds-Ds

Non si tratta infatti solo di rispettare la domenica festiva, ma anche di rafforzare l'argine contro l'astensionismo. Per le prossime elezioni lo stesso Draghi prevede infatti una partecipazione al voto che dovrebbe attestarsi fra il 66 e il 70 per cento e segnare cioè un nuovo record del numero di quelli che scelgono di andare al mare piuttosto che nella cabina elettorale. Perché dunque ostinarsi a votare di domenica, con le scuole chiuse di sabato e lunedì, quasi un incentivo bello e buono all'astensione?

Meglio forse sacrificare una giornata lavorativa (rigorosamente a metà settimana) sull'altare della partecipazione. Sulla proposta si sarebbe già registrato il parere positivo delle autorità ecclesiastiche, che da tempo suggeriscono peraltro di spostare al sabato il campionato di calcio.
Grisaglia


23 Febbraio 2001 - Dopo gli albanesi, sistemiamo i collaboratori

Lavoro a Panorama, il migliore dei newsmagazine possibili in Italia. Ieri abbiamo fatto un’assemblea molto bella. Il direttore Carlo Rossella ci ha fornito i dati di vendita: nei primi sei numeri del 2001 abbiamo raggiunto le 782.000 copie, cioè 55.000 in più rispetto ai primi sei numeri dell’anno scorso, + 7,6%, mentre L’Espresso ha avuto nello stesso periodo un aumento di 11.000 copie, + 2,4% sul 2000.

Così aumenta il vantaggio di Panorama sui cuginetti romani: l’anno scorso, considerando la media di tutti i numeri (compresi quelli senza promozioni!) L’Espresso ha venduto poco più di 400.000 copie, noi quasi 600.000, per l’esattezza 598.000.

Nell’open space di Segrate si mormora: quelli del marketing vogliono prendersi gran parte del merito del successo, grazie per esempio ai cd rom dell’Enciclopedia Omnia che hanno fatto schizzare le vendite nei primi numeri del 2001. Ma Rossella fa notare che è vincente anche la sua scelta di mettere in copertina donne belle e misteriose, dalla modella lesbo-chic con titolo “Baciami stupida” alla Susanna Torretta intervistata sulla scomparsa della contessa Agusta. Probabilmente hanno ragione sia il direttore che il marketing: sennò non saremmo il migliore dei newsmagazine possibili in Italia. Sia come sia, dopo 5 minuti Rossella se n’è andato dalla nostra assemblea (non fa mica come Enrico Mentana, che al Tg5 partecipa anche alle discussioni sindacali!) e noi abbiamo potuto parlare liberamente.

Del contratto nazionale si è detto che non arriva, quindi sono in vista altri scioperi: qualcuno in assemblea ha proposto di farli tra un mesetto, avvicinandosi a Pasqua, quando ci sarà un aumento della pubblicità e si potrà dare più fastidio alla campagna elettorale. Sul contratto, molti temono norme peggiorative, per esempio sui trasferimenti coatti oppure sul lavoro dei grafici nei periodici, che potrebbe non essere più opera esclusiva dei giornalisti con il nuovo contratto.

Abbiamo scoperto durante l’assemblea che c’è già un collega grafico a Panorama con contratto non giornalistico: e se succede nel migliore dei newsmagazine possibili in Italia, perché non negli altri periodici, come vorrebbero gli editori? A costo di sembrare retrò, la nostra assemblea ha detto al Cdr di insistere perché tutti i grafici abbiano il contratto giornalistico.

E non c’è solo il problema dei grafici. A Panorama lavorano diversi giornalisti senza contratto, o con accordi formalmente di collaborazione: ma in realtà sono redattori a tempo pieno. Ieri l’assemblea ha approvato all’unanimità un documento in cui chiede al Cdr di presentare al direttore e all’azienda la richiesta formale di regolarizzare questi colleghi. Rossella, che è sempre gentile e disponibile con tutti, quando deve affrontare qualche grana in genere risponde: “parlatene con Nini Briglia”, il suo predecessore che ora è direttore generale periodici della Mondadori.

Ma nelle aziende ci sono sempre difficoltà di vario tipo a risolvere i problemi, specie se riguardano i lavoratori più marginali: Panorama non è mai andato così bene, guadagna soldi a palate e potrebbe certo allargare l’organico assumendo regolarmente chi lavora già in redazione. Ma nessuno prende questa decisione: alla fine, magari, dovrà intervenire direttamente (prima di cedere, eventualmente, le sue aziende) l’azionista di maggioranza Berlusconi.

A suo tempo, voleva creare un milione di posti di lavoro: perché intanto non fa assumere almeno chi lavora già nel migliore dei newsmagazine possibili in Italia? In fondo, si è occupato di sistemare diverse famiglie di albanesi, potrebbe farlo anche con i giornalisti di Panorama che la Mondadori ha finora “dimenticato”.

Cocco di Mamma
23 Febbraio 2001 - Inserto che viene, inserto che va  

A Domenico Bonifaci quell'inserto non piace. "Il mondo del lavoro in Lazio, Abruzzo e Molise" che il service di Arnaldo Agostini (Editaliana) ha messo a punto per il quotidiano "il Tempo" non ha riscosso l'approvazione dell'editore.

Troppo simile, avrebbe detto l'editore di piazza Colonna, all'analogo inserto settimanale che lo stesso service romano confeziona per "il  Corriere dell'Umbria" e che, secondo indiscrezioni da Perugia, Alberto Donati starebbe per sostituire con un newsmagazine poiché "Lavorare in Umbria" non porta più copie.

Intanto, a "il Tempo" Franco Recanatesi sta lavorando per mettere a punto un inserto settimanale di tv e spettacolo.
Shampoo
23 Febbraio 2001 - Due nuovi assunti a Diario

"Diario" guadagna copie. Rinnova il sito internet. L'inserto "Diarioelezioni" - curato da Gianni Barbacetto - guadagna lettori e polemiche.

E nella redazione di via Melzo arrivano quindi due nuovi assunti. Due firme note della sinistra milanese: Mario Portanova, con alle spalle l'esperienza di "Società civile" e un libro sulla mafia nel capoluogo lombardo, e' stato assunto come praticante, e Assunta Sarlo, già alla redazione milanese del "Manifesto".
Shampoo


22 Febbraio 2001 - Trentamila? Buttale via...

Il Corriere dello Sport "è lieto di comunicare ai suoi collaboratori che dal 1 Febbraio il compenso per ciascun servizio pubblicato è stato elevato" all'interessante cifra di "lire trentamila lorde. Per ogni notizia la cifra è salita addirittura a diecimila lire (sempre lorde)".

I compensi (se mai qualcuno meditasse d'arricchirsi) sono "comprensivi delle spese di produzione".

A firmare la circolare che è stata inviata a numerosi collaboratori del quotidiano sportivo romano, diretto da Italo Cucci, è il vice direttore generale dell'azienda.

Naturalmente sono tutti felici. Buttale via, trentamila. Nella lettera, come ormai accade spesso, si sottolinea che "la collaborazione non dovràpotrà mai" (come a dire "manco morti") "concretare un rapporto di lavoro subordinato né di collaborazione fissa, né di corrispondenza".  
Costanza


22 Febbraio 2001 - L'Indipendente può attendere

Ignazio La Russa dice stop. "L'Indipendente" (ri)vedrà la luce dopo le elezioni politiche. Una decisione che al parlamentare di An che, nello scorso autunno aveva (con un gruppo di imprenditori) rilevato la testata dal fallimento, sarebbe stata imposta dall'alto.

E che fanno il Direttore e il caporedattore in pectore? Il primo, Gigi Moncalvo, ritorna alla televisione: ogni martedi', dai canali di TelePadania, 'serve' domande a Umberto Bossi. Il secondo, Marco Valle, firma "Trasporti in Lombardia", periodico di 8 pagine edito dalla Regione Lombardia e distribuito gratuitamente nelle stazioni, negli aeroporti e nei porti turistici
Shampoo


21 Febbraio 2001 - Gigi Bacialli al Gazzettino

E' ufficiale. Gigi Bacialli stamani ha firmato. E' il nuovo direttore de "il Gazzettino". Bacialli, 52 anni, milanese, lascia la direzione del "Giornale di Vicenza", dove ha riportato in ottima salute una testata che perdeva colpi. Luigino Rossi, editore del "Gazzettino", non ha dunque perso l'occasione per portare sulla tolda del giornale più venduto del Veneto (140mila copie)  il giornalista che, in passato, aveva già diretto "l'Indipendente" e la "Libertà" di Piacenza. Inoltre, Rossi assesta un duro colpo alla Athesis, la società editrice del "Giornale di Vicenza". Per Giulio Giustiniani, direttore uscente del "Gazzettino", l'incarico di editorialista. Per Bacialli una nuova sfida tenendo presente i cattivi rapporti con il cdr e con la redazione che gli lascia il direttore uscente.
21 Febbraio 2001 - Riunioni di Condominio

"Dovete essere come tanti piccoli Berlusconi", ha detto sabato scorso il senatore Enrico La Loggia ai supporter ferraresi di Forza Italia. Questa la frase con cui si apre l'ultimo numero del "Condominio delle Libertà", il giornalino amatoriale (tre pagine e mezzo in A4) che un misterioso autore si diverte a comporre. Probabilmente c'e' lo zampino di qualche giornalista di sala stampa alla Camera, visto che Il Condominio delle Liberta' viene diffuso a Montecitorio e dintorni.

Nato dall'analisi della stampa locale (un sacco di cose interessanti che passano quasi inosservate), il Condominio mette in fila - senza commentarle - notizie, curiosità, frammenti di pezzi, copiandoli praticamente così come escono sui giornali (sempre citati). L'impronta politica e' di chiara ispirazione di sinistra e antiberlusconiana.

Nell'ultimo numero il Condominio segnala le inefficienze della giunta polista di Bologna, dove il consigliere comunale che celebra i matrimoni durante il weekend deve arrangiarsi tutto da solo (prendere le chiavi della sala dall'usciere, accendere luci e impianto stereo, eccetera). 

Poi si parla della gaffe del sindaco (anch'egli del Polo) di Viterbo che ha dedicato una strada al suo concittadino Luigi Petroselli. Pur di nascondere l'iniziativa (Petroselli fu il sindaco-simbolo del Pci di Berlinguer), il comune di Viterbo non ha avvertito nemmeno la vedova di Petroselli. C'e' poi una lista, regione per regione, delle inchieste, arresti, rinvii a giudizio in cui sono coinvolti sindaci, presidenti di provincia e assessori del Polo.
Costanza


20 Febbraio 2001 - Gazzetta dello Sport, tentazioni pericolose

Dopo la grande “abbuffata”, si prepara  il grande colpo di spugna, ma a frenare le tentazioni striscianti è sceso in campo in prima persona Umberto Agnelli, patron della Juventus. Stiamo parlando dello scandalo che avvelena in queste settimane il mondo del calcio, passaporti falsi o contraffatti,documenti taroccati, dichiarazioni e certificati  pagati a peso d’oro per aggirare le norme e  schierare calciatori stranieri camuffati da italiani  o da comunitari.

Alla faccia del rigore e della trasparenza, è scattato il piano  “volemose bene”,  che fa comodo a tutti, o a quasi tutti, comunque a quelli che contano, con l’eccezione una volta tanto della squadra di casa Fiat.

Grande regista dell’operazione è sempre lui, l’ onnipresente Franco Carraro, presidente della  Lega calcio e referente dei “padroni delle ferriere “, da Girando a Galliani, da Moratti a Sensi, da Cagnotti a Tanzi, i grandi imprenditori che muovono le fila del calcio business e hanno trovato in Carraro il loro braccio operativo.

Che cosa sta prendendo piede nella fervida mente di Franco Carraro? Bastava leggere la Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa per apprendere che per risolvere il caso passaporti in Francia si sta pensando “a una via d’uscita improntata al buon senso, un’Authority composta da magistrati autorevoli e indipendenti che hanno il compito di giudicare le irregolarità commesse supplendo  (udite udite!) all’impotenza dei giudici sportivi”. Conclusione:”perché non provarci anche in Italia?”.

Oplà,il gioco è fatto: ci facciamo un bel gruppo di giuristi –ovviamente di chiara fama e indiscusso prestigio- e sistemiamo tutto senza troppi rischi, con buona pace di chi non ha truccato le carte e adesso chiede che chi ha sbagliato paghi, si tratti di Lazio, Inter, Milan  o… soltanto di Udinese e Vicenza.

Dietro la proposta suggerita dalla Gazzetta dello sport, c’è chi giura che si nasconda la mano guantata di Franco Carraro, da sempre in buoni rapporti con il direttore Candido Cannavò. Qualcuno dice addirittura che Carraro abbia promesso di aiutare il vecchio Candido a coronare il suo sogno di fine carriera, l’ingresso nell’olimpo del CIO, il governo dello sport mondiale.

Sapendo bene di muoversi su un terreno minato e impopolare, Carraro ha deciso di tastare, con la collaborazione di qualche giornale, il terreno della gran sanatoria sui passaporti falsi, senza esporsi in prima persona.

Ma, con l’effetto di un boomerang, l’ipotesi del “volemose bene, abbiamo scherzato” gli è tornata nei denti niente di meno che con la firma di Umberto Agnelli (che ha rilasciato dure dichiarazioni in proposito) e con tutto il peso di  casa Fiat. E secondo i soliti bene informati l’idea di un colpo di spugna, senza colpevoli e senza innocenti, non è piaciuta nemmeno alla  ministra Giovanna Melandri.
Bds

20 Febbraio 2001 - Libero cerca il decollo

Il cavallo alato della testata di Libero spicca il volo. In 30 giorni il quotidiano diretto da Vittorio Feltri è stato oggetto di cambiamenti così radicali da sembrare incredibili: è cambiato il direttore, è cambiata la linea editoriale, c'è finalmente un editore vero e proprio infine è stato rinforzato l'organico.

Alessandro Sallusti
, l'ex capocronista del Corsera già condirettore da novembre, è diventato plenipotenziario e direttore responsabile e si occupa dei contenuti del quotidiano di via Merano. Obbiettivo del nuovo corso, aumentare il numero delle copie ed allargare la cerchia dei lettori approfittando della grande visibilità di cui gode la testata. Il numero delle copie, intanto, aumenta, lentamente ma sensibilmente.

Il nuovo editore, l'imprenditore romagnolo Stefano Patacconi ha già preso un ufficio accanto a quello di Vittorio Feltri ed è intenzionato a far quadrare i conti: ridurre le spese stratosferiche che fino ad oggi hanno frenato lo sviluppo costruendo un'azienda la ddove fino ad oggi non c'è stata. Col nuovo corso arrivano anche le prime nuove assunzioni per colmare le falle aperte dall'abbandono di alcuni cronisti dopo il "no" di Cairo.

I nuovi "soldati" li ha selezionati direttamente il nuovo direttore per evitare sorprese. Sono due. La prima è una donna, l'ex Indipendente Valeria Braghieri è stata chiamata a rafforzare il settore spettacoli, strategico per un quotidiano che intende rivolgersi anche ai più giovani ed allargare così la cerchia dei lettori anche ai non "Feltristi". Il secondo è l'ex inviato della Provincia di Como, Lecco e Sondrio e della Televisione Svizzera Italiana, Paolo E. Russo. E' stato chiamato per rafforzare il settore politico delle cronache italiane.
Spigolo


19 Febbraio 2001 - Un po' di Rimini per Libero

Stefano Patacconi sta mettendo mano ai conti di "Libero". Ma il self made-man che ha evitato a Vittorio Feltri di chiudere il suo quotidiano che veleggiava in rosso ha un sogno: poter leggersi la cronaca di Rimini, sua città natale. 
Cosi', da qualche settimana, il caporedattore Luca Marchi (che solitamente per i suoi weekend sceglie la Costa Azzurra) sta andando su e giù da Milano a Rimini. Ai due quotidiani riminesi, "la Voce" e il "Corriere", la presenza di un terzo incomodo non sembra assolutamente dar fastidio. Entrambe le testate godono, infatti, di buona salute. Intanto, Feltri rompe con Pk che ha portato pubblicità sulle colonne del foglio milanese. In via Merano, sede di "Libero", si stanno attrezzando gli uffici per una concessionaria interna. Un altro segnale della 'cura' Patacconi.
Shampoo


19 Febbraio 2001 - L'Eco di Asti al Giornale del Piemonte

"Il Giornale del Piemonte" si espande. La società che edita il dorso allegato al "Giornale" berlusconiano acquista "L'eco di Asti", storico settimanale che, secondo i progetti della casa editrice, dovrebbe ritornare in edicola all'inizio di aprile. Direttore responsabile è Paolo Raviola, direttore editoriale Pierangelo Coscia che già firma l'edizione piemontese del "Giornale".
Shampoo


19 Febbraio 2001 - Un nuovo settimanale in Val d'Aosta

Un nuovo settimanale si affaccia in Val d'Aosta. Il progetto è di NewMedia, concessionaria di pubblicità piemontese, che intravede buone possibilità di vendite per un bisettimanale più agile e leggero di quelli già esistenti. I centotrentamila aostani hanno, infatti, a disposizione due fogli: "Il Corsivo" e "la Vallee'", che vendono rispettivamente 1.500 e 3.000 copie. Il nuovo bisettimanale  in edicola al lunedì (con una edizione tutta sportiva) e al venerdi', secondo i promotori, dovrebbe attestarsi intorno alle 2.000 copie. La testata, non ancora confermata, dovrebbe essere "Valle oggi". In redazione sette giornalisti, di cui quattro praticanti.  Uscita prevista per la fine di marzo.
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19 Febbraio 2001 - Le Grandi notizie possono aspettare

Uscita rimandata per "Grandi notizie.it". Il sito internet diretto da Pierluigi Cavallina (ex Corsera, ex Rai) sarà on-line solo alla fine di febbraio. Uno slittamento che non ha però fermato il lavoro nella redazione di viale Tiziano a Roma, dove una decina di giornalisti - con contratti semestrali - continuano a schedare notizie e fatti di cronaca e politica. "Grandi notizie" si propone, infatti, di offrire in rete schede e approfondimenti di notizie.
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14 Febbraio 2001 - Cesare Romiti vuole incontrare il Cdr Corsera

Notizia Flash. Arrivano sempre mentre te ne stai per andare a casa. Ma questa e' davvero interessante. Cesare Romiti, presidente della Rcs, avrebbe espresso nei giorni scorsi il desiderio di incontrare il comitato di redazione del Corriere della Sera.

Si tratta di un fatto davvero singolare. Non e' certo frequente che
Romiti incontri personalmente il sindacato dei giornalisti. E' probabile che il presidente di Rcs desideri rassicurare il Cdr sulle circostanze, ancora non chiarissime che hanno condotto alle dimissioni dell'amministratore delegato Claudio Calabi. Per un ripasso dell'intera vicenda vi rimandiamo all'ultimo Barba e Capelli di Figaro.

Delle intenzioni di Romiti, la redazione ' stata informata durante un'assemblea dallo stesso Cdr. Stiamo ora a vedere che succede.
Bds


14 Febbraio 2001 - Tg5.it, o soldi o morte

Caro Figaro, tu non ci crederai ma la redazione del tg5 sta diventando adulta: pensa, da qualche tempo si riunisce in orario di lavoro.Tu dirai: ma è da quando esiste lo statuto dei lavoratori che il diritto è garantito. Vero. Però noi siamo gentili e non abbiamo mai voluto approfittarne...

L'altra settimana abbiamo scoperto che, nel nono anniversario del tg5 era nato "tg5.it" un bel sito, molto visitato, che Mentana si è fatto da solo e che-dopo qualche giorno-ha deciso che ci saremmo fatto noi. Tu l'hai raccontata la storia: ci siamo "permessi" di chiedere regole precise e magari, non guasta, qualche soldino in cambio di lavoro in più. Il nostro grande-piccolo-fratello si è molto arrabbiato, al solito, ma per la prima volta non c'e' stato nulla da fare: "mostrare dollari, vedere cammello" ha detto l'assemblea.

Mentana non ha mostrato dollari e il sito, per un mesetto se lo è fatto lui con qualche collega che ha ritenuto di doverlo aiutare. L'altro giorno Mediaset ci ha chiesto di lavorare al sito per un mesetto ancora, tanto per capire, ci  hanno spiegato, quali saranno i carichi di lavoro per la redazione.

Caro Barbiere,tu non ci crederai ma l'assemblea di lunedi' 12.2. ha detto di no. Basta sperimentazioni, fuori i conti, fuori i soldi... Il nostro CDR fa sul serio e Mentana è in difficoltà: pensa che se tenta di dividere la rappresentanza sindacale e uno si dimette il primo degli eletti è proprio lui: così se ci fa arrabbiare Mentana se la vedrà col nostro Direttore:che botte!
Gigi
 


14 Febbraio 2001 - I parenti poveri di Mediaset

Caro BarbiereStudio Aperto va maluccio:alle 19.30 è inchiodato al 5 per cento o giù di lì. Mario Giordano o Paolo Liguori non si muove audience. Col monoscopio il tg della seconda rete del Biscione farebbe sempre 5 per cento. Hai voglia a sputare sangue. Hai voglia a cercare le notizie. Noi siamo la metà dei colleghi del tg4, non siamo famosi come quelli del tg5: siamo i parenti poveri di Mediaset

Le notizie le cerchiamo, i servizi li facciamo, qualche volta diamo "buchi" ai fratelli maggiori ma nessuno se ne accorge e lavorare a Studio Aperto è sempre più una fatica: i più bravi se ne vanno (Luisella Costamagna e Alessandra Anzolin da Santoro, Elena Guarnieri da Emilio Fede, Mimmo Lombezzi e Sabina Fedeli a Link, e non è finita).

Mario Giordano è proprio gentile con noi: dopo anni di "straccio Liguori" ci sembra di essere in un club inglese...Qual è il problema? Semplice: Mediaset ci considera le cenerentole del gruppo, la produzione - vera padrona delle news - ci tratta sempre peggio, la "line" del tg è nelle mani capaci ma sempre più magre della sola, eterea, Anna Broggiato.

Giordano è gentile, certo, ma non basta. I due vice direttori "collaborano", certo, ma non si capisce a cosa. Lui e'un grande polemista ma la tv non la conosce: il mezzo cambia, il digitale incalza, Mediaset prova le nuove tecnologie (clamorosamente in ritardo) sulla nostra pelle e tornano ad agitarsi dei gufi che dicono che dopo le elezioni politiche dovrà arrivare un capo vero, uno che la tv la conosce. 

Fedele Confalonieri
ha scelto un direttore così così, scontentando Forza Italia. A Studio Aperto i conti non tornano. A fine aprile, ci dicono si ricomincia...Caro Barbiere, ma quando ci lasceranno crescere?
St.Ap.


13 Febbraio 2001 - Ti aspetto fuori,  a Strasburgo

Se ti condannano per diffamazione in primo grado, in appello e in Cassazione, non è ancora detta l'ultima parola. Puoi sempre riaprire i giochi ricorrendo alla Corte di Giustizia Europea di Strasburgo. Giancarlo Perna, l'inviato speciale di "Panorama" querelato dal giudice Giancarlo Caselli, c'è riuscito.

Che cosa scatenò l'ira di Caselli?
"Un mio pezzo del '94 in cui scrissi testualmente che questo magistrato "ha fatto un triplice giuramento: a Dio, alla Legge e a Botteghe Oscure". Quest'ultimo riferimento a lui non piacque e mi querelò per diffamazione".

Beh, non ci sei andato giù leggero...

"Avrei potuto documentare la verità di quello che ho scritto, ma mi e' stato impedito. Avevo chiamato come testimoni nel processo Saverio Vertone e  Giuliano Ferrara. Entrambi ex militanti nel Pci torinese, potevano dimostrare che le più importanti decisioni venivano discusse e messe a punto da Caselli in quelle sedi politiche. I giudici, però, mi hanno impedito di portare questi testimoni. Dicevano che non erano rilevanti".

E allora?
"Sono stato condannato a pagare 60 milioni, e nel 1998 erano già stati completati tutti i tre gradi di giudizio. Il mio avvocato, Giandomenico Caiazza, mi scrisse che la sentenza, in realtà, non era per diffamazione ma per blasfemia: avevo toccato un dio. Poi gli venne in mente di ricorrere alla Corte europea di Strasburgo, la quale non ha trovato infondata la nostra istanza: l'ha dichiarata ricevibile e così tutto ricomincia".

Sul "Giornale" Vittorio Sgarbi ha commentato la vicenda con una certa ironia...
"No, non trovo proprio. Solo il titolo di quella puntata di "Sgarbi quotidiani", e cioè "Almeno Perna può far ricorso all'Europa" può far pensare a questo, il testo assolutamente no. Anche Sgarbi è stato querelato da Caselli, ma lui è ancora al primo grado di giudizio. L'ironia, semmai, è in un altro fatto".

Quale?
"Giancarlo Caselli sta per prendere servizio proprio a Strasburgo. Farà parte della procura europea che si chiama Eurojust. Speriamo bene".

Bds

Come avete appena letto, questo breve colloquio con Giancarlo Perna contiene affermazioni piuttosto delicate, che naturalmente riportiamo perche' Perna ce le ha fatte. 

Abbiamo tuttavia pensato di sottoporle anche a almeno uno dei due testi a difesa invocati da Perna, e cioe' Saverio Vertone, che ci ha risposto: "Posso testimoniare di aver conosciuto Giancarlo Caselli a Torino negli anni in cui dirigevo la rivista Nuova societa' (1975-1983). L'ho incontrato spesso nella sede della rivista o in dibattiti pubblici. Mai in una sede politica.
Quanto alle affermazioni di Perna, se mi fosse stato chiesto di testimoniare, avrei testimoniato la mia impossibilita' di testimoniare. Forse Giuliano Ferrara potrebbe saperne di piu'". 

Qualcosa non quadra, ci siamo detti, e abbiamo richiamato Perna. Il quale ci ha consigliato di rivolgerci al suo legale, l'avvocato Giandomenico Caiazza.

E allora, forza, telefona a Caiazza
Scusi avvocato, ci dica un po' come stanno le cose. Avete chiesto di sentire Vertone ma Vertone a noi del Barbiere dice che non sarebbe stato un buon teste a difesa. Come la mettiamo?

"Guardi, al processo non ci e' stato consentito nulla. Ne' di portare testi, ne' di esibire articoli di giornale, nemmeno di ascoltare Giancarlo Caselli come parte offesa, in modo che il querelato potesse porgli alcune domande.

Quanto a Vertone, come fa il professore a sapere quali domande gli avrei rivolto in udienza? Noi vogliamo dimostrare l'impegno politico di Giancarlo Caselli che, allora giudice istruttore a Torino, partecipava a riunioni di partito ad alto livello. 

Ora, per noi e' importante che il ricorso sia stato dichiarato "ricevibile" dalla Corte di Strasburgo. Se la corte stabilira' che a Perna non e' stato accordato un pieno e completo diritto di difesa, lo Stato italiano dovra' risarcirgli il danno. Staremo a vedere".

Pero', molto interessante. Continueremo a seguire gli sviluppi dello scontro Perna-Caselli e vi terremo informati.
Bds


13 Febbraio 2001 - La Repubblica del copyright

Sbuffi d'insofferenza, scuotimenti di testa, braccia allargate a significare: ma si può? La Repubblica di martedi 6 febbraio traboccava di articoli tratti da giornali stranieri,  copyright e di service vari, di firme di giornalisti esterni. Il che ha suscitato non poco malumore in redazione.

Ecco qui Clifford Kraus, copyright New York Times, che parla dei 240 nastri video che fanno tremare  il Perù, con le prove della corruzione del governo Fujmori.  Non se ne sentiva il bisogno, commentano all'interno, bastava rimpastare qualche agenzia. Già, ma questo copyright del NYT costa centinaia di milioni l'anno: bisogna sfruttarlo, no? Passiamo A Timothy Garton Ash, che affronta la giovinezza del ministro degli Esteri tedesco Fischer, in cui ha fatto irruzione il terrorismo.

Poi c'é "Limes", che piazza la "sua" intervista a Kostunica, per annunciare quello che il nuovo leader di Belgrado ha già annunciato: il processo a Milosevic lo faremo noi e solo noi. Ma ecco qui un Hans-Magnus Enzensberger che dibatte sui fantasmi e la tv. Altro che: i fantasmi li hanno visti i colleghi di "Repubblica". E gli incubi anche, pensando a quale "collage" di service potrà essere il giornale del futuro. Ezio Mauro, per l'occasione, si è beccato una salva di scongiuri.

Il direttore, intanto, ha deciso che la redazione di  New York va rinnovata. Dopo dodici anni di fatica, Arturo Zampaglione è sul punto di essere chiamato indietro per un altro incarico. Mauro starebbe avviando un cauto sondaggio, all'interno, per sapere se c'è qualcuno che ha intenzione di occupare la poltrona di quel prestigioso ufficio di corrispondenza. Dalla bottega del Barbiere, ci si fionderebbero in molti.
Rosina


7 Febbraio 2001 - il turismo dell'Universo

Alla casa editrice Universo stanno progettando una nuova testata. Si tratta di un mensile dedicato al turismo. Le indiscrezioni che filtrano da via Cusani, dove ha sede il gruppo editoriale, parlano di un giornale di servizio molto fotografico e poco scritto, di un periodico che potrebbe inserirsi in una nicchia di mercato ancora tutta da esplorare.
Shampoo


7 Febbraio 2001 - C'e' Tempo per il lavoro

Ventiquattro pagine, settimanale, diffusione Lazio, Abruzzo e Molise. Testata: "Il mondo del Lavoro". Lo sta realizzando un service romano per "il Tempo". Il quotidiano di piazza Indipendenza avrebbe giudicato positivamente il numero zero messo a punto dalla Editaliana di Arnaldo Agostini che già realizza un analogo settimanale per il gruppo Donati.
Shampoo


6 Febbraio 2001 - Posti auto a Montecitorio. La carica dei 400

Caro Barbiere, ti scrivo dalla trincea della sala stampa di Montecitorio dove trascorrono giorni davvero difficili. Il clima è teso, l’aria elettrica. Ma non confondiamo, non è lo scontro elettorale all’orizzonte ad inquietare gli animi, ma qualcosa di molto più serio (almeno per gli interessati): la vicina conclusione di quella specie di psicodramma che si è scatenato per l’attribuzione dei permessi di parcheggio in piazza del Parlamento per i giornalisti iscritti alla stampa parlamentare.

E già, perché dopo la storica prova di forza del duo Rutelli-Violante che ha liberato la piazza dalla morsa soffocante (e mortificante) delle auto in sosta, le già magre disponibilità si sono ulteriormente ridotte.

Dopo complicate trattative con la presidenza della Camera, colpi di scena, drammatizzazioni, invocazioni del ruolo costituzionale dell’informazione parlamentare e quant’altro, il risultato definitivo è stato assai magro: 16 posti, né uno di più, né uno di meno.

Ora tutti capiscono che razza di privilegio sia avere un posto macchina nel cuore di Roma. Ma gli iscritti all’Asp (una volta potente corporazione, nella corporazione) sono circa 400, e anche solo quelli che hanno fatto richiesto del permesso entro il 31 gennaio (come “improrogabilmente” chiedeva un avviso accuratamente non pubblicizzato dell’associazione) sono 44.

Come scegliere? Inutile dire che fra i richiedenti ci sono veri e propri monumenti, abitatori semieterni del Palazzo, firme nobili e meno, e meno anziani, ma più assidui frequentatori come gli oscuri, ma preziosi lavoratori d’agenzia. La coppia che governa la stampa parlamentare, il presidente Enzo Iacopino e il segretario Giorgio Frasca Polara, ha promesso di affondare la lama solo in base a criteri oggettivi e rigorosi. Farà fede la distanza da casa, oltre ovviamente alla certificata, regolare presenza. Staremo a vedere, farò da controllore per conto del Barbiere e vi informerò di come è andata.

Nel frattempo riconosciamo però che per una volta la categoria ha sfoderato un po’ di dignità. Già perché quando di colpo sono stati cancellati i 23 posti della stampa parlamentare (che grazie alla rotazione e alla doppia fila tollerata praticamente si raddoppiavano), la presidenza della Camera aveva offerto su un piatto d’argento una contropartita davvero allettante.

Niente meno che 26 posti in un garage in via di S.Maria dell’Anima (qualche decina di metri dalla Camera). Costo: seicentoquarantaseimila lire al mese, circa 200 milioni l’anno a carico della Camera, cioè dei cittadini. Davvero troppo imbarazzante, anche per giornalisti abituati ad esser trattati bene

Così l’Asp ha rifiutato l’offerta di Violante, controproponendogli di spendere quei soldi per i propri funzionari, se proprio voleva, e di riservare qualche posto in piazza per noi. Non sarà eroismo, ma insomma meglio di niente è. Un saluto alla bottega e a presto.

Grisaglia


6 Febbraio 2001 - Caso La Rocca, un pericoloso precedente

L'editore Franco Caltagirone non ha manifestato "alcun intento ritorsivo" trasferendo a Macerata Umberto La Rocca, già capo del servizio Politico del "Messaggero" e questi non possiede alcun "fumus bonis iuris", alcun buon diritto per chiedere la revoca (o la sospensione) di quella che è stata definita come una vera e propria deportazione. 

E' questa la sbalorditiva decisione della dottoressa M. Falato della sezione Lavoro del Tribunale di Roma, che ha respinto il ricorso d'urgenza presentato da Umberto La Rocca, rinviando al giudizio di merito, per il quale però rischiano di passare anni. Una brutta botta anche per la Federazione nazionale della stampa al tavolo (quando mai verrà riaperto) delle trattative del rinnovo contrattuale, visto che la Fieg pretende mano libera sui trasferimenti dei giornalisti. L'avvocato D'Amati, che difende il collega del "Messaggero", ha preparato comunque il suo reclamo contro le decisioni del Tribunale, che verrà presentato appena possibile.

Umberto La Rocca era stato improvvisamente trasferito il 31 luglio del 2000, subito dopo aver preso parte attiva, con ripetuti interventi, ad assemblee di redazione che denunciavano la perdita di autonomia della redazione rispetto gli interessi dell'editore. 

Il nuovo incarico, coordinare le redazioni di Ancona, Macerata, Ascoli e San Benedetto secondo il giudice non rappresenta una dequalificazione rispetto alla poltrona del servizio Politico, che è una delle più importanti in qualsiasi giornale e richiede fra l'altro un contatto continuo con il direttore, più volte nell'arco di una stessa giornata. 

Per la verità, si pensava che il punto debole della posizione di La Rocca fosse un altro: dal momento della deposizione dal Politico a quello del trasferimento a Macerata erano passate alcune settimane, nelle quali il giornalista aveva ricoperto l'incarico di inviato alle strette dipendenze del direttore, Paolo Graldi: La Rocca, insomma, non comandava più nulla e non coordinava più nessuno.

Niente di tutto questo: la dottoressa Falato ha operato un confronto diretto tra la carica di redattore capo del Politico, elencando i 13 giornalisti coordinati, tra cui un redattore capo, 5 capiservizio, 1 inviato e 6 redattori  e il nuovo posto a Macerata, con tre dipendenti lì e due a San Benedetto del Tronto, per dedurre che è la stessa cosa

Non sono stati portati testimoni nè prove "in ordine al concreto atteggiarsi delle mansioni svolte dal La Rocca a Macerata" scrive il giudice, criticando indirettamente la difesa, e ciò impedirebbe di valutare se c'è stata dequalificazione o no. Peraltro il giudice ammette che "plausibilmente, dirigere delle redazioni distaccate comporta un allontanamento dal mondo politico nazionale e dal flusso delle notizie di grossa risonanza sul piano nazionale".

E allora? Che altro ci vuole per capire che se, ad esempio, un giornalista politico come Bruno Vespa viene spedito a coordinare la Rai di Oristano e Sassari, c'è dequalificazione? La constatazione, fatta dal giudice, che le Marche "sono una regione in crescita", non assume forse il sapore di una beffa? Nell'ultima delle 11 pagine si definisce "di ampio respiro" il piano editoriale di Caltagirone. C'è un punto, infine, fra quelli avanzati dalla difesa di La Rocca, che il Tribunale annuncia nella "premessa in fatto" ma poi evita di analizzare: "il disagio familiare che il trasferimento gli causa, anche in considerazione del fatto che il proprio padre è gravemente malato".

Del resto, Felice La Rocca era già quasi morto quando il giudice ha depositato la sua decisione. Il timbro della cancelleria porta la data del 2 febbraio. Il settantaseienne papà di Umberto, vicedirettore del "Messaggero" per ben dieci anni, ha smesso di vivere quaranta ore dopo.
Bds 


6 Febbraio 2001 - In edicola Puglia d'Oggi

Lo sbarco in Calabria è previsto per l'estate. Il "Roma" di Napoli avrebbe già avviato contatti con un quotidiano consentino per verificare la possibilità di vendita come 'panino'. Intanto, da martedì, il giornale di Italo Bocchino e Angela Filippone, vedova di Pinuccio Tatarella, arriva nelle edicole pugliesi. Venti pagine - di cui sedici locali - per una tiratura di diecimila copie. La testata non è però quella del "Roma" bensì "Puglia d'Oggi" che, negli anni Sessanta, il missino Tatarella utilizzava per le sue battaglie politiche. E l'area di riferimento di "Puglia d'Oggi" è la Casa delle Libertà.
Shampoo


6 Febbraio 2001 - Gazzettino. Si cambia?

Giulio Giustiniani da cinque anni dirige "il Gazzettino". A giugno gli scade il contratto che lo leg al quotidiano del Nord Est che, sotto la sua direzione, ha cambiato veste e aumentato le vendite. In un'intervista Luigino Rossi, l'editore del giornale, aveva sostenuto che "cambiamenti non erano previsti". Ma rumors danno per certo il cambio di direzione. In pole position ci sono Sergio Gervasutti, già direttore del "Messaggero Veneto", e Luigi Bacialli, direttore del "Giornale di Vicenza". E per Giustianiani è pronta la poltrona di direttore editoriale.
Shampoo


5 Febbraio 2001 - Rai. Quell'ultimo ponte

Ecco la famosa "Lista ponte", ovvero la lista delle prossime assunzioni che verranno fatte alla Rai. Si tratta di 25 colleghi che hanno avuto finora con la Rai un rapporto di collaborazione. In particolare, come spiega un comunicato dell'UsigRai, il sindacato interno, si tratta dei 16 precari piu' utilizzati a livello nazionale, i 3 piu' utilizzati della scuola di Perugia, i 6 precari piu' utilizzati (ma con un'anzianita' di almeno 500 giorni di contratto giornalistico) nelle sedi regionali.

Ecco i nomi dei prossimi assunti: Annamaria Baccarelli, Annalisa Bartoli, Laura Calfapietra, Laura Cason, Dario Luigi Celli, Renzo Cerboncini, Adriano Conte, Gennaro Cosentino, Giacinto De Caro, Cinzia Fiorato, Lorenzo Gambatesa, Carmela Giglio, Barbara Gruden, Caterina Laurenzi, Laura Mambelli, Costanza Mangini, Carlotta Mannu, Rossella Marsocci, Massimo Mignanelli, Dania Mondini, Gavino Moretti, Laura Pasquini, Mario Scelba, Alessandra Zigaina, Antonella Zunica.
Bds


5 Febbraio 2001 - Forza ragazzi, fate vedere chi siete

Meta' marzo o giu' di li' e l'Unita' dovrebbe tornare in edicola. Firmato l'accordo tra la cordata di imprenditori guidata da Alessandro Dalai e il liquidatore della vecchia societa' editoriale Victor Uckmar, ora il nuovo direttore Furio Colombo e il condirettore Antonio Padellaro sono pronti a dare inizio ai colloqui individuali  per selezionare una cinquantina (un po' meno per la verita') di giornalisti da assumere. 

E' stato acquistato un nuovo sistema editoriale Unisys per circa 700 milioni, gia' installato nella redazione di via Due Macelli. Il progetto grafico e' definito e le gabbie vanno solo inserite nel server centrale del sistema. A raccogliere pubblicita' sara' la Area Nord Pk che ha accordato alla nuova Unita' un dignitosissimo minimo garantito. Insomma, tutto e' pronto per il decollo anche se rimangono due o tre cosette da definire.

Ieri l'altro il comitato di redazione dell'Unita' (Antonella Marroni, Umberto de Giovannangeli e Nuccio Ciconte) ha incontrato Colombo e Padellaro al bar dell'Hotel Plaza a Roma. Veramente si pensava di riunirsi a casa di Colombo che abita vicino a via del Corso con la moglie. Ma siccome il suo appartamento e' piccolissimo alla fine la scelta e' caduta sul bar del Plaza.

Colombo e Padellaro hanno detto subito che bisogna cominciare a lavorare senza perdere un istante, notte e giorno, sabati e domeniche, per produrre una decente quantita' di numeri zero. Il Cdr ha risposto che va benissimo, ma sarebbe meglio che prima il liquidatore dell'Unita' si decidesse a pagare l'ultima rata (scaduta a dicembre) dei compensi arretrati che i giornalisti dell'Unita' ancora debbono incassare. 

Colombo e Padellaro hanno detto che vedranno di metterci una buona parola per far presto. Per "presto" si dovrebbe intendere questa settimana. Giovedi' prossimo poi ci sara' un incontro al ministero del Lavoro in cui verranno comunicati ufficialmente i termini dell'accordo raggiunto dalla cordata Dalai e il liquidatore Uckmar. 

Al Manifesto l'accordo non e' piaciuto molto. Jena ha lamentato nel suo solito corsivetto di prima pagina che l'Unita' "e' stata data in affitto come una camera ammobiliata". Jena intende dire che Dalai e soci pagheranno per due o tre mesi un canone di affitto della testata, prima di perfezionare definitivamente l'acquisto, per dar modo e tempo a una societa' di consulenza di spulciare per benino nelle carte contabili, onde evitare che ci siano fregature nascoste. La scomparsa dell'Unita' dalle edicole, secondo alcune stime, avrebbe portato al Manifesto un incremento di circa 700 copie vendute. Che forse presto torneranno al vecchio proprietario.

L'altro problema riguarda la redazione, spompata e sfibrata dalle sofferte vicende del giornale. Per tutti sono stati mesi duri. Ora si tratta di ritrovare la voglia di rimettersi alla stanga per rilanciare la testata. E' una scommessa e le scommesse si giocano solo per vincere. Forza ragazzi e in bocca al lupo a tutti dal Barbiere della Sera.
Bds


 3 Febbraio 2001 - E' ufficiale: Maida in via del Tritone

Quel cliente di passaggio a bottega ce l'aveva proprio raccontata giusta: a guidare lo Sport del Messaggero sarebbe andato Enrico Maida. Puntuale è venuta ieri sera la conferma della società Caltagirone Editore. Maida, 50 anni, romano, era fino ad oggi vicedirettore vicario del Corriere dello Sport Stadio e puntava chiaramente alla direzione.

Il sogno si poteva avverare quando Mario Sconcerti ha lasciato il giornale, per andare a fare il vicepresidente della Fiorentina. E invece no, l'editore gli ha preferito Italo Cucci: un vero e proprio schiaffone. A quel punto bisognava andarsene e la fortuna ha voluto che quasi contemporaneamente si liberasse la poltrona della redazione sportiva del Messaggero, lasciata vuota da Giuseppe Rossi, andato a dirigere Leggo il quotidiano "ferroviario" che Caltagirone sta per varare. A intercedere per Enrico, pare sia stato l'amico Giorgio Tosatti.  

Un bel colpo per Caltagirone, che doveva riempire una delle caselle più importanti, visto che lo Sport è un vero e proprio traino per la diffusione del Messaggero. Bisognerà vedere, adesso, la reazione di prime firme come Roberto Renga e Piero Mei: Enrico Maida, che è stato anche inviato del Giornale e caporedattore della Gazzetta dello Sport, è infatti quel tipo di giornalista al quale non piace solo dirigere, ma anche scrivere e commentare. Auguri del Barbiere a lui e a tutta la redazione sportiva.

Bds


2 Febbraio 2001 - Pietro, ma guarda che ti Capital

Pietro Calabrese ha sciolto ieri la sua riserva. Andrà a dirigere Capital, il mensile della Rizzoli, assumendo l'incarico già a metà di questo mese per firmare, ha annunciato, il suo primo numero a fine marzo-inizio aprile.

 La notizia, già anticipata da Il Nuovo un paio di giorni fa, è di quelle che lasciano interdetti. A prima vista, per l'ex direttore del Messaggero, sembra un ridimensionamento in piena regola. Ancor più inatteso perché a Calabrese, che dopo aver abbandonato il gruppo Caltagirone aveva guidato la Seconda divisione Rai e quindi era passato a Milano per dirigere Multimedia Rcs e i contenuti di Hdp net, la Rizzoli aveva consentito di recente di portarsi dietro due giornalisti di peso (anche economico), come l'ex redattore capo del Messaggero Giuseppe Di Piazza e poi il vicedirettore Rita Pinci. Che è successo, dunque?

La più scontata delle risposte è quella che mette in rapporto lo spostamento di Calabrese con lo sbarco dicembrino di Franco Caltagirone in Hdp, la società che controlla il gruppo Rcs-Rizzoli Corriere della Sera. Sarebbe stato l'editore romano a chiedere la testa del suo ex direttore: magari in quell'incontro pacificatore con Cesare Romiti, avvenuto qualche giorno fa. Resta il fatto che, dopo anni di reti, Calabrese potrebbe provare gusto tornando al suo vero amore, la carta stampata, cercando di vivacizzare Capital (in attesa di un'occasione migliore).

A Capital intanto si aspetta l'arrivo di Calabrese con non poca soddisfazione. Pochi pensavano che Gigi Zazzeri, sarebbe stato sostituito con un nome cosi' prestigioso. In Rizzoli si aspetta di vedere anche se Calabrese assumera' la direzione di Capital mantenendo o no la responsabilita' dei contenuti di Hdp Net. Se infatti Calabrese manterra' entrambi gli incarichi, di tutto si potra' parlare meno che di un suo ridimensionamento.

Bds


2 Febbraio 2001 - Giornalisti mobbati

Il mobbing, come abbondantemente sospettavamo, miete vittime anche fra i giornalisti. Una ventina di colleghi, dieci dei quali sulla piazza di Roma, hanno sentito addirittura il bisogno di rivolgersi all'Ispel, l'Istituto per la prevenzione e la salute nel lavoro del ministero della Sanità, che dal maggio '99 ha avviato un servizio per dare aiuto e assistenza a chi ha subito soprusi e violenze psicologiche sul posto di lavoro. In un anno si sono rivolti a questo sportello oltre 2.000 lavoratori, ha fatto sapere la direttrice, Manuela Fattorini, e fra questi, appunto giornalisti della Rai e della carta stampata.

Il termine "mobbing", come sappiamo, è stato usato per la prima volta dall'etologo Konrad Lorenz, per indicare il comportamento di alcuni animali della stessa specie che si coalizzano contro un membro del gruppo, lo attaccano e lo escludono dalla comunità, portandolo talvolta alla morte. Fra gli umani, la vittima di queste persecuzioni si vede calunniata, criticata, emarginata, talvolta costretta alle dimissioni. Si definisce "mobber" colui che attua il "mobbing", "mobbizzato" chi lo subisce. Quando il "mobber" non è un collega o un capo, ma l'azienda stessa, si parla di "bossing". In Europa il "mobbing" riguarderebbe ben 12 milioni di lavoratori, in Italia 1 milione e mezzo.

Ce lo siamo detto più volte a bottega: Il Barbiere è nato anche in funzione anti-mobbing. Abbiamo la convinzione che, da quando siamo in vita, un capo rischi di più a fare del mobbing. Scriveteci su questo tema: vogliamo approfondirlo, per coglierne l'effettiva consistenza fra i giornalisti e, se del caso, aprire il nostro sportello.
Bds


2 Febbraio 2001 - Jack: quelle signorine cosi' trendy

Quando l'Ansa ha battuto il primo take sull'ennesimo giro di prostituzione  scoperto a Milano, nella redazione del mensile Jack diretto da Jacopo Loredan è andato di traverso il tramezzino. Infatti, quel giro di "escort" a pagamento  è stato pubblicizzato su due pagine del numero ancora in edicola (numero 4 di gennaio) con un titolo che la dice lunga "Vi offro donne e motori" e un sommario altrettanto esplicito: "Ha aperto metropolitan.it, sito di annunci per macchine, case, ma soprattutto ragazze. E, nel giro di un anno, ha fatturato 500 milioni". 

Una web story a firma Paolo Apice corredata da un  box - titolo "Per la legge è tutto ok" - dove si spiega che "un sito con annunci di ragazze che offrono la loro compagnia" non "rischia di essere considerato illegale". (Diverso - detto per inciso - il parere dei magistrati milanesi che hanno incriminato i due soci, ideatori del sito in  questione, per favoreggiamento alla prostituzione). Resta però l'imbrazzo a Jack, dove da qualche mese si è deciso di dare un taglio meno tecnologico e  più trendy al mensile. Forse, nel prossimo numero, si ritornerà al  tecnologico. 
Shampoo


2 Febbraio 2001 - 20 Minuti puo' aspettare

In via Negri non confermano. Ma rumors danno per certa la decisione: "il  Giornale" accantona il progetto di "20 Minuti", il free-press da distribuire  nelle stazioni della metropolitana milanese. Decisione causata  dall'eccessivo ritardo nel pronunciamento dell'Antitrust, che ha aperto  un'istruttoria sull'iniziativa poiché il partner del quotidiano di casa  Berlusconi, la norvegese Twenty Minutes,ha sede fuori dall'Unione Europea e  non sarebbe quindi autorizzata a partecipare alla gara. Intanto, il  candidato Direttore Osvaldo De Paolini ha cambiato idea. Suo sostituto sarebbe Nicola Forcignanò -attualmente Direttore del dorso toscano del  "Giornale" - che ben conosce la piazza avendo guidato la redazione di cronaca milanese sia sotto la direzione Vittorio Feltri sia quella di Maurizio Belpietro. 
Shampoo
 


1 Febbraio 2001 - Fai uno scoop e non ti si fila nessuno

Caro Barbiere, scusa se mi accomodo un attimo, denunciando alcune gravi malattie della nostra categoria: scoopismo, indolenza, superficialità e, purtroppo anche mala fede.  

Il collega Marco Esposito nei giorni scorsi ha scritto sul tuo sito a proposito di come è stato trattato il caso De Mauro da alcuni giornali "rammendare i buchi è peggio che prenderli". E ha ragione.

Mi scuso se faccio un caso che in qualche modo mi coinvolge personalmente. Due mesi fa - il 2 e 3 dicembre - sulla Provincia pavese, il giornale per cui lavoro, ho scritto della probabile riapertura del caso De Mauro - in relazione alla sua inchiesta su Mattei - da parte della procura di Palermo, ho scritto del possibile coinvolgimento di Cefis, Fanfani e dell'avvocato Guarrasi.  

A parte l'Ansa che ha anticipato le notizie più interessanti, per il resto nessuno, dico nessuno, si è filato di quanto ho scritto. La Repubblica di Milano, avvisata preventivamente della pubblicazione, non ha accettato le mie condizioni: cedevo gratuitamente il pezzo, mostravo i verbali nelle mie mani, ma volevo la paternità di quanto pubblicato.  

Dieci giorni dopo, più o meno le stesse cose su De Mauro le ho scritte anche sul Diario. Il disinteresse continua. Il 24 gennaio, sulla Stampa, tre bravissimi colleghi, su due pagine due del quotidiano di Torino raccontano, spacciandolo come un loro scoop, quello che ho scritto io quaranta giorni prima.

Migliore la grafica, l'impaginazione e tutto il resto. Ma il succo è lo stesso. Per due giorni i colleghi cavalcano il caso, ovviamente senza citare chi, prima di loro, ne ha scritto. Altri giornali si sentono tirati per i capelli e nonostante lo scoop sia della Stampa (così si crede, almeno) riprendono la notizia.

Il Corriere della Sera riporta un po' di pareri vari soffermandosi sull'opinione del loro Grande Vecchio Indro Montanelli che rifila la solita tiritera. "Io a questa storia non ci credo" e così via. Per una volta, almeno, ci risparmia il suo refrain: "cose vecchie, morte e sepolte".

L'ex braccio destro di Montanelli, Mario Cervi, sul Giornale non bada a spazio: tre quarti di pagina di commento. Commento a cosa? A niente. Perché Cervi delle inchieste di Pavia e di Palermo non sa niente. La verifica l'ha fatta, da bravo cronista. Prima di scrivere ha chiesto a un collega più giovane di telefonare a Pavia. Questo ha preso il ricevitore in mano e ha telefonato in procura (Pavia e Milano, notoriamente, sono molto distanti) a un pubblico ministero ha domandato se ci fossero novità su Mattei e Cefis. La risposta - giuro - è stata: "Mattei è morto, forse Cefis non sta bene?".

Il giovane cronista (anzi, nemmeno troppo, giovane) è partito per Lodi per scrivere di un tabaccaio assassinato e Cervi ha prodotto una sequela di opinioni, del tutto legittime ma, ripeto, fondate su niente. Roba del tipo: l'aereo di Mattei è caduto perché pioveva, il pilota ha sbagliato, il contadino che ha ritrattato la prima versione è una povera vittima. Cose molto, ma molto, ma molto lontane dalla verità provata.

Vi chiederete perché si scomodano Montanelli e Cervi. La risposta è semplice. Quando nacque il giornale, tra i principali finanziatori ci fu proprio quell'Eugenio Cefis. La Repubblica non scrive niente, ma si prepara il suo (ancora presunto) scoop.

A Palermo, il pm che ha ricevuto copia delle indagini su Mattei a Pavia sente, a proposito di De Mauro, il pentito Francesco Di Carlo. Questi ha già parlato su Andreotti, Dell'Utri, Berlusconi. Come un juke box. Un giorno ha voluto raccontare la sua anche su Ustica e ha rischiato di essere arrestato dal giudice Priore, un tipo a cui non piacciono i depistaggi.

A Teresi, Di Carlo racconta una storia assolutamente incredibile. De Mauro sarebbe stato rapito nel settembre del 1970 perché, imbeccato sul golpe Borghese (7-8 dicembre 1970), avrebbe cercato conferma dell'accordo tra il principe nero e la Mafia facendo domande al circolo della Stampa. Visto questo interessamento di De Mauro - è lo scoop di Repubblica - lo stesso Borghese e Maletti, o Miceli (è lo stesso, no?), decidono di farlo rapire e uccidere il giornalista due giorni dopo. 

La mattina dopo lo scoop (?!?) di Repubblica, la procura di Palermo annuncia di aver chiesto al gip la riapertura del caso De Mauro. Basta aspettare 24 ore e la Repubblica riporta: "Il caso De Mauro viene riaperto dopo la pubblicazione su Repubblica delle rivelazioni del pentito Francesco Di Carlo". Incredibile. 

Caro Barbiere, questa la chiamano informazione. Un buon giornalista avrebbe dovuto, prima di sparare su due pagine le straordinarie rivelazioni, fare almeno una piccola verifica sulla fondatezza di quanto proposto ai lettori come fosse la Verità. Bastava chiamare la moglie di De Mauro, il fratello, o qualche ex collega dell'Ora, per sapere che De Mauro non frequentava il circolo della Stampa che, in particolare, nel mese di agosto (quando avrebbe cercato le informazioni) era chiuso. Bastava chiedere ai tanti testimoni dell'epoca per sapere che solo una cosa angosciava De Mauro, il delitto Mattei. Bastava rileggersi un qualsiasi manuale sui servizi segreti per scoprire che Maletti nel settembre del 1970 non era Sid. E che Miceli c'è arrivato il 18 ottobre, un mese dopo la presunta morte di De Mauro.

Gli altri particolari dati da Di Carlo, poi, non sono più verificabili. Come sarebbe possibile rinvenire un cadavere buttato nell'acqua corrente tanti anni fa? E poi, perché Di Carlo ha aspettato 31 anni prima di dire quello che sapeva su De Mauro? Tutto questo la vedova di De Mauro l'ha definita, credo giustamente, "sciatteria giornalistica".

Certo è presunzione un po' sciocca attribuire a un presunto scoop la riapertura dell'inchiesta. E gli altri colleghi cosa hanno fatto, vi chiederete. Stanno a guardare? No, leggono la Repubblica e copiano. Copiano e basta. Il TgUno ripete pianamente la tesi di Repubblica. Il Corsera, il Grande concorrente, fa una breve a pagina quindici, dicendo che in seguito alle dichiarazioni del pentito la procura chiede di indagare ancora. Nessuna verifica, nessun controllo, niente

Tutti dietro. Nonostante il procuratore di Palermo Grasso dica che non seguono una sola pista (e cos' altro dovrebbe dire). Purtroppo penso che la cosa non sia finita.  Ci risentiremo, temo. 
Carlo E. Gariboldi  0382.434529 o 0329.8123982


1 Febbraio 2001 - Meno male che c'e' Striscia

E' stato un furto? Certo che sì, lo è stato. Furto di copyright. Ieri alle 15, in viale Mazzini, visione privata, riservata ai giornalisti, del Porta a Porta con lo scontro fra il ministro per le Pari Opportunità Katia Belillo e la deputata di Alleanza Nazionale Alessandra Mussolini, trasmissione che andrà in onda solo questa sera. Ma, fra i taccuini dei colleghi, si nasconde una telecamera galeotta e le immagini che la Rai non ha ancora divulgato finiscono su Striscia la Notizia poco prima delle 21, per la gioia liberatoria di 12 milioni di italiani o giù di lì.

Già, perché dello scontro fra le due "donne politiche", con il famoso "Taci tu, che ti chiami Mussolini" , registrato lunedì, le televisioni avevano informato fin da martedì. E i giornali di ieri c'erano andati giù duro, con titoli in prima e servizi a tutta pagina all'interno (Repubblica, di pagine, ne ha dedicate addirittura due). C'erano persino le dichiarazioni di censura alla ministra da parte del presidente della Camera Luciano Violante, su una vicenda ancora negata alla vista dei telespettatori.

Domanda: ma i Tg della Rai non potevano trasmettere subito ampi stralci dello scontro o, meglio ancora, tutto, per permettere a ciascuno di giudicare con i suoi occhi e la sua testa? Non poteva essere almeno invertito il palinsesto, trasmettendo ieri sera la puntata sulle molestie sessuali, e rinviando a stasera il Veltroni candidato sindaco di Roma?

Niente di tutto questo. E' accaduto, al contrario, che la stessa Rai, dopo il Tg1 delle 20 di ieri, abbia mandato in onda una puntata de "Il Fatto", di Enzo Biagi interamente dedicata al commento di immagini che i telespettatori non conoscevano ancora, con interventi delle onorevoli Irene Pivetti e  Anna Finocchiaro e della bella Prestigiacomo di Forza Italia.

Fortuna che c'è il telecomando e uno può fare zapping. Passi su "Striscia" e ti imbatti in Antonio Ricci-Robin Hood: le immagini che nessuno ancora ha visto le trasmette lui. Tecnicamente sono assai brutte: lo schermo tv che le diffonde è giocoforza lontano dalla telecamera pirata, il sonoro è un po' distorto e invece del colore c'è un traballante bianco-nero: sembra quasi di riassistere alle scene del processo contro Elena e Nicolae Ceausescu. O, per non metterla sul tragico, a quei "Lascia o Raddoppia" diffusi da televisori antidiluviani.
 

Ma il servizio che "Striscia" riesce a rendere alla gente, che ormai è abituata a vivere tutto in diretta, e a un giorno di distanza dai fatti raccontati dai giornali ha già digerito la moviola e persino il moviolone, è lo stesso importante: si capisce ad esempio, da quelle brutte immagini, che la focosa Katia ha pronunciato quella frase, appoggiata da un lancio di microfono, non a freddo o comunque nelle battute iniziali del match, come dalla lettura dei giornali di mercoledi si poteva evincere, ma dopo lunghe interruzioni della Mussolini, la quale praticamente non le consentiva di parlare. 

Il che, beninteso, non assolve affatto il comportamento di un ministro della Repubblica: lo spettacolo è sembrato orripilante. Fornisce, semplicemente, elementi al telespettatore per un giudizio più meditato. Per questo Ricci va assolto. E non se la prenda la Rai, se diciamo che è stata un po' fessa.

Don Basilio


 

 


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