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27
Febbraio 2001 - Ahi,
ahi, lei mi cade sul traliccio... |
In pieno
svolgimento a "Milano Oltre", la periferia
meneghina dove hanno sede alcuni uffici della Mondadori,
la "battaglia dell'elettrosmog". Di che
si tratta? Ecco la storia.
Qualche tempo fa la Mondadori ha deciso di
trasferire le sue consociate, ovvero i giornali
realizzati in joint venture con altre case editrici, dai
vecchi uffici di Segrate in quattro palazzine di
otto piani di poprieta’ dela EdilNord
situate a Milano Oltre.
In particolare, secondo i piani dell’azienda,
nella nuova sede dovrebbero trasferirsi, alla fine
dell’operazione,
i giornalisti di Cosmopolitan, AutoOggi,
StarBene e Men’s Health, oltre all’ultimo nato
in casa Mondadori, Cambio, che gia’ ha i suoi
uffici a Milano Oltre.
Ma l’azienda ha fatto i conti senza il traliccio.
Proprio appiccicato alle quattro palazzine
infatti, c’e’ un mega traliccio dell’alta tensione
che, com’e’ naturale, genera violenti campi
elettromagnetici. I primi giornalisti di AutoOggi
che hanno preso possesso delle nuove stanze, dopo un
po’ hanno notato che i monitor dei loro computer
cominciavano a emettere strani bagliori e sfarfallii. E
allora hanno chiesto qualche controllo sui livelli di elettrosmog
nell’area.
Nell’attesa dell’intervento di specialisti, qualcuno
ha portato in redazione uno strumento da dilettanti per
la misurazione dei campi magnetici, che ha cominciato a bollire
dopo pochi minuti, portando le sue lancette sul rosso
fisso. Il che non sorprende se si tiene conto del fatto
che in alcuni punti il traliccio dell’alta tensione
non supera i 16 metri distanza dalle finestre
degli uffici. Poi si e’ saputo che anche un vicino asilo
nido si e’ dato da fare per combattere
l’inquinamento elettromagnetico della zona. Al piano
superiore rispetto a quello dove lavorano i giornalisti
di AutoOggi, nella redazione del sito Mondadori.com,
i monitoro dei computer di tanto in tanto diventano
verdi o blu.
Il comitato di redazione naturalmente e’ intervenuto e
ora i trasferimenti della redazione di StarBene,
Cosmopolitan e Men’s Health sono stati sospesi. Il
direttore dei periodici Mondadori, Roberto Briglia,
messo al corrente della situazione, ha fatto sapere che
l’azienda rispettera’ naturalmente i livelli di
elettrosmog dichiarati tollerabili dagli organismi di
tutela della salute. Nel caso in cui l’elettrosmog
dovesse presentare un’intensita’ superiore alle
soglie consentite, ha detto la Mondadori, “si
correra’ ai ripari”. Quali siano questi ripari
ancora non si sa.
Ora, dopo le prime misurazioni di elettrosmog eseguite
dall’Agenzia regionale protezione ambientale (Arpa),
i giornalisti di Milano Oltre aspettano
l’intervento di una nuova ditta specializzata che
eseguira’ ulteriori controlli, a spese del sindacato. E
poi si vedra’ chi sara’ sconfitto nella guerra
del traliccio.
Bds
27
Febbraio 2001 - Scusate, qui Chi fa il direttore? |
Uff.. , sgrunt... Lieve
malumore a Chi, settimanale leggero della Mondadori
dove il direttore Silvana Giacobini, sempre piu'
travolta dai suoi impegni televisivi con Canale 5,
e' data spesso per assente. Al punto che l'ufficio
grafico deve spesso far recapitare gli impaginati
del giornale negli studi televisivi di Cologno
Monzese, quando non addirittura a Roma. E'
capitato infatti anche questo. Che un redattore grafico
sia stato spedito a Roma nella redazione di
Canale 5 per consentire alla Giacobini di
esaminare il giornale e di dare le sue indicazioni operative.
Bds
26
Febbraio 2001 - Forli' ha una Voce |
Caro Bds, volevo
metterti al corrente del fatto che da sabato 24 febbraio
e’ uscito il terzo quotidiano pure a Forlì-Cesena.
Dopo Il Resto del Carlino e il Corriere Romagna
ecco spuntare la Voce di Forlì-Cesena, sorellina
de La Voce di Rimini, a sua volta foglioccio de Il
Corriere dell'Umbria, creatura di Alberto Donati.
A dirigere La Voce di Forlì-Cesena spediranno il
modenese Franco Fregni, già alla Voce di Rimini
per qualche mese ma "esiliato" dopo un corsivo
pesantino sulla Curia locale, non gradito dal monsignore
che la regge. Così il barbuto Fregni s'accomoderà a
Forlì, dopo che aveva sostituito in fretta e furia Stefano
Passini (ex Messaggero) che dopo due annetti scarsi
di direzione è stato cacciato. Ora è finito al Messaggero
di Pesaro che vorrebbe tornare pure a Rimini.
L'Estet(ist)a
23
Febbraio 2001 - Perche'
sempre di domenica? |
Ma
perché bisogna votare proprio di domenica? La
domanda, tutt'altro che banale, l'ha posta ieri la
"Velina rossa" di Montecitorio.
Tradizionalmente nei paesi anglosassoni, ma ora anche in
Francia, Spagna e persino Portogallo, ricorda Pasqualino
Laurito, c'è l'abitudine di scegliere un giorno
della settimana come giorno del voto.
O, con qualche enfasi, come "giornata della
democrazia": dove il martedì, dove il giovedì.
Quello che Laurito non scrive è che a suggerirgli
questa opportunita' è stato Stefano Draghi, mago
dei sondaggi del Pci-Pds-Ds.
Non si tratta infatti solo di rispettare la domenica
festiva, ma anche di rafforzare l'argine contro
l'astensionismo. Per le prossime elezioni lo stesso
Draghi prevede infatti una partecipazione al voto che
dovrebbe attestarsi fra il 66 e il 70 per cento e
segnare cioè un nuovo record del numero di quelli che
scelgono di andare al mare piuttosto che nella cabina
elettorale. Perché dunque ostinarsi a votare di
domenica, con le scuole chiuse di sabato e lunedì,
quasi un incentivo bello e buono all'astensione?
Meglio forse sacrificare una giornata lavorativa
(rigorosamente a metà settimana) sull'altare della
partecipazione. Sulla proposta si sarebbe già
registrato il parere positivo delle autorità
ecclesiastiche, che da tempo suggeriscono peraltro di
spostare al sabato il campionato di calcio.
Grisaglia
23
Febbraio 2001 - Dopo gli
albanesi, sistemiamo i collaboratori |
Lavoro a Panorama,
il migliore dei newsmagazine possibili in Italia. Ieri
abbiamo fatto un’assemblea molto bella. Il direttore Carlo
Rossella ci ha fornito i dati di vendita: nei primi
sei numeri del 2001 abbiamo raggiunto le 782.000 copie,
cioè 55.000 in più rispetto ai primi sei numeri
dell’anno scorso, + 7,6%, mentre L’Espresso
ha avuto nello stesso periodo un aumento di 11.000
copie, + 2,4% sul 2000.
Così aumenta il vantaggio di Panorama sui cuginetti
romani: l’anno scorso, considerando la media di tutti
i numeri (compresi quelli senza promozioni!)
L’Espresso ha venduto poco più di 400.000 copie, noi
quasi 600.000, per l’esattezza 598.000.
Nell’open space di Segrate si mormora: quelli del marketing
vogliono prendersi gran parte del merito del successo,
grazie per esempio ai cd rom dell’Enciclopedia
Omnia che hanno fatto schizzare le vendite nei primi
numeri del 2001. Ma Rossella fa notare che è
vincente anche la sua scelta di mettere in copertina donne
belle e misteriose, dalla modella lesbo-chic con
titolo “Baciami stupida” alla Susanna Torretta
intervistata sulla scomparsa della contessa Agusta.
Probabilmente hanno ragione sia il direttore che il
marketing: sennò non saremmo il migliore dei
newsmagazine possibili in Italia. Sia come sia, dopo 5
minuti Rossella se n’è andato dalla nostra
assemblea (non fa mica come Enrico Mentana, che al Tg5
partecipa anche alle discussioni sindacali!) e noi
abbiamo potuto parlare liberamente.
Del contratto nazionale
si è detto che non arriva, quindi sono in vista altri
scioperi: qualcuno in assemblea ha proposto di farli tra
un mesetto, avvicinandosi a Pasqua, quando ci sarà
un aumento della pubblicità e si potrà dare più
fastidio alla campagna elettorale. Sul contratto,
molti temono norme peggiorative, per esempio sui
trasferimenti coatti oppure sul lavoro dei grafici nei
periodici, che potrebbe non essere più opera esclusiva
dei giornalisti con il nuovo contratto.
Abbiamo scoperto durante l’assemblea che c’è già
un collega grafico a Panorama con
contratto non giornalistico: e se succede nel
migliore dei newsmagazine possibili in Italia, perché
non negli altri periodici, come vorrebbero gli editori?
A costo di sembrare retrò, la nostra assemblea ha detto
al Cdr di insistere perché tutti i grafici abbiano il
contratto giornalistico.
E non
c’è solo il problema dei grafici. A Panorama lavorano
diversi giornalisti senza contratto, o con accordi
formalmente di collaborazione: ma in realtà sono
redattori a tempo pieno. Ieri l’assemblea ha approvato
all’unanimità un documento in cui chiede al Cdr
di presentare al direttore e all’azienda la richiesta
formale di regolarizzare questi colleghi. Rossella,
che è sempre gentile e disponibile con tutti, quando
deve affrontare qualche grana in genere risponde:
“parlatene con Nini Briglia”, il suo
predecessore che ora è direttore generale periodici
della Mondadori.
Ma nelle aziende ci sono sempre difficoltà di vario
tipo a risolvere i problemi, specie se riguardano i
lavoratori più marginali: Panorama non è mai andato
così bene, guadagna soldi a palate e potrebbe certo
allargare l’organico assumendo regolarmente chi lavora
già in redazione. Ma nessuno prende questa decisione:
alla fine, magari, dovrà intervenire direttamente
(prima di cedere, eventualmente, le sue aziende)
l’azionista di maggioranza Berlusconi.
A suo tempo, voleva creare un milione di posti di
lavoro: perché intanto non fa assumere almeno chi
lavora già nel migliore dei newsmagazine possibili in
Italia? In fondo, si è occupato di sistemare diverse
famiglie di albanesi, potrebbe farlo anche con i
giornalisti di Panorama che la Mondadori ha
finora “dimenticato”.
Cocco
di Mamma
23
Febbraio 2001 - Inserto
che viene, inserto che va |
A Domenico Bonifaci quell'inserto non piace.
"Il mondo del lavoro in Lazio, Abruzzo e Molise"
che il service di Arnaldo Agostini (Editaliana)
ha messo a punto per il quotidiano "il Tempo"
non ha riscosso l'approvazione dell'editore.
Troppo simile, avrebbe detto l'editore di piazza
Colonna, all'analogo inserto settimanale che lo
stesso service romano confeziona per "il
Corriere dell'Umbria" e che, secondo
indiscrezioni da Perugia, Alberto Donati starebbe
per sostituire con un newsmagazine poiché
"Lavorare in Umbria" non porta più copie.
Intanto, a "il Tempo" Franco Recanatesi
sta lavorando per mettere a punto un inserto
settimanale di tv e spettacolo.
Shampoo
23
Febbraio 2001 - Due nuovi assunti a Diario |
"Diario"
guadagna copie. Rinnova il sito internet. L'inserto
"Diarioelezioni" - curato da Gianni
Barbacetto - guadagna lettori e polemiche.
E nella redazione di via Melzo arrivano quindi due
nuovi assunti. Due firme note della
sinistra milanese: Mario Portanova, con alle
spalle l'esperienza di "Società civile" e un
libro sulla mafia nel capoluogo lombardo, e' stato assunto
come praticante, e Assunta Sarlo, già alla
redazione milanese del "Manifesto".
Shampoo
22
Febbraio 2001 - Trentamila? Buttale via... |
Il Corriere dello
Sport "è lieto di comunicare ai suoi
collaboratori che dal 1 Febbraio il compenso per ciascun
servizio pubblicato è stato elevato"
all'interessante cifra di "lire trentamila
lorde. Per ogni notizia la cifra è salita addirittura a
diecimila lire (sempre lorde)".
I compensi (se mai qualcuno meditasse d'arricchirsi)
sono "comprensivi delle spese di
produzione".
A firmare la circolare che è stata inviata a numerosi
collaboratori del quotidiano sportivo romano, diretto da
Italo Cucci, è il vice direttore generale
dell'azienda.
Naturalmente sono tutti felici. Buttale via,
trentamila. Nella lettera, come ormai accade spesso, si
sottolinea che "la collaborazione non dovrà
né potrà mai" (come a dire "manco
morti") "concretare un rapporto di lavoro
subordinato né di collaborazione fissa, né di
corrispondenza".
Costanza
22
Febbraio 2001 - L'Indipendente può attendere |
Ignazio La Russa dice stop. "L'Indipendente" (ri)vedrà
la luce dopo le elezioni politiche. Una decisione che al
parlamentare di An che, nello scorso autunno aveva
(con un gruppo di imprenditori) rilevato la
testata dal fallimento, sarebbe stata imposta dall'alto.
E che fanno il Direttore e il caporedattore in pectore?
Il primo, Gigi Moncalvo, ritorna alla televisione: ogni
martedi', dai canali di TelePadania, 'serve' domande a
Umberto Bossi. Il secondo, Marco Valle, firma
"Trasporti in Lombardia", periodico di 8
pagine edito dalla Regione Lombardia e distribuito
gratuitamente nelle stazioni, negli aeroporti e nei
porti turistici
Shampoo
21
Febbraio 2001 - Gigi Bacialli
al Gazzettino |
E' ufficiale. Gigi Bacialli stamani ha firmato. E'
il nuovo direttore de "il Gazzettino".
Bacialli, 52 anni, milanese, lascia la direzione del
"Giornale di Vicenza", dove ha riportato in
ottima salute una testata che perdeva colpi. Luigino
Rossi, editore del "Gazzettino", non ha dunque
perso l'occasione per portare sulla tolda del
giornale più venduto del Veneto (140mila copie)
il giornalista che, in passato, aveva già diretto
"l'Indipendente" e la "Libertà"
di Piacenza. Inoltre, Rossi assesta un duro colpo alla
Athesis, la società editrice del "Giornale di
Vicenza". Per Giulio Giustiniani, direttore
uscente del "Gazzettino", l'incarico di
editorialista. Per Bacialli una nuova sfida tenendo
presente i cattivi rapporti con il cdr e con la
redazione che gli lascia il direttore uscente.
21
Febbraio 2001 - Riunioni di
Condominio |
"Dovete essere come
tanti piccoli
Berlusconi", ha detto sabato scorso il senatore Enrico
La Loggia ai supporter ferraresi di Forza Italia. Questa
la frase con cui si apre l'ultimo numero del
"Condominio delle Libertà", il giornalino
amatoriale (tre pagine e mezzo in A4) che un misterioso
autore si diverte a comporre. Probabilmente c'e' lo
zampino di qualche giornalista di sala stampa alla Camera,
visto che Il Condominio delle Liberta' viene
diffuso a Montecitorio e dintorni.
Nato dall'analisi della stampa locale (un
sacco di cose interessanti che passano quasi
inosservate), il Condominio mette in fila - senza
commentarle - notizie, curiosità, frammenti di pezzi,
copiandoli praticamente così come escono sui
giornali (sempre citati). L'impronta politica e' di chiara
ispirazione di sinistra e antiberlusconiana.
Nell'ultimo numero il Condominio segnala le
inefficienze della giunta polista di Bologna, dove
il consigliere comunale che celebra i matrimoni durante il
weekend deve arrangiarsi tutto da solo (prendere le chiavi
della sala dall'usciere, accendere luci e impianto stereo,
eccetera).
Poi si parla della gaffe del sindaco (anch'egli del
Polo) di Viterbo che ha dedicato una
strada al suo concittadino Luigi Petroselli. Pur
di nascondere l'iniziativa (Petroselli fu il
sindaco-simbolo del Pci di Berlinguer), il comune
di Viterbo non ha avvertito nemmeno la vedova di
Petroselli. C'e' poi una lista, regione per regione, delle
inchieste, arresti, rinvii a giudizio in cui sono
coinvolti sindaci, presidenti di provincia e assessori del
Polo.
Costanza
20
Febbraio 2001 - Gazzetta dello
Sport, tentazioni pericolose |
Dopo
la grande “abbuffata”, si prepara
il grande colpo di spugna, ma a frenare le
tentazioni striscianti è sceso in campo in prima persona Umberto
Agnelli, patron della Juventus. Stiamo parlando dello
scandalo che avvelena in queste settimane il mondo del
calcio, passaporti falsi o contraffatti,documenti taroccati,
dichiarazioni e certificati
pagati a peso d’oro per aggirare le norme
e
schierare calciatori stranieri camuffati da
italiani
o da comunitari.
Alla
faccia del rigore e della trasparenza, è
scattato il piano “volemose
bene”, che
fa comodo a tutti, o a quasi tutti, comunque a quelli che
contano, con l’eccezione una volta tanto della
squadra di casa Fiat.
Grande regista dell’operazione è sempre lui, l’
onnipresente Franco Carraro, presidente della
Lega calcio
e referente dei “padroni delle ferriere “, da Girando
a Galliani, da Moratti a Sensi, da Cagnotti a Tanzi, i
grandi imprenditori che muovono le fila del calcio
business e hanno trovato in Carraro il loro braccio
operativo.
Che cosa sta prendendo piede nella fervida mente di
Franco Carraro? Bastava leggere la Gazzetta
dello Sport di qualche giorno fa per apprendere che
per risolvere il caso passaporti in Francia si sta
pensando “a una via d’uscita improntata al buon
senso, un’Authority composta da magistrati
autorevoli e indipendenti che hanno il compito di
giudicare le irregolarità commesse supplendo
(udite udite!) all’impotenza dei giudici
sportivi”. Conclusione:”perché non provarci anche
in Italia?”.
Oplà,il gioco è fatto: ci facciamo un bel gruppo di giuristi
–ovviamente di chiara fama e indiscusso prestigio-
e sistemiamo tutto senza troppi rischi, con buona pace di
chi non ha truccato le carte e adesso chiede che
chi ha sbagliato paghi, si tratti di Lazio, Inter,
Milan o…
soltanto di Udinese e Vicenza.
Dietro
la proposta suggerita dalla Gazzetta dello sport,
c’è chi giura che si nasconda la mano guantata
di Franco Carraro, da sempre in buoni rapporti con
il direttore Candido Cannavò. Qualcuno dice
addirittura che Carraro abbia promesso di aiutare il
vecchio Candido a coronare il suo sogno di fine carriera,
l’ingresso nell’olimpo del CIO, il governo dello sport
mondiale.
Sapendo
bene di muoversi su un terreno minato e impopolare, Carraro
ha deciso di tastare, con la collaborazione di qualche
giornale, il terreno della gran sanatoria sui
passaporti falsi, senza esporsi in prima persona.
Ma,
con l’effetto di un boomerang, l’ipotesi del “volemose
bene, abbiamo scherzato” gli è tornata nei denti
niente di meno che con la firma di Umberto Agnelli
(che ha rilasciato dure dichiarazioni in proposito) e con
tutto il peso di
casa Fiat. E secondo i soliti bene informati
l’idea di un colpo di spugna, senza colpevoli e senza
innocenti, non è piaciuta nemmeno alla
ministra Giovanna Melandri.
Bds
20
Febbraio 2001 - Libero cerca il decollo |
Il
cavallo alato della testata di Libero spicca il volo. In
30 giorni il quotidiano diretto da Vittorio Feltri è
stato oggetto di cambiamenti così radicali da sembrare
incredibili: è cambiato il direttore, è cambiata la
linea editoriale, c'è finalmente un editore vero e
proprio infine è stato rinforzato l'organico.
Alessandro Sallusti, l'ex capocronista del Corsera già condirettore
da novembre, è diventato plenipotenziario e direttore
responsabile e si occupa dei contenuti del quotidiano di
via Merano. Obbiettivo del nuovo corso, aumentare il
numero delle copie ed allargare la cerchia dei lettori
approfittando della grande visibilità di cui gode la
testata. Il numero delle copie, intanto, aumenta,
lentamente ma sensibilmente.
Il nuovo editore,
l'imprenditore romagnolo Stefano Patacconi ha già preso
un ufficio accanto a quello di Vittorio Feltri ed è
intenzionato a far quadrare i conti: ridurre le spese
stratosferiche che fino ad oggi hanno frenato lo sviluppo
costruendo un'azienda la ddove fino ad oggi non c'è
stata. Col nuovo corso arrivano anche le prime nuove assunzioni per colmare le falle aperte dall'abbandono di
alcuni cronisti dopo il "no" di Cairo.
I nuovi
"soldati" li ha selezionati direttamente il
nuovo direttore per evitare sorprese. Sono due. La prima
è una donna, l'ex Indipendente Valeria Braghieri è stata
chiamata a rafforzare il settore spettacoli, strategico
per un quotidiano che intende rivolgersi anche ai più
giovani ed allargare così la cerchia dei lettori anche ai
non "Feltristi". Il secondo è l'ex inviato
della Provincia di Como, Lecco e Sondrio e della
Televisione Svizzera Italiana, Paolo E. Russo. E' stato
chiamato per rafforzare il settore politico delle cronache
italiane.
Spigolo
19
Febbraio 2001 - Un po' di Rimini per Libero |
Stefano Patacconi sta mettendo mano ai conti di "Libero".
Ma il self made-man che ha evitato a Vittorio Feltri
di chiudere il suo quotidiano che veleggiava in rosso ha
un sogno: poter leggersi la cronaca di Rimini, sua
città natale.
Cosi', da qualche settimana, il caporedattore Luca
Marchi (che solitamente per i suoi weekend
sceglie la Costa Azzurra) sta andando su e giù da Milano
a Rimini. Ai due quotidiani riminesi, "la
Voce" e il "Corriere", la presenza di un
terzo incomodo non sembra assolutamente dar fastidio.
Entrambe le testate godono, infatti, di buona salute.
Intanto, Feltri rompe con Pk che ha portato pubblicità
sulle colonne del foglio milanese. In via Merano, sede di
"Libero", si stanno attrezzando gli uffici per
una concessionaria interna. Un altro segnale della 'cura' Patacconi.
Shampoo
19
Febbraio 2001 - L'Eco di Asti al Giornale del
Piemonte |
"Il
Giornale del Piemonte" si espande. La società
che edita il dorso allegato al "Giornale"
berlusconiano acquista "L'eco di Asti", storico
settimanale che, secondo i progetti della casa editrice,
dovrebbe ritornare in edicola all'inizio di aprile.
Direttore responsabile è Paolo Raviola, direttore
editoriale Pierangelo Coscia che già firma
l'edizione piemontese del "Giornale".
Shampoo
19
Febbraio 2001 - Un nuovo settimanale in Val d'Aosta |
Un
nuovo settimanale si affaccia in Val d'Aosta. Il progetto
è di NewMedia, concessionaria di pubblicità
piemontese, che intravede buone possibilità di vendite
per un bisettimanale più agile e leggero di quelli già
esistenti. I centotrentamila aostani hanno, infatti, a
disposizione due fogli: "Il Corsivo" e "la
Vallee'", che vendono rispettivamente 1.500 e 3.000
copie. Il nuovo bisettimanale in edicola al lunedì
(con una edizione tutta sportiva) e al venerdi', secondo i
promotori, dovrebbe attestarsi intorno alle 2.000 copie.
La testata, non ancora confermata, dovrebbe essere "Valle
oggi". In redazione sette giornalisti, di cui
quattro praticanti. Uscita prevista per la fine di marzo.
Shampoo
19
Febbraio 2001 - Le Grandi notizie possono aspettare |
Uscita
rimandata per "Grandi notizie.it". Il
sito internet diretto da Pierluigi Cavallina (ex
Corsera, ex Rai) sarà on-line solo alla fine di febbraio.
Uno slittamento che non ha però fermato il lavoro nella
redazione di viale Tiziano a Roma, dove una decina di
giornalisti - con contratti semestrali - continuano a
schedare notizie e fatti di cronaca e politica.
"Grandi notizie" si propone, infatti, di offrire
in rete schede e approfondimenti di notizie.
Shampoo
14
Febbraio 2001 - Cesare Romiti
vuole incontrare il Cdr Corsera |
Notizia Flash.
Arrivano sempre mentre te ne stai per andare a casa. Ma
questa e' davvero interessante. Cesare Romiti,
presidente della Rcs, avrebbe espresso nei giorni
scorsi il desiderio di incontrare il comitato di redazione
del Corriere della Sera.
Si tratta di un fatto davvero singolare. Non e'
certo frequente che Romiti
incontri personalmente il sindacato dei
giornalisti. E' probabile che il presidente di Rcs
desideri rassicurare il Cdr sulle circostanze,
ancora non chiarissime che hanno condotto
alle dimissioni dell'amministratore delegato Claudio
Calabi. Per un ripasso dell'intera vicenda vi
rimandiamo all'ultimo Barba e
Capelli di Figaro.
Delle intenzioni di Romiti, la redazione ' stata informata
durante un'assemblea dallo stesso Cdr. Stiamo ora a vedere
che succede.
Bds
14
Febbraio 2001 - Tg5.it, o
soldi o morte |
Caro
Figaro, tu non ci crederai ma la redazione del tg5
sta diventando adulta: pensa, da qualche tempo si riunisce
in orario di lavoro.Tu dirai: ma è da quando esiste lo statuto
dei lavoratori che il diritto è garantito. Vero. Però
noi siamo gentili e non abbiamo mai voluto
approfittarne...
L'altra settimana abbiamo scoperto che, nel nono
anniversario del tg5 era nato "tg5.it" un
bel sito, molto visitato, che Mentana si è fatto
da solo e che-dopo qualche giorno-ha deciso che ci
saremmo fatto noi. Tu l'hai raccontata la
storia: ci siamo
"permessi" di chiedere regole precise e magari,
non guasta, qualche soldino in cambio di lavoro in più.
Il nostro grande-piccolo-fratello si è molto arrabbiato,
al solito, ma per la prima volta non c'e' stato nulla da
fare: "mostrare dollari, vedere cammello" ha
detto l'assemblea.
Mentana non ha mostrato dollari e il sito, per un mesetto
se lo è fatto lui con qualche collega che ha ritenuto di
doverlo aiutare. L'altro giorno Mediaset ci ha
chiesto di lavorare al sito per un mesetto ancora,
tanto per capire, ci hanno spiegato, quali saranno i
carichi di lavoro per la redazione.
Caro Barbiere,tu non ci crederai ma l'assemblea di
lunedi' 12.2. ha detto di no. Basta sperimentazioni, fuori
i conti, fuori i soldi... Il nostro CDR fa sul
serio e Mentana è in difficoltà: pensa che se tenta di
dividere la rappresentanza sindacale e uno si dimette il
primo degli eletti è proprio lui: così se ci fa
arrabbiare Mentana se la vedrà col nostro Direttore:che
botte!
Gigi
14
Febbraio 2001 - I parenti
poveri di Mediaset |
Caro
Barbiere, Studio Aperto va maluccio:alle
19.30 è inchiodato al 5 per cento o giù di lì. Mario Giordano o
Paolo Liguori non si muove audience. Col monoscopio il tg
della seconda rete del Biscione farebbe sempre 5 per cento. Hai
voglia a sputare sangue. Hai voglia a cercare le notizie.
Noi siamo la metà dei colleghi del tg4, non siamo famosi
come quelli del tg5: siamo i parenti poveri di
Mediaset.
Le notizie le cerchiamo, i servizi li facciamo, qualche
volta diamo "buchi" ai fratelli maggiori ma
nessuno se ne accorge e lavorare a Studio Aperto è sempre
più una fatica: i più bravi se ne vanno (Luisella
Costamagna e Alessandra Anzolin da Santoro, Elena
Guarnieri da Emilio Fede, Mimmo Lombezzi e Sabina Fedeli a
Link, e non è finita).
Mario Giordano è proprio gentile con noi: dopo anni di
"straccio Liguori" ci sembra di essere in un
club inglese...Qual è il problema? Semplice: Mediaset ci
considera le cenerentole del gruppo, la produzione - vera
padrona delle news - ci tratta sempre peggio, la
"line" del tg è nelle mani capaci ma sempre più
magre della sola, eterea, Anna Broggiato.
Giordano è gentile, certo, ma non basta. I due vice
direttori "collaborano", certo, ma non si
capisce a cosa. Lui e'un grande polemista ma la tv non la
conosce: il mezzo cambia, il digitale incalza, Mediaset
prova le nuove tecnologie (clamorosamente in ritardo)
sulla nostra pelle e tornano ad agitarsi dei gufi che
dicono che dopo le elezioni politiche dovrà arrivare un
capo vero, uno che la tv la conosce.
Fedele Confalonieri
ha scelto un direttore così così, scontentando Forza
Italia. A Studio Aperto i
conti non tornano. A fine aprile, ci dicono si ricomincia...Caro Barbiere, ma quando ci lasceranno
crescere?
St.Ap.
13
Febbraio 2001 - Ti aspetto fuori, a Strasburgo |
Se ti condannano per
diffamazione in primo grado, in appello e in Cassazione,
non è ancora detta l'ultima parola. Puoi sempre riaprire
i giochi ricorrendo alla Corte di Giustizia Europea di
Strasburgo. Giancarlo Perna, l'inviato speciale
di "Panorama" querelato dal giudice
Giancarlo Caselli, c'è riuscito.
Che cosa scatenò l'ira di Caselli?
"Un mio pezzo del '94 in cui scrissi testualmente che
questo magistrato "ha fatto un triplice giuramento: a
Dio, alla Legge e a Botteghe Oscure". Quest'ultimo
riferimento a lui non piacque e mi querelò per
diffamazione".
Beh, non ci sei andato giù leggero...
"Avrei potuto documentare la verità di quello che ho
scritto, ma mi e' stato impedito. Avevo chiamato come
testimoni nel processo Saverio Vertone e
Giuliano Ferrara. Entrambi ex militanti nel
Pci torinese, potevano dimostrare che le più importanti decisioni
venivano discusse e messe a punto da Caselli in quelle
sedi politiche. I giudici, però, mi hanno impedito di
portare questi testimoni. Dicevano che non erano
rilevanti".
E allora?
"Sono stato condannato a pagare 60 milioni, e nel 1998
erano già stati completati tutti i tre gradi di giudizio.
Il mio avvocato, Giandomenico Caiazza, mi scrisse
che la sentenza, in realtà, non era per diffamazione ma
per blasfemia: avevo toccato un dio. Poi gli venne in
mente di ricorrere alla Corte europea di
Strasburgo, la quale non ha trovato infondata la
nostra istanza: l'ha dichiarata ricevibile e così tutto
ricomincia".
Sul "Giornale" Vittorio Sgarbi ha commentato
la vicenda con una certa ironia...
"No, non trovo proprio. Solo il titolo di quella
puntata di "Sgarbi quotidiani", e cioè
"Almeno Perna può far ricorso all'Europa" può
far pensare a questo, il testo assolutamente no. Anche
Sgarbi è stato querelato da Caselli, ma lui è ancora al
primo grado di giudizio. L'ironia, semmai, è in un altro
fatto".
Quale?
"Giancarlo Caselli sta per prendere
servizio proprio a Strasburgo. Farà parte della
procura europea che si chiama Eurojust. Speriamo bene".
Bds
Come avete appena letto, questo breve colloquio con
Giancarlo Perna contiene affermazioni piuttosto
delicate, che naturalmente riportiamo perche' Perna ce le
ha fatte.
Abbiamo tuttavia pensato di sottoporle anche a almeno uno
dei due testi a difesa invocati da Perna, e cioe' Saverio
Vertone, che ci ha risposto: "Posso testimoniare
di aver conosciuto Giancarlo Caselli a Torino
negli anni in cui dirigevo la rivista Nuova societa'
(1975-1983). L'ho incontrato spesso nella sede della
rivista o in dibattiti pubblici. Mai in una sede politica.
Quanto
alle affermazioni di Perna, se mi fosse stato
chiesto di testimoniare, avrei testimoniato la mia impossibilita' di testimoniare. Forse
Giuliano Ferrara
potrebbe saperne di piu'".
Qualcosa non quadra, ci siamo detti, e abbiamo richiamato Perna.
Il quale ci ha consigliato di rivolgerci al suo legale,
l'avvocato Giandomenico Caiazza.
E allora, forza, telefona a Caiazza.
Scusi avvocato, ci dica un po' come stanno le cose. Avete
chiesto di sentire Vertone ma Vertone a noi del Barbiere
dice che non sarebbe stato un buon teste a difesa. Come la
mettiamo?
"Guardi, al processo non ci e' stato consentito
nulla. Ne' di portare testi, ne' di esibire articoli
di giornale, nemmeno di ascoltare Giancarlo Caselli
come parte offesa, in modo che il querelato potesse porgli
alcune domande.
Quanto a Vertone, come fa il professore a sapere quali
domande gli avrei rivolto in udienza? Noi vogliamo
dimostrare l'impegno politico di Giancarlo Caselli
che, allora giudice istruttore a Torino,
partecipava a riunioni di partito ad alto livello.
Ora, per noi e' importante che il ricorso sia stato
dichiarato "ricevibile" dalla Corte di Strasburgo.
Se la corte stabilira' che a Perna non e' stato accordato
un pieno e completo diritto di difesa, lo Stato italiano
dovra' risarcirgli il danno. Staremo a vedere".
Pero', molto interessante. Continueremo a seguire
gli sviluppi dello scontro Perna-Caselli e vi
terremo informati.
Bds
13
Febbraio 2001 - La Repubblica del copyright |
Sbuffi d'insofferenza,
scuotimenti di testa, braccia allargate a significare: ma
si può? La Repubblica di martedi 6 febbraio
traboccava di articoli tratti da giornali stranieri,
copyright e di service vari, di firme di
giornalisti esterni. Il
che ha suscitato non poco malumore in redazione.
Ecco qui Clifford Kraus, copyright New York Times,
che parla dei 240 nastri video che fanno tremare
il Perù, con le prove della corruzione del governo
Fujmori. Non
se ne sentiva il bisogno, commentano all'interno, bastava
rimpastare qualche agenzia. Già, ma questo copyright del NYT
costa centinaia di milioni l'anno: bisogna
sfruttarlo, no? Passiamo A Timothy Garton Ash, che
affronta la giovinezza del ministro degli Esteri tedesco
Fischer, in cui ha fatto irruzione il terrorismo.
Poi c'é "Limes", che piazza la
"sua" intervista a Kostunica, per annunciare
quello che il nuovo leader di Belgrado ha già annunciato:
il processo a Milosevic lo faremo noi e solo noi. Ma ecco
qui un Hans-Magnus Enzensberger che dibatte sui
fantasmi e la tv. Altro che: i fantasmi li hanno visti i
colleghi di "Repubblica". E gli incubi
anche, pensando a quale "collage" di service
potrà essere il giornale del futuro. Ezio Mauro,
per l'occasione, si è beccato una salva di scongiuri.
Il direttore, intanto, ha
deciso che la redazione di
New York va rinnovata. Dopo dodici anni di fatica, Arturo
Zampaglione è sul punto di essere chiamato indietro
per un altro incarico. Mauro starebbe avviando un cauto sondaggio,
all'interno, per sapere se c'è qualcuno che ha intenzione
di occupare la poltrona di quel prestigioso ufficio di
corrispondenza. Dalla bottega del Barbiere, ci si
fionderebbero in molti.
Rosina
7
Febbraio 2001 - il turismo dell'Universo |
Alla casa editrice
Universo stanno progettando una nuova testata. Si tratta
di un mensile dedicato al turismo. Le indiscrezioni
che filtrano da via Cusani, dove ha sede il gruppo
editoriale, parlano di un giornale di servizio molto
fotografico e poco scritto, di un periodico che
potrebbe inserirsi in una nicchia di mercato ancora tutta
da esplorare.
Shampoo
7
Febbraio 2001 - C'e' Tempo per il lavoro |
Ventiquattro pagine,
settimanale, diffusione Lazio, Abruzzo e Molise. Testata:
"Il mondo del Lavoro". Lo sta realizzando un
service romano per "il Tempo". Il quotidiano di
piazza Indipendenza avrebbe giudicato positivamente il
numero zero messo a punto dalla Editaliana di Arnaldo
Agostini che già realizza un analogo settimanale per il
gruppo Donati.
Shampoo
6
Febbraio 2001 - Posti auto a Montecitorio. La
carica dei 400 |
Caro Barbiere, ti scrivo dalla trincea
della sala stampa di Montecitorio dove trascorrono giorni davvero
difficili. Il clima è teso, l’aria elettrica. Ma non confondiamo, non è lo
scontro elettorale all’orizzonte ad inquietare gli animi, ma qualcosa di
molto più serio (almeno per gli interessati): la vicina conclusione di quella
specie di psicodramma che si è scatenato per l’attribuzione dei
permessi di parcheggio in piazza del Parlamento per i giornalisti iscritti
alla stampa parlamentare.
E già, perché dopo la storica prova di forza del duo Rutelli-Violante
che ha liberato la piazza dalla morsa soffocante (e mortificante) delle auto
in sosta, le già magre disponibilità si sono ulteriormente ridotte.
Dopo complicate trattative con la presidenza della Camera, colpi di
scena, drammatizzazioni, invocazioni del ruolo costituzionale
dell’informazione parlamentare e quant’altro, il risultato definitivo
è stato assai magro: 16 posti, né uno di più, né uno di meno.
Ora tutti capiscono che razza di privilegio sia avere un posto macchina
nel cuore di Roma. Ma gli iscritti all’Asp (una volta potente
corporazione, nella corporazione) sono circa 400, e anche solo quelli
che hanno fatto richiesto del permesso entro il 31 gennaio (come
“improrogabilmente” chiedeva un avviso accuratamente non pubblicizzato
dell’associazione) sono 44.
Come scegliere? Inutile dire che fra i richiedenti ci sono veri e propri monumenti,
abitatori semieterni del Palazzo, firme nobili e meno, e meno anziani,
ma più assidui frequentatori come gli oscuri, ma preziosi lavoratori
d’agenzia. La coppia che governa la stampa parlamentare, il presidente Enzo
Iacopino e il segretario Giorgio Frasca Polara, ha promesso di affondare
la lama solo in base a criteri oggettivi e rigorosi. Farà fede la
distanza da casa, oltre ovviamente alla certificata, regolare presenza.
Staremo a vedere, farò da controllore per conto del Barbiere e
vi informerò di come è andata.
Nel frattempo riconosciamo però che per una volta la categoria ha sfoderato
un po’ di dignità. Già perché quando di colpo sono stati cancellati i 23
posti della stampa parlamentare (che grazie alla rotazione e alla doppia
fila tollerata praticamente si raddoppiavano), la presidenza della Camera
aveva offerto su un piatto d’argento una contropartita davvero allettante.
Niente meno che 26 posti in un garage in via di S.Maria dell’Anima
(qualche decina di metri dalla Camera). Costo: seicentoquarantaseimila lire
al mese, circa 200 milioni l’anno a carico della Camera, cioè dei
cittadini. Davvero troppo imbarazzante, anche per giornalisti abituati
ad esser trattati bene.
Così l’Asp ha rifiutato l’offerta di Violante, controproponendogli
di spendere quei soldi per i propri funzionari, se proprio voleva, e di
riservare qualche posto in piazza per noi. Non sarà eroismo, ma insomma
meglio di niente è. Un saluto alla bottega e a presto.
Grisaglia
6
Febbraio 2001 - Caso La Rocca, un pericoloso
precedente |
L'editore
Franco Caltagirone non ha manifestato "alcun intento ritorsivo"
trasferendo a Macerata Umberto La Rocca, già capo del servizio
Politico del "Messaggero" e questi non possiede alcun "fumus
bonis iuris", alcun buon diritto per chiedere la revoca (o la
sospensione) di quella che è stata definita come una vera e propria
deportazione.
E' questa la sbalorditiva decisione della dottoressa M. Falato della
sezione Lavoro del Tribunale di Roma, che ha respinto il ricorso
d'urgenza presentato da Umberto La Rocca, rinviando al giudizio di merito, per
il quale però rischiano di passare anni. Una brutta botta anche per la Federazione
nazionale della stampa al tavolo (quando mai verrà riaperto) delle
trattative del rinnovo contrattuale, visto che la Fieg pretende mano
libera sui trasferimenti dei giornalisti. L'avvocato D'Amati, che
difende il collega del "Messaggero", ha preparato comunque il suo
reclamo contro le decisioni del Tribunale, che verrà presentato appena
possibile.
Umberto
La Rocca era stato improvvisamente trasferito il 31 luglio del 2000,
subito dopo aver preso parte attiva, con ripetuti interventi, ad assemblee di
redazione che denunciavano la perdita di autonomia della redazione rispetto
gli interessi dell'editore.
Il nuovo incarico, coordinare le redazioni di Ancona, Macerata, Ascoli e
San Benedetto secondo il giudice non rappresenta una dequalificazione
rispetto alla poltrona del servizio Politico, che è una delle più importanti
in qualsiasi giornale e richiede fra l'altro un contatto continuo con il
direttore, più volte nell'arco di una stessa giornata.
Per la verità, si pensava che il punto debole della posizione di La Rocca
fosse un altro: dal momento della deposizione dal Politico a quello del
trasferimento a Macerata erano passate alcune settimane, nelle quali il
giornalista aveva ricoperto l'incarico di inviato alle strette dipendenze del
direttore, Paolo Graldi: La Rocca, insomma, non comandava più nulla e
non coordinava più nessuno.
Niente
di tutto questo: la dottoressa Falato ha operato un confronto diretto
tra la carica di redattore capo del Politico, elencando i 13 giornalisti
coordinati, tra cui un redattore capo, 5 capiservizio, 1 inviato e 6 redattori
e il nuovo posto a Macerata, con tre dipendenti lì e due a San
Benedetto del Tronto, per dedurre che è la stessa cosa.
Non sono stati portati testimoni nè prove "in ordine al concreto
atteggiarsi delle mansioni svolte dal La Rocca a Macerata" scrive il
giudice, criticando indirettamente la difesa, e ciò impedirebbe di valutare
se c'è stata dequalificazione o no. Peraltro il giudice ammette che
"plausibilmente, dirigere delle redazioni distaccate comporta un
allontanamento dal mondo politico nazionale e dal flusso delle notizie di
grossa risonanza sul piano nazionale".
E
allora? Che altro ci vuole per capire che se, ad esempio, un giornalista
politico come Bruno Vespa viene spedito a coordinare la Rai di Oristano
e Sassari, c'è dequalificazione? La constatazione, fatta dal giudice, che le
Marche "sono una regione in crescita", non assume forse il sapore di
una beffa? Nell'ultima delle 11 pagine si definisce "di ampio respiro"
il piano editoriale di Caltagirone. C'è un punto, infine, fra quelli avanzati
dalla difesa di La Rocca, che il Tribunale annuncia nella
"premessa in fatto" ma poi evita di analizzare: "il disagio
familiare che il trasferimento gli causa, anche in considerazione del fatto
che il proprio padre è gravemente malato".
Del
resto, Felice La Rocca era già quasi morto quando il giudice ha
depositato la sua decisione. Il timbro della cancelleria porta la data del 2
febbraio. Il settantaseienne papà di Umberto, vicedirettore del
"Messaggero" per ben dieci anni, ha smesso di vivere quaranta
ore dopo.
Bds
6
Febbraio 2001 - In edicola Puglia d'Oggi |
Lo sbarco in Calabria è
previsto per l'estate. Il "Roma" di
Napoli avrebbe già avviato contatti con un quotidiano
consentino per verificare la possibilità di vendita come
'panino'. Intanto, da martedì, il giornale di Italo
Bocchino e Angela Filippone, vedova di Pinuccio Tatarella, arriva
nelle edicole pugliesi. Venti pagine - di cui sedici
locali - per una tiratura di diecimila copie. La testata
non è però quella del "Roma" bensì
"Puglia d'Oggi" che, negli anni Sessanta, il
missino Tatarella utilizzava per le sue battaglie
politiche. E l'area di riferimento di "Puglia
d'Oggi" è la Casa delle Libertà.
Shampoo
6
Febbraio 2001 - Gazzettino. Si cambia? |
Giulio Giustiniani da
cinque anni dirige "il Gazzettino". A giugno gli
scade il contratto che lo leg al quotidiano del Nord Est
che, sotto la sua direzione, ha cambiato veste e aumentato
le vendite. In un'intervista Luigino Rossi, l'editore del
giornale, aveva sostenuto che "cambiamenti non erano
previsti". Ma rumors danno per certo il cambio di
direzione. In pole position ci sono Sergio Gervasutti, già
direttore del "Messaggero Veneto", e Luigi
Bacialli, direttore del "Giornale di Vicenza". E
per Giustianiani è pronta la poltrona di direttore
editoriale.
Shampoo
5
Febbraio 2001 - Rai. Quell'ultimo ponte |
Ecco la famosa "Lista ponte",
ovvero la lista delle prossime assunzioni che verranno fatte alla Rai. Si
tratta di 25 colleghi che hanno avuto finora con la Rai un rapporto di
collaborazione. In particolare, come spiega un comunicato dell'UsigRai, il
sindacato interno, si tratta dei 16 precari piu' utilizzati a livello
nazionale, i 3 piu' utilizzati della scuola di Perugia, i 6 precari piu'
utilizzati (ma con un'anzianita' di almeno 500 giorni di contratto
giornalistico) nelle sedi regionali.
Ecco i nomi dei prossimi assunti: Annamaria Baccarelli, Annalisa Bartoli,
Laura Calfapietra, Laura Cason, Dario Luigi Celli, Renzo Cerboncini, Adriano
Conte, Gennaro Cosentino, Giacinto De Caro, Cinzia Fiorato, Lorenzo Gambatesa,
Carmela Giglio, Barbara Gruden, Caterina Laurenzi, Laura Mambelli, Costanza
Mangini, Carlotta Mannu, Rossella Marsocci, Massimo Mignanelli, Dania Mondini,
Gavino Moretti, Laura Pasquini, Mario Scelba, Alessandra Zigaina, Antonella
Zunica.
Bds
5
Febbraio 2001 - Forza ragazzi, fate vedere chi siete |
Meta' marzo o giu' di li' e l'Unita'
dovrebbe tornare in edicola. Firmato l'accordo tra la cordata di imprenditori
guidata da Alessandro Dalai e il liquidatore della vecchia societa'
editoriale Victor Uckmar, ora il nuovo direttore Furio
Colombo e il condirettore Antonio
Padellaro sono pronti a dare inizio ai colloqui individuali per
selezionare una cinquantina (un po' meno per la verita') di giornalisti da
assumere.
E' stato acquistato un nuovo sistema editoriale Unisys per circa 700 milioni,
gia' installato nella redazione di via Due Macelli. Il progetto grafico e'
definito e le gabbie vanno solo inserite nel server centrale del sistema. A
raccogliere pubblicita' sara' la Area Nord Pk che ha accordato alla
nuova Unita' un dignitosissimo minimo garantito. Insomma, tutto e'
pronto per il decollo anche se rimangono due o tre cosette da definire.
Ieri l'altro il comitato di redazione dell'Unita' (Antonella Marroni,
Umberto de Giovannangeli e Nuccio Ciconte) ha incontrato Colombo e
Padellaro al bar dell'Hotel Plaza a Roma. Veramente si pensava di riunirsi
a casa di Colombo che abita vicino a via del Corso con la moglie. Ma siccome
il suo appartamento e' piccolissimo alla fine la scelta e' caduta sul bar del
Plaza.
Colombo e Padellaro hanno detto
subito che bisogna cominciare a lavorare senza perdere un istante, notte e
giorno, sabati e domeniche, per produrre una decente quantita' di numeri
zero. Il Cdr ha risposto che va benissimo, ma sarebbe meglio che prima il
liquidatore dell'Unita' si decidesse a pagare l'ultima rata (scaduta a
dicembre) dei compensi arretrati che i giornalisti dell'Unita' ancora debbono
incassare.
Colombo e Padellaro hanno detto che vedranno di metterci una buona parola per
far presto. Per "presto" si dovrebbe intendere questa settimana.
Giovedi' prossimo poi ci sara' un incontro al ministero del Lavoro in cui
verranno comunicati ufficialmente i termini dell'accordo raggiunto dalla
cordata Dalai e il liquidatore Uckmar.
Al Manifesto l'accordo non e' piaciuto molto. Jena ha lamentato
nel suo solito corsivetto di prima pagina che l'Unita' "e'
stata data in affitto come una camera ammobiliata". Jena intende dire
che Dalai e soci pagheranno per due o tre mesi un canone di affitto
della testata, prima di perfezionare definitivamente l'acquisto, per dar modo
e tempo a una societa' di consulenza di spulciare per benino nelle carte
contabili, onde evitare che ci siano fregature nascoste. La scomparsa
dell'Unita' dalle edicole, secondo alcune stime, avrebbe portato al Manifesto
un incremento di circa 700 copie vendute. Che forse presto torneranno
al vecchio proprietario.
L'altro problema riguarda la redazione, spompata e sfibrata dalle sofferte
vicende del giornale. Per tutti sono stati mesi duri. Ora si tratta di
ritrovare la voglia di rimettersi alla stanga per rilanciare la testata. E'
una scommessa e le scommesse si giocano solo per vincere. Forza ragazzi
e in bocca al lupo a tutti dal Barbiere della Sera.
Bds
3
Febbraio 2001 - E' ufficiale: Maida in via del Tritone |
Quel
cliente di passaggio a bottega ce l'aveva proprio raccontata giusta: a guidare
lo Sport del Messaggero sarebbe andato Enrico Maida. Puntuale è venuta
ieri sera la conferma della società Caltagirone Editore. Maida, 50 anni,
romano, era fino ad oggi vicedirettore vicario del Corriere dello Sport Stadio
e puntava chiaramente alla direzione.
Il
sogno si poteva avverare quando Mario Sconcerti ha lasciato il
giornale, per andare a fare il vicepresidente della Fiorentina. E invece no,
l'editore gli ha preferito Italo Cucci: un vero e proprio schiaffone.
A quel punto bisognava andarsene e la fortuna ha voluto che quasi
contemporaneamente si liberasse la poltrona della redazione sportiva del
Messaggero, lasciata vuota da Giuseppe Rossi, andato a dirigere
Leggo il quotidiano "ferroviario" che Caltagirone sta per varare. A
intercedere per Enrico, pare sia stato l'amico Giorgio Tosatti.
Un bel colpo per Caltagirone, che doveva riempire una delle caselle più
importanti, visto che lo Sport è un vero e proprio traino per la
diffusione del Messaggero. Bisognerà vedere, adesso, la reazione di
prime firme come Roberto Renga e Piero Mei: Enrico Maida, che è stato
anche inviato del Giornale e caporedattore della Gazzetta dello Sport, è
infatti quel tipo di giornalista al quale non piace solo dirigere, ma anche
scrivere e commentare. Auguri del Barbiere a lui e a tutta la redazione
sportiva.
Bds
2
Febbraio 2001 - Pietro, ma guarda che ti
Capital |
Pietro
Calabrese
ha sciolto ieri la sua riserva. Andrà a dirigere Capital, il mensile
della Rizzoli, assumendo l'incarico già a metà di questo mese per firmare,
ha annunciato, il suo primo numero a fine marzo-inizio aprile.
La
notizia, già anticipata da Il Nuovo un paio di giorni fa, è di quelle
che lasciano interdetti. A prima vista, per l'ex direttore del Messaggero,
sembra un ridimensionamento in piena regola. Ancor più inatteso perché a
Calabrese, che dopo aver abbandonato il gruppo Caltagirone aveva guidato la
Seconda divisione Rai e quindi era passato a Milano per dirigere Multimedia
Rcs e i contenuti di Hdp net, la Rizzoli aveva consentito di recente di
portarsi dietro due giornalisti di peso (anche economico), come l'ex redattore
capo del Messaggero Giuseppe Di Piazza e poi il vicedirettore Rita
Pinci. Che è successo, dunque?
La
più scontata delle risposte è quella che mette in rapporto lo spostamento di
Calabrese con lo sbarco dicembrino di Franco Caltagirone
in Hdp, la società che controlla il gruppo Rcs-Rizzoli Corriere della
Sera. Sarebbe stato l'editore romano a chiedere la testa del suo ex direttore:
magari in quell'incontro pacificatore con Cesare Romiti, avvenuto
qualche giorno fa. Resta il fatto che, dopo anni di reti, Calabrese potrebbe
provare gusto tornando al suo vero amore, la carta stampata, cercando di
vivacizzare Capital (in attesa di un'occasione migliore).
A
Capital intanto si aspetta l'arrivo di Calabrese con non poca
soddisfazione. Pochi pensavano che Gigi Zazzeri, sarebbe stato
sostituito con un nome cosi' prestigioso. In Rizzoli si aspetta di vedere
anche se Calabrese assumera' la direzione di Capital mantenendo o no la
responsabilita' dei contenuti di Hdp Net. Se infatti Calabrese
manterra' entrambi gli incarichi, di tutto si potra' parlare meno che di un
suo ridimensionamento.
Bds
2
Febbraio 2001 - Giornalisti mobbati |
Il mobbing,
come abbondantemente sospettavamo, miete vittime anche fra i giornalisti. Una
ventina di colleghi, dieci dei quali sulla piazza di Roma, hanno sentito
addirittura il bisogno di rivolgersi all'Ispel, l'Istituto per la
prevenzione e la salute nel lavoro del ministero della Sanità, che dal maggio
'99 ha avviato un servizio per dare aiuto e assistenza a chi ha subito soprusi
e violenze psicologiche sul posto di lavoro. In un anno si sono rivolti a
questo sportello oltre 2.000 lavoratori, ha fatto sapere la direttrice, Manuela
Fattorini, e fra questi, appunto giornalisti della Rai e della carta
stampata.
Il
termine "mobbing", come sappiamo, è stato usato per la prima volta
dall'etologo Konrad Lorenz, per indicare il comportamento di alcuni animali
della stessa specie che si coalizzano contro un membro del gruppo, lo
attaccano e lo escludono dalla comunità, portandolo talvolta alla morte. Fra
gli umani, la vittima di queste persecuzioni si vede calunniata, criticata,
emarginata, talvolta costretta alle dimissioni. Si definisce "mobber"
colui che attua il "mobbing", "mobbizzato" chi lo
subisce. Quando il "mobber" non è un collega o un capo, ma
l'azienda stessa, si parla di "bossing". In Europa il "mobbing"
riguarderebbe ben 12 milioni di lavoratori, in Italia 1 milione e mezzo.
Ce
lo siamo detto più volte a bottega: Il Barbiere è nato anche in
funzione anti-mobbing. Abbiamo la convinzione che, da quando siamo in vita, un
capo rischi di più a fare del mobbing. Scriveteci
su questo tema: vogliamo approfondirlo, per coglierne l'effettiva
consistenza fra i giornalisti e, se del caso, aprire il nostro sportello.
Bds
2
Febbraio 2001 - Jack: quelle signorine cosi' trendy |
Quando l'Ansa ha battuto il
primo take sull'ennesimo giro di prostituzione
scoperto a Milano, nella redazione del mensile
Jack diretto da Jacopo Loredan è
andato di traverso il tramezzino. Infatti, quel
giro di "escort" a pagamento è stato pubblicizzato su due pagine del numero ancora in
edicola (numero 4 di
gennaio) con un titolo che la dice lunga "Vi offro
donne e motori" e un sommario altrettanto esplicito: "Ha aperto metropolitan.it, sito di annunci per macchine, case, ma soprattutto ragazze. E, nel
giro di un anno, ha fatturato
500 milioni".
Una web story a firma Paolo Apice
corredata da un box - titolo "Per la legge è tutto ok" - dove si
spiega che "un sito con annunci di ragazze che offrono la loro
compagnia" non "rischia di essere considerato illegale". (Diverso - detto per
inciso - il parere dei magistrati milanesi che hanno incriminato i due
soci, ideatori del sito in
questione, per favoreggiamento alla prostituzione).
Resta però l'imbrazzo a Jack, dove da qualche mese si è deciso di dare un
taglio meno tecnologico e
più trendy al mensile. Forse, nel prossimo numero,
si ritornerà al tecnologico.
Shampoo
2
Febbraio 2001 - 20 Minuti puo' aspettare |
In via Negri non confermano. Ma rumors danno per certa la
decisione: "il Giornale"
accantona il progetto di "20 Minuti", il
free-press da distribuire
nelle stazioni della metropolitana milanese.
Decisione causata dall'eccessivo
ritardo nel pronunciamento dell'Antitrust, che ha aperto
un'istruttoria sull'iniziativa poiché il partner
del quotidiano di casa
Berlusconi, la norvegese Twenty Minutes,ha sede
fuori dall'Unione Europea e
non sarebbe quindi autorizzata a partecipare alla
gara. Intanto, il candidato Direttore Osvaldo De Paolini ha cambiato idea. Suo
sostituto sarebbe
Nicola Forcignanò -attualmente Direttore del dorso
toscano del "Giornale"
- che ben conosce la piazza avendo guidato la redazione di
cronaca milanese sia sotto la direzione Vittorio
Feltri sia quella di Maurizio Belpietro.
Shampoo
1
Febbraio 2001 - Fai uno scoop e non ti si fila nessuno |
Caro
Barbiere, scusa se mi accomodo un attimo, denunciando alcune
gravi malattie della nostra categoria: scoopismo, indolenza,
superficialità e, purtroppo anche mala fede.
Il collega Marco Esposito nei giorni scorsi ha scritto sul
tuo sito a proposito di come è stato trattato il caso De Mauro
da alcuni giornali "rammendare i buchi è peggio che
prenderli". E ha ragione.
Mi scuso se faccio un caso che in qualche modo mi coinvolge
personalmente. Due mesi fa - il 2 e 3 dicembre - sulla Provincia
pavese, il giornale per cui lavoro, ho scritto della probabile
riapertura del caso De Mauro - in relazione alla sua
inchiesta su Mattei - da parte della procura di Palermo, ho
scritto del possibile coinvolgimento di Cefis, Fanfani e
dell'avvocato Guarrasi.
A parte l'Ansa che ha anticipato le notizie più
interessanti, per il resto nessuno, dico nessuno, si è filato di
quanto ho scritto. La Repubblica di Milano, avvisata preventivamente
della pubblicazione, non ha accettato le mie condizioni:
cedevo gratuitamente il pezzo, mostravo i verbali nelle
mie mani, ma volevo la paternità di quanto pubblicato.
Dieci giorni dopo, più o meno le stesse cose su De Mauro le
ho scritte anche sul Diario. Il disinteresse continua.
Il 24 gennaio, sulla Stampa, tre bravissimi colleghi, su due
pagine due del quotidiano di Torino raccontano, spacciandolo
come un loro scoop, quello che ho scritto io quaranta
giorni prima.
Migliore la grafica, l'impaginazione e tutto il resto. Ma il succo
è lo stesso. Per due giorni i colleghi cavalcano il caso,
ovviamente senza citare chi, prima di loro, ne ha scritto. Altri
giornali si sentono tirati per i capelli e nonostante lo scoop sia
della Stampa (così si crede, almeno) riprendono la
notizia.
Il Corriere della Sera riporta un po' di pareri vari
soffermandosi sull'opinione del loro Grande Vecchio Indro
Montanelli che rifila la solita tiritera. "Io a questa
storia non ci credo" e così via. Per una volta, almeno, ci
risparmia il suo refrain: "cose vecchie, morte e sepolte".
L'ex braccio destro di Montanelli, Mario Cervi, sul Giornale
non bada a spazio: tre quarti di pagina di commento. Commento a
cosa? A niente. Perché Cervi delle inchieste di Pavia e di Palermo
non sa niente. La verifica l'ha fatta, da bravo cronista. Prima
di scrivere ha chiesto a un collega più giovane di telefonare a Pavia.
Questo ha preso il ricevitore in mano e ha telefonato in procura
(Pavia e Milano, notoriamente, sono molto distanti) a un pubblico
ministero ha domandato se ci fossero novità su Mattei e Cefis.
La risposta - giuro - è stata: "Mattei è morto, forse Cefis
non sta bene?".
Il giovane cronista (anzi, nemmeno troppo, giovane) è partito per
Lodi per scrivere di un tabaccaio assassinato e Cervi ha
prodotto una sequela di opinioni, del tutto legittime
ma, ripeto, fondate su niente. Roba del tipo: l'aereo di Mattei è
caduto perché pioveva, il pilota ha sbagliato, il contadino
che ha ritrattato la prima versione è una povera vittima. Cose
molto, ma molto, ma molto lontane dalla verità provata.
Vi chiederete perché si scomodano Montanelli e Cervi. La
risposta è semplice. Quando nacque il giornale, tra i principali
finanziatori ci fu proprio quell'Eugenio Cefis.
La Repubblica non scrive niente, ma si prepara il suo (ancora
presunto) scoop.
A Palermo, il pm che ha ricevuto copia delle indagini su
Mattei a Pavia sente, a proposito di De Mauro, il pentito Francesco
Di Carlo. Questi ha già parlato su Andreotti, Dell'Utri,
Berlusconi. Come un juke box. Un giorno ha voluto raccontare
la sua anche su Ustica e ha rischiato di essere arrestato dal
giudice Priore, un tipo a cui non piacciono i depistaggi.
A Teresi, Di Carlo racconta una storia assolutamente incredibile. De
Mauro sarebbe stato rapito nel settembre del 1970 perché,
imbeccato sul golpe Borghese (7-8 dicembre 1970), avrebbe
cercato conferma dell'accordo tra il principe nero e la Mafia
facendo domande al circolo della Stampa. Visto questo
interessamento di De Mauro - è lo scoop di Repubblica - lo
stesso Borghese e Maletti, o Miceli (è lo stesso, no?),
decidono di farlo rapire e uccidere il giornalista due
giorni dopo.
La mattina dopo lo scoop (?!?) di Repubblica, la procura
di Palermo annuncia di aver chiesto al gip la riapertura del
caso De Mauro. Basta aspettare 24 ore e la Repubblica
riporta: "Il caso De Mauro viene riaperto dopo la pubblicazione
su Repubblica delle rivelazioni del pentito Francesco Di
Carlo". Incredibile.
Caro Barbiere, questa la chiamano informazione. Un buon
giornalista avrebbe dovuto, prima di sparare su due pagine le
straordinarie rivelazioni, fare almeno una piccola
verifica sulla fondatezza di quanto proposto ai lettori come
fosse la Verità. Bastava chiamare la moglie di De Mauro, il
fratello, o qualche ex collega dell'Ora, per sapere che De Mauro non
frequentava il circolo della Stampa che, in particolare, nel
mese di agosto (quando avrebbe cercato le informazioni) era chiuso.
Bastava chiedere ai tanti testimoni dell'epoca per sapere che solo
una cosa angosciava De Mauro, il delitto Mattei. Bastava rileggersi
un qualsiasi manuale sui servizi segreti per scoprire
che Maletti nel settembre del 1970 non era Sid. E che
Miceli c'è arrivato il 18 ottobre, un mese dopo la presunta
morte di De Mauro.
Gli altri particolari dati da Di Carlo, poi, non sono più
verificabili. Come sarebbe possibile rinvenire un cadavere
buttato nell'acqua corrente tanti anni fa? E poi,
perché Di Carlo ha aspettato 31 anni prima di dire quello
che sapeva su De Mauro? Tutto questo la vedova di De Mauro l'ha
definita, credo giustamente, "sciatteria giornalistica".
Certo è presunzione un po' sciocca attribuire a un presunto
scoop la riapertura dell'inchiesta. E gli altri colleghi
cosa hanno fatto, vi chiederete. Stanno a guardare? No, leggono
la Repubblica e copiano. Copiano e basta. Il TgUno ripete
pianamente la tesi di Repubblica. Il Corsera, il Grande
concorrente, fa una breve a pagina quindici, dicendo che in
seguito alle dichiarazioni del pentito la procura chiede di indagare
ancora. Nessuna verifica, nessun controllo, niente.
Tutti dietro. Nonostante il procuratore di Palermo Grasso
dica che non seguono una sola pista (e cos' altro dovrebbe
dire). Purtroppo penso che la cosa non sia finita. Ci
risentiremo, temo.
Carlo E.
Gariboldi 0382.434529 o 0329.8123982
1
Febbraio 2001 - Meno male che c'e'
Striscia |
E'
stato un furto? Certo che sì, lo è stato. Furto di copyright.
Ieri alle 15, in viale Mazzini, visione privata, riservata ai giornalisti, del
Porta a Porta con lo scontro fra il ministro per le Pari Opportunità
Katia Belillo e la deputata di Alleanza Nazionale Alessandra Mussolini,
trasmissione che andrà in onda solo questa sera. Ma, fra i taccuini dei
colleghi, si nasconde una telecamera galeotta e le immagini che la Rai
non ha ancora divulgato finiscono su Striscia la Notizia poco prima
delle 21, per la gioia liberatoria di 12 milioni di italiani o giù di lì.
Già, perché dello scontro fra le due "donne politiche", con il
famoso "Taci tu, che ti chiami Mussolini" , registrato lunedì, le
televisioni avevano informato fin da martedì. E i giornali di ieri c'erano
andati giù duro, con titoli in prima e servizi a tutta pagina all'interno
(Repubblica, di pagine, ne ha dedicate addirittura due). C'erano persino le
dichiarazioni di censura alla ministra da parte del presidente della Camera Luciano
Violante, su una vicenda ancora negata alla vista dei
telespettatori.
Domanda: ma i Tg della Rai non potevano trasmettere subito ampi stralci
dello scontro o, meglio ancora, tutto, per permettere a ciascuno di giudicare
con i suoi occhi e la sua testa? Non poteva essere almeno invertito il
palinsesto, trasmettendo ieri sera la puntata sulle molestie sessuali, e
rinviando a stasera il Veltroni candidato sindaco di Roma?
Niente di tutto questo. E' accaduto, al contrario, che la stessa Rai, dopo il
Tg1 delle 20 di ieri, abbia mandato in onda una puntata de "Il
Fatto", di Enzo Biagi interamente dedicata al commento di immagini che i
telespettatori non conoscevano ancora, con interventi delle onorevoli Irene
Pivetti e Anna
Finocchiaro e della bella Prestigiacomo di Forza Italia.
Fortuna che c'è il telecomando e uno può fare zapping. Passi su
"Striscia" e ti imbatti in Antonio Ricci-Robin Hood: le
immagini che nessuno ancora ha visto le trasmette lui. Tecnicamente sono assai
brutte: lo schermo tv che le diffonde è giocoforza lontano dalla telecamera
pirata, il sonoro è un po' distorto e invece del colore c'è un traballante
bianco-nero: sembra quasi di riassistere alle scene del processo contro Elena
e Nicolae Ceausescu. O, per non metterla sul tragico, a quei "Lascia o
Raddoppia" diffusi da televisori antidiluviani.
Ma
il servizio che "Striscia" riesce a rendere alla gente, che
ormai è abituata a vivere tutto in diretta, e a un giorno di distanza dai
fatti raccontati dai giornali ha già digerito la moviola e persino il
moviolone, è lo stesso importante: si capisce ad esempio, da quelle brutte
immagini, che la focosa Katia ha pronunciato quella frase, appoggiata
da un lancio di microfono, non a freddo o comunque nelle battute iniziali del
match, come dalla lettura dei giornali di mercoledi si poteva evincere, ma
dopo lunghe interruzioni della Mussolini, la quale praticamente non le
consentiva di parlare.
Il che, beninteso, non assolve affatto il comportamento di un ministro della
Repubblica: lo spettacolo è sembrato orripilante. Fornisce, semplicemente,
elementi al telespettatore per un giudizio più meditato. Per questo Ricci va
assolto. E non se la prenda la Rai, se diciamo che è stata un po' fessa.
Don Basilio
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