Diritto di replica


 

Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui.


 

 

2 Marzo 2001 - Propongo un sciopero "a prescindere"

Anche prescindendo dai contenuti del contratto, non è che si può bloccarlo per una settimana e fare comunque un bello sciopero venerdì e sabato prossimi?
Alcuni giornalisti di Trieste assediati dal G8 ambiente (a Trieste dal 2 al 4 marzo)


2 Marzo 2001 - Opsss. che gaffe...

Segnalo una clamorosa gaffe di Mentana nel Tg5 serale di martedì. Ha  dichiarato che lo spot di Infostrada, con Fiorello che accoltella la modella per sbaglio, "è stato ritirato", per ragioni di opportunità viste  le critiche. Ebbene durante il TG5 c'è uno stacco pubblicitario e cosa ti compare? Proprio quello spot!
F.F.


2 Marzo 2001 - Esiliato un corno


Cari colleghi de "Il Barbiere della Sera". Leggo sul vostro bel sito, su segnalazione di alcuni colleghi, che sarei stato "esiliato" a Forlì e Cesena, dopo la pubblicazione di un mio corsivo "pesantino" sulla Curia locale

La vostra "spia", che si firma L'Estet(ist)a, avrebbe potuto verificare meglio questo pettegolezzo. Sarebbe bastato infatti aprire il giornale di Rimini a pagina 2 per vedere che resto ancora direttore responsabile della Voce di Rimini, così come sono direttore della Voce di Forlì e Cesena. Sto scrivendo questa letterina elettronica con il mio computer a Rimini, sulla mia sedia di Rimini e nel mio ufficio di Rimini

Naturalmente in queste ultime due settimane, per ragioni facilmente intuibili, sono stato fisicamente più a Forlì e Cesena, dovendo aprire due nuove redazioni. Non nego che il mio corsivo, non sul Vescovo ma su alcuni suoi giannizzeri, ha creato fibrillazione all'esterno del giornale, ma la fiducia dei due editori nei miei confronti è immutata, visto che mi hanno fatto aprire due nuove redazioni. 

Un'altra annotazione per L'Estet(ist)a, che stando allo pseudonimo, dovrebbe essere persona interessata alla bellezza e all'aspetto fisico.

 Proprio in concomitanza con la partenza di Forlì e Cesena mi sono tagliato la barba, in compenso tengo i capelli lunghi. Su questo punto si è scatenato un dibattito: stava meglio prima o adesso? All'Estet(ist)a l'ardua sentenza. Complimenti per il vostro sito, ma mi raccomando: verificate "le voci". Cordialmente
Franco Fregni

Ci scusiamo naturalmente per l'inesattezza e staremo piu' attenti. Ringraziamo Franco Fregni per la sua precisazione e proponiamo pero' un dibattito pubblico. Franco sta meglio con la barba o senza? Alla terza lettera che arriva sul tema, il Barbiere aprira' uno spazio di discussione. Promesso.
Bds


2 Marzo 2001 - Barbiere, sei uno scioperato!


Caro Barbiere , che tu sparisca da sabato scorso, proprio in coincidenza col contratto- bidone dei giornalisti è inammissibile,che poi si arrivi ad un sito porno mentre si tenta di collegarsi al tuo...
Buona Giornata

Questa del sito porno ce l’hanno segnalata anche altri e proprio non sappiamo spiegarci come possa essere accaduto. Il Barbiere ha semplicemente cambiato provider e nel passaggio dall’uno all’altro c’e’ stata qualche piccola difficolta’, ora in via di superamento. Tutto qui.
Bds
 


28 febbraio 2001 - Palpeggia pure, te lo dice il giornale

Caro Barbiere, leggo sulle news di "Repubblica.it" l'articolo che potete trovare cliccando http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/libidine.htm La parte saliente mi sembra questa: "...Il ragazzo non ha negato le aggressioni, ma si è difeso sostenendo di aver letto sui giornali che palpeggiare le parti intime delle donne non è assolutamente reato".  Mi pare che ci siano i requisiti per aprire un bel dibbbattito (con tre b). Che il povero diciassettenne di Cernusco sul Naviglio sia classificabile come la prima vittima ufficiale dei titolisti? O delle locandine dei giornali? Guardare i titoli del 'tiggi' fa male? Ti saluto con una stretta di mano, isolata e repentina.
Stefano, Bologna


28 febbraio 2001 - 'Gnoranti: non sapete chi sono i "ruteni"

Il serpentello slavo ha colpito voi del Barbiere. Infatti, nel mio intervento dell'altro giorno, un "ruteni" (popolo slavo senza Stato, che vive nella regione subcarpatica oggi divisa tra Ucraina, Slovacchia e Polonia) è diventato "rumeni" (popolo che con gli slavi non ha nulla a che fare). A questo proposito vorrei segnalare un magistrale fondo su "La Stampa" di lunedì 26 febbraio di Enzo Bettiza, che fa un po' di chiarezza sulla questione. Servirà? Non credo. Attendo il prossimo delitto commesso da una "banda di slavi" che slavi non sono o che, al massimo, sono jugoslavi.
Alessandro Marzo Magno


28 febbraio 2001 - A Novi, niente di nuovo

Caro Barbiere, la vicenda di Novi Ligure è stata l'ennesima occasione colta dalla nostra categoria per parlarsi addosso. "Perché si è dato credito alla pista degli extracomunitari? Anzi, no. Perché si è seguita quella dei banditi? Toh, guarda, è successo all'interno della famiglia. Chi l'avrebbe mai detto, ma che tempi!". A me questa è semplicemente sembrata l'ennesima dimostrazione di come il nostro mestiere, ormai, sia diventato routine.

C'è un fatto da seguire? Via il file con gli articoli del caso. Una dichiarazione di Berlusconi piuttosto che di Rutelli? Ecco l'altro file. New economy in crisi? Ecco il file con l'inchiesta già confezionata. Insomma, la realtà viene affrontata con una tesi già bell'e pronta, sostenuta con tutti gli strumenti che anni di scafata esperienza ci hanno donato.

La realtà è preconfezionata da noi. Quello che capita non è l'occasione per essere stimolati dall'avvenimento, ma per cucirvi sopra quelle che sono le nostre idee, o ideologie. Altro che mestiere che ti insegna ad affrontare i fatti, a raccontarli, a cercare un perché. L'unica vera ricerca resta sempre quella delle ricevute, fin tanto che gli editori ci permetteranno ancora di uscire per un servizio. Ma questo è un altro discorso.
Sandro Bocchio

Caro Sandro, che il nostro giornalismo abbia perso il gusto della "verifica sul campo" e che sia tutto ripetizioni, è certamente vero e il Barbiere ne ha parlato varie volte. Ma cosa potevano scrivere, il primo e il secondo giorno, gli inviati a Novi Ligure, se Erika accusava del doppio delitto due ladri albanesi? Questo fatto ha avuto uno sviluppo totalmente imprevisto. Irripetibile, verrebbe da dire. Preconfezionato, piuttosto, è l'impianto sociologico per commentare questa tragedia familiare. Ma di ciò parleremo a parte.
Bds


 

 

26 Febbraio 2001 - Non perdetevi il Gis

Cari amici, vorrei pregarvi di correggere un link che nelle vostre pagine porta al Gis, il club dei giornalisti italiani sciatori del quale faccio parte e per il quale curo il sito che da un paio di mesi è stato completamente rifatto, aggiornato e ampliato. Gli indirizzi per raggiungere il sito del Gis sono: http://jump.to/gis  oppure http://gis.jump.to  o anche, come alternativa  http://www.fabriziozampa.com/introgis01.html  Grazie per la vostra collaborazione.
Fabrizio Zampa


26 Febbraio 2001 - Sono anche su Odeon


Nella breve notizia che mi riguarda, chi vi ha informato ha omesso un particolare: il mio ritorno in TV è avvenuto da settimane anche sul circuito ODEON, che ha una copertura nazionale più vasta di quella di TMC. L'appuntamento, e sono certo che anche voi - se non avrete niente di meglio da fare - non vorrete perderlo, è tutti i giovedì dalle 21, alle 22,30, titolo "Sfida finale".A partire dalla prossima settimana vi informo anche che Luciano Rispoli e il suo "Tappeto Volante" riprenderanno gli appuntamenti tv, proprio su Odeon, ogni giorno dalle ore 20, e il giovedì ci sarà una sorta di staffetta tra noi. Una stretta di mano e buon lavoro: siete sempre i migliori e la lettura quotidiana del BdS ormai è diventata un must.
Gigi Moncalvo


26 Febbraio 2001 - Troppo facile dire "slavo"


Lasciamo da parte per un momento la pietà per la tragedia di Novi Ligure e l'inquietudine per il razzismo dilagante. Vorrei sottolinearre che, per l'ennesima volta, si è usato e abusato a sproposito del termine "slavi". I titoli del primo giorno del dopo delitto sparavano a tutta pagina: "banda di slavi". Ovvero? Banda di polacchi? Di cechi? Di rumeni? 

Si tratta sempre di slavi. Dire "slavi" ha lo stesso significato che dire "neo latini" o "anglo sassoni". Nessuno mai si sognerebbe di scrivere "arrestato neo latino" nel caso in cui venga ammanettato un portoghese. Egualmente sbagliato è scrivere "slavi" per "jugoslavi" (come normalmente fanno le questure). Spesso dentro questo termine vengono compresi popoli che della Jugoslavia non fanno più parte da dieci anni (croati, bosniaci, macedoni) e soprattutto gli albanesi che sono slavi quanto lo siamo noi italiani. 

Fu definita "slava" anche la ragazza della banda dell'Uno bianca che era una romena di etnia ungherese, ovvero con gli slavi non c'entrava nulla. Il termine "slavo", oltre che sbagliato, ha pure un'accezione negativa (nessuno scriverebbe "il presidente slavo Kostunica"). Infine poliziotti e carabinieri bevono, e i giornalisti trascrivono, le deposizioni di persone che dicono di "aver sentito parlare slavo" (per esempio tutti ricorderanno gli amanti di Capriolo). 

Al di là del fatto che lo "slavo" non esiste, sfido un orecchio non allenato a riconoscere non solo il serbo dal croato, ma anche a capire se si tratta di albanese. Va bene che vogliono abolire la geografia dalle scuole, ma non possiamo continuare a imbottire di simili scemenze i nostri giornali. Saluti.
Alessandro Marzo Magno


26 Febbraio 2001 - De Benedetti dixit


Caro Barbierone, ho leggiucchiato con interesse decrescente il libro scritto da Carlo De Benedetti, su L'avventura della nuova economia, edizioni Longanesi, e mi sono rimaste impresse tre frasi, che voglio sottoporre al giudizio dei tanti colleghi che quotidianamente vengono in bottega.

Prima frase: " ...i giornalisti, corporazione protetta e sclerotizzata ..." Beh, qui non voglio urlare allo scandalo. Certo che ci proteggiamo, guai se non lo facessimo, e forse alcune frange sono "sclerotizzate". Dite voi. Seconda frase legata alla terza: ..."la missione di portare le notizie al lettore non c'è più" ..."La sopravvivenza della stampa è informare per far capire l'informazione".

Per quest'ultima frase credo di essere d'accordo, togliendo sopravvivenza e mettendoci "il compito più importante". Nel bombardamento continuo di notizie, flash, pezzetti di cronaca e così via c'è oggi la necessità, per la carta stampata soprattutto, di andare al di là, di approfondire, spiegare e  tentare di "interpretare". 

Ma "la missione di portare le notizie al lettore non c'è più" che cavolo significa? Provvede a tutto la new economy? E come? Ha i suoi informatori nelle questure, nei palazzi di giustizia, nei parlamenti, nelle cento città italiane? Vi risulta? Non è che buona parte di essa si avvale ancora e comunque del materiale delle agenzie e delle Tv (che usano le agenzie o i loro informatori) facendo finta di  consultare altri portali?

Ma se anche un giornale online locale riportasse un fatto appena accaduto nella sua area, non sono i suoi giornalisti o facenti funzione che portano le notizie al lettore? E poi dove sta il giornale online in Africa o in Asia, aggiornato minuto per minuto?

Chi ci racconta l'alluvione in Mozambico con 10  mila morti? Non la Reuters o l'Ap o l'Afp? Forse l'ingegnere proietta sul presente - per dimostrare l'inutilità di una vasta categoria di giornalisti - una situazione che si potrà configurare solo tra un bel po' di anni.  O forse voleva semplicemente dire che i giornali hanno notizie vecchie?     Io ricordo solamente che questo signore fa opinione in un certo ambiente, per cui bisogna stare attenti a quello che dice, specialmente in un momento in cui esiste una certa conflittualità tra editori e giornalisti proprio sui temi da lui toccati. O no? Cordialmente. 
Zapata


23 Febbraio 2001 - Bologna, mondezza d'Italia

Inchieste di reporter. L'altra sera, la nota trasmissione giornalistica di Raitre, Reporter, in  onda in seconda serata, ha fatto un po' di propaganda elettorale... ci mancava  in questo periodo... Che ci ha fatto vedere la nota conduttrice simil Bignardi, insieme alla inviata toscana??? Ma la città più inquinata d'Italia, la Guazzalochiana Bologna, dove il traffico imperversa, i limiti dell'irrespirabilità altissimi, il traffico favorisce i soli commercianti del centro.

Ed un povero assessore della giunta destrissima, che ovviamente appariva solo smarrito ed indifeso davanti all'unico comitato cittadino che ha sfiduciato, in Italia, il proprio sindaco. E così una Bologna, grande di prodian-Vitalian fasti, viene ridotta a monnezza d'Italia, malgrado i falsi dati della stampa che la vedono al primo posto per vivibilità, dalla giunta despota. 

E non è tutto; reporter non si occupa mica di Venezia, Roma (perfetta), Napoli, Firenze, Pisa, ma di una Bologna dove, ancora qui unica città d'Italia dove il cittadino froda le legge entrando nella ZTL o parcheggiando in doppia fila e dove non dovrebbe. Che schifo! Che inciviltà! Grazie, grazie ancora a reporter perché queste inchieste fanno del vero giornalismo, un'arte...
B.T.


23 Febbraio 2001 - Inpgi o Siae?

Ho bisogno di aiuto. Da anni mi ero disintossicato e non ci pensavo più. Poi l'altro ieri m'è venuto in mente di proporre un programmino a Radio Rai. Piace. Però si pone un problema: il pagamento. Io sono iscritto sia alla Siae sia all'Inpgi. Mi dicono i solerti funzionari che se si tratta di testo Siae (è una specie di sceneggiato radio) l'Inpgi protesta, se è (cosa che non è) un testo giornalistico protesta mamma Rai che teme professionisti e pubblicisti, perché sempre in agguato per far causa e farsi assumere (o una cosa simile). Che fare?
Lenin


23 Febbraio 2001 - Il killer di Padova terrorizza plotoni di cronisti

Caro Barbiere, certamente anche nel tuo negozio, in questi giorni, si è parlato della vicenda del serial killer di Padova. Qui, nella "città del Santo", nel cuore del ricco Nord Est, la questione è stata assorbita: l'assassino - così dice la polizia - è in galera e la gente è tornata ad essere tranquilla.

Chi, invece, tranquillo non è, e continua ad agitarsi, è il cosiddetto circo mediatico che ha messo le tende a Padova da una decina di giorni. Così, in un clima di tensione e apprensione per la paura, anzi il terrore, di prendere un "buco", se ne vedono di tutti i colori.

Le chicche migliori si sono avute nei giorni che hanno preceduto il fermo del sospettato. In mancanza di notizie, largo spazio alla fantasia: l'esperto inviato di un giornale lombardo ha pensato bene di scrivere che il "serial killer è di Milano". 

Subito gli ha risposto una collega-segugio di un quotidiano romano: "il serial killer non agisce da solo, ha dei complici".  Altri, ancora, hanno replicato: c'è l'identikit dell'assassino. "E' un  giovane di 30-35 anni, alto un metro e 80, un metro e 85". Poi ci sono stati addirittura altri colleghi che quando hanno visto che finalmente qualche notizia certa (la storia delle lettere inviate alla questura di Milano e trovate vicino ad un cadavere) è stata pubblicata (Corriere e Libero) hanno gridato allo scandalo dai microfoni di "Porta a Porta": non è possibile assistere a queste fughe di notizie che vengono pilotate da Roma".

Per non  parlare delle televisioni. La foga per lo scoop o per l'intervista esclusiva ha coinvolto anche "Porta a Porta" che ha presentato come una "chicca" la testimonianza della convivente del fermato, mentre la donna quelle stesse cose aveva già detto, nei giorni scorsi, a televisioni private e giornali locali.

La sarabanda delle indiscrezioni (che quasi sempre non trovano conferma) continua. Ma è così difficile trovare notizie vere? Eppure, in questi giorni a Padova sono sbarcati plotoni di inviati. Allora, non è questione di quantità? Caro Barbiere, con la promessa di tenerti informato  dal fronte delle "indiscrezioni", ti mando un caro saluto.
Un cronista veneto 


23 Febbraio 2001 - Scriverei ovunque, pure gratis

Mi piacerebbe sapere da chi nell'alveo chiuso del giornalismo ci bazzica ogni giorno se hai un padre imprenditore e non giornalista, ti sei laureato ad aprile del 2000 e hai perso in carreggiata la possibilità di iniziare un master, aspetti ansimante di poter incominciare a scrivere ovunque, comunque, offrendo la tua mano senza aspettarti di ricevere contratti di formazione o stipendi, perché sai di avere bisogno comunque di incominciare per imparare, e che lavorare senza retribuzione forse vale anche meglio che pagare per un master, come si fa se non riesci ad imboccare uno straccio d'amico che ti presenti un amico che per caso ha bisogno di collaboratori?

Ok, forse siamo troppi e di collaboratori se ne trovano eccome... ma una ragazza di 25 anni che vuole scrivere e lavorare e fare pratica...per il momento anche gratuitamente a chi deve rivolgersi? Specialmente se seriamente ambiziosa  e dedita al desiderio di voler imparare da un grande??!!!
Bj


21 Febbraio 2001 - Sganciate 'ste trentamila

Caro Barbiere, ho letto la mail del mio sconosciuto collega de IL GIORNO e sono pienamente d'accordo con lui. Il padrone della baracca (i due termini non sono casuali) non merita nulla. Volete qualche altra chicca? Se collabori con IL GIORNO e per sfiga ti chiede un pezzo la POLIPRESS (il dorso nazionale), prepàrati a lavorare per la gloria.

LE TRENTAMILA LORDE TUTTO COMPRESO NON TE LE PAGHERANNO MAI. Perché? La segreteria di Milano si dice non competente e a Bologna ti dicono "sì sì" ma non pagano. Non so come funzioni in altri quotidiani, ma sulla Polipress c'è d'aprire un FORUM. Per questo, io sciopero.
Antinore  


21 Febbraio 2001 - Proprio vero. Nemo Profeta a Padova

Cari barbieri, ieri sera non ho resistito, e ho cominciato a guardare il "Porta a porta" di Bruno Vespa, versione noir, dedicato alla vicenda degli omicidi seriali (?) di Padova e alla scomparsa della contessa (meglio, dell'ex moglie di un conte) Vacca Agusta.

Be', devo essermi sbagliato io, o si è sbagliata la Rai. Quella che è andata in onda sul primo canale, infatti, era una puntata di "Un giorno in pretura", con tanto di processo bell'e fatto.

Forse ero distratto, ma avevo capito che la grande novità del nuovo (si fa per dire, ormai è roba di anni) codice di procedura penale fosse l'affermazione della "presunzione d'innocenza", garanzia che viene invocata a ogni arresto o avviso di garanzia che riguardi - sia pure di striscio - un politico, ma che invece finisce nel dimenticatoio quando a varcare le soglie della galera sono altri, immigrati in primo luogo (a proposito: sono un po' di giorni che un rumeno o un albanese non investe nessuno, come faranno le nostre cronache a resistere a tanta penuria?).

Ora: Michele Profeta, condannato definitivamente allo status di "serial killer" dalla polizia e dalla stampa, era fino a ieri in stato di fermo, mi pare. E oltretutto, come ho sentito in un servizio sul tg1, "Profeta si professa innocente" (bel gioco di parole: voluto?). Invece, lo spettacolo di ieri era davvero una farsa tragica - per la giustizia - e ridicola di un processo.

Proceduta dall'intervista di Enzo Biagi al capo della Mobile padovana, il dottor Giuliano, le cui storia personal-familiare già ha assicurato il massimo dell'audience da parte dei giornali. E immagino anche che a giorni avremo tanto di instant book e sceneggiatura cinematografica, un "Hannibal" all'italiana, perché no.

E che dire delle dichiarazioni del ministro dell'Interno Bianco, su questo ennesimo "successo" della polizia di Stato? Al ministro non ha insegnato proprio nulla la storia della cattura dei presunti assassini di Massimo D'Antona, e delle penose scene imbastite all'epoca? Perché non attendere almeno, per parlare, la convalida dell'arresto, che so?

Torno al processo di "Porta a porta". Vespa faceva il pubblico ministero, con tante e circostanziate domande. Non me la prendo con lui, fa il giornalista - ogni tanto, almeno - e dunque voleva saperne di più. Ma il dottor Giuliano, che accidenti c'è andato a fare in tv, a parlare di indizi, prove, di come si comportava l'imputato (che al momento è solo in stato di fermo, ma queste sono quisquilie, a quanto pare) durante l'interrogatorio e di cose che dovrebbero essere coperte dal segreto istruttorio? Se fossi nei panni dell'avvocato difensore di Profeta, sarei un po' alterato. Ma anche se fossi un magistrato, che diamine. E ancor di più se fossi un'opinionista di un quotidiano nazionale, preoccupato per i diritti civili (non solo quelli degli amici suoi).

Almeno, il dottor Giuliano ha avuto la creanza di precisare che per il momento Profeta non è sospettato dell'omicidio - insoluto - di un netturbino a Padova. Ma ad appioppare un altro bel po' di morti ammazzati sulle spalle di Profeta ci hanno pensato comunque i servizi proposti da "Porta a porta".

Infine, una riflessione alla "Grande fratello": ma qualcuno ci poteva spiegare un po' meglio questa storia delle carte telefoniche grazie alle quali si possono ricostruire le chiamate fatte da una cabina? Anche lì siamo controllati? Al Garante della privacy non fischiano neanche un po' le orecchie?
Danny Getchell


21 Febbraio 2001 - Te la do io l'audience

Caro Barbiere, vorrei dare una chiave di lettura diversa da quella di St. Ap. sulla scarsa audience di Studio Aperto. Non entrando - non potrei farlo - sulle strategie interne di Mediaset, vorrei solo dire che, da giornalista e da spettatore, trovo che Studio Aperto somigli sempre più a uno spettacolo di cabaret che non fa ridere che a un Tg.

Un telegiornale dovrebbe dare le notizie e poi, in caso, da una parte, le opinioni. Lì invece tutto si mischia, con la conduttrice che parla di morti come se stesse annunciando uno spot sul sapone. La faziosità è arrivata a un livello tale che anche un berlusconiano convinto (quale io non sono) ha delle difficoltà ad arrivare alla fine.

Forse se si tentasse, pur nella considerazione dell'editore, di dare un'informazione appena appena più obiettiva, evitando di mandare servizi che presentano Rutelli come un deficiente e Berlusconi come l'unica persona intelligente del Pianeta, qualche spettatore in più resisterebbe alla tentazione - oggi davvero irresistibile -  di cambiare canale. Buon lavoro.
M. C.


20 Febbraio 2001- Ma chi me lo fa fare?

Caro Pungolo, ho letto la tua simpatica e giusta segnalazione sul Barbiere (Non è che si vogliono parare il culo?). Che strano, la stessa comunicazione ortolana è arrivata a casa del sottoscritto. Caro Pungolo, da tempo denuncio certe vergogne e ho chiesto a tanti colleghi di unirci per combattere certe pugnalate.

Ho lavorato come uno schiavo girando in lungo e largo città, paesi e partecipando a manifestazioni, la mia abitazione era una vera redazione con tanto di numero sul giornale in questione, ho ricevuto promesse a non finire, e per oltre 10 anni ho usato il loro pc, quando mi sono sentito mancare il terreno da sotto i piedi ho reclamato e segnalato errori su certi miseri compensi. Mediamente spendevo 6/7 milioni di telefono ad anno, mi rimborsavano il 40% con la ritenuta d'acconto del 20%. Il mio consulente ha consigliato di non chiedere più il rimborso.

L'intento dei giornali è quello di affidare i lavoro ad Agenzie di servizio e liberarsi di noi 'clandestini'. Caro Pungolo, dici di scioperare? Ma come fai a mettere d'accordo tutti i colleghi che, accettano di tutto pur di vedere la loro firma sul giornale? Vuoi vedere certe vergogne di qualche collega che 'copia' le notizie da altri giornali (molte volte sbagliate) o interviste inventate?

Invio copia della mia lettera al fax del Barbiere per garanzia, prima di rendere pubblico il mio nome voglio informare il mio Editore e il Direttore Generale che in passato sono stati gentili nei miei riguardi, nel momento in cui le persone avranno in mano la mia lettera sarò il primo a informare, senza paura, il Barbiere della Sera.

Per quello che mi riguarda, caro Pungolo, organizzerò una conferenza stampa sotto il giornale in questione denunciando certe vergogne documentate: vuoi prendervi parte? Cominciamo a cercare adesioni per non finire ai semafori a pulire vetri.
Vittima predestinata


20 Febbraio 2001- Ho pagato e ora mi sento meglio 


Caro Bds, sono tornato a vivere. Dopo mesi di rimorsi ho finalmente pagato il mio obolo alla quotidiana lettura del sito. Solo dopo una sudata mezz'ora alla posta ho capito cosa vuol dire sentirsi a posto con la propria coscienza. Grazie di esistere. A presto
Luigi Coldagelli


16 Febbraio 2001- Lavoro per Bassanini e son contenta 

Gentile direttore del Barbiere della sera (Figaro?), ho letto questa mattina la testimonianza di affetto di "Adriana". Vorrei ringraziarla di persona per la sorprendente attenzione che mi ha dedicato. Ma se ciò fosse troppo complicato, vorrei comunque dire alla collega che essere apprezzati in genere fa piacere a tutti ma non mi sento nella situazione cosi' disastrata in cui lei mi descrive, anche se con grande simpatia.

In questi giorni ho letto altre lettere sconsolate di alcuni amici che hanno deciso di dedicarsi all'attività di ufficio stampa e mi sono stupita nell'osservare che nessuno di loro vive quest'esperienza come un momento di crescita professionale. E' una cosa che mi dispiace molto. Dal mio punto di vista, dedicarmi, anche se per un periodo di tempo circoscritto, alla comunicazione istituzionale mi ha permesso di conoscere i due lati della medaglia del mestiere di informare e, quindi, non posso che esserne contenta.

Per quanto riguarda il Ministro Bassanini, vorrei solo ricordare ad Adriana che realizzare una riforma cosi' complessa come quella della Pubblica Amministrazione è senz'altro un'impresa titanica. Per questo mi rendo conto di quanto possa essere difficile rendere comprensibili provvedimenti molto tecnici. Anche a questo stiamo lavorando tutti noi. Ovviamente Bassanini in testa.

In conclusione di tutto questo discorso, volevo ringraziare ancora una volta Adriana e chiederle di seguirci sempre con interesse e... pazienza. Forza Adriana tieni duro. Siamo tutti con te.
Delia Ciciliani


16 Febbraio 2001- Giù le mani da Bassanini

Caro Barbiere, scrivo a te perché Adriana intenda: giù le mani da Franco Bassanini. Ho perfettamente chiare le pene del giornalista d'agenzia che si deve occupare di una roba rognosa com'è la riforma della pubblica amministrazione ma per favore smettiamola con questi logori luoghi comuni del protagonismo esasperato o del soffocamento da comunicati.

Immagino la fatica di cui scrive Adriana non solo perché faccio pure io questo mestiere ma, anche e soprattutto, perché con Bassanini ci ho lavorato per quasi due anni svolgendo il compito in cui è attualmente impegnata la dolce e brava (confermo tutto, aggiungerei anche bella) Delia Ciciliani.

Capisco, immagino ma non accetto. Ammettiamo pure: Bassanini è maledettamente pignolo (ma siamo sicuri che per chi ha certe responsabilità questo sia proprio un difetto?), ha come molti professori il vizio di dilungarsi troppo nelle spiegazioni (in ogni caso sempre chiarissime), non resiste alla tentazione di rispondere a  chiunque lo contraddica, "dall'ultimo dei sindacalisti al politico più becero" (istinto che peraltro credo includa un rispetto di fondo per le opinioni di tutti, non solo dei grossi papaveri).

Ammesso tutto questo, mia cara Adriana, oltre a passare meccanicamente i cinque comunicati al giorno (accidenti, la produzione rispetto ai miei tempi è davvero aumentata), hai mai provato ad andare al di là di quei pezzi di carta sputati fuori dai potentissimi fax di Palazzo Vidoni? Quanto e quale lavoro ci sia dietro (chiedilo a Delia) e cosa soprattutto quelle noiosissime 30 o più righe (spesso sono ahimé comunicati lunghi) possano significare in termini pratici per determinate categorie di italiani?

I processi di semplificazione sono una palla, d'accordo, ma delle due l'una: se ci lamentiamo tanto della mancanza di trasparenza delle nostre amministrazioni poi non possiamo inveire se - per far conoscere i risultati di un'attività che volente o nolente interessa comunque parecchie migliaia di cittadini di questo Paese, giornalisti compresi - qualcuno usa magari un po' troppo zelo!

Critiche sul merito dei provvedimenti sono e devono essere le benvenute, quelle sul metodo molto meno, soprattutto se del metodo in questione si contesta, mi sembra di capire, l'eccessiva vis comunicatrice.

La simpatica filippica di Adriana mi ha fatto venire in mente il dibattito nato dall'intervista-dialogo di Padellaro con il Barbiere: allora, qual è il giornalismo che vogliamo? E chi sono i politici con cui è meglio avere a che fare? A un ministro incompetente ma che non dà troppe noie - e adesso parlo da cittadino e non da giornalista - ne preferisco cento volte uno che lavora 14 ore al giorno (è il caso di  Bassanini) anche se poi ti fa il cazziatone per una virgola messa male. Saluti 
Luigi

FUORI SACCO P.S. Sono un infame, lo confesso. Non ho dato il contributo nonostante mi abbiate inviato gli adesivi. Il rimorso mi sta uccidendo, è ancora possibile pagare?


16 Febbraio 2001- I contratti ardenti 

 Caro Barbiere, la lettera di Pungolo ha aizzato definitivamente la rabbia che covava dentro di me da quando ho ricevuto un contratto-non contratto identico a quello pubblicato.

O meglio, identico nei contenuti ma di gran lunga inferiore come tariffario a questo già non esaltante dopo un numero di anni di collaborazione maggiore.

E pensare che in un primo momento non m'era parso vero di avere tra le mani una qualche specie di contratto giornalistico. Ora mi chiedo: bruciare questo patto dequalificante per un professionista e ritrovarmi solo e disoccupato o accettare l'ennesima umiliazione giornalistica?
Sob!


15 Febbraio 2001- La prostituzione non è mica illegale

Ciao sono Paolo Apice, quello che ha firmato il pezzo su Jack e quasi un anno fa su Maxim. Sempre la solita storia, sempre le stesse donne e finalmente qualcuno se ne è accorto.

La prostituzione non è illegale, è illegale il lenocinio, ma questo sin dai tempi del fascismo. Di fatto i due soci non erano, come si diceva a Milano dei "rochetta" ma degli imprenditori del web. Non spingevano nessuna donna a prostituirsi, tant'è che uno dei due è già stato prosciolto.

Esistono tanti altri siti come questo e tante inserzioni sui quotidiani nazionali. Puttane, quelle che si vuol far finta non esistano, ma che in realtà svolgono il loro lavoro in parecchi palazzi della città. Alcuni, e questo è vietato, diventano delle vere e proprie case chiuse. Per ipocrisia ogni tanto si fanno di queste azioni legali, che alla fine non portano a nulla e le mignotte restano, anzi costituiscono delle cooperative, con dei rimandi a siti internazionali e il gioco continua. In origine il titolo dell'ultimo servizio doveva essere casini on line, ma la linea editoriale non è stata dell'idea.

Caro shampoo, i due signori purtroppo non sono perseguibili dalla legge per il reato di lenocinio, semmai per evasione fiscale, utilizzo di software contraffatto e tante altre cose del genere. Nessuna delle ragazze è pronta a testimoniare sul presunto sfruttamento, purtroppo. La linea tra legalità e illegalità è molto sottile. Vedi anche il pezzo di un anno fa comparso su Panorama.

E' una battaglia persa ma che appena si può si combatte anche se talvolta sono più i guai che ottieni che altro. Vedi la tua puntigliosa e inutile osservazione. Al prossimo a fin di bene.
Ciao
Paolo Apice


13 Febbraio 2001 - Il meglio arriva con le streghe

Caro Barbiere, leggo sul giornale che alle ore 23 su Rete 4 c'é, nell'ambito del programma "2000 fatti e personaggi", un lungo reportage intitolato "Missione Uranio", sul caso dei proiettili all'uranio usati in Bosnia. Realizzato "sul campo", il reportage sembra interessante. Come il servizio andato in onda su Raitre qualche giorno fa, sugli homeless americani, ricchi-poveri finiti per strada perché non si sono inseriti nella new economy e semplicemente la loro laurea non bastava più. 

Anche questo servizio è andato in onda dopo le 23. Gli approfondimenti di Canale 5 vanno in onda in analoga fascia oraria. Perché il giornalismo di qualità, Rai o Mediaset non importa, viene oramai relegato all'ora delle streghe? Per non parlare di trasmissioni di frontiera tecnologia come MediaMente, relegato la mattina all'ora del caffè o dopo la terza serata. 

Questa miopia politica da parte della Rai e di Mediaset sembra essere orientata esclusivamente da motivi d'Auditel: ovviamente tette, culi e lustrini attirano più audience, e quindi più sponsor, in prima serata, che ce ne frega degli argomenti approfonditi da giornalisti? 

D'altra parte se in una televisione dove come simbolo del giornalismo d'avanguardia viene riconosciuto un pupazzo rosso, come meravigliarsi quando i giornalisti veri vengono trattati come pupazzi? Apriamo un dibattito, o quantomeno mettiamo sul Barbiere il palinsesto dei programmi giornalistici, così da farci rendere conto degli orari?
E.F.  


12 Febbraio 2001 - Alla conquista della dignità

Caro Roberto, purtroppo in larga parte non condivido il tuo sfogo. Addetto stampa ci si diventa per passione, per scelta. Non perché quel posto di redattore nel giornale dove hai collaborato per anni te lo hanno soffiato sotto il naso. Dunque, disoccupato o addetto stampa per sopravvivere? Meglio lavorare, certo! 

Ma è sbagliato considerare quest’incarico come l’ultima spiaggia dove approdare. L’addetto stampa ha una propria dignità professionale e come tale va difesa. Dignità da conquistare, sia nelle redazioni, sia con il datore di lavoro che ti “impone” il lancio del comunicato stampa senza notizia. 

Fare capire “loro” che non c’è notizia rientra tra le nostre funzioni (se non sente ragioni allora non ha fiducia nel tuo operato), ma dobbiamo anche avere la capacità di suscitare pur quel sottile barlume di interesse nel redattore che riceve il comunicato. D’altronde siamo sempre giornalisti, anche negli uffici stampa si cercano le notizie!
L.Sa

12 Febbraio 2001 - Io ve l'avevo detto

Un tale Die Scheere scrive sul Barbiere che l'uranio impoverito è una bufala. Adesso lo dice anche Repubblica e il silenzio degli altri colleghi conferma che ormai sono tutti d'accordo. Sono felice di poter ricordare a te, caro Figaro, che questa bottega lo ha scritto il 5 gennaio!!! Adesso mi piacerebbe ascoltare un po' di mea culpa.
Saluti dal tuo Re Pubblico


12 Febbraio 2001 - Vita da ufficio stampa
Caro Roberto, la tua descrizione della vita da ufficio stampa è ...calzante! Non voglio dire banalità, ma la dico... mal comune mezzo gaudio. Leggere il tuo pezzo mi ha fatto ridere e piangere allo stesso tempo... ci sono passata anch'io e... è proprio così...
Ora ho ripiegato su un sito internet in attesa che qualcuno riconosca il mestiere di giornalista on line! Che dire sei in gamba e scrivi bene, sensibilizzare è tipico degli ottimisti, gente senza la quale la vita sarebbe meno bella. Un cordiale e sincero saluto da una collega (...laurea in scienze politiche indirizzo internazionale)
Francesca Spinola

12 Febbraio 2001 - Casini stagionali

La Mata si sbaglia. Quel PF di Casini non rilascia nuove interviste alla Tv. Ecco come funziona. Le redazioni dei Tg hanno una pila di cassette con interviste a Casini catalogate in base alle condizioni climatiche durante le riprese. Appena la regia richiede la giornaliera intervista a Casini, il redattore ne manda in onda una qualsiasi preoccupandosi solamente che la stagione combaci.
Dom Serafini  


12 Febbraio 2001 - Barbiere, sei un trattato di sociologia

Egregi del Barbiere, non ho che da ringraziarvi per il campionario di tipi sociologici che il vostro sito (in questo spazio) offre alla scienza e persino a me. Per esempio: pensavo che non esistessero più personaggi come il signore che si firma "bue" e che in virtù di ciò pare esprimersi. 

E' straordinario. Il tono, l'apparente convinzione nel suo snocciolamento di luoghi comuni, la terminologia... Craxi ha indebitato lo Stato... l'argenteria... classe dirigente... responsabilmente... toglietevi il cappello... attenti a non esagerare...". Delizioso. Vi offendete se passo il caso a un mio amico professore universitario? 
Filippo Facci

Offenderci? Facci piuttosto sapere a quali conclusioni arrivera' nella sua ricerca.
Bds


12 Febbraio 2001 - Mangiamo cacca e ridiamoci su

Caro Barbiere ci risiamo. Ricominciano a sparare sui Pagliacci. Basta che qualcuno si metta a mangiare cacca in televisione che si scatena la solita Ira di Dio e Seguaci, di Leghisti e An. Perche'?

Daniele Luttazzi l'altra sera ha dato dimostrazione di grande coraggio e anche di lungimiranza. Mangiare cacca e' piu' o meno quello che tutti dovremo fare in vista delle prossime elezioni. E non si e' nemmeno turato il naso come fece anni fa il Nostro Grande Vecchio.

Oggi, invece di premiare il suo talento di 'coprofago', il solito gruppetto di bacchettoni e' partito alla carica, commissione di vigilanza in testa. Mario Landolfi si e' fatto portavoce delle Forze della Grande Repressione (ci sara' da ridere se vincono le elezioni) e Freccero si e' inchinato chiudendo il programma.

Scandali analoghi erano esplosi per le mutande annusate e i Padri Pii di Guzzanti. Perche'? Se la situazione non fosse paradossale ci sarebbe da incazzarsi di brutto. Ma - come insegnano i Pagliacci - la cosa migliore da fare e' ridere. SOLIDARIETA' AI PAGLIACCI.

Peccato che Landolfi ci faccia ridere di piu'.
Francesco


12 Febbraio 2001 - La banda dei prestafaccia

La Rai produce la trasmissione di Alda D'Eusanio in cui si offre allo spettatore-utente-abbonato-pagante false situazioni di vita quotidiana servendosi di falsi protagonisti pagati con i soldi del solito spettatore-utente-abbonato-pagante. 

Non è da meno il maxi contenitore della domenica pomeriggio riservato "alle famiglie" dove Carlo Conti s'inventa falsi colpi di scena debitamente retribuiti. E' chiaro che Maria De Filippi, antesignana della truffa dal vivo, prospera e fa scuola. E chissà quanti altri "prestafaccia" sono sparsi nell'immondizia quotidiana del dramma in diretta. 

Il tutto viene imposto a milioni di persone tra cui certamente non poche predisposte all'immedesimazione, alla suggestione, stimolate a reazioni emotive certamente diverse da quelle che potrebbero manifestare sapendo di trovarsi di fronte ad una finzione. 

Per saperlo dovrebbero seguire quei programmi tipo Striscia la notizia, Le Iene, Blob che ormai fanno la parte delle autorità di controllo e riescono a volte a smascherare e censurare questi scandalosi episodi. Ma come è facile immaginare si tratta di due pubblici diversi. E così questo modo di fare televisione rimane impunito sia dal pubblico che dai vari garanti impegnati a dar soddisfazione agli isterismi contro quel poco di satira che circola sulle reti.

Tutto questo mi sembra terribile e soprattutto non mi do' pace perché, pur non essendo un avvocato, ritengo che non debba essere tanto difficile, codice alla mano, individuare palesi violazioni. Possibile che nessuna delle organizzazioni che lavorano (quasi sempre benissimo) per la difesa degli utenti e dei cittadini non si decida ad avviare un'iniziativa legale contro questi episodi che altro non sono che autentiche truffe. Dobbiamo aspettare che ci pensi "Mi manda Raitre"? 
Giorgio "indignato" Silvani


9 Febbraio 2001 - Freud? E' sicuramente un caso di omonimia

E' l'una di notte. Ho finito di verificare che alcuni nomi pubblicati sulla lista www.dormantaccounts.ch (che per volontà Usa riguarderebbero titolari di conti in Svizzera vittime dell'Olocausto) riguardano parenti che stoltamente in punto di morte si sono dimenticati di dare le coordinate (ABI e Cab?). Potrei andare a dormire. Ma prima vi chiedo: quanti quotidiani italiani - inseguendo Ansa, inseguita da Televideo, inseguito da Agi, ecc.- riporteranno la notizia che giacciono, a disposizione degli eredi, tre conti intestati a tale Freud Sigmund, Vienna? Omonimia. Siccome ho sonno è sicuramente omonimia...  
Lilith


9 Febbraio 2001 - Savoia avanti piano, quasi indietro

Savoia: avanti piano, quasi indietro.  Dei Savoia non mi importa assolutamente nulla. Mi importa, e molto, della Costituzione.  Su un unico territorio statale, non possono darsi due sovranità. Per questo la Repubblica, in cui sovrano è il popolo, ha esiliato nel 1948 chi si riteneva sovrano per diritto ereditario. E lo ha fatto con una disposizione finale (e non "transitoria") che non colpisce tutta la famiglia Savoia, ma solo chi potrebbe rivendicare il titolo di re.   

Se oggi il popolo sovrano ritiene che i Savoia non siano materialmente in grado di rivendicare alcunché, lo deve fare con un procedimento costituzionale; deve cioè dichiarare nelle forme stabilite dalla Costituzione che il rientro dei Savoia non significa riparare a un errore compiuto 50 anni fa (e ancor meno ad un abuso o a una violazione dei diritti umani, come i signori Savoia vanno sostenendo nei tribunali internazionali), ma solo la generosa presa d'atto di un "cessato allarme". In questa maniera i signori Savoia potrebbero varcare i confini, ma sarebbe ribadita la legittimità e la giustizia delle disposizioni costituzionali che li riguardavano.  

La nostra vecchia Costituzione della Repubblica ha già subito sfregi a sufficienza; non aggiungiamo anche quello di dimenticarci che sovrano è il popolo, e chi non ha mai rinunciato a considerarsi legittimo sovrano, potrà rientrare solo per un atto unilaterale di generosità della Repubblica nei confronti di una famiglia che costituisce un pezzo di storia (talvolta ingloriosa) del nostro paese. Un atto unilaterale che sia conferma della scelta repubblicana e della sovranità popolare, non un modo surrettizio per cambiare la storia o per picconare la Costituzione.  
Giovanni Graziani  


8 Febbraio 2001 - Non tiratemi per i capelli che mi restano

Cari del Barbiere, ho letto il vostro pezzo sulle vicende Ansa e lo trovo ingiustamente malizioso nei miei confronti, oltreche' impreciso.

Vorrei chiarire quanto segue: 
1) non mi sono dimesso  per ''troppo stress'' e nemmeno per ritirarmi a ''vita privata''. E' vero  invece che sono stanco di far parte di un sindacato che crede di fare.... il sindacato, e invece si limita a perdere tempo senza concludere nulla. 

2) dal momento delle dimissioni ho ricevuto molte richieste di ripensamento dagli ex colleghi di cdr e da tanti altri che mi hanno espresso solidarieta'; alcuni volevano anche raccogliere delle firme da portare in assemblea per farmi recedere dalle dimissioni. Sono lieto di questo, perche' so che si tratta di attestazioni di stima e simpatia che devo solo ad anni di attivita' sindacale e di servizio, che non sempre avra' ottenuto risultati fantasmagorici, ma a cui non hanno difettato la buona fede e l'impegno. 

3) come altri, anche il direttore mi ha rispettosamente invitato a ripensarci, ed e' una cosa che  mi ha fatto ulteriormente piacere. L'ho considerato un gesto signorile da parte sua, un attestato di stima e di cordialita' nei confronti di un suo interlocutore quasi quotidiano;  ho apprezzato particolarmente questo gesto, anche perche' proveniente da una persona alla quale -per il suo ruolo-  in questi nove mesi non ho lesinato critiche particolarmente dure e fastidiose, in pubblico e in privato.

Se  qualcuno del cdr e'  schifato del fatto che il direttore possa manifestare stima per me, e' un problema suo (del cdr).  Non capisco pero' perche’ si consideri normale  l'invito a non dimettermi da parte di un qualunque giornalista dell'agenzia, compresi quelli del cdr; mentre lo stesso invito da parte del direttore diventa una cosa che fa 'schifare' .

A me tutto cio' non 'schifa' proprio per niente; non ho mai considerato ne' questo, ne' altri direttori, come qualcuno con cui stare attenti a non contaminarsi. Come e' ben noto a tutti, quando e' stato necessario non ho mai mancato di far conoscere il mio pensiero fortemente critico all'ex direttore Anselmi (con il precedente cdr, di cui pure facevo parte) e all'attuale direttore Magnaschi. Con la serenita' di chi svolge con lealta' e senza retropensieri il proprio mandato.  E senza altri obbiettivi che quelli sindacali. 

4) Giacche' mi tirate per i pochi capelli che mi restano, ne approfitto per un'altra puntualizzazione:  mi si attribuiscono contestazioni (da chi ?  quando ?) per 'un eccessivo riguardo nei confronti dell'azienda' ( in che occasione ? ) forse volete dire che sono un 'buono' o, peggio, un 'buonista' ?  mentre altri sarebbero 'i cattivi' ?  e chi ? buoni...cattivi...non fatemi ridere.... 

Su questa materia le cose sono più semplici e tutti i sindacalisti normali lo sanno:  verso la controparte non si hanno ne' troppi, ne' pochi riguardi. Con l'azienda si discute e si contratta fino alla fine, a volte si litiga o si fanno accordi. E basta....posso pero' capire che chi si occupa di sindacato raramente, e talvolta solo per convenienza personale, queste cose le ignori. E scambi l'istituzione sindacale per un braccio armato con il quale magari sparare addosso ai nemici di turno o perseguire altri obbiettivi. Caro Barbiere, non appartengo a questa scuola di pensiero.  Anzi l'ho sempre combattuta, perche' il sindacato e' un'altra cosa.

5) Concludo: quella dell'Ansa e' una situazione sindacale delicata e difficile, di cui un po' tutti abbiamo responsabilita'. Il cdr -pur avendo le migliori intenzioni del mondo- non e' riuscito in questi mesi a fare una sintesi coerente delle molteplici realta' redazionali che chiedono di essere rappresentate, e che hanno problemi spesso in conflitto fra di loro. Moltissimi oggi non si riconoscono in questo organismo, come abbiamo visto in occasione dell'ultimo sciopero dal quale si sono dissociate le sedi di Milano e Pescara,  mentre quella di Perugia ha contestato e molti singoli colleghi hanno protestato vivacemente.

Un sindacato che non s'interroga e non prende provvedimenti e posizioni su una realta' di questo tipo, e' un sindacato miope, destinato a vivacchiare sulla pelle dei colleghi, e' un sindacato che quando si siede al tavolo negoziale con l'azienda non ha l'autorevolezza e la credibilita'  indispensabili per discutere seriamente e serenamente.  Io mi sono preso la mia parte di responsabilita', perche' ho capito che non c'erano sbocchi alternativi, e mi sono dimesso.

Non per stanchezza fisica o psichica, quindi, ma per stanchezza politica, quella stanchezza che ti stringe la bocca dello stomaco quando hai davanti un sacco di problemi, e interlocutori attenti, e tu non riesci nemmeno a mettere a punto una linea di comportamento. E se la metti a punto, la gente non ti segue convinta o non ti segue affatto. Quindi, cari amici, lasciate perdere le dietrologie e le speculazioni sulle mie dimissioni, e' tutto alla luce del sole. Saluti
Francesco Gerace
Francesco.Gerace@ansa.it

Ci dispiace davvero che Francesco Gerace trovi la nostra breve cronaca maliziosa e dietrologica. Altri colleghi dell'Ansa hanno invece apprezzato l'equilibrio della nota che abbiamo dedicato all'agenzia. Come sempre in questi casi e' difficile capire chi ha ragione. Ci consola almeno che il pezzettino abbia suscitato reazioni assolutamente contrastanti.

Ci dispiace anche perche' a noi sembrava di aver spiegato con chiarezza che il collega Gerace, con il quale si puo' essere o non essere d'accordo su singole questioni  e' una persona la cui capacita' di sindacalista e' universalmente riconosciuta. Forse non siamo stati sufficientemente chiari. Se e' cosi' ce ne scusiamo. 

Quanto all'intervento del direttore dell'Ansa per convincere Gerace a ritirare le dimissioni e' fuor di dubbio che esso
sia stato da alcuni ritenuto, a torto o a ragione,  una indebita interferenza e comunque un gesto di scarso tatto nei confronti dell'intero Cdr. Abbiamo scritto "schifo". Be', e' vero, e' un'espressione un po' forte. La ritiriamo.

Gerace ci contesta infine di esserci esercitati in dietrologie e speculazioni sulle sue dimissioni. Siamo stupefatti. Se pubblicare per intero la lettera di spiegazioni che egli stesso ha scritto alla redazione e' dietrologia, allora siamo veramente fritti. Comunque, poiche' come sapete qui a bottega il cliente ha sempre ragione, diamo alla lettera del collega Gerace il massimo risalto. E lo salutiamo con simpatia.
Bds


7 Febbraio 2001 - Il praticante, questo sporco lavoro

Caro Barby,sono triste, ho paura. Da 4 mesi frequento una scuola di giornalismo. Una di quelle con la S maiuscola. Una di quelle che l'Ordine decanta come fucina di nuove generazioni di professionisti dell'informazione. Tutte le mattine quando mi siedo davanti al mio pc e leggo le tue breaking news, sono attraversato da brividi di terrore. 

Storie di mutazioni genetiche: mostruosi programmisti registi che si trasformano in cigni;storie di gestioni separate: poveri pubblicisti che hanno venduto l'anima all' Inpgi 2. Insomma, storie di angoscia professionale. 

Tutte le mattine, quando mi sveglio, con la musichetta del tg 5 di sottofondo,provo un senso di ansia. So che ho pochi minuti, per vedere 2 telegiornali, sentire almeno 3 giornali radio, leggere minimo 5 giornali, fare la pipì, lavarmi i denti e vestirmi decentemente. Ma sono contento. Io voglio fare questo mestiere. 

Sono già cinque anni che in un modo o nell'altro lo faccio. Adesso che finalmente sono praticante, vi prego, non mettetemi paura. Io non voglio diventare un programmista regista, non lo so fare. Non voglio lavorare per l'Inpgi. Non voglio combattere per un posto auto al parlamento. Non voglio farmi mettere il voto dal direttore. Non voglio lavorare per l'online con un contratto da metalmeccanico. Cavolo, non lo so fare il metalmeccanico!! Non so fare niente. Tranne che l'aspirante giornalista. Lo so, è uno sporco lavoro. Ma qualcuno lo dovrà pur fare...
A.R.


7 Febbraio 2001 - Io tifo per Striscia la Notizia

Carissimo Barbiere della Sera, chi ti scrive non è ne un giornalista ne un letterato in generis, ma una semplice cittadina della vicina Confederazione Elvetica fedele o quasi alla visione di Striscia la Notizia. Premetto che non seguo solamente questo tipo di programma, ma anche il Tg5 e il telegiornale di Raidue. Vorrei dare una opinione prettamente personale e chiara su quanto dibattuto con "fiumi di parole" riguardo a Striscia e cioè: in effetti mi sono spesso chiesta, come mai Striscia sì e altri Tg no?

Mi spiego meglio; come mai Striscia dà notizie in anteprima, documentandole con interviste ecc, prima degli altri Tg?
Come mai gli Anchormen di turno (Greggio, Iachetti,e co.) mi sembrano più coinvolti in quello che commentano rispetto agli altri giornalisti che, in certi casi, se leggessero la lista della spesa, sarebbe la stessa cosa?
Come mai le notizie scoop di Striscia hanno un seguito di indagine e gli altri no?

Forse chi sta dietro a Striscia ha più tempo? Non credo.

Forse chi sta dietro a Striscia utilizza stratagemmi per arrivare prima? Non credo.
Forse chi sta dietro a Striscia vuole solamente fare audience? Non credo.
FORSE CHI STA DIETRO A STRISCIA ASCOLTA, DÀ VOCE anche a chi in Italia conta meno e cioè ai suoi cittadini che evidentemente hanno dei problemi molto seri addosso e che inizialmente consideravano Striscia l'ultima spiaggia, come si suol dire, ma che con l'andare del tempo e considerando la serietà dell'interlocutore hanno deciso di dare fiducia a chi dà loro spazio e voce. Questo il mio modesto parere e checchè se ne dica continuerò a seguire Striscia a i suoi. Cordialmente saluto.
N.Petraia, S.Antonino Svizzera
 


7 Febbraio 2001 - Uranio impoverito, quante cazzate...

Uranio impoverito, inizia il riflusso? Dopo che Repubblica era stato uno dei più indomiti cavalieri dello stallone impazzito dell'uranio impoverito, il Venerdì di Repubblica innesta la retromarcia e pubblica un equilibrato e informato reportage di Attilio Giordano da Sarajevo in cui si scrivono un paio di cose a tutti note, ma mai dette da nessuno: che non c'è alcun aumento delle leucemie nella popolazione bosniaca. 

E che i proiettili all'uranio impoverito nella fabbrica di Hadzici a 2 centimetri di distanza (ripeto: DUE) non emettono più radioattività rilevabile. Anche questo tutti lo sapevano, ma nessuno lo ha scritto. Nei giorni dell'uranio impazzito ci sono state patetiche telefonate da Sarajevo alle redazioni con gli inviati che dicevano che a Sarajevo non c'era nulla e i capi servizio che chiedevano pezzi pieni di morti, tumori e malati vari

E se queste cose non c'erano nel pezzo ce le mettevano loro nel titolo, tanto la maggior parte della gente legge i titoli, mica i pezzi! Ma, sempre sul Venerdì, Paolo Garimberti si lascia andare a una specie di excusatio dicendo che nel tranello sono caduti tutti i maggiori quotidiani d'Europa; Repubblica, Le Monde, The Guardian, El Pais

Si dà il caso questi quotidiani abbiano riferito la notizia dei casini in Italia sull'uranio impoverito (si chiama dovere d'informare), ma mai hanno dato spazio alle cazzate che in Italia sull'uranio impoverito si sono scritte. L'unico giornale schierato decisamente per la linea della colpevolezza non è citato da Garimberti: si tratta dell'Independent. Uno dei suoi più importanti giornalisti, Robert Fisk, da anni gira per l'Iraq e la Bosnia, andando in cerca delle conseguenze dei bombardamenti con l'uranio impoverito. Forse le conclusioni che trae possono non essere condivise, ma sul metodo del suo lavoro non c'è nulla da dire: interviste, visite di persona sui luoghi, scarpinate, centinaia e centinaia di chilometri percorsi per verificare una notizia. Si può dire altrettanto delle paginate di panna montata all'italiana? 
Die Scheere


6 Febbraio 2001 - Le mazzette al Bottegone

Figaro
, parlando del vizio della smemoratezza, parla di questioni irrisolte che, proprio perché irrisolte, continuano ad annidarsi in qualche angolo della nostra esperienza di uomini. Ciò che è ben vero in generale, e che è ben vero per il caso di Casa Savoia, non è più vero, chissà poi perché, per gli anni più recenti, per la storia della repubblica. 

Perché, caro Figaro, fai dell’ironia sul "perdono" cui è avviato Craxi dopo la cerimonia istituzionale della settimana scorsa, ricordando le mazzette lasciate sul tavolo di piazza Duomo e dimenticando le mazzette lasciate in un ascensore di via delle Botteghe Oscure? Anche questa è una questione irrisolta, o no?

Eppur mi sembrerebbe più coraggioso guadagnarsi lo stipendio dicendo sul muso quel che deve essere detto a chi oggi sta tra chi comanda invece che tra chi giace. Come sperare in una democrazia pulita, come tu giustamente dici, quando la vita politica di decisivi dirigenti dell’Italia di oggi ha un passato pieno di particolari imbarazzanti.

E’ anche dalla sostanziale incapacità di fare una riflessione non squilibrata sugli anni 90 che si è consolidato un gruppo dirigente che ha nel solo "nuovismo" la propria motivazione: la lettura di racconti organici sulla politica più recente, come quella che emerge dall’ultimo libro di Vespa, lo rende lampante. Così come lo conferma il ridicolo scopiazzamento di programmi e modalità pubblicitarie. Il "nuovismo" altro non ha fatto che coprire lo spaesamento della sinistra, orfana di riformismo radicato e afflitta dal mal sottile dell’ex-comunista che deve farsi accettare e che non può far altro che girare la giacchetta.

Allora, se il giornalista deve raccontare un fatto, che racconti, ma se il giornalista deve commentare una situazione, come fai tu, non può fare le cose a metà. Si può tirare l’acqua verso un mulino, chè l’imparzialità non esiste, ma lo si può fare con una battaglia di verità, che faccia migliorare il Paese. 

Ricordare le mazzette socialiste, e come furono originate, e dimenticare, ad esempio, l’enorme ,e diffusa in tutt’Italia, proprietà immobiliare comunista, e come fu originata (salamelle?), non è guadagnarsi lo stipendio. 

Come non lo è, nel farsi un giudizio sulle scelte politiche italiane, dimenticarsi del terremoto d’Irpinia, dei traffici "umanitari" in Kossovo, giù giù fino al Bingo e alle molte che sicuramente conosci e che io, qui in cima all’Italia, non immagino neanche. 

Dobbiamo andare avanti molto col moralismo, secondo Te? O ci vuole un po’ di morale per far girare più seriamente le cose italiane? Non credi che la crisi di credibilità della politica di oggi stia proprio nei frutti di questo moralismo? Del resto, scusami tanto, il quadro che emerge, dalla lettura del "Barbiere", della moralità dell’ambiente dei giornalisti, fa pensare. Insomma, Figaro, non aver paura!
Franco Gaggia, Bolzano


6 Febbraio 2001 - Remember Mani Pulite?


Caro Barbiere, ti ricordi di "Mani Pulite"? Ti ricordi del finanziamento illecito ai  partiti? Stand strapagati, pubblicità a quotidiani di partito semi- clandestini e quant'altro? Nessuno sapeva. Nè i giornalisti ,nè i magistrati...

Per aiutare la categoria vorrei allora segnalare la notizia pubblicata  dal Corriere della Sera del 29 gennaio:"Io fondo,tu fondi": La voglia di  fondazione ha ormai contagiato i politici. E così anche il  sottosegretario alla difesa , il diessino Marco Minniti, sta pensando di  crearne una.

Nelle intenzioni dovrebbe essere una fondazione che si  occupi dell'industria, delle difesa e dell'aerospazio. A finanziarla  dovrebbero essere le aziende italiane del settore, per un totale di 3 miliardi di lire. Minniti dovrebbe presiederla sia se fosse eletto alle  prossime politiche , sia in caso contrario." 

Il sottosegretario alla difesa, con delega proprio all'aeronautica, non  ha nulla da dire? Se proprio non vuole parlarci della  nuova "fondazione"potrebbe almeno spiegarci a che punto sono le  trattative per la assegnazione della commessa nella quale sono in ballo F16 statunitensi e Mirage francesi? Così,tanto per capire...  "non potevate non sapere"
Buona Giornata


6 Febbraio 2001 - Ho 34 anni e sono pieno di debiti


1° - Le monarchie nel mondo di morti ne hanno fatto miliardi (nei secoli).
2° - Craxi: ho 34 anni la sua colpa è quella di aver indebitato lo Stato (e riempito gli apparati) per milioni di miliardi che oggi sono pagati dalla mia generazione. Se poi ha rubato anche "l'argenteria" sono fatti suoi e del magistrato.

Basta con la storia di Tangentopoli creata contro Craxi: Tangentopoli è arrivata perchè lo Stato era sull'orlo del collasso totale (per colpa di chi? Mia? di Pol Pot? di Topolino? Oppure di una intera classe dirigente che oggi si gode quei benefici alle spalle di extracomunitari e giovani senza lavoro, in nero o "precari").

2b - Siamo in mano a due fideiussori (nei confronti delle banche) Ciampi e Amato, entrambi non eletti, entrambi non "comunisti": la sinistra si è presa carico responsabilmente di fare quello che poteva per evitare che finissimo proprio come la Russia (cari monarchici, socialisti, ecc.). Voi avete "brandito" la Russia per portarci dove si trovano oggi loro.

3° - quando si parla di Pci in Italia toglietevi il cappello e inchinatevi. Anche voi Savoia.

4° - Perchè i Savoia no? Perchè il "principino" prima di essere cittadino dello Stato italiano è gia diventato stipendiato (o comunque sponsorizzato, visto l'importanza dell'apparire in tv, la cosidetta prima legge moderna del "Taricone") dallo Stato: l'"alternativo Fabio Fazio" lo ha portato alla Rai da anni... figuriamoci quando rientrerà............ ...mala tempora... ma attenti ad esagerare... il "parco buoi" potrebbe perdere la calma.....
Bue


6 Febbraio 2001 - Non sentirti mai arrivato

No, Bruno, non sei né presuntuoso né illuso, forse ancora un po' inconsapevole. Leggendo il Barbiere, ma anche guardandoti intorno, dovresti esserti reso conto che in questo mestiere è molto, ma molto difficile riuscire a ottenere un contratto a tempo indeterminato. Lo sanno bene tutti coloro che questa professione la svolgono da anni, chi abusivamente, chi con contratti a termine, chi barcamenandosi come free lance tra innumerevoli collaborazioni. 

Sei molto giovane, Bruno, e hai voglia di arrivare in fretta da qualche parte. Ma se ami davvero il giornalismo devi mettere in conto che la fretta non porta da nessuna parte, non in questo settore. Sono in tanti i colleghi che hanno superato da un bel po' la trentina, in troppi quelli che vivono di disoccupazione, i precari e quelli che come te sognano e ambiscono a qualcosa di più stabile. E' una dura lotta, ma se dici di crederci vai avanti. 

Non è vero che non si "arriva" senza raccomandazioni: forse è soltanto un po' più difficile e richiede un po' di tempo in più. Approfittane per misurarti maggiormente sul campo e accontentati, per il momento, di ciò che hai, tenendo conto che un giornalista non deve mai sentirsi "arrivato": la vera presunzione sarebbe quella. Accontentarsi di un posto fisso per molti significa (a torto) non avere più nulla da imparare e per la nostra categoria non c'è nulla di più deleterio. In bocca al lupo. Una cronista


6 Febbraio 2001 - Le farine? Non erano proibite

Un piccolo appunto all'articolo a firma 'Figaro' nella rubrica 'Barba e capelli': non per voler difendere la categoria degli allevatori, ma le farine di origine animale sono state abolite TOTALMENTE solo nel dicembre del 2000, poco più di un mese fa. La stampa nazionale e, nel qual caso, il pungente Figaro, pare non abbiano conoscenze approfondite sul tema. 

Dal 1994 ( in Italia)  i bovini non potevano essere nutriti con farine derivanti da altri bovini, ma fino al dicembre scorso potevano cibarsi di farine derivanti da pollo, suino ecc. (e senza rischi dato che la Bse è specifica per ogni razza). Anche polli (che sono onnivori), suini e altri animali, fino al dicembre scorso, sono stati nutriti con farine animali. Perciò è sbagliato scrivere che gli allevatori in toto usavano farine proibite, semplicemente perchè proibite non erano.
   
Cristiano Riciputi, giornalista, laureando in Tecnologie alimentari


2 Febbraio 2001 - Diritto o barbarie

Mi dispiace che Figaro insista sulle connivenze dei Savoia. Era il diritto barbarico che puniva tutta la famiglia (o tutto il clan) per le colpe di uno. I Romani insegnarono che la responsabilità è personale: cosa c'entrano gli elvetici rampolli savoiardi con l'Asse? Più che il buonsenso è il Diritto a essere colpito a morte. 

Arrestiamo allora tutte le famiglie dei mafiosi. Esiliamo figli e nipoti di fucilatori. Mettiamo i sigilli ai portoni diessini, perché complici di Pol Pot, di Stalin etc. Cacciamo via gli eredi Mussolini. Persino la Cassazione ha dovuto escludere che "concorso esterno in attività mafiose" sia reato contemplato dal codice. La famigerata transitoria fu utile ad impedire che dopo il chiacchierato referendum i Savoia tentassero una rivincita. La sopravvivenza di partiti monarchici non fu definita "pericolo per la democrazia". Non sono monarchico e non mi stanno simpatici padre e figlio che, fra l'altro, parlano pure uno stentato italiano. Ma di quali reati sono responsabili? Il Diritto è radice di democrazia. O no?
Giuseppe Spezzaferro


2 Febbraio 2001 - La lugubre contabilita' dei comunisti

Giustissimo l'articolo del 31 gennaio sulla memoria riguardo i Savoia, Craxi, ecc. Ma come mai quando ad un comunista (o "post-comunista") si prova a ricordare il centinaio di milioni di morti sparpagliati nel mondo intero nel secolo scorso, nella migliore delle ipotesi si è tacciati di rozzezza di analisi e di 'lugubre contabilità' ? Su questo argomento aspetto risposte da circa 30 anni (facevo le elementari). Che Figaro possa finalmente soddisfare questa mia 'rozza' curiosità? Saluti
Luigi Serafini


2 Febbraio 2001 - Leggiamo bene le deposizioni dei testi

Cari colleghi,  ho letto la lettera che vi ha inviato Giulio Francese, il figlio di  Mario, il cronista assassinato a Palermo dalla mafia. In alcuni punti è polemico con i giornalisti, parla di "cronache sempre  più scarne e approssimative", di pochi giornalisti in aula a seguire il  processo, della figura del cronista di oggi "al telefono".

Avevo letto quella lettera pubblicata una settimana fa, e ne avevo  ricavato un'idea che ho tenuto per me. Da qui, e dal fatto che sui giornali, in particolare quello in cui  lavora Giulio Francese (Giornale di Sicilia), e per il quale è morto  suo padre, non c' è stata alcuna cronaca "seria" del processo. Tutto è  stato reso in maniera soft dai vertici del giornalismo siciliano e  nazionale. 

Forse anche da chi Mario Francese lo ha conosciuto e adesso  siede nei posti "dirigenziali". E allora, Giulio Francese si è forse chiesto perchè si è dovuto  ricorrere alla preziosa collaborazione del "Barbiere della Sera",  grazie al quale le verità, che tutti avrebbero voluto scrivere e che  qualcuno ha impedito, sono state rese note? Si è forse chiesto perchè  il suo giornale non si sforza di andare "dentro" la notizia di questo  processo, scavando anche nelle deposizioni dei testi? Grazie Barbiere.
Strogoff

2 Febbraio 2001 - Pornostar, che male c'e'?

Caro Barbiere, la caccia sempre più forsennata al gossip e al  pettegolismo hard ci espone proprio a brutte figure. Dico ci  espone perché onestamente, ognuno di noi, avrebbe pubblicato,  senza nemmeno rifletterci, lo stesso box di cattivo gusto del  Corriere della Sera di mercoledì 31 gennaio a pagina 11. 

Non  voglio entrare nel merito dell'accostamento, sotto la testatina  Scandalo del calcio, della vicenda di Verona (dove il presidente  Pastorello ammette di non poter comprare un giocatore di colore  per timore della reazione dei tifosi) con quella dei calciatori  dell'Inter, implicati in una storia di festini a luci rosse (non capisco  dove sia lo scandalo in questo secondo caso), anche se forse  meriterebbe una riflessione il nostro modo di mettere tutto nel  calderone. 

Mi fa incazzare nero il box di pagina 11 e mi fa incazzare che non  lo abbia notato io, ma mia moglie che non fa la giornalista e  proprio per questo guarda ai giornali con occhio più attento. Sotto la testatina "I precedenti" si raccontano varie storie di  prostitute e festini che hanno coinvolto i principi della pedata:  l'ultimo riquadro narra della "bella Petra, di professione pornostar,  (che) conquistò le pagine sportive per la sua storia con Asprilla".  Ora, mi domando, che cosa accomuna "bella Petra" alle  prostitute? Il fatto che facesse la pornostar o che vivesse una  storia con Asprilla, giocatore di colore? 
Grifo
 


2 Febbraio 2001 - Le cremine monodose di Lina Sotis

Avete presente la rubrica "ControCanto" pubblicata sul Sette del Corriere la scorsa settimana? Sarò anche un'illusa, ma quando leggo gli articoli di colleghi illustri penso sempre che ci sia qualcosa da imparare.

Difficile pensarlo ancora, dopo aver seguito le discettazioni di Lina Sotis in campo cosmetico. Impariamo, è vero, che le creme di bellezze in vasi e flaconi non servono a nulla perché si ossidano, ma apprendiamo pure che a inventare le creme monodose è tale Miuccia Prada. "È lei, solo lei, quella che inventa o importa le mode", si entusiasma la signora Sotis, non lesinando altri plausi di cuore.

Ora, a parte il fatto che le creme cosmetiche monodose già esistono da tempo in Italia, mi chiedo perché due colonne di giornale debbano fare pubblicità gratuita (e nemmeno occulta) a una stilista.

Sarò anche provinciale, non scrivo per il Corsera e nel bagno non ho armadietti pieni di creme firmate ("già da tempo le provano e le usano le giornaliste di beauty internazionali", informa sempre la Sotis), ma non voglio smettere di indignarmi. Servirà a qualcosa?
Patrizia da Verona


2 Febbraio 2001 - Sono un presuntuoso o un illuso?

Caro Barbiere, sono un giovane pubblicista di 21 anni, collaboro con quotidiani vari per servizi di cronaca, sport e spettacolo. Solo collaborazioni, ma nessuna assunzione.

Per essere assunti da un giornale bisogna per forza essere raccomandati, conoscere qualcuno che conta, essere figlio di un uomo potente? Io che non ho nessuno di questi tre "requisiti" è meglio che pensi ad un altro lavoro? Tra i suoi "clienti" non c'è magari un direttore che abbia voglia di mettermi alla prova?

Ritengo di avere le carte in regola per fare questo mestiere e sono pronto a dimostrarlo. Sono un presuntuoso o un illuso?
Grazie, aspetto una risposta.
Bruno


1 Febbraio 2001 - Grazie Barbiere

Caro Barbiere della Sera, nel ringraziarti per avere dato spazio alla requisitoria del pm sul processo contro i presunti assassini di mio padre, Mario Francese, sperando che molti colleghi possano così scoprire chi era, ti invio la lettera aperta da me scritta a tutti gli organi di stampa (pubblicata sui quotidiani palermitani) con cui ho voluto stimolare la riflessione sul giornalismo di oggi e sui motivi per cui un giornalista ucciso dalla mafia 22 anni fa e ancora senza giustizia resta ancora un giornalista “scomodo” e purtroppo in gran parte ancora ignorato dalla stampa. Ancora grazie
Giulio Francese

Da collega a colleghi, nel nome di un collega che era anche mio padre, ucciso dalla mafia perché giornalista scomodo e tenace, da 22 anni in attesa di giustizia, mi chiedo e vi chiedo: a chi interessa davvero la verità su Mario Francese?

Me lo chiedo e ve lo chiedo alle luce delle cronache sempre più scarne e approssimative sui giornali cittadini (su quelli nazionali meglio stendere un velo pietoso) in cui si dà poco spazio alla limpidezza dell'uomo e del giornalista tratteggiata negli atti giudiziari e un po' troppo a polemiche futili e pregiudizievoli in cui qualcuno, dopo l' ultima udienza, ha voluto coinvolgere la mia famiglia che chiede, pretende, il rispetto del proprio dolore, nel pieno rispetto delle sofferenze di altri parti chiamate in causa in questo processo.

Non si può estrapolare parte di un intervento per potere titolare "Parti civili contro". Non consento di "usare" il mio nome e la vicenda della mia assunzione al Giornale di Sicilia per fini poco nobili che nulla hanno a che fare con l'unico vero interesse: conoscere la verità sulla morte di Mario Francese.

Mi si dirà: in aula se ne è parlato. Lo ha fatto l'avvocato Sbacchi, che rappresenta il Giornale di Sicilia. Si è sentito in dovere di replicare nel suo intervento l'avvocato Gervasi, in nome della mia famiglia, dopo avere sottolineato che la morte di Mario Francese ha cambiato la vita, i destini dei suoi quattro figli che hanno dovuto interrompere gli studi per potere lavorare.

In merito alla mia assuzione l'avvocato Gervasi ha evidenziato che sì, al Giornale di Sicilia dove ho fatto tante cose, potevano forse valorizzarmi di più facendomi fare il lavoro che ho interrotto e che era il lavoro di mio padre (voglio ricordare che nel gennaio '79 mi occupavo già di cronaca giudiziaria per conto del Diario) ma probabilmente ciò è stato fatto con lo spirito migliore, quello di proteggermi.

Di questo passaggio però non c'è traccia nelle cronache. Non voglio puntare il dito contro questo o quel giornale, non è nelle mie abitudini, piuttosto sarei tentato di farlo contro i "cari colleghi" dei giornali nazionali bravi a fare analisi solo a tavolino sul fenomeno mafia.

E bene ha fatto (ma ahimè, anche di questo sulle cronache non c'è traccia) l'avvocato Crescimanno, in rappresentanza dell'Ordine dei giornalisti, a denunciare la "mancanza di testimonianza giornalistica oggi nelle aule giudiziarie. Oggi il giornalista lavora al telefono, assembla, ha tradito - ha detto - il suo ruolo di testimonianza. Mario Francese invece era lì, in aula, a raccogliere e testimoniare.".

Non sono stati molti i giornalisti un aula a seguire il processo Francese, forse perché hanno avuto poco spazio, forse perché non c'è un vero interesse o forse per la ragione opposta, perché dopo 22 anni rimane una morte scomoda. Non entro nel merito dei resoconti, che ho trovato insoddisfacenti, lacunosi, anche parziali. Ma, essendo parte in causa, potrei essere poco obiettivo.

So però che devo dire grazie solo ai magistrati, non certo ai colleghi, se questo processo, comunque vada a finire, restituisce a mio padre l'onore, lo spessore di una grande professionalità e di una grande umanità mortificate da venti anni di incomprensibile, ingiusto silenzio, cui la stampa senza eccezioni ha dato il suo grosso contributo.Anche qui, nessuna polemica (anche io ho commesso degli errori) ma solo un semplice, modesto invito a riflettere.
Giulio Francese  


30 Gennaio 2001 - Job opportunities: il giornalista-pizzicagnolo

E io che credevo che un infermiere fosse un infermiere, un pollivendolo fosse un pollivendolo ed un giornalista fosse un giornalista. Stronzate. Ho scoperto che un giornalista può - e per qualcuno "deve" - essere anche un commerciale. O viceversa, secondo i gusti e le necessità.

Curiosando tra le offerte di lavoro on line, su uno dei maggiori siti "cerco-offro" ho trovato un annuncio che mi ha aperto la classica finestra sul mondo. Ecco l'appello dell'azienda: Cerchiamo 240 persone motivate di età 22/30 anni per ogni regione d'Italia che sviluppino un'attività commerciale-giornalistica. Requisiti: Il candidato ideale ha cultura media, ottima conoscenza della lingua italiana, è dinamico, intraprendente e ama lavorare in autonomia. Oibò, mi son detta. Un'azienda cerca 240 giornalisti e nessuno se ne accorge? Dopo l'entusiasmo iniziale, mi sono arrovellata per capire chi diavolo sia questo fantomatico "commerciale-giornalista". Il giornalista-marchettaro? Finalmente qualcuno ci chiama col giusto nome, senza peli sulla lingua e false ipocrisie!

Macché. Il commerciale-giornalista è un'altra cosa, come spiega dettagliatamente l'azienda illustrando le mansioni. Mansioni: I nostri collaboratori avranno in primis la responsabilità di sviluppare la rete commerciale promuovendo gli abbonamenti al settimanale rivolto a privati che operano e lavorano nel settore commerciale e a liberi professionisti. A questa prima fase seguirà quella dell'organizzazione editoriale di questo nuovo periodico a diffusione nazionale: i candidati dovranno quindi dedicarsi ad un lavoro di redazione giornalistico diventando responsabili di zona per i servizi giornalistici. 

Apriticielo!!! Adesso sì che è chiaro. Vogliono fare un giornale e distribuirlo tramite abbonamento. E cosa fanno? Cercano commerciali in grado di promuovere il prodotto e (poi) professionisti capaci di realizzarlo? Nooo. Suvvia, ragazzi, non scherziamo. Sarebbe troppo complicato, troppo costoso e troppo corretto. Insomma, troppo stupido. Perché devo pagare il doppio se posso spendere la metà?

E così t'invento il "commerciale-giornalista", una figura professionale di cui, accidenti, si sentiva davvero la necessità. Peccato che, solitamente, un giornalista-medio non sia in grado di vendere l'acqua nel deserto e, viceversa, un buon commerciale è tutto tranne che obiettivo (sempre che il binomio giornalismo-obiettività abbia ancora un senso).

Non ho ancora deciso se ridere o piangere. Ma temo che la nostra professione stia vivendo un periodo di oscura transizione verso il precipizio. Non voglio essere pedante e nemmeno fare la morale. Però a me i conti non tornano e vi risparmio ulteriori riflessioni etico-professionali. Piuttosto. Attendo con ansia nuove job opportunities dal mercato, che so, il medico-farmacista (che ti prescrive l'aspirina e te la vende), il dj-addetto alle pulizie (che ramazza la pista a fine serata) oppure il contabile-cubista (che intrattiene l'amministratore delegato tra una prima nota ed una chiusura di bilancio).

Ragazzi, che spettacolo. Non vedo l'ora di vedere i giornalisti-strilloni, tutti per strada col blocco di quotidiani sotto braccio a gridare "ultimissime della notte!!!". Anzi, sapete che vi dico? Bando alle ciance e alle edicole: ora scendo in strada con qualche arretrato e cerco di rifilarlo a prezzo doppio.
Brillantina


29 Gennaio 2001 - Rammendare i buchi è peggio che prenderli 

Lo dico da giornalista, ma lo dico soprattutto da lettore. E' una vergogna per il primo giornale italiano riportare a due colonne in basso pagina 20 la riapertura del caso De Mauro, "solo" perché anticipata dal giornale concorrente.

Come giornalista-e-basta mi fa male pensare che possano esservi dei colleghi così stupidi da credere che nascondendo i buchi (nascondendo?) si difenda il prestigio della propria testata. E quello, già basso, della categoria.
Marco Esposito


 

 


Barba e capelli - Una spia in redazione - Sempre meglio che lavorare?
Diritto di Replica - Bacheca - Sala stampa - PressKit - Curricula
Offerte e convenzioni - Cdr - Associazioni professionali
Inpgi, Casagit, Ordine dei giornalisti - Scrivici - Home