2
Marzo 2001 - Propongo un sciopero "a prescindere" |
Anche prescindendo dai contenuti del contratto, non è che si può
bloccarlo per una settimana e fare comunque un bello sciopero venerdì
e sabato prossimi?
Alcuni giornalisti di Trieste assediati dal G8 ambiente (a Trieste
dal 2 al 4 marzo)
2
Marzo 2001 - Opsss. che gaffe... |
Segnalo una clamorosa
gaffe di Mentana nel Tg5 serale di martedì. Ha
dichiarato che lo spot di Infostrada, con Fiorello
che accoltella la modella per sbaglio, "è stato
ritirato", per ragioni di opportunità viste
le critiche. Ebbene durante il TG5 c'è uno stacco
pubblicitario e cosa ti compare? Proprio quello spot!
F.F.
2
Marzo 2001 - Esiliato un corno |
Cari
colleghi de "Il Barbiere della Sera".
Leggo sul vostro bel sito, su segnalazione di alcuni
colleghi, che sarei stato "esiliato" a Forlì e
Cesena, dopo la pubblicazione di un mio corsivo "pesantino"
sulla Curia locale.
La vostra "spia", che si
firma L'Estet(ist)a, avrebbe potuto verificare meglio
questo pettegolezzo. Sarebbe bastato infatti aprire il
giornale di Rimini a pagina 2 per vedere che resto ancora
direttore responsabile della Voce di Rimini, così come
sono direttore della Voce di Forlì e Cesena. Sto
scrivendo questa letterina elettronica con il mio computer
a Rimini, sulla mia sedia di Rimini e nel mio ufficio di
Rimini.
Naturalmente in queste ultime due settimane, per
ragioni facilmente intuibili, sono stato fisicamente più
a Forlì e Cesena, dovendo aprire due nuove redazioni. Non
nego che il mio corsivo, non sul Vescovo ma su alcuni suoi
giannizzeri, ha creato fibrillazione all'esterno del
giornale, ma la fiducia dei due editori nei miei confronti
è immutata, visto che mi hanno fatto aprire due nuove
redazioni.
Un'altra annotazione per L'Estet(ist)a, che
stando allo pseudonimo, dovrebbe essere persona
interessata alla bellezza e all'aspetto fisico.
Proprio in
concomitanza con la partenza di Forlì e Cesena mi sono
tagliato la barba, in compenso tengo i capelli lunghi. Su
questo punto si è scatenato un dibattito: stava meglio
prima o adesso? All'Estet(ist)a l'ardua sentenza. Complimenti per il vostro sito, ma mi raccomando:
verificate "le voci".
Cordialmente
Franco Fregni
Ci scusiamo naturalmente per l'inesattezza e staremo piu'
attenti. Ringraziamo Franco Fregni per la sua precisazione e
proponiamo pero' un dibattito pubblico. Franco sta meglio con la
barba o senza? Alla terza lettera che arriva sul tema, il Barbiere
aprira' uno spazio di discussione. Promesso.
Bds
2
Marzo 2001 - Barbiere, sei uno scioperato! |
Caro Barbiere
, che tu sparisca da sabato scorso, proprio in coincidenza
col contratto- bidone dei giornalisti è inammissibile,che
poi si arrivi ad un sito porno mentre si tenta di
collegarsi al tuo...
Buona Giornata
Questa del sito porno ce l’hanno segnalata anche
altri e proprio non sappiamo spiegarci come possa essere
accaduto. Il Barbiere ha semplicemente cambiato provider
e nel passaggio dall’uno all’altro c’e’ stata
qualche piccola difficolta’, ora in via di superamento. Tutto qui.
Bds
28
febbraio 2001 - Palpeggia pure, te lo dice il giornale |
Caro
Barbiere, leggo sulle news di "Repubblica.it"
l'articolo che potete trovare cliccando http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/libidine.htm
La parte saliente mi sembra questa: "...Il ragazzo non ha
negato le aggressioni, ma si è difeso sostenendo di aver letto sui
giornali che palpeggiare le parti intime delle donne non è
assolutamente reato". Mi pare che ci siano i requisiti
per aprire un bel dibbbattito (con tre b). Che il povero
diciassettenne di Cernusco sul Naviglio sia classificabile come la
prima vittima ufficiale dei titolisti? O delle locandine dei
giornali? Guardare i titoli del 'tiggi' fa male? Ti saluto con una
stretta di mano, isolata e repentina.
Stefano, Bologna
28
febbraio 2001 - 'Gnoranti: non sapete chi sono i
"ruteni" |
Il
serpentello slavo ha colpito voi del Barbiere.
Infatti, nel mio intervento dell'altro giorno, un "ruteni"
(popolo slavo senza Stato, che vive nella regione subcarpatica
oggi divisa tra Ucraina, Slovacchia e Polonia) è diventato "rumeni"
(popolo che con gli slavi non ha nulla a che fare). A questo
proposito vorrei segnalare un magistrale fondo su "La
Stampa" di lunedì 26 febbraio di Enzo Bettiza, che fa un
po' di chiarezza sulla questione. Servirà? Non credo.
Attendo il prossimo delitto commesso da una "banda di
slavi" che slavi non sono o che, al massimo, sono jugoslavi.
Alessandro Marzo Magno
28
febbraio 2001 - A Novi, niente di nuovo |
Caro
Barbiere, la vicenda di Novi Ligure è stata
l'ennesima occasione colta dalla nostra categoria per parlarsi
addosso. "Perché si è dato credito alla pista degli
extracomunitari? Anzi, no. Perché si è seguita quella dei banditi?
Toh, guarda, è successo all'interno della famiglia. Chi l'avrebbe
mai detto, ma che tempi!". A me questa è semplicemente
sembrata l'ennesima dimostrazione di come il nostro mestiere, ormai,
sia diventato routine.
C'è
un fatto da seguire? Via il file con gli articoli del caso. Una
dichiarazione di Berlusconi piuttosto che di Rutelli?
Ecco l'altro file. New economy in crisi? Ecco il file con
l'inchiesta già confezionata. Insomma, la realtà viene
affrontata con una tesi già bell'e pronta, sostenuta con tutti gli
strumenti che anni di scafata esperienza ci hanno donato.
La
realtà è preconfezionata da noi. Quello che capita non è
l'occasione per essere stimolati dall'avvenimento, ma per cucirvi
sopra quelle che sono le nostre idee, o ideologie. Altro che
mestiere che ti insegna ad affrontare i fatti, a raccontarli, a
cercare un perché. L'unica vera ricerca resta sempre quella delle
ricevute, fin tanto che gli editori ci permetteranno ancora di
uscire per un servizio. Ma questo è un altro discorso.
Sandro Bocchio
Caro
Sandro, che il nostro giornalismo abbia perso il gusto della
"verifica sul campo" e che sia tutto ripetizioni, è
certamente vero e il Barbiere ne ha parlato varie volte. Ma cosa
potevano scrivere, il primo e il secondo giorno, gli inviati a Novi
Ligure, se Erika accusava del doppio delitto due ladri albanesi?
Questo fatto ha avuto uno sviluppo totalmente imprevisto.
Irripetibile, verrebbe da dire. Preconfezionato, piuttosto, è
l'impianto sociologico per commentare questa tragedia familiare. Ma
di ciò parleremo a parte.
Bds
26 Febbraio
2001 - Non perdetevi il Gis |
Cari
amici, vorrei pregarvi di correggere un link che nelle vostre pagine
porta al Gis, il club dei giornalisti italiani sciatori del
quale faccio parte e per il quale curo il sito che da un paio di
mesi è stato completamente rifatto, aggiornato e ampliato. Gli
indirizzi per raggiungere il sito del Gis sono: http://jump.to/gis
oppure http://gis.jump.to
o anche, come alternativa
http://www.fabriziozampa.com/introgis01.html
Grazie per la vostra collaborazione.
Fabrizio Zampa
26 Febbraio
2001 - Sono anche su Odeon |
Nella breve notizia che mi riguarda, chi vi ha informato ha omesso
un particolare: il mio ritorno in TV è avvenuto da settimane
anche sul circuito ODEON, che ha una copertura nazionale più
vasta di quella di TMC. L'appuntamento, e sono certo che anche voi -
se non avrete niente di meglio da fare - non vorrete perderlo, è
tutti i giovedì dalle 21, alle 22,30, titolo "Sfida finale".A
partire dalla prossima settimana vi informo anche che Luciano
Rispoli e il suo "Tappeto Volante" riprenderanno gli
appuntamenti tv, proprio su Odeon, ogni giorno dalle ore 20, e il
giovedì ci sarà una sorta di staffetta tra noi. Una stretta di
mano e buon lavoro: siete sempre i migliori e la lettura quotidiana
del BdS ormai è diventata un must.
Gigi Moncalvo
26 Febbraio
2001 - Troppo facile dire
"slavo" |
Lasciamo da parte per un momento la pietà per la tragedia di
Novi Ligure e l'inquietudine per il razzismo dilagante. Vorrei
sottolinearre che, per l'ennesima volta, si è usato e abusato a
sproposito del termine "slavi". I titoli del primo
giorno del dopo delitto sparavano a tutta pagina: "banda di
slavi". Ovvero? Banda di polacchi? Di cechi? Di rumeni?
Si tratta sempre di slavi. Dire "slavi" ha lo
stesso significato che dire "neo latini" o "anglo
sassoni". Nessuno mai si sognerebbe di scrivere "arrestato
neo latino" nel caso in cui venga ammanettato un portoghese.
Egualmente sbagliato è scrivere "slavi" per
"jugoslavi" (come normalmente fanno le questure). Spesso
dentro questo termine vengono compresi popoli che della Jugoslavia
non fanno più parte da dieci anni (croati, bosniaci, macedoni) e
soprattutto gli albanesi che sono slavi quanto lo siamo noi
italiani.
Fu definita "slava" anche la ragazza della banda dell'Uno
bianca che era una romena di etnia ungherese, ovvero con gli slavi
non c'entrava nulla. Il termine "slavo", oltre che
sbagliato, ha pure un'accezione negativa (nessuno scriverebbe
"il presidente slavo Kostunica"). Infine poliziotti e
carabinieri bevono, e i giornalisti trascrivono, le deposizioni di
persone che dicono di "aver sentito parlare slavo" (per
esempio tutti ricorderanno gli amanti di Capriolo).
Al di là del fatto che lo "slavo" non esiste, sfido un
orecchio non allenato a riconoscere non solo il serbo dal croato, ma
anche a capire se si tratta di albanese. Va bene che vogliono
abolire la geografia dalle scuole, ma non possiamo continuare
a imbottire di simili scemenze i nostri giornali. Saluti.
Alessandro Marzo Magno
26 Febbraio
2001 - De Benedetti dixit |
Caro Barbierone, ho leggiucchiato con interesse decrescente
il libro scritto da Carlo De Benedetti, su L'avventura della
nuova economia, edizioni Longanesi, e mi sono rimaste
impresse tre frasi, che voglio sottoporre al giudizio dei tanti
colleghi che quotidianamente vengono in bottega.
Prima frase: " ...i giornalisti, corporazione protetta e
sclerotizzata ..." Beh, qui non voglio urlare allo
scandalo. Certo che ci proteggiamo, guai se non lo facessimo, e
forse alcune frange sono "sclerotizzate". Dite voi.
Seconda frase legata alla terza: ..."la missione di portare le
notizie al lettore non c'è più" ..."La sopravvivenza
della stampa è informare per far capire l'informazione".
Per quest'ultima frase credo di essere d'accordo, togliendo
sopravvivenza e mettendoci "il compito più importante".
Nel bombardamento continuo di notizie, flash, pezzetti di cronaca e
così via c'è oggi la necessità, per la carta stampata
soprattutto, di andare al di là, di approfondire, spiegare e
tentare di "interpretare".
Ma "la missione di portare le notizie al lettore non c'è più"
che cavolo significa? Provvede a tutto la new economy? E
come? Ha i suoi informatori nelle questure, nei palazzi di
giustizia, nei parlamenti, nelle cento città italiane? Vi risulta?
Non è che buona parte di essa si avvale ancora e comunque del
materiale delle agenzie e delle Tv (che usano le agenzie o i loro
informatori) facendo finta di consultare
altri portali?
Ma se anche un giornale online locale riportasse un fatto
appena accaduto nella sua area, non sono i suoi giornalisti o
facenti funzione che portano le notizie al lettore? E poi dove sta
il giornale online in Africa o in Asia, aggiornato minuto per
minuto?
Chi ci racconta l'alluvione in Mozambico con 10 mila morti? Non la Reuters o l'Ap o l'Afp? Forse l'ingegnere
proietta sul presente - per dimostrare l'inutilità di una vasta
categoria di giornalisti - una situazione che si potrà configurare
solo tra un bel po' di anni. O forse voleva semplicemente dire
che i giornali hanno notizie vecchie?
Io ricordo solamente che questo signore fa opinione in un certo
ambiente, per cui bisogna stare attenti a quello che dice,
specialmente in un momento in cui esiste una certa conflittualità
tra editori e giornalisti proprio sui temi da lui toccati. O no?
Cordialmente.
Zapata
23 Febbraio
2001 - Bologna, mondezza d'Italia |
Inchieste
di reporter. L'altra sera, la nota trasmissione giornalistica di Raitre, Reporter,
in onda in
seconda serata, ha fatto un po' di propaganda elettorale...
ci mancava in questo periodo... Che ci ha fatto vedere la nota
conduttrice simil Bignardi, insieme alla
inviata toscana??? Ma la città più inquinata
d'Italia, la Guazzalochiana Bologna, dove il
traffico imperversa, i limiti dell'irrespirabilità
altissimi, il traffico favorisce
i soli commercianti del centro.
Ed un povero assessore
della giunta destrissima, che ovviamente appariva
solo smarrito ed indifeso davanti all'unico
comitato cittadino che ha sfiduciato,
in Italia, il proprio sindaco. E così una Bologna, grande
di prodian-Vitalian fasti, viene ridotta a
monnezza d'Italia, malgrado i falsi dati della
stampa che la vedono al primo
posto per vivibilità, dalla giunta despota.
E non
è tutto; reporter non si occupa mica di Venezia, Roma
(perfetta), Napoli,
Firenze, Pisa, ma di una Bologna dove, ancora qui unica
città d'Italia
dove il cittadino froda le legge entrando nella ZTL o
parcheggiando in
doppia fila e dove non dovrebbe. Che schifo! Che inciviltà!
Grazie, grazie ancora a reporter perché queste inchieste
fanno del vero giornalismo,
un'arte...
B.T.
23 Febbraio
2001 - Inpgi o Siae? |
Ho
bisogno di aiuto. Da anni mi ero disintossicato e non ci
pensavo più. Poi l'altro ieri m'è venuto in mente di
proporre un programmino a Radio Rai. Piace. Però si pone
un problema: il pagamento. Io sono iscritto sia alla Siae
sia all'Inpgi. Mi dicono i solerti funzionari che se si
tratta di testo Siae (è una specie di sceneggiato radio)
l'Inpgi protesta, se è (cosa che non è) un testo
giornalistico protesta mamma Rai che teme professionisti e
pubblicisti, perché sempre in agguato per far causa e
farsi assumere (o una cosa simile). Che fare?
Lenin
23 Febbraio
2001 - Il
killer di Padova terrorizza plotoni di cronisti |
Caro Barbiere, certamente
anche nel tuo negozio, in questi giorni, si è
parlato della vicenda del serial killer di Padova.
Qui, nella "città del Santo",
nel cuore del ricco Nord Est, la questione è stata assorbita: l'assassino - così dice la polizia - è in galera e la gente è
tornata ad essere tranquilla.
Chi, invece, tranquillo non è, e continua ad agitarsi, è il cosiddetto circo mediatico che ha messo le tende a Padova da una
decina di giorni. Così, in
un clima di tensione e apprensione per la paura, anzi il terrore, di prendere un "buco", se ne
vedono di tutti i colori.
Le chicche migliori si
sono avute nei giorni che hanno preceduto il fermo del sospettato. In mancanza di notizie, largo spazio alla fantasia:
l'esperto inviato di un giornale
lombardo ha pensato bene di scrivere che il "serial
killer è di Milano".
Subito gli ha risposto una
collega-segugio di un quotidiano
romano: "il serial killer non agisce da solo, ha dei
complici". Altri,
ancora, hanno replicato: c'è l'identikit dell'assassino.
"E' un giovane di
30-35 anni, alto un metro e 80, un metro e 85". Poi ci sono
stati addirittura altri
colleghi che quando hanno visto che finalmente qualche
notizia certa (la storia delle lettere inviate alla
questura di Milano e trovate
vicino ad un cadavere) è stata pubblicata (Corriere e Libero) hanno
gridato allo scandalo dai microfoni di "Porta
a Porta": non è possibile assistere
a queste fughe di notizie che vengono pilotate da Roma".
Per non parlare delle
televisioni. La foga per lo scoop o per l'intervista esclusiva
ha coinvolto anche "Porta a Porta" che ha
presentato come una "chicca" la
testimonianza della convivente del fermato, mentre la
donna quelle stesse cose
aveva già detto, nei giorni scorsi, a televisioni private e
giornali locali.
La sarabanda delle indiscrezioni (che quasi sempre non trovano
conferma) continua. Ma è così difficile trovare notizie
vere? Eppure, in questi
giorni a Padova sono sbarcati plotoni di inviati. Allora, non
è questione di quantità?
Caro Barbiere, con la promessa di tenerti informato
dal fronte delle "indiscrezioni", ti mando un caro
saluto.
Un cronista veneto
23 Febbraio
2001 - Scriverei ovunque, pure gratis |
Mi
piacerebbe sapere da chi nell'alveo chiuso del giornalismo
ci bazzica ogni giorno se hai un
padre imprenditore e non giornalista, ti sei laureato ad
aprile del 2000 e hai perso in carreggiata la possibilità
di iniziare un master, aspetti ansimante di poter
incominciare a scrivere ovunque, comunque, offrendo la tua
mano senza aspettarti di ricevere contratti di formazione
o stipendi, perché sai di avere bisogno comunque di
incominciare per imparare, e che lavorare senza
retribuzione forse vale anche meglio che pagare per un
master, come si fa se non riesci ad imboccare uno straccio
d'amico che ti presenti un amico che per caso ha bisogno
di collaboratori?
Ok,
forse siamo troppi e di collaboratori se ne trovano
eccome... ma una ragazza di 25 anni che vuole scrivere e
lavorare e fare pratica...per il momento anche
gratuitamente a chi deve rivolgersi? Specialmente se
seriamente ambiziosa e dedita al desiderio di voler
imparare da un grande??!!!
Bj
21 Febbraio
2001 - Sganciate
'ste trentamila |
Caro
Barbiere, ho letto la mail del mio
sconosciuto collega de IL GIORNO e sono pienamente
d'accordo con lui. Il padrone della baracca (i due termini
non sono casuali) non merita nulla. Volete qualche altra
chicca? Se collabori con IL GIORNO e per sfiga ti chiede
un pezzo la POLIPRESS (il dorso nazionale),
prepàrati a
lavorare per la gloria.
LE TRENTAMILA LORDE TUTTO COMPRESO
NON TE LE PAGHERANNO MAI. Perché? La segreteria di Milano
si dice non competente e a Bologna ti dicono "sì sì"
ma non pagano.
Non
so come funzioni in altri quotidiani, ma sulla Polipress
c'è d'aprire un FORUM. Per questo, io sciopero.
Antinore
21 Febbraio
2001 - Proprio vero. Nemo Profeta a Padova |
Cari
barbieri,
ieri sera non ho resistito, e ho cominciato a guardare il
"Porta a porta" di Bruno Vespa, versione noir,
dedicato alla vicenda degli omicidi seriali (?) di Padova
e alla scomparsa della contessa (meglio, dell'ex moglie di
un conte) Vacca Agusta.
Be', devo essermi sbagliato io, o si è sbagliata la Rai.
Quella che è andata in onda sul primo canale, infatti,
era una puntata di "Un giorno in pretura",
con tanto di processo bell'e fatto.
Forse ero distratto, ma avevo capito che la grande novità
del nuovo (si fa per dire, ormai è roba di anni) codice
di procedura penale fosse l'affermazione della "presunzione
d'innocenza", garanzia che viene invocata a ogni
arresto o avviso di garanzia che riguardi - sia pure di
striscio - un politico, ma che invece finisce nel dimenticatoio
quando a varcare le soglie della galera sono altri, immigrati
in primo luogo (a proposito: sono un po' di giorni che un
rumeno o un albanese non investe nessuno, come faranno le
nostre cronache a resistere a tanta penuria?).
Ora: Michele Profeta, condannato definitivamente
allo status di "serial killer" dalla
polizia e dalla stampa, era fino a ieri in stato di fermo,
mi pare. E oltretutto, come ho sentito in un servizio sul
tg1, "Profeta si professa innocente" (bel
gioco di parole: voluto?). Invece, lo spettacolo di ieri
era davvero una farsa tragica - per la giustizia -
e ridicola di un processo.
Proceduta dall'intervista di Enzo Biagi al capo
della Mobile padovana, il dottor Giuliano, le cui
storia personal-familiare già ha assicurato il massimo
dell'audience da parte dei giornali. E immagino anche che
a giorni avremo tanto di instant book e sceneggiatura
cinematografica, un "Hannibal" all'italiana,
perché no.
E che dire delle dichiarazioni del ministro dell'Interno Bianco,
su questo ennesimo "successo" della polizia di
Stato? Al ministro non ha insegnato proprio nulla
la storia della cattura dei presunti assassini di Massimo
D'Antona, e delle penose scene imbastite all'epoca?
Perché non attendere almeno, per parlare, la convalida
dell'arresto, che so?
Torno al processo di "Porta a porta". Vespa
faceva il pubblico ministero, con tante e
circostanziate domande. Non me la prendo con lui, fa il
giornalista - ogni tanto, almeno - e dunque voleva saperne
di più. Ma il dottor Giuliano, che accidenti c'è
andato a fare in tv, a parlare di indizi, prove, di
come si comportava l'imputato (che al momento è solo in
stato di fermo, ma queste sono quisquilie, a quanto
pare) durante l'interrogatorio e di cose che dovrebbero
essere coperte dal segreto istruttorio? Se fossi nei panni
dell'avvocato difensore di Profeta, sarei un po' alterato.
Ma anche se fossi un magistrato, che diamine. E ancor di
più se fossi un'opinionista di un quotidiano nazionale,
preoccupato per i diritti civili (non solo quelli degli
amici suoi).
Almeno, il dottor Giuliano ha avuto la creanza
di precisare che per il momento Profeta non è
sospettato dell'omicidio - insoluto - di un netturbino a
Padova. Ma ad appioppare un altro bel po' di morti
ammazzati sulle spalle di Profeta ci hanno pensato
comunque i servizi proposti da "Porta a porta".
Infine, una riflessione alla "Grande fratello":
ma qualcuno ci poteva spiegare un po' meglio questa storia
delle carte telefoniche grazie alle quali si
possono ricostruire le chiamate fatte da una
cabina? Anche lì siamo controllati? Al Garante della
privacy non fischiano neanche un po' le orecchie?
Danny Getchell
21 Febbraio
2001 - Te la do io l'audience |
Caro
Barbiere, vorrei dare una chiave di lettura diversa
da quella di St.
Ap.
sulla scarsa audience di Studio Aperto. Non
entrando - non potrei farlo - sulle strategie interne di Mediaset,
vorrei solo dire che, da giornalista e da spettatore,
trovo che Studio Aperto somigli sempre più a uno
spettacolo di cabaret che non fa ridere che a un Tg.
Un telegiornale dovrebbe dare le notizie e poi, in caso,
da una parte, le opinioni. Lì invece tutto si mischia,
con la conduttrice che parla di morti come se
stesse annunciando uno spot sul sapone. La faziosità è
arrivata a un livello tale che anche un berlusconiano
convinto (quale io non sono) ha delle difficoltà ad
arrivare alla fine.
Forse se si tentasse, pur nella considerazione
dell'editore, di dare un'informazione appena appena più
obiettiva, evitando di mandare servizi che presentano Rutelli
come un deficiente e Berlusconi come l'unica
persona intelligente del Pianeta, qualche
spettatore in più resisterebbe alla tentazione - oggi
davvero irresistibile - di cambiare canale. Buon
lavoro.
M. C.
20 Febbraio 2001- Ma chi me lo fa fare? |
Caro
Pungolo,
ho letto la tua simpatica e giusta segnalazione sul
Barbiere (Non è che si vogliono parare il culo?). Che strano, la stessa comunicazione
ortolana è
arrivata a casa del sottoscritto. Caro Pungolo, da tempo
denuncio certe vergogne e ho chiesto a tanti colleghi di
unirci per combattere certe pugnalate.
Ho lavorato come uno schiavo girando in lungo e largo
città, paesi e partecipando a manifestazioni, la mia
abitazione era una vera redazione con tanto di numero sul
giornale in questione, ho ricevuto promesse a non finire,
e per oltre 10 anni ho usato il loro pc,
quando mi sono sentito mancare il terreno da sotto
i piedi ho reclamato e segnalato errori su certi miseri
compensi. Mediamente spendevo 6/7 milioni di telefono ad
anno, mi rimborsavano il 40% con la ritenuta d'acconto del
20%. Il mio consulente ha consigliato di non chiedere più
il rimborso.
L'intento dei giornali è quello di affidare i lavoro
ad Agenzie di servizio e liberarsi di noi 'clandestini'.
Caro Pungolo, dici di scioperare? Ma come fai a mettere
d'accordo tutti i colleghi che, accettano di tutto pur di
vedere la loro firma sul giornale? Vuoi vedere certe
vergogne di qualche collega che 'copia' le notizie da
altri giornali (molte volte sbagliate) o interviste
inventate?
Invio copia della mia lettera al fax del Barbiere per
garanzia, prima di rendere pubblico il mio nome voglio
informare il mio Editore e il Direttore Generale che in
passato sono stati gentili nei miei riguardi, nel momento
in cui le persone avranno in mano la mia lettera sarò il
primo a informare, senza paura, il Barbiere della Sera.
Per quello che mi riguarda, caro Pungolo, organizzerò
una conferenza stampa sotto il giornale in questione
denunciando certe vergogne documentate: vuoi prendervi
parte? Cominciamo a cercare adesioni per non finire ai
semafori a pulire vetri.
Vittima predestinata
20 Febbraio 2001- Ho pagato e ora mi sento meglio |
Caro Bds,
sono tornato a vivere. Dopo mesi di rimorsi ho
finalmente pagato il mio
obolo alla quotidiana lettura del sito. Solo dopo una
sudata mezz'ora
alla posta ho capito cosa vuol dire sentirsi a posto con
la propria coscienza. Grazie di esistere. A presto
Luigi Coldagelli
16
Febbraio 2001- Lavoro per Bassanini e son contenta |
Gentile
direttore del Barbiere della sera (Figaro?),
ho
letto questa mattina la
testimonianza di affetto di "Adriana". Vorrei
ringraziarla di persona per la sorprendente attenzione che mi ha
dedicato. Ma se ciò fosse troppo complicato, vorrei comunque dire
alla collega che essere apprezzati in genere fa piacere a
tutti ma non mi sento nella situazione cosi' disastrata in
cui lei mi descrive, anche se con grande simpatia.
In questi giorni ho letto altre lettere
sconsolate di alcuni amici che hanno deciso di dedicarsi all'attività
di ufficio stampa e mi sono stupita nell'osservare che nessuno
di loro vive quest'esperienza come un momento di crescita
professionale. E' una cosa che mi dispiace molto. Dal mio punto di
vista, dedicarmi, anche se per un periodo di tempo circoscritto,
alla comunicazione istituzionale mi ha permesso di conoscere
i due lati della medaglia del mestiere di informare
e, quindi, non posso che esserne contenta.
Per quanto riguarda il Ministro Bassanini, vorrei solo
ricordare ad Adriana che realizzare una riforma cosi' complessa come
quella della Pubblica Amministrazione è senz'altro un'impresa titanica.
Per questo mi rendo conto di quanto possa essere difficile rendere comprensibili
provvedimenti molto tecnici. Anche a questo stiamo lavorando tutti
noi. Ovviamente Bassanini in testa.
In conclusione di tutto questo discorso, volevo ringraziare ancora
una volta Adriana e chiederle di seguirci sempre con interesse e... pazienza.
Forza Adriana tieni duro. Siamo tutti con te.
Delia
Ciciliani
16
Febbraio 2001- Giù
le mani da Bassanini |
Caro Barbiere, scrivo a te
perché Adriana intenda: giù
le mani da Franco Bassanini. Ho perfettamente
chiare le pene del giornalista d'agenzia che si deve occupare di una
roba rognosa com'è la riforma della pubblica amministrazione
ma per favore smettiamola con questi logori luoghi comuni del protagonismo
esasperato o del soffocamento da comunicati.
Immagino la fatica di cui scrive Adriana non solo perché
faccio pure io questo mestiere ma, anche e soprattutto, perché con
Bassanini ci ho lavorato per quasi due anni svolgendo il compito
in cui è attualmente impegnata la dolce e brava (confermo tutto,
aggiungerei anche bella) Delia Ciciliani.
Capisco, immagino ma non accetto. Ammettiamo pure: Bassanini è
maledettamente pignolo (ma siamo sicuri che per chi ha certe responsabilità questo sia proprio un difetto?), ha come molti professori
il vizio di dilungarsi troppo nelle spiegazioni (in ogni caso
sempre chiarissime), non resiste alla tentazione di
rispondere a chiunque
lo contraddica, "dall'ultimo dei sindacalisti al politico più becero"
(istinto che peraltro credo includa un rispetto di fondo per
le opinioni di tutti, non solo dei grossi papaveri).
Ammesso tutto questo, mia cara Adriana,
oltre a passare meccanicamente i cinque comunicati al giorno (accidenti, la produzione
rispetto ai miei tempi
è davvero aumentata), hai mai provato ad andare al di là di
quei pezzi di carta sputati fuori dai potentissimi fax di
Palazzo Vidoni? Quanto e quale lavoro ci sia dietro (chiedilo a
Delia) e cosa soprattutto quelle noiosissime 30 o più righe (spesso
sono ahimé comunicati lunghi) possano significare in termini pratici per
determinate categorie di italiani?
I processi di semplificazione sono una palla, d'accordo, ma delle
due l'una: se ci
lamentiamo tanto della mancanza di trasparenza delle nostre
amministrazioni poi non possiamo inveire se - per far conoscere i
risultati di un'attività che volente o nolente interessa comunque
parecchie migliaia di cittadini di questo Paese, giornalisti
compresi - qualcuno usa
magari un po' troppo zelo!
Critiche sul merito dei provvedimenti sono e devono essere le benvenute, quelle sul metodo molto
meno, soprattutto se del metodo in questione si contesta, mi sembra
di capire, l'eccessiva vis comunicatrice.
La simpatica filippica
di Adriana mi ha fatto venire in mente il dibattito nato dall'intervista-dialogo
di Padellaro con il Barbiere: allora,
qual è il giornalismo che vogliamo? E chi sono i politici con cui
è meglio avere a che fare? A un ministro incompetente ma che
non dà troppe noie - e
adesso parlo da cittadino e non da giornalista - ne preferisco
cento volte uno che lavora 14 ore al giorno (è il caso di Bassanini)
anche se poi ti fa il cazziatone per una virgola messa male. Saluti
Luigi
FUORI SACCO P.S. Sono un infame, lo confesso. Non ho
dato il contributo nonostante mi abbiate inviato gli adesivi.
Il rimorso mi sta uccidendo, è ancora possibile pagare?
16
Febbraio 2001- I
contratti ardenti |
Caro Barbiere, la
lettera di Pungolo ha aizzato
definitivamente la rabbia che covava dentro di me da quando
ho ricevuto un contratto-non contratto identico a quello
pubblicato.
O meglio, identico nei contenuti ma di gran lunga inferiore
come tariffario a questo già non esaltante dopo un numero di
anni di collaborazione maggiore.
E pensare che in un primo momento non m'era parso vero di avere tra
le mani una qualche specie di contratto giornalistico. Ora mi
chiedo: bruciare questo patto dequalificante per un
professionista e ritrovarmi solo e disoccupato o accettare
l'ennesima umiliazione giornalistica?
Sob!
15
Febbraio 2001- La prostituzione non è mica illegale |
Ciao
sono Paolo
Apice, quello che ha firmato il
pezzo su Jack e quasi un anno fa su Maxim. Sempre la solita
storia, sempre le stesse donne e finalmente qualcuno se ne è
accorto.
La prostituzione non è illegale, è illegale il lenocinio,
ma questo sin dai tempi del fascismo. Di fatto i due soci non erano,
come si diceva a Milano dei "rochetta" ma degli imprenditori
del web. Non spingevano nessuna donna a prostituirsi, tant'è
che uno dei due è già stato prosciolto.
Esistono tanti altri siti come questo e tante inserzioni sui
quotidiani nazionali. Puttane, quelle che si vuol far finta
non esistano, ma che in realtà svolgono il loro lavoro in parecchi
palazzi della città. Alcuni, e questo è vietato, diventano delle
vere e proprie case chiuse. Per ipocrisia ogni tanto
si fanno di queste azioni legali, che alla fine non portano a nulla
e le mignotte restano, anzi costituiscono delle cooperative,
con dei rimandi a siti internazionali e il gioco continua. In
origine il titolo dell'ultimo servizio doveva essere casini on
line, ma la linea editoriale non è stata dell'idea.
Caro shampoo,
i due signori purtroppo non sono perseguibili dalla legge per il
reato di lenocinio, semmai per evasione fiscale, utilizzo di
software contraffatto e tante altre cose del genere. Nessuna delle
ragazze è pronta a testimoniare sul presunto sfruttamento,
purtroppo. La linea tra legalità e illegalità è molto sottile.
Vedi anche il pezzo di un anno fa comparso su Panorama.
E' una battaglia persa ma che appena si può si combatte anche se
talvolta sono più i guai che ottieni che altro. Vedi la tua
puntigliosa e inutile osservazione. Al prossimo a fin di bene.
Ciao
Paolo Apice
13
Febbraio 2001 - Il meglio arriva con le streghe |
Caro
Barbiere, leggo sul giornale che alle ore 23 su
Rete 4 c'é, nell'ambito del programma "2000 fatti
e personaggi", un lungo reportage intitolato "Missione
Uranio", sul caso dei proiettili all'uranio usati
in Bosnia. Realizzato "sul campo", il reportage
sembra interessante. Come il servizio andato in onda su
Raitre qualche giorno fa, sugli homeless americani,
ricchi-poveri finiti per strada perché non si sono
inseriti nella new economy e semplicemente la loro
laurea non bastava più.
Anche questo servizio è andato in onda dopo le 23. Gli
approfondimenti di Canale 5 vanno in onda in analoga
fascia oraria. Perché il giornalismo di qualità, Rai
o Mediaset non importa, viene oramai relegato all'ora
delle streghe? Per non parlare di trasmissioni di
frontiera tecnologia come MediaMente, relegato la mattina
all'ora del caffè o dopo la terza serata.
Questa miopia politica da parte della
Rai e di Mediaset sembra essere orientata esclusivamente
da motivi d'Auditel: ovviamente tette, culi e lustrini
attirano più audience, e quindi più sponsor, in prima
serata, che ce ne frega degli argomenti approfonditi da
giornalisti?
D'altra parte se in una televisione dove come
simbolo del giornalismo d'avanguardia viene riconosciuto
un pupazzo rosso, come meravigliarsi quando i giornalisti
veri vengono trattati come pupazzi? Apriamo un dibattito,
o quantomeno mettiamo sul Barbiere il palinsesto
dei programmi giornalistici, così da farci rendere conto
degli orari?
E.F.
12
Febbraio 2001 - Alla
conquista della dignità |
Caro Roberto, purtroppo in larga parte
non condivido il tuo sfogo. Addetto stampa ci si diventa per passione, per
scelta. Non perché quel posto di redattore nel
giornale dove hai collaborato per anni te lo hanno
soffiato sotto il naso. Dunque, disoccupato o addetto
stampa per sopravvivere? Meglio lavorare, certo!
Ma è sbagliato considerare quest’incarico come
l’ultima spiaggia dove approdare. L’addetto stampa ha
una propria dignità professionale e come tale va
difesa. Dignità da conquistare, sia nelle redazioni,
sia con il datore di lavoro che ti “impone” il lancio
del comunicato stampa senza notizia.
Fare capire “loro” che non c’è notizia
rientra tra le nostre funzioni (se non sente ragioni
allora non ha fiducia nel tuo operato), ma dobbiamo anche
avere la capacità di suscitare pur quel sottile barlume
di interesse nel redattore che riceve il comunicato.
D’altronde siamo sempre giornalisti, anche negli
uffici stampa si cercano le notizie!
L.Sa
12
Febbraio 2001 - Io ve l'avevo detto |
Un tale Die Scheere scrive sul Barbiere che l'uranio
impoverito è una bufala. Adesso lo dice anche Repubblica e il silenzio
degli altri colleghi conferma che ormai sono tutti d'accordo. Sono felice di
poter ricordare a te, caro Figaro, che questa bottega lo ha scritto il 5
gennaio!!! Adesso mi piacerebbe ascoltare un po' di mea culpa.
Saluti dal tuo Re Pubblico
12
Febbraio 2001 - Vita da ufficio stampa |
Caro Roberto, la tua descrizione della
vita da ufficio stampa è ...calzante! Non voglio dire
banalità, ma la dico... mal comune mezzo gaudio.
Leggere il tuo pezzo mi ha fatto ridere e piangere allo
stesso tempo... ci sono passata anch'io e... è proprio
così...
Ora ho ripiegato su un sito
internet in attesa che qualcuno riconosca il mestiere di
giornalista on line! Che dire sei in gamba e
scrivi bene, sensibilizzare è tipico degli ottimisti,
gente senza la quale la vita sarebbe meno bella. Un cordiale e sincero saluto
da una collega (...laurea in scienze politiche indirizzo
internazionale)
Francesca Spinola
12
Febbraio 2001 - Casini stagionali |
La
Mata si
sbaglia. Quel PF di Casini non rilascia nuove
interviste alla Tv. Ecco come funziona. Le redazioni dei
Tg hanno una pila di cassette con interviste a Casini
catalogate in base alle condizioni climatiche
durante le riprese. Appena la regia richiede la
giornaliera intervista a Casini, il redattore ne manda in
onda una qualsiasi preoccupandosi solamente che la
stagione combaci.
Dom Serafini
12
Febbraio 2001 - Barbiere, sei un trattato di sociologia |
Egregi
del Barbiere, non ho che da ringraziarvi per
il campionario di tipi sociologici che il vostro sito (in
questo spazio) offre alla scienza e persino a me.
Per esempio: pensavo che non esistessero più personaggi
come il signore che si firma "bue" e che in virtù
di ciò pare esprimersi.
E' straordinario. Il tono,
l'apparente convinzione nel suo snocciolamento di luoghi
comuni, la terminologia... Craxi ha indebitato lo Stato...
l'argenteria... classe dirigente...
responsabilmente... toglietevi il cappello... attenti a
non esagerare...". Delizioso. Vi offendete se passo
il caso a un mio amico professore universitario?
Filippo Facci
Offenderci? Facci piuttosto sapere a quali conclusioni
arrivera' nella sua ricerca.
Bds
12
Febbraio 2001 - Mangiamo cacca e ridiamoci su |
Caro Barbiere ci risiamo.
Ricominciano a sparare sui Pagliacci. Basta che qualcuno si
metta a mangiare cacca in televisione che si scatena la
solita Ira di Dio e Seguaci, di Leghisti e An. Perche'?
Daniele Luttazzi l'altra sera ha dato dimostrazione di grande
coraggio e anche di lungimiranza. Mangiare cacca e' piu' o meno
quello che tutti dovremo fare in vista delle prossime elezioni.
E non si e' nemmeno turato il naso come fece anni fa il
Nostro Grande Vecchio.
Oggi, invece di premiare il suo talento di 'coprofago', il solito
gruppetto di bacchettoni e' partito alla carica, commissione
di vigilanza in testa. Mario Landolfi si e' fatto portavoce
delle Forze della Grande Repressione (ci sara' da ridere se
vincono le elezioni) e Freccero si e' inchinato chiudendo il
programma.
Scandali analoghi erano esplosi per le mutande annusate e i
Padri Pii di Guzzanti. Perche'?
Se la situazione non fosse paradossale ci sarebbe da
incazzarsi di brutto. Ma - come insegnano i Pagliacci - la cosa
migliore da fare e' ridere. SOLIDARIETA' AI PAGLIACCI.
Peccato che Landolfi ci faccia ridere di piu'.
Francesco
12
Febbraio 2001 - La banda dei prestafaccia |
La Rai produce la trasmissione di Alda D'Eusanio in
cui si offre allo spettatore-utente-abbonato-pagante false
situazioni di vita quotidiana servendosi di falsi
protagonisti pagati con i soldi del solito
spettatore-utente-abbonato-pagante.
Non è da meno il maxi contenitore della domenica
pomeriggio riservato "alle famiglie" dove Carlo
Conti s'inventa falsi colpi di scena debitamente
retribuiti. E' chiaro che Maria De Filippi,
antesignana della truffa dal vivo, prospera e fa scuola. E
chissà quanti altri "prestafaccia" sono sparsi
nell'immondizia quotidiana del dramma in diretta.
Il tutto viene imposto a milioni di persone tra cui certamente non poche predisposte
all'immedesimazione, alla suggestione, stimolate a
reazioni emotive certamente diverse da quelle che
potrebbero manifestare sapendo di trovarsi di fronte ad
una finzione.
Per saperlo dovrebbero seguire quei programmi tipo Striscia
la notizia, Le Iene, Blob che ormai fanno la
parte delle autorità di controllo e riescono a volte a
smascherare e censurare questi scandalosi episodi. Ma come
è facile immaginare si tratta di due pubblici diversi. E
così questo modo di fare televisione rimane impunito
sia dal pubblico che dai vari garanti impegnati a dar
soddisfazione agli isterismi contro quel poco di satira
che circola sulle reti.
Tutto questo mi sembra terribile e soprattutto non mi do'
pace perché, pur non essendo un avvocato, ritengo che non
debba essere tanto difficile, codice alla mano,
individuare palesi violazioni. Possibile che nessuna delle
organizzazioni che lavorano (quasi sempre benissimo) per la
difesa degli utenti e dei cittadini non si decida ad
avviare un'iniziativa legale contro questi episodi che
altro non sono che autentiche truffe. Dobbiamo aspettare
che ci pensi "Mi manda Raitre"?
Giorgio "indignato" Silvani
9
Febbraio 2001 - Freud? E' sicuramente un
caso di omonimia |
E'
l'una di notte. Ho finito di verificare che alcuni nomi
pubblicati sulla lista www.dormantaccounts.ch
(che per volontà Usa riguarderebbero titolari di conti in
Svizzera vittime dell'Olocausto) riguardano parenti che
stoltamente in punto di morte si sono dimenticati di dare
le coordinate (ABI e Cab?). Potrei andare a dormire. Ma
prima vi chiedo: quanti quotidiani italiani - inseguendo
Ansa, inseguita da Televideo, inseguito da Agi, ecc.-
riporteranno la notizia che giacciono, a disposizione
degli eredi, tre conti intestati a tale Freud Sigmund,
Vienna?
Omonimia. Siccome ho
sonno è sicuramente omonimia...
Lilith
9
Febbraio 2001 - Savoia avanti piano, quasi indietro |
Savoia:
avanti piano, quasi indietro.
Dei Savoia non mi importa assolutamente nulla. Mi
importa, e molto, della Costituzione.
Su un unico territorio statale, non possono darsi
due sovranità. Per questo la Repubblica, in cui sovrano
è il popolo, ha esiliato nel 1948 chi si riteneva sovrano
per diritto ereditario. E lo ha fatto con una disposizione
finale (e non "transitoria") che non colpisce
tutta la famiglia Savoia, ma solo chi potrebbe rivendicare
il titolo di re.
Se oggi il popolo sovrano ritiene che i Savoia non
siano materialmente in grado di rivendicare alcunché, lo
deve fare con un procedimento costituzionale; deve cioè
dichiarare nelle forme stabilite dalla Costituzione che il
rientro dei Savoia non significa riparare a un errore
compiuto 50 anni fa (e ancor meno ad un abuso o a una
violazione dei diritti umani, come i signori Savoia vanno
sostenendo nei tribunali internazionali), ma solo la
generosa presa d'atto di un "cessato allarme".
In questa maniera i signori Savoia potrebbero varcare i
confini, ma sarebbe ribadita la legittimità e la
giustizia delle disposizioni costituzionali che li
riguardavano.
La
nostra vecchia Costituzione della Repubblica ha già
subito sfregi a sufficienza; non aggiungiamo anche quello
di dimenticarci che sovrano è il popolo, e chi non ha mai
rinunciato a considerarsi legittimo sovrano, potrà
rientrare solo per un atto unilaterale di generosità
della Repubblica nei confronti di una famiglia che
costituisce un pezzo di storia (talvolta ingloriosa) del
nostro paese. Un atto unilaterale che sia conferma della
scelta repubblicana e della sovranità popolare, non un
modo surrettizio per cambiare la storia o per picconare la
Costituzione.
Giovanni Graziani
8
Febbraio 2001 - Non tiratemi per i
capelli che mi restano |
Cari del Barbiere,
ho letto il vostro pezzo sulle vicende Ansa e lo trovo ingiustamente
malizioso nei miei confronti, oltreche' impreciso.
Vorrei chiarire quanto segue:
1) non mi sono dimesso per ''troppo stress'' e nemmeno
per ritirarmi a ''vita privata''. E' vero invece che
sono stanco di far parte di un sindacato che crede di
fare.... il sindacato, e invece si limita a perdere tempo senza
concludere nulla.
2) dal momento delle dimissioni ho ricevuto molte richieste
di ripensamento dagli ex colleghi di cdr e da tanti altri che mi
hanno espresso solidarieta'; alcuni volevano anche raccogliere delle
firme da portare in assemblea per farmi recedere dalle dimissioni.
Sono lieto di questo, perche' so che si tratta di attestazioni di
stima e simpatia che devo solo ad anni di attivita' sindacale e di
servizio, che non sempre avra' ottenuto risultati fantasmagorici, ma
a cui non hanno difettato la buona fede e l'impegno.
3) come altri, anche il direttore mi ha rispettosamente invitato a ripensarci,
ed e' una cosa che mi ha fatto ulteriormente piacere.
L'ho considerato un gesto signorile da parte sua, un
attestato di stima e di cordialita' nei confronti di un suo
interlocutore quasi quotidiano; ho apprezzato particolarmente
questo gesto, anche perche' proveniente da una persona alla quale
-per il suo ruolo- in questi nove mesi non ho lesinato
critiche particolarmente dure e fastidiose, in pubblico e in
privato.
Se qualcuno del cdr e' schifato del fatto che il
direttore possa manifestare stima per me, e' un problema suo (del
cdr). Non capisco pero' perche’ si consideri normale
l'invito a non dimettermi da parte di un qualunque giornalista
dell'agenzia, compresi quelli del cdr; mentre lo stesso invito da
parte del direttore diventa una cosa che fa 'schifare' .
A me tutto cio' non 'schifa' proprio per niente; non ho mai
considerato ne' questo, ne' altri direttori, come qualcuno con cui
stare attenti a non contaminarsi. Come e' ben noto a tutti,
quando e' stato necessario non ho mai mancato di far conoscere il
mio pensiero fortemente critico all'ex direttore Anselmi (con
il precedente cdr, di cui pure facevo parte) e all'attuale direttore
Magnaschi. Con la serenita' di chi svolge con lealta'
e senza retropensieri il proprio mandato. E senza altri
obbiettivi che quelli sindacali.
4) Giacche' mi tirate per i pochi capelli che mi restano, ne
approfitto per un'altra puntualizzazione: mi si attribuiscono contestazioni
(da chi ? quando ?) per 'un eccessivo riguardo nei
confronti dell'azienda' ( in che occasione ? ) forse volete
dire che sono un 'buono' o, peggio, un 'buonista' ? mentre
altri sarebbero 'i cattivi' ? e chi ? buoni...cattivi...non
fatemi ridere....
Su questa materia le cose sono più semplici e tutti i sindacalisti
normali lo sanno: verso la controparte non si hanno ne'
troppi, ne' pochi riguardi. Con l'azienda si discute e si
contratta fino alla fine, a volte si litiga o si fanno accordi. E
basta....posso pero' capire che chi si occupa di sindacato raramente,
e talvolta solo per convenienza personale, queste cose
le ignori. E scambi l'istituzione sindacale per un braccio armato
con il quale magari sparare addosso ai nemici di turno o perseguire
altri obbiettivi. Caro Barbiere, non appartengo a questa
scuola di pensiero. Anzi l'ho sempre combattuta, perche' il
sindacato e' un'altra cosa.
5) Concludo: quella dell'Ansa e' una situazione sindacale
delicata e difficile, di cui un po' tutti abbiamo responsabilita'.
Il cdr -pur avendo le migliori intenzioni del mondo- non e' riuscito
in questi mesi a fare una sintesi coerente delle molteplici realta'
redazionali che chiedono di essere rappresentate, e che hanno problemi
spesso in conflitto fra di loro. Moltissimi oggi non si
riconoscono in questo organismo, come abbiamo visto in occasione
dell'ultimo sciopero dal quale si sono dissociate le sedi di Milano
e Pescara, mentre quella di Perugia ha contestato e
molti singoli colleghi hanno protestato vivacemente.
Un sindacato che non s'interroga e non prende provvedimenti e
posizioni su una realta' di questo tipo, e' un sindacato miope,
destinato a vivacchiare sulla pelle dei colleghi, e' un sindacato
che quando si siede al tavolo negoziale con l'azienda non ha
l'autorevolezza e la credibilita' indispensabili per discutere
seriamente e serenamente. Io
mi sono preso la mia parte di responsabilita', perche' ho capito che
non c'erano sbocchi alternativi, e mi sono dimesso.
Non per stanchezza fisica o psichica, quindi, ma per stanchezza
politica, quella stanchezza che ti stringe la bocca dello
stomaco quando hai davanti un sacco di problemi, e interlocutori
attenti, e tu non riesci nemmeno a mettere a punto una linea di
comportamento. E se la metti a punto, la gente non ti segue convinta
o non ti segue affatto. Quindi, cari amici, lasciate perdere le dietrologie
e le speculazioni sulle mie dimissioni, e' tutto alla luce
del sole. Saluti
Francesco Gerace
Francesco.Gerace@ansa.it
Ci
dispiace davvero che Francesco Gerace trovi la nostra breve
cronaca maliziosa e dietrologica. Altri colleghi dell'Ansa hanno
invece apprezzato l'equilibrio della nota che abbiamo dedicato
all'agenzia. Come sempre in questi casi e' difficile capire chi ha
ragione. Ci consola almeno che il pezzettino abbia suscitato
reazioni assolutamente contrastanti.
Ci dispiace anche perche' a noi sembrava di aver spiegato con
chiarezza che il collega Gerace, con il quale si puo' essere
o non essere d'accordo su singole questioni e' una persona
la cui capacita' di sindacalista e' universalmente riconosciuta.
Forse non siamo stati sufficientemente chiari. Se e' cosi' ce ne
scusiamo.
Quanto all'intervento del direttore dell'Ansa per convincere Gerace
a ritirare le dimissioni e' fuor di dubbio che esso sia
stato da alcuni ritenuto, a torto o a ragione, una indebita interferenza
e comunque un gesto di scarso tatto nei confronti dell'intero
Cdr. Abbiamo scritto "schifo". Be', e' vero,
e' un'espressione un po' forte. La ritiriamo.
Gerace ci contesta infine di esserci esercitati in dietrologie e
speculazioni sulle sue dimissioni. Siamo stupefatti. Se
pubblicare per intero la lettera di spiegazioni che egli stesso ha
scritto alla redazione e' dietrologia, allora siamo veramente
fritti. Comunque, poiche' come sapete qui a bottega il
cliente ha sempre ragione, diamo alla lettera del collega Gerace
il massimo risalto. E lo salutiamo con simpatia.
Bds
7
Febbraio 2001 - Il praticante,
questo sporco lavoro |
Caro Barby,sono triste,
ho paura. Da 4 mesi frequento una scuola di giornalismo.
Una di quelle con la S maiuscola. Una di quelle che l'Ordine decanta
come fucina di nuove generazioni di professionisti
dell'informazione. Tutte le mattine quando mi siedo davanti al mio
pc e leggo le tue breaking news, sono attraversato da brividi di
terrore.
Storie di mutazioni genetiche: mostruosi programmisti registi che
si trasformano in cigni;storie di gestioni separate: poveri
pubblicisti che hanno venduto l'anima all' Inpgi 2. Insomma,
storie di angoscia professionale.
Tutte le mattine, quando mi sveglio, con la musichetta del tg 5 di
sottofondo,provo un senso di ansia. So che ho pochi minuti, per
vedere 2 telegiornali, sentire almeno 3 giornali radio, leggere
minimo 5 giornali, fare la pipì, lavarmi i denti e vestirmi
decentemente. Ma sono contento. Io voglio fare questo
mestiere.
Sono già cinque anni che in un modo o nell'altro lo faccio. Adesso
che finalmente sono praticante, vi prego, non mettetemi paura.
Io non voglio diventare un programmista regista, non lo so fare. Non
voglio lavorare per l'Inpgi. Non voglio combattere per un posto
auto al parlamento. Non voglio farmi mettere il voto dal
direttore. Non voglio lavorare per l'online con un contratto da metalmeccanico.
Cavolo, non lo so fare il metalmeccanico!! Non so fare niente.
Tranne che l'aspirante giornalista. Lo so, è uno sporco
lavoro. Ma qualcuno lo dovrà pur fare...
A.R.
7
Febbraio 2001 - Io tifo per Striscia la Notizia |
Carissimo
Barbiere della Sera, chi
ti scrive non è ne un giornalista ne un letterato in
generis, ma una semplice cittadina della vicina
Confederazione Elvetica fedele o quasi alla visione di
Striscia la Notizia. Premetto che non seguo solamente
questo tipo di programma, ma anche il Tg5 e il
telegiornale di Raidue. Vorrei
dare una opinione prettamente personale e chiara su quanto
dibattuto con "fiumi di parole" riguardo a
Striscia e cioè: in effetti mi sono spesso chiesta, come
mai Striscia sì e altri Tg no?
Mi spiego meglio; come mai Striscia dà notizie in
anteprima, documentandole con interviste ecc, prima degli
altri Tg?
Come mai gli Anchormen di turno (Greggio, Iachetti,e
co.)
mi sembrano più coinvolti in quello che commentano
rispetto agli altri giornalisti che, in certi casi, se
leggessero la lista della spesa, sarebbe la stessa cosa?
Come mai le notizie scoop di Striscia hanno un seguito di
indagine e gli altri no?
Forse chi sta dietro a Striscia ha più tempo? Non credo.
Forse chi sta dietro a Striscia utilizza stratagemmi per
arrivare prima? Non credo.
Forse chi sta dietro a Striscia vuole solamente fare audience? Non credo.
FORSE CHI STA DIETRO A STRISCIA ASCOLTA, DÀ VOCE anche a
chi in Italia conta meno e cioè ai suoi cittadini che
evidentemente hanno dei problemi molto seri addosso e che
inizialmente consideravano Striscia l'ultima spiaggia,
come si suol dire, ma che con l'andare del tempo e
considerando la serietà dell'interlocutore hanno deciso
di dare fiducia a chi dà loro spazio e voce. Questo il
mio modesto parere e checchè se ne dica continuerò a
seguire Striscia a i suoi. Cordialmente saluto.
N.Petraia, S.Antonino Svizzera
7
Febbraio 2001 - Uranio impoverito, quante cazzate... |
Uranio impoverito, inizia il
riflusso? Dopo che Repubblica era stato uno dei più indomiti
cavalieri dello stallone impazzito dell'uranio impoverito, il Venerdì
di Repubblica innesta la retromarcia e pubblica un equilibrato e
informato reportage di Attilio Giordano da Sarajevo in cui si
scrivono un paio di cose a tutti note, ma mai dette da nessuno: che
non c'è alcun aumento delle leucemie nella popolazione
bosniaca.
E che i proiettili all'uranio impoverito nella fabbrica di Hadzici a
2 centimetri di distanza (ripeto: DUE) non emettono più
radioattività rilevabile. Anche questo tutti lo sapevano, ma
nessuno lo ha scritto. Nei giorni dell'uranio impazzito ci sono
state patetiche telefonate da Sarajevo alle redazioni con gli
inviati che dicevano che a Sarajevo non c'era nulla e i
capi servizio che chiedevano pezzi pieni di morti, tumori e
malati vari.
E se queste cose non c'erano nel pezzo ce le mettevano loro nel
titolo, tanto la maggior parte della gente legge i titoli, mica i
pezzi! Ma, sempre sul Venerdì, Paolo Garimberti si lascia
andare a una specie di excusatio dicendo che nel tranello
sono caduti tutti i maggiori quotidiani d'Europa; Repubblica, Le
Monde, The Guardian, El Pais.
Si dà il caso questi quotidiani abbiano riferito la notizia dei
casini in Italia sull'uranio impoverito (si chiama dovere
d'informare), ma mai hanno dato spazio alle cazzate che in
Italia sull'uranio impoverito si sono scritte. L'unico giornale
schierato decisamente per la linea della colpevolezza non è citato
da Garimberti: si tratta dell'Independent. Uno dei suoi più
importanti giornalisti, Robert Fisk, da anni gira per l'Iraq
e la Bosnia, andando in cerca delle conseguenze dei
bombardamenti con l'uranio impoverito. Forse le conclusioni che trae
possono non essere condivise, ma sul metodo del suo lavoro non c'è
nulla da dire: interviste, visite di persona sui luoghi, scarpinate,
centinaia e centinaia di chilometri percorsi per verificare una
notizia. Si può dire altrettanto delle paginate di panna montata
all'italiana?
Die Scheere
6
Febbraio 2001 - Le
mazzette al Bottegone |
Figaro,
parlando del vizio della smemoratezza, parla di questioni irrisolte
che, proprio perché irrisolte, continuano ad annidarsi in qualche
angolo della nostra esperienza di uomini. Ciò che è ben vero in
generale, e che è ben vero per il caso di Casa Savoia, non
è più vero, chissà poi perché, per gli anni più recenti, per la
storia della repubblica.
Perché, caro Figaro, fai
dell’ironia sul "perdono" cui è avviato Craxi
dopo la cerimonia istituzionale della settimana scorsa, ricordando
le mazzette lasciate sul tavolo di piazza Duomo e dimenticando le
mazzette lasciate in un ascensore di via delle Botteghe Oscure?
Anche questa è una questione irrisolta, o no?
Eppur
mi sembrerebbe più coraggioso guadagnarsi lo stipendio dicendo sul
muso quel che deve essere detto a chi oggi sta tra chi comanda
invece che tra chi giace.
Come
sperare in una democrazia pulita, come tu giustamente dici, quando
la vita politica di decisivi dirigenti dell’Italia di oggi ha un
passato pieno di particolari imbarazzanti.
E’
anche dalla sostanziale incapacità di fare una riflessione non
squilibrata sugli anni 90 che si è consolidato un gruppo dirigente
che ha nel solo "nuovismo" la propria motivazione: la
lettura di racconti organici sulla politica più recente, come
quella che emerge dall’ultimo libro di Vespa, lo rende
lampante. Così come lo conferma il ridicolo scopiazzamento di
programmi e modalità pubblicitarie. Il "nuovismo" altro
non ha fatto che coprire lo spaesamento della sinistra, orfana di
riformismo radicato e afflitta dal mal sottile dell’ex-comunista
che deve farsi accettare e che non può far altro che girare la
giacchetta.
Allora,
se il giornalista deve raccontare un fatto, che racconti, ma se il
giornalista deve commentare una situazione, come fai tu, non può
fare le cose a metà. Si può tirare l’acqua verso un mulino, chè
l’imparzialità non esiste, ma lo si può fare con una battaglia
di verità, che faccia migliorare il Paese.
Ricordare le mazzette
socialiste, e come furono originate, e dimenticare, ad esempio,
l’enorme ,e diffusa in tutt’Italia, proprietà immobiliare
comunista, e come fu originata (salamelle?), non è guadagnarsi lo
stipendio.
Come non lo è, nel farsi un giudizio sulle scelte
politiche italiane, dimenticarsi del terremoto d’Irpinia, dei
traffici "umanitari" in Kossovo, giù giù fino al Bingo e
alle molte che sicuramente conosci e che io, qui in cima
all’Italia, non immagino neanche.
Dobbiamo andare avanti molto col
moralismo, secondo Te? O ci vuole un po’ di morale per far girare
più seriamente le cose italiane? Non credi che la crisi di
credibilità della politica di oggi stia proprio nei frutti di
questo moralismo? Del resto, scusami tanto, il quadro che emerge,
dalla lettura del "Barbiere", della moralità
dell’ambiente dei giornalisti, fa pensare. Insomma, Figaro,
non aver paura!
Franco Gaggia, Bolzano
6
Febbraio 2001 - Remember Mani Pulite? |
Caro Barbiere, ti ricordi di "Mani Pulite"? Ti ricordi
del finanziamento illecito ai
partiti? Stand strapagati, pubblicità a quotidiani
di partito semi- clandestini e quant'altro? Nessuno
sapeva. Nè i giornalisti ,nè i magistrati...
Per
aiutare la categoria vorrei allora segnalare la notizia
pubblicata dal
Corriere della Sera del 29 gennaio:"Io fondo,tu
fondi": La voglia di fondazione ha ormai contagiato i politici. E così anche il
sottosegretario alla difesa , il diessino Marco
Minniti, sta pensando di
crearne una.
Nelle intenzioni dovrebbe essere una
fondazione che si occupi
dell'industria, delle difesa e dell'aerospazio. A
finanziarla dovrebbero
essere le aziende italiane del settore, per un totale di 3
miliardi di lire. Minniti dovrebbe presiederla sia
se fosse eletto alle
prossime politiche , sia in caso contrario."
Il sottosegretario alla difesa, con delega proprio
all'aeronautica, non ha nulla da dire? Se proprio non vuole parlarci della
nuova "fondazione"potrebbe almeno
spiegarci a che punto sono le
trattative per la assegnazione della commessa nella
quale sono in ballo F16 statunitensi e Mirage francesi?
Così,tanto per capire...
"non potevate non sapere"
Buona Giornata
6
Febbraio 2001 - Ho 34 anni e sono pieno di debiti |
1°
- Le monarchie nel mondo di morti ne hanno fatto miliardi (nei
secoli).
2° - Craxi: ho 34 anni la sua colpa è quella di aver indebitato lo
Stato (e riempito gli apparati) per milioni di miliardi che oggi
sono pagati dalla mia generazione. Se poi ha rubato anche
"l'argenteria" sono fatti suoi e del magistrato.
Basta con la storia di Tangentopoli creata contro Craxi:
Tangentopoli è arrivata perchè lo Stato era sull'orlo del collasso
totale (per colpa di chi? Mia? di Pol Pot? di Topolino? Oppure di
una intera classe dirigente che oggi si gode quei benefici alle
spalle di extracomunitari e giovani senza lavoro, in nero o
"precari").
2b - Siamo in mano a due fideiussori (nei confronti delle banche)
Ciampi e Amato, entrambi non eletti, entrambi non
"comunisti": la sinistra si è presa carico
responsabilmente di fare quello che poteva per evitare che finissimo
proprio come la Russia (cari monarchici, socialisti, ecc.). Voi
avete "brandito" la Russia per portarci dove si trovano
oggi loro.
3° - quando si parla di Pci in Italia toglietevi il cappello e
inchinatevi. Anche voi Savoia.
4° - Perchè i Savoia no? Perchè il "principino" prima
di essere cittadino dello Stato italiano è gia diventato
stipendiato (o comunque sponsorizzato, visto l'importanza
dell'apparire in tv, la cosidetta prima legge moderna del "Taricone")
dallo Stato: l'"alternativo Fabio Fazio" lo ha portato
alla Rai da anni... figuriamoci quando rientrerà............
...mala tempora... ma attenti ad esagerare... il "parco
buoi" potrebbe perdere la calma.....
Bue
6
Febbraio 2001 - Non sentirti mai arrivato |
No,
Bruno, non sei né presuntuoso né illuso, forse ancora un
po' inconsapevole. Leggendo il Barbiere, ma anche
guardandoti intorno, dovresti esserti reso conto che in
questo mestiere è molto, ma molto difficile riuscire a
ottenere un contratto a tempo indeterminato. Lo sanno bene
tutti coloro che questa professione la svolgono da anni,
chi abusivamente, chi con contratti a termine, chi
barcamenandosi come free lance tra innumerevoli
collaborazioni.
Sei molto giovane, Bruno, e hai voglia di arrivare in
fretta da qualche parte. Ma se ami davvero il giornalismo
devi mettere in conto che la fretta non porta da nessuna
parte, non in questo settore. Sono in tanti i colleghi che
hanno superato da un bel po' la trentina, in troppi quelli
che vivono di disoccupazione, i precari e quelli che come
te sognano e ambiscono a qualcosa di più stabile. E' una
dura lotta, ma se dici di crederci vai avanti.
Non è vero che non si "arriva" senza
raccomandazioni: forse è soltanto un po' più difficile e
richiede un po' di tempo in più. Approfittane per
misurarti maggiormente sul campo e accontentati, per il
momento, di ciò che hai, tenendo conto che un giornalista
non deve mai sentirsi "arrivato": la vera
presunzione sarebbe quella. Accontentarsi di un posto
fisso per molti significa (a torto) non avere più nulla
da imparare e per la nostra categoria non c'è nulla di
più deleterio. In bocca al lupo.
Una cronista
6
Febbraio 2001 - Le farine? Non erano proibite |
Un piccolo appunto
all'articolo a firma
'Figaro' nella rubrica 'Barba e capelli': non per voler difendere la
categoria degli allevatori, ma le farine di origine animale sono
state abolite TOTALMENTE solo nel dicembre del 2000, poco più di un
mese fa. La stampa nazionale e, nel qual caso, il pungente Figaro,
pare non abbiano conoscenze approfondite sul tema.
Dal 1994 ( in Italia) i bovini non potevano essere
nutriti con farine derivanti da altri bovini, ma fino al dicembre
scorso potevano cibarsi di farine derivanti da pollo, suino ecc. (e
senza rischi dato che la Bse è specifica per ogni razza). Anche
polli (che sono onnivori), suini e altri animali, fino al dicembre
scorso, sono stati nutriti con farine animali. Perciò è sbagliato
scrivere che gli allevatori in toto usavano farine proibite,
semplicemente perchè proibite non erano.
Cristiano
Riciputi, giornalista, laureando in Tecnologie alimentari
2
Febbraio 2001 - Diritto o barbarie |
Mi dispiace che Figaro
insista sulle connivenze dei
Savoia. Era il diritto
barbarico che puniva tutta la famiglia (o tutto il clan)
per le colpe di uno. I Romani insegnarono che la
responsabilità è personale: cosa c'entrano gli elvetici
rampolli savoiardi con l'Asse? Più che il buonsenso è il
Diritto a essere colpito a morte.
Arrestiamo allora tutte
le famiglie dei mafiosi. Esiliamo figli e nipoti di
fucilatori. Mettiamo i sigilli ai portoni diessini, perché
complici di Pol Pot, di Stalin etc. Cacciamo via gli eredi
Mussolini. Persino la Cassazione ha dovuto escludere che
"concorso esterno in attività mafiose" sia
reato contemplato dal codice. La famigerata transitoria fu
utile ad impedire che dopo il chiacchierato referendum i
Savoia tentassero una rivincita. La sopravvivenza di
partiti monarchici non fu definita "pericolo per la
democrazia". Non sono monarchico e non mi stanno
simpatici padre e figlio che, fra l'altro, parlano pure
uno stentato italiano. Ma di quali reati sono
responsabili? Il Diritto è radice di democrazia. O no?
Giuseppe Spezzaferro
2
Febbraio 2001 - La lugubre contabilita' dei comunisti |
Giustissimo l'articolo
del 31 gennaio sulla memoria riguardo i Savoia,
Craxi,
ecc. Ma come mai quando ad un comunista (o
"post-comunista") si prova a ricordare il
centinaio di milioni di morti sparpagliati nel mondo
intero nel secolo scorso, nella migliore delle ipotesi si
è tacciati di rozzezza di analisi e di 'lugubre
contabilità' ? Su questo argomento aspetto risposte da
circa 30 anni (facevo le elementari). Che Figaro possa
finalmente soddisfare questa mia 'rozza' curiosità?
Saluti
Luigi Serafini
2
Febbraio 2001 - Leggiamo bene le
deposizioni dei testi |
Cari
colleghi, ho
letto la lettera che vi ha inviato
Giulio Francese, il
figlio di Mario,
il cronista assassinato a Palermo dalla mafia. In alcuni
punti è polemico con i giornalisti, parla di
"cronache sempre
più scarne e approssimative", di pochi
giornalisti in aula a seguire il
processo, della figura del cronista di oggi
"al telefono".
Avevo letto quella lettera pubblicata una settimana fa, e
ne avevo ricavato
un'idea che ho tenuto per me. Da qui, e dal fatto che sui
giornali, in particolare quello in cui
lavora Giulio Francese (Giornale di Sicilia), e per
il quale è morto suo
padre, non c' è stata alcuna cronaca "seria"
del processo. Tutto è
stato reso in maniera soft dai vertici del
giornalismo siciliano e
nazionale.
Forse anche da chi Mario Francese lo ha
conosciuto e adesso siede
nei posti "dirigenziali". E allora, Giulio
Francese si è forse chiesto perchè si è dovuto
ricorrere alla preziosa collaborazione del
"Barbiere della Sera",
grazie al quale le verità, che tutti avrebbero
voluto scrivere e che
qualcuno ha impedito, sono state rese note? Si è
forse chiesto perchè
il suo giornale non si sforza di andare
"dentro" la notizia di questo
processo, scavando anche nelle deposizioni dei
testi? Grazie Barbiere.
Strogoff
2
Febbraio 2001 - Pornostar, che male
c'e'? |
Caro Barbiere, la caccia sempre più forsennata al gossip
e al pettegolismo
hard ci espone proprio a brutte figure. Dico ci
espone perché onestamente, ognuno di noi, avrebbe
pubblicato, senza
nemmeno rifletterci, lo stesso box di cattivo gusto del Corriere della Sera di mercoledì 31 gennaio a pagina 11.
Non
voglio entrare nel merito dell'accostamento, sotto
la testatina Scandalo
del calcio, della vicenda di Verona (dove il presidente
Pastorello ammette di non poter comprare un
giocatore di colore per
timore della reazione dei tifosi) con quella dei
calciatori dell'Inter,
implicati in una storia di festini a luci rosse (non
capisco dove
sia lo scandalo in questo secondo caso), anche se forse
meriterebbe una riflessione il nostro modo di
mettere tutto nel calderone.
Mi fa incazzare nero il box di pagina 11 e mi fa
incazzare che non lo
abbia notato io, ma mia moglie che non fa la giornalista e
proprio per questo guarda ai giornali con occhio più
attento. Sotto la testatina "I precedenti" si raccontano
varie storie di prostitute e festini che hanno coinvolto i principi della
pedata: l'ultimo
riquadro narra della "bella Petra, di professione
pornostar, (che)
conquistò le pagine sportive per la sua storia con
Asprilla". Ora,
mi domando, che cosa accomuna "bella Petra" alle
prostitute? Il fatto che facesse la pornostar o che
vivesse una storia
con Asprilla, giocatore di colore?
Grifo
2
Febbraio 2001 - Le cremine monodose di Lina Sotis |
Avete
presente la rubrica "ControCanto" pubblicata sul Sette
del Corriere la scorsa settimana? Sarò anche un'illusa, ma quando
leggo gli articoli di colleghi illustri penso sempre che ci sia qualcosa
da imparare.
Difficile pensarlo ancora, dopo aver seguito le discettazioni di Lina
Sotis in campo cosmetico. Impariamo, è vero, che le creme di
bellezze in vasi e flaconi non servono a nulla perché si
ossidano, ma apprendiamo pure che a inventare le creme monodose
è tale Miuccia Prada. "È lei, solo lei, quella che
inventa o importa le mode", si entusiasma la signora Sotis, non
lesinando altri plausi di cuore.
Ora, a parte il fatto che le creme cosmetiche monodose già esistono
da tempo in Italia, mi chiedo perché due colonne di giornale
debbano fare pubblicità gratuita (e nemmeno occulta) a una
stilista.
Sarò anche provinciale, non scrivo per il Corsera e nel bagno non
ho armadietti pieni di creme firmate ("già da tempo le
provano e le usano le giornaliste di beauty internazionali",
informa sempre la Sotis), ma non voglio smettere di indignarmi.
Servirà a qualcosa?
Patrizia da Verona
2
Febbraio 2001 - Sono un presuntuoso o un illuso? |
Caro Barbiere, sono un giovane pubblicista di 21 anni, collaboro
con quotidiani vari per servizi di cronaca, sport e spettacolo.
Solo collaborazioni, ma nessuna assunzione.
Per essere
assunti da un giornale bisogna per forza essere raccomandati,
conoscere qualcuno che conta,
essere figlio di un uomo potente? Io che non ho nessuno
di questi tre "requisiti" è meglio che pensi
ad un altro lavoro? Tra i suoi "clienti" non
c'è magari un direttore che abbia voglia di mettermi alla
prova?
Ritengo di avere le carte in regola per fare questo
mestiere e sono pronto a dimostrarlo. Sono un presuntuoso
o un illuso?
Grazie, aspetto una risposta.
Bruno
1
Febbraio 2001 - Grazie Barbiere |
Caro
Barbiere della Sera, nel ringraziarti per avere
dato spazio alla requisitoria del pm sul processo contro i
presunti assassini di mio padre, Mario Francese, sperando
che molti colleghi possano così scoprire chi era, ti
invio la lettera aperta da me scritta a tutti gli organi
di stampa (pubblicata sui quotidiani palermitani) con cui
ho voluto stimolare la riflessione sul giornalismo di oggi
e sui motivi per cui un giornalista ucciso dalla mafia 22
anni fa e ancora senza giustizia resta ancora un
giornalista “scomodo” e purtroppo in gran parte ancora
ignorato dalla stampa. Ancora grazie
Giulio Francese
Da
collega a colleghi, nel nome di un collega che era anche
mio padre, ucciso dalla mafia perché giornalista scomodo
e tenace, da 22 anni in attesa di giustizia, mi chiedo e
vi chiedo: a chi interessa davvero la verità su Mario
Francese?
Me lo chiedo e ve lo chiedo alle luce delle cronache
sempre più scarne e approssimative sui giornali cittadini
(su quelli nazionali meglio stendere un velo pietoso) in
cui si dà poco spazio alla limpidezza dell'uomo e del
giornalista tratteggiata negli atti giudiziari e un po'
troppo a polemiche futili e pregiudizievoli in cui
qualcuno, dopo l' ultima udienza, ha voluto coinvolgere la
mia famiglia che chiede, pretende, il rispetto del proprio
dolore, nel pieno rispetto delle sofferenze di altri parti
chiamate in causa in questo processo.
Non si può estrapolare parte di un intervento per potere
titolare "Parti civili contro". Non consento di
"usare" il mio nome e la vicenda della mia
assunzione al Giornale di Sicilia per fini poco nobili che
nulla hanno a che fare con l'unico vero interesse:
conoscere la verità sulla morte di Mario Francese.
Mi si dirà: in aula se ne è parlato. Lo ha fatto
l'avvocato Sbacchi, che rappresenta il Giornale di
Sicilia. Si è sentito in dovere di replicare nel suo
intervento l'avvocato Gervasi, in nome della mia famiglia,
dopo avere sottolineato che la morte di Mario Francese ha
cambiato la vita, i destini dei suoi quattro figli che
hanno dovuto interrompere gli studi per potere lavorare.
In merito alla mia assuzione l'avvocato Gervasi ha
evidenziato che sì, al Giornale di Sicilia dove ho fatto
tante cose, potevano forse valorizzarmi di più facendomi
fare il lavoro che ho interrotto e che era il lavoro di
mio padre (voglio ricordare che nel gennaio '79 mi
occupavo già di cronaca giudiziaria per conto del Diario)
ma probabilmente ciò è stato fatto con lo spirito
migliore, quello di proteggermi.
Di questo passaggio però non c'è traccia nelle cronache.
Non voglio puntare il dito contro questo o quel giornale,
non è nelle mie abitudini, piuttosto sarei tentato di
farlo contro i "cari colleghi" dei giornali
nazionali bravi a fare analisi solo a tavolino sul
fenomeno mafia.
E bene ha fatto (ma ahimè, anche di questo sulle cronache
non c'è traccia) l'avvocato Crescimanno, in
rappresentanza dell'Ordine dei giornalisti, a denunciare
la "mancanza di testimonianza giornalistica oggi
nelle aule giudiziarie. Oggi il giornalista lavora al
telefono, assembla, ha tradito - ha detto - il suo ruolo
di testimonianza. Mario Francese invece era lì, in aula,
a raccogliere e testimoniare.".
Non sono stati molti i giornalisti un aula a seguire il
processo Francese, forse perché hanno avuto poco spazio,
forse perché non c'è un vero interesse o forse per la
ragione opposta, perché dopo 22 anni rimane una morte
scomoda. Non entro nel merito dei resoconti, che ho
trovato insoddisfacenti, lacunosi, anche parziali. Ma,
essendo parte in causa, potrei essere poco obiettivo.
So però che devo dire grazie solo ai magistrati, non
certo ai colleghi, se questo processo, comunque vada a
finire, restituisce a mio padre l'onore, lo spessore di
una grande professionalità e di una grande umanità
mortificate da venti anni di incomprensibile, ingiusto
silenzio, cui la stampa senza eccezioni ha dato il suo
grosso contributo.Anche qui, nessuna polemica (anche io ho
commesso degli errori) ma solo un semplice, modesto invito
a riflettere.
Giulio Francese
30
Gennaio 2001 - Job opportunities: il giornalista-pizzicagnolo |
E io che
credevo che un infermiere fosse un infermiere, un pollivendolo fosse un
pollivendolo ed un giornalista fosse un giornalista. Stronzate. Ho
scoperto che un giornalista può - e per qualcuno "deve" -
essere anche un commerciale. O viceversa, secondo i gusti e le necessità.
Curiosando tra le offerte di lavoro on line, su uno dei maggiori siti
"cerco-offro" ho trovato un annuncio che mi ha aperto la classica finestra sul
mondo. Ecco
l'appello dell'azienda: Cerchiamo 240 persone motivate di età 22/30
anni per ogni regione d'Italia che
sviluppino un'attività commerciale-giornalistica. Requisiti: Il
candidato ideale ha cultura media, ottima conoscenza della lingua
italiana, è dinamico, intraprendente e ama lavorare in autonomia. Oibò,
mi son detta. Un'azienda cerca 240 giornalisti e nessuno se ne
accorge?
Dopo l'entusiasmo iniziale, mi sono arrovellata per capire chi diavolo
sia questo fantomatico "commerciale-giornalista". Il
giornalista-marchettaro? Finalmente qualcuno ci chiama
col giusto nome, senza peli sulla lingua e false ipocrisie!
Macché. Il
commerciale-giornalista è un'altra cosa, come spiega dettagliatamente
l'azienda illustrando le mansioni. Mansioni: I nostri collaboratori
avranno in primis la responsabilità di sviluppare la rete commerciale
promuovendo gli abbonamenti al settimanale rivolto a privati che operano
e lavorano nel settore commerciale e a liberi professionisti. A questa
prima fase seguirà quella dell'organizzazione editoriale di questo nuovo periodico a diffusione
nazionale: i candidati dovranno quindi dedicarsi ad un lavoro di
redazione giornalistico diventando responsabili di zona per i servizi
giornalistici.
Apriticielo!!! Adesso sì che è chiaro. Vogliono fare un
giornale e distribuirlo tramite abbonamento. E cosa fanno? Cercano
commerciali in grado di promuovere il prodotto e (poi) professionisti
capaci di realizzarlo? Nooo. Suvvia, ragazzi, non scherziamo. Sarebbe
troppo complicato, troppo costoso e troppo corretto. Insomma, troppo
stupido. Perché devo pagare il doppio se posso spendere la metà?
E così
t'invento il "commerciale-giornalista", una figura
professionale di cui, accidenti, si sentiva davvero la necessità.
Peccato che, solitamente, un giornalista-medio non sia in grado di
vendere l'acqua nel deserto e, viceversa, un buon commerciale è tutto
tranne che obiettivo (sempre che il binomio giornalismo-obiettività
abbia ancora un senso).
Non ho ancora deciso se ridere o piangere. Ma
temo che la nostra professione stia vivendo un periodo di oscura
transizione verso il precipizio. Non voglio essere pedante e nemmeno
fare la morale. Però a me i conti non tornano e vi risparmio ulteriori
riflessioni etico-professionali. Piuttosto. Attendo con ansia nuove job
opportunities dal mercato, che so, il medico-farmacista (che ti
prescrive l'aspirina e te la vende), il dj-addetto alle pulizie (che
ramazza la pista a fine serata) oppure il contabile-cubista (che
intrattiene l'amministratore delegato tra una prima nota ed una chiusura
di bilancio).
Ragazzi, che spettacolo. Non vedo l'ora di vedere i giornalisti-strilloni, tutti per strada col
blocco di quotidiani sotto
braccio a gridare "ultimissime della notte!!!". Anzi, sapete
che vi dico? Bando alle ciance e alle edicole: ora scendo in strada con
qualche arretrato e cerco di rifilarlo a prezzo doppio.
Brillantina
29
Gennaio 2001 - Rammendare i buchi è peggio che prenderli |
Lo dico da giornalista, ma lo dico soprattutto da
lettore. E' una vergogna per il primo giornale italiano riportare a due
colonne in basso pagina 20 la riapertura del caso De Mauro, "solo"
perché anticipata dal giornale concorrente.
Come giornalista-e-basta mi fa
male pensare che possano esservi dei colleghi così stupidi da credere che
nascondendo i buchi (nascondendo?) si difenda il prestigio della propria
testata. E quello, già basso, della categoria.
Marco Esposito