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12
Marzo 2001 - Non mi spaventano le pernacchie |
Caro
Taras, non mi spaventano ne' i fischi ne' le pernacchie.
Credo sia legittimo da parte di ciscuno di noi esprimere
la propria opinione. Se poi questa ottiene risposte senza
proposte il risultato e' solo il suicidio collettivo.
In quella assemblea avevo sottolineato diverse cose,
che ho ribadito anche nell'articolo cui tu rispondi con
tanta veemenza. Ancora una volta non trovo pero'
risposte. Tu dici che dovrei conoscere quella legge
sul diritto di priorita'. Confesso che non la conoscevo,
il fatto di essere all'Inpgi per fortuna non mi obbliga
studiare giurisprudenza e fra i prerequisiti non c'e'
almeno in qiesto causo la laurea in legge.
Detto questo si impara sempre e quindi ben vengano le
informazioni e le conoscenze. Tuttavia, mi pare che tu
ancora una volta citi una legge che nulla ha a che vedere
con il diritto di tutti i precari Rai a concorrere per
essere assunti, nel rispetto di criteri certi ed equanimi.
In questi giorni ho ricevuto numerose telefonate.
Per esempio c'e' chi mi racconta di essere precario da
5 anni e di avere sommato poco meno di 600 giorni di
precariato. Perche'? Perche' come tu sai nelle sedi
regionali le produzioni, tranne poche eccezioni, sono una
chimera.
L'ho gia' scritto, non vorrei tediarvi, ma chi non ha
la "storica" anzianita' dei colleghi che
lavorano a Roma, quali prospettive professionali deve
aspettarsi dalla legge sulla priorita', o da un "listone"?
Nessuna. Su questo credo sia difficile smentirmi.
Ribadisco: la Rai non assumera' tutti i 300 precari che
lavorano nelle sue testate. Allora, quei 30 a tempo
indeterminato che rappresentano il fabbisogno da qui al
prossimo triennio, come si scelgono?
Vera
Paggi
9
Marzo 2001 - Non tutti i precari portano a Roma |
Non
ci capisco piu' nulla, davvero... Il presidente dell'OdG
fa saltare il concorso perche' "i precari sono
favoriti". Ma di solito i concorsi (in generale, non
quelli Rai) non venivano organizzati proprio per dare
finalmente una dignita' a chi aveva lavorato in una
struttura per anni ed aspettava un riconoscimento?
A che
titolo il presidente dell'OdG (quello che IO mantengo con
le quote, accidenti! Credo che diventero' un po' moroso...) si intromette ed impedisce ai suoi iscritti di
arrivare (o almeno provare a farlo) ad un obiettivo di
carriera strameritato?
La reazione entusiastica dei
precari romani lascia pensare che da questo pastrocchio
loro usciranno comunque bene... nei "palazzi" ci
stanno loro, mica noi "periferici", un modo per
piazzarsi lo troveranno.
Solo, una preghiera: vorrei che
non firmassero i loro comunicati "Il coordinamento
precari" ma "Il coordinamento precari
romani". Nelle sedi ci sono molti che non si sentono
rappresentati...
Messaggio per Vera Paggi: contattami a deusexmachina65@hotmail.com
Grazie Barbiere, saluti a tutti.
Deusexmachina
9
Marzo 2001 - Una spruzzata di napalm |
Cara Collega Paggi,
tu esattamente un anno fa arrivasti a Saxa Rubra da
Milano a partecipare a un'infuocata assemblea generale dei
precari con l'Usigrai. Sventolasti uno pseudo
documento su cui era spalmata a mo' di nutella (con tanto
di onde) l'esatta posizione (poi rivelatasi suicida) dell'Usigrai
- firmataria del bando di selezione - e ti beccasti una
discreta quantità di fischi e pernacchie dai quasi 150
colleghi presenti (e non erano affatto tutti
"romani").
Sai perché? Perché non si bonifica il sottobosco con il napalm:
insieme ai "sorci" e alle "malepiante"
si finisce col bruciare ogni forma di vita. La bonifica
deve essere fatta con regole certe, hai ragione tu. Ma la
certezza di queste regole deve essere sancita soprattutto
con il massimo consenso possibile.
E se tutti (pardon, quasi tutti, eccetto te) i precari
hanno giudicato una schifezza la vicenda della selezione,
preferendo esercitare il proprio legittimo diritto di
priorità, una ragione ci deve pur essere. A proposito:
vista anche la tua posizione istituzionale nell'Inpgi,
dovresti conoscere a menadito le leggi che regolano il
nostro lavoro: bene, vatti a ripassare il diritto di
priorità (lg 56/87 art. 23 comma 2). Vuoi vedere che è
proprio questa la prima di quelle regole certe di cui
tanto parli senza mai entrare nel merito?
Taras, gladiatore magnogreco, cacciatore di Hydre
2
Marzo 2001 - Purtroppo ha
vinto il partito del sottobosco |
Purtroppo, per ora, la prima vittoria va al partito del sottobosco.
Il Tar oggi ha sospeso lo svolgimento della
selezione per l'assunzione di giornalisti
professionisti alla Rai. Ho letto di tutto sul tuo sito, caro
Barbiere, a proposito di questa selezione o concorsone
che dir si voglia.
Finora mi sono astenuta, nonostante mi prudessero
le dita, dall'esprimere la mia opinione su tutto quanto si
e' detto in questi ultimi mesi a proposito di quella che
io definisco la necessita' di cambiar pagina
nei criteri di assunzione in Rai. Cambiar pagina vuol dire
prima di tutto pensare che chi fa questo mestiere e lo fa
alla Rai ha una responsabilita' ancora maggiore,
professionalmente intendo dire, nei confronti dei propri
spettatori, di quanto gia' i giornalisti italiani
dovrebbero avere sempre quando scrivono, commentano,
verificano le proprie fonti.
Perche' la Rai e' si' un'azienda "privatistica"
(nonostante l'intervento del Tar, la cui giurisdizione su
questa materia appare piu' che traballante),
ma di servizio pubblico. Sembra una contraddizione,
ma sul mercato, non giornalistico, di esempi ce ne sono
molti. Credo che i giornalisti che lavorano in questo
servizio pubblico debbano rispondere del proprio lavoro,
prima che al proprio direttore, ai cittadini di questo
Paese. Se tutti noi avessimo sempre presente questo "valore"
la Rai potrebbe diventare molto diversa da quanto gia' in
questi anni, positivamente e' cambiata.
Dico positivamente perche' se non e' vero che i partiti
hanno fatto un passo indietro nelle nomine e nel creare
equilibri politici all'interno delle testate, il
criterio della selezione, in assoluto era ed e' quello
piu' trasparente, di maggiore garanzia prima di tutto per
i cittadini di questo paese, prima ancora che garanzia
delle centinaia di colleghi, precari Rai, che in questa
azienda lavorano e sanno dare il meglio della propria
professionalita'.
Sui paletti per l'accesso al bando di selezione si
puo' discutere a lungo. Ma c'e' chi vuole
strumentalmente usare le contraddizioni di alcuni di
questi paletti, non a favore di un accesso trasparente
alle assunzioni in Rai, ma a favore del sottobosco.
Nessuna,
fra le tante voci che si sono levate contro la
selezione, invocando privilegi di anzianita' non
meglio identificati (a quanti di noi e' stata data la
possibilita' di concorrere semplicemente inviando un
curriculum, ai contratti a termine? O alle assunzioni?) ha
fatto una banale, ancorche' brutale considerazione:
che in un paese dove la flessibilita' impera, che
considero per necessaria brevita' solo come un dato di
cronaca, la Rai non potra' mai assumere tout court i
300 e passa giornalisti che lavorano a termine nelle
sue redazioni, nei programmi di rete.
Ciononostante e' una delle pochissime aziende editoriali
italiane che ha continuato ad assumere in questi anni. Ne
potra' assumere nei prossimi 3 anni forse 30, o 40. Gli
altri 300 a contratto. Come si scelgono allora questi
professionisti? La Rai ce li ha gia'. Vero. Sono i precari
cui da anni vengono rinnovati i contratti a termine.
Per l'80 per cento stanno a Roma, perche' e' a Roma che si
fa la gran parte delle produzioni. Allora, la prima
contraddizione, in un criterio di sola anzianita' e'
quella che si creerebbe, inevitabilmente, un conflitto di
interessi tutto interno alla Rai: e gli altri che magari
lavorano da anni, ma hanno meno giorni di anzianita',
perche' ad Aosta o a Bari si puo' aspirare solo alle
sostituzioni ferie? Questi altri che devono fare?
Su questo, i criteri della selezione sono equanimi: si
concorre per essere assunti in una sede sola, e che
vinca il migliore fra i precari che in quella sede
vogliono lavorare, gli altri continueranno a lavorare a
tempo determinato. Diversamente, il puro criterio di
anzianita' comporterebbe come gia' e' avvenuto e tutt'ora
avviene, che ad essere assunti sarebbero quasi
esclusivamente i precari romani, che poi vorrebbero
tornare dove si lavora per maggior prestigio e residenza
anagrafica - come dargli torto - nella loro capitale di
provenienza.
In questo modo continuerebbero a restare scoperti
posti nelle sedi che ne hanno bisogno e ricomincerebbe il balletto
di nuovi precari ad aggiungersi al truppone che ormai e'
dilatato a dismisura. Certo, stabilire che la laurea debba
essere un prerequisito per chi in Rai non ha mai lavorato fa
rizzare i capelli, accontenta i precari Rai, che hanno
meno concorrenti, scontenta chi sta fuori magari piu'
bravo anche senza laurea di quanti stiamo qui dentro, o di
quanti laureati aspirano a concorrere.
Adesso, pero', della sospensione della selezione non si
avvantaggera' nessuno. Passeranno mesi, prima che veda
la luce, forse non la vedra' mai. Allora, chi invoca la
trasparenza e/o la tutela di chi lavora in questa
azienda, ha ottenuto che 300 o 400 di noi si resti dove
siamo: appesi al filo di rinnovi contrattuali per
nulla garantiti, mentre gia' c'e' chi prepara le valigie,
pronto a saltare sul carro del prossimo vincitore
in barba a qualunque criterio minimo che possa valere per
tutti di concorrere perche' si aspira ad essere piu' bravi
di altri.
Gli altri, quei 700 che in rai non sono mai entrati e
hanno mandato il loro curriculum per partecipare, non
avranno garantita nemmeno la speranza di entrare per
qualche mese all'anno. Chi invece ha voluto o sperato che
la selezione saltasse, in buona fede, per far
valere un diritto di priorita', si ritrovera' di nuovo a scontare
la forza del sottobosco che solo regole certe potranno
contenere. Certo, la selezione non e' la soluzione ai
problemi della Rai, ma non farla e' un passo indietro
e non un punto fermo.
Vera Paggi
2
Marzo 2001 - E lei, Petrina, com'e' stato assunto? |
Grazie,
Signor Petrina. Grazie per aver tutelato i diritti
dei giornalisti lesi (i diritti o i giornalisti?), come trionfalisticamente
annuncia nella sua velina dopo il pronunciamento del Tar
sulla selezione Rai. Grazie per aver ristabilito le
regole in base alle quali lei è stato assunto nella
radiotelevisione pubblica, signor Petrina. Grazie per
avermi inflitto, mio malgrado, un rocambolesco atto di
masochismo: ha utilizzato il mio danaro (la parcella
dell'avvocato sarà onorata con le nostre quote, no?) per non
consentirmi di partecipare alla prima selezione indetta
dopo decenni di reclutamento senza regole.
Giovanni Drogo
26
Febbraio 2001 - Il Petrina pensiero |
Caro Figaro, ti segnalo alcuni contenuti del
ricorso che l`Ordine Nazionale dei Giornalisti ha
presentato al T.a.r. contro la 'selezione pazza della Rai'.
Trascrivo testualmente: "...un ulteriore aspetto
degno di censura e` quello di cui al punto quattro
del bando che concerne il 'personale gia` impegnato dalla
Rai con contratti di lavoro a tempo determinato' per il
quale sono previste modalita` di accesso al concorso
privilegiate....In altre parole sono privilegiati proprio
coloro che hanno avuto la sorte di ottenere in passato (senza
concorso) uno o piu` contratti a tempo determinato...
Appare evidente la illogicita` di una tale previsione e
l`ingiustificata disparita` di trattamento che
ingenera tra i concorrenti ( tutti colleghi)...
Nella previsione del bando sono compresi tutti
coloro che hanno lavorato in passato ( e che quindi non
necessariamente vi lavorano ora) presso la Rai purche` lo
abbiano fatto per poco piu` di sei mesi ( anche non
continuativi ed a qualsivoglia livello e compito negli
ultimi cinque anni). E, francamente, questa appare
un`estensione illegittima di una sanatoria anche essa -
come detto - assolutamente censurabile".
Tali contenuti sono stati giustamente svelati dal
segretario dell`Usigrai, Roberto Natale, con un
lancio di agenzia alla criptonite contro Super
Mario che nei giorni addietro si era distinto nella
difesa appassionata dei precari-gladiatori della Rai,
un'onta per il sindacato che andava lavata con il sangue.
Ma il vero melodramma, caro Figaro, non bisogna leggerlo
tra i passi allucinanti del ricorso, bensì nella replica
tragicomica del Presidente nazionale dell'ordine.
Super Mario, infatti, si e` autocelebrato sulle
agenzie per aver impugnato la 'selezione pazza'
"al contrario di quanto fatto dalla Fnsi e
dalla stessa Usigrai". Insomma, secondo il Petrina-pensiero
il sindacato avrebbe dovuto impugnare il concorsone nato
da un verbale di accordo che porta la firma di Natale, e
del segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi.
Uno scenario intrigante per noi gladiatori, ma non credo
che l'ansia per aver creato una selezione fin troppo
censurata spinga i vertici dell'Usigrai e della Fnsi fino
al punto di autocitarsi in giudizio. Quanto ai
precari non ci sono repliche o giustificazioni da
parte di Super Mario preoccupato solo dal dare lezioni di
sindacalismo a quelli dell'Usigrai.
Sin qui lo scambio di cortesie tra i poteri della
categoria che alimenta la preoccupazione e il senso di
solitudine vissuti da noi gladiatori. Caro Figaro,
abituato come sei a spaccare in quattro peli e capelli,
non ti sfuggirà la natura del terreno in cui è
germogliato il cultivar trans-genico della
"selezione pazza" composto da vari geni: un
innesto perverso che spazia dalla ossessione della
trasparenza e delle regole condivise per l'accesso in Rai
che alberga nelle componenti nobili del sindacato, alle
ambizioni elettorali che pervadono settori dell'Ordine dei
giornalisti e della parte cinica del sindacato fino a
raggiungere le ambizioni di taluni dirigenti della Rai.
Il terreno, ovviamente, è quello della politica che
da sempre delinea lo sfondo della tv di Stato da tempo
trasformata in un laboratorio di ingegneria genetica dove
la Fieg sperimenta nuovi cultivar letali per la
categoria. Quanto a Super Mario sembra che sia caduto in
depressione dopo il suo capolavoro doppiogiochista, ma per
te, caro Figaro, ci sono nuovi clienti che tra non molto
avranno bisogno di un confessionale o di un muro dietro
cui nascondersi: lo shampoo o un colpo di forbici non sono
sufficienti per le loro coscienze pelose.
Spartaco
15
Febbraio 2001 - Conigli morti dal
cappello |
Quando
ho saputo delle ultime novità riguardo alla selezione per
personale giornalistico indetta dalla Rai mi è tornata
improvvisamente alle labbra una canzone che andava di moda
tanti anni fa. I tempi in cui, quando facevo visita al
barbiere, venivo invitato a salire sul cavalluccio. Sarò
fatuo, ma confesso che mi sono messo a canticchiare «Ho
scritto il bando sulla sabbia».
Difficile, però, che - per il bando di selezione - alla
Rai si siano ispirati ai vecchi e cari Franco IV e Franco
I. E' più
probabile che l’idea l’abbiano presa dai cosiddetti «reality
show». Sapete, quelle trasmissioni in cui la vicenda
appare assolutamente reale sino a che, qualche tempo dopo,
uno dei protagonisti svela al telespettatore basito che la storia era
fasulla, che la fidanzata non era tale e che, quindi,
anche le corna erano illusione televisiva.
Così
le cose paiono funzionare per il bando di selezione Rai: un
mese dopo la pubblicazione, i due fidanzati -
l’Azienda e l’Usigrai - ci fanno intendere che il
testo diffuso dal sito Rai è puro simulacro.
Vediamo
di capirci qualcosa. Un elemento importante è costituito
dalla Commissione paritetica Rai-Usigrai tenutasi
la settimana scorsa in cui i due attori concordano alcuni cambiamenti,
tutt’altro che marginali, alle regole della
selezione.
Il
bando, formalmente, resta immutato. Pena una rovinosa
ritirata, le due parti, almeno pubblicamente, non possono permettersi di metterlo in
discussione. Ma ci chiediamo se un magistrato non
possa trovare tali giochi di prestigio al limite di
quanto è consentito in casi come questo. In sostanza,
infatti, la paritetica cambia od interpreta il testo
del bando, (a favore di alcuni di noi precari, è
vero, ma fuori tempo massimo, ormai) in ben 3 punti,
aggiungendo confusione a confusione.
1)
I precari con più di 500 giorni partecipano alla
selezione solo ai fini dell’assunzione e non
concorreranno a formare il bacino da cui saranno « pescati »
i futuri Tempi Determinati. L’idoneità ai T.D. - per
questi precari - è data, quindi, solo dall’anzianità e
non dallo svolgimento delle prove.
2)
L’analisi del potenziale di cui al punto 3d) del
bando è stata stralciata, non è più una delle prove
d’esame, e servirà non a selezionare, bensì a
definire solo gli ambiti di una migliore utilizzazione in
azienda.
3)
I precari con più di 200 giorni non verranno
sottoposti ad una prova di lingua straniera ma ad una
generica verifica per stabilire se, in caso di assunzione,
dovranno seguire o meno un corso di formazione
linguistica.
C’è
da chiedersi, al di là delle incongruenze che
ciascuno potrà facilmente verificare
rispetto al testo del bando, se i circa 250
precari che già attualmente esistono con più di 500
giorni, andranno a riempire quasi per intero il bacino dei
350 che la Rai intende formare tramite la selezione, o se
si aggiungeranno ad esso, contribuendo a costituire un
maxibacino di 600 persone. Comunque vada, i precari con
meno di 500 giorni non hanno da stare allegri: nel primo
caso saranno i colleghi più anziani a tenerli fuori da
Saxa Rubra; nel secondo, i giorni sin qui maturati non
avranno nessun valore nel “mare magnum” del nuovo
bacino. Non vi pare uno smaccatissimo tentativo di
dividere i precari, danneggiando chi ha meno di 500
giorni? Credete che qualcuno ci cascherà?
Bocciati
dai precari tutti, questi maestri dell’illusionismo
si sono allenati per settimane con il risultato di
estrarre dal cappello un coniglio già morto.
Ma le
novità non si fermano qui. Pensate che Viale Mazzini ha
fatto sapere, ma solo alla ADN Kronos, che sono
cambiati i tempi per la consegna della domanda di
ammissione. (Non lo dite a nessuno, mi raccomando…).
Ecco la
storia. I casi di immotivata riconsegna al mittente della
domanda, documentati dal Barbiere nelle scorse settimane,
si sono moltiplicati. Addirittura qualche giorno fa la
busta è tornata indietro ad un componente del
Coordinamento Precari (a prova che i “disguidi” non
guardano in faccia nessuno). I colleghi del Coordinamento,
a questo punto, hanno informato le agenzie del ripetersi
di questi episodi (ADN Kronos del 9/2, 12.11). La replica
di Viale Mazzini è stata immediata e stizzita (ADN Kronos
del 9/2, 18.44) ed ancora una volta ha aperto una squarcio
sulla reale natura del bando: un simulacro senza
contenuto, un’illusione.
Sentite
cosa dicono i cavalloni della Rai: “Come più volte
precisato, anche in sede sindacale, («A cchi ?»,
avrebbe detto Totò) si ribadisce che per le domande di
ammissione farà fede il timbro postale. In altri termini,
non è necessario che le domande arrivino a destinazione
entro il 15 febbraio 2001, ma che siano inviate entro tale
data”.
Non sto
a ripetere cosa recita il bando in proposito -andate a
vederlo da soli- ma certo è una cosa molto diversa
da quella suesposta. Sintetica è stata, in questo senso,
la risposta del Coordinamento (ADN Kronos del 9/2, 20.43):
“Evidentemente l’azienda ha modificato il bando”.
Insomma,
“Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è
eccellente”, diceva anni fa un cinese famoso. Ma sono in
molti a domandarsi (colleghi e politici) perché Usigrai e
Viale Mazzini stiano mandando all’esterno questa lunga
serie di segnali che indicano un evidente stato
confusionale. Se lo chiedono soprattutto i precari
Rai, ai quali, proprio in questi giorni, è stata
autorevolmente, ma riservatamente, indicata questa
prospettiva : “Meglio che la selezione salti adesso
piuttosto che tra un paio di mesi quando le prove
saranno iniziate e sul concorso ci sarà l’attenzione di
tutti i media. Ragazzi, per favore, non mollate”.
Subgiornalista
Spartaco
13
Febbraio 2001 - Qui c'e' puzza di bruciato |
Caro Figaro, volevo solo portare una testimonianza sulla
vicenda del concorso Rai. Io
sono un aspirante concorrente. Perché aspirante?
Perché tre settimane fa ho inviato la raccomandata con
ricevuta di ritorno alla Piemme - che cura la
selezione per conto della Rai
- e ancora non mi è tornata indietro la ricevuta.
Non la raccomandata, ma la
ricevuta.
Sarebbe stato meglio che fosse tornata
indietro la raccomandata,
almeno uno sapeva che non era stata accettata e
poteva rispedirla. Ma io
della mia raccomandata non ho più notizie. Mancano
pochi giorni alla scadenza
dei termini (15 febbraio) e io non so ancora se potrò
partecipare nonostante
abbia inviato per tempo (un mese prima) la raccomandata.
Cosa è successo?
La mia città, dalla quale ho spedito il prezioso
"plico" contenente
domanda e curriculum, dista circa 150 chilometri da
Roma,
dove c'è
l'ultimo (e unico) indirizzo conosciuto presso il quale
inviare la raccomandata. Vuoi vedere
che questi qui fanno sparire le raccomandate di
quelli che non fanno parte
della lista di coloro che devono essere assunti?
Vuoi vedere che vengono
accettate solo le raccomandate dei... raccomandati?
Ho il sospetto che si
cerchi di escludere il maggior numero possibile di
candidati "sconosciuti"
ai quali verrà negato il diritto di partecipare in
modo da favorire i "soliti
noti". E' così? E cosa potrò fare io se la mia
raccomandata dovesse
"sparire"? Qui c'è puzza di bruciato e
di illegalità. Spero di sbagliarmi, ma quando c'è di
mezzo la Rai...
Caro Figaro, tieni gli occhi aperti e fammi sapere
qualcosa Ti saluto
Don Aspirante
12
Febbraio 2001 - Mannaggia a 'sti marxisti
pentiti |
Tanto tuono' che piovve. Come da
programma se ne va il Presidente. Lo sapevamo noi, lo sapevano tutti. Era nell'aria, come le
dimissioni, pronte da tempo nel cassetto. Ma c'era chi faceva finta di
non saperlo ed anzi ne raccoglieva le proiezioni e le proposizioni.
Povero Natale, come soffre. "M'hanno rimasto solo", direbbe il
buon Gassman dei Soliti Ignoti.
Io, invece, dico: mannaggia a 'sti marxisti pentiti.
Anziché ricordare il vecchio precetto maoista, "bastonare il cane che
affoga", lui si adoperava a firmare e firmare, contro tutti. Ignaro che
sarebbe bastato aspettare ancora un poco per vanificare il folle disegno
di una selezione folle.
A proposito, un appunto al subgiornalista Spartaco: hai sbagliato! Fosse capitata a me
la tua vicenda, non
sarei andato a Viale Mazzini per farmi trattare da sub giornalista in
deroga. Mi ricorda lo sketch di Toto' nei panni di Pasquale.
Prendeva schiaffi ed incassava offese da uno sconosciuto che lo aveva
scambiato per un altro, per vedere fino a che punto. "E tu che
facevi?". "Io lo lasciavo fare, io mica so
Pasquale!".
Di qui il consiglio-suggerimento del vostro gladiatore di
fiducia: se vi torna indietro la vostra bella domandina di
partecipazione non consegnatela a mano, raccogliete tutta la bella
documentazione, le relative ricevute di spedizione ed andate con
fiducia dal
legale del
coordinamento. Lui vi dirà che non c'e' bisogno di essere
Pasquale per vedere riconosciuti i diritti alla partecipazione ad un
concorso selezione.
Da giornalisti saremmo pure esperti (sic!) di
comunicazione, ma cari precari, credo che nessuno di noi sia pagato a sufficienza
per risolvere un problema di recapiti postali. Il sottoscritto, pur da impenitente laico (come spero sia,
il teologo della liberazione che si fa chiamare Cavallo Pazzo) eleva
quotidiane preghiere al cielo, nell'auspicio di vedere tornare
indietro la mia letterina qualche ora prima della chiusura del concorso.
Giuro. Chiamo Maria de Filippi e la faccio recapitare dal postino di
fiducia di Canale 5. Ma ad un magistrato.
Suvvia, colleghi di pugna, come diceva Brancaleone sulla
via delle crociate (ed e' l'ultimo omaggio al Mattatore):
"Lungo e' il cammino, ma grande e' la meta". Uno dei firmatari dell'accordo
stipulato sulla nostra pelle, ha gia' lasciato. Vuoi vedere che se ci
concentriamo.
Il vostro Spartaco non domo
12
Febbraio 2001 - A Mazzari', tu vuoi pazziare |
Caro
collega Mazzarino, Totò
direbbe: ...a Mazzarì...tu vuoi pazziare.
Leggo la tua lettera sul Barbiere e mi sento
chiamato in causa. Sono uno dei promotori del documento contro
la richiesta della laurea per i giornalisti. Mi sembra
che la tua lettera sia in fondo una risposta proprio a
quella sollecitazione.
Grazie anche al Barbiere (e ai colleghi toscani)
nell'arco di pochissimi giorni (la lettera è del 7
febbraio) non immagini quante adesioni stiamo
avendo (e non solo dalla Toscana). Tu hai colto il clima:
non ti dico cosa mi scrivono i colleghi che mi mandano
l'adesione, riguardo ai sindacati.
Hai ragione a sentirti odiato: non mi fa piacere ma anche
la mia impressione è quella. Ma io non sono contro
"l'istituzione" sindacato, anche per formazione
politica. Sono iscritto alla Fnsi, pago regolarmente le
quote è ho fatto il corrispondente per 10 anni dell'Unità
(che non era un giornale di destra).
Quando l'Unità dichiarò crisi alla prima riunione i
membri del cdr ci liquidarono (noi 4 corrispondenti
eravamo stato assunti in formazione-lavoro), durante
l'assemblea, con un testuale: "la vostra battaglia è
indifendibile, già è troppo se riusciamo a salvare i
fissi, figuriamoci i contratti di formazione
lavoro!". Questo è stato finora il sindacato per me
(a parte qualche buona persona).. Comunque io non lo
abolirei per nulla al mondo.
Ma
tu mi sembri poco attento o vuoi esserlo. Quando ci
consigli di non "insorgere" dicendo che la
laurea non avrà valore retroattivo mi chiedo cosa tu
voglia dire? Cosa è, una pia intenzione? Non è
retroattività chiedere la laurea, invece di stabilire che
è sufficiente l'esame di stato, per l'ammissione al
concorso Rai (ma come vedremo anche negli uffici stampa
pubblici finirà così)?
Non retroattivo: io direi attualissimo. Tu stai escludendo
centinaia di colleghi. Il sindacato non sta dicendo una
parola su questo. State scherzando sul futuro di molte
persone. Ti ripeto i colleghi che mi scrivono sono davvero
"neri" dalla rabbia. Dici chè è immondo
metterci gli uni contro gli altri: ma noi professionisti
senza laurea cosa dovremmo fare. Dirvi, alla Fantozzi,
"come siete stati bravi che ci avete fatto
escludere!" Tu dici che il sindacato bisogna
incalzarlo e spronare, piuttosto che criticare. Bene:
rileggiti il documento è proprio quello che vogliamo.
Vediamo cosa farà ora il sindacato.
p.s.
Non mi risulta affatto che gli editori siano contrari alle
scuole di giornalismo. Non mi risulta che i
giornalisti italiani che stimo, i più bravi, abbiano
tutti la laurea. Mi risulta che contro i giornalisti
prodotti in serie, clonati, (leggiti Aldous Huxley, il
mondo nuovo, Oscar Mondadori; sai anche noi non laureati
sappiamo leggere) in una aula universitaria fosse
schierato un grande pensatore liberale italiano come Einaudi.
Non mi risulta che qualcuno dei colleghi si sia mai
vergognato di aver appreso il mestiere sul marciapiede
(non a prostituirsi, caro Mazzarì, ma a vedere che in
Italia la realtà delle cose non è quella descritta nelle
aule universitarie: io sono stato 4 anni rappresentante
degli studenti all'università). E infine scusami ma
permettimi una amara constatazione: con il tuo intervento
non capisco dove tu voglia andare a parare.
Con tutti i problemi che il Barbiere riporta
(giornalismo sempre più imbavagliato da questori e leggi
varie, giornalisti sempre più chini e proni al potere,
disoccupazione al 20% tra i professionisti, ecc.) mi
sembra che l'unico che ti preoccupi sia il nostro
"modesto" documento oppure il fatto che ci sia
troppo "conflitto". Preferiresti un pacifico "volemose
bene"?
Vuoi un consiglio. Vuoi fare una cosa da bravo
sindacalista? Allora prendi l'elenco degli iscritti alle
scuole di giornalismo e verifica la percentuale dei figli
di operaio, di contadini, di disoccupati, e le percentuali
dei figli di professori, avvocati e colleghi...
Luciano
Luongo
9
Febbraio 2001- Sono un
sindacalista. Perche' mi odiano? |
Caro
Barbiere, anche se non sono precario e non sono
interessato personalmente al concorsone/concorsino/concorsaccio
Rai, posso dire la mia? Qualche motivo, in fondo, ce l'ho:
sono un dirigente sindacale, per quanto di secondo
piano, e sono preoccupato per l'odio antisindacale che
sprizza da quasi tutte le lettere dei colleghi precari o
aspiranti precari.
Un odio antisindacale - che talvolta
coinvolge persino l'esistenza dell'Ordine - degno più del
tagliatore di teste e stipendi (dei giornalisti e tecnici,
mica delle stelline - tanto per non ricorrere al
turpiloquio... - dello spettacolo) Celli che di
giornalisti in lotta per la difesa dei propri diritti,
delle proprie legittime aspettative (che non sono la
stessa cosa dei diritti) e magari, lo spero almeno, degli
interessi del pubblico.
Intendiamoci, non è che la FNSI non abbia colpe
nella questione concorsaccio (compresa quella di avere subito
una logica di prevaricazione aziendalistica che sta
facendosi purtroppo strada anche nella delicatissima
vertenza per il rinnovo del contratto), ma non è la
FNSI il nemico; anzi! E quando la dirigenza sindacale
sbaglia (siamo tutti esseri umani, fallibili), più che inveire
contro di essa sarebbe il caso di incalzarla e spronarla.
Ciò
premesso, trovo immondo quel concorso. Trovo immondo il
tentativo di mettere gli uni contro gli altri, in una
guerra fra emarginati, i professionisti che vengono dalle
scuole di giornalismo ed i professionisti
disoccupati senza laurea, i precari delle reti e quelli
delle testate; trovo immondo l'esamino-bis per
professionisti abilitati dallo Stato all'esercizio
professionale; trovo immondo quando dichiarato dal
dirigente Rai sulla necessità dei concorsi alla quale
sono stati sottratti solo, finora, i giornalisti: lui
e Celli, quale concorso hanno fatto mai?
Una
parola sulla laurea: cari colleghi, è inutile che
insorgiate: nessuno (tranne i funzionari della dirigenza
Rai che hanno elaborato il concorsaccio) vuole le lauree,
come dire, retroattive:
ma che per l'immediato futuro alla professione del
giornalismo, come a tutte le altre professioni, si debba
accedere attraverso l'unico canale dell'Università,
seguito da un esame di Stato e dopo, solo dopo, dalla
libera scelta dell'editore (in teoria la scelta sarebbe
del direttore, ma ormai...), è non solo giusto ma
necessario se vogliamo salvare il giornalismo come
professione.
Nell'interesse
nostro (legittimo) ma anche (prioritario) dei lettori e/o
radio-teleutenti. E finiamola con la retorica del mestieraccio
che si impara sul marciapiede; sul marciapiede si imparano
altri mestieri, certo più lucrosi del nostro, ma che non
tutti noi ci sentiamo di intraprendere.
Anche perché in molti siamo stanchi di sentire con
arroganza qualche politico dire (e purtroppo in molti casi
con ragione), di fronte a domande cretine di
giornalisti inesperti o sballottati dall'economico al
politico, dalla cronaca allo sport, dallo spettacolo agli
esteri, e privi anche di un background unificante di tipo
universitario, "ma tutti a me li mandano"?
E
non c'è da aver speranza negli editori: loro non
vogliono - si vede proprio dall'andamento della vertenza
contrattuale - professionisti sempre più preparati,
competenti e, quindi, autonomi, e, quindi, giustamente
esigenti rispetto alla remunerazione: vogliono
dattilografi trasferibili ad libitum ovunque in
Italia, senza diritti, con molti doveri, e con un
regolamento di disciplina che a Treblinka avrebbero
giudicato forse un po' troppo duro. Un cordiale saluto.
Giuseppe
Mazzarino - componente della Commissione contratto della
FNSI
8
Febbraio 2001- Ve la porto io la busta |
Volete sapere come è andata a finire la storia del
subgiornalista
Spartaco? Eccovi il seguito. Venerdì 2 Febbraio ho
davanti a me la maledetta busta con la domanda di
ammissione – restituitami dalle Poste - e sono in attesa
di una telefonata
da Viale Mazzini con le indicazioni sul da farsi.
Mezzogiorno si avvicina, non chiamano.
Lo faccio io. Chiedo di una delle cortesi persone con cui
ho parlato la sera prima. "Stavo proprio per comporre
il suo numero. Sa, non ci spieghiamo il perché della cosa
che le è capitata. Comunque, non dipende da noi ma dalla
Posta". Va bene, ma allora che facciamo? "Guardi
per evitarle un’altra coda e nuove spese se vuole le
mando un pony oppure la domanda ce la porta lei".
Per farla breve, lunedì 5 Febbraio arrivo in Viale
Mazzini, salgo all’ufficio indicatomi e consegno domanda
ed allegati. "Vorrei una ricevuta", azzardo.
Detto fatto. Carta intestata Rai: «Si dichiara di
aver ricevuto su nostra richiesta… ed in deroga da
quanto richiesto dal bando….causa documentata
restituzione al mittente da parte delle Poste…».
Subgiornalista
ed in deroga….ditemi voi se questa è una selezione…
7
Febbraio 2001- 2001 Odissea nel Raispazio |
Navigando nella costellazione di Saxorione, ho incontrato
un precariET che mi ha offerto un cosmicaffe'. Dal suo
spazioschermo si diverte a seguire un gruppo di terrestri
che lavorano in un ghetto (per loro) dorato (per altri)di
giornalisti sulla via Flaminia di Roma.
Mi ha narrato le
mirabolanti vicende di un precario che ha iniziato il
cammino in Rai da autore televisivo alla fine degli anni
80. Poi, essendo giornalista, ha avuto contratti di
sostituzione al Giornale Radio. Dopo due anni di alti e
bassi, di lavori e di attese, venne il tempo delle prime
liste. Chi aveva piu' giorni -gli dissero - sarebbe stato
assunto.
Gli altri, avrebbero fatto parte del BACINO PER I
CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO a cui avrebbero attinto le
testate. Ci furono riunioni, le liste vennero fatte, le
persone con piu' anzianita' assunte.
Il nostro omino,
richiesto per un altro contratto a termine, si presento'
in Rai per prendere servizio...e qui viene il bello. Gli
fu comunicato che non poteva essere preso a tempo
determinato...perche' non era nelle liste!
"Ma
come?" disse l'omino "Io ci sono..eccome! Ho i
giorni per esserci!" Ma risposero picche. Lui non
c'era, ma altri, stranamente, si'. Nel sindacato,
all'epoca, il responsabile della radiofonia era un uomo
che in qualche modo ricorda una importante festivita'
terrestre. Per tre mesi il nostro omino cerco' di comunicare
con lui. E per tre mesi quel signore non rispose al
telefono e si dileguo' al passaggio.
Si vede che lui aveva
le idee talmente chiare sui bacini per i contratti a
termine da non doverle spiegare a nessuno. Cosi' l'omino
non fu piu' chiamato. Per lui, che doveva pur vivere, si
profilo' l'eventualita' di finire nel giro delle Reti.
Quattro anni senza contratti giornalistici (ma facendo
interviste, servizi, dirette, speciali). Poi il ritorno
alle testate. L'omino non fece polemiche. Si rimbocco' le
maniche. Intanto si era fatta un'altra lista per le
assunzioni, basata sui giorni lavorati. Ma i giorni nelle
Reti non valevano e quindi non aveva quelli giusti per
essere assunto.
"Andro' avanti" penso' l'omino
"Lavorero' e lavorero' nelle testate perche' tra
qualche anno poi verra' il mio turno! Di fatto, con questa
seconda lista, il sindacato e l'azienda sanciscono il
principio di anzianita' per le assunzioni dei precari! E
uno di loro se ne vanta come di una conquista epocale! Io
ho gia' lavorato molto in questa azienda. Tocchera' anche
a me".
Cosi' l'omino continuo' a lavorare. E venne il
2001. Qualcuno, anzi diversi, inventarono pero' un
terribile espediente per annullare quanto conquistato in
anni di lavoro: non solo il diritto a continuare a
lavorare, ma soprattutto quello di essere assunto a tempo
indeterminato.
Costoro ammantavano di nobili ragioni
cio' che era evidente anche al piu' stupido degli stupidi.
L'orrendo meccanismo era stato creato per infilare tra le
sue maglie i meno meritevoli, i piu' raccomandati, gli
esterni amici degli amici. La prima ragione, pero', era
RESET-TARE (azzerare) completamente le liste dei precari
che avevano lavorato. Cancellare i diritti acquisiti con
sudore di fronte e olio di gomito. Non solo. Creare nuove
liste di t.d., ma dando anche a chi non ne avrebbe fatto
piu' parte -secondo ambigui criteri non basati sul valore
del lavoro effettuato realmente-la patente ufficiale di
incapace. Insomma una specie di automatica
"liberatoria" che giudica non piu' idonei
all'assunzione. Qual era il vero disegno? Eccolo:
scompaginare le vere liste, crearne di nuove basandosi su
criteri controllati e controllabili, secondo un'antica e
feconda modalita' tutta italiana,che dopo anni di
cambiamenti sociali credevamo (ingenui!) ormai defunta.
...Cosa accadra' alla prossima puntata? C'e' ancora
speranza, lo dicono tutti su Orione. Soprattutto se la
"selezione farsa" non si fara'.
Comandante
Straker
7
Febbraio 2001- Il subgiornalista Spartaco |
Cavallo
pazzo ha torto. Non è vero che l’Usigrai
tratta i precari a pesci in faccia. Ci aiuta,
invece. Pensate che Roberto Natale si è mosso per darmi
una mano a risolvere un disguido postale. Adesso vi
racconto tutto.
Il mio ultimo contratto
è finito un mesetto fa. Generalmente
non lavoro nelle rubriche delle varie testate Rai.
Quasi tutti i miei T.D. li ho fatti al giornale : Tg2
e Gr. Quindi, il mio lavoro, oltre che –naturalmente-
dal buon volere dei direttori, dipende dalle ferie, le
maternità, le aspettative
e –purtroppo- le malattie dei colleghi assunti.
Non mi lamento : il mio primo contratto è del luglio
’97. Se ho
fatto bene i conti, al dicembre 2000, ho collezionato 700
e passa giorni. Forse sbaglio qualche numero, ma
nell’ultimo accordo Rai- Usigrai relativo ai precari ne
bastavano 620 per essere
assunti.
I tempi cambiano ed oggi per entrare a far parte del
bacino da cui la Rai attingerà per i futuri contratti a
tempo determinato devo fare questa benedetta selezione con
prova pratica e test psicologico. Dice l’Usigrai che,
però, in cambio di questa umiliazione posso pescare il
jolly dell’assunzione.
Che fare ? Come il cane che lecca la mano che lo
colpisce, con grande attenzione preparo la mia bella
domanda di
ammissione: nella busta metto anche una cassetta video con
due servizi televisivi andati in onda al Tg2 (grazie a chi
mi ha permesso di fare una cosa che pare essere al limite
dei regolamenti interni Rai) ed una audiocassetta con
altrettanti servizi radiofonici.
Lunedi’ 29 Gennaio alle 12 e 03 l’ufficio postale del
mio quartiere (succ. 93 00149 Roma) accetta la
raccomandata A.R diretta alla Piemme Spa., ed il suo
contenuto, in cambio di lire
8000.
Veniamo a oggi, Giovedì 1° Febbraio. Sono a casa. A
mezzogiorno e un quarto suona il postino. Suona una volta
sola, per restituire al mittente
la mia A.R. con la domanda di ammissione.
Porca Miseria ! ! ! Vado al computer.
Diligentemente ho scaricato dal sito Rai il file .pdf con
il testo del bando. Ricontrollo l’indirizzo :
l’ho scritto giusto. Chiamo Viale Mazzini e mi
sballottano per
4 o 5 interni. Poi mi fanno sapere che la persona che fa
al caso mio la troverò nel primo pomeriggio. Niente da
dire : è l’una passata.
Chiamo l’Usigrai: lo statuto mi impedisce di iscrivermi
ma qualche consiglio me lo sapranno dare. Non sono ancora
a pranzo. La persona che mi risponde mi invita a
ricontrollare l’indirizzo ( !).
“Già fatto”, le dico. “Allora mi dia il suo numero
che le faccio sapere qualcosa”. D’accordo.
Mezz’ora dopo il
vecchio Motorola d460
latra.
E’ Roberto Natale che mi indica il telefono di un
funzionario di Viale Mazzini che può risolvere il
problema. Ora, dovete sapere che io con Roberto Natale,
che ho visto in un paio di assemblee e che
non mi è nemmeno antipatico, non ci ho mai
parlato.
E allora non
so trattenermi e gli dico che questa selezione è un
grande pasticcio e l’Usigrai ci sta dentro.
Mi risponde che, visti i giorni che ho accumulato,
passeranno 10 anni prima dell’assunzione. Non sa che
sono molto paziente. Ho alle spalle anni di lavoro nero,
contratti Filis (chi
si ricorda dell’ addetto di
redazione ? ), caposervizio senza contratto con
la responsabilità di colleghi professionisti giustamente
infuriati ecc. ecc.
Ci si dimentica
spesso che per tanti la professione è stata
questo. E per tantissimi lo è ancora. E quanti, come me,
ma con meno giorni di me, non sono laureati ?
Le mie obiezioni sulla
bontà dell’accordo relativo alla selezione sono
respinte al mittente (come la raccomandata). Mi dice che
una imminente paritetica dovrebbe chiarire che ai vecchi
precari la continuità lavorativa sarà garantita.
Aggiunge che le
mie idee sulla selezione sono frutto di una scarsa
conoscenza delle fonti. La risposta non mi piace, non
chiamo Viale Mazzini e provo a fare il mio lavoro
riguardo al mio problema : perchè mi hanno
rispedito indietro la raccomandata ?
Chiamiamo
il 160, il servizio clienti delle Poste Spa.
<<C’è un problema con la casella postale –mi
dicono- chiami l’ufficio che ha timbrato la busta>>.
Ufficio Roma-Trullo : signora gentilissima (<<io
mi appassiono ai problemi degli utenti>>, e poi
parlano male del servizio pubblico !) che mi spiega,
c’è traccia di tutto ciò sui computer delle Poste, che
la mia busta è arrivata all’ufficio postale della zona
di destinazione, Roma-Prati. Da lì doveva essere
inoltrata in Via Umberto Novaro 18, sede della PIEMME Spa.
Ma non è andata così :
è stata rispedita al Trullo. Perchè ?
Perchè, mi spiegano a Prati, la PIEMME –le Poste lo
sanno - non accetta le raccomandate AR.
Oddio, l’avevo letto sul Barbiere che c’erano
dei problemi, ma sembravano risolti. Evidentemente non è
così. Chiamo a ruota un collega del coordinamento
precari, la PIEMME e, adesso che ho fatto la mia
inchiestina, posso chiamare anche Viale Mazzini. Il
coordinamento risponde che sta
facendo le sue verifiche. La PIEMME mi dice che
loro le raccomandate AR non le trattano
e che posso portare la busta a mano e
sarà inoltrata alla Rai. <<E se abitassi in
un’altra città ?>>. Mi dicono che dovrei
usare la posta prioritaria.
Ma in ogni caso il bando esclude tassativamente
forme di recapito diverse dalla AR . Benedetto bando,
benedette fonti ! Il Coordinamento ultima le sue
verifiche e mi dice che l’impiegato della Piemme con cui
ho parlato non sapeva di un accordo intercorso con la Rai
per cui le raccomandate sarebbero, per questo
grande evento molto trasparente, eccezionalmente
accettate.
Insomma, il mio è un caso isolato. Un errore umano,
dicono quando le compagnie quando casca un aereo. O un
cedimento strutturale. Qualcuno, qualche volta, ha anche
parlato di un missile All’appello manca solo Viale
Mazzini . Gli faccio capire che la cosa mi sembra
grave, che un avvocato avrebbe anche qualche parola da
dire. Due cortesi persone mi promettono che entro
domattina la cosa sarà risolta, mi chiameranno e mi
daranno istruzioni. Sono quasi le 18, faccio il romano che
non sono ed a uno di loro dico : <<State a fare
un gran casino, ma era proprio necessaria ‘sta
selezione>>. Si ride insieme : <<Magari
ne parliamo più avanti, in un’altra occasione>>,
mi risponde. Che dire ? Domani è un’altro giorno.
Il subgiornalista Spartaco
7
Febbraio 2001- La carica dei 102 |
Caro
Seghetti, da precario Rai volevo risponderti cercando di
esporre alcune idee e FATTI a te e a molti altri
decisamente poco chiari.
E' vero che hai
organizzato un incontro tra Usigrai e noi precari sfociato
in un successivo incontro con alcuni vertici Rai e del
sindacato aziendale. Di questo te ne rendiamo tutti
merito.
I risultati, da te indipendenti, sono risultati assai
deludenti. Parli di un impegno assunto da parte
dell'azienda riguardo la certezza del lavoro ai precari a
prescindere dall'esito della selezione. Ma questo impegno
riguarderebbe solo i precari con più di 500 giorni
tagliando fuori molti, troppi altri. Questo impegno è
scritto su un verbale d'accordo Rai/Usigrai, documento
della cui ufficialità e attendibilità dubitiamo tutti
anche perché usa verbi in forma ipotetica. Quindi
certezze sottozero.
Parli di trasparenza. Ma hai letto quali sono le prove di
selezione? Il loro svolgimento? Ne sbagli una e sei fuori
e quella decisiva è il test psicoattitudinale. Torbido!!
I tuoi toni sono sempre pacati ed educati ma definirci
"poveri" (con le virgolette) lo ritengo
inopportuno. Sai bene che lavoriamo tutti con dei
contratti illegali (i famigerati depotenziati) dalla
retribuzione molto più bassa dei colleghi assunti pur
svolgendo le loro stesse mansioni.
Sai bene che
la maggior parte di noi è iscritta alle liste di
disoccupazione e che la Rai è pronta a farci fuori
cancellando anni di sacrifici e lavoro. Dovresti
immaginare che una volta esclusi dalla selezione non
potremo andare a lavorare nei posti lasciati liberi dai
colleghi occupati idonei la selezione stessa, a meno che
tu non prenda un impegno nei nostri confronti (a tal
proposito mi piacerebbe andare al Corriere della Sera o
Repubblica o Gazzetta dello Sport o Ansa).
Dovresti anche sapere ormai che i sindacati, quello Rai in
particolare, non tutelano più i lavoratori
(contravvenendo allo scopo della loro esistenza) ma
vendono quelli più deboli all'azienda (in questo caso
noi) in cambio di nomine e gratifiche per i membri
dell'esecutivo. Con questo non nego che tra i 357 precari
Rai ci possano essere dei raccomandati, ma l'azienda e il
sindacato sono colpevoli di non aver vigilato per troppi
anni sui loro dirigenti e di aver permesso un fiorire di
nomine incalcolabile.
E comunque, per quello che conosco la situazione, di
scandali non ce ne sono poi così tanti. Ora la soluzione
ideale è quella della selezione? Una selezione che, se
verrà effettuata, non farà altro che aumentare il bacino
precari e di conseguenza il numero pratico di persone che
dovranno prima o poi essere assunte dalla Rai.
La soluzione era facile. Fare la selezione per 30 posti a
tempo indeterminato aperta a tutti; vigilare sui propri
dirigenti; investire le risorse destinate alla selezione
per istruire e migliorare le professionalità già
presenti in azienda. Adesso è facile sparare su tutti noi
etichettandoci come "povere vittime" o
"gregge di raccomandati" o ancora "motivo
di grosso deficit per l'azienda". Se questa selezione
non si farà, faremo in modo noi precari di farti
recapitare i nostri curricula vedrai che qualcuno avrà
ricevuto un piccolo aiuto, ma scoprirai che ci sono
persone la cui iscrizione alle liste di disoccupazione
suona come una vera e propria bestemmia.
Non ci sorprendiamo del
fatto che l'azienda abbia preso questa iniziativa, ma del
fatto che Fnsi e Usigrai l'abbiano sottoscritta, ripeto,
SENZA TUTELARE LAVORATORI ISCRITTI ALLE LISTE DI
DISOCCUPAZIONE!!!!. Il bando non ci tutela e il verbale
d'accordo è assolutamente ipotetico e risulta essere un
documento ufficiale solo per le parti che lo
sottoscrivono.
Se questa selezione non si farà, mi auguro che i vertici
dei suddetti sindacati, e in particolare dell'Usigrai,
abbiano il buon gusto di dimettersi. E anche tu, caro
Seghetti, dovresti cominciare a riconoscere le vere
ingiustizie. Hai anche l'occasione per ovviare a questa
mancanza: avviare immediatamente una battaglia contro i
contratti depotenziati.
Walt Disney potrebbe già
aver sbagliato i calcoli, la carica sarà composta da
molti più di 102.
Pongo
5
Febbraio 2001- Il precario non esiste: ho le prove |
Grazie,
Barbiere, grazie! Per tuo tramite mi è accaduto quello
che ogni scienziato, studioso di fenomeni naturali,
vorrebbe che prima o poi nella vita gli accadesse ho
avuto la prova empirica delle mie teorie! La vera prova
provata di quello che enunciavo in linea teorica nella
lettera che gentilmente mi avete pubblicato, è qui
sotto,
firmata dal segretario dell'Associazione Stampa
Romana!!!!! Non speravo mai in un così pronto riscontro.
Grazie ancora.
Il
buon Seghetti ha infatti scritto:
"Pur
non avendo partecipato alle trattative e alla firma
dell'accordo che ha dato vita alla selezione Rai, ho
raccolto la sollecitazione di alcuni colleghi
e convocato una riunione con i colleghi precari
delle testate Rai (per inciso ricordo che precari sono
anche quelli delle reti, anche se non hanno tutti il
contratto da giornalista)".
Ecco
così dimostrata la mia teoria, la non esistenza del
precario giornalista-programmista. Perché?
Uno: perché
Seghetti ricorda in un inciso qualcosa che non ricorda MAI
in sede sindacale (visto che, come si evince dal testo
riportato, le battaglie e le riunioni le fa poi solo
con e per i precari delle testate). Cioè io mi chiedo: se
nella parentesi ricordi una cosa, perché quando fai la
riunione la fai solo con i colleghi precari delle testate?
Due: perché da vero sindacalista, quello che dovrebbe
sapere tutto su questo genere di problemi, come fa ad
ignorare ancora che i colleghi giornalisti
delle reti a
tempo determinato NON HANNO applicato il contratto
giornalistico. NESSUNO!!!! NON "non tutti", come
dice lui, ma NESSUNO!!!! (Fanno eccezione i giornalisti
interni DISTACCATI dalle testate presso le reti, ma quelli
sono a tempo indeterminato e fortuna per loro non
rientrano nel gran concorsone).
Nessuno,
nessuno... proprio così si fece chiamare Ulisse per
sparire alla monoculare vista di Polifemo. E noi spariamo... spariamo alla vista di tutti... anche a quella
di chi ci dovrebbe tutelare... la voce già si fa
debole... lo scritto mno chiro... il mobo gi c prt via!
Addio!!!
Il fantasma di Pikachu
5
Febbraio 2001- Il concorso è peggio che niente |
Caro Seghetti, sono un collega disoccupato che da qualche
mese fa contratti in Rai. Prima di tutto, caro segretario,
penso che tu debba tutelare gli interessi di tutti i
precari Rai e non - come dice l'accordo
selezione-farsa - solo di quei colleghi che in Rai hanno
all'attivo oltre i 200 giorni di precariato.
Credo che se un giornalista professionista in Rai ha fatto
piu' di un contratto, si debba automaticamente considerare
"idoneo". Il bacino di cui si parla nel bando
gia' esiste, perche' dunque fare un concorso per crearne
uno totalmente nuovo? Non credi, caro segretario, che
questa manovra puzzi d'imbroglio?
Ti rammento che per i disoccupati la sostituzione (per
malattia, per ferie, per maternita') in Rai o fuori e'
indispensabile (ci dovrebbero anche esser accordi firmati)
e quindi non puoi trattarci cosi, tu che dovresti invece
tutelare la posizione di chi non lavora. Ci vuoi togliere
anche questa ultima possibilita': perche' non lo capisci?
Stai facendo confusione come fanno, furbi, molti altri. Il
ricorso alla selezione ben venga, dunque. E non parlare di
trasparenza perche' l'eventuale selezione non sarebbe
trasparente come tu vuoi farci credere.
Invece di occuparti di selezioni e concorsi, preoccupati
di quelli che in Rai sono a meta' stipendio da anni e che
all'istante invece dovrebbero essere assunti. Occupati di
chi sta lavorando con la speranza di un rinnovo del
contratto per tentare di andare avanti. Senza pensare ad
una assunzione. Non tutti i giornalisti professionisti,
caro segretario, hanno contratti da favola. Una buona
fetta si sacrifica con quello che passa la casa. E non e'
giusto. Dunque invece di pensare e parlare in politichese,
caro segretario, spremi le meningi. Visto che questo e' il
compito del sindacato. Trova una soluzioni per la Rai, ma
medita anche sulla grave crisi occupazionale che sta
investendo la nostra categoria. Sarebbe una bella
cosa.
Un precario
5
Febbraio 2001- Grazie Petrina |
Caro Barbiere, voglio esprimere la mia ammirazione per
il presidente dell'ordine dei giornalisti Mario Petrina
poiché mi risulta che l'Ordine si appresta a intervenire
sul tema della laurea, ritenendola non necessaria per
i professionisti.
Lo ringrazio poiché, come vi avevo già
scritto, ritengo che sulla vicenda della preclusione del
concorso alla Rai per i professionisti non laureati (e
non precari) mi pareva ci fosse un grave problema. Innanzitutto
poiché si annullava definitivamente il concetto che l'esame
di stato valesse qualcosa. E poi perché, mi chiedo, la
laurea non è richiesta solo ai precari?
Quale merito o titolo hanno loro più di me? Professionista
e non laureato, con un lungo curriculum in cui non rientra
(per sfortuna mia e non loro) una esperienza alla Rai?
Vi chiedo quindi gentilmente di darmi l'opportunità di
ringraziare pubblicamente il presidente Petrina.
Te lo
chiedo anche alla luce del fatto che sul tema del concorso
Rai io sono stato il primo che ti ha scritto ed ha aperto
il dibattito, che mi pare più partecipato, di tutto il
tuo "negozio": in fondo su questo sono stato
bravo, ho dato la "buca" a tutti gli altri e
ho saputo "cogliere la notizia". Grazie.
Lucky
1
Febbraio 2001- L'alibi del "povero precario
Rai" |
Caro
Barbiere, mi chiamo Roberto Seghetti e sono
segretario dell'Associazione stampa romana. Leggo
in una delle lettere dei precari
Rai che non avrei fatto nulla. E questo non è affatto
vero.
Pur non avendo partecipato alle trattative e alla firma
dell'accordo che ha dato vita alla selezione Rai, ho
raccolto la sollecitazione di alcuni colleghi
e convocato una riunione con i colleghi precari
delle testate Rai (per inciso ricordo che precari sono
anche quelli delle reti, anche se non hanno tutti il
contratto da giornalista).
In quell'incontro ho individuato l'unico punto in
cui l'Associazione stampa potesse intervenire cogliendo
qualche risultato: dare certezza ai precari che
partecipano alla selezione di far parte del bacino
per i contratti a termine anche dopo la
selezione e anche nel caso di un risultato negativo.
Ho chiesto e ottenuto un incontro con i dirigenti della
Rai al quale hanno partecipato, altre al segretario
dell'Usigrai, due colleghi del coordinamento dei
precari (altro inciso: per ammissione dei due colleghi
precari era la prima volta che il coordinamento
incontrava direttamente i vertici della Rai).
Al termine del confronto si è convenuto che nella prima
riunione della commissione paritetica Usigrai-Rai si
sarebbe precisato l'aspetto del bacino per i contratti a
termine dopo la selezione.
E' poco? E' tanto? Non lo so. Certo non è un
"niente".
Quanto alla selezione e al ricorso
dell'Ordine, penso che - nonostante tutto ciò che si può
dire dell'accordo e del bando di concorso - una prova
fatta sotto i riflettori e con mille occhi puntati
addosso offra più possibilità di trasparenza
della solita raccomandazione.
E
mi viene un dubbio: qualora saltasse la selezione
(con tutti i difetti che ciascuno può attribuire ai
metodi scelti), quale possibilità resterebbe ai colleghi
che ancora non hanno un posto a tempo indeterminato? Che
cosa resterebbe in mano ai precari? Agli esterni
laureati? E perfino agli esterni non laureati anche
autorevoli, che sono andati tumultuanti a pietire
un intervento del presidente Petrina
nascondendosi dietro l'alibi dei "poveri"
precari Rai?
Spero che restino margini per fare qualche altra
cosa per dare certezza d'ingresso in Rai. Ma con le
elezioni politiche a un passo e con l'aria di cambio di
governo che tira, qualora il ricorso dell'Ordine abbia un
esito positivo dubito che la Rai abbia ancora
voglia di tornare a discutere di selezione.
Roberto Seghetti
30 Gennaio
2001 - In principio fu il programmista |
Caro
Barbiere, ho letto con grande divertimento l'ultima
lettera arrivata in merito al concorsone Rai per giornalisti. Chi l'ha
scritta è sicuramente papà o mamma, perché si dimostra molto ben preparato su
un argomento fondamentale per noi genitori: la pokemonologia.
Però dimostra di non conoscere a fondo la prima evoluzione del precario
Rai (che evidentemente, fortuna per lui, non ha mai dovuto subire): quella del programmista-regista.
Il programmista-regista, infatti, è il livello di evoluzione più basso
del precario Rai. Perché, oltre ad essere l'anello più debole della
catena evolutiva, rappresenta il passato che ogni precario evoluto
(per evolversi allo stadio più alto) deve negare.
Devi sapere infatti, caro Barbiere, che molti colleghi (giornalisti-
professionisti) vengono assunti dalla Rai con codesta strana qualifica:
"programmista-regista". Questa iattura capita loro qualora si
trovassero a lavorare (come giornalisti) per programmi non registrati
come testate (tipo tutti quelli di Santoro o quelli di Vespa
etc.): fanno lo stesso lavoro dei colleghi evoluti ma beccano la metà
dello stipendio e non hanno la copertura del contratto nazionale
dei giornalisti.
Espletato un periodo di precariato come programmisti, ad alcuni di loro
(purtroppo non a tutti è dato in sorte ma si sa, la legge dell'evoluzione
premia solo i più forti!) capita in sorte di potersi evolvere in
precari Rai veri (lavorando quindi per una testata), con contratto
applicato, anche se sempre a tempo determinato.
Ma, qui viene il bello, essi debbono negare il loro passato da creature
inferiori: devono firmare un pezzo di carta in cui sostanzialmente dicono che prima
dell'evoluzione NON facevano i giornalisti, e che comunque non faranno mai
più l'errore di peccare ancora vestendo i panni della creatura
informe del "programmista".
Ecco dunque completata, per la cronaca, la saga delle tre
evoluzioni del giornalista Rai: Programmista (ma non si deve sapere),
Precario, Interno.
Ed ecco spiegato perché il programmista non ha diritto di accedere al
concorso Rai: egli, infatti, non esiste. Anche se ha accumulato mille
giorni lavorativi in tre anni (facendo interviste, reportage, inchieste,
conducendo collegamenti in diretta, scrivendo testi e a volte interi copioni),
egli, per l'evoluzionistica Rai ed Usigrai, non ha mai lavorato. Dunque, liberissimo
di iscriversi al concorso: ma con giornate lavorate zero e se non è laureato si
attacchi... alle sfere, naturalmente! Ciao e buon lavoro.
Pikachu
30 Gennaio
2001- Il tempo delle pietre |
"C'E'
UN TEMPO PER RACCOGLIERE LE PIETRE E UN TEMPO PER
TIRARLE" (Ecclesiaste 3,5). Normalmente
i benpensanti e i moderati preferiscono non ricordare che
l'Ecclesiaste contiene anche questa massima, e
non solo la citatissima "C'è un tempo per distruggere e uno per costruire".
Io, noi, chissà perché invece, preferiamo quest'altra.
Dunque ora anche l'Ordine ha deciso di dire la
sua. E ora anche l'Ordine si aspetti gli
attacchi feroci di Usigrai e Fnsi:
mi sembra già di vederli, i
loro comunicati. Loro, che sono fino all'altro
ieri hanno difeso l'Ordine
dagli attacchi referendari, ora saranno pronti
a sparargli contro, per
cercare di affondarlo.
Può anche essere che l'Ordine dei Giornalisti attacchi
questa Selezione per lesa maestà, cioè per il semplice fatto di non
essere mai stato minimamente
consultato; sta di fatto che questa selezione voluta
da Rai e Usig-Rai non piace a
nessuno. Non piace (come visto) all'Ordine,
ma non piace nemmeno ai colleghi
disoccupati e occupati esterni, che danno per scontato
che la selezione sia stata concepita solo per fare entrare dalla finestra i soliti
"precari raccomandati"
(?).
E non piace ai precari Rai. Facciamo questo gioco: per
un attimo chiudete gli occhi. E pensate di essere arrivati in Rai facendo una
sostituzione estiva
e in virtù dei risultati
professionali di essa, di essere stati confermati
in contratti a termine successivi (rubriche, maternità, malattie,
distacchi...);
immaginate di aver lavorato in questo modo in Rai da
anni (diciamo
2-3-4-5-6...); immaginate di fare 1, 2 pezzi al giorno, e che i vostri
pezzi
siano stati letti, osservati
(succede così, sul serio...) dal caposervizio,
poi dal caporedattore, poi
dal vicedirettore e spesso anche dal direttore,
e che poi il pezzo sia andato in onda. Immaginate di avere al vostro attivo
50, 100, 500, mille servizi (e non sono numeri a caso...) che la gente
ha visto nei telegiornali,
ascoltato nei giornali radio, letto nelle pagine di televideo
e immaginate di avere avuto spesso l'onere (e l'onore)
dell'apertura di un Tg, o di un Gr o di un collegamento in diretta
da qualche angolo di Italia o del mondo.
Immaginate, voi, precari, di aver partecipato
alle riunioni di sommario, in
luogo di capiredattori, vicecaporedattori, capiservizio
e redattori che per ottime ragioni in quel momento non erano al lavoro. Oppure
immaginate anche di fare il conduttore di un Tg o di un
Gr... Ah!,
dimenticavo: infine pensate anche di guardagnare di meno
dei colleghi con
i quali lavorate ogni giorno: stessi turni, stesse domeniche,
stessi notturni:
ma a loro pagate a prezzo intero e a voi, invece, a prezzo
ridotto in
virtù di un accordo "disintegrativo" aziendale
che riguarda soltanto i precari. E questo "sine die"...
E ora, immaginate che dopo 2-3-4-5-6 anni di questo
lavoro, qualcuno vi dica
che dovete passare al vaglio di una selezione. Non pensereste
anche voi, come recita l'Ecclesiaste, che sia venuto il
tempo di tirarle, le pietre?
Una selezione a "posti zero", che sarà
solo un'inutile spreco di soldi.
Una selezione che non prevede in realtà alcuna
prova "pratica", ma solo la descrizione scritta
su un foglio (!) di come si
intende realizzare un servizio televisivo giornalistico (e per chi preferisse
la radiofonia, o il
televideo?). Una selezione che si concluderà con un
colloquio
"psico-attitudinale" al di fuori di ogni controllo giornalistico. Ok: noi precari abbiamo deciso che lo faremo il
colloquio con lo strizzacervelli di turno (formatosi su manuali
americani sulla selezione del personale ormai in disuso anche negli
States) ma
a patto che la selezione,
con colloquio di cui sopra, la facciano tutti i
giornalisti interni Rai, Roberto Natale in
testa. Se ne vedrebbero delle
belle... Lo
ribadiamo per chiarezza.
Noi non siamo contrari di principio
alla selezione:
ma abbiamo sempre detto che i binari della selezione (come
già avvenuto
altrove) dovevano, debbano (dovranno) essere due. Uno
per gli esterni,
per coloro che non hanno esperienza radiotelevisiva, e
uno per coloro
che già lavorano in Rai.
La nostra battaglia è solo iniziata. Non possiamo
ancora combattere quella
per la rifondazione di un sindacato che ci sembra
piegato, prono alle
richieste aziendali, sempre pronto a dire sì, sopratutto
se il padrone è di
sinistra... Ma ci stiamo scaldando i muscoli. D'altronde
un giorno o l'altro i 300 precari che in questo periodo vengono trattati
dall'Usigrai a pesci in faccia, riusciranno ad entrare in Rai, no? Non
vediamo l'ora di avere sotto gli occhi il modulo di iscrizione
all'Usigrai...
(A proposito, a Saxa inizia a girare questa domanda:
"Riuscirà Natale ad
arrivare a Pasqua?"...).
Con questa mia esco dal silenzio cui mi sono costretto
(almeno qui!) e mi unisco all'amico, agli amici compagni di battaglia,
ai vari "Spartaco" di
cui Saxa Rubra (e non solo) è piena. Ma, perdonatemi,
io preferisco Tashunka Uitko, Cavallo Pazzo. E anche i
Cavalli, come quello di viale Mazzini, possono un giorno
o l'altro imbizzarrirsi...
"IL CANE CHE LECCA UNA MANO NON VEDE IL COLTELLO NASCOSTO NELL'ALTRA"
Cavallo Pazzo
29 Gennaio
2001- Il precario è un mammifero strano |
Caro
il mio Barbiere, sento il dovere di spendere due parole per la
salvaguardia dell'immagine del precario rai, un animale sicuramente
domestico ed addomesticato e tutt'altro che in via di estinzione. Il tipico esemplare di
precario rai e' piuttosto sfigato nell'anima e nel corpo, e si nutre
di notizie sul suo futuro spesso esclusive e puntualmente false.
DRIIIIIN! (pardon, il telefono) Come? La selezione e' saltata?
Sicuro? Ma chi te l'ha detto....ok, certo non lo dico a nessuno, si' e'
chiaro...Ciao.
Torniamo a noi. I ritmi della vita del precario sono scanditi dagli accordi,
falsi e non, tra azienda e Usigrai e dalla domanda "come faro' ad
evolvermi in un assunto?". Uno dei limiti all'evoluzione e' la
carenza di
raccomandazioni, infatti la prima legge della biologia precaria e':
il precario resta tale fino ad un accumulo di raccomandazioni tale da
coprire l'intero arco costituzionale.
DRIIIIN (che palle!) Ah ciao, ancora? Ma come quelli del Manifesto...Non
dovevano essere assunti i cassintegrati di Unita' e Tempo? Pure questi....Vabbe'
e i precari? E l'anzianita' di testata? Ma cosi' si sprecano professionalita'
no?...Certo l'azienda se ne fotte...e' chiaro...Okay fammi sapere. Ciao.
Il precario trae sostentamento anche dall'FNSI. Esistono momenti
terribili di estrema solitudine in cui il solo sollievo e' dato dalla cosiddetta
"terapia Seghetti", sollievo psichedelico temporaneo
che sostiene il futuro degli evoluti assunti, ma che lascia il precario
prostrato e col rischio di diventare cieco.
Chissa' perche' il precario ha un'attrattiva
sessuale fortissima per gli evoluti, in particolare per quelli della
specie protetta Usigrai. Questi ultimi infatti stuprano ripetutamente il
precario, anche se lo fanno con fare circospetto, tanto da indurre lo stesso
precario a sognare un tenero amore.
DRIIIIN!!! Come la lista ponte e' saltata.....e i nomi? Nessun
nome? Niente numeri? Come non si sono messi d'accordo...ma non era un criterio
trasparente? Troppo trasparente? Nessuno l'ha visto eh? E adesso? certo
bisogna aspettare le elezioni....ok. Tienimi informato.
Dunque, e' stato detto che l'evoluzione del precario passa attraverso una selezione.
Dopo anni di attesa finalmente per questo sfortunato animale giunge il
momento della redenzione. Dall'Olimpo
di Viale Mazzini gli dei benevoli accettano finalmente di restituire la
dignita' al precario. Grazie al multiple choice, alla prova di cultura generale,
alla prova pratica (ma non basta quello che si fa ogni giorno?) ed al giudizio insindacabile
degli evoluti sulla capacita' di entrare nella "famiglia", il
precario potra' evolversi.
Ma la vita e' dura, il precario dovra' vedersela con la madre snaturata.
Mamma Rai infatti, ha seminato figliocci per l'universo mondo dopo incestuosi
rapporti con il Palazzo. A questi poverini infatti, Mamma Rai ha
promesso mari e monti, dopo che l'avaro padre ha chiuso i giornali di
riferimento. Unita', Tempo,
Manifesto, sono parole capaci di provocare un attacco di panico
al povero precario, che immancabilmente scappera' con la coda tra le
gambe.
DRIIIIIIN.... Ancora tu? Ma non dovevamo vederci piu'? E come stai?
Stai come me...e ci scappa da ridere....Che cosa? il sindacato ha
detto che aveva la possibilita' di assumere e l'azienda si e' opposta? Ma chi
l'ha detto? Certo non puoi dirmelo....Fammi sapere.
Allora, il precario per evolvere deve essere raccomandato, ma e' necessario che
la raccomandazione abbia la necessaria
trasparenza, altrimenti non viene capita. Ma per una strana analogia,
questa regola deve essere estesa a tutti quelli che intendono partecipare alla
selezione "naturale", interni, esterni, precari, laureati, occupati,
disoccupati, dovranno avere la necessaria "benevolenza" di papa'
Palazzo.....Si sa come sono fatte le Mamme di una volta.... (Si sa....a
volte ritornano)
Franti
24 Gennaio
2001 -Il buon concorso si vede dal mattino |
Confermo
la paradossale vicenda del concorsone Rai. Il bando lo dice chiaramente:
saranno accettate solo raccomandate con ricevuta di ritorno.
Nel mio caso la
raccomandata non parte neanche: alle Poste (nel mio caso le poste centrali di
Genova) rifiutano le raccomandate indirizzate a caselle postali, perché
nessuno firma e quindi non ne possono garantire il recapito. E io mi ritrovo
con la busta in mano a domandarmi come fare a mandare la mia domandina di
ammissione...
Chiamo la Rai, un numero verde. L'operatrice casca dalle nuvole. Mi dice che
non è possibile, che le Poste DEVONO accettare la raccomandata. Caso mai di
munirmi di Gazzetta Ufficiale con il bando e di convincerli in questa maniera.
Oggi ci riprovo. Le due Spa di stato, Rai e Poste, evidentemente hanno qualche
problemino di comunicazione...
Se il buon giorno si vede dal mattino, credo che questo concorso vi fornirà
molto materiale interessante, in futuro...
Grazie per l'attenzione
Silvano Rubino
Finora
sono 120
i gladiatori della Rai Saxa Rubra che hanno deciso di affidare le loro sorti
all'iniziativa legale,
iscrivendosi contestualmente alle gare circensi previste dalla
selezione/concorso.
L'incontro di una rappresentanza dei giornalisti precari
con i vertici aziendali, l'Usigrai
ed il segretario dell'Assostampa
romana,
che l'aveva promesso a suo tempo, nel corso di un incontro del quale sul Barbiere non ho
letto nulla, non ha prodotto alcun risultato. Ma questo era prevedibile.
Dall'azienda e dall'Usigrai continuano a provenire solo le garanzie
sulla continuita' del lavoro per i giornalisti
precari con piu'
di 500 giorni di contratti. Non so cosa possano
pensarne i giornalisti esterni ai quali la selezione e' aperta.
A costoro viene piu' o meno detto: partecipate alla selezione, ma sappiate che
alcuni dei selezionandi dispongono di un vantaggio.
Peccato che tra tante garanzie presunte, l'Azienda ancora non sia in grado di garantire che le domande
debitamente spedite alla casella postale in raccomandata con ricevuta di ritorno
vengano accolte e non rispedite al mittente.
Poi si arrabbiano se qualcuno definisce il concorso/selezione, una farsa. Insomma,
niente di nuovo sotto il sole del Colosseo. O forse si':
120 giornalisti precari sono un numero decisamente piu'
elevato dei posti che il sindacato e l'Azienda promettono nelle pieghe della
selezione. A
100 mila sesterzi l'uno, fanno dodici milioni di sesterzi, niente male come dote economica
per affrancarsi in blocco dalla schiavitu'.
Il vostro Spartaco si sarebbe accontentato di 30
gladiatori incazzati, mentre gia' ne conta quattro
volte tanto. Di piu', prevedo che all'assemblea
prevista domenica 4 febbraio alla ore 9 presso il cinema Tiziano, saranno di piu'. Ho
l'impressione che qualcuno in questi giorni abbia un cattivo rapporto con Morfeo, che, insomma, non dorma sonni
tranquilli e scommetto che non si tratta dei colleghi precari, per quanto
abbiano da smaltire l'adrenalina da combattimento.
Oltre al sito web del quale il nostro
Barbiere preferito ha dato notizia, altre nuove iniziative di guerriglia
mediatica sono in cantiere. A
noi la pugna ad altri la pugnetta. Forza
Spartaco
23 Gennaio
2001 - Precari Rai, una vita da mediani |
Caro Barbiere, credo
proprio che meriti una risposta l'articolo dal titolo "Il concorso
spazzerà via i precari Rai non meritevoli", pubblicato su ItaliaOggi
martedì 16 gennaio a firma Tele Nemo, pseudonimo dietro al quale, come
è noto, si nasconde un vicedirettore del Gr Rai.
Solo su un paio di cose concordo con Tele Nemo, ossia che il concorso è un “pasticciaccio”
e che si tratta di “un rebus, un ginepraio in cui l'azienda (e il
sindacato) sono finiti senza alcuna possibilità d'uscita”. Tele Nemo sostiene
che è “l'area dei falchi” dei precari ad essere scesa in guerra.
Ma quali falchi! Siamo soltanto giornalisti che lavorano in Rai da tre, quattro,
cinque, addirittura dieci anni in qualche caso: perché dovremmo sostenere un
esame per ottenere ciò che già abbiamo, ossia far parte del bacino
per le assunzioni a tempo determinato?
Non abbiamo mai detto di essere pregiudizialmente contrari alla
selezione. Se ne può parlare: ma di quella per le assunzioni a tempo
indeterminato, non della selezione per i contratti a termine. Tele Nemo
afferma anche di essere convinto che nella selezione prevarranno “i tanti
colleghi disoccupati che in passato non hanno mai avuto padrini o amicizie
influenti” ed esprime l'opinione secondo la quale la qualità professionale
dei precari è “mediamente scadente”.
Dipingere i precari Rai unicamente come "raccomandati" è una
falsità bella e buona. La realtà è che se c'è una Rai piena di padrini
o amici influenti è proprio la Rai del passato, quella alla quale appartengono
moltissimi dei giornalisti assunti a tempo indeterminato, Tele Nemo incluso.
Quanto alla qualità professionale, certo, non tutti i precari potrebbero
entrare in lizza per il premio Pulitzer, ma è un fatto che tantissime
produzioni - molte di buon livello giornalistico - non potrebbero
esistere senza l'apporto di noi TD. E comunque: noi, almeno, l'inglese lo
parliamo...
Uno dei mediamente scadenti
23 Gennaio
2001 - No grazie, il bando mi rende nervoso |
Caro Figaro, ti scrivo aggiungendo la mia
voce a quella dei tanti colleghi che ovviamente e inevitabilmente stanno
intervenendo sulla questione del concorso-selezione della Rai (a dire il
vero non ho ancora capito quale sia la sottile differenza). E lo faccio
da giornalista Rai, iscritto all'Usigrai.
Non riesco a digerirlo! Lo giro. Lo rivolto... Ma non riesco a trovare un
solo elemento che possa giustificare la decisione del sindacato che mi
dovrebbe rappresentare ad andare avanti con questa storia. Si è detto: "Lo
facciamo per la trasparenza". E' stato aggiunto: "Era l'unico
mezzo per frenare le pressioni della politica sull'azienda". E ancora:
"Vogliamo aiutare i precari".
Ma come? Le prove sono assolutamente incomprensibili! Tutto è
affidato al libero arbitrio di una commissione nominata secondo criteri non
ancora chiariti! Si parla di radiotelecronache... Da sei anni, da
quando sono approdato in Rai, vorrei tanto farne una. Non mi è stato concesso.
Si decide invece una prova del genere per la selezione? Non hanno mai indetto un
corso di dizione. E bisogna dire, con tutto il rispetto per i miei
colleghi (tra i criticabili includo me stesso), che nei nostri TG se ne sentono
proprio tante.
E non solo di dizione. E certo non fanno eccezione i venerati colleghi partoriti
dalle scuole o dai precedenti concorsi. Si pretende invece il toscaneggiante
alla selezione. Lo stesso discorso vale per lo stand-up. Volendo
sorvolare sulla risibile utilità di una simile pratica - il
giornalista è un tramite, non certo il protagonista (scuserete questa
presunzione. Ma in 14 anni di lavoro potrei anche non aver capito niente) - mi
chiedo quale possa essere il criterio di valutazione. L'altezza alla
quale si tiene il microfono? Quale valutazione oggettiva ci può essere
se non esiste uno standard? E passiamo oltre.
LA LAUREA. Io la ho. In fisica. Non serve a niente! E non serve a
niente neppure l'inglese o il tedesco che pure conosco. Al 90 per cento dei
giornalisti Rai capiterà al massimo 4 o 5 volte in tutta la carriera
professionale di dover utilizzare una lingua straniera anche perché il nostro
lavoro si svolge principalmente sul territorio.
Sono solo pochi gli eletti che hanno la possibilità di girare per il
Mondo, passando - per caso? - attraverso qualche salotto. Si e' allora detto:
"ma laurea e lingua servono per limitare il numero dei
partecipanti". Bell'idea! Così la Rai decide di precludersi la
possibilità di assumere, per esempio, il giornalista migliore d'Italia solo
perché non laureato? "No! Se proprio vuole c'è l'art. 6 del Cnlg".
Ma allora questo concorso che lo facciamo a fare? Personalmente ritengo
si tratti del più pericoloso attacco che questa categoria abbia mai subito,
soprattutto perché giunge dal proprio interno. Rappresenta un tentativo di
appiattimento delle capacità individuali del giornalista, basate
sull'esperienza, sull'intelletto e perché no, sulla furbizia: doti che
nessuna scuola e nessuna laurea saranno mai in grado di fornirti.
E chiudiamo con la chicca: La famigerata lista ponte. Non si
capisce niente. Hanno addirittura inserito la scuola di Perugia. Hanno
acquisito di diritto il titolo di precari, alla faccia dei tanti colleghi che lo
sono anche da dieci anni? Che i precari siano o meno raccomandati poco importa.
Resta il problema che lavorano. C'è ben poco da recriminare. Non possono
essere liquidati così.
Inoltre si tratta di colleghi sottoposti ad una sorta di tacito ricatto e
sfruttamento. Come è possibile ad esempio che la Rai, che ha la pretesa di
dichiarare un attivo di bilancio, che si dice essere la più grande azienda
editoriale d'Italia se non d'Europa, si consenta il lusso di applicare i contratti
depotenziati? Mi domando se la Vigilanza ne sia al corrente. Appare quasi un
insulto ad una norma creata per favorire l'occupazione anche in situazioni
economiche non brillanti. Circostanza che certo non riguarda la Rai (vedi
appalti esterni).
Venti o trenta assunzioni (anche qui regna il mistero) su trecento che
aspettano. Già questo è ridicolo. Ma come saranno scelti? Hanno enunciato
i criteri ma anche su questo ci sarebbero trattati da scrivere. Io proporrei il titolo:
"Come fare a consentire tutto ed il contrario di tutto!". Ringrazio
per avermi concesso attenzione. Mi auguro solo che Petrina intervenga sul
serio.
Giuseppe
18 Gennaio
2001 - Figaro guidaci tu all'attacco |
Caro Barbiere, ho appena letto il bando di concorso
Rai e, visto che sono diventata
giornalista dopo un regolare praticantato in una redazione e non grazie
a una delle scuole riconosciute dall'ordine, e per di piu' ho abbandonato
l'universita' prima di laurearmi, mi sono puntualmente scandalizzata.
Nel caso ti facesse piacere saperlo, caro Figaro,
il mio primo pensiero e' stato quello di ...scrivere al Barbiere. Naturalmente,
come spesso mi accade, sono arrivata in ritardo visto che il dibattito
e' gia' ampiamente partito e si e' anche surriscaldato parecchio. Meglio
cosi'.
Venendo al nocciolo della questione, sono perfettamente d'accordo
con quasi tutti coloro che criticano il famigerato bando: ingiusta la
richiesta di una laurea, assurda la corsia preferenziale per chi esce dalle
scuole, stupida la scelta del termine che cade a meta' di una sessione
d'esame, grave la mancanza
di qualsiasi riferimento ai disabili. Insomma, un disastro.
E allora, che fare? Mi pare che le proposte migliori, almeno
fino ad ora, siano quelle
di Spartaco. Sacrosanta la "campagna elettorale" contro gli
attuali vertici della Fnsi, che hanno firmato un bando impresentabile.
Ma ancor piu' efficace mi sembra l'esposto agli ordini regionali.
A questo proposito, mi permetto di lanciare un'ulteriore proposta che
coinvolge, udite udite, il Barbiere in persona.
Perche', caro Figaro,
non far partire la battaglia proprio da queste pagine? Qualcuno, magari esperto di cose legali, potrebbe mettere giu'
un testo da pubblicare sul
sito invitando i colleghi a firmarlo. A giudicare dai messaggi
arrivati fino ad ora, non mancherebbero certo le adesioni. Tecnicamente
forse non e' cosi facile, ma mi sembra che non sia nemmeno impossibile.
Saluti.
Barbara
18 Gennaio
2001 - Chi è senza querela scagli la prima pietra |
Caro
Barbiere, sono un giornalista professionista laureato e occupato
(e, per la verità, non mi posso lamentare...). Faccio questo mestiere
da 17 anni nonostante non abbia ancora raggiunto gli... anta. Chi di
noi, soprattutto nei momenti di difficoltà non ha sognato almeno una
volta di entrare in Rai? Stipendio sicuro e più che dignitoso, poco
lavoro, tutte le garanzie, tanti privilegi ecc..
Sogni sempre infranti quando ci siamo visti passare davanti i soliti
raccomandati - specie negli anni '80 e all'inizio dei '90
- che sponsorizzati da Dc, Psi e Pci dopo il "regolare"
periodo di precariato come giornalisti (spesso nemmeno professionisti) o
programmisti registi o altro ancora (a proposito, sai che adesso
vogliono essere assunti come giornalisti professionisti anche quelli che
leggono i bollettini del Cis, viaggiare informati?), si sono
ritrovati assunti dopo aver fatto o semplicemente minacciato una
vertenza, tra l'altro già concordata con il caporedattore di turno o
con i vertici dell'azienda, che non vedevano e non sentivano.
Decine di persone sono entrate così e questa situazione è andata
avanti fino a pochi anni fa. Di nomi potrei farne una ventina (e sono
solo colleghi che conosco di persona...). Finalmente adesso la Rai si è
ricordata che esiste uno strumento che si chiama "concorso". Ma
si vede che a Saxa Rubra non sono troppo abituati ai concorsi visto
che il bando che hanno predisposto è ridicolo e fa acqua da tutte
le parti.
Eppure ritengo che un concorso ci vuole per dare una possibilità anche
a chi, come me, non avendo mai cercato appoggi e sostegni politici non
è riuscito mai a strappare nemmeno un giorno di precariato,
sistematicamente escluso da ogni contratto, da ogni sostituzione ecc.
semplicemente perché non ha mai voluto leccare il culo a nessuno.
Questo
lo dico con grande rispetto per i precari: ne conosco tanti, molti sono
in gamba ed hanno il diritto di "sistemarsi"
definitivamente.
Ora io mi chiedo: perché, puntando solo sui precari, si deve precludere
la possibilità ai "non precari Rai" di entrare nella più
grande azienda giornalistica d'Italia? Io mi sento di difendere in linea
di principio questo concorso anche se sono tra quelli che contestano
ferocemente il bando. Ad esempio, è un estremismo corporativo quello di
privilegiare i fasulli praticanti usciti dalle scuole
"riconosciute dall'Ordine". E altri punti sono fortemente
criticabili e contestabili.
Ma ce n'è uno in particolare che mi lascia sconcertato: la Rai pretende
che tra i requisiti per l'ammissione al concorso vi sia "l'assenza
di carichi pendenti, di condanne e/o altre menzioni di rilevanza penale".
Una persona che ha fatto il giornalista davvero, anche per un periodo
minimo di tempo, occupandosi di cronaca, giudiziaria, politica (se ne
occupa anche la Rai...), purtroppo una "quereluccia"
per diffamazione se l'è beccata ritrovandosi con il relativo
procedimento penale sulle spalle (ogni querela, anche quelle infondate,
provocano l'avvio di un "procedimento penale") e quindi con un
sicuro "carico pendente".
Solo quelli che si definiscono giornalisti senza mai aver scritto un
articolo in vita loro (leggi i "praticanti" delle scuole di
giornalismo, sempre loro!) o quelli che si sono sempre occupati di bridge,
bocce e scacchi una querela non l'hanno mai presa.
Io, ad esempio, sono stato querelato più di una volta, ho "carichi
pendenti" in quanto sono imputato o indagato in alcuni procedimenti
penali per diffamazione a mezzo stampa (il famigerato art. 595 del c.p.:
a proposito perché il sindacato, così agguerrito sul contratto, su
questo punto fondamentale per la libertà di stampa, è tanto
"tenero"?), ho avuto due rinvii a giudizio e nei prossimi mesi
debbo affrontare i relativi processi in dibattimento. Finora però non
sono mai stato condannato. Quindi, pur avendo "carichi
pendenti" potrei risultare completamente innocente come un
agnellino. E allora? Sarò escluso dal concorso? E se così fosse,
sarebbe giusto?
Ma la cosa riguarda anche i colleghi che qualche condanna l'hanno presa
e che per me sono altrettanto degni (se non addirittura di più) degli
altri di fare questo mestiere. E poi quasi tutte le grandi firme del
giornalismo italiano una querela o una condanna l'hanno presa e non
per questo non sono ritenuti "degni" di fare questo mestiere.
Anche all'interno della Rai lavorano tanti giornalisti querelati o
condannati per diffamazione a mezzo stampa. Perché allora la Rai non li
caccia?
Morale della favola: la Rai vuole assumere giornalisti che non
abbiano mai scritto, che non abbiano mai fatto un servizio in un Tg
o in un giornale radio, che non abbiano mai diretto un giornale o un
telegiornale, che si siano sempre occupati di bridge, bocce e scacchi.
Spero che qualcuno, grazie alla tua intercessione, mi dia un chiarimento
su questa storia dei "carichi pendenti".
Per quanto mi riguarda,
io la domanda di partecipazione la presenterò ugualmente, anche se con
la consapevolezza di avere ben poche possibilità. Continuo a sperare
che comunque la Rai, ora che ha scoperto il "concorso", non
si dimentichi che questo strumento esiste e che soprattutto si
ricordi che può essere usato in modo più trasparente e più giusto.
No, caro Barbiere, non mi illudo: la meritocrazia? la bravura? le
capacità professionali? la serietà? Caro Barbiere, sono semplici
utopie... Scusami se sono stato troppo "lungo" e
"abbondante".
Saluti, tuo
Giorgio Duroy
11 Gennaio
2001 - Roba da denuncia ai probiviri... |
Caro
Barbiere, vorrei rispondere a Topping in merito a quelle che lui ha chiamato
"presunzioni giornalistiche". La presunzione di saper fare
bene il proprio mestiere è tipica di ogni professionista (avete mai sentito
un avvocato o un architetto consigliarvi di rivolgervi ad un collega più
bravo?) sta agli altri giudicare, poi, le reali capacità di quest'ultimo
mettendolo alla prova.
E' questo che io e i miei colleghi professionisti, anche se non laureati,
chiedevamo a Mamma Rai: essere messi alla prova. Ma ora non voglio discutere
neanche di questo. Voglio solo fare una richiesta ufficiale all'Ordine dei
Giornalisti Professionisti: depennare dall'albo i non laureati e piantarla
con questa buffonata dell'esame di Stato per l' accesso alla
professione.
Sono una giornalista iscritta all'albo dei professionisti da dieci anni,
attualmente disoccupata. In questi anni di redazioni ne ho frequentate e un
po' di mestiere l'ho appreso. Non faccio parte della stirpe dei Barzini e
non ho la stessa classe della Serao, ma con tutti i miei limiti forse di
giornalismo ne so un po' di più di qualche "fresco
professionista" venuto fuori da una qualsiasi scuola riconosciuta
dall'Ordine.
A quest'ultimo, però, Mamma Rai non richiede la laurea, a me sì. Non
importa che io abbia sostenuto un esame di Stato e che sia abilitata
all'esercizio della professione giornalistica. La cosa che più mi
scandalizza è che il bando del Concorsone abbia ricevuto la benedizione di
Ordine e Sindacato ai quali ogni anno sgancio la mia bella quota associativa
perchè tutelino la mia professione. Si tratta degli stessi organismi che
fanno finta di non sapere che spesso nelle redazioni dei giornali,
soprattutto in estate, gli editori sostituiscono giornalisti professionisti
in ferie con studenti delle scuole di giornalismo (che lavorano gratis)
lasciando a casa i disoccupati. Roba da denuncia ai Probiviri.
Daniela Esposito
11 Gennaio
2001 - Ave Rai, morituri te salutant |
Caro Figaro, approfitto della ospitalita'
della tua barberia, per rivolgere un
appello a tutti i colleghi giornalisti, precari e non, che ti hanno
scritto contestando le modalita' del bando di selezione del personale
giornalistico della Rai.
Ne abbiamo lette delle belle. Praticamente ogni riga del succitato
bando può essere impugnata. Spartaco, che pure da schiavo e' un
legalitario, consiglia a tutti i colleghi sparsi in ogni angolo della
penisola, ovunque distribuiti nella filiera produttiva
dell'informazione Rai, un'operazione semplice semplice. Un esposto
agli
Ordini regionali ai quali siete iscritti. Impegniamo ad un livello piu'
alto, l'unico riferimento istituzionale che abbiamo e vediamo cosa
succede.
Nel bando ricorrono molti estremi per un ricorso e ho idea che
investendo l'Ordine dei giornalisti, molta della prosopopea con la
quale la selezione è stata accompagnata verrà meno. Comunque sia, gli
schiavi hanno da perdere solo le loro catene.
Infine un messaggio per la FNSI. Nei prossimi mesi si annuncia la
tornata elettorale per il rinnovo della cariche del sindacato dei
giornalisti. Cari vertici della Federstampa, avete valutato che la
firma che inopinatamente avete posto, la firma sotto quel verbale
d'accordo, rischia di costare alcune centinaia di voti (facciamo 200?!)
alle maggioranze che governano le singole associazioni? Meditate,
gente, meditate.
La sfida e' appena cominciata e qualche fendente possiamo menarlo anche
noi. Morituri te salutant.
Spartaco
11 Gennaio
2001 - Un concorso cosi' trasparente che non si vede |
Caro Figaro, il "passo avanti epocale" annunciato dal direttore
del personale Rai, Valerio Fiorespino, incarna l`ennesimo attacco alla
categoria dei giornalisti.
La selezione della discordia, infatti e` tanto
trasparente che risulta invisibile anche l`obiettivo finale che qualsiasi
concorso bandito da qualsiasi ente, azienda pubblica o privata dovrebbe
contenere e contiene in un contesto governato dal senso logico e dalle
regole civili.
Il bando della selezione non svela i criteri di valutazione e
non fissa numeri, ovvero non indica il numero delle assunzioni in palio, non
indica il numero dei contratti a termine che l`azienda pensa di poter
garantire ogni anno.
I vincitori di questa selezione, pertanto non avranno
nessuna oggettiva garanzia, conquisteranno poco piu` di una pacca sulla
spalla accompagnata da una frase del tipo: "caro vincitore, sarai
assunto, ma non possiamo impegnarci su una data o su un arco di tempo
definiti, anche le graduatorie, del resto, non hanno una scadenza ( sono UHT, a lunga conservazione ?) e il tuo destino e` legato ai direttori di
testata e quindi all`esercizio dell`articolo 6 del contratto.
Caro
vincitore, sicuramente ti assumeremo quando si concretizzeranno le future
esigenze richiamate in premessa dal bando e se l`eventualita` ribadita nelle
disposizioni finali si trasformera` in certezza".
Ma quale azienda
anche privata si inventa una selezione basata sui "se" e sui
"quando" , e` mai possibile che i mitici manager della Rai non
sappiano agganciare una selezione epocale al turn - over aziendale e alle
esigenze di produzioni giornalistiche che spaziano da lustri nei palinsesti
della Farfalla?
Bisogna comunque riconoscere che anche per il miglior
ragioniere di questo mondo e` difficile preventivare quanti giornalisti
pensionati ritorneranno subito dopo nelle redazioni e quanti Euro saranno
contenuti nei rispettivi contratti affinche` l`azienda possa continuare a
nutrirsi delle loro capacita` codificate in questo caso sotto le voci
"consulenza"o "collaborazione".
I conti non possono
finire in rosso e in presenza di variabili di questo tipo e` meglio non
impegnarsi sull`assunzione di nuovi giornalisti anche se costano meno. Per
la verita`, qualche cifra o date riconducibili ad un impegno, di fatto
generico, sono rintracciabili nel verbale di accordo sottoscritto
dall`Usigrai (.30 post-gladiatori assunti in tre anni e quindi
"liberi" dall`arena e circa 350 "gladiatori" in servizio
permanente effettivo che risulteranno idonei a soddisfare gli spalti, ma per
quanto tempo il bando non lo dice) .
Un po` troppo poco per chi deve
sopravvivere nel paese dei cavilli e dei furbacchioni!!! In effetti un
obiettivo malcelato c`e` ed e` quello di allargare la schiera dei precari,
pescando anche all`esterno perche`, come dice il mitico Fiorespino,
"sul mercato c`e` a disposizione un numero di professionisti-gladiatori
validi che non c`era anni fa`".
La globalizzazione, del resto, ha
avvicinato alla capitale molte realta` interessanti e soprattutto forgiate
dalla sopravvivenza a pane e acqua che nutrono la schiera dei "precari
di periferia" di tutte le testate giornalistiche.
Ovviamente solo
l`Azienda scandira`, dall`alto del Totem di viale Mazzini, il destino di
ogni precario, ma che anche dopo l`agognata assunzione godra`, per due anni,
di uno strano regime basato sulla liberta` con obbligo di firma di un
contratto ( meglio conosciuto come articolo 1 depotenziato) che prevede una
busta paga piu` leggera rispetto a quella dei colleghi "liberi" da
tempo.
Egregio Figaro, il dibattito nel Tuo confessionale e` molto ricco di
spunti e riflessioni, evito di ribadire la rabbia di tutte le squadre di
giornalisti-gladiatori che i servitori del Totem tentano di imprigionare
nell`arena della Selezione.
Prima di salutarti, pero`, voglio rispondere al
caro F.S. che non mastica sabbia, ma paraculeggia comodamente seduto sugli
spalti e assiste "allo squallore che contraddistingue gli apparati
pubblici ben rappresentati dalla televisione di Stato".
Caro F.S., il
tuo qualunquismo sarebbe piu` autentico se riguardasse anche gli apparati
privati e quindi tutto il "Sistema Paese" scorrazzato, purtroppo,
dai politici peones. Quanto ai casi umani, clienti della "migliore
tradizione cattolica di solidarieta` pelosa", ti invito a rintracciare
nel tuo manico ciurlante non "l`umiliazione per la loro condizione di
servi senza padrone" ma la loro disperazione che il tuo qualunquismo
alimenta, offrendo, come unica alternativa, la possibilita` di trasmigrare
tra i poteri forti sempre che non siano figli o nipoti d`arte, figli o
nipoti di banchieri e di guru dell`alta economia e della finanza o
componenti di famiglie dalle solide tradizioni o affiliazioni partitiche.
Caro F.S., appellati alla tua intelligenza ed evita di armare una guerra tra
poveri, avresti potuto spendere una parola diversa per quei "pischelli
neolaureati" che sono ancora immuni dal richiamo delle sirene dei
poteri forti e che ignorano le corazze dei gladiatori e la sabbia dell`arena.
Invece di paraculeggiare dagli spalti al servizio delle fattrici che hanno
partorito il mostro della Selezione, battiti per modificare questo ignobile
andazzo oppure spiega al Barbiere e a tutti i suoi fans in che modo hai
compilato il tuo curriculum.
Spiegaci a quale fantastica sezione jobs-chiocciola-qualcosa lo hai inviato per essere assunto senza conoscere
qualcuno del settore giornalistico che rappresenta la prima porticina di una
corporazione chiusa come tutte le altre o senza rivolgerti al politico peon
che, invece, apre porte piu` grandi.
Nel caso in cui fossi tra coloro che
con merito hanno vinto uno dei concorsi per praticanti Rai che ha
trasformato pischelli neolaureati in validi giornalisti professionisti,
evita di precisarlo: la tua puntualizzazione sarebbe fuori luogo rispetto ad
una selezione rivolta ai giornalisti professionisti e a quella stragrande
maggioranza di colleghi esterni o interni alla Rai che continuano a
misurarsi sul campo.
Massimo
9 Gennaio
2001 - Rai:
non son degno di te |
Caro Barbiere, sono un collega professionista e non laureato che vorrebbe, come molti
altri, poter tentare l'avventura del concorso Rai, visto che in questo momento
lavoro con un contratto di solidarietà al 25%. A prescindere! Quello che mi
fa veramente imbestialire, leggendo il bando di concorso, è l'alternativa
alla laurea e cioè l'aver frequentato un corso di giornalismo riconosciuto
dall'Ordine e quindi essere riusciti a "spacciarsi" per praticanti
in questo modo.
Sono allibito. Io, e come me chissà quanti altri
colleghi, che svolgo questa professione da oltre venti anni e che dopo aver
sudato l'anima sono riuscito nell'80 a conquistare sul campo un praticantato
ed aver superato nell'82 l'esame di abilitazione mi ritrovo ad essere
considerato un professionista di "serie B", non degno di poter
partecipare ad un concorso Rai.
Delle due l'una: o si dice chiaramente che ai
concorsi partecipano i laureati e basta, oppure si accettano tutti i
giornalisti professionisti. Saranno poi le selezioni a decidere chi è degno
di un'assunzione e chi no.
Scriptor
9
Gennaio 2001 - Non son degna e me ne vanto |
Io questo concorso non lo potrò fare,
perché ho la mala ventura di aver abbandonato l'università. Quasi quasi
non mi dispiace di non poterlo fare, viste le premesse.
E' uno di quei casi in cui quasi nessuno è
contento. E per l'Azienda non sarebbe stato facile inventarsi un concorso
che facesse contenti tutti: se apriva troppo si arrabbiavano i precari;
che comunque si arrabbiano lo stesso (anche perché di speranze ce ne son
poche).
Ma una cosa a me fa montare il sangue alla
testa. Non ho la laurea e dunque tutte le mie qualifiche professionali e
le mie capacità sono inutili alla Rai: è la famosa storia del pezzo di
carta. Ok. Bisogna pur operare una selezione a priori. I precari senza
laurea possono concorrere: ok, almeno lo sconto se lo sono guadagnato sul
campo.
Qualche responsabile Rai potrebbe però
fornirmi una spiegazione sulla corsia preferenziale acquisita da coloro
che vengono da scuole riconosciute dall'Ordine? Forse che le scuole di
giornalismo equivalgono alla laurea?
O tempora, o mores.
Alessandra Quattrocchi
8 Gennaio
2001 - Questo concorso non e' legale |
Caro Figaro, a parte le polemiche tra laureati /
diplomati / praticanti delle scuole dell'Ordine, tra precari
"interni" e articoli 35... c'è una cosa che balza all'occhio nel
bando di concorso Rai e che, a mio avviso - salvo dimostrazione contraria - LO
INVALIDA A OGNI EFFETTO LEGALE.
Qualcuno ha visto nel bando (promosso da una società controllata da un ente
pubblico, il Tesoro) un qualsiasi riferimento alle cosidette "CATEGORIE
PROTETTE" che hanno diritto a un trattamento di favore in vista
dell'assunzione? Qualcuno sa dirmi se anche un giornalista handicappato fisico
(ad esempio, uno spastico) dovrà sostenere la prova di STAND UP?
O se un ipovedente o ipoudente (orrendi neologismi per cieco e sordo) potranno
sostenere l'esame? A che pro, direte voi? a che pro riservare posti "in
lista d'attesa", quindi virtuali, a dei portatori di handicap? A nessun
pro... ma non si venga a dire che questo concorso è stato bandito IN BASE
ALLA LEGGE... e non si venga a dire che questo E' UN PAESE CIVILE!
Né vale, a mio modesto avviso, la considerazione che un'assunzione
giornalistica si basa principalmente sul cosiddetto "intuitus personae"
che regola i rapporti di lavoro nei quali è la fiducia riposta dall'azienda o
dal superiore a consentire l'ammissione del dipendente nella stessa.
Perché non vale? Perché un giornalista handicappato può essere in grado di
dimostrare professionalità pari a uno "normale" nel comporre un
testo o un ipertesto, nel registrare un file audio o montare un video, senza
necessariamente essere chiamato ad andare a video, produrre un
"vivo" o uno standup.
La dimostrazione? Se si misurasse il quoziente
di intelligenza di alcuni giornalisti RAI, che vanno anche a video - POSSO
FARE NOMI E COGNOMI DI CHI CANDIDEREI AL TEST, se richiesto - se ne vedrebbero
delle belle!
Dunque, i signori della RAI mi spieghino perché degli handicappati mentali
possono essere impiegati in RAI e un handicappato fisico no? Poi mi prende lo
sconforto e penso che tanto ci saranno sempre i paraculati che verranno
sospinti in redazione dal calcio nel posteriore del potente di turno "in
funzione delle esigenze dell'azienda di accedere a professionalità
PARTICOLARI" (e sottolineo PARTICOLARI). E questo sarebbe UN PAESE
NORMALE? Che schifo...
Insider
8 Gennaio
2001 - Giornalisti, come siete presuntuosi |
Ho
fatto un giretto tra le numerosissime e-mail giunte a Il Barbiere della Sera
sul «concorsone rai». Sembra che ancora una volta mamma Rai abbia toppato e
non riesca a soddisfare nessuno, ne' precari, ne' esterni.
Mi sembra anche
pero' che dalle mail emerga un'altra costante, oltre al comportamento della
televisione nazionale: la proverbiale presunzione di chi si sente padrone
dell'informazione. A volte dichiarata, a volte malcelata tra le righe di tutti
i messaggi la PRESUNZIONE DEL GIORNALISTA svetta su tutte le pur belle parole
che in alcuni casi fanno pensare a vocazioni e travagli dell'anima.
E cosi'
chi ha fatto il mestiere ripudia la laurea, chi e' laureato reclama di avere
anche il mestiere. E banchi di scuola si mescolano a redazioni che odorano di
caffe' e sigarette. Io penso che non ci siano differenze, tv, radio e giornali
dicono sempre le stesse cose.
E via con il concorso rai che tutti ripudiano e
tutti lo vogliono (stipendio simpatico, un buon nome da spendere)... E v
ia con il concorso del cut and paste. Ma allora perche' non hanno ammesso le
dattilografe?
Topping
8 Gennaio
2001 - Facciamoci sentire |
Quello che
ha scritto Annalisa è perfettamente
giusto e legittimo...anche io per questioni "alfabetiche" non potrò
partecipare al concorso (il mio orale sarà sicuramente dopo il 15
febbraio!)...dopo essermi sciroppata anch'io 2 anni di Scuola di
Giornalismo... non mi sembra una bella cosa! Perchè non ci facciamo sentire
tutti noi 450????
Elisa
8 Gennaio
2001 - La vita e' una giungla. E anche la Rai |
Sono "uno di quelli", come si firma una
collega piu' in basso. Lavoro in una redazione del nord. Sto riflettendo su
questo concorso da quando ne ho sentito parlare in termini ufficiali, ossia da
circa un mese, e le perplessita' non mancano.
Vorrei una risposta, in
particolare, proprio da "una di quelli" e da Giacomo Carioti, che mi
sembrano ben consci della situazione, mentre purtroppo altri hanno sprecato
spazio virtuale per scrivere i soliti luoghi comuni sui "precari
raccomandati" (ce ne sono, caro F.S., ma non nelle sedi regionali, e
comunque quelli che sono ancora li' a sbattersi, un grande padrino forse non
lo avevano neanche a Roma...).
Credo che (tra le righe e neanche tanto) il concorso sia stato indetto proprio
per selezionare un gruppo di nuovi assunti tra coloro che in questi anni hanno
dato buona prova di se' lavorando spesso (o soltanto) per le testate
nazionali.
Nello stesso tempo non sarebbe stato giusto escludere completamente
altre fasce e qui io stesso, vecchio mangiapreti, faccio atto di carita'
cristiana e comprendo, benche' mi rompa pensare che potrei finire scavalcato
da un esterno mai chiamato prima, che improvvisamente si dimostra piu' bravo
di me (magari proprio perche' ha amici altolocati, caro F.S., chissa'...).
Quindi capisco, dal loro punto di vista, le proteste di chi si sente escluso o
sfavorito, ma credo anche che fosse giunto finalmente il momento di
regolamentare la giungla del precariato interno, prima di rivolgersi piu'
decisamente al resto del mondo, magari con un altro bel concorso per
praticanti.
Caro Carioti (e qui chiudo per non rubare altro spazio) sono d'accordo con te
sul discorso delle scuole di giornalismo: mai come in questo caso val piu' la
pratica della grammatica. Un diplomato di Perugia mi potra' spiegare
dettagliatamente il funzionamento del Nasdaq, ma se lo mettiamo davanti ad una
frana con un microfono in mano? D'altra parte, se la Rai apre e finanzia
simili situazioni, in qualche modo ne deve tenere conto. Madonna come sono buonista, mi nauseo da solo! Un abbraccio a tutti e in bocca al lupo!
Deusexmachina
8 Gennaio
2001 - E i pubblicisti dove li mettiamo? |
Cari amici del Barbiere In merito al "concorsone"
rai, precari si , precari no, laurea si , laurea no, io volevo aggiungere una
cosa semplice, semplice, quanto profondamente ingiusta, che finora nessuno ha
detto, non perchè non l'abbia notata, ma semplicemente perchè anche a lui,
probabilmente, gli sta bene cosi, mentre impreca invece con le altre storture
del bando.
Nell' Italia dei Privilegi e
delle Raccomandazioni, naturalmente, anche un bando di concorso, sedicente
"pubblico", non poteva essere che discriminatorio a dir poco, se non
completamente anticostituzionale, basato appunto sul concetto di casta eletta,
con una impostazione "medievale" alla base e ben lontano dallo
spirito di Democrazia della nostra Costituzione.
Qualcuno potrebbe spiegarmi infatti perchè i giornalisti "iscritti
all'albo dei giornalisti, elenco pubblicisti", non possono partecipare al
concorso? Al Parlamento è fermo da alcuni anni un disegno di legge che
abolisce appunto il concetto dei due elenchi, semplicemente perchè non ha
motivo di esistere, visto che l'80% degli articoli che tutti i giornali
pubblicano sono a firma di questi ignoranti dei "pubblicisti".
Qualcuno quindi ha il coraggio di spiegarmi qual'è la differenza, in termini
di lavoro e di esperienza, tra un giornalista "pubblicista" ed un
"professionista"? Ve la spiego io la differenza: il primo è un
povero diavolo senza santi in paradiso che sgobba dalla mattina alla sera alle
direttive dei professionisti (che praticamente se ne stanno in redazione e non
fanno nulla); i secondi sono invece i "raccomandati" che sono
riusciti ad entrare in una scuola oppure ad essere assunti come praticanti in
un giornale, potendo cosi accedere agli esami di stato e ed essere cosi
iscritti all' "albo giornalisti...,elenco professionisti..."
Qualcuno vuol dirmi invece che c'è qualche altra differenza?
Melissa
8 Gennaio
2001 - Impugniamo il concorso |
Sono
d'accordo con Pina Esposito e Vincenzo Sannino. Ed io, badate bene, parlo
da precario Rai. Questo, caro Barbiere, è un Sos, nel senso che è forse una
delle ultime occasione per lottare nel tentativo di salvare una categoria che sta andando sempre più
a fondo e questo anche grazie ai sindacati.
Il
concorso Rai, o meglio lo strisciante bando di selezione che gira a Saxa Rubra, è una
vera e propria ladrata passata, udite udite, con il nullaosta di Usigrai (il
sindacato), i vertici Rai e la FNSI (e qui è il vero scandalo). Ma allora:
chi ci rappresenta? I due colleghi di Napoli hanno assolutamente ragione: innanzitutto perché è assurdo fare un bando in apparenza libero ma poi con
mille paletti. Non dare la possibilità a giornalisti professionisti non
laureati di effettuare la selezione mi pare una cosa assurda, inconcepibile...
Tutti dovrebbero avere le stesse chance. La cosa più assurda è che in questo
preciso istante le famigerate 30 assunzioni a tempo determinato che, passata la selezione, la Rai metterebbe a disposizione per i vincitori... già ci sono!!!
Molti colleghi precari aspettano da anni una soluzione. E poi, vogliamo parlare
del bacino-precari. La Rai ha già un nutrito numero di contratti a termine:
mi spiegate perché la Rai dovrebbe fare una selezione per trovare un nuovo
bacino di 300-350 persone, se queste già ci sono in Rai?.
Concludo dicendo che secondo me la selezione è da impugnare perché non ha senso di esistere... Non esiste perché non si può fare un concorso per
essere idonei al precariato. In tutti i casi se si dovesse arrivare a forza alla
selezione... tutti i professionisti, laureati o no, dovranno partecipare.
Qualcuno ci aiuti a capire e... poi ad agire.
Un vero amico
5 Gennaio
2001 - Le lacrime di coccodrillo dei precari Rai |
Caro
Barbiere, intervengo in questo dibattito per fare una segnalazione ed una
considerazione. La segnalazione riguarda la fantastica sezione Jobs@rai
dell'omonimo sito della televisione di stato: bellissima l'idea di dare
un'immagine di azienda moderna che, come vuole la tradizione anglosassone,
conosce bene l'importanza del contatto con il mondo del lavoro autentico (e non
dei raccomandati politici); altrettanto geniale la possibilità di inserire
il proprio curriculum con le relative tre schede di dati; ed è grandiosa
la schermata finale che informa l'utente, aspirante dipendente RAI, di aver
semplicemente perso del tempo poiché l'archivio non è attivo (...e
anche voi: veramente vi eravate illusi che la RAI fosse diventata una specie di
BBC??? ma andiamo... ).
Ovviamente, nella pagina "opportunità", non c'è traccia del Bando
di Concorso, le opportunità sono ferme a ottobre e il motore di ricerca
non funziona. Forse per essere più sicuri di non pubblicizzare troppo i posti
vacanti in RAI, anche il servizio di informazione lavoro "Articolo1"
è stato bloccato a giugno con un unico auspicio per tutti i disoccupati
d'Italia: Buone Vacanze!!!
Controllare per credere. (Il servizio Jobs@Rai è stato verificato
3 volte nell'ultimo mese sempre con gli stessi risultati. Per chi volesse
divertirsi l'indirizzo è: http://www.ru.rai.it/ )
.
La considerazione invece riguarda i precari RAI in cerca di
solidarietà: la televisione di Stato, ben rappresentando lo squallore che
contraddistingue gli apparati pubblici italiani, è portata a salvaguardare o
gli interessi dei forti o, nella migliore tradizione cattolica di solidarietà
pelosa, dei casi umani, ossia di coloro che si disperano e si umiliano per la
propria condizione di servi senza padrone. Poco importa se le loro lagrime
siano in realtà lagrime di coccodrillo, il pianto di chi ha inseguito per
anni la promessa e il consiglio di qualche politico peon ("... tu
intanto accontentati delle collaborazioni, poi vedremo quello che si può
fare...").
Se è vero, come spesso affermano i dipendenti pubblici quando rivendicano
"le professionalità acquisite", che loro sono i migliori e
meritano senz'altro il posto, perché poi hanno così tanta paura di
confrontarsi con pischelli neolaureati che non sanno nulla di questo
mestiere ???
So che non bisogna fare generalizzazioni: per ogni dieci raccomandati
politici esisterà un lavoratore duro e puro, tanto dignitoso da non
aver bisogno di solidarietà (e per questo, costretto a combattere da solo
contro tutti)... ma quando si vedono gli stratagemmi di basso profilo utilizzati
per garantire l'anonimato a questo "Concorso/non concorso RAI", la solidarietà è
l'ultima cosa che i precari possono richiedere. Distinti
saluti.
F.S.
Caro F.S., il commento e' libero ma i
fatti mica tanto. Per curiosita', abbiamo seguito il tuo consiglio e siamo
andati sul sito della Rai dove le cose, contrariamente a cio' che scrivi,
sembrano funzionare benino. Magari gli hanno dato un'aggiustata di recente, ma
c'e' anche il bando del concorsone (concorsino) benche', effettivamente, sia
collocato in una posizione poco visibile. Tanto dovevamo alla Rai.
Bds
5 Gennaio
2001 - Cara Rai, che tempismo! |
Carissimi amici e colleghi,
francamente trovo imbarazzante il tempismo con cui la Rai ha indetto il
concorso ponendo come termine per la presentazione delle domande il 15
febbraio, periodo in cui saranno ancora in corso di svolgimento gli orali
dell'esame di Stato. In molti saremo tagliati fuori, visto che la lettera
estratta è la P e i colloqui inizieranno il 23 gennaio. Io credo che Viale
Mazzini dovrebbe, in questo caso, accettare domane di ammissione con
riserva. Ma mi viene detto che è una soluzione impraticabile. Mi piacerebbe
che anche altri colleghi nelle mie stesse condizioni si facessero sentire
sull'argomento. Buon lavoro a tutti,
Annalisa Azzurro
3 Gennaio
2001 - L'appello di Pina e Vincenzo |
Carissimi del
"Barbiere", siamo due giornalisti professionisti non laureati e indignati per la
storia del concorsone Rai. Ci chiediamo come possa il servizio pubblico indire
un concorso di questo tipo. Siamo costretti a pensare che la laurea sia una condizione irrinunciabile per esercitare la professione, ma allora perchè
ci consentono di sostenere l'esame di stato?
Nessuno di noi, tra l'altro ha mai goduto del privilegio di effettuare una sostituzione in Rai, del quale, in realtà godono sempre gli stessi
colleghi, almeno in Campania. Comunque non abbiamo intenzione di accettare questo sopruso senza almeno lottare. Riteniamo che la questione abbia addirittura rilievo costituzionale
perchè mette in atto una disparità di trattamento tra colleghi assolutamente ingiustificata.
Vorremmo sapere come la pensate voi, magari avere un consiglio su come muoverci e a chi rivolgerci per la nostra battaglia. Una lotta che non credo
sia soltanto di pochi e dunque vorremmo approfittare della vostra ospitalità
per rivolgere un appello a quanti, e siamo certi siano tanti, si trovano nella nostra stessa
situazione: insieme possiamo provare a bloccare il
concorso oppure a fare in modo che sia effettuato in maniera trasparente e giusta per tutti, offrendo a TUTTI eguali possibilità.
Pina Esposito e Vincenzo Sannino
2 Gennaio 2001
- E io che devo fare? |
L'accordo sulle assunzioni in RAI prevede un
concorsone con requisiti di vario genere su cui molti hanno già protestato. Ma chi già lavora in Rai, è giornalista
professionista, ma ha un contratto diverso dall'articolo 1 e volesse avere
l'inquadramento come redattore ordinario che deve fare? Può partecipare al
concorso? Se può farlo, potrà usufruire degli stessi criteri applicati ai
precari?
Io, ad esempio, sono in Rai da oltre 8 anni, ma con un contratto diverso e
sono giornalista professionista. Posso entrare nella lista ponte? O devo fare il
concorso? E se non ho la laurea? E se non posso fare il concorso, perchè non
sono precario e non ho la laurea, cosa devo fare per avere una chance? Aspettare
il bando del concorsone e andare dal pretore? O
continuare a fare la fame, visto che in Rai ci sono anche stipendi di dipendenti
che, in caso di malattia, non arrivano alle 400mila lire al mese?
Un precario Rai
15 Dicembre 2000
- L'ingratitudine e' precaria |
Caro Barbiere, hai presente la scuola gladiatori di Capua
prima della rivolta? Ebbene, il clima nella sede Usigrai a
Saxa
Rubra era piu' o meno quello. Piu' di cento precari incazzati, attendevano
impazienti i vertici del sindacato, per quella che sarebbe stata la piu'
importante serata circense della stagione. Cento gladiatori cento,
uniti come mai e intenzionati ad alzare, finalmente, la testa: Spartaco
era qui e tutti erano Spartaco.
Ma non su questo clima volevo intrattenerti, quanto su alcune
simpatiche affermazioni che in questo rovente catino gladiatorio
sono uscite dalla bocca del segretario dell'Usigrai, Roberto Natale,
il quale, evitando accuratamente di rispondere alle puntute e puntuali
osservazioni di molti di noi, forse per tenere a freno le nostre legittime
rivendicazioni, diceva piu' o meno quanto segue:
- Cari precari, non preoccupatevi. Il concorso rappresenta l'ardita
soluzione promossa del sindacato, per dare soluzione al problema del precariato.
Giuro!
Non credevamo alle nostre orecchie, ma sembra ci sia qualcuno
che ne ha ricavato materiali sonori che lo confermano.
- Il verbale di accordo tra Rai, Fnsi ed Usigrai non e' un punto
di arrivo ma un punto di partenza per nuove e più mirabili mete,
ovviamente tutte nell'interesse del precariato Rai.
Cari precari, era il messaggio finale, smettetela con questa
ingratitudine, finitela con questa assurda ostinazione,
il sindacato è dalla vostra parte. Ma allora perche'?. Perche' la
gran parte di noi schiavi continua a tenere alti gli scudi? Azzardo: che
sia perche' il sindacato usa parlare con lingua biforcuta e dice cose diverse
a seconda del tavolo dietro cui si trova seduto? Infatti, a viale Mazzini
firma accordi per il concorsone; in una conferenza stampa ne vanta la trasparenza
sostenendo che e' aperto a tutti i professionisti, disoccupati e precari;
all'assemblea dei precari dice che e' tutto finto. Anzi, proprio per questo,
non puo' essere minimamente emendato. Bah!
Spartaco
15 Dicembre 2000
- La laurea e' un optional |
Cara Annalisa, non era certo mia intenzione mancare di rispetto
a te, al tuo entusiasmo, alla tua orgogliosa espressione di libertà
personale. E, francamente, non vedo dove tu abbia, nella mia mail, potuto
rilevare una simile velleità. L'informazione, di cui tu mi contesti
la fondatezza, sulla equiparazione fra "laureati" e "reali",
corrisponde precisamente a quanto diffuso e pubblicato a caldo sull'argomento;
e in fondo, corrisponde esattamente alla realtà, sia pure con le
tue precisazioni, che sono però solo di carattere procedurale, burocratico,
e non modificano la sostanza: avvalorano, semmai, la confusione generale
del contesto. Pur rispettando sinceramente, ti ripeto, le tue scelte e
le tue aspirazioni, confermo la mia ostilità nei confronti delle
scuole o università di giornalismo: non certo in quanto tali (ciascuno
di noi deve essere libero di addottorarsi e masterizzarsi dove e come vuole),
ma sicuramente quando divengono, o vogliono divenire, presupposto o vincolo
per l'esercizio del giornalismo.
La mia, vorrei tranquillizzarti, non è una ostilità
viscerale o astiosa: si basa invece sulla natura ridicola, pedante,
e sostanzialmente volgare, della concezione accademistica del giornalismo:
una professione che certamente deve corrispondere a certe regole, ma il
cui principale fondamento risiede nella libertà del pensiero (comunque
molto
difficile da esercitare), nella fantasia, nell'inventiva, nella
creatività, pur se applicate ai fatti concreti della vita da trasformare
in notizie e commenti: nessuna università può garantire tutto
questo, anzi lo comprime inevitabilmente nella propria connaturata uniformità
di indirizzo e implicita sclerosi ambientale.
La preparazione individuale è un altro discorso. Più
sai, meglio è. Forse. E comunque entro certi limiti, che non facciano
mai prevalere i certificati sulle libertà. Fra le tante libertà
da tutelare, non dimentichiamo quelle degli editori, dei direttori, di
coloro, insomma che "fanno partire" un giornale e lo devono governare nel
suo cammino: un giorno, te lo auguro, potrai essere anche tu fra questi.
Pensi che allora potrai accettare che qualcuno ti imponga di assumere solo
dei laureati in giornalismo?
Per di più quando si stanno aprendo degli orizzonti di comunicazione
in cui nulla può essere dato per scontato quanto a metodi, approcci,
linguaggi. Non pensi che vorrai essere libera di far praticante chi tu
giudichi adeguato alla professione, piuttosto che, magari, un qualsiasi
numero proveniente dalle graduatorie universitarie? Fermo restando, lo
ripeto, che se poi l'aspirante giornalista ha pure tre lauree, conosce
sei lingue, ed è provetto in internet, se ne potrà valutare
la preferenzialità eventuale. La pericolosa ideologia -liberticida
e culturicida- del giornalismo universitario ci sta contagiando a macchia
d'olio, per gli interessi personali (...non solo quelli, minimi, dei laureandi)
che sono in gioco.
Questo è ciò che io credo inaccettabile, cara
Annalisa, non certo il tuo "entusiasmo di chi non ha nulla da perdere".
Quando ci si accorgerà che le università di giornalismo rappresentano
inevitabilmente un ulteriore bacino di disoccupazione e di frustrazione,
forse si tornerà sull'argomento con un diverso spirito. A te auguro
peraltro di riuscire brillantemente nella tua aspirazione professionale;
ci riuscirai attraverso due possibile strade: la prima è quella
degli appoggi pesanti, che però scartiamo, sia perchè dici
di non averne, sia perchè non ci piace; la seconda è quella
del tuo valore personale e della tua tenacia nell'affermarlo. La laurea
che hai in tasca sarà comunque (fortunatamente, direi) un optional.
Ti saluto affettuosamente,
Giacomo Carioti
13 Dicembre 2000
- Faro' in tempo a partecipare? |
A parte le riserve sulla trasparenza di un megaconcorsone in
Rai, dove da sempre le assunzioni a termine o meno seguono altri criteri
rispetto alla bravura, le capacità, ecc. ecc. , il mio quesito si
incentra sulla data per presentare la domanda di partecipare alla selezione.
Si dice il 15 dicembre. Come centinaia di ragazzi che erano con me il 31
ottobre scorso all'Hotel Ergife, non sarò professionista
per quella data. Lo sarà soltanto qualcuno di noi che per motivi
di ordine alfabetico farà l'orale subito, a partire da gennaio.
E tutti gli altri? per quanto scettica sul concorso Rai, mi sembra assurdo
che, tra l'ultima ondata di professionisti, sia data la possibilità
di partecipare solo ad alcuni.
Una che vuole partecipare.
Cara lettrice, ci pare che il termine per la presentazione delle
domande sia il 15 febbraio. Sarai professionista per quella data?
Bds
12 Dicembre 2000
- Giacomo, ti sbagli |
Caro Barbiere, vorrei dire a Giacomo Carioti che è
assolutamente priva di fondamento l'affermazione secondo cui, ai fini del
concorso, i diplomati delle Scuole di giornalismo (io ho frequentato quella
di Perugia e lo scorso 31 ottobre ho sostenuto lo scritto dell'esame di
Stato) sarebbero equiparati ai professionisti. Niente di più errato.
Anzi, visto che il termine per la presentazione delle domande scade
il 15 febbraio, molti di noi ex allievi di Perugia probabilmente
non potranno concorrere essendo a quella data ancora praticanti. Questo
perché gli orali per chi avesse passato lo scritto del 31 ottobre
inizieranno a gennaio e soli i fortunati colleghi con cognomi intorno alla
lettera P (estratta il giorno stesso dello scritto) rientreranno nei termini
previsti. Quindi, prima di parlare, caro Giacomo, dovresti informarti meglio
e avere un po' più di rispetto per gente che, come me, non ha spinte
né parenti prestigiosi ma soltanto l'orgoglio di contare unicamente
sulle proprie forze (ho passato la selezione pur avendo molti meno titoli
di altri, a livello di laurea, collaborazioni pregresse e master ma con
l'entusiasmo di chi non ha nulla da perdere).
Annalisa
12 Dicembre 2000
- Mi sa che ho sbagliato tutto |
Ho 26 anni, sono giornalista professionista, esercito la professione
in modo continuativo e retribuito da 6 anni (dopo 5 anni di "esperienze"
come giovane collaboratore in quotidiani di provincia), da 4 anni lavoro
in una televisione locale dove oltre all'attività di redazione e
inviato conduco anche le edizioni principali del TG. Non è una piccola
TV di provincia bensì una bella TV regionale che opera in una regione
importante. Sono, inoltre, corrispondente per un'agenzia di stampa nazionale,
nonchè corrispondente di un'emittente radiofonica pure lei nazionale.
Sono assunto con contratto FNSI-FIEG. Insomma, penso di essere "messo bene"
se guardo alle vertenze sindacali in atto, ai licenziamenti in corso di
numerose testate, al precariato che segna il nostro settore. Tra le altre
cose il mio gruppo editoriale è in piena espansione non solo sul
fronte televisivo ma anche in ambito "cartaceo" e telematico. Se a questo
aggiungo che sono stimato dal direttore, dall'editore, guadagno un ottimo
stipendio è facile intuire come questo mail possa apparirvi privo
di senso.
Ebbene .... Nonostante tutto non sono pienamente soddisfatto perchè
la mia voglia di fare mi ha sempre portato ad ambire ad un'esperienza in
una TV nazionale.
Quando a 19 anni mi sono diplomato mi sono immediatamente iscritto
all'università (SCIENZE POLITICHE a Bologna). Due mesi dopo aver
dato i primi esami mi è arrivata la proposta di assunzione del quotidiano
con il quale collaboravo. Che fare mi son chiesto ? Proseguire verso la
laurea senza aver garanzie e formazione specifica per fare questo mestiere
(all'epoca non c'erano le scuole di gionalismo) o farmi assumere (e tutti
sappiamo quanto è difficile farsi assumere ...) ed iniziare a lavorare
davvero ? Ho scelto quest'ultima strada cercando di coltivare sempre le
mie aspirazioni tanto che dopo due anni mollo il giornale e passo alla
TV (mia grande passione ...) in cui opero tutt'ora.
Oggi esce il concorsoRAI
e mi rendo conto che non posso parteciparvi. Qui scattano le domande alle
quali spererei rispondesse qualche penna o microfono importante (magari
Mentana che legge il Barbiere ed al quale guardo - scusate l'aspetto formale
ma non mi viene in mente null'altro - con stima ed ammirazione):
1) Ho evidentemente sbagliato tutto quando 6 anni fa abbandonai
l'università per iniziare a lavorare ?
2) Devo cancellare le ambizioni di approdare al nazionale fermandomi
al regionale ?
3) Visto la mia giovane età e considerato che il prossimo
concorso RAI ci sarà tra una decina d'anni conviene iscrivermi all'università
e prepararmi alla prossima selezione ?
Non ho parlato di Mediaset e TMC in quanto il dibattito
era per "mamma tv" posso però dirvi che a loro ho inviato un paio
di curricula evidentemente poco interessanti perchè nessuno si è
fatto avanti per conoscermi. Non è questo comunque che mi preme
bensì sapere come investire al meglio gli anni che mi trovo di fronte
e non "sprecare" la giovane età ed il "vantaggio" professionale
che mi sono garantito in questi anni .
Scusate se vi sono apparso presuntuoso ma non era mia intenzione.
Limbo
12 Dicembre 2000
- E ora mi tocca anche l'esamino |
La Rai sempre la Rai. Sono una di quei famosi 350 precari
che bazzicano in azienda da molti anni, 10, per l'esattezza. E adesso dovrei
essere felice. Perche'? Ma come? Vi e' sfuggita la conferenza stampa in
pompa magna del segretario Usigrai Natale in cui spiegava
come il sindacato Rai "tuteli" i precari anche e soprattutto, secondo loro,
con questo concorso?
Un sunto veloce: io, come tanti, tanti altri colleghi, dopo essere
stata utilizzata per quasi dieci anni continuativamente da questa azienda,
improvvisamente devo sottopormi a quattro prove articolate in piu' parti
per dimostrare di saper lavorare.
E in questi dieci anni cosa ho fatto? Perche' la Rai mi ha sempre
richiamato se aveva dubbi sulla mia - nostra - professionalita'? Perche'
adesso questa selezione? Dal 1992 ad oggi in Rai si entrava (a parte le
raccomandazioni che sempre ci sono state e sempre ci saranno) con le liste
di anzianita' di precariato.
Perche' non proseguire cosi'. Il caro Natale, sperando che
il periodo renda a tutti piu' buoni e creduloni, sostiene che con questa
selezione ci sara' la piu' totale trasparenza sulle assunzioni in Rai.
Pero' poi dice di non dimenticare che i direttori potranno comunque assumere
avvalendosi del famigerato articolo 6. Volete sapere come andra' a finire?
Noi, poveri sfigati che lavoriamo da troppi anni in Rai, dovremmo batterci
per un posto di lavoro ancora una volta, dimostrando di saper fare quello
che facciamo tutti i giorni, non dimentichiamolo, con lo stipendio dimezzato
rispetto ai colleghi a tempo indeterminato.
Ma questo e' un altro scandalo. Ci sottoporremo dunque a questa
selezione, la passeremo (perche' il lavoro lo sappiamo fare!) e poi ci
ritroveremo nel limbo fino al momento dell'assunzione. E quando avverra'
questo, se la Rai ha dato previsioni di assorbimento personale nell'ordine
di 30 persone nei prossimi 3 anni e poi non ci si dovrebbe discostare da
10 assunzioni l'anno?
Se in questa cifra ci mettiamo anche le chiamate nominali dei direttori
che, si sa, sono piu' per meriti politici che professionali, potremmo essere
assunti anche tra 35 anni!!!! E non diteci di cercare una raccomandazione
a destra o a sinistra: se in dieci anni non siamo stati assunti, vuol dire
che la raccomandazione proprio non ce l'abbiamo!!!! La Rai mi ha fatto
lavorare anni e anni senza sapere nulla sulla mia professionalita'. Ha
messo in mano telegiornali, radiogiornali ed altro ancora a persone incapaci
e incompetenti, se adesso vuole sapere se sappiamo lavorare. Ora ti sei
svegliata. Alla faccia della giustizia e della trasparenza.
Una di quelli
7 Dicembre 2000
- Facciamo un po' di chiasso |
Si parla del nuovo concorso Rai. Io penso che si debba
fare del chiasso contro la regola che prevede l'equiparazione dei
diplomati nelle scuole di giornalismo ai professionisti "reali".
per me è una cosa indecente. Voi che ne pensate? cari saluti,
Giacomo Carioti
7 Dicembre 2000
- A che serve allora l'esame di Stato? |
Caro Barbiere, ti scrivo di nuovo e questa volta ritengo che
l'argomento potrebbe aprire un dibattito.
Oggi leggo sui giornali dell'accordo tra Rai e sindacato Usigrai
per
l'assunzione di 350 giornalisti (30 a tempo indeterminato
e ben 320 a tempo determinato).
Caro Barbiere, per dirla ancora una volta chiaramente, ci hanno
preso per i fondelli. I requisiti ancora una volta sono la laurea
e la conoscenza (ottima) di una lingua straniera. Chi come me ha
fatto il cronista dall'età di 20 anni, e ha interrotto gli studi,
professionista ed estremamente competente sul proprio territorio resta
fuori; (il mio giornale ha chiuso nell'87).
A questo punto mi chiedo due cose: a cosa serve l'esame di stato
se poi viene ritenuto insufficiente?. Mi risulta che la riforma dell'ordine
preveda che per diventare professionisti e sostenere l'esame di stato occorrerà
la laurea. Non bastava attendere che ciò avvenisse "meccanicamente"
e porre come unico criterio per l'assunzione in Rai il fatto di essere
professionisti?
Ma la cosa più triste è quella che in Italia i meriti
sul campo non servono a nulla. Il mio collega che seguiva le conferenze
stampa e finiva di studiare ora ha più titoli di me che scrivevo
articoli di nera dedicandovi tutta la giornata e acquisendo competenze
sul campo.
Il mio discorso potrebbe apparire di retroguardia: non è
affatto così. Nel Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli
c'era un punto (sinceramente uno dei pochi ancora non attuato, vi consiglio
di rileggerlo) in cui si prospettava l'abolizione legale del titolo di
studio: io non ritengo sia necessario questo ma è opportuno che
non ci si fermi davanti ai titoli formali, ma bisogna trovare le modalità
di approfondire direttamente le capacità. Non chiedo di essere giudicato
"benevolmente" ma di essere giudicato "più approfonditamente" di
una mera "titolazione" (basterebbe poter presentare articoli, servizi,
inchieste, ecc.).
L'università non l'ho finita perchè non avevo tempo
e non perchè non avevo le capacità (ho preso per anni la
borsa di studio e ho fatto diversi esami). Stiamo faticosamente (troppo)
andando verso una società di mercato (noi finora figli di
una sorta di un capitalismo-statalismo quasi sovietico). Pensiamo agli
Stati Uniti: l'altro giorno leggevo sul Venerdì di Repubblica una
intervista ad Alan Greenspan il vero artefice di questa stagione
economica statunitense.
Nell'intervista Greenspan raccontava come agli studi avesse
preferito la pratica di analista finanziario diventando quello che è
oggi. In Italia non sarebbe stato nemmeno assunto: i risultati si vedono.
Quando guarderemo anche in Italia alle qualità? Vi pare giusto che,
per fare un esempio, Veltroni o D'Alema (al di là
della connotazione politica?) non possano diventare giornalisti Rai
(per carenza di titoli, non essendo laureati) e il 23 enne uscito
da una scuola, che non ha mai lavorato (con una retribuzione vera e con
un ruolo "reale" e non facendo stage a costo zero per le aziende editoriali)
possa condurre un tg nazionale? E' davvero "utile" ciò per
la Rai? Sarà per questo che Simona Ventura e le jene sono
più seguite di un tg Rai?
Lucky
p.s. un grazie sentito, di cuore, sincero, amorevole all'Usigrai
a cui chiedo poi un piccolo favore: vorrei che facessero un sondaggio verificando
quanti dei nuovi assunti hanno un parente di primo o secondo grado (padri,
nonni zii, ecc.) dipendenti della Rai. Chiedo troppo?
7 Dicembre 2000
- Fatta l'intesa, trovata l'inganno |
Caro Barbiere, arieccoli! Fatta l'intesa sulla selezione
Rai, tirata la sòla. L'Agi, nei lanci sulla conferenza stampa di
una conferenza stampa del segretario dell'Usigrai Roberto Natale
e del "sottosegretario della Fnsi" (SIC!) Paolo Serventi Longhi,
ha scritto che "anche nella nuova intesa, come del resto già in
quella firmata nel febbraio '96, rimane facoltà dell'azienda quella
di chiamate ad hoc per specifiche esigenze di professionalità particolari".
Fantastico! Insomma, la Rai resta un'azienda dove "professionalità
particolari" trovano sempre un'adeguata collocazione. Quali sono le
professionalità particolari? Quelle del tipo Giordano, lo slalomista
transitato dal Tg1 lerneriano allo Studio Aperto post-Straccio? Non c'è
male! Mamma Rai ha un cuore grande così... per i figli "giusti"!
Quanto alla Fnsi, all'Usigrai e alla Rai stessa, provate a cercare traccia
della notizia dell'accordo per la selezione sui loro siti... alle
12.30 di oggi (5 dicembre) non ve n'era traccia!
Ultimissima domanda, questa volta assolutamente fuori dalle polemiche.
C'è da scommettere che qualche collega disabile chiederà
di partecipare alla selezione Rai. E' stata inserita nel testo dell'accordo
qualche norma a favore di queste persone? Perché nessuno considera
mai i colleghi con handicap fisici (ce ne sono) e le loro difficoltà,
ogni volta che si apre una selezione? Sono o non sono una categoria
protetta? O anche nella nostra amata professione devono restare "figli
di un Dio minore"?
Zioproto
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