componente del cdr che è anche caporedattore centrale...roba da pazzi!!! Comunque, caro collega F.A., ricordatelo, non sei solo. Per il momento, però, ti deve bastare solo questo abbraccio. Disinformatia
Il problema semmai sono le divisioni che lo sciopero ingenera fra i giornalisti a causa delle differenti posizioni lavorative: contrattualizzati, a tempo determinato, in sostituzione, in prova, free lance, giornalisti editori, e metalmeccanici. Oltre ai giornalisti di rete: mi riferisco ai Costanzo e ai Vespa e alle loro redazioni che redazioni non sono perchè spiegano i due big il loro non sono programmi giornalistici, anche se sono fatte di giornalisti. Un vero puzzle: con interessi, portafogli e aspettative diverse. Anche contraddittorie: basta pensare gli spazi di guadagno che si aprono per free lance e collaboratori nel momento in cui i contrattualizzati entrano in sciopero. Sia detto per inciso questi sono, spesso, i colleghi a basso reddito che possono essere indotti dalla necessità e dal ricatto e quindi io non riesco proprio a considerarli dei crumiri. Tuttavia, il problema resta e resterà aperto fino a quando lo sciopero sarà l'arma dei soli contrattualizzati. Anche se quest'arma continuerà ad essere impiegata in favore di tutti gli altri, per far avere loro una maggior dignità lavorativa come sta avvenendo in questo caso. E allora che fare? Si può continuare ad andare avanti così, ma rischiando, di volta in volta, una frattura sempre più ampia. Fra giornalisti che scioperano e giornalisti che non scioperano. Fra giornali che escono e giornali che non escono. Fra siti che vengono aggiornati e siti che non vengono aggiornati. Ma non è detto che questo porti ad un rafforzamento della categoria. Ecco allora la proposta che prego di valutare con tutta la calma del caso. Se non altro perchè non potrà essere utilizzata in tempi brevi. Richiede, ammesso che superi l'analisi del buon senso e della funzionalità, un lungo lavoro politico per il sindacato. Quindi ci si può ragionare a mente fredda. L'idea è che durante lo sciopero debba essere comunque assicurato un servizio minimo. Da tutti, giornali, tv, radio e siti. Servizio a cui nessun editore si possa sottrarre e che, quindi, deve essere reso obbligatorio per legge. Servizio la cui modalità deve essere concordata fra editore e cdr a livello di singola impresa o in alternativa attraverso un accordo nazionale fra Fnsi e Fieg. I possibili vantaggi. Non ci saranno più giornali
che si potranno avvantaggiare dell'assenza dalle edicole dei loro concorrenti.
Nè ci potrà essere un giornale più giornale degli
altri. Tutti dovranno assicurare solo un servizio minimo: vogliamo dire
quattro pagine senza pubblicità? Se poi i colleghi contrattualizzati
sciopereranno in massa si lascerà spazio per far lavorare, senza
danneggiare lo sciopero, i precari e i ricattati. I quali, per altro, probabilmente
non dovranno più sentire il peso dei vigliacchi ricatti che vengono
fatti loro. Con un uscita a foliazione e servizi ridotti, non ci sarà
tutto questo bisogno di averli in redazione.
Lucia luclib@tiscalinet.it
Bella solidarietà. Proprio l'on line che sta diventando un bacino incredibile per gli aspiranti giornalisti: volete restare con il vostro bel contrattino da metalmeccanici, forse? Capisco di più invece i free-lance e i precari. Io stessa sono una professionista "a termine" in un'azienda che, peraltro, assume a tempo indeterminato una donna ogni cinque uomini. Ho fatto anni di gavetta tra contratti di collaborazione coordinata e sostituzioni estive mettendo insieme i compensi con difficoltà alla fine del mese. Eppure ci credo nel sindacato e nelle battaglie che sostiene. Credo nei diritti del lavoratore e, sebbene l'handicap più grande e, a quanto pare, insormontabile di questa professione sia un accesso chiaro e garantito, sono orgogliosa del nostro contratto di categoria. Senza di questo saremmo tutti in balìa degli editori e delle loro esigenze economiche, subiremmo pressioni, saremmo veramente dei pennivendoli. Non capiscono i colleghi crumiri che rompendo il fronte dello sciopero ci indeboliscono? Hanno letto le proposte della Fieg? Di mestiere non
facciamo gli idraulici, abbiamo bisogno di un riferimento normativo chiaro.
Che fissi regole e doveri per tutti, a partire proprio dal cdr. A proposito
di sindacato vorrei dire ai precari di non sputarci sopra, ma di
interessarsene. Scoprirebbero molte sorprese. Per esempio quello veneto,
al quale appartengo anche se ora lavoro a Milano, è stato il primo
in Italia a introdurre il contratto differenziato per i televisivi. I colleghi
hanno scoperto così di avere una dignità professionale, hanno
scoperto di avere diritto alle corte, ai festivi pagati e a non correre
dietro alla prima "marchetta" domenicale imposta dal piccolo imprenditore
locale, interessato a mantenere relazioni sulla pelle dei suoi collaboratori.
Scusate se è poco.
E io dovrei scioperare per questa gente che non alza il culo per lavorare da una redazione esterna a quella centrale, sventolando il loro tanto bel contratto e la tessera del sindacato? Nessuno ha mai mosso un dito sapendo che l'editore paga ancora oggi un articolo di collaboratori la bellezza di 17.000 lire lorde. Lo sanno i professionisti questo? O la bella scrivania, il pc e il contratto Fnsi ha fatto loro il
lavaggio del cervello? Date retta a me: aboliamo l'ordine.
E che continuano imperterriti a lottare ma allo stesso tempo a produrre un prodotto, scarsamente di qualità. Ma ora pare proprio una farsetta. Una di quelle commedie in voga negli anni '70. Solo che al posto di LinoBanfi - alias il reintegrato pubblicitario Nonno Libero, mica scemo lui, scemi noi che ci perdiamo dietro a queste querelle - c'è un direttore (Marco Leonelli) che scrive a nuora (il Cdr) perché suocera (tutti i lettori) intenda. Ieri sulle pagine del Carlino è apparso, nelle pagine delle Regioni - il comunicato dei Cdr che, per dir poco arrabbiato se la prendeva con l'azione forzosa dell'editore. In fondo al pezzo, a mo' di commento, due righe del dott. Leonelli che tristemente ma come vuole la cronaca e dunque la deontologia professionale rilevava come su un totale di 125/6 giornalisti del Carlino se ne fossero contati, in assemblea, poco più di 50. E gli altri? Stavano a fare il Suo giornale, visto che qualcuno deve pure da lavorà, siur padrun. Bello lo sberleffo di Leonelli, ma poi non è lui o chi per lui a richiamare all'ordine (con la o minuscola mi raccomando) i suoi sottoposti, come riferisce F.A.? Vabbe' che può sempre giocarsi le carte de: contrattisti, abusivetti, collaboratori, service che pur di comparire in prima pagina, a propria firma, venderebbero l'anima. Oggi poi l'ennesima farsa. Una sorta di remake o se vogliamo di secondo episodio della commedia. (Se il primo atto poteva esser Pierino contro tutti, questo lo si deve intendere come il Pierino colpisce ancora). Un altro comunicato del Cdr del Giorno, - chissà perché solo quello del Giorno visto che l'assemblea sindacale che ha deciso l'ennesima giornata di sciopero culminata con la messa in edicola del Carlino Romagna, e non quelli del Carlino o della Nazione - nella quale si colpiva duro l'editore e la strategia d'azione. A questo punto vien da chiedersi: cari Cdr, tutti e tre (Carlino, Giorno e Nazione) ma chi ve lo fa fare? Lottate, o dite di farlo, per qualcosa di superiore, "non per lo stipendio". Vi battete (?) non si sa per chi. Visto che immancabilmente il giorno dopo appare nelle edicole una copia del Vs giornale, in tutte e tre le edizioni. Non vi pare un controsenso? A me, come lettore (e dunque leggo tutto, ma proprio tutto, anche i comunicati sindacali) vien da ridere. Anzi di più. Vi fanno protestare, sparare a semi-0, urlare la Vs libertà e poi il giorno dopo, quello dello sciopero vi, e ci, fan leggere certi fogliettoni (in italiano rigorosamente) rappezzati, raffazzonati che costringono il lettore a fare ugualmente l'acquisto per controllare le cartelle del Bingo: unico vero e serio argomento. Non fa mai sciopero, lui, il Bingo. A questo punto chiedetevi: val la pena continuare in questa battaglia? Oppure siete in grado di farlo? Avete il peso politico per combattere l'ingiustizia? Oppure anche voi non come tanti altri non ci riuscite? Del resto il posto fisso fa gola a tutti... no? Altrimenti chiedete a F.A. che è u precario, come si fa a sbarcar il lunario. Più che attendibile. L'estet(ist)a.
Ma che si mandi avanti il Cdr de IlNuovo allora la cosa diventa stomachevole. Il quale Cdr, peraltro, tira in ballo un'assemblea dei redattori, come non avesse strumenti e poteri per decidere da solo. Ma perchè la Fnsi non ammonisce - almeno - questo
Cdr?
Sarà perchè è meglio star calmi dato che questi, almeno,
lavorano anche se sono in prova? Ciao.
Non l'ho mai fatto volentieri ma ho sempre lavorato in questi mesi. Telefonate del tipo: "Domani è sciopero, l'azienda conta su di lei. Cosa fa?" mi sembravano sinistre ma purtroppo convincenti per dire di no, fino a quando uno non ha un'alternativa. Dopo un po' di scioperi ed insulti in assemblee e editoriali del direttore che ti definisce un 'volenteroso collega' però evidentemente la misura è colma, oppure semplicemente la mia coscienza grida un po' troppo forte. Io mi sento solo. Non mi sento tutelato da un Cdr
che non ha altre informazioni da dire se non: "Basta che gli dici di
no". Non mi toccano le accuse di colleghi a cui l'azienda ha ritenuto
di poter offrire, in occasione dell'ultimo sciopero, un milione per non
parteciparvi(!) sotto forma di un "anticipo del prossimo contratto".
Non mi sento tutelato dall'associazione stampa che in questi mesi
ho conosciuto solo per un'assemblea. Non so come sentirmi infine nei confronti
dei colleghi che, quando qualcuno di noi prova a fare una conta telefonica
per scioperare, telefonano all'azienda avvertendo della cosa e facendola
saltare... tanto ti dovevo.
Un precario
Un boomerang. I giornali uscirebbero lo stesso, non firmati
dai cosiddetti "articolo 1" o "2", ma da una schiera di collaboratori.
Sui lettori, e dunque sull'opinione pubblica, che breccia potrebbe fare?
Per non parlare degli editori, ai quali, grazie ai collaboratori che vengono
pagati a pezzo, dimostreremmo che i giornali si possono fare anche senza
i giornalisti. Forse è meglio pensare a qualcos'altro. Per esempio
invece di non firmare per niente, firmare i pezzi con nomi di fantasia:
Pinco
Pallo, Gianni & Pinotto, etc. Faremmo ridere, ma anche riflettere.
E si parlerebbe di noi.
Lamentare, si ma non scandalizzarsi. L'importante semmai è che non ci siano pressioni, o peggio ritorsioni, per quanti decidano comunque di scioperare anche se il direttore è, idologicamente parlando, antisindacale. Sono d'accordo che un giornale organizzato in cooperativa non scioperi. Lì siamo in presenza di giornalisti editori. Poi se la coop è vicina - anche qui ideologicamente parlando - alle aspirazioni dello sciopero che ognuno venga lasciato libero di aderivi. Dopodichè spetta alla coscienza politica dei singoli dei singoli, lavorare oppure no. Se poi si tratta di un quotidiano sul filo del rasoio della sopravvivenza economica, preferisco che i colleghi non scioperino. Per una semplice ragione: gli scioperi dei disoccupati sono molto meno efficaci di quelli dei giornalisti. A Sergio Luciano mi viene da dire che le sue riflessioni non mi convincono per la semplice ragione, che Luciano, oggi, è prima di tutto un editore e, poi, anche un giornalista. Non me ne voglia se mi legge. Ma tutti sappiamo che nel suo contratto con eBiscom è compreso un pacchetto di azioni della società che controlla il Nuovo. Quando scrive che l'editore ha messo un sacco di soldi sta parlando,
anche per sè. Ripeto non me ne voglia, in una discussione fra addetti
ai lavori, viene legittimo chiedersi se quell'editoriale lo abbia scritto
il direttore del Nuovo o l'editore del Nuovo.
Che poi, un editore, non voglia scioperare mi sembra perfettamente legittimo.
Come mi fa piacere che abbia rispettato la coscienza politica e sindacale
dei suoi redattori. Viceversa non piace un'altra cosa. Quel buonismo che
traspare nel compiacersi di aver riconosciuto ai redattori il contratto
giornalistico prima che venisse imposto. Qual è il merito? I
contratti, di lavoro, in Italia, hanno forza di legge. Si devono applicare
e basta. Se non lo si fà si rischiano demerito e forse qualche multa.
Se si applicano si è solo fatto quello che la legge prescrive. Credo
che ci si possa compiacere di aver fatto di più del proprio dovere.
Ma non di aver fatto meglio dei farabutti.
Non è una questione ideologica, se fossi garantito anch'io sciopererei per difendere fino in fondo i miei privilegi, ma visto che non lo sono non lo faccio. Però sarebbe bello che Serventi Longhi non si appellasse anche a noi per i suoi scioperi. Se ho dubbi o problemi faccio riferimento alla Nidil della Cgil, non all'Fnsi. Il caro sindacato dovrebbe capire che sta perdendo la rappresentatività del lavoro giornalistico. Voglio far notare che nonostante non sia assunto e viva di coordinate e continuative, non sto piangendo miseria: guadagno bene in rapporto a lavoro che faccio e non mi sento uno sfruttato. Però non tollero l'appello a scioperare per aiutare chi sta comunque meglio di me. Un eventuale successo dello sciopero, e del contratto di lavoro,
non mi riguarderebbe per nulla. Infine sarebbe ora che i giornalisti la
smettessero di elogiare la flessibilità nei loro articoli, salvo
poi saltare sulla sedia quando viene richiesta a loro? Ma quando elogiate
la flessibilità lo sapete di cosa state parlando?
Francesco
Più curioso forse che al manipolo di crumiri si sia aggiunto
ninetepopodimeno che... un ministro. Alfonso Pecoraro Scanio infatti, titolare
del dicastero delle Politiche Agricole, ha firmato nei giorni di sciopero
sul Giorno un intervento in prima pagina con tanto di foto (uscito ovviamente
anche su Carlino e Nazione, cui siamo legati da ferre sinergie). Siamo
rimasti sbalorditi da quello che forse è stato un clamoroso infortunio
dell'ufficio stampa del ministro, al quale venerdì mattina abbiamo
chiesto una nota di precisazione che ancora non è arrivata.
Francesca
Non farti beffe di me, per favore, sono un povero ignorante. Non ho seguito con attenzione le nostre vicende contrattuali e forse mi è sfuggito qualcosa. Allora mi sono chiesto: sono cambiate le regole, è possibile che i giornalisti italiani nel Duemila abbiano meno diritti dei metalmeccanici? Mi risponderai che sono in errore, lo so. Ma io ti replicherò che a sbagliare sei tu. I giornalisti di Libero non hanno scioperato (fin qui, niente
di strano, non sono stati i soli) per libera scelta, ma perché graziosamente
suggerito dall'alto. Pensa che hanno addirittura revocato le corte. E che
dire del nuovo direttore responsabile della testata? Alla redazione è
stato comunicato nei termini stabiliti. Infatti, lo hanno letto il giorno
dopo sul loro stesso quotidiano. E' vero, i tempi sono cambiati: abbiamo
un sindacato che danneggia i giornalisti
I GIORNALISTI COMUNISTI, IN REALTA’, SONO DEI METALMECCANICI.
Tema: noi non scioperiamo. Uno, perché non siamo solo giornalisti, ma anche lavoratori. Come i metalmeccanici, per intenderci. Che non hanno mai visibilità, sui giornali "borghesi", se scioperano. Noi invece, che siamo "comunisti", sì che gliela diamo. Due, "perché siamo una cooperativa, quindi editori di noi stessi, quindi non ci applichiamo il contratto nazionale, almeno per quanto riguarda il salario". Domande: uno, ma perché, quando incrociano le braccia
le "tute blu", voi che fate, scioperate? Cioè, oltre a scrivere
fervidi e ispirati articoli di sostegno alle categorie in lotta (altrui),
scendete in piazza anche voi per difendere le (loro) rivendazioni contrattuali?
I METALMECCANICI CHE SCRIVONO ON-LINE SONO DEI GIORNALISTI. SergioLuciano,
direttore de Il Nuovo, quotidiano online (e rivoluzionario, s’intende)
di e-biscom, addì mercoledì 29 novembre 2000, editoriale
in prima pagina (on line) dal titolo "Perché oggi potete leggere
il Nuovo".
"Sacrificare del tutto, e per due giorni, il nostro giornale ad una pur giusta causa sindacale avrebbe significato danneggiare gravemente, in una fase di lancio e di grande impegno editoriale, una realtà che sta dimostrando quanto il lavoro giornalistico, bene applicato ai nuovi media, possa finalmente distinguerli". Dunque, noi non scioperiamo, però voi (che lo fate) avete
ragione.
Siete solo un po’ "off line".
I GIORNALISTI CHE LAVORANO A LIBERO NON SONO LIBERI AFFATTO.
Tema: noi non scioperiamo. "Nessuno si stupirà di aver trovato Libero in edicola". Già, nessuno. D’altra parte, Feltri scoraggia i suoi giornalisti – da sempre e "a prescindere" dal giornale che dirige – dall'eleggere un cdr (comitato di redazione): il sindacato fa schifo, sostiene, e ha fatto solo danni, nella sua storia, figuriamoci quello dei giornalisti, che è unico, peggio che ai tempi del fascismo, e cioè antidemocratico. A Libero, invece, vige un regime democraticissimo:
VittorioFeltri
fa e disfa, propone e dispone, promuove e rimuove, fa il direttore e l’editore
insieme. Gli scioperi sono cretini, però, dice, e non servono a
nulla, i giornalisti guadagnano oggi meno di 25 anni fa, il sindacato usa
lo sciopero più spesso che i metalmeccanici.
PS.1 "Liberazione" è un "giornale comunista"
anch’esso, organo (addirittura) di un partito (comunista anch’esso), Rifondazione
(comunista). "Loro", hanno scioperato.
Ragiono: forse è perchè, dandola, qualche lettore avrebbe dedotto l'adesione del giornale ritenendo quindi inutile cercarlo in edicola l'indomani? O non si tratta piuttosto di un atto di spregio totale, di una volgare sfida, di una dimostrazione che l'impunità conquista nuovi spazi? Ho fatto sindacato per anni nei giornali dove ho lavorato, mi sono
logorato la vita in due vertenze stressanti (una vinta e una persa). Ho
imparato e forse anche trasmesso dei valori. Farnetico certamente ma sogno
un colpo di coda della Federazione che s'inventa qualche provvedimento
"islamico" (troviamo qualcosa!...non so!...la gogna! il pubblico rogo della
testata, contratti diversificati o altro!! ...) nei confronti delle testate
in "oggetto" e soprattutto dei signori (sic!) Cervi, Feltri e degni compari.
Parlo dei direttori perchè sui colleghi confesso di avere le idee
confuse. Mi piacerebbe che i giornalisti delle testate che domani e dopo
non aderiranno allo sciopero scrivessero al "Barbiere" (o dove vogliono
loro!) per spiegare come vanno le cose in questi frangenti, come si arriva
a queste decisioni..insomma vorrei capire quali meccanismi scattano. Se
poi qualcun altro già li conosce, li renda noti da queste pagine.
Credo che sia venuto il momento di giocare a carte scoperte. O no? Grazie
dell'ospitalità. Un "ragazzo...spazzola" del giornalismo
Allora ci andiamo anche noi. Ma scusate questi signori di E-Biscom spendono miliardi per lanciare un giornale on line con tanto di firme e tanto di pubblicità sugli altri mezzi di comunicazione e non se la sentono di fermarsi, neppure per solidarietà, durante uno sciopero della categoria? Ma allora perchè dovrebbe farlo VIP-Veneto Internet Press che è on line da oltre un anno e che senza fare tutto questo casino ha oltre un milione e mezzo di pagine viste al mese e migliaia di lettori unici ogni giorno? Così non ci piace e domani torniamo on line anche noi. Volete farmi credere che basta una richiesta di Sergio Luciano ai redattori e questi, tutti per uno uno per tutti, lavorano come se niente fosse durante una giornata di sciopero? Ecco cosa ha scritto Luciano: "Ho chiesto alla redazione dei giornalisti che ogni giorno mette in linea ilNuovo.it di evitare che oggi e domani il nostro giornale on-line si fermasse in seguito allo sciopero nazionale indetto dalla Federazione nazionale della stampa. E l'ho chiesto non perché non condivida, da giornalista, lo spirito delle richieste che la Federazione sta portando avanti: anzi, sono anch'io convinto che nel web il ruolo del giornalista vada riconosciuto in pieno, come in qualunque altro media. E questa mia convinzione è a tal punto condivisa dagli altri partner di e.Biscom che l'azienda ha riconosciuto spontaneamente l'applicazione del contratto di lavoro giornalistico ai colleghi che oggi lavorano a ilNuovo, ben prima che fosse contrattualmente obbligata a farlo. Proprio per questo ho ritenuto di chiedere ai colleghi di garantire che ilNuovo.it anche oggi fornisse un'informazione esauriente, anche se forse ridotta nella consueta profondità (per le possibili lacune di altre fonti di informazione) e fermo restando il diritto inviolabile di ciascuno di noi ad aderire, se riterrà di farlo per ragioni di coscienza o di militanza sindacale, all'agitazione nazionale di settore. Se oggi ilNuovo.it si sta affermando come un punto di riferimento importante nel panorama dell'informazione on-line italiana è anche perché il suo editore ha compreso che il ruolo del giornalista come professionista dell'informazione accurata, verificata, pluralista, è insostituibile. Il successo che il nostro giornale sta conoscendo e che speriamo si consolidi e cresca col tempo è frutto di questo approccio. IlNuovo.it è la prova vivente che con i giornalisti si può lavorare bene, si possono fare "start-up", si può addirittura costruire un nuovo media, che incroci le professionalità e le confronti con il pubblico senza pagare pedaggi ai luoghi comuni che dipingono negativamente la nostra categoria. Sacrificare del tutto, e per due giorni, il nostro giornale ad una pur giusta causa sindacale avrebbe significato danneggiare gravemente, in una fase di lancio e di grande impegno editoriale, una realtà che sta dimostrando quanto il lavoro giornalistico, bene applicato ai nuovi media, possa finalmente distinguerli dall'"indistinto editoriale" che ancor oggi predomina in Rete. (29 NOVEMBRE 2000, ORE 06:00) Con i giornalisti, si dice, si può fare star-up? Si possono fare anche i quotidiani stampati, la televisione, la radio, i bollettini, gli house organ, gli uffici stampa... si può fare molto con i giornalisti, ma se ognuno si fa i fatti propri allora di cosa parliamo? Uno sciopero si fa per affermare le proprie ragioni nei confronti
della controparte e, la storia insegna, si fa nel momento in cui la controparte
può essere maggiormente danneggiata dalla sciopero, altrimenti che
sciopero è? Luciano forse non sa che gli scioperi di dicembre
sono previsti perchè è il periodo in cui i giornali e le
televisioni incassano di più in vendita di spazi pubblicitari e
quindi è il momento in cui gli editori possono essere portati a
più miti consigli?
Luciano PS - spiegategli che 500.000 page views non equivalgono a 500.000 lettori.
Ad esempio che:
2) Fra i punti di scontro del nuovo contratto qualcuno dovrà spiegarci seriamente cosa succede sull'on-line. Il Nuovo era regolarmente aggiornato, negli ultimi due giorni, con un illuminante editoriale che spiegava 'perché qui non si sciopera', ovvero perché il Nuovo ha assunto decine (50 o 60 persone?) di colleghi con regolare, regolarissimo (e costoso) contratto giornalistico. E anche a Repubblica on line, e nelle altre testate cartacee che hanno versioni on line più o meno aggiornate in tempo reale, ci sono solo giornalisti. Facciamo il conto di quanti professionisti già lavorano on-line inquadrati con tutti i crismi come da contratto nazionale? Non mi dite che lo scontro è sui portali, perché così
il discorso si sfilaccia: qua e là anche nei portali lavorano dei
professionisti (vedi Katawebsport). Poi ci lavorano anche decine
di poveracci col contratto da metalmeccanico: ma ho il serio sospetto che
ServentiLonghi
e compagnia bella non si occupino affatto di loro. Cioè che tutta
la 'guerra' per portare solo giornalisti anche nei portali serva all'FNSI
solo per sistemare i tanti professionisti disoccupati ufficiali, quelli
già iperprotetti, e non gli abusivi che sputano sangue ogni giorno
senza garanzie.
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