Scioperi e crumiri: ne vogliamo parlare?

19 Dicembre 2000 - E non che non sei solo
Anch'io lavoro alla Poligrafici e vorrei dire a F.A. (Fonte Attendibile)solo una cosa: non sei affatto solo. Qui siamo in tanti, anche un po' più fortunati di te, cioè con un contratto vero, a sentirci schiacciati, senza tutela, in una gabbia dove c'è anche chi decide da solo (il cdr di Bologna) se gli altri giornali devono scioperare o meno. E guarda caso è un
componente del cdr che è anche caporedattore centrale...roba da pazzi!!! Comunque, caro collega F.A., ricordatelo, non sei solo. Per il momento, però, ti deve bastare solo questo abbraccio.
Disinformatia
19 Dicembre 2000 - Una proposta per la Fnsi
Per il momento teniamo. I cdr di importanti giornali hanno rifiutato soldi e lusinghe degli editori e hanno scioperato. Bene. Il sindacato, poi, sta accendendo la miccia dell'arma finale. E va bene. Ma i dubbi sulla validità dello sciopero come arma di pressione sono in molti ad averli e ad esprimerli. Non mi riferisco ovviamente ai colleghi e ai direttori liberal: quelli che vogliono lavorare comunque. Contro questi non c'è molto da fare. 

Il problema semmai sono le divisioni che lo sciopero ingenera fra i giornalisti a causa delle differenti posizioni lavorative: contrattualizzati, a tempo determinato, in sostituzione, in prova, free lance, giornalisti editori, e metalmeccanici. Oltre ai giornalisti di rete: mi riferisco ai Costanzo e ai Vespa e alle loro redazioni che redazioni non sono perchè spiegano i due big il loro non sono programmi giornalistici, anche se sono fatte di giornalisti. 

Un vero puzzle: con interessi, portafogli e aspettative diverse. Anche contraddittorie: basta pensare gli spazi di guadagno che si aprono per free lance e collaboratori nel momento in cui i contrattualizzati entrano in sciopero. Sia detto per inciso questi sono, spesso, i colleghi a basso reddito che possono essere indotti dalla necessità e dal ricatto e quindi io non riesco proprio a considerarli dei crumiri. 

Tuttavia, il problema resta e resterà aperto fino a quando lo sciopero sarà l'arma dei soli contrattualizzati. Anche se quest'arma continuerà ad essere impiegata in favore di tutti gli altri, per far avere loro una maggior dignità lavorativa come sta avvenendo in questo caso. E allora che fare? Si può continuare ad andare avanti così, ma rischiando, di volta in volta, una frattura sempre più ampia. Fra giornalisti che scioperano e giornalisti che non scioperano. Fra giornali che escono e giornali che non escono. Fra siti che vengono aggiornati e siti che non vengono aggiornati. Ma non è detto che questo porti ad un rafforzamento della categoria. 

Ecco allora la proposta che prego di valutare con tutta la calma del caso. Se non altro perchè non potrà essere utilizzata in tempi brevi. Richiede, ammesso che superi l'analisi del buon senso e della funzionalità, un lungo lavoro politico per il sindacato. Quindi ci si può ragionare a mente fredda. 

L'idea è che durante lo sciopero debba essere comunque assicurato un servizio minimo. Da tutti, giornali, tv, radio e siti. Servizio a cui nessun editore si possa sottrarre e che, quindi, deve essere reso obbligatorio per legge. Servizio la cui modalità deve essere concordata fra editore e cdr a livello di singola impresa o in alternativa attraverso un accordo nazionale fra Fnsi e Fieg

I possibili vantaggi. Non ci saranno più giornali che si potranno avvantaggiare dell'assenza dalle edicole dei loro concorrenti. Nè ci potrà essere un giornale più giornale degli altri. Tutti dovranno assicurare solo un servizio minimo: vogliamo dire quattro pagine senza pubblicità? Se poi i colleghi contrattualizzati sciopereranno in massa si lascerà spazio per far lavorare, senza danneggiare lo sciopero, i precari e i ricattati. I quali, per altro, probabilmente non dovranno più sentire il peso dei vigliacchi ricatti che vengono fatti loro. Con un uscita a foliazione e servizi ridotti, non ci sarà tutto questo bisogno di averli in redazione. 
Alberto Sisto


16 Dicembre 2000 - Non scrivo, dunque sono
Cari amici, vi scrivo. O meglio non mi restano che le email per scrivere. Sono infatti pagata (poco), stipendiata professionista ex art.2, e "in sonno". Il termine, dato il gruppo da cui dipendo, è - ahimè - quanto mai appropriato. Scrivo dunque sono. Ma come Mina anche per me l'assenza alla fine...pagherà (vertenza! vertenza!). Ho letto la lettera del precario del mio stesso gruppo costretto a fare il crumiro. M'è venuto da piangere. Ma anche da ridere a pensare che in fondo, non ci vuol molto per essere felici. Cambiare mestiere ad esempio e rassegnarsi al silenzio, alla voluttà di essere invisibili. Non scrivo ma "sono" lo stesso.
Lucia 
luclib@tiscalinet.it 
15 Dicembre 2000 - Bella solidarieta'
Caro Barbiere, leggendo la pagina su "scioperi e crumiri" mi è venuto il mal di stomaco. Sono sbalordita, ma non stupita purtroppo, davanti alle giustificazioni contro lo sciopero dei non contrattualizzati e degli on line. Noi "rivoluzionari", con due giorni di stipendio in meno in tasca, siamo forse degli stupidi? Cosa credono che la battaglia la stiamo facendo solo per noi stessi e i nostri presunti privilegi? Mi rivolgo agli on line, in particolare, per i quali chiediamo la contrattualizzazione. 

Bella solidarietà. Proprio l'on line che sta diventando un bacino incredibile per gli aspiranti giornalisti: volete restare con il vostro bel contrattino da metalmeccanici, forse? Capisco di più invece i free-lance e i precari. Io stessa sono una professionista "a termine" in un'azienda che, peraltro, assume a tempo indeterminato una donna ogni cinque uomini. Ho fatto anni di gavetta tra contratti di collaborazione coordinata e sostituzioni estive mettendo insieme i compensi con difficoltà alla fine del mese. 

Eppure ci credo nel sindacato e nelle battaglie che sostiene. Credo nei diritti del lavoratore e, sebbene l'handicap più grande e, a quanto pare, insormontabile di questa professione sia un accesso chiaro e garantito, sono orgogliosa del nostro contratto di categoria. Senza di questo saremmo tutti in balìa degli editori e delle loro esigenze economiche, subiremmo pressioni, saremmo veramente dei pennivendoli. Non capiscono i colleghi crumiri che rompendo il fronte dello sciopero ci indeboliscono? 

Hanno letto le proposte della Fieg? Di mestiere non facciamo gli idraulici, abbiamo bisogno di un riferimento normativo chiaro. Che fissi regole e doveri per tutti, a partire proprio dal cdr. A proposito di sindacato vorrei dire ai precari di non sputarci sopra, ma di interessarsene. Scoprirebbero molte sorprese. Per esempio quello veneto, al quale appartengo anche se ora lavoro a Milano, è stato il primo in Italia a introdurre il contratto differenziato per i televisivi. I colleghi hanno scoperto così di avere una dignità professionale, hanno scoperto di avere diritto alle corte, ai festivi pagati e a non correre dietro alla prima "marchetta" domenicale imposta dal piccolo imprenditore locale, interessato a mantenere relazioni sulla pelle dei suoi collaboratori. Scusate se è poco. 
Miki


15 Dicembre 2000 - Sono d'accordo con Sandokan
Caro Bds, se te ne può fregare qualcosa anch'io, povera free lance, sono d'accordo con SANDOKAN, con le sue parole in "Scioperi e crumiri: ne vogliamo parlare?". Perché io pubblicista senza contratto FNSI dovrei scioperare per la casta dei professionisti a contratto? Ho lavorato come articolo 12 in un quotidiano nazionale per un contratto fisso di 300.000 lorde al mese (non mancano gli zeri, credimi), spese comprese: prima il Cdr ha approvato tali contratti poi in fumose assemblee di articoli 12 (quelli assunti ai bei tempi, a due milioni mensili di forfait) si chiedeva un aumento per tutti di 300.000 lire mensili.
E io dovrei scioperare per questa gente che non alza il culo per lavorare da una redazione esterna a quella centrale, sventolando il loro tanto bel contratto e la tessera del sindacato? Nessuno ha mai mosso un dito sapendo che l'editore paga ancora oggi un articolo di collaboratori la bellezza di 17.000 lire lorde. Lo sanno i professionisti questo?

O la bella scrivania, il pc e il contratto Fnsi ha fatto loro il lavaggio del cervello?  Date retta a me: aboliamo l'ordine.
Jasmine


15 Dicembre 2000 - Ma chi ne lo fa fare?
In soccorso di F.A. Fonte attendibile, poverino lui lasciato a "combattere" contro un direttore che ti chiama alle armi perché il edicola esce il Domani di Bologna (da il Domani di Catanzaro) proprio nel giorno dello sciopero - caro Bds te lo avevo scritto senza colpo ferire in una lettera di lunedì 11 dicembre - di tutti i suoi colleghi. Tutti tranne i giornalisti (o una fetta di essi dei tre quotidiani del QN).

E che continuano imperterriti a lottare ma allo stesso tempo a produrre un prodotto, scarsamente di qualità. Ma ora pare proprio una farsetta. Una di quelle commedie in voga negli anni '70. Solo che al posto di LinoBanfi - alias il reintegrato pubblicitario Nonno Libero, mica scemo lui, scemi noi che ci perdiamo dietro a queste querelle - c'è un direttore (Marco Leonelli) che scrive a nuora (il Cdr) perché suocera (tutti i lettori) intenda. 

Ieri sulle pagine del Carlino è apparso, nelle pagine delle Regioni - il comunicato dei Cdr che, per dir poco arrabbiato se la prendeva con l'azione forzosa dell'editore. In fondo al pezzo, a mo' di commento, due righe del dott. Leonelli che tristemente ma come vuole la cronaca e dunque la deontologia professionale rilevava come su un totale di 125/6 giornalisti del Carlino se ne fossero contati, in assemblea, poco più di 50. E gli altri? Stavano a fare il Suo giornale, visto che qualcuno deve pure da lavorà, siur padrun. 

Bello lo sberleffo di Leonelli, ma poi non è lui o chi per lui a richiamare all'ordine (con la o minuscola mi raccomando) i suoi sottoposti, come riferisce F.A.? Vabbe' che può sempre giocarsi le carte de: contrattisti, abusivetti, collaboratori, service che pur di comparire in prima pagina, a propria firma, venderebbero l'anima. Oggi poi l'ennesima farsa. Una sorta di remake o se vogliamo di secondo episodio della commedia. (Se il primo atto poteva esser Pierino contro tutti, questo lo si deve intendere come il Pierino colpisce ancora). 

Un altro comunicato del Cdr del Giorno, - chissà perché solo quello del Giorno visto che l'assemblea sindacale che ha deciso l'ennesima giornata di sciopero culminata con la messa in edicola del Carlino Romagna, e non quelli del Carlino o della Nazione - nella quale si colpiva duro l'editore e la strategia d'azione. 

A questo punto vien da chiedersi: cari Cdr, tutti e tre (Carlino, Giorno e Nazione) ma chi ve lo fa fare? Lottate, o dite di farlo, per qualcosa di superiore, "non per lo stipendio". Vi battete (?) non si sa per chi. Visto che immancabilmente il giorno dopo appare nelle edicole una copia del Vs giornale, in tutte e tre le edizioni. Non vi pare un controsenso? A me, come lettore (e dunque leggo tutto, ma proprio tutto, anche i comunicati sindacali) vien da ridere. Anzi di più. Vi fanno protestare, sparare a semi-0, urlare la Vs libertà e poi il giorno dopo, quello dello sciopero vi, e ci, fan leggere certi fogliettoni (in italiano rigorosamente) rappezzati, raffazzonati che costringono il lettore a fare ugualmente l'acquisto per controllare le cartelle del Bingo: unico vero e serio argomento. Non fa mai sciopero, lui, il Bingo. A questo punto chiedetevi: val la pena continuare in questa battaglia? Oppure siete in grado di farlo? Avete il peso politico per combattere l'ingiustizia? Oppure anche voi non come tanti altri non ci riuscite? Del resto il posto fisso fa gola a tutti... no? Altrimenti chiedete a F.A. che è u precario, come si fa a sbarcar il lunario. Più che attendibile. L'estet(ist)a. 


13 Dicembre 2000 - Le manfrine del Cdr
Finchè è il direttore che fa una manfrina sul perchè, nonostante la condivisione dei principi bla bla, non si sciopera passi. Lo si legge come il solito direttore organico alla proprietà (anzi, in parte sovrapponibile) che fa il doroteo. 

Ma che si mandi avanti il Cdr de IlNuovo allora la cosa diventa stomachevole. Il quale Cdr, peraltro, tira in ballo un'assemblea dei redattori, come non avesse strumenti e poteri per decidere da solo.

Ma perchè la Fnsi non ammonisce - almeno - questo Cdr? Sarà perchè è meglio star calmi dato che questi, almeno, lavorano anche se sono in prova? Ciao. 
Gianni


13 Dicembre 2000 - L'azienda conta su di te
Sono uno dei precari della Poligrafici editoriale. In questo momento sono un praticante a termine. In questi mesi, cioè dal primo sciopero del 7 e 8 aprile scorso, ne ho sentite di tutti i colori, da ogni parte. A me per molto tempo è sembrata una cosa molto semplice. Un rapporto di forza fra l'azienda e alcuni suoi aspiranti dipendenti. 

Non l'ho mai fatto volentieri ma ho sempre lavorato in questi mesi. Telefonate del tipo: "Domani è sciopero, l'azienda conta su di lei. Cosa fa?" mi sembravano sinistre ma purtroppo convincenti per dire di no, fino a quando uno non ha un'alternativa. Dopo un po' di scioperi ed insulti in assemblee e editoriali del direttore che ti definisce un 'volenteroso collega' però evidentemente la misura è colma, oppure semplicemente la mia coscienza grida un po' troppo forte. 

Io mi sento solo. Non mi sento tutelato da un Cdr che non ha altre informazioni da dire se non: "Basta che gli dici di no". Non mi toccano le accuse di colleghi a cui l'azienda ha ritenuto di poter offrire, in occasione dell'ultimo sciopero, un milione per non parteciparvi(!) sotto forma di un "anticipo del prossimo contratto". Non mi sento tutelato dall'associazione stampa che in questi mesi ho conosciuto solo per un'assemblea. Non so come sentirmi infine nei confronti dei colleghi che, quando qualcuno di noi prova a fare una conta telefonica per scioperare, telefonano all'azienda avvertendo della cosa e facendola saltare... tanto ti dovevo. 
F.A. fonte attendibile


13 Dicembre 2000 - Il contratto ancora non l'ho visto
Lunedì e martedì i giornalisti hanno più o meno scioperato per il rinnovo del contratto di lavoro ed altri motivi buoni e giusti. Chi pensa a quelli che non hanno scioperato anche perchè un contratto non l'hanno visto mai nemmeno da lontano ? il precariato, caro Figaro è una corda stretta..... e come stringe !!!!!
Un precario
7 Dicembre 2000 - Attenti al boomerang
Cari colleghi, non per fare pelo e contropelo, ma sulle forme alternative di lotta mi pare proprio che non ci siamo. La vostra proposta, avanzata anche in altre botteghe, e cioè di sostituire lo sciopero con l'astensione dalle (o delle) firme, non può funzionare e, anzi, può rivelarsi addirittura controproducente.

Un boomerang. I giornali uscirebbero lo stesso, non firmati dai cosiddetti "articolo 1" o "2", ma da una schiera di collaboratori. Sui lettori, e dunque sull'opinione pubblica, che breccia potrebbe fare? Per non parlare degli editori, ai quali, grazie ai collaboratori che vengono pagati a pezzo, dimostreremmo che i giornali si possono fare anche senza i giornalisti. Forse è meglio pensare a qualcos'altro. Per esempio invece di non firmare per niente, firmare i pezzi con nomi di fantasia: Pinco Pallo, Gianni & Pinotto, etc. Faremmo ridere, ma anche riflettere. E si parlerebbe di noi. 
Minima


6 Dicembre 2000 - Giornalisti, liberal, di destra
Si ha l'impressione leggendo alcune delle lettere che sfugga un' ovvietà di fondo: l'associazione sindacale è libera. Per fortuna. I lavoratori, anche i lavoratori giornalisti, sono liberi di aderivi o meno. Di sostenerne le battaglie, o meno. Quindi ci si puo' lamentare dello scarso appeal che il sindacato ingenera in giornalisti, che sono liberal, ovvero cittadini di destra, e quindi convinti che la rivendicazione, anche quella salariale, sia frutto della forza individuale e non da quella collettiva che rappresenta il sindacato. 

Lamentare, si ma non scandalizzarsi. L'importante semmai è che non ci siano pressioni, o peggio ritorsioni, per quanti decidano comunque di scioperare anche se il direttore è, idologicamente parlando, antisindacale. 

Sono d'accordo che un giornale organizzato in cooperativa non scioperi. Lì siamo in presenza di giornalisti editori. Poi se la coop è vicina - anche qui ideologicamente parlando - alle aspirazioni dello sciopero che ognuno venga lasciato libero di aderivi. Dopodichè spetta alla coscienza politica dei singoli dei singoli, lavorare oppure no. Se poi si tratta di un quotidiano sul filo del rasoio della sopravvivenza economica, preferisco che i colleghi non scioperino. Per una semplice ragione: gli scioperi dei disoccupati sono molto meno efficaci di quelli dei giornalisti

A Sergio Luciano mi viene da dire che le sue riflessioni non mi convincono per la semplice ragione, che Luciano, oggi, è prima di tutto un editore e, poi, anche un giornalista. Non me ne voglia se mi legge. Ma tutti sappiamo che nel suo contratto con eBiscom è compreso un pacchetto di azioni della società che controlla il Nuovo. 

Quando scrive che l'editore ha messo un sacco di soldi sta parlando, anche per sè. Ripeto non me ne voglia, in una discussione fra addetti ai lavori, viene legittimo chiedersi se quell'editoriale lo abbia scritto il direttore del Nuovo o l'editore del Nuovo. Che poi, un editore, non voglia scioperare mi sembra perfettamente legittimo. Come mi fa piacere che abbia rispettato la coscienza politica e sindacale dei suoi redattori. Viceversa non piace un'altra cosa. Quel buonismo che traspare nel compiacersi di aver riconosciuto ai redattori il contratto giornalistico prima che venisse imposto. Qual è il merito? I contratti, di lavoro, in Italia, hanno forza di legge. Si devono applicare e basta. Se non lo si fà si rischiano demerito e forse qualche multa. Se si applicano si è solo fatto quello che la legge prescrive. Credo che ci si possa compiacere di aver fatto di più del proprio dovere. Ma non di aver fatto meglio dei farabutti. 
Alberto Sisto


6 Dicembre 2000 - Col cavolo che sciopero
Caro Bds  Perché io, free lance con contratti di coordinata e continuativa, dovrei scioperare per aiutare i colleghi che lavorano all'interno della città con le mura d'oro (contratto Fnsi/Fieg). Per aiutarli? Loro se ne fregano di me! Per sostenere l'Fnsi? Pensa solo ai garantiti. 

Non è una questione ideologica, se fossi garantito anch'io sciopererei per difendere fino in fondo i miei privilegi, ma visto che non lo sono non lo faccio. Però sarebbe bello che Serventi Longhi non si appellasse anche a noi per i suoi scioperi. Se ho dubbi o problemi faccio riferimento alla Nidil della Cgil, non all'Fnsi. Il caro sindacato dovrebbe capire che sta perdendo la rappresentatività del lavoro giornalistico. Voglio far notare che nonostante non sia assunto e viva di coordinate e continuative, non sto piangendo miseria: guadagno bene in rapporto a lavoro che faccio e non mi sento uno sfruttato. Però non tollero l'appello a scioperare per aiutare chi sta comunque meglio di me. 

Un eventuale successo dello sciopero, e del contratto di lavoro, non mi riguarderebbe per nulla. Infine sarebbe ora che i giornalisti la smettessero di elogiare la flessibilità nei loro articoli, salvo poi saltare sulla sedia quando viene richiesta a loro? Ma quando elogiate la flessibilità lo sapete di cosa state parlando? 
Sandokan


5 Dicembre 2000 - Quanto conta la stock option
A proposito di sciopero: ma chi mai ha chiesto a Vittorio Feltri di scioperare? Lui è un editore e finora nessun sindacato ha mai chiesto agli editori di scioperare. I suoi editoriali, però, farebbe meglio a rivolgerli alla Fieg. Piuttosto su "IlNuovo" ho un dubbio: non sarà che sulla sofferta decisione di non scioperare di Sergio Luciano abbiano influito i 15 (o 40, non mi ricordo esattamente) miliardi di stock option ricevute? Può scioperare per 120mila lire d'aumento uno che ha avuto 15 miliardi? Piuttosto ciò che mi lascia perplesso è il fatto che abbia "invitato" i suoi a non scioperare. E certo... a Repubblica non l'avrebbe mai fatto, per carità. 
Francesco
5 Dicembre 2000 - Un ministro con i crumiri
Caro Barbiere della Sera, che un fascicolo cartaceo squalificato esca in edicola con su il nome di una testata in cui hanno scioperato 80 degli 85 giornalisti, come è accaduto la settimana scorsa col Giorno, purtroppo non fa più notizia. Anche se tra sinergie, archivi elettronici saccheggiati, uso selvaggio di service e di qualche collega che si sente ricattabile perchè con contratto a termine, forse è arrivato il momento di domandarsi cosa fare per bloccare l'uscita di un qualcosa di raffazzonato, al posto di quello che che in teoria dovrebbe essere un prodotto intellettuale collettivo. 

Più curioso forse che al manipolo di crumiri si sia aggiunto ninetepopodimeno che... un ministro. Alfonso Pecoraro Scanio infatti, titolare del dicastero delle Politiche Agricole, ha firmato nei giorni di sciopero sul Giorno un intervento in prima pagina con tanto di foto (uscito ovviamente anche su Carlino e Nazione, cui siamo legati da ferre sinergie). Siamo rimasti sbalorditi da quello che forse è stato un clamoroso infortunio dell'ufficio stampa del ministro, al quale venerdì mattina abbiamo chiesto una nota di precisazione che ancora non è arrivata. 
Roberto Bonzio cdr Il Giorno


4 Dicembre 2000 - Sciopero, ne vogliamo parlare?
Caro Barbiere, tu aderisci allo sciopero dei giornalisti, ilNuovo.it no. Le motivazioni sono in un editoriale di Luciano (www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,12700,00.html), che per certi aspetti condivido. Ma non posso fare a meno di pensare che molti di noi rinunciano a parte dello stipendio soprattutto per tutelare i colleghion line. Forse vale la pena di aprire un dibattito (a sciopero concluso, ovviamente) sulla tua bottega. 
Francesca

4 Dicembre 2000 - Un sciopero poco Libero
Caro Barbiere della Sera, ma lo sciopero è un diritto o è soltanto una concessione che l'editore graziosamente elargisce quando non turba la sua cannoniera? E ancora. La comunicazione per tempo alla redazione del cambio di direttore responsabile è un diritto oppure è diventato una prerogativa insindacabile dell'editore? 

Non farti beffe di me, per favore, sono un povero ignorante. Non ho seguito con attenzione le nostre vicende contrattuali e forse mi è sfuggito qualcosa. Allora mi sono chiesto: sono cambiate le regole, è possibile che i giornalisti italiani nel Duemila abbiano meno diritti dei metalmeccanici? Mi risponderai che sono in errore, lo so. Ma io ti replicherò che a sbagliare sei tu. 

I giornalisti di Libero non hanno scioperato (fin qui, niente di strano, non sono stati i soli) per libera scelta, ma perché graziosamente suggerito dall'alto. Pensa che hanno addirittura revocato le corte. E che dire del nuovo direttore responsabile della testata? Alla redazione è stato comunicato nei termini stabiliti. Infatti, lo hanno letto il giorno dopo sul loro stesso quotidiano. E' vero, i tempi sono cambiati: abbiamo un sindacato che danneggia i giornalisti 
Aceto Balsamico


4 Dicembre 2000 - Aridaje coi metalmeccanici
Di alcuni (bizzarri) modi nei quali viene declinata la libertà di stampa (e soprattutto quella di non scioperare) e soprattutto la libertà di vendere copie, "raccontandola"… 

I GIORNALISTI COMUNISTI, IN REALTA’, SONO DEI METALMECCANICI. 
Riccardo Barenghi, direttore de il manifesto, "quotidiano comunista", addì mercoledì 29 novembre 2000, editoriale in prima pagina dal titolo "Non solo giornalisti". 

Tema: noi non scioperiamo. Uno, perché non siamo solo giornalisti, ma anche lavoratori. Come i metalmeccanici, per intenderci. Che non hanno mai visibilità, sui giornali "borghesi", se scioperano. Noi invece, che siamo "comunisti", sì che gliela diamo. 

Due, "perché siamo una cooperativa, quindi editori di noi stessi, quindi non ci applichiamo il contratto nazionale, almeno per quanto riguarda il salario". 

Domande: uno, ma perché, quando incrociano le braccia le "tute blu", voi che fate, scioperate? Cioè, oltre a scrivere fervidi e ispirati articoli di sostegno alle categorie in lotta (altrui), scendete in piazza anche voi per difendere le (loro) rivendazioni contrattuali?
Due, siete una cooperativa, e va bene, avete gli stipendi più bassi, e va bene, ma l’INPGI (cassa previdenza), la CASAGIT (cassa salute), i mutui sulla casa, gli sconti ferroviari, le polizze assicurative, tutti i diritti (e doveri) di iscritti al sindacato (FNSI) vi sono forse stati sottratti da qualche bieco padrone? No. E allora, compagni

I METALMECCANICI CHE SCRIVONO ON-LINE SONO DEI GIORNALISTI. SergioLuciano, direttore de Il Nuovo, quotidiano online (e rivoluzionario, s’intende) di e-biscom, addì mercoledì 29 novembre 2000, editoriale in prima pagina (on line) dal titolo "Perché oggi potete leggere il Nuovo". 
Tema: noi non scioperiamo. Condividiamo le ragioni dello sciopero, in particolare quelle sul settore dell’on line, a tal punto che abbiamo già riconosciuto ai nostri "giornalisti" il contratto FNSI. Ma siamo in una fase di "startup" e così io direttore mi sono fatto un giro in redazione per chiedere ai "colleghi" che facessero uscire "Il Nuovo", fermi i diritti dei singoli, chiaro.

"Sacrificare del tutto, e per due giorni, il nostro giornale ad una pur giusta causa sindacale avrebbe significato danneggiare gravemente, in una fase di lancio e di grande impegno editoriale, una realtà che sta dimostrando quanto il lavoro giornalistico, bene applicato ai nuovi media, possa finalmente distinguerli". 

Dunque, noi non scioperiamo, però voi (che lo fate) avete ragione. Siete solo un po’ "off line". 
Domanda numero uno: ma Luciano, ai suoi ,di fare i crumiri, glielo avrà chiesto a voce, avrà mandato loro una mail, oppure avranno conversato tutti assieme in chat?
Domanda numero due: ma quelli di ebiscom ce l’hanno davvero il contratto FNSI o sono ancora regolati da quello dei metalmeccanici (come ancora dovrebbe essere)? No, perché – nel caso – quelli del "manifesto" scenderebbero in piazza belli compatti. 

I GIORNALISTI CHE LAVORANO A LIBERO NON SONO LIBERI AFFATTO. 
Vittorio Feltri, direttore di "Libero", "quotidiano diretto da Vittorio Feltri", mercoledì 29 novembre, editoriale di apertura, titolo "Il sindacato che danneggia i giornalisti".

Tema: noi non scioperiamo. "Nessuno si stupirà di aver trovato Libero in edicola". Già, nessuno. D’altra parte, Feltri scoraggia i suoi giornalisti – da sempre e "a prescindere" dal giornale che dirige – dall'eleggere un cdr (comitato di redazione): il sindacato fa schifo, sostiene, e ha fatto solo danni, nella sua storia, figuriamoci quello dei giornalisti, che è unico, peggio che ai tempi del fascismo, e cioè antidemocratico. 

A Libero, invece, vige un regime democraticissimo: VittorioFeltri fa e disfa, propone e dispone, promuove e rimuove, fa il direttore e l’editore insieme. Gli scioperi sono cretini, però, dice, e non servono a nulla, i giornalisti guadagnano oggi meno di 25 anni fa, il sindacato usa lo sciopero più spesso che i metalmeccanici. 
Aridaje, co’ sti’ metalmeccanici… Ma nessuna domanda. Almeno qui, è tutto chiaro. 

PS.1 "Liberazione" è un "giornale comunista" anch’esso, organo (addirittura) di un partito (comunista anch’esso), Rifondazione (comunista). "Loro", hanno scioperato. 
PS.2 "Mediaset online" è un sito (Mediaset). La redazione giornalistica ha scioperato
PS.3 "Giornale" e "Tempo" sono giornali di destra e non hanno scioperato affatto. Proprio come "Libero". Appunto. 
Radio Londra


4 Dicembre 2000 - Lo sciopero non e' una notizia
Sfoglio i giornali di stamattina, 29 novembre. Nè "Libero", nè "Il Giorno", nè "il Giornale" riportano una sola riga sulla proclamazione dello sciopero della categoria. Non ho alcun dubbio che domani mattina troverò queste (e forse altre) testate regolarmente in edicola e sono certo che m'incazzerò lo stesso anche se potevo immaginarmelo...Non ho alcun dubbio di sentirmi abbastanza solo, io che, dopo anni di redazioni, lavoro (unico giornalista) in un dignitoso ufficio stampa e che oggi e domani farò sciopero, guardato come un "marziano". Ma mi chiedo se sia possibile che le tre testate (e forse anche altre....) omettano totalmente la notizia.

Ragiono: forse è perchè, dandola, qualche lettore avrebbe dedotto l'adesione del giornale ritenendo quindi inutile cercarlo in edicola l'indomani? O non si tratta piuttosto di un atto di spregio totale, di una volgare sfida, di una dimostrazione che l'impunità conquista nuovi spazi? 

Ho fatto sindacato per anni nei giornali dove ho lavorato, mi sono logorato la vita in due vertenze stressanti (una vinta e una persa). Ho imparato e forse anche trasmesso dei valori. Farnetico certamente ma sogno un colpo di coda della Federazione che s'inventa qualche provvedimento "islamico" (troviamo qualcosa!...non so!...la gogna! il pubblico rogo della testata, contratti diversificati o altro!! ...) nei confronti delle testate in "oggetto" e soprattutto dei signori (sic!) Cervi, Feltri e degni compari. Parlo dei direttori perchè sui colleghi confesso di avere le idee confuse. Mi piacerebbe che i giornalisti delle testate che domani e dopo non aderiranno allo sciopero scrivessero al "Barbiere" (o dove vogliono loro!) per spiegare come vanno le cose in questi frangenti, come si arriva a queste decisioni..insomma vorrei capire quali meccanismi scattano. Se poi qualcun altro già li conosce, li renda noti da queste pagine. Credo che sia venuto il momento di giocare a carte scoperte. O no? Grazie dell'ospitalità. Un "ragazzo...spazzola" del giornalismo 
Giorgio Silvani - e.mail giorgio.silvani@libero.it


4 Dicembre 2000 - Molto nuovo questo Il Nuovo
Il Nuovo è talmente nuovo che aderisce allo sciopero ma va in rete ugualmente. 
Allora ci andiamo anche noi. 
Ma scusate questi signori di E-Biscom spendono miliardi per lanciare un giornale on line con tanto di firme e tanto di pubblicità sugli altri mezzi di comunicazione e non se la sentono di fermarsi, neppure per solidarietà, durante uno sciopero della categoria?
Ma allora perchè dovrebbe farlo VIP-Veneto Internet Press che è on line da oltre un anno e che senza fare tutto questo casino ha oltre un milione e mezzo di pagine viste al mese e migliaia di lettori unici ogni giorno?
Così non ci piace e domani torniamo on line anche noi. 
Volete farmi credere che basta una richiesta di Sergio Luciano ai redattori e questi, tutti per uno uno per tutti, lavorano come se niente fosse durante una giornata di sciopero? 
Ecco cosa ha scritto Luciano: 
"Ho chiesto alla redazione dei giornalisti che ogni giorno mette in linea ilNuovo.it di evitare che oggi e domani il nostro giornale on-line si fermasse in seguito allo sciopero nazionale indetto dalla Federazione nazionale della stampa.  E l'ho chiesto non perché non condivida, da giornalista, lo spirito delle richieste che la Federazione sta portando avanti: anzi, sono anch'io convinto che nel web il ruolo del giornalista vada riconosciuto in pieno, come in qualunque altro media.  E questa mia convinzione è a tal punto condivisa dagli altri partner di e.Biscom che l'azienda ha riconosciuto spontaneamente l'applicazione del contratto di lavoro giornalistico ai colleghi che oggi lavorano a ilNuovo, ben prima che fosse contrattualmente obbligata a farlo.
Proprio per questo ho ritenuto di chiedere ai colleghi di garantire che ilNuovo.it anche oggi fornisse un'informazione esauriente, anche se forse ridotta nella consueta profondità (per le possibili lacune di altre fonti di informazione) e fermo restando il diritto inviolabile di ciascuno di noi ad aderire, se riterrà di farlo per ragioni di coscienza o di militanza sindacale, all'agitazione nazionale di settore.
Se oggi ilNuovo.it si sta affermando come un punto di riferimento importante nel panorama dell'informazione on-line italiana è anche perché il suo editore ha compreso che il ruolo del giornalista come professionista dell'informazione accurata, verificata, pluralista, è insostituibile.  Il successo che il nostro giornale sta conoscendo e che speriamo si consolidi e cresca col tempo è frutto di questo approccio.  IlNuovo.it è la prova vivente che con i giornalisti si può lavorare bene, si possono fare "start-up", si può addirittura costruire un nuovo media, che incroci le professionalità e le confronti con il pubblico senza pagare pedaggi ai luoghi comuni che dipingono negativamente la nostra categoria. 

Sacrificare del tutto, e per due giorni, il nostro giornale ad una pur giusta causa sindacale avrebbe significato danneggiare gravemente, in una fase di lancio e di grande impegno editoriale, una realtà che sta dimostrando quanto il lavoro giornalistico, bene applicato ai nuovi media, possa finalmente distinguerli dall'"indistinto editoriale" che ancor oggi predomina in Rete. (29 NOVEMBRE 2000, ORE 06:00)

Con i giornalisti, si dice, si può fare star-up? Si possono fare anche i quotidiani stampati, la televisione, la radio, i bollettini, gli house organ, gli uffici stampa... si può fare molto con i giornalisti, ma se ognuno si fa i fatti propri allora di cosa parliamo? 

Uno sciopero si fa per affermare le proprie ragioni nei confronti della controparte e, la storia insegna, si fa nel momento in cui la controparte può essere maggiormente danneggiata dalla sciopero, altrimenti che sciopero è? Luciano forse non sa che gli scioperi di dicembre sono previsti perchè è il periodo in cui i giornali e le televisioni incassano di più in vendita di spazi pubblicitari e quindi è il momento in cui gli editori possono essere portati a più miti consigli? 
Ragazzi, veramente non capisco, e allora se funziona così, domani VIP torna on line perchè altrimenti danneggiamo tutto quanto, a fatica, abbiamo fatto giorno per giorno in quest'anno e anche perchè, noi, per come siamo organizzati, non abbiamo una controparte e quindi scioperando, anche solo per solidarietà, danneggiamo noi stessi.
Antonio Gesualdi VIP - Veneto Internet Press www.vip.it


4 Dicembre 2000 - Luciano da Maurizio
Caro Barbiere, hai capito perché IL NUOVO non ha aderito allo sciopero dei giornalisti? Il suo direttore che ha chiesto ai giornalisti un'azione di crumiraggio, aveva appuntamento al MAURIZIO COSTANZO SHOW dove l'attendeva una comparsa promozionale (e gratuita). Bravo Nuovo 
Luciano
PS - spiegategli che 500.000 page views non equivalgono a 500.000 lettori.

4 Dicembre 2000 - Ormai siamo invisibili
Caro Barbiere, Che peccato trovare chiusa la bottega in questi due giorni! Avrei detto che era il luogo migliore, ancorché virtuale, per una bella discussione. E magari per farsi venire ancora una volta idee migliori rispetto a uno sciopero ormai spuntato, inutile, invisibile. Mi sa che comunque oggi avrai il tuo bel daffare, perché ci sei mancato e su questi due giorni siamo in tanti ad aver qualcosa da dire. 

Ad esempio che: 
1) Lo sciopero dei giornali di carta ormai è "invisibile": certo sono mancati 5 o sei grandi quotidiani, ma il lettore si è comunque ritrovato in edicola altri quotidiani nazionali (magari con una forte caratterizzazione politica, ma comunque con informazioni, notizie) e si è accontentato. Nelle provincie poi non si è sentita la differenza: i quotidiani locali 'cittadini' erano tutti in edicola. Possibile che solo la FNSI non si accorga che così non serve a niente, e che (grazie alle mille sciocchezze commesse in passato) la situazione di testate edite da cooperative o da editori che comunque riescono a far uscire il giornale non è tale da non poter tornare indietro? 

2) Fra i punti di scontro del nuovo contratto qualcuno dovrà spiegarci seriamente cosa succede sull'on-line. Il Nuovo era regolarmente aggiornato, negli ultimi due giorni, con un illuminante editoriale che spiegava 'perché qui non si sciopera', ovvero perché il Nuovo ha assunto decine (50 o 60 persone?) di colleghi con regolare, regolarissimo (e costoso) contratto giornalistico. 

E anche a Repubblica on line, e nelle altre testate cartacee che hanno versioni on line più o meno aggiornate in tempo reale, ci sono solo giornalisti. Facciamo il conto di quanti professionisti già lavorano on-line inquadrati con tutti i crismi come da contratto nazionale? 

Non mi dite che lo scontro è sui portali, perché così il discorso si sfilaccia: qua e là anche nei portali lavorano dei professionisti (vedi Katawebsport). Poi ci lavorano anche decine di poveracci col contratto da metalmeccanico: ma ho il serio sospetto che ServentiLonghi e compagnia bella non si occupino affatto di loro. Cioè che tutta la 'guerra' per portare solo giornalisti anche nei portali serva all'FNSI solo per sistemare i tanti professionisti disoccupati ufficiali, quelli già iperprotetti, e non gli abusivi che sputano sangue ogni giorno senza garanzie. 
Anakin



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