Il sindaco e' malato e i giornali tacciono

 
13 Luglio 2000 - Che fare se il sindaco e'molto malato?
Caro Barbiere, c’è un peso collettivo, che, immagino, grava sulla coscienza della maggior parte dei giornalisti della grande citta’ dove vivo e lavoro che frequentano le istituzioni.

In breve. Il nostro sindaco è molto malato. Ce lo dicono ogni giorno le nostre fonti: consiglieri comunali di minoranza e della sua maggioranza), e ormai è un tam-tam che dura da quasi tre mesi, da quando, mesi fa, il sindaco fu ricoverato d’urgenza in ospedale. Per un malore, dissero i medici- e noi scrivemmo- poi per uno stato infettivo acuto, precisarono in seguito i sanitari - e noi scrivemmo- e infine per uno stato infettivo acuto le cui cause non sono mai state chiarite.

Fin qui quello che si è scritto sui giornali e che, in teoria, sanno i cittadini ed elettori. Ma nell’ambiente politico si dà per certo che il sindaco abbia in realtà una leucemia e sia imminente un nuovo ricovero per procedere ad un trapianto di midollo osseo.

Fin qui, in estrema sintesi, la storia. Il problema, al di là del naturale riserbo, delle norme sulla privacy e anche del buon gusto, è che, in tre mesi di voci, esse si sono naturalmente propagate; forse, come succede in questi casi, anche gonfiate. Il risultato è che, tra personale politico e amici, giornalisti e amici, amici e parenti degli amici, l’indiscrezione di una grave malattia del sindaco è ormai a conoscenza di un gran numero di persone.

A questo punto mi chiedo (e ti sottopongo il problema, come si fa nelle barberie): è giusto che in una citta’ si vociferi ogni giorno del sindaco malato e nessuna scriva una riga, per confermare o per smentire? E’ giusto che tutti i cittadini, elettori ed amministrati, non vengano messi a conoscenza di ciò che sanno (o pensano di sapere) politici, giornalisti e amici vari, e cioè che il primo cittadino potrebbe non essere in grado di fare con il massimo impegno il suo lavoro, perché occupato (giustamente) a curarsi? E’ giusto dar conto del fatto che, tra gli stessi politici, la maggior parte sono terrorizzati dalla prospettiva delle dimissioni del sindaco?

E qui veniamo a quella che è, secondo me, la causa del black-out informativo: nessuno ci tiene a dare la notizia perché tutti hanno paura delle conseguenze. L’attuale maggioranza, pure attivissima nel propalare le voci, perché teme che senza questo sindaco le prossime elezioni possano finir male; l’opposizione perché teme che l’effetto di un annuncio di dimissioni per grave malattia, toccando i sentimenti degli elettori, scatenerebbe un effetto-Berlinguer alla rovescia, portando in carrozza l’attuale maggioranza a confermarsi alla guida del Comune. Con due preoccupazioni in più per l’opposizione: una è la consapevolezza di non essersi assolutamente ripresa dalla botta del 17 aprile, l’altra è quella di vedersi servita, oltre all’amara beffa di una nuova e più cocente sconfitta, il danno (per la città) di un sindaco meno autorevole e meno capace, di un personaggio insomma più grigio dell’attuale sindaco al quale quasi tutti riconoscono qualità positive.

Ma i media? Pur se spesso riflettono i pensieri e le preoccupazioni questa o quella parte politica, possono continuare a tacere? O non dovrebbero fare a gara, pur nel massimo rispetto della persona e della sofferenza, a dare una notizia (importante)? Questo è il mio cruccio, caro Barbiere, di giovane giornalista; che si fa?
 

Un Amleto di una grande citta’.

Caro Amleto, tu poni un bel quesito e il Barbiere non si sottrarra’ alla domanda. Come vedi, e come e’ bene che i clienti del Barbiere sappiano, dalla tua lettera sono stati eliminati i riferimenti precisi che avrebbero, in qualche modo, risolto il problema, diffondendo immediatamente con precisione la notizia della malattia del tuo sindaco. La legge sulla tutela della privacy impone l’embargo sulle notizie relative alle condizioni personali di salute dei cittadini.

Ma a giudizio del Barbiere, questo caso imporrebbe la pubblicazione della notizia. La malattia di un personaggio pubblico, investito tra l’altro di una importante carica amministrativa, si ripercuote, come tu stesso fai notare, sull’efficacia del suo suo lavoro e quindi sulla buona amministrazione della citta’.

Noi pensiamo che (e’ bene ripeterlo), nel caso di un personaggio pubblico che occupa una carica elettiva, ai cittadini vadano offerti con completezza tutti gli elementi, buoni e cattivi, che possono aiutarli a farsi un’opinione e a decidere a chi dare il proprio voto. In questi elementi e’ certamente compresa ogni notizia relativa alla dirittura morale del personaggio in questione e anche ogni notizia relativa al suo stato di salute. Un sindaco deve essere una persona per bene, ma deve essere anche in grado di svolgere il suo lavoro. E quindi i giornali dovrebbero informare i loro lettori anche sullo stato di salute dei leader politici.

Tutto questo non toglie che si tratta di una decisione delicata. Il rischio di colpire quei valori di umanita’, che ogni giornalista dovrebbe portare sempre con se’, e’ alto. Ma crediamo che tra i compiti di un organo di informazione ci sia anche questo. Crediamo anche, pero’, che tra le responsabilita’ di un uomo pubblico, un "civil servant", ci sia anche quella di dichiarare apertamente la sua impossibilita’ di assolvere a un impegno gravoso. Secondo noi il tuo sindaco dovrebbe convocare una bella conferenza stampa e dire a tutti: "Sono malato, non ce la faccio piu’ e debbo curarmi. Pertanto annuncio le mie dimissioni".
 

Quanto al resto (le preoccupazioni della maggioranza di perdere le prossime elezioni, e quelle dell’opposizione di regalare agli avversari un "effetto Berlinguer"), e’ un vergognoso e stupido cinismo che lasciamo volentieri ai politici.
Bds


3 Settembre 2000 - Sono solo fatti suoi
Mi viene in mente un caso simile a quello del sindaco malato raccontato dal collega dubbioso. Vado a memoria, e dunque gia’ mi scuso per eventuali inesattezze.
Un alto dirigente locale di un grande partito nazionale, un protagonista della sua scena politica, sta male. La citta’ in cui questo avviene e’, politicamente parlando, in anni di grandi sfide. Sfide accanite, estreme: se vince Tizio e’ la barbarie, se vince Caio bisogna emigrare. Ufficialmente non 
si parla della malattia del nostro dirigente, ma mi dicono che e’ un bel guaio e che e’ una storia lunga. Se non erro, poi, lui si ritira dalla vita pubblica; quindi ritorna; infine, ci lascia per sempre. E non mi pare di ricordare che sia saltato fuori alcunche’ sul suo "brutto male".
In fondo mi pare giusto che sia andata cosi’, perche’ credo che la questione sarebbe stata rilevante, avrebbe avuto "notiziabilita’", se la malattia si fosse intromessa nell'agire pubblico di quell'uomo. Io mi comporterei analogamente nei confronti di quel sindaco, allora.
Sta facendo pazzie? Errori mostruosi? Danneggia in maniera intollerabile la vita della sua citta’? I cittadini sono scesi in strada per protestare contro l'inefficienza della sua giunta? Sta stornando soldi pubblici per curare i suoi mali? Altre nefandezze inevitabilmente collegabili alla malattia? 
No. Non c'e’ nulla di tutto questo. Ne’ potrebbe esserci: non siamo in un thriller di fantapolitica; questo signore non ha potere di vita o morte su alcuno; in caso ci si accorga che le cose vanno male, puo’ essere "sostituito" in pochi giorni Insomma: sono solo fatti suoi, per ora. Come ogni 
malattia e’ - in linea di principio - un fatto di chi la subisce e di chi l'aiuta a sopportarla.

Un altro giornalista di "quella" citta’


16 Luglio 2000 - Il Cavadenti dell'Algarve
Mentre cybergirellavo sul "Barbiere", ho letto la vicenda del sindaco di una grande citta' gravemente malato (peraltro a me ben nota "de relato"). E ho pensato: incredibile, ma anche in una citta' nettamente piu' piccola e periferica, come quella in cui vivo e opero io, si ha lo stesso ordine di problemi.
Citero'due casi. 
1) Il sindaco. Tutti sanno che sta male. Tanto che lui stesso ha benevolmente accolto gli auguri di tutti, me compreso, al suo ritorno dopo una pausa di alcuni giorni. Lo stesso medico che piu' di ogni altro gli e' vicino ha piu' volte ammesso pubblicamente che il primo cittadino ha problemi seri di salute, pur senza scendere nello specifico. E una sera... tranne me, lo seppero in pochi, ma quella sera (c'era Consiglio comunale) il sindaco fu portato via a braccia, al punto che l'assemblea fu sospesa per poi riprendere senza di lui, nel frattempo sottoposto ad accertamenti doverosi. Nessuno ha mai scritto una riga di tutto questo.

2) L'assessore. C'e' un assessore di giovanissima eta' coniugato e con figli, di una certa Amministrazione, che ha il cancro. Inutile dire quanti millisecondi possa impiegare una simile notizia a propagarsi. Durante una seduta consiliare, all'assessore - assente perche' da tempo in cura - tutti dedicarono commossi applausi e citazioni, parlandone come se il decesso, a quanto pare purtroppo imminente, gia' fosse avvenuto. Resta il fatto che anche in questo caso nessuno scrisse una riga.

Caro Barbiere, sull'etica a che gioco giochiamo? In assoluto, in astratto, anch'io sarei per scrivere cose di questo genere. Ma poi penso che, qui si', c'e' una privacy e una persona da difendere. Anche perche' gli stessi antagonisti politici in buona fede pensano la stessa cosa; figurarsi i cittadini.  E poi vorrei dirti, egregio Figaro: e' forse, questa, meno privacy delle tette al vento di qualche starlet o degli amorazzi e dei venticinquennali di politici importanti?

Perche' mi sembra impossibile che Garante e norme sui diritti personalissimi vietino di rivelare che il ministro tale e' omosessuale o che l'assessore talaltro "si fa" di droga, ma poi in nome dell'interesse pubblico consentano di tranquillamente sputtanare in pubblico malattia, protagonista e dolore dei familiari.

Servono, penso, paletti piu' rigidi sulle cose sostanziali. Una volta che il nostro lavoro sara' tutelato su cose dozzinali che dovremmo benissimo poter scrivere & fotografare & filmare, e soprattutto molto piu' tutelato dalla massa di querele (ridicole nel merito, miliardarie nelle richieste di risarcimento e palesemente intimidatorie negli scopi)... ti diro' la verita', forse a quel punto mi sentiro' piu' libero - eticamente, dico - di scrivere anche della salute malferma del mio sindaco e del mio assessore.
Il Cavadenti dell'Algarve 



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