Ragazzo Spazzola Lo scandalo era nato dalla celebre accusa dell'allora allenatore della Roma, Zeman: "Il calcio va troppo spesso in farmacia". Guarda qua, scava là, si scoprì che il laboratorio del Coni non svolgeva il lavoro per cui veniva fra l'altro profumatamente pagato, e che la maggior parte delle cartelle che riportavano l'esito dei pochi controlli svolti erano svanite come neve al sole dei primi giorni di inchiesta. Bene. Pescante si dimise, venne sostituito da Gianni Petrucci, un furbo ex burocrate dell'ente, ma alla fin fine la famosa inchiesta si concluse con un nulla di fatto perché quei pochi fatti accertati non avevano rilevanza penale. Ora, dovete anche sapere che il povero Pescante (caso più unico che raro di italiano dimissionario) aveva già dovuto subire, da presidente, uno smacco ad opera del gruppo di potere incarnato da Carraro, gruppo che aveva lavorato neppure troppo sottotraccia per far fallire la candidatura olimpica di Roma 2004 in modo che fosse poi possibile far assegnare a Torino le Olimpiadi invernali del 2006 (di mamma - Fiat - ce n'è una sola). Insomma, il buon Pescante aveva un bel po' di motivi di rancore nei confronti di Carraro che dei suoi amici. Solo che Pescante è anche il dirigente sportivo italiano più famoso al mondo, quello che a sua volta conosce vita morte miracoli e scheletri di tutti gli altri membri del Cio (il Comitato Olimpico Internazionale), che chiama per nome filippini, senegalesi e uzbeki dotati di diritto di voto, che dal tu a cubani e sauditi. Così, quando Carraro - che nel corso della sua vita è stato in sequenza presidente di Sci nautico, Lega calcio, Federcalcio e Coni; poi craxiano Ministro del Turismo e Sindaco di Roma; e infine, dopo Tangentopoli, costretto a ripiegare di nuovo sullo sport - s'è messo in testa di prendere il posto del dimissionario Samaranch al vertice dello sport mondiale, si è visto obbligato a cercare il perdono di Pescante, del cui indispensabile aiuto non potrà fare a meno per centrare l'obiettivo. Il peso delle amicizie di Pescante, Carraro l'ha già verificato a Sydney, dove è stato eletto nell'Esecutivo del Cio proprio grazie al lavoro dell'ex nemico, lui che non conosce quasi nessuno e neppure riesce a ricordarsi i nomi di quei pochi che conosce. Per cui è dovuto andare a Canossa, chiedendo all'ex rivale di stringere una nuova alleanza. E in un'alleanza, ovviamente, tutti i partner danno qualcosa e ottengono qualcosa in cambio. Ecco dunque di che cosa parlavano, al Quirinale, i tre. Sembra che Pescante, in questo quadro, punti alla presidenza della Federazione Italiana Tennis, commissariata da un anno perché tradita, in favore della Federazione Internazionale, dal suo capo legittimamente eletto, Francesco Ricci Bitti. Il tennis è appetibile perché si tratta di uno sport in cui è impossibile rischiare di ottenere risultati più scadenti di quelli attuali (l'Italia è appena retrocessa nella serie B della Coppa Davis) e soprattutto perché offre una straordinaria occasione di, chiamiamole così, "pubbliche relazioni" attraverso i ricchissimi e mondanissimi Campionati Internazionali d'Italia, organizzati ogni anno, a maggio, al Foro Italico di Roma. Ora pero, c'e' un bel problema. Alla presidenza della Federtennis, il candidato naturale sembra ai piu' il sardo Binaghi, che dispone dei voti necessari a essere eletto nell'assemblea di novembre ma che è giovane e poco esperto in giochi di potere. Chissa' quale attteggiamento assumera' la Gazzetta dello Sport nei suoi confronti. C'è chi scommette su una fiera opposizione della Gazzetta e su un prossimo cannoneggiamento della candidatura Binaghi. Carraro e soci potrebbero comunque aver fatto i conti senza l'oste. Per spianare la strada all'alleato Pescante essi rischiano infatti di innescare un duro conflitto politico, perché la Federtennis è da qualche tempo feudo dei Ds mentre Pescante sarà candidato da Forza Italia alle prossime elezioni politiche nel seggio ultrablindato della natìa Avezzano. Nessuno mollerà facilmente perché, con i tempi che corrono, i partiti non intendono rinunciare a quella formidabile fabbrica di consenso che è lo sport. Ai Ds, fra l'altro, non va giù che Forza Italia si sia già troppo allargata pappandosi alcune appetitose federazioni, a cominciare da quella del Nuoto (plurimedagliata a Sydney), che fra qualche giorno avrà un nuovo presidente in Paolo Barelli, oggi assessore allo sport nella giunta di centrodestra che governa la Provincia di Roma. |