Il gol e' mio ma non lo gestisco io
Ragazzo Spazzola Si tratta, in realtà, di una versione con limiti notevoli rispetto all’originale, perché il ping-pong fra stadi è ristretto a quelli in cui la squadra di casa ha ceduto a Tele + i diritti delle proprie partite interne (11 club di Serie A su 18) e, per di più, fra anticipi del sabato e posticipi della domenica sera il programma è quasi sempre mutilato di numerose partite. Però, per quanto parziale e discontinuo – possono capitare domeniche piene e domeniche a cartellone ridotto - sempre del coronamento dell’antico sogno di ogni radioascoltatore si tratta: vedere in diretta buona parte di quei gol che prima si potevano soltanto ricostruire con la fantasia finché non era la Rai a mostrarceli tutti, dalle 18.10 alle 19, in "Novantesimo minuto". Fin qui ci sarebbe soltanto da prendere nota e ringraziare il progresso, magari augurandosi che la ventilata fusione fra le due piattaforme televisive digitali – il gossip editoriale dà per immanente, se non proprio per imminente, l’unificazione fra Stream e Tele + sotto i vessilli di Rupert Murdoch – riduca le limitazioni a tutte le partite effettivamente in programma la domenica pomeriggio. C’è però un grosso "ma". La Rai paga infatti alla Lega Calcio fior di miliardi per i diritti esclusivi che le permettono di realizzare i suoi due programmi sportivi di maggior successo ("Quelli che il calcio…" e, appunto, "Novantesimo Minuto") ed appare evidente che la novità di Tele + viola doppiamente tale esclusiva. Il presidente della Rai Zaccaria si è lamentato della situazione, accusando la Lega di non proteggere i diritti della Rai così come dovrebbe. Ma lo ha fatto con voce flebile e nel disinteresse generale, al punto da far pensare che la tv pubblica, azionista di Tele +, in realtà non abbia la benché minima voglia di rompere le scatole ai soci digitali o che egli si sia limitata a buttarla lì tanto per non sollevare di punto in bianco il problema soltanto quando la controparte non sarà più l’amico Tolouze ma diventerà l’ingombrante Murdoch. Senonché qualcuno ha cominciato a chiedersi se sia giusto che la Rai sborsi decine e decine di miliardi di denaro pubblico per pagare un prodotto che arriva sulla tavola degli italiani non solo già mezzo ammuffito ma anche abbondantemente sbocconcellato dalla voracità degli squaletti della parabola. "Repubblica", per esempio, ha sostenuto che sarebbe giusto rifondere agli abbonati Rai quei miliardi riducendo il canone. Chi ha ragione? Per addentrarsi nei meandri giuridici del problema bisognerebbe conoscere nei dettagli i contratti che la Lega Calcio ha firmato con la Rai e capire inoltre fino a che punto la stessa Lega abbia il potere di imporre ai club suoi associati il rispetto delle esclusive che tali contratti avessero riservato alla tv di Stato. Alcune cose, però, si possono ragionevolmente ipotizzare. Da parte di Tele +, che i diritti di trasmissione in diretta
delle partite li ha acquisiti separatamente da ogni singola società
calcistica, è evidente la forzatura giuridico - commerciale compiuta
con l’uso collettivo di diritti individuali. E’ possibile che di questa storia vengano presto scritti numerosi
altri capitoli. Ma alla scadenza degli accordi attualmente in vigore la
situazione non dovrebbe comunque consentire la reiterazione degli strani
comportamenti attuali: è infatti scontato che i club di calcio
revocheranno alla Lega il mandato a trattare la cessione collettiva dei
diritti anche per quanto riguarda la tv in chiaro. Ognuno farà
per sé, come già avviene con i diritti criptati e con quelli
Internet e come presto avverrà per quelli Umts, il nuovo
filone d’oro. |