tempo di percorrenza: 4 ore (fino a Temù stazione pulman)
dislivelli:
rifugio garibaldi - Temù: m 1400 (discesa)
Dal rifugio Garibaldi, prendiamo il sentiero che scende verso Temù; in prossimità della diga
c'è la targa ricordo del sig. Floreancich, ideatore del sentiero n° 1 - Alta via dell'Adamello -
che inizia proprio qui.
Passiamo in prossimità della chiesetta ed in vista della cabina elettrica prendiamo il sentieo a destra;
Si scende lungo una agevole mulattiera, si attraversa il percorso della funivia Enel che dal Venerocolo
scende al dosso Lavedole, e dopo un breve tratto pianeggiante si scende rapidamente verso la valletta
del Venerocolo.
Qui si possono osservare da vicino i resti del cantiere di costruzione dlla galleria: un baracca ha ancora
i muri perimetrali completi, più su, verso il torrente c'è la presa dell'acqua della valletta ed i manufatti
di immissione di quella proveniente da lago Venerocolo.
La zona è molto bella, siamo al limite della vegetazione arborea, appena più in basso si possono osservare infatti
gli ultimi larici, che sembra stiano colonizzando tutta la morena verso il basso e verso la valle del Pantano,
dove si intravede una colonia di pino cembro.
Il sentiero ora si fa più ripido (è il tratto che gli alpini hanno denominato "il calvario") e scende a rapidi
tornanti, dopo aver attraversato una recente grossa frana di massi e terriccio che si è staccata dalle
rocce sovrastanti (anno 2000).
Ora si procede quasi in piano in direzione del dosso Lavedole, chiamato, in gergo, dai lavoratori dei vari cantieri
che si sono succeduti in val d'Avio, anche "Multiplo" poichè è sede della stazione di rinvio della funivia
che proviene dal lago Benedetto e delle due che salgono: a Pantano e a Venerocolo, oltre che stazione
della teleferica materiali proveniente da Temù-Avio e diretta a Pantano.
Fino agli anni '80 fu sede fissa di posto di "guardiania" del personale addetto agli impianti a fune; basti pensare
che da qui è transitato tutto il cemento per la costruzione delle dighe di Pantano e di Venerocolo e delle relative
gallerie, ed anche tutto il macchinario della centrale di Pantano saliva fino qui da Temù con la teleferica
materiali, per poi scendere fino alla centrale con la funivia a trasporto misto persone/materiali
Benedetto-Dosso Lavedole.
La teleferica materiali è stata demolita alla fine degli anni '80, attualmente esistono solo i fabbricati,
in qualche caso riutilizzati per altri scopi.
In prossimità di Dosso Lavedole il sentieo piega a sinistra, attraversa una zona ricca di vegetazione arborea,
nonostante siamo a quota superiore ai 2100 m s.l.m. e sfocia alla malga Lavedole, dopo aver attraversato
il torrente che scende da Venerocolo; si percorre questa caratteristica piana che ormai è rimasta l'unica
zona umida a "torbiera" di tutta la val d'Avio in quanto le zone analoghe sono ormai sommerse dagli invasi delle
dighe.
Dopo aver incrociato anche il torrente proveniente da Pantano si scende il gradone glaciale che separa
il piano della malga da quello del lago Benedetto passando in fregio alle due cascate esistenti tra questi
livelli; il sentiero si fa poi pianeggiante e corre sopra la sponda sinistra del lago fino alle baite (diroccate)
della malga di Mezzo e quindi alla diga del Benedetto.
Presso la diga ci sono ancora diversi fabbricati: una chiesetta, fatta costruire nella seconda metà
degli anni cinquanta dalla società Edisonvolta a ricordo dei caduti nei cantieri, secondo le indicazioni di
un certo mons. Montini (era architetto - non è Paolo VI); la cabina elettrica, la casa di guardia della diga,
il locale del gruppo elettrogeno, il locale argano, un fabbricato utilizzato un tempo come mensa.
Sono anche visibili ancora i percorsi dei due piani inclinati (funicolari) che su entrambe le sponde della
diga collegavano la strada in fregio al lago Avio, a quota 1910 m s.l.m. circa con la casa di guardia da un lato
e con il piano di coronamento diga dall'altro; sono stati dismessi negli anni settanta.
Lasciato il cantiere Benedetto, proseguiamo lungo il sentiero fino a giungere sulla strata in fregio
al lago Avio ed al percorso coperto in galleria artificiale, a paravalanghe, che fino alla fine degli
anni sessanta era munito di binario decauville e percorso da una piccola motrice a scoppio con carrelli
per trasporto di persone e materiali.
Transitiamo davanti al fabbricato che ospita l'opera di presa della centrale di Edolo
e quindi alla diga Avio;
Se il lago non è completamente pieno si può vedere ancora, all'interno dell'invaso, dietro le due
paratoie a ventola, il tracciato del vecchio piano inclinato che serviva le pompe di svaso.
Quando il lago d'Avio era al servizio della centrale di Temù (anni 1920 - 1984) e soprattutto nei
primi decenni di servizio, fino agli anni '50, per poter aumentare la riserva invernale di acqua, si procedeva
a svuotare artificialmente parte del serbatoio naturale al di sotto dell'opera di presa, tramite delle pompe mobili
che venivano calate nel lago, nei mesi di febbraio e marzo.
Esiste ancora il fabbricato sommergibile, dove le pompe venivano installate, naturalmente è visibile solo
a quota del lago al di sotto della diga.
Proseguiamo quindi verso il laghetto d'Avio, dove vediamo ancora numerosi fabbricati; attualmente
solo alcuni sono ancora utilizzati: la casa di guardia, la funivia e pochi altri.
Il laghetto d'Avio alimentava direttamente l'impianto di Temù, tramite opera di presa
(fabbricato circolare sulla diga) e galleria in pressione, ora che la centrale di Temù è stata
demolita l'acqua del Laghetto viene pompata nel lago d'Avio e utilizzata dalla centrale di Edolo.
Interessanti erano i sistemi di trasporto che venivano utilizzati in questo cantiere, guardando
i fabbricati ancora si comprendono: da Temù i materiali venivano trasportati fino alla stazione della teleferica
dell'Avio (in sponda destra orografica) , da qui, tramite un teleferino venivano trasferiti in sponda
sinistra (sul lato casa di guardia) da dove partivano, con un secondo teleferino per la diga Avio
(Avio pompe, in sponda sinistra).
Dall'Avio, tramite la strada (purtroppo il sentiero della "Sigosta" è andato distrutto a
seguito della costruzione della strada di cantiere; era meno esposto a caduta massi rispetto alla strada)
si scende verso Temù, il tempo necessario ad arrivare in paese (a piedi) è di circa due ore.
Per rientrare al punto di partenza, (Isola di Valsaviore) ipotizzando il trasferimento a Isola di
Valsaviore con mezzo proprio, il tempo necessario è di circa un'ora; con i mezzi pubblici invece occorre
trasferirsi prima a Edolo con pulman (partenze: 9,07 - 12,37 - 12,52 - 13,51 - 14,32); da Edolo a Cedegolo
(10,20 - 11,35 - 11,55 - 13,20 - 14,05); da Cedegolo a Fresine (14,15 - 15,05 - 17,55)