tempo di percorrenza: 5,5 ore
dislivelli:
rifugio Tonolini - Passo Premassone: m 590 (salita)
Passo Premassone - diga Pantano: m 660 (discesa)
Pantano - rifugio Garibaldi: 280 (salita)
Riporto la descrizione del volume:
L’Alta Via dell’Adamello - Un affascinante trekking nel cuore
del parco adamellino
di Walter Belotti - NORDPRESS edizioni 1995
(Tra svettanti cime che fanno da corona all’Adamello in un paesaggio austero e
magico dove ogni passo è un crescendo di emozioni)
Lasciato il rifugio, il sentiero costeggia la sponda destra del Lago Rotondo per poi alzarsi su
pascolo erboso e massi granitici con stupendo panorama sulla Cima Plem e sul Corno
del Cristallo.
Dolcemente, si avanza a destra tra sassi e Festuca varia, dove
le marmotte hanno le loro tane, fino a raggiungere una piccola morena.
Si risale poi il costone sinistro di un largo avvallamento, abbandonando sulla
destra il pittoresco Lago Bianco sullo sfondo del quale spiccano, in
lontananza, la Concarena e la Presolana.
Si procede ripidi a sinistra tra grossi massi granitici, passando in alto di
un piccolo nevaio che sta pian piano scomparendo. Lasciata a destra, sopra un masso,
l’indicazione per il Passo del Cristallo, si avanza tra fioriture di Senecio nano e di Crisantemo
alpino, a sinistra del piccolo nevaio posto alla base delle rocciose pareti
della Cima Plem.
In questo tratto si può seguire il percorso segnato sui massi
oppure camminare più comodamente sul nevaio, fino a raggiungere la sponda del
Lago Premassone.
Qui, alcuni blocchi di tonalite sono scolpiti con linee geometriche
naturali che conferiscono ai massi stessi un aspetto davvero singolare. Si
costeggia la sponda destra del lago e quindi si risalgono alcune rocce montonate
dove, tra i minuscoli tappeti erbosi, si fanno strada i gialli fiori del
Doronico del granito e del Senecio nano.
Tra le ripide lastre, sulle quali scorrono numerosi rigagnoli d’acqua, si guadagna
pian piano quota fino a raggiungere il Passo Premassone, punto più alto di tutto
il percorso dell’Alta Via dell’Adamello.
Fiori di Raponzolo rupestre e di Crisantemo alpino, per nulla intimoriti dai 2923 metri
d’altezza e dalle folate di vento che provengono dalla sottostante Val d’Avio,
tappezzano i pochi spazi erbosi.
Dall’alto di queste creste, lo sguardo può spaziare su tutta la vallata dell’Avio, sulla
sottostante diga del Pantano e sul minuscolo laghetto posto sulla destra della
geometrica e mastodontica morena che scende dalla parete nord-ovest
dell’Adamello.
La costiera Plem-Laghetto, chiusa a sinistra dall’Adamello e a
destra dalla Cima Plem, si offre in tutta la sua bellezza, con granitiche
guglie tra le quali spicca la Punta Alessandro. Spingendo lo sguardo oltre le
creste, si possono vedere il Passo Adamello e il Como Miller da un lato, il
Corno Bianco e il Passo degli Inglesi dall’altro; la parete nord-ovest
dell’Adamello irrompe così vicina che pare di toccarla.
Lasciato il passo, si scende su cenge rocciose dove alcuni spit consentono di
fare assicurazione con la corda; questo tratto, abbastanza impegnativo, è da
superare con attenzione anche se facilitato dalla presenza di alcuni pezzi di
cordina metallica.
Giunti alla base di questo salto roccioso, si gira a sinistra su pascolo sassoso, poi
su ripidi costoni di Festuca varia si inizia la discesa verso il Lago Pantano.
Passando tra le tane delle marmotte, dove anche le lepri bianche sono di casa,
si giunge sulle rive del lago dove si incontra una pianeggiante stradina che
ne costeggia tutta la sponda settentrionale.
Seguendo la strada verso sinistra, si arriva all’inizio del grande sbarramento che si percorre
comodamente in piano fino al fabbricato dei guardiani della diga.
Il paesaggio è incantevole:
la Cima Plem e l’Adamello si stagliano nel cielo contornate
alla base dalla ridotta Vedretta dell’Avio mentre a valle spicca il Lago d’Avio
con la soprastante Cima Avio e con il Passo delle Gole Larghe.
Compiuto un tratto pianeggiante tra i ruderi di vari fabbricati dell’ENEL, il sentiero sale
a destra tra sfasciumi in mezzo a una vegetazione di Cardi spinosissimi.
Rimontato il dosso erboso, si supera un rivo d’acqua, avanzando in piano su
pascolo sassoso dove spiccano la Rodiola rosea e la Genziana punteggiata.
Compiuto un largo giro a sinistra, il sentiero inizia a salire in direzione del
Passo del Lunedì o Bocchetta del Pantano, caratteristico intaglio sulla cresta
rocciosa che scende dalla vetta dell’Adamello, dividendo il bacino dell’Avio da
quello del Venerocolo.
Si compiono numerosi tornanti su pascolo erboso,
quindi si oltrepassa una morena di grossi massi dove il sentiero è stato
sistemato e spianato. Nel tratto finale, si continua a zigzagare in un o
stretto canalino, tra fiori di Raponzolo rupestre, Crisantemo alpino e Rodiola
rosea finchè si raggiunge il passo.
Giunti sul versante del Venerocolo, si scende sempre compiendo numerosi tornanti
su pascolo sassoso e sfasciumi, in un canale più largo del precedente.
Giunti nel pianoro, si prosegue, tra massi, lungo un comodo sentiero, a tratti
selciato, tra una stupenda fioritura di Doronico del granito e con vista sulla
soprastante parete nord-ovest dell’Adamello.
In queste remote vallette nivali, dal suolo acido, si fa strada uno degli arbusti più
piccoli, lo strisciante Salice nano, Salix herbacea. Andando a sinistra, si
supera un piccolo sbarramento d’acqua e poi, a mezza costa, su macereti
silicei, ricchi di flora multicolore, si aggira un ripido costone.
Oltrepassato a valle un nuovo sbarramento, si sale ripidi a destra e poi, a sinistra, tra
massi e ghiaia, tra fiori di Linaria alpina e di Achillea moscata. Rimontato il
dosso, si giunge in vista della diga del Venerocolo e del rifugio.
Si scende un poco in direzione del lago e quindi si percorre tutto il pianeggiante e
rilassante sbarramento finchè si raggiunge, sul lato opposto, il
Rifugio Garibaldi.