tempo di percorrenza in salita da Isola al rifugio: 5,5 ore
dislivello: m 1700
Isola:
per raggiungere Isola di Cevo si percorre la statale 42
fino a Cedegolo poi si devia a destra sulla strada provinciale n° 6 per Fresine e quindi si
prosegue per Valle. (il bivio si trova immediatamente dopo aver percorso la strettoia in centro
a Cedegolo; da non confondersi con il secondo bivio, per Cevo e Saviore che si trova più avanti,
nel paese di Demo).
Si percorrono circa 7 km di salita e poi, dopo il cimitero della frazione di Fresine, si
imbocca la stradina piana sulla destra e in poco più di un km si raggiunge la frazione di Isola:
non ci sono sicuramente problemi di parcheggio!
Si parte dalla piazzetta antistante la chiesa di Isola, si sale
costeggiando inizialmente parte della recinzione della ex centrale idroelettrica
quindi si prende decisamente il pendio
passando in prossimità di due sostegni di due linee elettriche ad alta tensione (15 KV da Salarno e da Campellio;
si raggiunge quindi la località "Il Plà", dove c'è una cascina circondata da un prato ricavato tra le pietraie
circostanti.
Il sentiero prosegue attraversando con un ponticello la sede delle (quattro) ex condotte forzate e del piano
inclinato della centrale; ci si avvicina quindi al torrente Rio Piz e si transita in prossimità
di alcuni sostegni della ex funivia Isola-Arno; il sentiero prosegue ad ampi zig zag fino
a quando si riattraversa la sede delle ex condotte forzate (put lonc).
Dopo alcuni tornanti si
raggiunge la località "Garzuné" (circa 1400m s.l.m.),dove si intravede un pianoro sede un tempo
di una malga ora completamente diroccata.
Si prosegue sempre in mulattiera a tornanti quindi ci si sposta verso destra (vista dal basso) e si
percorre un lungo tratto di sentiero scavato nelle roccia del monte Zucchello, fino a raggiungere
la strada pianeggiante,(già sede di binario "Decoville"), Vertice Q - Arno.
Se vogliamo dedicare un momento a vedere le testimonianze dell'impianto idroelettrico Arno - Isola, possiamo
percorrere circa un centinaio di metri sulla nostra sinistra e vediamo:
- il percorso delle condotte forzate.
- il fabbricato che ospitava la camera delle valvole, in vago stile liberty
- la casa del guardiano
- la stazione motrice della teleferica, che nonostante fosse per trasporto materiali (non aveva la cabina,
bensì un lungo bancale che rimanera sempre molto inclinato, parallelo al suolo), spesso veniva usata anche
per il trasporto delle persone, in quanto, solo nel 1938 venne costruita la funivia per il trasporto
di persone da Isola al lago d'Arno.
- i resti del fabbricato della stazione motrice della funicolare (a proposito di questa c'è da ricordare che
nel novembre del 1924, durante un viaggio, si ruppe la fune quando il carrello si trovava nella prima galleria
in salita, immediatamente sopra Isola, morì un ragazzo di 24 anni di Isola: Antonio Ferrari che era addetto al
carro)
I criteri di valutazione della sicurezza, in quel periodo, erano naturalmente molto blandi; si dice che
era noto a tutti che la fune aveva subito danni in un punto ben preciso e che per scongiurare il rischio di rottura
erano state date disposizioni al personale macchinista di non effettuare frenate brusche; quel giorno, probabilmente
una disattenzione del macchinista, oppure qualche altro imprevisto provocarono la tragedia.
Noi proseguiamo quindi verso destra, percorriamo un tratto di strada catterizzato dalla presenza di alcune gallerie
e paravalanghe in galleria artificiale, questa strada è stata realizzata durante i lavori di costruzione della
centrale di Isola, era attrezzata di binario "Decoville" e attraverso di essa sono transitati tutti i materiali
per la costruzione e della diga e della centrale di Campellio.
Basti pensare che ad inizio secolo (1907) quando iniziarono i lavori non era ancora stata completata la strada
carrozzabile (attuale provinciale n° 6 Cedegolo- (Fresine)- Cevo-Saviore)ed il trasporto dei materiali per i cantieri di Isola
e del lago d'Arno venivano fatti, dalla società Generale Elettrica dell'Adamello, dalla centrale di Cedegolo al Dosso
con il piano inclinato (ancora esistente, ma ormai dismesso per obsolescenza)e dal Dosso a Isola con la strada
privata (esistente) attrezzata di binario "decoville" dove avevano istituito un servizio da parte di un certo numero
di "carrettieri" con muli e carri sulle rotaie.
IL binario "decoville" proseguiva quindi fino alla partenza della funicolare Isola - Vertice Q; da qui,
tramite la "nostra" strada i materiali raggiungevano la base della diga; per collegare la sommità della diga
c'era un ulteriore piano inclinato che raggiungeva la strada piana Arno - Campellio che noi vedremno tra poco.
Lungo questa strada possiamo osservare, verso il basso, alla nostra destra, i resti della malga detta "le baite",
ed era in questa zona che confluiva l'antico sentiero che da Isola, seguendo la sinistra del rio Piz,
portava al lago d'Arno: "'l vial de le Baite"
che Douglas W. Freshfield in "LE ALPI ITALIANE – 1875 "così descrive:
La erta da superare prima di vedere questo lago, che figura sulle carte come uno dei più alti laghi
alpini, appariva molto lunga, ripida e più calda di quello che sembrava.
E’ una delle più grandi salite del suo genere nelle Alpi.
Le valli dell’Adamello abbondano di erti gradini o “scale”, ma questa sorpassa gli altri vicini e
lontani.
Da Isola al livello del lago il barometro indicò una differenza di quota di oltre 4000 piedi.
Per due terzi della salita la pendenza e il tipo di sentiero sono uguali a quelli delle scale di una torre
e i soli tratti in piano sono le vecchie piattaforma dei carbonai.
Per il resto del percorso, dopo aver superato le pareti rocciose che racchiudono la cascata inferiore, il
sentiero penetra nel fianco del monte a mezzo di una fessura, attraverso la
quale il torrente scende con un succedersi di cascate e di rapide.
Tranne che per la sua ambizione di guadagnare molti piedi all’ora, il sentiero non potrebbe essere
più piacevole.
Serpeggia attraverso un mutevole e pittoresco primo piano di bosco, roccie ed acqua, oltre i quali i
lontani picchi dello Zupo, Bellavista e Palù brillano come nevosi drappi stesi
contro il sole della sera.
Percorso quindi il tratto di strada piana, buona parte in galleria o in paravalanghe,
sulla nostra sinistra si diparte un sentiero che si dirige verso la sommità della
diga del lago d'Arno, che si raggiunge in circa 10 minuti.
Copertura cellulare:
certa fino a vertice Q - presente
anche in sponda sinistra orografica della diga