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Val d'Avio
sentiero degli invasi dell'Adamello:
Primo giorno
Terzo giorno
Quarto giorno
Quinto giorno
Sesto giorno
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-secondo giorno-
tempo di percorrenza: 6,5 ore dislivelli:
Riporto la descrizione del volume: L’Alta Via dell’Adamello ...continuo io la descrizione....
Al passo di Campo, si lascia il sentiero n° 1 che procede pianeggiante
sulla sinistra, per il sentiero SAT 242 che scende verso il lago di Campo, e la
Val di Fumo, prima secondo la massima pendenza,
successivamente piega a destra fino sopra il dosso che domina il lago, poi lo aggira
da sinistra. "Sistema dell'alto Chiese" A questo punto, per raggiungere il passo di Forcel Rosso non rimane che imboccare
il sentiero segnalato: la salita
risulta abbastanza lunga e dura, soprattutto se si percorre di pomeriggio. |
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Alla fine della discesa si raggiunge il rifugio città di Lissone con la strada piana che corre
in fregio al canale che convoglia l'acqua verso Campellio; le altre opere idrauliche visibili, sono: la traversa, l'invaso, il ponte canale e le opere ausiliarie inserite nel sistema che si descrive. L'utilizzo delle acque della valle Adamè per la produzione di energia elettrica risale ai primi anni del secolo scorso(1911-1912), rientra nel progetto chiamato "Sistema del Poglia" messo in atto dalla società Generale Elettrica dell'Adamello e che prevedeva di convogliare le acque nel lago d'Arno, per alimentare le centrali di Isola e di Cedegolo. Si racconta che all'inizio dei lavori, per le prime opere provvisionali, per il trasporto del cemento dalla Malga Lincino ad Adamé, si ricorreva normalmente al lavoro delle donne di Valle, abituate a portare il "zarlì" risultavano molto efficienti e venivano remunerate con un tanto per ogni viaggio di carico predefinito (circa 25 kg); e questo costituì per quell'estate una ricercata forma di integrazione del bilancio familiare poichè non distoglieva gli uomini dai lavori abituali. Venne costruita negli anni 1911-1912; la bella "traversa" (diga di sbarramento del torrente) in granito lavorato a mano, da esperti scalpellini della Valsaviore, tuttora in servizio, all'inizio del pianoro, a quota 2000 m s.l.m. circa, che capta le acque, sempre abbondanti, del torrente Adamé. Come in tutti i grandi lavori, purtroppo anche in questi, ci furono parecchie vittime; in particolare il 6 gennaio 1920 una valanga travolse il cantiere e provocò, tra Adamé e Campellio, ben 14 vittime. Attraverso una galleria di circa 6 km di lunghezza, le acque captate vengono convogliate nel lago d'Arno. Negli anni venti vennero convogliate in valle Adamè anche le acque della valle di Salarno, mediante una galleria che attraversa la montagna spartiacque tra le due valli ed ha lo sbocco immediatamente a monte della traversa di cui si è detto. In sponda destra orografica del lago naturale di Salarno, a quota circa 2032 m circa s.l.m., venne infatti realizzata un'opera di presa, a monte della galleria di cui si è detto. Alla fine degli anni '30 venne costruita a Salarno la centrale che consentiva di utilizzare sia le acque del lago Salarno (sovralzato con diga tra il 1922 e il 1927)e del Dosazzo (realizzato ex novo nel 1935) che quelle provenienti dal Baitone-Miller (1927), lo scarico di questa centrale veniva collegato alla galleria che da Adamé porta le acque a Campellio, attraverso una nuova galleria, Salarno-Adamé, detta "la diretta" che attraversa la valle Adamé proprio di fronte alla traversa mediante un ponte canale. La precedente galleria, ora fuori servizio è visibile, sulla sinistra per chi si dirige verso monte, in quanto da essa esce un ruscello di acque di venute che si immette direttamente nell'invaso della traversa. Adamé,fino alla seconda metà degli anni sessanta fu sede di un posto di guardiania delle società elettriche che si sono succedute nel tempo (società Adamello-SGEA-; società Cisalpina; società Edison, società Edisonvolta; Enel); memorabile fu la figura del guardiano "Marino" che per tanti anni rimase, estate ed inverno, in Adamé ed era famoso in loco sia per la sua ospitalità che come esperto cacciatore di camosci. Attualmente il fabbricato già sede della casa di guardia (ammodernato e parzialmente rifatto, anche a seguito di un incendio) costituisce il moderno rifugio Città di Lissone. |