Tra i numerosi settori dove Internet è intervenuto con la sua carica di modernizzazione e di sviluppo l'e-government è quello che sta producendo gli effetti maggiormente innovativi; ormai qualsiasi amministrazione, locale o centrale, ha un sito web dove poter comunicare con i propri cittadini. Certo sono ancora molti i problemi da risolvere a partire dalla firma digitale per arrivare all'interoperabilità telematica tra tutte le Amministrazioni pubbliche ma gli sforzi sono comunque evidenti e, con le ovvie differenze, la Pubblica Amministrazione nel suo insieme sta cominciando a mettere a disposizione dei cittadini e delle imprese alcuni servizi on line, migliorando molto la qualità e l'efficenza del proprio lavoro. Secondo uno studio Tns (Taylor Nelson Sofres, gruppo a cui appartiene anche l'italiana Abacus) presentato da ll Sole 24ore (Internet che piace allo Stato di Giuseppe Caravita) su 27 Paesi l'e-government muove più transazioni sul Web dell'e-commerce; nei 27 Paesi (l'Italia non è stata inclusa nel campione) la media generale d'uso di Internet, rilevata nella primavera-estate 2001, raggiunge il 31% della popolazione, l'e-government è al 26 per cento; di questi solo il 6% compie regolarmente transazioni complete (tasse, rinnovo patenti, multe), ma questo è un dato destinato a crescere con lo sviluppo del settore e con una maggiore disponibilità di servizi tra cui scegliere. E' in atto una vera e propria "rivoluzione silenziosa che sta cambiando non solo la qualità dei servizi offerti ma la natura stessa dell'Amministrazione pubblica" (La rivoluzione silenziosa); questa rivoluzione vedrà la propria piena esplosione quando, attraverso la firma digitale, il cittadino potrà "'bussare alla porta' dei siti Internet pubblici non solo come anonimi visitatori, ma come persone legalmente identificate, consentendo perciò l'attivazione di una miriade di nuovi servizi" (Frontiere di rete).
La situazione attuale è ancora molto lontana da questa prospettiva; molte nazioni sono state lente ad abbracciare le caratteristiche interattive di Internet e le amministrazioni centrali devono lavorare ancora molto per raggiungere dei livelli accettabili di servizi on line offerti al cittadino. La ricerca Global E-Government (ottobre 2001) realizzata da Darrell M. West per la Brown University (Providence, Rhode Island USA) studia la situazione dell'e-government a livello mondiale analizzando dettagliatamente 2288 siti governativi di 196 nazioni, attraverso la misurazione delle informazioni e dei servizi disponibili su Internet. Questo studio giunge alla conclusione che, pur con molte differenze, le varie nazioni stanno attualmente sfruttando in misura ridotta le potenzialità dell'e-government; uno dei problemi maggiormente riscontrati è che molti paesi non hanno portali che colleghino tra di loro i servizi delle varie agenzie e dipartimenti; dei siti esaminati solo l'8% offre servizi totalmente on line.
La Pubblica Amministrazione italiana ha iniziato a guardare con interesse a Internet fin dal 1998 anno in cui si è registrata la nascita dei primi siti pubblici. All'inizio si è trattato di pure vetrine istituzionali, da allora però sono stati compiuti molti passi avanti e i nostri servizi pubblici hanno oggi in Rete una presenza paragonabile a quella dei Paesi europei più avanzati tecnologicamente. Un notevole impulso in tal senso è venuto dalla Commissione Europea che, l'8 dicembre 1999, ha varato il Piano eEurope con l'obiettivo di accelerare la diffusione delle tecnologie digitali e di assicurare che tutti i cittadini europei siano messi in grado di utilizzarle; l'Europa, come si legge nel documento eEurope Una società dell'informazione per tutti, deve vincere le proprie debolezze e superare gli ostacoli che impediscono la rapida diffusione delle tecnologie digitali. L'Italia ha risposto a questa sfida con una certa rapidità cercando di recuperare il ritardo sia infrastrutturale che culturale che caratterizzava la nostra Pubblica Amministrazione. Il primo importante documento emanato dal Governo italiano sono state le Linee Guida per l'organizzazione, l'usabilità e l'accessibilità dei siti web delle pubbliche amministrazioni (Circolare 13 marzo 2001, n.3/2001) il cui obiettivo era di fornire a chiunque all'interno delle amministrazioni si occupa di progettazione, realizzazione e manutenzione di sistemi informativi basati sulle tecnologie del Web indicazioni sugli aspetti più importanti che riguardano le reali fruizioni dei siti Web nelle amministrazioni pubbliche, con particolare riferimento al contesto organizzativo, all'usabilità del Web, all'accessibilità delle informazioni; in questo documento si legge che "la Rete è un mezzo importante sia per accrescere la produttività del lavoro all'interno degli uffici pubblici, sia per migliorare la qualità dei servizi che essi devono offrire ai cittadini. Questa direttiva nasce nell'ambito del Piano di Azione di e-government 2000/2002 che rappresenta la prima proposta del governo italiano per il sostegno ai processi di innovazione realizzati dalle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Il recente Documento di programmazione economica e finanziaria Dpef 2002-2006, approvato il 16 luglio 2001, conferma questo sforzo prevedendo l'informatizzazione della Pubblica Amministrazione, abbinata ad una forte semplificazione normativa, volta a realizzare significativi risparmi di gestione e a migliorare i servizi ai cittadini e alle imprese. Per un approfondimento di queste tematiche consiglio la lettura del libro "Per uno Stato amico. Il ruolo dell'e-government" (a cura di Luigi Tivelli e Giuseppe Traversa, ed. Guerini e Associati) un volume scritto a più mani da personalità della politica, dell'economia, dell'amministrazione centrale e regionale in cui si propongono alcune riflessioni sulla costruzione di uno Stato che trasformi i semplici "utenti" in cittadini informati, aiutati e sopratutto soddisfatti.
L'e-government, come si vede dalle norme che ho citato, è entrato prepotentemente nell'agenda politica europea; si sta lavorando affinché i siti Internet pubblici divengano uno strumento diretto per interagire con lo Stato. Quando questo si concretizzerà, sarà un dovere consentire l'accesso al più alto numero possibile di cittadini, non vedenti e portatori di handicap compresi; uno dei punti più importanti dell'iniziativa eEurope della Commissione europea e degli Stati membri consiste proprio nel favorire la partecipazione a questa rivoluzione digitale dei disabili. Gli sviluppi delle tecnologie digitali offrono infatti a questa tipologia di utilizzatori ampie opportunità di superare le barriere socioeconomiche, geografiche, culturali e temporali, consentendo loro di partecipare a pieno titolo alla vita sociale e lavorativa; l'informatica e la tecnologia, possono trasformare radicalmente la qualità della vita di una persona disabile, rendendo il più possibile autonome, le persone con handicap, anche le più gravi. Nelle Linee Guida per l'organizzazione, l'usabilità e l'accessibilità dei siti web delle pubbliche amministrazioni si afferma che i siti "devono essere progettati in mdo da garantire la loro consultazione anche da parte di individui affetti da disabilità fisiche o sensoriali, o condizionati dall'uso di strumenti con prestazioni limitate o da condizioni ambientali sfavorevoli". Recentemente, inoltre, è stata pubblicata dall'AIPA la circolare contenente criteri e strumenti per migliorare l'accessibilità dei siti web e delle applicazioni informatiche a persone disabili che sarà aggiornata di anno in anno facendo tesoro dell'esperienza acquisita e dei progressi della tecnologia. Tutte le amministrazioni sono tenute ad applicare tali principi nella progettazione, costruzione e gestione dei loro siti ufficiali.
La Commissione europea e gli Stati membri si sono impegnati a rendere accessibili ai disabili la struttura e il contenuto di tutti i siti web pubblici entro la fine dei 2001; probabilmente questo obiettivo non è stato raggiunto (e la mia ricerca si propone di fare il quadro della situazione italiana) ma gli sforzi che si stanno compiendo vanno nella giusta direzione e quindi fanno ben sperare per il futuro prossimo perché, come ha confermato il Presidente dell'European Disability Forum (EDF), Yannis Vardakastanis: "per le persone disabili, il modo in cui i siti Internet vengono realizzati può significare la differenza tra integrazione ed esclusione sociale".
La ricerca Global E-Government, già precedentemente citata, affronta anche l'aspetto dell'accessabilità dei siti web giungendo alla conclusione che la situazione è ancora drammatica: solo il 2% dei siti governativi è accessibile ai disabili; in questo campo le differenze sono molto marcate: a fronte di 12 paesi dove il problema dell'accessibilità è stato affrontato, la grande maggioranza (184 su 196 esaminati) ha ignorato le esigenze dei disabili; l'Italia non sfigura al confronto con gli altri paesi e spero che l'analisi che effettuerò sui siti dei Ministeri confermi questo dato.