Parallelamente alla
produzione allegorico-simbolica, di prevalente matrice fantastica (nel
senso che la superficie del testo narra storie fantastiche), Calvino in
questi medesimi anni persegue altre strade, ed essenzialmente quella di
una narrativa che assume più direttamente come suo oggetto di
rappresentazione la realtà presente, sia pur con atteggiamenti assai
diversi, ora «con ironia e distacco» e magari anche con «una sfumatura di
indulgenza, di compatimento e di nostalgia» (il neo-flaubertismo di
Marcovaldo), ora viceversa con una più profonda e oggettiva mimesi della
realtà negativa (il neo-balzachismo della Speculazione edilizia), e pur
attuando sul piano dell'intreccio e di singole tematiche contaminazioni
col fantastico (fiabesco, assurdo o surreale). L'itinerario logico
descritto da queste opere è parallelo a quello tracciato nella trilogia
araldica: Calvino medita sulla realtà sociale e sul ruolo
dell'intellettuale, con sempre maggiore senso di sfiducia circa le
concrete possibilità di un intervento chiarificatore di quest'ultimo. Con
diverse modalità appartengono a questo gruppo di testi: la "trilogia
industriale" composta da La formica argentina (1952), La speculazione
edilizia (1957) e La nuvola di smog (1958); i tre racconti dell'Entrata in
guerra (1953), sull'insensatezza della guerra còlta attraverso la memoria
privata; i racconti degli Amori difficili (1958) e le due serie di
racconti di Marcovaldo (1958 e 1963), fantasioso e maliconico contadino
inurbato alle prese con i piccoli e grandi problemi della civiltà dei
consumi, la prima delle quali risente in modo esplicito dell'influsso
della struttura della fiaba (nel 1956 Calvino ha riscritto e pubblicato le
Fiabe italiane), mentre la seconda volge i temi del vivere nella società
urbana odierna più frequentemente verso esiti assurdi. Ma l'ultimo
importante atto di questa fase della ricerca letteraria di Calvino è
costituito da La giornata di uno scrutatore (1963), in cui la riflessione
sulle proprie scelte ideologiche da parte di Amerigo Ormea, un militante
comunista che fa lo scrutatore in un seggio all'interno di un ospedale per
malati di mente, si incontra e scontra con l'oscura, irrazionale,
inspiegabile realtà delle profondità della psiche e del dolore e con un
vitalismo biologico che prescinde dalla ragione.
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