L'elemento più interessante della proposta riguardava lo
strumento che avrebbe dovuto sorreggerla: la cooperativa, nelle sue varie forme dalla produzione al
consumo, veniva indicata come il luogo di aggregazione degli interessi comuni ai diversi ceti agricoli vessati dalla grande proprietà terriera. Nell'intuizione del Faraboli riemergeva il lascito del protocooperativismo musiniano, applicato ad una situazione completamente mutata rispetto a quella del 1885. Dopo la sconfitta di Montechiarugolo, infatti, le cooperative erano servite ad ammortizzare le conseguenze più negative del fallimento, offrendo lavoro ai braccianti licenziati per ritorsione. L'esempio positivo di questa esperienza aveva contagiato anche gli operai agricoli di Fontanelle che nell'anno della crisi avevano pensato «di istituire un Monte Frumentario avente per iscopo di anticipare il grano ai lavoratori compartecipanti, da restituirsi all'epoca del raccolto». La somma raccolta per questo non venne mai
utilizzata e nell'autunno del 1903, quando gli iscritti alla lega deliberarono la fondazione della prima
cooperativa di Fontanelle, le 272 lire del progettato monte frumentario furono destinate al fondo sociale. L'entità del patrimonio sociale, 842 lire corrispondenti a qualcosa come un milione e mezzo del 1980, era veramente modesta anche per quei tempi e probabilmente giustificava «la derisione degli avversari ; ne preconizzavano la fine a brevissima scadenza". allorquando, il 10 novembre 1904, la cooperativa aprì il suo primo spaccio di consumo sulla piazza del paese. L'andamento del bilancio, nel primo
anno di vita, dimostrò subito che le pessimistiche visioni dei detrattori erano sbagliate: 1'esercizio finanziario 1904-905 si chiuse infatti con un utile di 1495 lire a fronte di un movimento di vendite pari a 24.200 lire. Per i nemici della cooperativa «con le
loro anime di bottegai, di speculatori o di gretti
parassiti» era difficile riuscire a comprendere il complesso gioco delle ragioni ideali che spingevano i soci a sobbarcarsi sacrifici personali pur di affermare la solidità della loro impresa. L'orgoglio di classe, i vincoli solidaristici e le grandi speranze, evocati dal progetto cooperativistico, erano tutti elementi irriducibili alle voci del conto economico che tuttavia finivano per risultare determinanti nella gestione di un'impresa a forte connotazione sociale. Con la sua politica di vendite a basso prezzo, inoltre, la cooperativa veniva a svolgere un ruolo di difesa economica dei salariati ai quali forniva, spesso a credito, i generi di prima necessità. Intorno a questa inedita concezione imprenditoriale e, soprattutto, intorno ai luoghi d'incontro, che la cooperativa metteva a disposizione dei contadini nei propri locali, si veniva costituendo, poco a poco, un nuovo atteggiamento mentale. In esso trovava spazio quel fondamentale «bisogno di contatto sociale e di cooperazione» che investe la sfera dei sentimenti e che produce «la necessità fisica e la soddisfazione psicologica» del ritrovarsi, del discutere, del lavorare collettivamente.
A tre anni di distanza dalla fondazione, il settimanale socialista «L'Idea» pubblicava questo commento elogiativo sullo stato del sodalizio: I lavoratori di Fontanelle meritano di essere citati ad esempio di quanto possono le forze unite degli umili.
Con tenacia ed energia hanno dato vita ad una Cooperativa di Consumo che è una delle migliori della provincia.
Alla medesima poi hanno aggregato la lavorazione delle sporte, creando così una piccola industria locale, la quale ogni giorno, sempre per merito della Cooperativa va assumendo sempre maggior sviluppo.
Il tono trionfalistico era in parte giustificato dalla recente dimostrazione di forza che la cooperativa aveva fornito quando, nel 1906, «la pronta insurrezione della massa lavoratrice, orgogliosa e gelosa della sua migliore istituzione» aveva impedito un forte aumento del dazio di consumo deciso dalla giunta comunale di
Roccabianca. |